La povertà in Gran Bretagna e i suoi nemici

La cultura neoliberista dominante, per rendere più digeribile il fenomeno della crisi alle masse, cerca da tempo di far passare dei segnali  tranquillizzanti e distensivi sulla questione. Così un primo messaggio diffuso da tempo è quello che si tratta di un fenomeno naturale e che, come in tutti i fenomeni naturali, la colpa delle difficoltà non è di nessuno e, d’altro canto, non di si può fare niente per farlo passare; bisogna solo aspettare con pazienza, e soprattutto senza agitarsi, che la tempesta si smorzi. Un secondo messaggio, collegato in qualche modo al primo, è che si tratta appunto di un fenomeno passeggero, destinato presto a lasciare il passo ad una nuova ondata di sviluppo e di benessere. Seguendo una versione  più estremista dello stesso concetto, assistiamo anche allo spettacolo dei molti guru nazionali e stranieri, a destra ed a sinistra, che ci raccontano periodicamente, ad ogni stormir di foglia,  che la crisi è ormai passata. Ricordo più di un esperto che già nei primi mesi del 2009 raccontava in giro  a delle platee speranzose questa favoletta.
Diverse analisi recenti ci mostrano ora come qualche segnale molto timido e fragile di ripresa si intraveda qua e là, ma nessuno è in grado di dire seriamente se si tratti di una tendenza che abbia della sostanza. I problemi ancora oggi sono moltissimi. Se comunque almeno la caduta economica si è forse arrestata bisogna però notare che i segnali di ripresa sono nella sostanza catturati, dove ci sono,  solo dalla parte più ricca della popolazione e che, d’altro canto,  i fenomeni della disoccupazione e della povertà non mostrano alcun segno di miglioramento ed anzi tendono per alcuni versi a peggiorare.
 
Succede ad esempio in Gran Bretagna, un paese governato da ministri sostanzialmente tutti ricchi. Una recente indagine della Croce Rossa, che ha toccato molti paesi ed appare  centrata sui fenomeni della povertà e delle diseguaglianze, rileva intanto in generale  come le radici della crisi siano ormai ben piantate in giro e come esse produrranno raccolti molto amari ancora per molti anni. Ricordiamo intanto, per capire meglio la situazione descritta dalla Croce Rossa,  come bisogna distinguere tra povertà relativa e povertà assoluta.
La prima misura in genere il numero delle famiglie che si trovano al disotto del 60% del reddito mediano di un paese, mentre quella assoluta rileva invece quante famiglie sono al disotto di una soglia prefissata di reddito espressa  in valore monetario.
Paradossalmente in Gran Bretagna  la povertà relativa negli ultimi tre anni è diminuita; ma questo non perché sia migliorata la situazione dei più poveri, ma perché si è ridotto il reddito medio del paese e tutti  stanno mediamente  peggio e si sono avvicinati di più alla situazione dei più disagiati. In termini di povertà assoluta invece le stesse statistiche del governo pubblicate in giugno mostrano che altre 900.000 mila persone sono cadute nell’anno al di sotto della linea fatale. La Gran Bretagna ha oggi così 6,1 milioni di persone povere.
Il fenomeno della povertà non tocca solo le persone disoccupate e le loro famiglie. Due su tre bambini poveri hanno almeno un genitore che lavora, ciò che indica come le retribuzioni dei lavoratori nella fascia bassa del mercato siano sempre più inadeguate. Attualmente, in generale,  il 20% dei bambini del paese sono poveri e si prevede che la percentuale possa salire sino al 27,2% nel 2020/21.
 
Una cosa che fa molto indignare è che di fronte a questa situazione è in atto negli ultimi tempi una vera e propria offensiva da parte del governo e della stampa di destra contro i poveri, fornendo uno spettacolo che non appare molto piacevole.
Così un membro del parlamento del partito conservatore, oggi al governo, ha così dichiarato di recente che “non bisogna distribuire cibo ai poveri perché c’è il rischio che questi possano abituarsi e diventare troppo dipendenti da tale distribuzione”. Per altro verso, per il membro del parlamento in questione non ci deve essere tra i compiti del governo quello  di distribuire degli alimenti ai poveri.
Nella sostanza, si cerca più in generale di far passare nel paese un messaggio secondo il quale essere bisognosi è una colpa e deve essere una vergogna. Se ci sono dei bambini poveri è colpa dei genitori. Si sta tornando quasi alla situazione di qualche secolo fa quando i poveri venivano rinchiusi in dei veri e propri campi di concentramento. Nel frattempo, si registrano negli ultimi mesi sulla stampa di destra delle campagne contro le organizzazioni di volontariato e di beneficenza che assistono i bisognosi.
Così di recente il Daily Telegraph ha pubblicato una serie di articoli sulle pretese remunerazioni eccessive dei dirigenti delle organizzazioni caritatevoli, campagna destituita di ogni fondamento, come rileva il New Statesman. Una campagna contro l’uso della pubblicità per raccogliere fondi e contro il richiamo al rispetto delle  leggi da parte di tali  organizzazioni è stata poi sviluppata sempre di recente dal Daily Mail. Insomma mentre la povertà diventa una colpa, si attaccano quelli che cercano di far qualcosa per alleviare la situazione. Un bello spettacolo.
 
Pubblicato Wednesday, 12 February 2014 

Il mercato si continua a fidare della FED (e di Janet Yellen)

Scritto il 12 febbraio 2014 alle 09:15 da Danilo DT
 
untitled
Tapering che viene mantenuto però, non si sa mai. E nel frattempo anche suldebt ceiling si accellerano i tempi per far passare la legge.
 
Il primo discorso di Janet Yellen non ha certo portato grandi novità. Tutto come previsto e soprattutto il discorso ha colto nel segno, vista la reazione dei mercati. La Yellen ha dato l’impressione della continuità. Wall Street corre come un treno e chiude a +1% sulle ali dell’euforia. Ma questa euforia, visto anche quanto detto dalla Yellen, è giustificabile? Ecco cosa ha dichiarato il nuovo capo della FED, soprattutto in merito al TAPERING : il programma prosegue. C’è stato nel suo discorso un “probabilmente” che ovviamente è stato visto dal mercato come “possibile rallentamento” del tapering. A condizione che la macroeconomia vada avanti come da programma ed in progressivo miglioramento, anche perché (pallino della Yellen) il mondo del lavoro è ancora lontano dall’essere fuori dalla crisi. Ed ecco il target. Non è più il 6.5% (tasso disoccupazione) ma un tasso “ben al di sotto”. Quindi non ci sarà la corsa al risultato, ma un target più soggettivo, ragionato e incerto, che darà quindi alla FED la possibilità di “giocare” le sue carte in modo.
Anche più aggressivo, se lo vorrà.
 
untitled1
(AGI) – Washington, 11 feb. – La ripresa del mercato del lavoro Usa e’ ancora “lontana dall’essere completata”, nonostante il tasso di disoccupazione sia sceso. Lo sostiene la presidente della Fed, Janet Yellen, nella sua prima audizione davanti alla commissione bancaria del Senato Usa. Yellen cita come fattori di preoccupazione l’”inusualmente alta percentuale di americano senza lavoro e il numero “molto alto” di lavoratori temporanei. “Queste osservazioni – spiega Yellen – vanno considerate piu’ del tasso di disoccupazione nella valutazione delle condizioni del mercato del lavoro”. Il tasso di disoccupazione negli Usa e’ sceso a settembre al 6,6%, l’1,5% in meno dall’avvio del programma di acquisto bond da parte della Fed, il quale adesso e’ sceso a 65 miliardi di dollari al mese. “Probabilmente – assicura Yellen – nei prossimi vertici ridurremo ancora gradualmente il passo dell’acquisto di asset”.
 
Non dimentichiamo mai che la FED ha creato un MOSTRO per cercare di rilanciare l’economia. E difficilmente distruggerà questo enorme castello di carta solo per mantenere un piano, un progetto. Il costo è stato pauroso e non è ancora concluso.
E sui tassi? Nessuna novità, la forward guidance con tassi bassi per un periodo di tempo viene mantenuta, e il mercato dei futures sul tasso FED non segnala nulla di nuovo. Il mercato si fida. I tassi resteranno su questi livelli, negli USA, almeno per i prossimi 12 mesi.
 
untitled2
Quindi in ambti FED tutto bene, il giochino continua tranquillamente e soprattutto il mercato NON ha perso la fiducia nella FED, madrina dei rialzi dei mercati e dell’economia farlocca, e quindi non rappresenta elemento di pericolo. Ma cosa potrebbe nuovamente sorprendere? Beh, il mercato se ne sta dimenticando ma a breve, vedete, torneremo a parlare di debt ceiling… Ma è un rischio giustificato? Non sembra visto che…
 
(AGI) –  Washington, 11 feb. – I deputati repubblicani cedono alle pressioni del presidente Barack Obama e si dicono disponibili a votare una legge sul tetto del debiton “clean” e cioe’ senza condizioni. Il repubblicano John Boehner, Speaker della Camere, fa sapere che “lasceremo che i democratici la mettano ai voti e daremo quel minimo di voti che servira’ a farla passare” .
 
E la festa continua…..

La guerra in Iraq s’intensifica

FEBBRAIO 11, 2014

Pjotr Lvov New Oriental Outlook. 10/02/2014
Il 5 febbraio la protetta “zona verde” di Baghdad è stata scossa da quattro esplosioni. Almeno 33 persone sono state uccise e diverse decine ferite. Due autobombe sono esplose nei pressi del ministero degli Esteri iracheno. Un’altra esplosione, eseguita da un kamikaze, avveniva all’ingresso della “zona verde”, la quarta esplosione si ebbe in un ristorante nella zona urbana popolare. Negli ultimi mesi la sicurezza in Iraq s’è deteriorata rapidamente.

Secondo il ministero della Sanità iracheno, più di mille persone sono state uccise negli attentati di gennaio di quest’anno. Tra cui 795 civili, 122 soldati e 96 poliziotti, inoltre più di 2 mila persone sono rimaste ferite. Se questi numeri vengono confrontati con quelli del gennaio dello scorso anno, il numero delle vittime è triplicato. Il primo ministro iracheno Nuri al-Maliqi, nel suo ultimo discorso televisivo, ha detto che “la lotta contro il terrorismo continuerà.” “Tutti coloro che sostengono il terrorismo saranno un obiettivo delle forze di sicurezza”, ha detto il capo del governo iracheno. “La comunità internazionale deve adottare una chiara posizione nei confronti di Paesi ed organizzazioni che sostengono gli estremisti, e costringerli a sospenderne il sostegno finanziario e politico”, ha detto alludendo ad Arabia Saudita e agli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo.
Il 30 gennaio un gruppo di militanti, durante il tentativo di occupare il ministero dei Trasporti, ha preso diverse decine di ostaggi, alcuni di loro furono uccisi durante l’operazione di salvataggio. Il giorno successivo, 31 gennaio, i terroristi eseguivano un attacco missilistico contro l’aeroporto internazionale di Baghdad. Secondo le forze dell’ordine locali, 3 razzi furono lanciati nell’attacco. Uno esplose sulla pista, il secondo colpì un aereo, il terzo esplose oltre il perimetro dell’aeroporto. E tutto ciò accade durante la grande operazione militare nella provincia di Anbar, roccaforte delle organizzazioni estremiste sunnite. L’operazione che coinvolge blindati, aerei e artiglieria pesante, è iniziata il 23 dicembre. Tuttavia, i militanti sono riusciti a combattere uccidendo il maggior-generale Muhammad al-Qarawi, insieme ad altri 17 ufficiali della 7° Divisione, spina dorsale delle truppe irachene coinvolte nell’eliminazione dei focolai di terrorismo. Questa serie di omicidi ha innescato un’altra grande operazione contro le basi e le linee di rifornimento dei terroristi nella valle di Horan. Gli scontri sono in corso tra Ramadi e il confine siriano, dato che questo spazio è infiltrato da centinaia di estremisti provenienti dalla Siria, dello Stato Islamico dell’Iraq e Levante e di al-Qaida. Per mutare la situazione il tenente-generale Rashid Falih è stato nominato comandante dell’operazione nella provincia di Anbar, il 20 gennaio, sostituendo il generale Abdul Aziz, che ha dovuto dimettersi per problemi di salute. Il generale Falih dovrebbe essere uno dei comandanti militari più risoluti dell’Iraq. La sua nomina è legata all’intenzione delle autorità irachene di porre la situazione sotto controllo il più rapidamente possibile. Ma i risultati non sono stati troppo convincenti, dato che i militanti delle organizzazioni hanno riconquistato le città di Ramadi e Falluja. In tale situazione, gli Stati Uniti hanno subito inviato dei droni all’aeronautica irachena, per poter lanciare attacchi aerei contro le basi degli islamisti. Tuttavia, segnali di un miglioramento ancora non si vedono. Secondo alcune fonti, l’Iran potrebbe assegnare operatori dall’Islamic Revolutionary Guard Corps per spezzare lo stallo a favore di Baghdad. Finora, gli iracheni hanno cercato di combattere da soli, senza l’assistenza militare diretta di Teheran. Tuttavia, mentre la data delle elezioni parlamentari si avvicina, le autorità irachene possono così ricorrere all’assistenza estera, dato che i gruppi terroristici sunniti sono finanziati e armati dall’estero, soprattutto dalle monarchie conservatrici del Golfo.
La situazione in Iraq appare il tentativo dell’asse wahhabita-sunnita guidato da Riyadh di approfittare della situazione difficile in questo Paese arabo, per fomentarvi lo scontro regionale sunnita-sciita. Ciò metterà a rischio le iniziative di pace siriane permettendogli d’interrompere il riavvicinamento USA-Teheran. Il clan regnante dell’Arabia Saudita non vuole perdere la posizione di principale partner strategico regionale di Washington, ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche alle provocazioni, pur di salvaguardarsi il posto privilegiato nei giochi regionali degli Stati Uniti.  Soprattutto, dobbiamo considerare il fatto che necessiteranno all’Iraq 5-7 anni per riportare le esportazioni di petrolio a 8-9 Mbg, al livello delle esportazioni dell’Arabia Saudita, mentre l’Iran potrà aumentarle a 3-3,5 Mbg. Così potranno sostituire il regno wahhabita quale primo esportatore di petrolio del Medio Oriente, riducendone notevolmente l’attrattiva presso il mondo occidentale. Ora, molto dipende da ciò che la Casa Bianca farà: potrà comprendere l’inevitabilità del prossimo passaggio verso l’Iran, l’Iraq e la “mezzaluna sciita” in generale, o sosterrà ancora ostinatamente i decrepiti governanti dell’Arabia Saudita.
Pjotr Lvov, PhD in Scienze Politiche, in esclusiva per la rivista online New Oriental Outlook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/02/11/la-guerra-in-iraq-sintensifica/

CES NEONAZIS QUE BHL NE VOIT PAS : QUI SONT LES ‘BENDERISTES” UKRAINIENS ?

LM & KH pour PCN-SPO / Avec Europäischer Widerstand / 2014 02 12 /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office  PCN-SPO - LM & KH qui sont les Bendéristes ukrainiens (2014 02 12)  FR (1)

BHL ne les « a pas vu » à Kiev …

Mais Libération et The Guardian ont fait leur Unes sur eux.

Qui sont les néofascistes ukrainiens antisémites qui forment le noyau dur du ‘Maidan’ ?

D’où viennent les nouveaux amis de Lady Ashton, BHL ou John Mc Cain ?

Album photo sur :

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.654388861292736.1073741827.161681187230175&type=1

PCN-SPO - LM & KH qui sont les Bendéristes ukrainiens (2014 02 12)  FR (2)

Photos de cette analyse :

* En Une : Vu à Kiev cette semaine, un bâtiment public du ‘Maidan’ occupé à la déco révélatrice, méga poster d’Hitler et slogan en ukrainien (BHL ne l’a sans doute pas visité).

* Oleg Tiagnibok, chef de Svoboda, avec ses amis de Bruxelles (Ashton) et Washington (Mc Cain) et son allié d’UDAR (filiale de la CDU-CSU de Merkel).

# Libération, pourtant russophobe dur, titre « Ukraine : l’extrême droite s’incruste dans les manifs à Kiev ». Et son Correspondant à Kiev Sébastien GOBERT révèle le grand mensonge sur l’Ukraine et ses pseudo « manifestants démocrates » et expose les néonazis du ‘Maidan’…

PCN-SPO - LM & KH qui sont les Bendéristes ukrainiens (2014 02 12)  FR (3)

Que dit Libé, qui pose enfin les bonnes questions sur l’Ukraine ?

« les photos de jeunes hommes casqués, le visage recouvert d’un passe-montagne, un pistolet ou un semblant d’arme automatique à la main, c’est choquant. L’EuroMaidan, ce mouvement de protestations antigouvernementales, que l’on décrit, de manière de moins en moins justifiée, comme une mobilisation proeuropéenne, n’était-il pas constitué d’étudiants, de retraités, de classes moyennes et de citoyens lambda, désireux d’assurer un meilleur avenir pour l’Ukraine ? Que s’est-il passé pour que les manifestants en viennent à recourir à cette extrême violence ? Et si les allégations de «militants fascistes» et «d’extrémisme», véhiculées par le régime de Victor Ianoukovitch à l’encontre de ses opposants, étaient fondées ? »

 BANDERA – OUN (B) – UPA : LES ORIGINES FASCISTES

Né en 1909, Stepan Bandera a dirigé l’organisation des nationalistes ukrainiens (OUN (B)) et fondé l’armée insurrectionnelle ukrainienne, sa branche armée (UPA). L’UPA a salué l’entrée de la Wehrmacht en Ukraine et lutté contre l’armée rouge jusqu’en 1950 dans l’ouest de l’Ukraine.

Opposant farouche de la Russie soviétique, Bandera avait organisé une unité ukrainienne au sein de la Wehrmacht pendant la seconde guerre mondiale, la ‘Légion ukrainienne’. Certains de ses partisans ont ensuite formé plusieurs divisions ‘ukrainiennes’ (dites ‘galiciennes’ par les nazis) de la Waffen SS. Au sein de la CIA ou du BND allemand, qui les ont employés largement, ils sont considérés comme des « combattants de la liberté » (sic)

 LA ‘REHABILITATION’ PAR LA REVOLUTION ORANGE DE 2004

Stepan Bandera a été élevé à la dignité posthume de Héros d’Ukraine par un décret signé le 22 janvier 2010 par le président ukrainien orangiste et héros de l’Occident et du ‘Maidan 2004’ Viktor Iouchtchenko, provoquant une vague de protestations dans la Fédération de Russie et au sein de la population russophone d’Ukraine. Depuis l’arrivée au pouvoir de Viktor Ianoukovitch, l’attribution de ce titre a été annulée et le décret déclaré invalide.

D’influentes organisations juives – dont la Fondation Wiesenthal – ont dénoncé l’attribution à titre posthume de ce titre d’Héros de l’Ukraine à Stepan Bandera, qualifiant ce dernier de « collaborationniste nazi responsable du massacre de milliers de Juifs pendant la guerre de 1939-1945 ».

Dans une lettre adressée à l’ambassade ukrainienne aux Etats-Unis, elles font savoir leur « répulsion la plus profonde face aux hommages rendus à Bandera qui a coopéré avec les nazis dès les première heures de la Seconde guerre mondiale et dont les adeptes étaient impliqués dans le massacre de milliers de Juifs et de représentants d’autres origines ethniques » (notamment de nombreux Polonais). « Il est regrettable que le président Iouchtchenko (…) ait choisi de glorifier Bandera et ses complices », écrivent les auteurs de la lettre. Les défenseurs des droits de l’homme attirent également l’attention sur le fait que la cérémonie d’attribution du titre d’Héros de l’Ukraine à Bandera a coïncidé dans le temps avec la Journée internationale de commémoration des victimes de l’Holocauste. Ce qui en dit long sur l’antisémitisme foncier des dirigeants orangistes dits « modérés » …

Voici ces ‘Bendéristes’ que la Fondation Wiesenthal dénonce mais que BHL ou Lady Ashton ne voient pas.

 DANS L’OMBRE DES SERVICES SECRETS ALLEMANDS – CEUX DU IIIe REICH ET DE LA REPUBLIQUE FEDERALE – ET DES VISEES GEOPOLITIQUES DE BERLIN SUR L’UKRAINE ET LES BALKANS …

Derrière ces ‘bendéristes’, nostalgiques du fascisme ukrainien de Bendera, des pogroms antisémites et anti-polonais et des divisions ‘galiciennes’ de la Waffen SS, on retrouve précisément les services spéciaux de Berlin. Et la grande ombre du ‘général gris’ Gehlen, fondateur des services spéciaux de la Bundesrepublik après avoir été le chef des réseaux anti-soviétiques à l’Est du IIIe Reich. Le protecteur précisément de Bendera – exécuté à Munich après la guerre – et des néofascistes ukrainiens.

Il faut rappeler le rôle de l’Allemagne dans l’expansion de l’OTAN en Europe centrale et dans les Balkans. On connaît le jeu de l’Allemagne en Slovénie, Bosnie et Croatie qui ont directement conduit à l’éclatement de la Yougoslavie en 1991-99. On voit aujourd’hui le rôle en pointe de Berlin dans l’affaire ukrainienne. Avec le ministre Guido Westerwelle et le comte Lambsdorff au Parlement européen. Et le BND allemand qui traite depuis près de sept décennies les néofascistes ukrainiens (ou baltes).

Au cœur des manifestants de Kiev, avec les leaders du coup d’état rampant (dont le citoyen allemand Klitschkos, leader du Parti conservateur de droite UDAR, porté à bout de bras par Berlin et la CSU-CDU de Merkel), on se souvient du ministre allemand Westerwelle, abusant de son statut diplomatique. Le tout avec derrière lui le drapeau rouge et noir des néofascistes ukrainien, le même que celui des bandes antisémites de Bandera en 1941-45. Déjà sous contrôle de Berlin …

Certains – au sein des Eurasistes russes de droite notamment – entretiennent encore des illusions sur un défunt « Axe Paris-Berlin-Moscou ». Ce qui était possible il y a 20 ans ne l’est plus. La France de Sarkollande est rentrée dans l’OTAN et est devenue le meilleur allié des USA (c’est la réalité de l’Axe Washington-Paris). Et Berlin, à qui Washington laisse entretenir les rêves géopolitiques des IIe et IIIe Reich, est le cœur de l’OTAN en Europe centrale, comme Paris l’est en Afrique …

 ‘SVOBODA’ – EX PNSU – LA NOUVELLE GENERATION QUI VISE JUIFS ET RUSSES, « PEDES ET YOUPINS »

Quand à SVOBODA (ex allié du FN), ses 37 députés ont été élus dans l’Ouest ukrainien nostalgique de la Collaboration nazie (Lviv, Ivana-Franko) en octobre 2012 sur un programme xénophobe et … anti-européen. Ils organisent dans les municipalités galiciennes (Ouest ukrainien, sous domination polonaise puis autrichienne avant 1917), où ils sont puissants, défilés à la gloire des Divisions ‘galiciennes’ de la Waffen SS et érections de monuments à la gloire de Bendera.

Avant de s’appeler Svoboda, le parti s’appelait ‘Parti National Social Ukrainien’. « Revivifier le rêve européen » dit BHL sans rire … Et son logo était alors la ‘Rune du Loup’, emblème de la Division SS Das Reich (les bourreaux d’Oradour-sur-Glane en France en juin 1944).

La chercheuse Halyna Bocheva, auteur d’une étude consacrée à l’extrême-droite ukrainienne, dit que « Svoboda articule un discours ouvertement raciste à l’encontre des minorités visibles ».

Un autre expert, Geoffroy Géraud Legros, précise qu’ « Outre les étudiants africains, qui, comme en Russie, constituent des cibles permanentes pour l’extrême-droite, « Svoboda » vise (…) Juifs et Russes, sont quant à eux, selon « Svoboda » les « ennemis naturels de la Nation » : « La mafia judéo-russe contrôle le Kremlin » (sic), expliquait en 2004 leur leader Oleg Tiagnibok. « Des Juifs qui seraient, depuis la Révolution bolchévique, les agents de la « russification », mettraient aujourd’hui le pays en coupe réglée via le gouvernement Ianoukovitch aux ordres du « Juif Poutine » et prépareraient un « génocide » contre la population chrétienne du pays. Des thématiques racistes qui expliquent le soutien, a priori paradoxal, que reçoit « Svoboda » d’une partie de l’extrême-droite russe, elle-même en pointe des manifestations anti-Poutine de l’an dernier, laquelle pourfend sans répit un Poutine « pédé » et « enjuivé » (…) En 2010, « Svoboda » appelait au boycott d’une exposition consacrée aux massacres de Polonais et de Russes par les Nazis au cours de la Seconde Guerre mondiale : une « provocation judéo-polonaise », selon le bureau du parti, dont le dirigeant dissertait plus tôt, en séance parlementaire, sur la distinction entre « youpins » et « Juifs », « Russkofs » et Russes. Nostalgique de la collaboration ukrainienne, « Svoboda » soutient la réhabilitation de la division SS « Galicie », partiellement composée de volontaires ukrainiens sous l’occupation nazie. »

 AU CŒUR DU MAIDAN 2013 : LES AMIS DE MES AMIS SONT MES AMIS …

« Sobrement identifié comme « nationaliste » par la presse occidentale, le dirigeant de « Svoboda » parade dans les médias, aux côtés d’Arseniy Yatsenyuk, représentant de l’oligarque emprisonnée Ioulia Timoshenko, et de l’ancien boxeur, Vitali Klitchko, revenu d’Allemagne après avoir annoncé sa candidature à l’élection présidentielle ». Les nouveaux amis ukrainiens de Ashton, Mc Cain ou BHL …

Depuis le premier jour des « événements d’Ukraine », comme disent les médias occidentaux pour le coup d’état insurrectionnel de Kiev, les politiciens et les journalistes de l’OTAN communiquent dans un grand médiamensonge. Ils parlent sans cesse, comme la sinistre Lady Ashton, ou BHL, « de la nature pacifique et courageuse des manifestations en cours en soutien aux aspirations européennes » de l’Ukraine. Comme la marionnette de  Bruxelles, ils évitent tous d’évoquer le noyau dur des soi-disant « pro-européens » : les troupe de choc néofascistes et antisémites de SVOBODA, l’ex ‘Parti National Social Ukrainien’ allié du FN, nostalgique des pogroms et des hordes bendéristes de 1941-45. Dont les députés ont été élus en octobre 2014 précisément sur un programme xénophobe … anti UE !

 LES NEOFASCISTES DE SVOBODA DEPASSES SUR LEUR DROITE PAR ‘PRAVIY SEKTOR’ QUI TROUVE SVOBODA ‘TROP MOU’

Libération explique ce qu’est ‘Praviy Sektor’ (Secteur Droite), le fer de lance du ‘Maidan’, pour qui les néofascistes hardline de Svoboda sont « trop mous »  :

« Praviy Sektor, groupe de militants nationalistes, rattachés à des mouvances d’extrême droite, qui est au cœur des affrontements faisant rage contre la police depuis le 19 janvier, est l’une de ces factions (…) « Beaucoup sont affiliés à l’extrême droite, mais pas au parti nationaliste Svoboda, qu’ils trouvent trop mou», se défend un des dignitaires du parti Svoboda, sous couvert d’anonymat. Le groupe est né  sur l’EuroMaidan, en devenant un des organes de sécurité du campement. Visiblement disciplinés et motivés, les participants ont bénéficié de cours d’autodéfense, offerts par certains membres plus expérimentés. «Beaucoup d’entre eux appelaient depuis longtemps à répondre à la violence de la police par la violence, ce à quoi les organisateurs de l’EuroMaidan s’étaient toujours opposés. Or, pour eux, la violence, c’est une forme d’action normale. Certains s’y étaient préparés toute leur vie !», poursuit le membre du parti Svoboda. »

 

Ces néonazis ont vite dépassé sur leurs droites les leaders pro-occidentaux : « Les trois leaders des partis d’opposition, réunis devant plus de 100 000 personnes, ont été incapables d’annoncer un plan d’action clair, ni même de s’accorder sur un candidat unique à la prochaine présidentielle. Une fois le rassemblement terminé, des dizaines de milliers de personnes se sont dirigées vers le Parlement afin d’y manifester. En se heurtant à un cordon de police, quelques groupes d’agitateurs non identifiés se sont frottés à la police. Quelques minutes après, c’étaient les membres de Pravyi Sektor qui prenaient le relais et initiaient des attaques organisées contre les forces de l’ordre. Depuis, ce sont eux qui mènent le théâtre des affrontements. »

 

On notera comment fonctionne l’information contrôlée des médias de l’OTAN. Il aura fallu l’immense inquiétude de certains milieux antifascistes et juifs en France et ailleurs pour que Libération lâche le morceau. Car la réalité du ‘Maidan’ et la participation des néofascistes était là dès les premières heures du coup d’état rampant.

 

Relire nos analyse du 1er décembre 2013 (*). Nous y dévoilions le dessous des cartes des événements d’Ukraine. Et notamment la nature néofasciste du ‘Maidan’. Celui de 2004 comme celui de 2013. Huit semaines avant Libé …

 

Luc MICHEL & Karel HUYBRECHTS

_____________________________

 

(*) Relire nos analyse du 1er décembre 2013.

> PCN-INFO / COMPRENDRE CE QUI SE PASSE ET CE QUI VA ARRIVER EN UKRAINE. PSEUDO ‘REVOLUTIONS DE COULEUR’ ET VRAIS COUPS D’ETAT MADE IN NATO DECRYPTES …

http://www.lucmichel.net/2013/12/01/pcn-info-comprendre-ce-qui-se-passe-et-ce-qui-va-arriver-en-ukraine-pseudo-revolutions-de-couleur-et-vrais-coups-detat-made-in-nato-decryptes/

> RADIO CAMEROUN/ GEOPOLITIQUE : LUC MICHEL ANALYSE LA CRISE EN UKRAINE, Audio en 4 parties sur EODE-TV Website :

https://vimeo.com/82732564

https://vimeo.com/82732868

https://vimeo.com/83635614

https://vimeo.com/83992545

Ubriachi di liquidità: dal gold standard alla dipendenza monetaria

di Benedetta Scotti – 11/02/2014

Fonte: lintellettualedissidente
Come per tutte le droghe, superare la crisi di astinenza da liquidità è la parte più difficile, ma è necessaria per la sopravvivenza a lungo termine.
 
“L’opposizione al gold standard in qualsiasi forma- da  parte di un crescente numero di sostenitori del welfare state- è stata alimentata da un’idea molto più sottile: l’aver realizzato che il gold standard è incompatibile con una spesa cronicamente in deficit (caratteristica peculiare del welfare state) […] L’abbandono del gold standard ha dato la possibilità agli statisti del welfare di utilizzare il sistema bancario come mezzo di illimitata espansione del credito”. Voce di qualche sparuto oppositore dell’inondazione di liquidità monetaria degli ultimi trent’anni? Niente affatto. Incredibile ma vero, si tratta di un passo tratto dall’articolo “L’oro e la libertà economica” del 1966 firmato Alan Greenspan, ex numero uno della Federal Reserve, colui che, per sostenere la crescita economica ed evitare diverse volte il collasso del sistema (dopo il crash del 1987), ha letteralmente ubriacato il mondo di dollari.

In questa acuta –e incredibile- analisi, Greenspan sosteneva l’idea secondo cui l’abbandono del gold standard (ossia un sistema in cui la moneta circolante ha un valore intrinseco legato ad un determinato corrispettivo in oro) avrebbe permesso il mantenimento e l’accrescimento del potere politico del Welfare state: quest’ultimo, in un sistema aureo, sarebbe incapace di acquisire credito in maniera illimitata tramite l’emissione di titoli di stato i quali, non essendo garantiti da beni tangibili ma solo dalla promessa del Governo di ripagare tramite il gettito fiscale, non sarebbero facilmente assorbibili dai mercati finanziari. Non è un caso, infatti, che il gold standard o le sue ibride varianti (come il gold exchange standard tra le due guerre e il gold dollar standard introdotto dagli accordi di Bretton Woods) sia stato abbandonato proprio nei periodi caratterizzati da un’elevata spesa pubblica, in concomitanza, ad esempio, di grandi conflitti armati. La stessa guerra del Vietnam, con i suoi enormi costi, è stata una delle concause che ha determinato nel 1971 il crollo del già citato “gold dollar standard”, ossia un sistema in cui solamente il dollaro era direttamente convertibile in oro (il che dava agli Stati Uniti il vantaggio di battere una moneta accettata internazionalmente come riserva) mentre tutte le altre valute erano ancorate al dollaro.

Il limite all’espansione monetaria americana, necessaria per sostenere le spese e la continua crescita economica, era dovuta al fatto che la già abnorme quantità di dollari non era più interamente coperta dalle riserve auree o, in altre parole, non sarebbe stato possibile convertire in oro tutti i depositi denominati in dollari, con nefaste conseguenze sulla stabilità del sistema economico. Tra il mantenere la convertibilità del dollaro, che avrebbe implicato un freno all’espansione monetaria, e alimentare la crescita, “pompando” dollari e mantenendo il deficit nella bilancia dei pagamenti, il presidente Nixon optò per la seconda, dando vita a quello che è stato definito “non-system” o  “fiat money system”, ossia un sistema in cui il dollaro (e poi anche l’euro) non ha alcun valore intrinseco, non essendo ancorato ad alcun bene tangibile.

Il crollo del sistema di Bretton Woods, che era stato pensato per prevenire gli squilibri antecedenti al crollo del ’29 e l’incontrollato flusso di capitali, unito alle misure di liberalizzazione finanziaria introdotte a partire dagli anni Ottanta, ha spalancato le porte a misure di espansione monetaria senza precedenti. Lo stesso Greenspan, che nel lontano 1966 deplorava l’abbandono del gold standard definendolo “protector of property rights” e indicandolo come baluardo dei diritti dei risparmiatori, viene da molti ritenuto corresponsabile della crisi del 2007, creando, tramite continue iniezioni di liquidità, un clima di cieca fiducia da parte degli investitori nell’intervento della Fed in caso di instabilità o tendenza al ribasso dei mercati (il cosiddetto “Greenspan’s put”, che ha portato banche e investitori ad assumere posizioni ad alto rischio ). Una politica seguita ed esacerbata anche dal suo successore Bernanke che, senza giri di parole, nel 2007 affermava: “Abbiamo le chiavi della macchina per stampare i soldi e non ci spaventa l’idea di usarle”.

Una dipendenza, quella da liquidità, difficile da eliminare: se da una parte il tapering, ossia la riduzione degli stimoli da parte della Fed, è necessario per il consolidamento della stabilità post crisi, dall’altra ogni riduzione della liquidità affossa i mercati (mentre, invece, il mero annuncio di politiche espansive fa volare le piazze finanziarie), con ripercussioni negative sull’economia reale. Come per tutte le droghe, superare la crisi di astinenza da liquidità è la parte più difficile, ma è necessaria per la sopravvivenza a lungo termine.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47417&utm_medium=referral&utm_source=pulsenews