Lavorare gratis e poi espatriare, lo schiavismo 2.0 di Atene

il sussidio di disoccupazione per i giovani fino a 24 anni? Caspiterina, in Italia se non hai lavorato prima, e se hai lavorato in un modo diverso da quanto richiesto per accedere al sussidio non becchi nulla. Come se chi non rientra nei parametri di legge fosse un diversamente povero e non ha necessità. Questo è il regno che tanto lotta contro le discriminazioni e per tutti i diritti di questo mondo MENO CHE QUELLI DEI LAVORATORI E DISOCCUPATI.
SI INDISPETTIREBBE IL PADRONE, non si possono sempre usare le tagliole…
Lavorare gratis e poi emigrare. Ecco, qui noi siamo avanti, lo stiamo facendo da decenni. Noi italiani siamo choosy…….
Siamo indietro sul diritto alla salute, ma stiamo recuperando. Il diritto alla salute non fa generare abbastanza profitti, per cui NON VA DIFESO, sennò il padrone si arrabbia.


“Se fino ad oggi avete pensato che il neo-liberismo fosse stato il male del nostro tempo, i suoi sviluppi potrebbero essere anche peggiori: almeno gli schiavi del passato avevano, garantiti, un pasto ed un letto dove dormire”.  Lo scrivono i ragazzi greci del blog Ktg, che temono all’alba del terzo millennio un preoccupante ritorno a una nuova forma di schiavitù. La loro preoccupazione arriva in seguit alle più che discutibili prese di posizione di Ioannis Cholezas, presidente del KEPE il centro di ricerca per l’economica pianificata, organo direttamente collegato al ministero del lavoro greco.

Secondo “l’illuminato” e novello negriero, Cholezas, andrebbe abolito il salario minimo ed il sussidio di disoccupazione per i ragazzi fino ad i ventiquattro anni. Ma non solo, stando alle sue dichiarazioni, i giovani greci dovrebbero lavorare gratuitamente per un anno e poi emigrare all’estero. Una proposta, questa, che ha scioccato più di qualcuno ad Atene, dove il tasso di disoccupazione giovanile è attualmente intorno al 60%. Ma non è finita qui, come se non bastasse, il direttore del KEPE, propone incentivi alle imprese greche operanti all’estero per assumere questi giovani senza lavoro, togliendo di fatto entrate al già povero stato ellenico. Un paese già economicamente depresso con una situazione politica e sociale allarmante, un paese di fatto commissariato dalla Troika, perderebbe così anche la speranza, perché se un paese rinuncia ai suoi giovani, rinuncia automaticamente al futuro. Difficilmente la Grecia troverà il coraggio di risollevarsi, ostaggio di politicanti senza scrupoli.

Anche i diritti fondamentali vengono calpestati in nome del “pareggio di bilancio”, dei conti in ordine e di tutte le altre astrazioni di lorsignori, i camerieri dei banchieri di Bruxelles. Come accaduto di recente ad Atene dove un uomo è morto per arresto cardiaco perché non poteva permettersi esami diagnostici privati e l’ospedale pubblico al quale si era rivolto non aveva posti liberi. Forse non sarebbe sopravvissuto nemmeno in Ospedale, questo cittadino, dal momento che il ministero della salute ha introdotto un ticket obbligatorio di 25 euro per ogni notte trascorsa in ospedale, addio sanità pubblica. Già, perché poche volte viene detto, ma oltre ad una soffocante crisi economica e sociale, nel paese di Ippocrate, il 30 % delle persone non ha accesso ai servizi sanitari di base. Tutto questo mentre invece, col bene placido dell’Europa e del governo dell’inciucio greco, le strutture private prosperano e con queste crescono a dismisura le richieste di coperture assicurative sanitarie.

Che sia proprio questo il giochetto di Bruxelles, ridurre all’osso il pubblico, privatizzare e di conseguenza accrescere le diseguaglianze? Da quello che abbiamo davanti ai nostri occhi sembra proprio così. La Grecia costituisce un sinistro precedente. Osservandola da vicino, ci si accorge che quello che viene fatto patire a loro presto sarà da noi. Forse saremo tutti schiavi, come polemicamente affermano i ragazzi del blog Ktg, schiavi dei tecnicismi dell’alta finanza, dei lavori interinali, delle crisi pilotate, di tutta una serie di misure sulla carta introdotte per “salvare” i cittadini dalla miseria e dalla povertà, ma che in verità ci trascinano solo verso un profondo baratro, di cui è difficile vedere il fondo.

Fonte lintellettualedissidente.it

http://sapereeundovere.it/lavorare-gratis-e-poi-espatriare-lo-schiavismo-2-0-di-atene/

Lavorare gratis e poi espatriare, lo schiavismo 2.0 di Ateneultima modifica: 2014-02-02T22:29:20+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo