La guerra in Iraq s’intensifica

FEBBRAIO 11, 2014

Pjotr Lvov New Oriental Outlook. 10/02/2014
Il 5 febbraio la protetta “zona verde” di Baghdad è stata scossa da quattro esplosioni. Almeno 33 persone sono state uccise e diverse decine ferite. Due autobombe sono esplose nei pressi del ministero degli Esteri iracheno. Un’altra esplosione, eseguita da un kamikaze, avveniva all’ingresso della “zona verde”, la quarta esplosione si ebbe in un ristorante nella zona urbana popolare. Negli ultimi mesi la sicurezza in Iraq s’è deteriorata rapidamente.

Secondo il ministero della Sanità iracheno, più di mille persone sono state uccise negli attentati di gennaio di quest’anno. Tra cui 795 civili, 122 soldati e 96 poliziotti, inoltre più di 2 mila persone sono rimaste ferite. Se questi numeri vengono confrontati con quelli del gennaio dello scorso anno, il numero delle vittime è triplicato. Il primo ministro iracheno Nuri al-Maliqi, nel suo ultimo discorso televisivo, ha detto che “la lotta contro il terrorismo continuerà.” “Tutti coloro che sostengono il terrorismo saranno un obiettivo delle forze di sicurezza”, ha detto il capo del governo iracheno. “La comunità internazionale deve adottare una chiara posizione nei confronti di Paesi ed organizzazioni che sostengono gli estremisti, e costringerli a sospenderne il sostegno finanziario e politico”, ha detto alludendo ad Arabia Saudita e agli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo.
Il 30 gennaio un gruppo di militanti, durante il tentativo di occupare il ministero dei Trasporti, ha preso diverse decine di ostaggi, alcuni di loro furono uccisi durante l’operazione di salvataggio. Il giorno successivo, 31 gennaio, i terroristi eseguivano un attacco missilistico contro l’aeroporto internazionale di Baghdad. Secondo le forze dell’ordine locali, 3 razzi furono lanciati nell’attacco. Uno esplose sulla pista, il secondo colpì un aereo, il terzo esplose oltre il perimetro dell’aeroporto. E tutto ciò accade durante la grande operazione militare nella provincia di Anbar, roccaforte delle organizzazioni estremiste sunnite. L’operazione che coinvolge blindati, aerei e artiglieria pesante, è iniziata il 23 dicembre. Tuttavia, i militanti sono riusciti a combattere uccidendo il maggior-generale Muhammad al-Qarawi, insieme ad altri 17 ufficiali della 7° Divisione, spina dorsale delle truppe irachene coinvolte nell’eliminazione dei focolai di terrorismo. Questa serie di omicidi ha innescato un’altra grande operazione contro le basi e le linee di rifornimento dei terroristi nella valle di Horan. Gli scontri sono in corso tra Ramadi e il confine siriano, dato che questo spazio è infiltrato da centinaia di estremisti provenienti dalla Siria, dello Stato Islamico dell’Iraq e Levante e di al-Qaida. Per mutare la situazione il tenente-generale Rashid Falih è stato nominato comandante dell’operazione nella provincia di Anbar, il 20 gennaio, sostituendo il generale Abdul Aziz, che ha dovuto dimettersi per problemi di salute. Il generale Falih dovrebbe essere uno dei comandanti militari più risoluti dell’Iraq. La sua nomina è legata all’intenzione delle autorità irachene di porre la situazione sotto controllo il più rapidamente possibile. Ma i risultati non sono stati troppo convincenti, dato che i militanti delle organizzazioni hanno riconquistato le città di Ramadi e Falluja. In tale situazione, gli Stati Uniti hanno subito inviato dei droni all’aeronautica irachena, per poter lanciare attacchi aerei contro le basi degli islamisti. Tuttavia, segnali di un miglioramento ancora non si vedono. Secondo alcune fonti, l’Iran potrebbe assegnare operatori dall’Islamic Revolutionary Guard Corps per spezzare lo stallo a favore di Baghdad. Finora, gli iracheni hanno cercato di combattere da soli, senza l’assistenza militare diretta di Teheran. Tuttavia, mentre la data delle elezioni parlamentari si avvicina, le autorità irachene possono così ricorrere all’assistenza estera, dato che i gruppi terroristici sunniti sono finanziati e armati dall’estero, soprattutto dalle monarchie conservatrici del Golfo.
La situazione in Iraq appare il tentativo dell’asse wahhabita-sunnita guidato da Riyadh di approfittare della situazione difficile in questo Paese arabo, per fomentarvi lo scontro regionale sunnita-sciita. Ciò metterà a rischio le iniziative di pace siriane permettendogli d’interrompere il riavvicinamento USA-Teheran. Il clan regnante dell’Arabia Saudita non vuole perdere la posizione di principale partner strategico regionale di Washington, ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche alle provocazioni, pur di salvaguardarsi il posto privilegiato nei giochi regionali degli Stati Uniti.  Soprattutto, dobbiamo considerare il fatto che necessiteranno all’Iraq 5-7 anni per riportare le esportazioni di petrolio a 8-9 Mbg, al livello delle esportazioni dell’Arabia Saudita, mentre l’Iran potrà aumentarle a 3-3,5 Mbg. Così potranno sostituire il regno wahhabita quale primo esportatore di petrolio del Medio Oriente, riducendone notevolmente l’attrattiva presso il mondo occidentale. Ora, molto dipende da ciò che la Casa Bianca farà: potrà comprendere l’inevitabilità del prossimo passaggio verso l’Iran, l’Iraq e la “mezzaluna sciita” in generale, o sosterrà ancora ostinatamente i decrepiti governanti dell’Arabia Saudita.
Pjotr Lvov, PhD in Scienze Politiche, in esclusiva per la rivista online New Oriental Outlook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/02/11/la-guerra-in-iraq-sintensifica/

La guerra in Iraq s’intensificaultima modifica: 2014-02-13T12:36:28+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo