VALLE DI SUSA – Tav, perché sottovalutare la violenza è pericoloso –

di Nando dalla Chiesa

  Dominio e sabotaggio”. Era il titolo di un celebre “opuscolo marxista” Feltrinelli della fine degli Anni Settanta. L’autore era Toni Negri, oggi rilanciato da Pannella come esemplare di parlamentare-latitante ma soprattutto, l’altro ieri, cattivo maestro di una missione “rivoluzionaria” finita con tanto sangue innocente e nessuna rivoluzione. E “Dominio e sabotaggio” , proprio lui, è uno dei libri la cui lettura era stata programmata in agosto, 35 anni dopo, in Val di Susa. Mentre sempre “Sabotaggio” è la parola usata da Erri De Luca per legittimare la esigua, benché agguerrita, minoranza violenta del movimento no-tav. De Luca è uno scrittore sublime, ma quando riaffiora in lui il capo del servizio d’ordine di Lotta Continua, l’organizzazione che preferì sciogliersi piuttosto che avallare o combattere il mito della lotta armata, infila dichiarazioni assolutamente infelici. Come quando ironizzò sugli anni di piombo affermando di non conoscerli (“Gli anni di piombo? Saranno stati di piombo per gli idraulici perché ancora non c’era il Pvc”, disse sprezzante pochi anni fa) e suscitando la reazione di chi ancora oggi cammina zoppicando dopo decine di operazioni alla gamba per via di quei pistoleri inesistenti.   Il serpeggiare intorno alla Val di Susa di questi riferimenti ideologici e il loro intrecciarsi con la presenza attiva di chi in passato ha sostenuto (e in qualche caso anche praticato) la lotta armata non può lasciare tranquilli coloro che hanno già vissuto i contesti “insurrezionali” e ne hanno visto gli esiti sciagurati. Non può lasciare tranquillo, soprattutto, il movimento NoTav, che è largo, popolare e ricco di motivazioni dignitose, le si condivida o meno. E culturalmente assai meno ambiguo di qualche rado esponente delle   istituzioni valligiane.   Il problema ormai è duplice. C’è quello della Tav, un’opera di cui molti non riconoscono la necessità, denunciandone gli effetti ambientali e sociali, oltre che il processo decisionale da cui sgorga. E c’è quello delle forme di conflitto esercitabili nei confronti di un progetto che si intende contrastare fino al limite del possibile. Perché i conflitti sociali non sono sempre pacifici.   LA DIFESA di un posto di lavoro può portare al blocco di una autostrada o di una linea ferroviaria. Una manifestazione studentesca può portare allo scontro con le forze dell’ordine. Ci stava scappando la rivolta popolare perfino ai funerali degli agenti di scorta di Borsellino. E sono questi i casi in cui ha senso ed è anzi doveroso esercitare la mediazione politica e istituzionale. Si tratta di forme di illegalità, certo, ma non eversive. Quando però la violenza viene organizzata, premeditata, immessa in un progetto che prescinde dai bisogniconcreti ma si fa avventura rivoluzionaria in sé, come proclama il tam tam delle frange estreme del movimento NoTav, il quadro cambia. Quando in nome del “sabotaggio” si arriva a chiedere i documenti ai camionistio a chi si pensa che partecipi ai lavori in valle, si esercita un potere che nessuna persona libera accetta di riconoscere a dei privati, poiché essa è esclusivamente e non può che essere, in una democrazia, dello Stato. E una persona libera offesa nei suoi diritti avrebbe cento volte ragione a ribellarsi. In che forma? Anch’essa attuando il “sabotaggio”? Lo scenario, come si vede, alla lunga si offusca, come sempre. La violenza, in una democrazia, aumenta la capacità di intimidazione ma decima il consenso. Solo i cattivi maestri predicano il contrario. Ma se loro sono recidivi, non può essere recidiva la nostra democrazia, con i suoi ritardi e le sue distrazioni. Immaginando che ancora una volta tutto si possa scaricare sulla magistratura (meglio poi se è Gian Carlo Caselli, che troppo osò con Andreotti…). Chi rappresenta la legge ha il dovere di difenderla. Ma chi fa politica democratica faccia politica democratica. Che non sempre vuol dire dare direttive o fare interventi in parlamento. Ogni tanto significa prendersi dei fischi. E dei rischi.

Manifestazione NoTav a Chiomonte (To) Ansa

VALLE DI SUSA – Tav, perché sottovalutare la violenza è pericoloso –ultima modifica: 2013-09-03T11:50:00+02:00da davi-luciano
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