maggio 01, 2013 Daniele Di Luciano
Art.18: un problema che Auriti aveva risolto alla radice
Oggi è 1 Maggio e dovrebbe essere la Festa dei Lavoratori. E’ proprio in questa occasione che vogliamo ricordare ciò che scrisse Auriti. ” Non può considerarsi l’unico reddito quello derivante dal salario ma si deve considerare anche il reddito di cittadinanza perchè con l’avvento dell’automazione ci saranno sempre meno occupati che percepiranno SALARIO. Il Reddito di cittadinanza va accredito ad ognuno per il solo fatto che egli ESISTE e lo può fare lo Stato appropriandosi della Sovranità Monetaria del Popolo”. Ricordato questo, vi invitiamo a leggere questa nota con l’augurio che le cose cambino con la presa di coscienza anche da parte dei CAMERIERI DEI BANCHIERI.
[Gianluca Monaco]
(Tratto da IL PAESE DELL’UTOPIA di Giacinto Auriti)
Le malattie del plusvalore e della flessibilità
Nei corpi sociali le idee sbagliate sono come le malattie del corpo umano: e le malattie croniche del mondo del lavoro sono due: il plusvalore e la flessibilità.
Quando Marx affermava che il datore di lavoro sfruttava parassitariamente il lavoratore perché si appropriava del margine di profitto, cioè del plusvalore, poneva la premessa ideologica su cui nasceva il sindacato come strumento di rivoluzione con lo scopo di rivendicare, sotto forma di aumento di salari, il plusvalore.
Poiché il lavoro-libero si distingue dal lavoro-schiavo perché basato sulla libera contrattazione dei compensi, l’esasperata ap plicazione della teoria del plusvalore, distrugge il contratto del lavoro poiché distrugge l’interesse a contrarre del datore di lavoro. Questa malattia culturale costituisce l’anticamera o della disoccupazione o del lavoro senza contratto (che è il ritorno alla schiavitù o quantomeno al lavoro nero). Con l’avvento della globalizzazione e la concorrenza internazionale dei mercati del lavoro, questa malattia si è talmente aggravata da esplodere in conflittualità non solo tra datori di lavoro e sindacato, ma anche nei confronti delle autorità di governo.
La prognosi è diventata decisamente infausta con la seconda malattia della flessibilità, la cui terapia è impossibile poiché è stata sbagliata la diagnosi. Con la flessibilità, la riduzione del potere d’acquisto dei salari non è imputabile al datore di lavoro o al governo, ma ai vertici delle banche centrali perché solo queste hanno il potere di determinare arbitrariamente spinte deflazionistiche o di sottovalutazione monetaria costringendo gli imprenditori o a cessare le attività produttive, o ad accettare la flessibilità adeguando costi e prezzi alle oscillazioni di valori monetari che guidano la stessa globalizzazione dei mercati. Quindi le rivendicazioni sindacali con le relative contestazioni (compresa la c. d. intangibilità dell’art. 18) non vanno sollevate come conflittualità sindacali nei confronti dei datori di lavoro, ma nei confronti della Banca centrale, in modo compatto da governo, datori di lavoro e lavoratori. La flessibilità attiene infatti al potere d’acquisto della moneta. Il valore indotto non ha nulla a che fare col plusvalore. La soluzione radicale di questi problemi (e non solo di questi) sta nell’attuazione del principio della proprietà popolare della moneta. Solo restituendo la moneta ai legittimi proprietari sarà possibile razionalizzare il sistema. Non a caso San Tommaso afferma che l’etica è un aspetto della razionalità.
< p>Fonte: Giacinto Auriti su FB
http://www.losai.eu/art-18-un-problema-che-auriti-aveva-risolto-alla-radice/