“Questa Cgil è troppo filo Pd”: inizia la grande fuga dal sindacato

ma come? Per decenni ho sentito ripetere a mo di propaganda-mantra che qualsiasi istituzione diretta da una donna “MIGLIORA” ed opera con onestà e puro altruismo solo perché biologicamente possiede qualcosa di diverso dall’uomo. Non vedete come è diventato magnanimo il FMI da quando c’è la Sig.ra LaGuarde?

Due nomi storici lasciano la Camusso e “un sindacato che ha perso il suo dna di luogo di aggregazione dei lavoratori”. Franca Peroni e Maurizio Scarpa hanno annunciato il loro ingresso nell’Unione sindacale di base. Sono venuti a trovarci in redazione e ci hanno spiegato i motivi che li hanno portati a questa scelta 

Daniele Nalbone 1 febbraio 2014

“Impossibile fare, oggi, qualsiasi battaglia democratica all’interno di una delle principali organizzazioni sociali del nostro Paese”. Da qui la decisione: lasciare la Cgil per aderire all’Unione sindacale di base.

Franca Peroni e Maurizio Scarpa sono venuti a trovarci in redazione per spiegarci, a 24 ore dall’ufficializzazione della loro scelta, i motivi che li hanno “costretti” a lasciare il sindacato di Corso d’Italia. Una decisione “dolorosa” ma “inevitabile”. Franca e Maurizio hanno rappresentato un pezzo di storia importante della Cgil: entrambi oggi “di base” in Trentino, per anni hanno guidato due pezzi fondamentali del sindacato. Franca Peroni è stata per anni nella Funzione pubblica fino a diventare segretaria generale a Terni. Maurizio Scarpa, invece, nato sindacalmente tra gli autoconvocati, ha guidato per dieci anni la Filcams, la federazione dei lavoratori del commercio, del turismo e di servizi. Dopo la spaccatura sancita in Cgil all’ultimo congresso entrambi hanno preferito tornare sul proprio posto di lavoro “anziché essere parcheggiati, pur con stipendi importanti, in qualche fondazione inutile”. E così Franca ha ripreso il suo posto al comune di Rovereto, dove si occupa di appalti, mentre Maurizio – milanese di nascita ma ormai trentino di adozione – è entrato in servizio all’INPS.

Quando chiediamo loro il motivo di questa decisione, la risposta è unanime: “La Cgil ha perso i suoi valori. Siamo stati sempre critici all’interno del sindacato (entrambi sono sempre stati in minoranza, ndr) ma ricordiamo come al tempo di Cofferati uno degli slogan della segreteria era ‘prima l’unità interna, poi quella con Cisl e Uil’ mentre ora il pluralismo interno è percepito come un pericolo”.

Assurdo pensare che un sindacato confederale sia chiuso al dibattito interno “eppure è così: la Cgil ha perso la propria autonomia sia dalla politica, essendo ormai parte del Pd, che dalle controparti. E il congresso del 2010 ne è stato l’emblema. Per la prima volta la sinistra della Cgil poteva vincere, così si è annullata la minoranza. E da lì si è smesso ogni coinvolgimento della parte critica del sindacato”. Di esempi Maurizio e Franca potrebbero portarne “decine” ma ne basta uno, evidente a tutti: “La Cgil in questi anni è stata bloccata politicamente ed ha accettato passivamente questo nuovo ruolo subalterno tanto che non è stata in grado di mettere in atto nessun tipo di conflitto sociale. Mentre si destrutturava il mondo del lavoro non è stato indetto nemmeno uno sciopero generale”.

Secondo i due ex sindacalisti Cgil che hanno deciso di aderire all’Unione sindacale di base “oggi non sono le tessere che finanziano il sindacato. L’esistenza stessa del il sindacato non deriva dal consenso, dalle iscrizioni, ma da fonti economiche che derivano dalla firma del contratto. Quando Cisl e Uil hanno firmato il contratto dei metalmeccanici, per capirci, si sono portati a casa 30 euro per ogni lavoratore iscritto. E su questa linea si è inserita la Cgil”. Basti pensare che “il 70% delle entrate della Filcams – ci spiega Maurizio – non viene dal tesseramento ma da quote di servizio che i lavoratori pagano direttamente e spesso senza saperlocon trattenuta in busta paga”.

Un fenomeno, questo, che si è accompagnato alla decisione di trasformare la Cgil “in una stampella del Pd”. Con “l’assurdità che la più grande aggregazione italiana è entrata in una più piccola. E’ stata la Cgil ad entrare nel Pd, non il contrario”. Ancora un esempio: “Carla Cantone, segretaria dello Spi (i pensionati della Cgil, ndr) si è schierata pancia a terra con Cuperlo, candidandosi direttamente”. Ebbene, “lo Spi ha 3 milioni di iscritti, Cuperlo ha preso solo 500 mila voti”. Il che significa “o che il sindacato non è in grado di mobilitare la propria base” oppure “che la base non esiste proprio, che la Cgil ha solo tesserati e non attivisti”.

Quanto alla decisione di entrare nell’Usb, per Franca e Maurizio questa “è stata diretta conseguenza di un percorso che ha visto il sindacalismo di base rompere quella marginalità che spesso lo ha contraddistinto”. La dimostrazione è data dal fatto che, “soprattutto nel Pubblico impiego, il sindacato di base è oggi l’unica vera forza sindacale presente sui posti di lavoro, in grado di rappresentare i lavoratori ma al tempo rapportarsi direttamente con i movimenti, dai senza casa ai precari”.

In chiusura, cinque domande flash e cinque risposte ancora più flash.

Qual è il passo più grave compiuto dalla Cgil di Epifani? Riposta: “Aver eletto Susanna Camusso”.

Qual è il passo più grave compiuto dalla Cgil della Camusso? “Aver tolto l’orgoglio alla Cgil di essere la più grande organizzazione di rappresentanza del mondo del lavoro”.

Perché uscire dalla Cgil? “Per poter continuare a svolgere un ruolo di rappresentanza dei lavoratori e lavoratrici”.

Perché aderire all’Usb? “Perché per fare questa rappresentanza non bastano le idee ma serve una massa critica e un’organizzazione, questa non è la conclusione ma l’inizio di un nuovo percorso. Chiediamo anche a Usb di continuare sulla strada della rinascita di un sindacato confederale di rappresentanza reale del mondo del lavoro”.

Infine, perché ora questa decisione? “Perché oggi si è portato a conclusione un percorso della Cgil che con l’accordo sulla rappresentanza ha sancito la fine del sindacato”. E qui serve un esempio per spiegare cosa è accaduto: “Con l’accordo i sindacati confederali hanno stabilito che per approvare un contratto è sufficiente che questo venga approvato dalla metà degli iscritti ai sindacati. Ma se pensiamo che in alcuni settori come il commercio e i servizi il tasso di iscritti ai sindacati è solo del 6%, significa che a firmare un contratto è chi rappresenta il 3% dei lavoratori”. Tradotto, “per approvare un accordo basta un sindacato che rappresenta 1.001 iscritti. Per chiedere però un referendum che abroghi quell’accordo servono 6.001 lavoratori. Per vincere quel referendum servono 10.001 lavoratori”.

http://www.today.it/cronaca/franca-peroni-maurizio-scarpa-lasciano-cgil.html

Lo Schiaffeggiatore Stefano Dambruoso al Convegno Contro la Violenza sulle Donne!

quando si dice società politically correct, ipocrisia allo stato puro.

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Lo schiaffeggiatore Stefano Dambruoso sarà a Milano, giorno 21 Febbraio, per parlare di “Disposizioni urgenti per il contrasto alla violenza di genere”. Dambruoso e la lotta alla violenza sulle donne: maestro nel predicarla, scolaro nel praticarla? Nella storia di ordinaria bagarre che si è registrata in aula a Montecitorio durante l’approvazione del Decreto Imu-Bankitalia, il punto più basso si è toccato con lo schiaffo (manata o spinta che dir si voglia) dato dall’onorevole di Scelta Civica Stefano Dambruoso alla deputata grillina Loredana Lupo. Un gesto che ha sollevato l’indignazione generale, in particolare perché il gesto violento, oltre a essere commesso dentro un’aula istituzionale, era rivolto a una donna.
 
Ma a lasciare increduli è stata anche un’altra (triste) scoperta: il questore Dambruoso avrebbe infatti pubblicato, qualche ora prima del suo gesto, un invito a un convegno contro la violenza di genere sulla sua bacheca facebook. Un invito misteriosamente scomparso dopo lo scoppio della bagarre in aula in cui l’onorevole si è messo in mostra in maniera poco felice. Ma la rete non perdona.
 
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20.000 persone ad Atene non hanno più una casa!

in Italia tutti hanno una casa, i senzatetto e gli sfrattati non esistono, anche se pare che dare la casa ad un italiano sia da nazisti, dicono alcuni del Pd.

05 novembre 2013

– Il numero dei greci che sono finiti a vivere per la strada, dormendo sulle panchine, cresce perché questo è un fenomeno direttamente collegato al drammatico tasso di disoccupazione, che ha raggiunto da mesi livelli altissimi e non accenna a diminuire: in Grecia ci sono più di un milione e trecentomila uomini e donne senza alcun impiego né stipendio, pari al 27,6% della forza lavoro totale.

I servizi sociali del comune di Atene non riescono a rispondere alle continue richieste di supporto: se c’è qualcuno che può riuscire ad aiutare gli svantaggiati è cbhi fa parte della rete di solidarietà che si è formata nel paese. Si tratta di gruppi piccoli e grandi di persone, ma anche di aziende, che hanno cominciato a aiutare i loro vicini più taggiati. Nascono ogni giorno nuove iniziative: sono numerosi, in tutto il paese, i bar che offrono gratuitamente caffè: c’è persino un condominio che è stato recentemente convertito in rifugio per 70 senzatetto.
La zattera

La rivista “Schedìa” (in greco: “zattera”), nata nello scorso mese di Febbraio, ha organizzato numerose giornate di donazione ed elemosina. Organizza in ogni quartiere della capitale anche la raccolta di vestiti e materiale scolastico; allestisce mense gratuite e organizza giornate di “spesa sociale”, per offrire cibo e beni di prima necessità alle persone in difficoltà.
I dati ufficiali del Comune di Atene
Gli ultimi dati presentati dal comune di Atene e dall’ente pubblico denominato “Rifugio dei senzatetto di Atene” (Kyada) sono scioccanti. Più di 20.000 residenti della capitale sopravvivono esclusivamente grazie alle strutture sociali del comune. Su un totale di 1667 persone che mangiano alla mensa dei poveri, il 66% è di nazionalità greca; il 44% ha un alto livello di istruzione, mentre il 7,5% ha un titolo universitario e quattro persone hanno addirittura un master o un dottorato.
Tre quarti dei commensali è senza famiglia di riferimento (sono celibi, divorziati o separati). Il 77% è senza lavoro e il 76% non dichiara alcun reddito. Per quanto riguarda i senzatetto, la metà vive d’elemosina e il 54% non desidera aiuto per trovare riparo notturno. Un ultimo dato: su 774 famiglie che chiedono di essere ammesse al programma di sostegno sociale, 587 sono greche.
Fonte: http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=183689

http://www.signoraggio.it/20-000-persone-ad-atene-non-hanno-piu-una-casa/

CONFRONTATION EST-OUEST SUR L’UKRAINE A LA 50e CONFERENCE SUR LA SECURITE DE MUNICH

PCN-SPO / Focus / 2014 02 01 /Focus : Le fait du jour décrypté par Luc MICHEL

pour le Service de Presse du PCN / PCN-SPO

Lu sur le Fil de l’AFP (Paris)

Ce 1er février 2014 :

« Ukraine: les opposants, soutenus par Kerry, craignent une intervention de l’armée (…) Les Occidentaux ont assuré de leur soutien samedi à Munich les dirigeants de l’opposition ukrainienne, qui les ont alertés sur les risques d’une intervention de l’armée à Kiev » …

Poroshenko and Kerry shake hands prior to a meeting during the Munich Security Conference

# A Munich, la ‘Conférence sur la Sécurité’ est transformée par les USA et l’OTAN en plate-forme de soutien au coup d’état rampant pro-occidental en Ukraine. Malgré (ou à cause de) la présence du ministre russe Lavrov et du ministre ukrainien Leonid Kojara, venus là portés par la schizophrénie russe héritée de l’ère Eltsine. Décryptage d’un événement où la confrontation Est-Ouest éclipse une fois de plus les illusions sur la « coopération » et la « sécurité » auxquelles Moscou s’accroche …

 LA 50e CONFERENCE SUR LA SECURITE DE MUNICH

Ce 1er février se tenait la ‘50e Conférence sur la sécurité de Munich’, forum annuel consacré aux questions de sécurité et de défense.  Cet événement rassemblait 20 chefs d’État et de gouvernement et 50 ministres des Affaires étrangères et de la Défense aux côtés de commissaires européens et de responsables d’organisations internationales telles que les Nations unies, l’OTAN et l’AIEA. Plusieurs organisations non gouvernementales étaient également représentées. Et l’opposition ukrainienne pro-occidentale, UDAR (la filiale de la CDU-CSU) et le Bloc Timochenko. On n’avait pas été jusqu’à inviter les néonazis antisémites de Svoboda (30 députés à la Rada, le parlement), qui commencent à énerver inquiéter sérieusement les milieux juifs de Paris, Bruxelles, New-York et Londres …

Officiellement, ce forum devait être « l’occasion d’aborder les questions de sécurité régionales, telles que la crise syrienne, l’Iran ou le processus de paix au Proche-Orient. L’avenir de l’Europe de la Défense, la sécurité climatique et énergétique ou la conciliation de la liberté et de la sécurité dans le cyberespace devaient être également évoqués ».

On notera une table ronde consacrée à l’Europe, avec la participation d’Anders Fogh Rasmussen, secrétaire général de l’OTAN, de Herman Van Rompuy, président du Conseil européen, de Sergueï Lavrov, ministre russe des Affaires étrangères, et de Frank-Walter Steinmeier, ministre allemand des Affaires étrangères. Et plusieurs rencontres bilatérales, notamment avec Yukiya Amano, directeur général de l’Agence internationale de l’énergie atomique, Najib Mikati, Premier ministre libanais, Laurent Fabius (*), ministre français des Affaires étrangères.

 LA CONFERENCE TRANSFORMEE EN PLATE-FORME ANTI-RUSSE SUR L’UKRAINE

Etaient encore venus pour le dossier ukrainien, John McCain, ancien candidat à la présidence des Etats-Unis et un des patrons des Réseaux OTPOR/CANVAS – qui rencontra Fabius -, Radoslaw Sikorski, ministre des Affaires étrangères de Pologne. Fabius et Mc Cain ont évoqué la situation en Ukraine avec Leonid Kojara, ministre des Affaires étrangères d’Ukraine. Et rencontré l’opposition ukrainienne.

Les chefs de file de l’opposition ukrainienne, Vitali Klitschko (UDAR) et Arseni Iatseniouk, (Bloc Timochenko) ont mené une vaste campagne de propagande – de « sensibilisation » dit sans rire l’AFP – rencontrant tour à tour le secrétaire d’Etat américain, John Kerry et ses homologues français Laurent Fabius et allemand Frank-Walter Steinmeier, réunis pour la Conférence. « Les opposants ont de leur côté mis en garde contre le risque d’un recours à la force à Kiev », dit l’AFP. “Le governement a préféré emprunter la voie de l’escalade”, a osé déclarer Vitali Klitschko. “Cette voie n’est pas acceptable pour nous”, a ajouté l’ancien boxeur, très applaudi lors de son intervention devant les conférenciers occidentaux.

A cette occasion, les USA ont jeté bas le masque et sont apparus en pleine lumière comme les maîtres d’œuvre du coup de Kiev. “Les Etats-Unis et l’Union européenne se tiennent au côté du peuple ukrainien dans son combat” pour se rapprocher de l’Europe (sic), a assuré M. Kerry, dont c’est la prise de position la plus forte à ce jour en faveur de l’opposition. On notera que Kerry parle aussi au nom de l’UE, démontrant là la soumission totale de Bruxelles aux intérêts américains.

Présent à ses côtés pour débattre, le ministre ukrainien des Affaires étrangères, Leonid Kojara, a rétorqué et appelé l’opposition “à partager les responsabilités”. “Si vous dirigez l’opposition, assumez vos responsabilités”, a-t-il dit à M. Klitschko, rappelant les récentes concessions du président Viktor Ianoukovitch comme l’abrogation de certaines lois répressives.

Arseni Iatseniouk a encore exigé du gouvernement qu’il “mette fin à toute implication de l’armée ukrainienne dans ce conflit”. Car la mise en garde de l’Armée ukrainienne hier a glacé les valets de Washington. L’armée avait exigé vendredi des mesures d’urgence, affirmant fort justement que l’escalade de la contestation menaçait “l’intégrité territoriale” de l’ancienne république soviétique (**).

 OUEST VERSUS EST. VERS LA NOUVELLE GUERRE FROIDE …

Le chef de la diplomatie française, Laurent Fabius, un de ceux qui ont aligné Paris sur Washington et l’OTAN et définitivement enterré la Grande politique du général de Gaulle, a déclaré, après avoir rencontré les dirigeants de l’opposition, que “la situation ukrainienne donne des signes inquiétants de dégradation” et condamné “les appels gouvernementaux à mettre en place l’état d’urgence”.

A Kiev, le parti de l’opposante emprisonnée (pour corruption et abus de pouvoir) Ioulia Timochenko a indiqué à l’AFP que « le pouvoir ukrainien était en train de préparer l’instauration de l’état d’urgence pour mettre fin à plus de deux mois de contestation ».

« En rencontrant les principaux dirigeants de l’opposition, les Occidentaux montrent qu’ils les considèrent comme des interlocuteurs à part entière qui ne peuvent plus être écartés », commente l’AFP. Vous avez dit ‘ingérence’ ?

Dans une claire allusion à la Russie, M. Kerry a affirmé que les Ukrainiens “considèrent que leur avenir ne dépend pas d’un seul pays et certainement pas sous la contrainte”.

Touchés au vif, les Russes ont d’abord tenté d’ironiser sur ces réunions entre opposants et Occidentaux. “En quoi les encouragements à des manifestations de rue de plus en plus violentes sont-ils liés à la promotion de la démocratie?”, s’est interrogé Sergueï Lavrov, le ministre des Affaires étrangères …

Luc MICHEL

http://www.lucmichel.net/2014/02/01/luc-michel-focus-confrontation-est-ouest-sur-lukraine-a-la-50e-conference-sur-la-securite-de-munich/

(*) On notera, hors sujet ukrainien, que Fabius a été à Munich l’invité d’honneur d’un déjeuner de travail avec les « Young Leaders », « personnalités appelées à devenir de futurs dirigeants » selon le Website des Affaires étrangères françaises. « Il leur présentera les principales priorités de la politique extérieure de la France ».

Sur les « Young leaders » et leur rôle dans la vassalisation de la France aux USA, lire :

LM, PCN-INFO / COMPRENDRE CE QUI SE PASSE EN FRANCE (2) : LA ‘FRENCH-AMERICAN FOUNDATION’ MATRICE DE LA COLLABORATION FRANCAISE

http://www.lucmichel.net/2014/01/11/pcn-info-comprendre-ce-qui-se-passe-en-france-2-la-french-american-foundation-matrice-de-la-collaboration-francaise/

(**) Lire mon édito d’hier pour PCN-INFO :

ULTIMATUM DE L’ARMEE UKRAINIENNE A L’OPPOSITION PRO-OCCIDENTALE

http://www.lucmichel.net/2014/01/31/pcn-info-ultimatum-de-larmee-ukrainienne-a-lopposition-pro-occidentale/

Photo :

Le ‘parti américain’, le parti des agents l’étranger, version ukrainienne. Ou ‘la Voix de son maître’ … Aujourd’hui aux ordres de Kerry à Munich.

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http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

http://www.lucmichel.net/

Lavorare gratis e poi espatriare, lo schiavismo 2.0 di Atene

il sussidio di disoccupazione per i giovani fino a 24 anni? Caspiterina, in Italia se non hai lavorato prima, e se hai lavorato in un modo diverso da quanto richiesto per accedere al sussidio non becchi nulla. Come se chi non rientra nei parametri di legge fosse un diversamente povero e non ha necessità. Questo è il regno che tanto lotta contro le discriminazioni e per tutti i diritti di questo mondo MENO CHE QUELLI DEI LAVORATORI E DISOCCUPATI.
SI INDISPETTIREBBE IL PADRONE, non si possono sempre usare le tagliole…
Lavorare gratis e poi emigrare. Ecco, qui noi siamo avanti, lo stiamo facendo da decenni. Noi italiani siamo choosy…….
Siamo indietro sul diritto alla salute, ma stiamo recuperando. Il diritto alla salute non fa generare abbastanza profitti, per cui NON VA DIFESO, sennò il padrone si arrabbia.


“Se fino ad oggi avete pensato che il neo-liberismo fosse stato il male del nostro tempo, i suoi sviluppi potrebbero essere anche peggiori: almeno gli schiavi del passato avevano, garantiti, un pasto ed un letto dove dormire”.  Lo scrivono i ragazzi greci del blog Ktg, che temono all’alba del terzo millennio un preoccupante ritorno a una nuova forma di schiavitù. La loro preoccupazione arriva in seguit alle più che discutibili prese di posizione di Ioannis Cholezas, presidente del KEPE il centro di ricerca per l’economica pianificata, organo direttamente collegato al ministero del lavoro greco.

Secondo “l’illuminato” e novello negriero, Cholezas, andrebbe abolito il salario minimo ed il sussidio di disoccupazione per i ragazzi fino ad i ventiquattro anni. Ma non solo, stando alle sue dichiarazioni, i giovani greci dovrebbero lavorare gratuitamente per un anno e poi emigrare all’estero. Una proposta, questa, che ha scioccato più di qualcuno ad Atene, dove il tasso di disoccupazione giovanile è attualmente intorno al 60%. Ma non è finita qui, come se non bastasse, il direttore del KEPE, propone incentivi alle imprese greche operanti all’estero per assumere questi giovani senza lavoro, togliendo di fatto entrate al già povero stato ellenico. Un paese già economicamente depresso con una situazione politica e sociale allarmante, un paese di fatto commissariato dalla Troika, perderebbe così anche la speranza, perché se un paese rinuncia ai suoi giovani, rinuncia automaticamente al futuro. Difficilmente la Grecia troverà il coraggio di risollevarsi, ostaggio di politicanti senza scrupoli.

Anche i diritti fondamentali vengono calpestati in nome del “pareggio di bilancio”, dei conti in ordine e di tutte le altre astrazioni di lorsignori, i camerieri dei banchieri di Bruxelles. Come accaduto di recente ad Atene dove un uomo è morto per arresto cardiaco perché non poteva permettersi esami diagnostici privati e l’ospedale pubblico al quale si era rivolto non aveva posti liberi. Forse non sarebbe sopravvissuto nemmeno in Ospedale, questo cittadino, dal momento che il ministero della salute ha introdotto un ticket obbligatorio di 25 euro per ogni notte trascorsa in ospedale, addio sanità pubblica. Già, perché poche volte viene detto, ma oltre ad una soffocante crisi economica e sociale, nel paese di Ippocrate, il 30 % delle persone non ha accesso ai servizi sanitari di base. Tutto questo mentre invece, col bene placido dell’Europa e del governo dell’inciucio greco, le strutture private prosperano e con queste crescono a dismisura le richieste di coperture assicurative sanitarie.

Che sia proprio questo il giochetto di Bruxelles, ridurre all’osso il pubblico, privatizzare e di conseguenza accrescere le diseguaglianze? Da quello che abbiamo davanti ai nostri occhi sembra proprio così. La Grecia costituisce un sinistro precedente. Osservandola da vicino, ci si accorge che quello che viene fatto patire a loro presto sarà da noi. Forse saremo tutti schiavi, come polemicamente affermano i ragazzi del blog Ktg, schiavi dei tecnicismi dell’alta finanza, dei lavori interinali, delle crisi pilotate, di tutta una serie di misure sulla carta introdotte per “salvare” i cittadini dalla miseria e dalla povertà, ma che in verità ci trascinano solo verso un profondo baratro, di cui è difficile vedere il fondo.

Fonte lintellettualedissidente.it

http://sapereeundovere.it/lavorare-gratis-e-poi-espatriare-lo-schiavismo-2-0-di-atene/

Allarme! Neve artificiale sta cadendo in varie zone del pianeta

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Giungono raggelanti – è proprio il caso di dirlo – notizie un po’ da tutto il mondo. La neve caduta copiosa in questo inverno polare contiene veleni di ogni sorta: metalli pesanti, polimeri e persino uranio impoverito (Synthetic procedure for uranium oxide supported MCM-41). E’ una neve artificiale: non si scioglie e non produce acqua a contatto con fonti di calore, ma si brunisce ed emette un forte odore di plastica bruciata. Il disastro di Fukushima e diaboliche sperimentazioni sono all’origine di quest’altro fenomeno meteorologico indotto.
Molti testimoni, tra l’altro, riferiscono che i cani, i quali amano scorrazzare sui pr ati innevati, sono, invece, riluttanti anche solo ad uscire all’aperto, dopo la caduta di questa neve polimerica. In Romania sono stati analizzati alcuni campioni da un laboratorio certificato: di seguito gli inquietanti risultati.
Siamo al cospetto di una neve a base di polimeri altamente igroscopici, prodotti attraverso un processo chimico che vede coinvolto l’uranio impoverito. Ne consegue un materiale idoneo a catturare l’umidità atmosferica ed indebolire le perturbazioni, facilitando le comunicazioni radar-satellitari che, come già dimostrato in questo articolo, non tollerano presenza di acqua nelle nubi. L’effetto al suolo è quanto osservato in questi giorni.
 
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Quali sostanze chimiche dannose si trovano nella neve? Ecco i risultati delle analisi di laboratorio I.C.A. Chi avrebbe mai pensato che la neve può essere estremamente dannosa? Contiene molti veleni, tra cui metalli pesanti, nitrati e DDT, un pesticida particolarmente dannoso per gli esseri viventi.
Come è possibile che la neve sia contaminata? La contaminazione avviene attraverso il ciclo naturale dell’acqua. I composti nocivi penetrano nelle falde freatiche, le cui acque che si riversano nei fiumi e nei laghi. Con l’evaporazione gli inquinanti si concentrano nelle nuvole, infine nelle precipitazioni.
“Sono veleni destinati ad incidere per decenni sulla salute delle persone”, ha dichiarato, il Dottor Gheorghe Mencinicopschi, direttore dell’A.C.I.
Il piombo nella neve caduta a Bucarest arriva a 76.72 mg / litro. E’ un livello otto volte superiore al massimo consentito. Questo è incredibile! L’avvelenamento da piombo causa la caduta di unghie e capelli. Danneggia anche il sistema nervoso soprattutto nei bambini.
Il cadmio (tipico ingrediente delle chemtrails, ritrovato anche a bordo di un Ryanair… n.d.t.) è in concentrazioni di 0,075 mg / litro. E’ un metallo pesante altamente tossico. Nei bambini si accumula nei reni e può provocare la morte.
I nitrati raggiungono 11.35 mg / litro. “Una concentrazione di 50 mg / litro può uccidere un bambino in poche ore. Non è uno scherzo “, ha spiegato Mencinicopschi.
I nitriti toccano gli 0.16 mg / litro. Essi possono provocare neoplasie al sistema linfatico.
Lindano, 0,0593 microgrammi / litro – E’ un pesticida neurotossico oncogeno.
DDT, 0,0415 microgrammi / litro. E’ un pesticida vietato nei paesi industrializzati sin dal 1970 perché cancerogeno.
Olî lubrificanti, 28 mg / decimetro cubo. “Sono oncogeni e la loro concentrazione risulta molto elevata“, ha asserito Mencinicopschi.
 
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LA PRIVATIZZAZIONE DELLA DISPERAZIONE SOCIALE DA FABBRICA ITALIA A ELECTROLUX

Postato il Sabato, 01 febbraio DI EUGENIO ORSO
pauperclass.myblog.it

Qual è la ragione più profonda della passività sociale che caratterizza le masse pauperizzate italiane, paese in cui una famiglia su tre è ormai da considerarsi povera, una passività che continua – o addirittura aumenta – mentre procedono spediti deindustrializzazione, taglio delle paghe e dei redditi, disoccupazione indotta?

Gli ultimi accadimenti che riguardano la struttura industriale italiana riportano tutti, inequivocabilmente, a un processo, in fase avanzata, di ridimensionamento drastico della struttura produttiva nazionale e di desertificazione industriale in molte aree del paese. L’aria è così rarefatta e la direzione di marcia così scontata che gli allarmi non suscitano, ormai, alcuna sorpresa. Né possono provocare alcuna reazione di massa, dentro o fuori gli schemi politici e sindacali dell’epoca.
Due sono gli accadimenti più significativi occorsi nel mese di gennaio di questo 2014, che si annuncia ferale. Il primo è la formalizzazione della fine della vecchia Fiat, così come la conoscevamo, e la nascita di una capogruppo con sede all’estero. Non si tratta che dell’ultimo atto d’internazionalizzazione (e di snazionalizzazione, per quanto riguarda l’Italia) di un colosso industriale che già da anni, informalmente, non può più dirsi italiano. Il secondo accadimento – ancor più significativo del primo – è il ricatto del gruppo svedese Electrolux che punta al ridimensionamento drastico delle produzioni in Italia e/o al taglio brutale delle paghe. Gli stabilimenti del gruppo sono in Friuli, in Veneto, in Romagna e in Lombardia. Questo ricatto è illuminante e ha un grande valore anche sul piano simbolico, poiché, in tal caso, si avanza di buon passo nel processo di “cinesizzazione” del fattore-lavoro in Italia e in Europa, comprimendone i costi senza troppe cerimonie. Si dovrà parlare, d’ora in avanti, esclusivamente di fattore-lavoro (per l’appunto) i cui costi potranno essere compressi all’estremo, fino alla soglia minima di sopravvivenza o anche al di sotto. Parlare di lavoratori, guardando alle persone e ai loro diritti, in queste contingenze storiche è ormai neocapitalisticamente anacronistico. Sorriderà compiaciuto, nella tomba, l’agente di cambio anglo-olandese David Ricardo – padre del liberismo economico e “bestia nera” di Marx, nonché classico dell’economia – la cui legge dei salari altro non prevedeva, per i lavoratori, che il minimo per la sopravvivenza di sé e del proprio nucleo familiare (il cosiddetto salario di sussistenza). Il modello Electrolux, se applicato diffusamente in grandi numeri, supererà le sue attese, perché in futuro, nei semi-stati neocapitalistici come l’Italia, si potrà andare liberamente molto al di sotto del minimo.  

Dopo il modello Fabbrica Italia marchionnista, adottato da una Fiat infedele al paese (quella “finanziaria e globale” del manager canadese Marchionne e degli eredi Agnelli, gli ebrei Elkann), ecco spuntare il modello Electrolux, non limitato al settore degli elettrodomestici. Un modello fondato su un ricatto brutale, da realizzare per le vie brevi. O il taglio delle paghe senza alcuna vera contrattazione, oppure la delocalizzazione delle produzioni altrove (nella fattispecie in Polonia) e la chiusura degli stabilimenti italiani. Il sistema dell’economia mondiale lo permette, anzi, lo incoraggia. Si avanza così di un passo, oltre Marchionne e la Fiat “internazionalizzata” oggi fusa con Chrysler in FCA, verso il pieno dominio del mercato globale e la totale libertà di scelta del Capitale Finanziario. Si passa dall’attacco portato con successo alla contrattazione nazionale collettiva da una Fiat ancora formalmente italiana, con sede nella penisola, ma fuori dal sindacato padronale di confindustria (cosa che all’epoca provocò una certa sensazione), a un attacco più diretto per colpire al cuore le deboli resistenze residue al progetto neocapitalistico. Un progetto che prevede la compressione estrema del fattore-lavoro e la totale libertà nella scelta delle aree d’investimento, non più ostacolata da alcuna barriera. Infatti, dello stato sovrano non c’è più alcuna traccia, in Italia, e si è definitivamente affermato, dal direttorio Monti-Napolitano in poi, un semi-stato europoide e neocapitalistico. Un semi-stato “da operetta”, estraneo agli interessi della popolazione italiana e tenuto formalmente in vita dai veri decisori, come supporto locale ai processi di globalizzazione economico-finanziaria in atto. In questo contesto generale, il “sub-mercato” europoide che imprigiona l’Italia si muove nella stessa direzione dei grandi mercati asiatici e del Pacifico. La rotta, per tutti, è stabilita dagli agenti strategici neocapitalistici (espressione usata da Gianfranco la Grassa e dal compianto Costanzo Preve) che attraverso le “istituzioni” sopranazionali controllano ferreamente la penisola, le sue risorse (popolazione compresa) e il suo patetico semi-stato.

Ciò che più conta, in questa sede, è rilevare che nel passaggio dalla marchionnista Fabbrica Italia al modello Electrolux di relazioni industriali (scriviamo pure così, con amara ironia) si compie la privatizzazione della disperazione sociale – fra le masse immemori dell’antica ed estinta lotta di classe – con il supporto decisivo dei media, di economisti e intellettuali, della politica collaborazionista nel semi-stato italiano e dalle centrali sindacali al servizio del neocapitalismo. Si compie, altresì, il passaggio dal lavoro che può essere ancora oggetto di tutele, rapportato alla persona umana e alla sua esperienza esistenziale, al mero fattore-lavoro neocapitalistico, che non può avere alcun diritto (fra un po’ neppure i fasulli “diritti umani” neoliberali) perché concepito come un qualsiasi bene e servizio nel circuito produttivo, artificiosamente disgiunto dal suo prestatore. I lavoratori, in quanto tali, diventano delle non-persone. Non-persone come lo furono gli schiavi del mondo antico e aristotelico, ridotti a “oggetti animati” destinati a usare altri oggetti, inanimati, di proprietà dello stesso padrone. “Oggetti animati” di cui è possibile liberarsi chiudendo interi stabilimenti produttivi, se non si accettano inaccettabili (in altre epoche) riduzioni di paga. Il modello Electrolux, necessitato dal funzionamento stesso del neocapitalismo, lascia al “prestatore del servizio” e portatore del fattore-lavoro, soltanto due alternative – altrettanto drammatiche, da scontare in silenzio nella dimensione privata – che sono schiavitù o disoccupazione.

Dopo aver abilmente disgiunto la persona dal fattore-lavoro, negando l’unità dell’esperienza esistenziale umana, si privatizza anche la conseguente disperazione sociale di massa, rendendola un mero dramma individuale e individualizzato, privo di rappresentanza politica nel semi-stato e orfano delle vecchie tutele sindacali. Non è più possibile, in questi contesti, alcuno sbocco in termini di conflitto verticale, o lotta di classe fra dominanti e dominati. Non esistono più rappresentanze effettive per i futuri schiavi, o i futuri espulsi dal ciclo produttivo. Il dramma è vissuto esclusivamente nel privato, da invisibili e anonimi prestatori del servizio lavorativo, il suo esito è scontato e la possibile dimensione mediatica che può avere – come nel caso “di scuola” Electrolux, oggetto dei soliti, disgustosi talk-show – è totalmente fuorviante (colpa delle tasse sul lavoro, della spesa pubblica da tagliare, del costo della burocrazia e delle sue lungaggini), se non apertamente apologetica delle dinamiche neocapitalistiche e mercatiste. Ecco cosa impongono l’”apertura al mercato” e la cosiddetta competitività in uno scenario globale, per agganciare una chimerica ripresa produttiva e occupazionale nel semi-stato. Che la riduzione di paga richiesta per mantenere la produzione in Italia sia di poco più del 10%, come millanta la proprietà, o addirittura del 50%, oppure, più probabilmente, vicina a una percentuale intermedia fra le due, poco importa. Comunque finisca la vicenda degli stabilimenti italiani di Electrolux, il dado è tratto, il ricatto è servito ed è il Capitale Finanziario a dettare imperiosamente la sua legge.

Eugenio Orso

Fonte: http://pauperclass.myblog.it/

1.02.2014

COSI’ PER 20 ANNI GLI SCIENZIATI DELL’ IMPERO DEL MALE HANNO SOGNATO DI FAR CROLLARE GLI ODIATI CAPITALISTI. I MILITARI SOVIETICI STUDIAVANO LA ” GUERRA GEOFISICA “

ah ecco per fortuna che l’Urss ha abbandonato il progetto così sarà solo monopolio USA sulla quale il corriere a quanto pare non ha niente da obiettare.
Le armi nelle “mani giuste” vanno bene....

Ma non era roba da complottisti? Solo se si addebita la responsabilità di tali devastazioni indotte agli Usa lo si è?

Il programma doveva utilizzare esplosioni nucleari per provocare sismi devastanti: ora sara’ riciclato a fini di protezione civile
 

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA . E’ possibile provocare un terremoto, un’ alta marea, un’ inondazione? O, visto da un’ altra prospettiva, e’ possibile evitarli, diluirne la potenza, addirittura prevenirli? Non sono solo quesiti da ciarlatani. La scienza sovietica ci ha provato per vent’ anni. E con risultati per nulla trascurabili. Ma, per una volta, quello che all’ origine era stato concepito come uno strumento di morte, l’ ennesimo parto di menti ottenebrate dal confronto militare con l’ Occidente, oggi potrebbe rivelarsi una sentinella della pace. Un’ altra arma segreta. Gli “Stranamore” delle onde sismiche dovevano fare il paio con quelli del cervello. Gli uni decisi a modificare via etere il comportamento umano, gli altri pronti a uccidere “il nemico” con ogni mezzo, fossero pure le catastrofi naturali. Eccone la storia. L’ edizione 1976 dell’ Enciclopedia Militare Sovietica, alla voce “Guerra geofisica”, spiegava: “Creazione di terremoti artificiali, provocazione di alte maree, inondazioni e tempeste magnetiche”. Le convenzioni internazionali proibivano ogni esperimento del genere. I militari sovietici lo sapevano e per anni hanno sempre negato tutto. Si e’ dovuto aspettare il giugno del 1991, al lumicino della perestrojka, perche’ Alexei Nikolaev, accademico, capo del Dipartimento di geofisica sperimentale all’ Istituto moscovita di fisica della Terra, ammettesse di aver studiato per venti anni la dipendenza dei terremoti dalle esplosioni nucleari. “C’ e’ una influenza evidente . disse in quell’ occasione ., come regola, cinque o sei giorni dopo un’ esplosione atomica, i foyer sismici producono scosse a ripetizione”. Un sistema che aveva prodotto la collettivizzazione delle campagne negli anni Trenta non andava certo per il sottile quando la sicurezza nazionale era in ballo. E ogni arma che si rispetti non e’ tale fino a quando non viene sperimentata. Per due volte, nel 1976 e nel 1984, la citta’ di Gasli, in Azerbaigian, fu colpita da scosse pari a nove gradi della scala Richter. Ikram Kierimov, scienziato e accademico azero, non ha dubbi, “furono artificiali”: i terremoti avvennero entrambi dopo esplosioni atomiche nel poligono di Semipalatinsk. Fino ad allora, su ogni carta sismica l’ area veniva definita come potenzialmente soggetta a scosse massime di 4 gradi. Di piu’ , spiega Kierimov, secondo le teorie piu’ accettate, dopo il primo terremoto non avrebbe dovuto verificarsi nulla per almeno qualche secolo! Indizio supplementare: al ministero della Difesa dell’ URSS, fin dal 1958, esisteva un servizio sismologico segreto, ufficialmente camuffato sotto altre spoglie. Col tempo, dicono le nostre fonti, il servizio aveva acquisito un’ importanza pari addirittura a quella del leggendario Gru, il servizio segreto militare: al dipartimento facevano capo decine di aziende specializzate in tecniche di ascolto della crosta terrestre. Nikolai Astapov, colonnello della riserva, sostiene che i militari sovietici prendevano seriamente in considerazione l’ ipotesi di utilizzare le “scosse indotte” come un’ arma vera e propria. Il problema vero era di imparare a prevedere, con qualche approssimazione, il luogo e la data del terremoto indotto. E fu probabilmente questa esigenza a portare, verso la meta’ degli anni Settanta, al progetto di un sistema di ascolto globale dei movimenti tettonici. Lo chiamarono “Sistema Continente”, una sorta di gigantesco “stetoscopio della Terra” in grado di “sentire” la piu’ piccola esplosione nucleare sotterranea nell’ intero pianeta e di valutarne gli effetti probabili sul piano sismico. Da Kishinev a Kransoyarsk, da Sebastopoli a Irkutsk, dal Caucaso alle Isole Kurili, il “network” prevedeva la costruzione di 400 stazioni sismologiche. Nel frattempo, il ministero della Difesa e l’ Istituto di fisica terrestre sarebbero andati avanti con le ricerche su come provocare le onde sussultorie. La prima risoluzione ufficiale del Consiglio dei ministri dell’ URSS sul “Sistema Continente” e’ del 19 novembre 1980: i ministeri della Difesa, dell’ Energia nucleare, della Produzione missilistica e l’ Accademia delle Scienze erano chiamati a realizzarlo. Anno previsto di completamento dei lavori: il 1992. Strano a dirsi, ma l’ opera e’ stata portata a termine. Nonostante, con la perestrojka e la crisi economica della seconda meta’ degli anni Ottanta, il flusso dei finanziamenti si fosse ridotto a un rivoletto. Quest’ anno una commissione statale russa dovra’ verificarne l’ efficienza. Gli ultimi governi sovietici e lo stesso governo Gaidar si sono sforzati di cercarne un’ applicazione civile. Gorbaciov, nel suo discorso al Consiglio d’ Europa del luglio 1989, aveva parlato di un sistema comune per “prevenire le catastrofi naturali”. E anche l’ Onu potrebbe essere interessata, per tenere sotto controllo ogni Paese che nasconda ambizioni nucleari. Nato per fare il male, il “Sistema Continente” potrebbe finire per evitarlo.
Pagina 9
(20 gennaio 1993) – Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/1993/gennaio/20/URSS_preparava_terremoti_artificiali_co_0_9301201926.shtml

L’URSS progettava di devastare l’America.

Articolo numero 914-novembre 1993 della rivista Science et Vie:

I militari sovietici studiavano la ” guerra geofisica “.?
Durante 20 anni gli scienziati dell’URSS hanno sognato di far crollare gli odiati capitalisti.

“Mentre Gorbatchev discuteva con Reagan dei mezzi per porre fine alla guerra fredda, alcuni generali sovietici, studiavano il modo e i mezzi per devastare l’America con terremoti e tsunami.” Così ha dichiarato il generale del KGB, Oleg Kalougine.?La devastazione degli Stati Uniti e del Canada sarebbe stata realizzata grazie “alle bombe sismiche” cioè bombe termonucleari che si sarebbero fatte esplodere sotto terra. Negli anni sessanta, i sismologi sovietici si erano accorti che, ogni volta che procedevano ad un’esplosione sotterranea, vi era un terremoto nei giorni seguenti, a volte a centinaia di chilometri di distanza.?È così, riporta Alexeï Nikolaïev, dell’istituto di geologia di Mosca, che una bomba che era stata fatta esplodere vicino a Semipalatinsk, nel Kazachstan, ha scatenato terremoti nel Tagikistan, l’Uzbekistan ed anche l’Iran.?Si dubitò inizialmente che ci fosse un legame tra le esplosioni termonucleari sotterranee ed i sismi dei giorni successivi, ma infine, l’evidenza era là. E Nikolaïev ed il suo gruppo dimostrarono che anche esplosioni di debole intensità provocavano sismi fino a 1.600 km dall’epicentro.?Alcuni scienziati sovietici sarebbero attualmente persuasi che terremoto che devastò l’Armenia nel 1988 e fece 45.000 morti fu causato da un’esplosione termonucleare a 3.500 km di distanza, a Novaya Zemlya.??I sovietici fecero dunque esplodere 32 bombe sotterranee sul loro territorio, per studiarne gli effetti. All’inizio degli anni ottanta, geologi civili concepirono un progetto per realizzare bombe molto potenti, capaci di provocare spinte violente alle placche tettoniche.?I sismi non si scatenavano mai subito dopo le esplosioni, ma si producevano a molti giorni di distanza, cosa che poteva permettere ai sovietici di dichiararsi innocenti, nel caso di sismi e tsunami devastanti.?Nikolaïev riconosce tuttavia che sarebbe stato difficile dirigere gli effetti contro un obiettivo scelto. Se la California è particolarmente vulnerabile, per il fatto che la faglia di San Andrea coincide con la dorsale (bordo orientale) della placca del Pacifico, le placche tettoniche si prestano male infatti a “giochi” di questo tipo. Ed Ikram Kerimov, direttore assistente dell’istituto di geologia dell’Azerbaigian, ritiene che siano necessario ulteriori studi prima di riuscire a raggiungere l’America, che si trova a oltre 8.000 km della costa orientale della Siberia. Rileviamo, incidentalmente, che giocare in tal modo al “biliardo” tettonico i sovietici avrebbero potuto devastare il Giappone, e che, se fossero riusciti a spingere la placca del Pacifico, nulla dice che la scossa non si sarebbe riflessa sulla placca di Nazca,e devastare anche la costa occidentale del Sud America – Perù, Bolivia, Cile, ecc.?Ex capo del contro-spionaggio diventato da un politico riformista, Kalougine dichiara che scoprì i piani quando fu incaricato, nel 1988, di dirigere le ricerche segrete dell’accademia delle scienze.?Questo tipo di rivelazione senza dubbio indurrà alcuni paesi a verificare se esplosioni nucleari sotterranee (le quali sono state tutte monitorate dai sismografi mondiali) hanno provocato in seguito sismi sul loro territorio. Pensiamo a quello che accadde in Australia, uno dei continenti più stabili, nel 1990 (5,5 sulla scala di Richter, 11 morti, 120 feriti), senza parlare del sisma che devastò, il Tagikistan lo stesso anno.

VEDI ANCHE

LA TECNOLOGIA C’E’, LA CONOSCENZA C’E’: TERREMOTI E TSUNAMI SI POSSONO CREARE

Haiti. Un terremoto artificiale provocato dagli USA ?

FONTE

http://www.nogeoingegneria.com/effetti/politicaeconomia/urss-preparava-terremoti-artificiali/

Di Battista e le invasioni barbariche. Come mai Di Battista

Per Augias NON TUTELARE LE BANCHE significa rischiare la deriva fascista. Se così fosse, allora il fascismo era contro la finanza?
Fortuna che ci pensa ghigliottina Boldrini a tutelare l’interesse di quell’1%

viene invitato da Daria Bignardi nella sua insulsa trasmissione? Semplice: il successivo ospite in studio è stato Augias (e se non erro dopo di lui c’era la Boldrini).

Riporto quasi testualmente alcune parole dell’esimio Augias:
“Questo giovanotto usa dei concetti mol…TROPPO semplici”

“ha solo 35 anni e non può conoscere il fascismo”
“rischiamo una deriva fascista”

Niente da fare: zombies! Ma da uno di 80 anni (con tutto il rispetto per gli 80enni veramente saggi e giovanissimi dentro) cosa ci si può aspettare? Il bello è che ci sono giovani che la pensano così e peggio di così. Maledetti umanoidi!  Twisted Evil

http://www.youtube.com/watch?v=uiHwsvxBDTQ

P.S.: Augias mente sapendo di mentire e non è veramente così cretino. Spero per lui.

Lettera ad Augias

Caro Augias,

ho assistito con quasi doloroso stupore e rabbia alla sua performance alle “Invasioni Barbariche” di ieri sera. E’ stato pesante molto molto pesante contro il ragazzo di Cinque Stelle dalla faccia pulita e sorridente che sta facendo assieme ad altri ragazzi come lui battaglie generosissime in Parlamento contro una maggioranza fatta di berlusconiani e pd ed altre destre. Il ragazzo aveva lottato per salvare la sovranità italiana sulla BancaItalia che il governo Letta ha regalato ai privati alle banche e forse anche alle assicurazioni (Unipol Sai). Una battaglia sfortunata stroncata anzi ghigliottinata dalla presidente della Camera. Operazione banca d’Italia circondata da silenzio mafioso da Letta da Saccomanni e dalla stampa italiana fatta quasi tutta di pennivendoli venduti al regime.
Lei è stato collocato dalla ineffabile Bignardi subito dopo Di Battista ed ha usato la sua enorme esperienza di vecchia volpaccia dei massmedia per stroncare in tutte le maniere per immiserire per dare dello squadrista al giovane Di battista che non si è potuto difendere dalla sue accuse prive totalmente di senso e che sembravano dettate dallo odio dei servitori della dittatura della maggioranza.
Lei è ancora più vecchio di me essendo del 35. Da vecchi bisogna rimettere a posto le proprie carte e non continuare ad odiare colui che si crede essere il nemico. Lei è pieno di rancore e di odio verso quanti non la pensano come lei e non stanno nella sua stessa barca e questo non sta bene a chi tra non molto chiuderà i suoi conti con il mondo. Anche se è ateo come me ha il dovere di non essere più fazioso e della peggiore faziosità: quella dei potere e dei potenti. Faccia la pace con la giustizia e la verità,
I giovani di Cinque Stelle hanno fatto e faranno ancora battaglie che lei non digerisce. Specialmente quella che si apre adesso contro la legge truffa.
Si penta e si ravveda se è possibile. Ricordo di lei i suoi pregiudizi sui napoletani e sui meridionali. Cancelli anche questi.
Pietro Ancona
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=67437

 

Attacco alla democrazia

   E’ chiaramente un intervento di tipo personale … e non una presa di posizione di InfoAut …

Ma l’articolo è proprio forte

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Sabato 1 Febbraio 2014

Prima di tutto, a vedersi scorrere davanti l’ennesima rissa farlocca tra parlamentari, la prima cosa di cui viene voglia è, almeno, una rissa vera. Cosa sono quei buffetti, quelle carezze, quelle cravatte che svolazzano, quelle signore e quei signori che si puntano il dito sul naso e poi dicono: “Che fai, mi tocchi”?
Ma lasciamo perdere.

In queste ore possiamo ammirare la compattezza (quella sì, marziale) con cui i mezzi d’informazione e i partiti politici si rincorrono nello sport preferito di queste ore, la caccia/lapidazione del “Grillino”. Colpevoli di aver interrotto la seduta della camera prima, e della commissione affari costituzionali poi, infine responsabili di aver formalmente ipotizzato un prolungato attentato alla costituzione da parte del capo dello stato (e averne quindi chiesto la messa in stato d’accusa), i parlamentari M5S sono sotto il fuoco di fila: “antidemocratici” (Sel), “fascisti” (Pd), “squadristi” (Forza Italia), “utili idioti” (Fratelli d’Italia), “irrispettosi” (Lega Nord). Per non parlare delle voci di scandalo che si sono levate dai quotidiani Corriere, Repubblica, Stampa, Messaggero, Unità, Manifesto, Secolo d’Italia, e persino un po’ dal Fatto Quotidiano. Rodotà, ex candidato al colle del movimento, lo condanna senza appello e solidarizza con Napolitano. Violante parla di clima “microinsurrezionale”, lui che se ne intende, Renzi di “cose da codice penale”, la Boldrini promette sanzioni, mentre qualcuno propone di accusare il M5S di “attentato contro organi costituzionali dello stato”.

Di fronte a tutto questo spettacolo inutile vorremmo dire tre cose. La prima: a nessuno importa niente degli organi costituzionali, del parlamento, delle risse tra deputati, dei “questori” di Montecitorio minacciati e dei 5stelle schiaffeggiati. Sia chiaro, non scambiamo i nostri auspici (da sempre volti alla delegittimazione complessiva dell’apparato istituzionale) per una “pancia” del paese ipotetica e frutto delle nostre idealizzazioni: è proprio così. La parte più calma della popolazione, quella che è stata educata a certi “valori” e ha ancora i nervi abbastanza saldi per crederci o ricordarli, è del tutto indifferente a ciò che sta accadendo nei palazzi romani, anzi pensa ad altro ma con una certa qual punta di insofferenza. L’altra parte, quella che non ha più un controllo totale sul proprio sistema nervoso (per ragioni socialmente variegate: disoccupati, cassintegrati, esodati, licenziati/licenziandi di fabbrica, iperprecari, commercianti falliti/in via di bancarotta), di fronte alle reazioni perbeniste dell’“arco democratico” si incazza sempre di più. L’idea che circola per le strade è di farlo saltare in aria il parlamento, figuriamo se ci si impressiona per due schiaffi. Ciò che addolora le persone, semmai, è la certezza che non ci scapperà il morto.

Secondo: dal punto di vista istituzionale e formale, i 5stelle hanno ragioni da vendere. Il vittimismo dell’arco Sel-Pd-Lega-Ncd-SceltaCivica-Casini-ForzaItalia-Fratellid’Italia (speriamo di non aver dimenticato nessuno) somiglia a quello del lupo contro l’agnello. Anzitutto, la legge promulgata ieri su Imu e Bankitalia è l’ennesimo abominio del potere: dopo aver bombardato la popolazione per un anno con il discorso sull’Imu, al punto che oggi chi ha una casa paga di più ma è contento basta che la smettano con l’infinita tarantella e la presa in giro dei nuovi nomi per le stesse tasse, il decreto che permette almeno di non pagare anche la vecchia tassa viene accorpato dal governo furbetto con una legge che svende alle banche private quote enormi di finanza pubblica, accelerando ancora la trasformazione della società (in atto da decenni) in una giungla spolpata e setacciata dai predatori della grande finanza.

Ora, il processo di ridefinizione autoritaria dello stato proprio di questa epoca passa proprio attraverso il ricorso continuo a questo genere di giochi di prestigio: ricordate il decreto “contro il femminicidio” che conteneva anche norme draconiane contro chi osa avvicinarsi (anche soltanto camminando con le mani in tasca) al cantiere Tav di Chiomonte? I tg si limitarono a dire: “I 5stelle votano contro la legge sul femminicidio”, senza spiegare il trucco di Letta&C. e dando in pasto all’opinione pubblica il fatto nudo e crudo che i 5stelle volevano, in soldoni, che le donne venissero ammazzate. Adesso avrebbero dovuto stare zitti zitti e buoni buoni e assumersi la responsabilità o di imporre una tassa esosa a tutti gli italiani senza alcun motivo, o di votare una manovra finanziaria abnorme cui sono radicalmente, e giustamente, contrari; e l’“antidemocratico” non sarebbe chi inventa questi trucchetti (Letta) e chi li esegue senza batter ciglio (Boldrini), ma chi cerca di smascherarli. Lo stesso vale per la legge elettorale: Pd e Forza Italia si accordano per una legge a loro immagine e somiglianza, che renderà il ricorso alle urne poco più di una ridicola scampagnata domenicale (come già in gran parte è) per la stragrande maggioranza degli elettori, visto che il 37% dei votanti, che (esclusi i non aventi diritto e gli astenuti) è circa il 18% della popolazione, deciderà per cinque anni la vita di tutti con una posticcia maggioranza assoluta.

Potrebbero, i 5S, che parlano di democrazia diretta in rete e sono l’unica forza elettorale che tutte le altre hanno interesse a distruggere, farsi menare per il naso e stare anche zitti? E potrebbero non attaccare (a loro modo, cioè basandosi sulle leggi e sulla costituzione) il capo dello stato che dal 2011 (cioè da quando si autoproclamò dittatore in pectore dichiarando guerra alla Libia senza l’avallo del governo e del parlamento, ma in seguito a una semplice riunione del consiglio supremo di difesa) governa l’Italia come un monarca in barba alle regole della repubblica in nome delle quali i comuni mortali vengono invitati a votare, a sottomettersi alle istituzioni e non di rado, se smettono di credere a tutte queste fandonie, a varcare la soglia del carcere? Secondo la logica legalitaria dei 5S è del tutto coerente chiedere la sua messa in stato d’accusa per una serie di episodi che effettivamente denunciano ciò che tutti i confindustriali e gli accademici ripetono da anni, e cioè che con Napolitano si è passati alla repubblica presidenziale de facto e questa situazione va regolata (ciò che i 5S non vogliono) de jure (attraverso le famose “riforme costituzionali” su cui proprio Napolitano insiste da tempo).
Tutto questo, sia chiaro, per ciò che concerne la forma, ma serve pur sempre a capire. Le presunte intemperanze dei 5stelle sono il minimo che un gruppo d’opposizione parlamentare dovrebbe fare nel momento in cui è oggetto di una demonizzazione continua di Tv e carta stampata e dell’esclusione scientifica dalla discussione parlamentare con trovate burocratiche, richiami all’ordine durante gli interventi in aula (impagabili le continue interruzioni della Boldrini), tagliolette e ghigliottine per impedire gli emendamenti. Insomma davvero il boato di indignazione presunta è, se non altro, ancora una volta un modo per non far capire un’acca di quel che succede, ammesso (e purtroppo concesso) che qualcuno sia ancora così ingenuo da dare un credito ai meccanismi di dissenso propri della delega parlamentare.

Da ciò, per riprendere il nostro avvio sulle risse vere e su quelle presunte, si pone il problema, ben diverso, della sostanza: ovvero del conflitto politico, perché anch’esso può essere reale o fasullo. Ai partiti senz’altro bruciano i nove milioni di voti del M5S lo scorso febbraio, ma il vero obiettivo di tutta questa canea non sono loro, siamo noi: non intesi come questa o quella tendenza politica in seno alla società (tanto meno chi, come noi, mai voterebbe i 5S, e mai voterebbe in generale), bensì come corpo sociale enorme e variegato di persone che hanno tutto l’interesse non soltanto a cacciare i partiti dal potere, ma anche ad attentare effettivamente all’impianto generale del sistema politico (gli “organi costituzionali”) salvo non averne i mezzi. Ciò che infastidisce è che l’azione mediatica del M5S soffi sul fuoco di una rappresentazione timida eppure pericolosa dell’agone politico che molti italiani hanno o cominciano a prendere in considerazione: nelle ridicole “bagarre” del parlamento il Pd e Berlusconi vedono una inquietante trasfigurazione del desiderio di rivolta che cova nel paese senza esprimersi, che quei comportamenti potrebbero istigare o, come dicono i politici, “legittimare” (come se la rabbia popolare, quasi fosse un’istituzione dello stato, avesse bisogno di “legittimazioni” da parte di chicchessia).
Può sembrare ridicolo; ma la psicologia di un popolo moderno – vale a dire un popolo di telespettatori, molto più che di elettori o internauti – può, in effetti, essere un po’ “ridicola”, se così ci vogliamo esprimere, e non per questo meno pericolosa per chi governa in tempi di crisi. In altre parole, l’odio per il parlamento c’è davvero nelle nostre città, e cresce; ma chiunque abbia a cuore sé stesso e il suo prossimo non deve temere per gli organi costituzionali e la “democrazia” sotto attacco, deve invece cospirare quotidianamente affinché quell’attacco smetta di essere inscenato nel teatrino di Montecitorio e dilaghi in tutto il paese. I parlamentari M5S non fanno altro che ciò che è proprio di tutti i soggetti interessati a guadagnare potere: tirano acqua al loro mulino, gridando al pane che qualcuno toglie a noi, ben attenti a restare nel campo di inquadratura delle telecamere. E noi, che facciamo? Vorremmo che molti di coloro che guardano con indifferenza e distacco la lapidazione mediatica del “parlamentare grillino” cominciassero a chiederselo sul serio.

Velvet Secret

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/10494-attacco-alla-democrazia