Balla di Repubblica sul “Vaffanculo” di Grillo a Rodotà. Ecco la verità

By  on May 30, 2013

Pare che Marco Bracconi (Repubblica) abbia difficoltà a comprendere ciò che legge. Ecco cosa ha scritto il furbo blogger sul sito del giornale filo-piddino con tanto di titoloVaffanculo a Rodotà‘:

“Un mese e mezzo fa Rodotà era il miglior presidente della Repubblica possibile. Oggi è un vecchio “miracolato dal web”.

E poi:

“Se stai con me, sei nuovo, giovane e onesto.  Se dici male di me, finisci all’indice e diventi subito vecchio, antico e truffaldino. Vale per tutti. Giuristi, giornalisti, politici, cantanti, parlamentari, filosofi e filmaker.”

Un articolo, quello di Bracconi, teso a screditare l’immagine di Grillo per farlo apparire incapace di ricevere critiche, anche nel caso in cui queste siano costruttive.

Ma cosa è stato scritto realmente sul Blog di Beppe Grillo da cui é partita tutta questa polemica?

 

“In prima fila persino, con mio sincero stupore, un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra.”

Io qui non leggo nessun “vaffanculo” e nessun tipo di insulto a Stefano Rodotà.

Quest’ultimo aveva espresso delle considerazioni sul risultato del M5S alle Amministrative 2013 in unintervista al Corriere, pensiero che ovviamente è stato usato come propaganda dalla “stampa di regime”. Non lo volevano per la Presidenza della Repubblica, ma lo tirano in ballo solo per sferrare inutili attacchi al M5S.

Con “ottuagenario miracolato dalla rete“, invece, si intende il modo in cui un ottantenne possa rinascere mediaticamente grazie al web. Dov’è l’offesa?

Beppe Grillo non ha criticato Rodotà, ma il modo in cui viene scaricato e ripreso in considerazione con troppa facilità. Lo congelano e scongelano a proprio piacimento.

Infine, gli augura anche di rifondare la sinistra. Ma forse Bracconi é andato a letto troppo tardi ieri sera e avrebbe bisogno di qualche altro… caffè!

Voi cosa gli suggerireste?

Luigi Frattolillo

http://www.politicallyscorrect.it/30/05/2013/balla-di-repubblica-sul-vaffanculo-di-grillo-a-rodota-ecco-la-verita/

Francoforte: assedio alla Bce e scontri

Venerdì 31 Maggio 2013 18:00

di  Redazione Contropiano

Francoforte: assedio alla Bce e scontri

 

Sono partiti all’alba di oggi i blocchi organizzati dai manifestanti provenienti da tutto il continente europeo che protestano contro le politiche di austerity della Bce e della Troika. Bloccata la Bce, invaso l’aeroporto. La diretta da GlobalProject.

Fin dall’alba sono partite in corteo dal campeggio di Rebstock le varie coalizioni internazionali, che in corteo e aggirando un massiccio schieramento di polizia hanno raggiunto il centro di Francoforte. Partiti da tre diversi concentramenti, alle 7 sono iniziati i blocchi della Eurotower, il grattacielo sede della Banca Centrale Europea.

Sei diversi blocchi, per un totale di oltre tremila manifestanti, hanno ostruito tutte le vie d’accesso agli uffici della BCE, che transennati e presidiati da centinaia di poliziotti in assetto antisommossa apparivano come un fortino sotto assedio.

A questo punto è risultato impossibile per i dipendenti della Banca Centrale raggiungere i propri uffici, dal momento che, nonostante alcuni provocatorii interventi della polizia (tentativo di strappare ai cordoni e di fermare singoli manifestanti, uso di spray urticanti al peperoncino), tutti e sei i blocchi hanno tenuto, intensificando anzi la pressione sulle transenne di sicurezza e mettendo a dura prova l’apparato militare della Bundespolizei.

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Un assedio effettivo della BCE che ha provocato al paralisi di tutto il distretto centrale di Francoforte con la sospensione delle attività anche nelle sedi di Kommerzbank, di Deutsche Bank e di altri istituti e società finanziarie.

La Coalizione italiana verso Francoforte, ventotto centri sociali che hanno portato nella città tedesca oltre duecento attiviste e attivisti, ha contribuito alla riuscita del blocco della zona Sud insieme alle compagne e ai compagni del Blocco Anticapitalista e, in particolare, a quelli della Interventionistische Linke di Berlino.

I manifestanti, ciascuno con le proprie differenze di provenienza e di affinità,  hanno saputo dar vita – coalizzandosi – ad un percorso comune che non solo ha reso possibile il blocco reale della BCE, ma ha anche costruito una intera giornata di sciopero, imposto dal basso, nel cuore degli affari finanziari di tutta Europa.

E’ l’Europa dal basso, che coopera, che resiste e costruisce l’alternativa, per i diritti e la democrazia, i beni comuni e il reddito, contro l’Europa dell’austerità e della speculazione finanziaria.

E’ iniziata così la prima “onda” della giornata dei blocchi, che sono proseguite con l’azione alle 11.00,circondando la sede della Deutsche Bank contro debito, privatizzazioni e land grabbing.

Nel primo pomeriggio l’assedio all’aereoporto per contestare l’Europa- fortezza, che respinge richiedenti asili e migranti, dentro all’aeroporto internazionale uno dei centri delle deportazioni.

Nella principale via commerciale di Francoforte, azioni dirette danno voce alla contestazione contro i”grandi marchi” delle multinazionali che organizzano lo sfruttamento del lavoro su scale globale.

In serata si terrà un’assemblea pubblica in piazza per dare forza all’idea della costruzione di un’altra Europa.

* POMERIGGIO

17:49 Francoforte i manifestanti si muovono dall’aereoporto verso il centro dove ci sara’ l’assemblea pubblica

17:34 Francoforte dopo il sanzionamento nella via commerciale i manifestanti si preparano all’assemblea pubblica di questa sera

15:22 Francoforte – Si contano più di mille persone all’iniziativa in aeroporto, together against racism andò

15:20 
Francoforte- La polizia cerca di allontanare i manifestanti che presidiano l’ingresso da cui partono le deportazioni

13:59 Francoforte – La polizia prova ad accerchiare i manifestanti.

13:59 Francoforte – Per le strade di Francoforte paralizzate si intonano cori in italiano e si vive insieme un’atmosfera di festa

13:56 Francoforte – Il corteo fuori dall’aereo porto prova ad entrare e viene bloccato dalla polizia in antisommossa. I manifestanti fronteggiano i cordoni della polizia.

13:55 Francoforte – I blocchi paralizzano la ziel, la strada dei negozi!

13:50 Francoforte – Blockupy deportation airport: i manifestanti all’interno dell’aereoporto continuano con un sit in

13:46 Francoforte – quasi tutti i negozi su ziel vengono sanzionati e bloccati. Le strade sono piene di manifestanti che si mischiano con i cittadini solidali

13:44 Francoforte – Insieme alla coalizione italiana, a manifestare e sanzionare la Benetton anche numerosi tedeschi

13:41 Francoforte – Dall’esterno del terminal 1 si urla “no border, no nation. Stop deportation!”

13:36 Francoforte – La coalizione italiana sanziona la Benetton per denunciare i gravi fatti avvenuti in Bangladesh

13:17 Francoforte – Davanti a uno dei maggiori centri commerciali della strada la polizia si schiera per non fare entrare nessuno. I manifestanti si siedono per terra in sit in davanti al negozio: oggi si chiude!

13:12 Francoforte – I poliziotti si buttano sui manifestanti che stavano bloccando i negozi

13:04 Francoforte – Sulla via dei negozi, ziel, si cominciano a sanzionare i negozi: vernice rossa su un primo centro commerciale

12:54 Francoforte – Il blocco nella strada dei principali negozi francofortesi inizia con un’assemblea molto partecipata.

Mattina

11:05 Francoforte – conclusi i blocchi della mattinata. La seconda parte della giornata si articolerà con tre nuove azioni

10:43 Francoforte – la prima parte della giornata di mobilitazione si conclude in paulsplatz.

10:40 Francoforte – Nuovo corteo selvaggio blocca la città andando a preparare i blocchi del pomeriggio

09:48 Francoforte – grande giornata abbiamo imposto dal basso uno sciopero al distretto finanziario. I blocchi continuano nonostante la pioggia

09:40 Francoforte – grandissima giornata di mobilitazione. Bloccato il cuore finanziario d’europa.

09:38 Francoforte – sgomberati i manifestanti che bloccavano l’accesso alla commerzbank.

09:19 Francoforte – intervento del blocco italiano “per la prima volta i movimenti sociali della nuova generazione bloccano l’attività delle banche nel cuore della crisi. Lottando uniti si vince!”

09:14 Francoforte – nonostante il freddo e la pioggia continua gli attivisti continuano ad esprimere il proprio dissenso alla governance della Troika.

09:00 La clown army cerca di fronteggiare i cordoni di polizia.

08:42 Francoforte – i blocchi di manifestanti intorno alla BCE sono diventati sei

08:29 Francoforte – anche la delegazione francese raggiunge il quarto blocco di manifestanti

08:26 Francoforte – i cordoni di polizia cercano di infilarsi tra i manifestanti

08:25 I cordoni di polizia stanno chiudendo su tutti i quattro lati il quarto blocco di manifestanti

08:17 Francoforte – bloccati ingressi bce

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08:16 Francoforte – i cordoni di polizia cercano di infilarsi tra i manifestanti

08:15 I cordoni di polizia stanno chiudendo su tutti i quattro lati il quarto blocco

08:03 La coalizione italiana con un pezzo del blocco nord si sposta cercando di formare un quarto blocco

07:51 Francoforte –  dal blocco nord la polizia ha superato le transenne e fronteggiano i manifestanti

07:42 Francoforte – blocco sud ricongiunto con la coalizione italiana del blocco nord. Nonostante il respingimento delle forze dell’ordine i manifestanti resistono

07:38 Francoforte – pepper spray in abondanza al coro “aglio olio eeperoncino”

07:34 Francoforte – arrivati i reparti speciali super corazzati. Continua il confronto alle barriere

07:28 Francoforte – dal camion arriva la notizia che tutti gli accessi alla BCE sono bloccati. La banca oggi non sarà operativa!!

07:22 Francoforte – la colazione italiana scuote cantando le barriere quasi divelte. Arriva idrante guardie con pepper spray alla mano

 07:21 Francoforte – dal blocco sud continuano gli interventi dal camion contro il regime della Troika

07:10 Francoforte – dal blocco sud un gruppo di persone ha tentato di staccarsi dal corteo per arrivare sotto la BCE, sono tre in  questo momento che la circondano

07:06 Francoforte – nonostante la pioggia il blocco sud continua la sua mobilitazione tentando di ricongiungersi con l’altro blocco sotto la BCE

07:05 Francoforte – migliaia di persone suddivise in vari gruppi, blocca la city finanziaria assediando la BCE da punti diversi

06:55 Francoforte – Dal blocco sud nasce un’assemblea spontanea per decidere come muoversi

06:51 Francoforte – il blocco sud è arrivato sotto la BCE. I manifestanti si fermano davanti ai cordoni di polizia, aspettando di ricongiungersi con il blocco nord

 06:43 Francoforte – Dalla stazione parte un corteo diretto alla BCE

06:37 Francoforte – siamo a poche decine di metri dalla bce, bloccata da altre direzioni da vari cortei

06:32 Francoforte – il corteo si divide in vari gruppi di centinaia di persone invadendo il centro. Presenza ormai massiccia di polizia antisommossa

06:17 Francoforte – I vari cortei stanno bloccando la città diretti alla bce per bloccarla

06:03 Francoforte – migliaia in corteo selvaggio bloccano la città eludendo i blocchi della polizia. “No alla bce no all’austerità blocchiamo la città”

05:52 Francoforte – migliaia in corteo verso il centro città “no borders no nations stop deportation” “siamo tutti antifascisti”

05:28 Francoforte – parte il corteo verso la bce. Almeno 1000 persone lasciano il camp “no alla bce no all’austerità occupiamo la città”

 05:11Francoforte – nel camp  fervono i preparativi per il blocco alla bce. No business as usual today

http://www.contropiano.org/esteri/item/16959

FESTA DELLA DONNA: ORIGINI E STORIA DELL’8 MARZO

di Francesca Porta 08 marzo 2013

In molti pensano che la Giornata Internazionale della Donna sia nata in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York. In realtà la storia di questa festa è molto più complessa

                  

FESTA DELLA DONNA                          

  DIRITTI DELLE DONNE

Una giornata in cui ricordare le conquiste sociali e politiche delle donne, un’occasione per rafforzare la lotta contro le discriminazioni e le violenze, un momento per riflettere sui passi ancora da compiere. La Giornata Internazionale della Donna, che cade ogni anno l’8 marzo, è tutto questo e anche di più. È un modo per ricordarsi da dove veniamo, noi donne, e dove stiamo andando.

Ma da dove nasce questa ricorrenza? Una leggenda molto celebre narra che la Festa della Donna sia stata istituita nel 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la Cotton. In realtà, appunto, si tratta solo di una leggenda nata negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

La Giornata Internazionale della Donna nacque infatti ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano, che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto. Il tema era già stato a lungo discusso negli anni precedenti sia negli Usa (celebri sono gli articoli della socialista Corinne Brown) sia dai delegati del VII Congresso dell’Internazionale socialista (tenutosi a Stoccarda nel 1907).

Le manifestazioni per il suffragio universale si unirono presto ad altre rivendicazioni dei diritti femminili. Tra il novembre 1908 e il febbraio 1909 migliaia di operaie di New York scioperarono per giorni e giorni per chiedere un aumento del salario e un miglioramento delle condizioni di lavoro. Nel 1910 l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista propose per la prima volta di istituire una giornata dedicata alle donne.

Il 25 marzo del 1911 cadde la goccia che fece traboccare il vaso: nella fabbrica Triangle di New York si sviluppò un incendio e 146 lavoratori (per lo più donne immigrate) persero la vita. Questo è probabilmente l’episodio da cui è nata la leggenda della fabbrica Cotton. Da quel momento in avanti, le manifestazioni delle donne si moltiplicarono. In molti Paesi europei, tra cui Germania, Austria e Svizzera, nacquero delle giornate dedicate alle donne.

La data dell’8 marzo entrò per la prima volta nella storia della Festa della Donna nel 1917, quando in quel giorno le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita alla «rivoluzione russa di febbraio». Fu questo evento a cui si ispirarono le delegate della Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste a Mosca quando scelsero l’8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell’Operaia.

In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale. L’iniziativa prese forza nel 1945, quando l’Unione Donne in Italia(formata da donne del Pci, Psi, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del Lavoro) celebrò la Giornata della Donna nelle zone dell’Italia già liberate dal fascismo.

L’8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l’Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è statascelta la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza. Negli anni successivi la Giornata è diventata occasione e momento simbolico di rivendicazione dei diritti femminili (dal divorzio alla contraccezione fino alla legalizzazione dell’aborto) e di difesa delle conquiste delle donne.

 

http://www.style.it/news/dal-mondo/2013/03/06/festa-della-donna-origini-e-storia-dell-8-marzo.aspx

NON IL GOVERNO MA I CITTADINI DELLA VALSUSA I VERI DANNEGGIATI

siamotuttinotavNON CI STIAMO AL ROVESCIAMENTO DELLE PARTI. NON IL GOVERNO MA I  CITTADINI DELLA VALSUSA I VERI DANNEGGIATI

In Valsusa quelli che per primi subiscono danni sono i cittadini espropriati del loro territorio in conseguenza delle scelte dissennate del Governo in materia di realizzazione della linea di Av Torino Lione.

Per questo il pronunciamento favorevole del Tribunale di Torino alla richiesta dei dicasteri di Interno, Difesa ed Economia a costituirsi parte civile nel processo contro i NoTav ha il sapore della beffa pure a fronte del rigetto dell’istanza della Presidenza del Consiglio a costituirsi essa stessa parte civile.

L’istanza della Presidenza del Consiglio, senza il senso del ridicolo, era motivata dal “danno d’immagine del Paese” e dalla “sottrazione di una parte della sovranità nazionale su una parte del territorio nazionale”. Quello del Tribunale di Torino è un colpo al cerchio e uno alla botte che non cambia la sostanza di un processo che al di là di essere rivolto contro cinquantaquattro imputati, rei di avere resistito allo sgombero di un presidio Notav e all’occupazione militare di una porzione della Valsusa, è anche nel senso di delegittimare la lotta decennale di una popolazione contro il saccheggio di un intero territorio. Rifondazione Comunista ribadisce la sua solidarietà al movimento  NoTav

Torino, 31.05,2013                         Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc Torino

CRISI: BCE SOTTO ASSEDIO, OLTRE 2000 BLOCCANO ACCESSO A EUROTOWER

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dritti al cuore della dittatura, bravi tedeschi!

 1. NON CI SONO PIÙ LE PROTESTE DI UNA VOLTA: LA BCE VIENE ASSEDIATA DA 3MILA MANIFESTANTI DI “BLOCKUPY”, CONTRO L’AUSTERITÀ E GLI SCIACALLI DELLA FINANZA. MA DOPO 3 ORE DI CASINO, SE NE VANNO: “ORA ALLA DEUTSCHE BANK. POI ALL’AEROPORTO” (VIDEO) – 2. IL MOVIMENTO “OCCUPY” È STATO DECLASSATO A UNA VERSIONE LIGHT: SE A PUERTA DEL SOL E WALL STREET CI SI PIAZZAVA PER SETTIMANE, ORA SI FANNO MINI-AZIONI DI DISTURBO – 3. QUEI MOVIMENTI NON SONO RIUSCITI A COINVOLGERE UN NUMERO SIGNIFICATIVO DI GIOVANI: LE BATTAGLIE SARANNO ANCHE GIUSTE, MA GLI UNICI CHE CI SI DEDICANO A TEMPO PIENO SONO UN NOCCIOLO DURO DI HIPPIE E “ANTAGONISTI”. I “GGIOVANI” NORMALI SONO TROPPO DEPRESSI DALLA DISOCCUPAZIONE O RINCOGLIONITI DALL’IPHONE – 4. PERCIÒ, CI SI ACCONTENTA: “L’OBIETTIVO È IMPEDIRE LE NORMALI OPERAZIONI AI DIPENDENTI”, DICE IL PORTAVOCE. MA LA BANCA CENTRALE DI DRAGHI È RIMASTA OPERATIVA – 5. DOMANI SI CELEBRA IL VENTENNALE DELLA BCE, E SI ATTENDONO 20MILA MANIFESTANTI –

 1 – VIDEO – IL MOVIMENTO ANTICAPITALISTA BLOCKUPY “INVADE” FRANCOFORTE


Da “Euronews”

 2 – CRISI: BCE SOTTO ASSEDIO, OLTRE 2000 BLOCCANO ACCESSO A EUROTOWER

(AGI/AFP/REUTERS) – La Banca centrale europea (Bce) e’ sotto assedio: migliaia di persone si sono radunate intorno all’Eurotower a Francoforte per protestare contro le politiche di austerita’ promosse. Per gli organizzatori del movimento Blockupy, i manifestanti sono 3mila, 2.500 per le forze dell’ordine. Centinaia di poliziotti sono stati schierati nel centro della capitale economica della germania in tenuta anti-sommossa e con i cani alsaziani, supportati anche da cannoni ad acqua e dalla sorveglianza aerea di elicotteri.

 BLOCKUPY FRANCOFORTE

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 Sfidando la pioggia e urlando slogan come “l’umanita’ prima del profitto”, i manifestanti hanno bloccato le strade d’accesso agli uffici della Bce, incluse quelle che portano al quartier generale della Deutsch Bank nel distretto finanziario della citta’. Secondo un portavoce delle forze dell’ordine, “manifestanti hanno tentato di superare le barriere”, ma la polizia e’ intervenuta per respingerli, usando anche spary urticante. Altri hanno lanciato pietre e ci sono stati alcuni contatti tra attivisti e forze dell’ordine, ma nel complesso la protesta e’ stata finora pacifica.

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 “L’obiettivo del blocco e’ impedire le normali operazioni” alla Bce, ha spiegato il portavoce di Blockupy, Martin Sommer, precisando che alcune dipendenti presentatisi al lavoro sono stati invitati a tornare a casa dai manifestanti. Da parte sua, l’organizzazione ha fatto sapere, tramite un comunicato, che “la Bce restera’ operativa durante la dimostrazione” e che, in cordinamento con la polizia, sono state prese misure per garantire la sicurezza degli impiegati.

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 Diversi istituti di credito hanno invitato i propri dipendenti a prendersi un giorno di vacanza. Domani, in occasione del 15esimo anniversario della creazione della Bce, e’ stata indetta una grande manifestazione nel centro citta’ alla quale sono attesi 20mila partecipanti.

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 3 – BCE: ‘E’ BLOCCATA’, BLOCKUPY CANTA VITTORIA E LASCIA AREA

(ANSA) – “La Bce è bloccata”. Canta vittoria e sostengono che il blocco degli ingressi della Banca centrale europea sia riuscito, decretando il successo dell’azione di disturbo di ‘Blockupy’. Il movimento che ha invaso l’area dell’Eurotower con migliaia di manifestanti.

 Ma dopo tre ore, i militanti hanno già lasciato il sito della Banca centrale europea a Francoforte. I manifestanti si sono diretti verso la Deutsche Bank, secondo NTV, e vorrebbero proseguire la protesta all’aeroporto subito dopo.

 

Dittatura 3.0 – L’Italia dei Soviet, dei Commissariamenti e dei Gamberi

Venerdì,  Maggio 31st/ 2013

 – L’Approfondimento di C. Alessandro Mauceri

 EURSS-Italy: La Politica dei piccoli passi verso il baratro – Dalla Perdita della privacy al commissariamento totale 

delle finanze e dei conti

 – Dalla gogna continentale alla rottamazione finale della Costituzione. Siamo alla Follia Completa!

 Troppa acqua sotto i ponti…

 Roma – A.D. 1996: fu introdotta una legge, la L. 675, con la quale il governo italiano, nel rispetto degli Accordi di Schengen, prevedeva una serie di misure volte a garantire la privacy dei cittadini e, per questo, istituiva anche l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali. Per la cronaca, il codice in materia di protezione dei dati personali fu poi modificato con il DLgs. 196/2003, passato alla storia come «Testo unico sulla privacy». Con il tempo, a questa legge furono affiancate altre disposizioni concernenti specifici aspetti del trattamento dei dati, che furono poi unificate nel Testo Unico, entrato in vigore il 1º gennaio 2004. La legge, quindi, nasceva – ribadiamo – per allinearsi con gli Accordi di Schengen, ovvero con le disposizioni dell’Unione Europea e per dare attuazione alla direttiva 95/46/CE del Parlamento Europeo, e del Consiglio, relativa alla tutela dei dati personali. Ma, come vedremo, di acqua ne è passata sotto i ponti. Anzi, essa è proprio strabordata dagli argini! Vediamo perchè.

 URSS-Italy – Il Commissariamento automatico del Soviet Monti

 A meno di dieci anni di distanza, il signor Monti decise di modificare la legge in vigore con l’adozione della norma introdotta dagli art. 11 e 11 bis del DL 201 del 2011, decreto successivamente convertito nella L. 214/2011. Per farla breve, Governo e Parlamento avevano deciso che privati e non, titolari di un conto corrente o di un deposito amministrato, non erano più soggetti la cui privacy andava “tutelata”. In base alla nuova legge – nei confronti della quale lo stesso Garante della Privacy manifestò formalmente la propria perplessità, ma nulla di più –  informazioni sui conti correnti e sui rapporti finanziari con gli intermediari finanziari, quali istituti di credito e Poste, dovevano essere trasmesse all’Agenzia delle Entrate: non più solo in caso di presunta violazione della legge (e solo nell’ambito di specifiche indagini autorizzate dalla magistratura) ma “in automatico”. Di fatto, la norma introdotta da Monti sanciva che banche, imprese di investimento, società di gestione del risparmio (SGR), fiduciarie e società di assicurazione avrebbero dovuto inviare, con cadenza periodica, all’Anagrafe Tributaria (l’archivio dell’Agenzia delle Entrate introdotto dal DPR 605/1973 che censisce tutti i contribuenti italiani) sia i dati anagrafici che il codice fiscale dei legittimi intestatari, insieme ai delegati e al tipo di rapporto intrattenuto come previsto dall’art. 7 del decreto 605/73, con indicazioni circa gli importi delle movimentazioni nei conti e le operazioni fuori conto (ad esempio cambio valuta estera, cambio assegni, richieste di bonifici per contanti e altri).

 Verso la perdita dei dai sensibli

 Proprio in considerazione delle modifiche che una simile norma inevitabilmente avrebbe comportato sul piano della tutela dei diritti dei cittadini, il Garante per la Privacy  intervenne, dopo aver espresso alcuni dubbi circa la sua ammissibilità, affermando che le informazioni necessarie per l’azione di contrasto all’evasione fiscale erano già disponibili, come del resto aveva già fatto rilevare in una nota del 17 Aprile 2012, sottolineando la necessità di tutelare la sicurezza dei dati, se non nell’oggetto almeno nei modi. Subito apparvero evidenti diverse lacune procedurali che avrebbero potuto causare la perdita di dati riservati e sensibili.

  Il Garante chiese misure di sicurezza all’Agenzia delle Entrate

 L’Autorità chiese allora all’Agenzia delle Entrate di integrare lo schema di provvedimento con una dettagliata serie di misure di sicurezza, che imponessero agli operatori finanziari e alle banche di adottare meccanismi di cifratura durante tutti i passaggi interni; di limitare l’accesso ai dati ad un numero ristretto di incaricati; di aggiornare costantemente i sistemi operativi e i software antivirus e antintrusione; di prevedere l’eventuale conservazione dei dati solo in forma cifrata e per un tempo limitato. L’Agenzia delle Entrate, inoltre, avrebbe dovuto predisporre canali telematici adeguati alla comunicazione della mostruosa quantità di dati. Sostanzialmente, però, non si mosse foglia!

 EURSS – Nuove politiche di Iper-Commissariamento UE

 Anzi, la macchina che mirava alla totale e ingiustificata distruzione della privacy dei cittadini non si è fermata. Essa, al contrario, è salita di livello e ha deciso di scavare più a fondo. Così, poche settimane fa, i ministri dell’Economia dei ventisette, come detto (vedi articolo in allegato) si sono riuniti a Bruxelles per l’Ecofin con, all’ordine del giorno, il “contrasto al fenomeno dell’evasione fiscale”. Obiettivo – vedi “Qui Europa”, Giovedì 23 Maggio – è stato quello di dare mandato alla Commissione di avviare le procedure per attuare lo scambio delle informazioni bancarie n on solo all’interno dei singoli Stati, ma tra i Paesi europei e le istituzioni di cinque Stati non membri: Svizzera, Andorra, San Marino, Monaco e Liechtenstein. Michael Noonan, presidente di turno dell’Ecofin disse in merito: “Mi aspetto che l’Ecofin dia mandato alla Commissione per rinegoziare gli accordi sul fisco con i Paesi non facenti parte dell’Unione: questa sarà la base per la revisione della direttiva risparmio, che aumenterebbe lo scambio di informazioni in materia fiscale, abbattendo così il segreto bancario”. In pratica – leggendo tra le righe – un invasivo commissariamento ai danni dei correntisti, col pretesto di una tardiva pseudo-guerra al finora onnipotente e tolleratissimo segreto bancario. Ma che fantasia! E che tempismo perfetto quest’eurocasta!

 Diritti dei Cittadini –  I passi in avanti … verso il fosso

 Nessuno intende negare l’importanza della lotta all’evasione fiscale, intendiamoci, anche se in un regime da usura legalizzata qual è il nostro, viviamo in un costante paradosso e parlare di evasione è davvero poco credibile… per usare un eufemismo. Tuttavia vanno sempre considerati i diritti dei cittadini. Ma quest’ultima – come ormai chiaro – non sembra più essere una priorità e quindi, prima ancora che potesse diventare operativa e funzionale la normativa introdotta dal signor Monti, l’Italia (da sempre “ligia” – si fa per dire – al proprio dovere, nel rispettare i regolamenti comunitari, vantando il primato in procedure d’infrazione Ue – vedi articoli in allegato) ha fatto un ulteriore “passo in avanti”, ma in senso opposto ( verso il baratro) cioè nella consapevole e premeditata violazione dei diritti degli Italiani. Un salto indietro, dunque, minimo di quaranta/cinquant’anni! Qualche malpensante in giro per la redazione parla addirittura di un “teletrasporto” negli Anni Trenta/Quaranta della Russia Stalinista. Voi che dite?

   Regime 3.0 – Ci Commissariano tutto… anche le mutande

 Vista tale situazione il Garante della Privacy si era riservato di effettuare delle verifiche preliminari sulle procedure adottate, che prevedevano – sempre in termini di violazione della privacy e della mancanza di tutela dei diritti civili l’accesso da parte dei Comuni alle banche dati e alle dichiarazioni dei contribuenti. Ma con la firma, ormai prossima, del direttore dell’Agenzia delle Entrate, l’Anagrafe Tributaria di fatto distruggerà definitivamente la privacy bancaria: in pratica, tutti i movimenti bancari (e non solo alcuni o quelli significativi ai fini della lotta all’evasione fisc ale) incluse spese con carta di credito, cassette di sicurezza e via discorrendo, saranno destinati all’anagrafe fiscale. Nell’occhio del Grande Fratello finiranno il conto corrente, il conto deposito titoli e obbligazioni, il conto di deposito a risparmio, la gestione patrimoniale, i buoni fruttiferi postali, azioni, le cassette di sicurezza, i bancomat, i contratti derivati, le garanzie, i crediti, i finanziamenti, i fondi pensione, le partecipazioni, i prodotti assicurativi e – persino –  l’acquisto di vendita di oro e metalli preziosi. Tutto!

 Regime 3.0 – L’Incrocio e la gogna continentale

 E non basta,i dati verranno incrociati con quelli del celeberrimo “Redditometro”, ovvero con lo strumento che già di per sé aveva sollevato critiche tecniche e formali circa la propria praticità, legittimità e funzionalità. Lo stesso redditometro che per tutelare la privacy dei cittadini avrebbe dovuto contenere dati in forma anonima. Mah! Non solo, ma grazie a quanto concordato con i suoi omologhi europei dal nuovo Ministro dell’Economia, Saccomanni (lo stesso che – guardacaso – ha dimenticato di fermare l’aumento dell’IVA e che si è vantato di aver rinviato al 2014 il pagamento da parte dei contribuenti italiani dell’infrazione derivante dalla procedura UE nei confronti dell’ILVA di Taranto) i dati non sara nno più fatti circolare solo in Italia, ma in tutta Europa. Con  conseguente aumento esponenziale dei rischi di violazione della privacy e di accesso a tali dati da parte di soggetti non autorizzati. L’apoteosi del caos, insomma!

 EURSS – Qui Giace l’obsoleto elenco… chiamato Costituzione

 Così, passo dopo passo, prima il governo Monti e ora il governo Letta hanno di fatto privato i cittadini dei loro diritti costituzionali. Resta solo da chiedersi quale sarà il prossimo passo. Forse l’obbligo di mettere delle telecamere nelle abitazioni di tutti i cittadini per vedere cosa fanno a casa propria? Beh, a quanto pare a Catanzaro – prima città d’Europa che presto potrebbe vedere poste sotto controllo totale piazze, strade e principali arterie d’accesso alla città (attraverso l’inquietante piazzamento di circa 900 telecamere fornite dalla ditta israeliana Bunkersek, leader mondiale nel settore) l’incubo horwelliano in questione potrebbe divenire presto realtà o quasi… (e come trattato non è uno scherzo – vedi articolo in allegato – Qui Europa, 6 Aprile 2013). Oppure – ci chiediamo – il prossimo passo delle neo-commissioni pseudo-staliniste potrebbe essere l’accesso a tutte le comunicazioni effettuate? Sempre che già non lo si stia facendo! Già negli anni Ottanta in merito furono presentate numerose interrogazoni scritte all’Europarlamento, e formali denunce a sostegno di tale tesi. Detto ciò, forse sarebbe bene che gli Italiani cominciassero a rileggere il Grande Fratello di George Orwell prima che qualcuno proponga al Parlamento europeo di cambiare il nome dell’Europa in Eurasia, o in EURSS. Ormai è solo davvero questione di dettagli!

 C. Alessandro Mauceri  (Copyright © 2013 Qui Europa)

http://www.quieuropa.it/dittatura-3-0-litalia-dei-soviet-dei-commissariamenti-e-dei-gamberi/

 

Il Nord sta cedendo: record di fallimenti e concordati preventivi

di ALTRE FONTI

 MILANO – La novità è soprattutto geografica. La corsa dei fallimenti, arrivata al nuovo record storico di 3.582 unità nel primo trimestre e quasi raddoppiata a quota 6.350 a fine maggio, si concentra infatti a Nord, nella parte manifatturiera del Paese. Dove i tassi di crescita delle chiusure sono quasi ovunque a doppia cifra, peggiorando o addirittura invertendo drasticamente il trend precedente. Nel Nord-Est, ad esempio, i default balzano del 24,4%, un tasso sei volte maggiore rispetto al 2012, mentre in Veneto si passa da un confortante -5,9% dello scorso anno ad un drammatico +22,6% tra gennaio e marzo.

 Situazione ancora peggiore in Lombardia ed Emilia-Romagna, a testimonianza della gravità della crisi che colpisce il nostro apparato produttivo, dove nemmeno la tenuta dell’export è sufficiente a mantenere livelli di attività adeguati per le imprese. «Il Nord è il motore del Paese – spiega il presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato – ed è per questo che la crisi di quest’area genera un allarme maggiore, come ha ricordato il presidente Squinzi. Qui in Veneto soffrono in particolare terzisti e Pmi, in grande difficoltà nel trovare sbocchi diretti nei mercati più remoti. Lì si vince solo con prodotti a valore aggiunto, con qualcosa di speciale e innovativo. Ma è chiaro che la ridotta dimensione delle imprese in questa fase aggrava gli effetti della recessione, proprio perché limita le potenzialità sia nella ricerca che nella distribuzione». La chiusura di attività registrata nei numeri di Cerved Group è in fondo la “logica ” conseguenza degli altri dati che raccontano la gravità di questa recessione, come ad esempio i 19 cali consecutivi mensili per la produzione industriale oppure i 56 miliardi di ricavi persi dalla nostra manifattura nel biennio 2012-2013. Shock difficili da assorbire, soprattutto perché arrivano dopo la grave crisi del 2009, che già aveva messo a dura prova la tenuta delle imprese.

 Riduzione di attività che si traduce nei primi tre mesi del 2013 in un deciso aumento dei default registrati da Cerved Group, saliti in media del 12,2% rispetto allo scorso anno con una accelerazione del 16% se si allarga lo sguardo fino a maggio, ma che si concretizza più in generale nella liquidazione di 19mila aziende in bonis, senza procedure concorsuali, dato in crescita del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2012. Anche in questo caso, anche per le aziende che volontariamente decidono di cessare la propria attività, i tassi più alti di crescita sono per Nord Est e Nord Ovest, con un aumento che sfiora il 10%, dunque quasi doppio rispetto alla media nazionale.

 Altro dato significativo è l’aumento dei concordati preventivi, quasi raddoppiati nel primo trimestre soprattutto per la spinta della modalità “in bianco” (possibile dallo scorso settembre), cioè senza un piano dettagliato di risanamento. Tra gennaio e marzo le istanze presentate, quasi tutte utilizzando questa possibilità, sono state ben 1.300, già oltre l’intero ammontare dei decreti emessi nel 2012 (si veda altro articolo).

 Nel Nord del Paese, tuttavia, non c’è oggi solo un problema di chiusure, concordati o fallimenti ma si avverte anche una difficoltà crescente nel creare nuove attività imprenditoriali. Così, se il saldo della nati-mortalità delle imprese per il primo trimestre indica per l’intero paese un saldo negativo pari allo 0,51% dello stock esistente, per tutte le regioni del Nord ad eccezione della Lombardia (-0,28%) il bilancio è sistematicamente peggiore: dal -0,66% del Veneto, al calo che sfiora il punto percentuale per Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia e Veneto. Numeri negativi che portano ben sei province delle regioni settentrionali agli ultimi dieci posti in Italia per bilancio di nati-mortalità, con lo stock di aziende localizzate a Vercelli, Imperia, Aosta, Parma, Piacenza e Sondrio in calo di oltre un punto percentuale.

 da: www.ilsole24ore.com

http://www.lindipendenza.com/il-nord-sta-cedendo-record-di-fallimenti-e-concordati-preventivi/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-nord-sta-cedendo-record-di-fallimenti-e-concordati-preventivi

 

La nascita del Sacro Romano ImpEuro

di Piero Valerio

Esistono diversi modi per raccontare la Storia. Uno è quello cronologico-analitico, che mette in fila le date e i fatti cercando di creare delle precise connessioni di causa ed effetto e dei collegamenti sempre più ampi e intrecciati degli eventi. L’altro è quello idealistico-romanzato, che pur non trascurando l’attinenza ai fatti accaduti cerca di rileggerli in una chiave più intimistica, soggettiva e coinvolgente. Nel primo metodo prevale l’oggettività, il distacco freddo e scientifico dai fatti che si stanno narrando, nel secondo la soggettività, la partecipazione emotiva e febbrile agli eventi nei quali ci si sente intimamente coinvolti. Entrambe queste metodologie di narrazione sono speculari e complementari: non si può essere sufficientemente lucidi, distaccati ed obiettivi se prima non si è vissuto emotivamente e appassionatamente ciò di cui si sta parlando, e d’altra parte non si può raccontare con passione e intensità c iò di cui non si conosce l’esatta evoluzione cronologica dei fatti. Nel testo che vi propongo oggi, scritto con brillantezza ed efficacia da Francesco Mazzuoli che mi ha gentilmente concesso la possibilità di pubblicarlo sul blog, prevale sicuramente il secondo aspetto della narrazione della Storia: quello romanzato, passionale, emotivamente coinvolto.

Eppure ad una lettura più attenta del testo noterete che non manca nulla della rispondenza ai fatti, ai dati e agli eventi di cui abbiamo tanto discusso in questi mesi. Il racconto, che oltre a ripercorrere i più importanti fatti degli ultimi trenta anni tenta di prevedere un possibile epilogo dell’attuale vicenda italiana ed europea, è lucido e obiettivo come pochi altri. Il processo storico che dalla lenta ma inesorabile distruzione delle istituzioni democratiche nazionali sta portando in Europa alla nascita di un Impero Oligarchico e Totalitario, viene minuziosamente analizzato fin nei minimi dettagli. Un Impero si costruisce o con la brutalità della guerra o con la costante guerriglia tecnica della burocrazia e della diplomazia, ma alla fine queste due forme di violenza che spesso coesistono insieme conducono allo stesso risultato: la sudditanza, la schiavitù, la paralisi di ogni capacità di reazione, ribellione, rinascita. Siamo italiani, siamo europei, conosciamo bene quanto fallaci, stantie e dolorose siano tutte le forme di imperio antidemocratiche che mortificano la partecipazione popolare e la difesa del bene comune.

Ribelliamoci adesso, prima che sia troppo tardi. Quantomeno per rispetto dei nostri antenati che hanno sacrificato le loro vite e sono morti per lasciarci in dote la forma di governo, che per quanto delicata e infinitamente migliorabile, è quella che meglio si concilia con la nostra ancestrale idea di Bene e Solidarietà Universale: la Democrazia. Buona lettura.

LA NASCITA DEL SACRO ROMANO IMPEURO (di Francesco Mazzuoli)

E quindi uscimmo  a riveder le stelle.

Dante, Inferno. Canto XXXIV

Il 1978 fu  un anno fondamentale per la storia italiana.

Con l’omicidio Moro, abilmente orchestrato dai poteri forti, si chiuse una stagione di politiche di espansione della democrazia e del benessere nel nostro Paese. Una politica di concessioni democratiche dettate – sotto l’ egida americana – dalla pressione del blocco sovietico e dal terrore che i partiti che si ispiravano all’ideologia comunista riuscissero a prendere il potere. Eliminata la scomoda figura di Moro e boicottato il compromesso storico, le classi dominanti nostrane, alleate al grande capitale industriale e finanziario internazionale, partirono alla riscossa, scagliando – esse per davvero – l’attacco al cuore dello Stato.

L’indirizzo economico della società fu orientato in senso liberistico, in modo da sottrarre ricchezza allo Stato e al lavoro (la quota salari nel 1976 toccò il suo apice), per trasferirla al capitale  e alle rendite private italiane e straniere, in un momento in cui il grande capitale si stava sempre più finanziarizzando e reclamava nuovi mercati internazionali per fare profitto.Ma c’era troppo pubblico, troppa presenza dello Stato, troppi diritti, troppe tutele: i grandi capitali pretendevano una deregolamentazione completa. Sui giornali compariva spesso questa parola: Deregulation. In inglese suonava bene, specie se a pronunciarla erano Ronald Reagan, che era stato anche attore, o Margareht Thatcher, che pareva la protagonista di un romanzo di Agatha Christie: un’inappuntabile signora con, nell’armadio, gli scheletri di diverse famiglie di operai.

Occorreva tempo, ma l’oligarchia finanziaria voleva mano libera per poter privatizzare tutto. Voleva arrivare all’eliminazione delle prestazioni erogate dagli Stati per poterle privatizzare: voleva l’istruzione, la sanità, il welfare. Nessuno, naturalmente, parlò mai di oligarchia industriale e finanziaria. Nessuno disse mai di chi realmente si trattasse. Si chiamavano mercati. Era l’apertura ai mercati, e si diceva liberalizzare. Sapeva di libertà, mentre le cose finivano sotto un padrone. Per sostituirsi agli Stati, però, questi nuovi padroni avevano bisogno che gli stessi non potessero più finanziarsi a tassi agevolati e in modo indipendente. Ottennero, allora, che gli Stati rinunciassero alla sovranità monetaria, per devolverla a istituti privati, non democratici e non elettivi, controllati, direttamente o indirettamente, non da legittimi governi, ma dagli stessi oligarchi della finanza.

Fu chiamata, vergognosamente, dottrina delle banche centrali indipendenti. Ci fu il fatidico divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, causa remota e celata dell’esplosione del debito pubblico. Ma la colpa fu attribuita alla classe politica corrotta e sprecona, che finanziava le proprie clientele. Volevano, poi, la libera circolazione dei capitali e l’eliminazione del rischio di cambio, propalato come un moltiplicatore non dei pani e dei pesci, ma degli scambi commerciali. Così, dopo la liberalizzazione del settore bancario e la successiva creazione di gigantesche banche private – liberate anche da vincoli prudenziali a tutela dei risparmiatori e lanciate nella speculazione sfrenata – vennero lo SME, il Trattato di Maastrichtl’Euro, il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact.

Era stata, finalmente, creata una zona cosiddetta di libero” scambio, con una unica moneta, entrambe completamente assoggettate ai dettami dell’oligarchia finanziaria. Una zona dove le Costituzioni Democratiche erano state di fatto sovvertite e sostituite dal diritto dei Trattati; dove i diritti dei cittadini non erano più tutelati e le prestazioni fondamentali dello Stato non più garantite; dove tutto era in via di privatizzazione e dove i cittadini, costretti ad aprire un conto in banca, non potevano nemmeno più disporre liberamente dei contanti. Una zona in cui Stati, una volta tra i più progrediti al mondo, erano stati colonizzati e costretti a finanziarsi con moneta straniera, controllata dagli stessi oligarchi. E dove ormai svolgevano esclusivamente il ruolo di esattori per il Potere Centrale.

Si era sotto una terribile dittatura, anche se formalmente la propaganda impiegava il termine democrazia ad ogni piè sospinto. Giornali, che nel nome e nei contenuti dichiaravano di ispirarsi alle virtù della Res-Publica, e considerati dai più difensori degli interessi del popolo, erano i più strenui apologeti dell’Impero. Questa moneta unica, invocata dai burocrati-sacerdoti della finanza come una divinità monoteistica, irreversibile come il Giudizio Universale, stava, assieme ai vincoli dei Trattati, svolgendo  egregiamente il ruolo per cui era stata progettata. Non potendo essere riequilibrate dalla flessibilità del cambio, infatti, le asimmetrie delle bilance dei pagamenti tra le diverse province imperiali, imponevano il contenimento dei salari, rendendo soddisfatti i capitalisti e i rentiers, che non vedevano i propri guadagni erosi dal mostro me dioevale dell’inflazione. E un’altra virtù santa, la continenza, entrava di forza nel bagaglio dei comportamenti dei cittadini-sudditi, accusati fino a quel momento, di aver vissuto al di sopra dei propri mezzi.

Inoltre, l’oligarchia centrale stava completando il suo progetto di annessione, impadronendosi delle industrie migliori dei Paesi periferici, che impossibilitate dal cambio rigido e sopravvalutato ad esportare secondo le proprie potenzialità, entravano in una spirale debitoria e vedevano precipitare i propri corsi azionari. Le industrie ancora in mano pubblica, invece –  alcune veri e propri gioielli, anche se dipinte come sentine del vizio e dell’inefficienza – ci avrebbero pensato le classi politiche locali, corrotte e colluse, a liquidarle al Potere Centrale, in ottemperanza a vincoli di bilancio, che, addirittura, erano stati trasformati in vincolo costituzionale.

Frattanto, la crisi dei mutui subprime, (cioè la concessione di prestiti a chi non sarebbe stato in grado di rimborsarli, sui quali erano stati costruiti prodotti finanziari derivati truffaldini, ammanniti come sicuri e lucrosi), era esplosa al di là dell’Atlantico. Tale crisi, importata in Europa grazie alle grandi banche degli oligarchi imperiali, che speculavano sugli stessi prodotti finanziari, aveva acuito i problemi strutturali della cosiddetta Eurozona. I paesi membri, non potendo agire sulla leva del cambio, avevano visto peggiorare tutti gli indicatori economici. Le banche, che avevano avuto grandi perdite con i derivati e avevano prestato denaro alla periferia, facevano fatica a riavere indietro i prestiti. Molte entrarono in crisi di liquidità. Le perdite furono riparate dagli Stati, che ricapitalizzarono le banche degli oligarchi con denaro pubblico. Ovviamente, il debito pubblico esplose ovunque. Ma proprio a quel debito gli oligarchi imputarono l’origine della crisi e dissero che era causato dagli sprechi delle caste statali.

La propaganda tuonava: si disse che la corruzione e gli sprechi fossero caratteristiche congenite del pubblico. Bisognava privatizzare ancora. Gli Stati tassarono ulteriormente i cittadini per rientrare delle spese sostenute per i salvataggi bancari. Ma la disoccupazione e il crollo dei salari stavano uccidendo la domanda interna. La maggior parte delle piccole e medie imprese, entrarono in una grave crisi e ci fu una moria che de-industrializzò in modo importante il Paese. Ogni due ore chiudeva un esercizio commerciale. Il gettito fiscale crollò e ciò favorì ulteriormente il disegno degli oligarchi: le dinamiche di svendita del patrimonio pubblico e di definitiva colonizzazione degli Stati venivano accelerate, anche grazie a politiche pro-cicliche che – in dispregio a qualunque buonsenso – acceleravano la crisi, ma furono chiamate, con un ossimoro, austerità espansiva.

I cittadini, privati di tutto, erano davvero divenuti austeri. Continenza e austerità venivano predicate alla gente che si suicidava. Togliersi la vita era, infatti, all’ordine del giorno. Sètte di millenaristi percorrevano il Paese. Professori eretici; giudici che perseguivano ordini cavallereschi deviati; alti magistrati che agitavano la Costituzione come vessillo. Predicatori di piazza furoreggiavano e riuscirono perfino ad entrare in Parlamento, dove, però, qualcuno cominciò a dubitare della loro buona fede. Altri, vox clamantis in deserto, richiamava tutte le voci protestatarie all’unità di intenti. Ma i bassi personalismi e l’insipienza del volgo facevano sì che la maggioranza della popolazione vagolasse nelle tenebre senza sapere a quale partito rivolgersi…

E sopra a tutto, al vertice della piramide imperiale, un progetto buio di dominio si delineava: i ribelli lo chiamarono mondialismo e stendeva le sue ali oscure su tutta la Terra. Una casta usurocratica, che sfidava il potere divino, sognava per sé di accentrare e controllare tutte le ricchezze e le risorse del pianeta. E il possesso completo dell’Europa era il banco di prova. La crisi si avvitava e i quartieri generali dell’Impero temevano per l’ordine pubblico. Poi, una mattina di domenica 28 Aprile 2013, a Roma, davanti a Palazzo Chigi, qualcuno sparò

Prosegue l’autore…

Ma il pilota automatico guidava il popolo come la Grazia. Ad alcuni blasfemi sovvenne anche un dubbio: non sarà quella del Presidente Napolitano? Proprio nel giorno dell’attentato, dopo mesi di conciliaboli, fu eletto il Nuovo Governo della provincia, che ancora portava il nome di Italia. L’Esecutivo fu presentato come Nuovo, ma era solo un’operazione di facciata: all’interno nessuno dei membri osava mettere in discussione i vecchi Articoli di Fede e i sacri vincoli di obbedienza al Potere Centrale, primo fra tutti il vincolo di bilancio. I nuovi luogotenenti, secondo un piano scaltro quanto prevedibile, finsero di allentare la pressione fiscale: un espediente per ottenere la tregua sociale necessaria a lavorare in pace alla missione per la quale erano stati prescelti.

Così il popolo assaggiò, tapino, che cosa fosse la cornucopia delle mitiche riforme strutturali, che da decenni erano state prospettate come gli orizzonti di una sfolgorante terra promessa. La Riforma della Costituzione le avrebbe sancite, immolando sull’altare del profitto privato il benessere collettivo. Si aprì una fase costituente. La vecchia Carta del ’48, infarcita di tutele obsolete, venne riscritta, in modo che i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali non fossero più garantiti. Il welfare fu largamente privatizzato, per non gravare in modo insostenibile sul bilancio statale. Ci furono conseguenze funeste, che abbassarono ulteriormente il tenore di vita degli abitanti della provincia.

Il lavoro non fu più un diritto, ma una dura conquista. La disoccupazione, si diceva, nelle economie di mercato è un fatto fisiologico, che ha un livello naturale. Anche il suicidio per disoccupazione divenne, così, un fatto naturale. La sanità non fu più un buco nero dello Stato, che tante ruberie e malversazioni aveva originato, perché la sua tutela fu affidata ai privati. I costi, però, lievitarono enormemente, e ammalarsi divenne una calamità per i meno abbienti, che diventavano sempre più numerosi. L’età della pensione fu rimandata nel tempo, come un sogno irrealizzabile. Per alcuni, infatti, l’età pensionabile non arrivò mai, sopraggiungendo prima la morte. Per altri, più fortunati, essa arrivò, ma non i frutti delle contribuzioni di una vita, che i fondi pensione avevano bruciato in speculazioni avventate.

Le ultime industrie pubbliche e i beni demaniali furono svenduti alle oligarchie centrali. In obbedienza al pareggio di bilancio e alle altre “regole d’oro” del Fiscal Compact, la riduzione del debito pubblico doveva procedere a tappe forzate. Inoltre, la crisi aveva ridotto il gettito fiscale. E, se non bastasse, attraverso le agenzie di rating, nelle mani degli stessi oligarchi, in ogni momento poteva essere agitato il potere divino e ricattatorio dello Spread, capace di scatenare emergenze fittizie, alle quali, però, si doveva rispondere in modo insindacabile. Come già era avvenuto nel 1992, le industrie dello Stato furono vendute a prezzo di saldo; ma si  scrisse che quelle industrie erano inefficienti e improduttive, e, quando si era potuto, le si era  coinvolte in scandali montati ad arte.

L’Euro fu abbandonato dal Potere Centrale.

Sostituito da nuove divise dai cambi liberamente fluttuanti nell’etere dei mercati. Aveva esaurito il suo potere alchemico di trasformare i debiti dell’unificazione germanica in crediti, e le province rivali in popoli conquistati, annessi e saccheggiati. La svalutazione del cambio favorì, finalmente, le industrie della provincia, ma ormai esse erano tutte in mano agli oligarchi centrali. Le popolazioni locali non ottennero alcun sostanziale beneficio: si resero sì disponibili posizioni lavorative, ma esse erano di basso livello e di bassissima retribuzione. E il Leviatano della Tassazione riprese, più crudele e vessatorio che mai. Vanificate le residue speranze in una vita migliore – promessa rinviata, come in ogni religione o stato totalitario, a data  inverificabile – il popolo cominciò a comprendere di essere stato ingannato. La rabbia montava.

Il Potere non vedeva l’ora che ciò accadesse e soffiava di nascosto sul fuoco, come già nel secolo precedente aveva imparato a fare in quella che si chiamò strategia della tensione. Anche gli ingenui cominciavano a capire quale ruolo avessero sempre giocato i servizi segreti, abili a mimetizzarsi tra gli oppositori e a fomentare incidenti e scontri. Ma i sistemi di controllo dell’Impero oggi erano più raffinati: internet consentiva di tenere sotto stretta  sorveglianza – e alla bisogna ricattare –  praticamente tutta la popolazione e di identificare gli attivisti e i dissidenti, uno ad uno. Lo Stato di polizia, non solo tributaria, divenne palese e una Forza di Gendarmeria Europea, chiamata Eurogendfor, con potere illimitato e totale immunità, nacque dalle ceneri di quelli che una volta erano corpi militari fedeli alle costituzioni nazionali.

La repressione delle sommosse fu spietata e la sicurezza divenne il pretesto per un regime ancora più opprimente, che non lasciava più spazio ad alcuna privacy o libertà personale. I contanti furono definitivamente aboliti e tutte le transazioni monetarie rese elettroniche. Ciò consentiva alle banche di lucrare sulle transazioni e al Potere Centrale di tenere sotto osservazione e aggredire qualunque movimento finanziario della popolazione. I ribelli, furono dotati di carte prepagate al limite della sussistenza. La dittatura aveva mostrato il suo vero volto e ormai tutti lo potevano riconoscere. Ma era tardi.

Scriveva un Italiano:

La situazione è gravissima e compromessa al punto che occorrerebbe un fronte comune di tutti gli Italiani. Purtroppo, nel nostro Paese esiste un limite culturale enorme: l’assenza del concetto di bene comune. “Extra ecclesia nulla salus”, diceva S. Agostino. E l’Italiano vive all’interno della sua ecclesia, famiglia o conventicola, dove entra o per diritto di nascita o per cooptazione, e poco gli cale che il suo orticello, il suo “particulare”, si trovi nel Lazio, in Italia, in Europa, o nel mondo. Ecco perché la colonizzazione ha sempre avuto buon gioco nel nostro sventurato Paese, ecco perché l’Italiano non ha mai fatto una rivoluzione, ed ecco perché l’Italia non offre – ne offrirà mai – alcuna resistenza al progetto del mondialismo, che vedrà presto la creazione di un’area di libero scambio tra Ue e Usa. L’impossibilità di salvar e l’Italia è una impossibilità antropologica. Sulla bandiera dell’Italia, come chiosava Longanesi, dovrebbe esserci scritto: “Tengo famiglia”.

E, in effetti, secoli di dominazione, uniti a una certa mollezza infusa dallo stesso cristianesimo e la sua dottrina della predestinazione, avevano prodotto un cinismo rassegnato, un fatalismo atavico, per cui si attendeva  sempre l’arrivo di qualcun altro, di un salvatore o liberatore, vuoi nei panni di un americano in camicia a fiori, vuoi in quelli di un extraterrestre, proveniente o dagli spazi siderali, o dalle viscere della Terra, che qualcuno, su internet, sosteneva essere cava…

Il libro interrompe qui la narrazione dei fatti.

Ma c’era qualcos’altro: una lettera spiegazzata, nascosta nel sommario, vergata di suo pugno dall’autore, che somigliava più a un disperato appello che a una missiva. O forse era semplicemente un monito a futura memoria a non compiere gli stessi errori. L’autore era un Italiano. Vi leggo cosa ci ha scritto, perché è indubbio che noi siamo i destinatari.

Cari Italiani, questo voglio dirvi: nessuno verrà a salvarci.

Mi rendo conto che quando un popolo è nato schiavo, sa solo immaginarsi un nuovo padrone; ma è ora di assumerci le nostre responsabilità e governare il nostro Paese da soli, per la prima volta da Italiani.

In caso contrario, comincerà il Nuovo Medio Evo. Lo chiameranno Sacro Romano Impeuro. Il Papa che fa professione di pauperismo lo abbiamo già. Ci insegnerà, dopo la continenza e l’austerità, la via della decrescita.

Porteremo la nostra croce, vestiti solo di un saio e scarpe di cartone, biodegradabili. Non perché saremo diventati più spirituali, ma perché non potremo permetterci altro. Poi, all’improvviso, qualcuno griderà: “Ecce IMU!”. E andremo tutti a confessarci all’Agenzia delle Entrate.

É ora di ribellarci.

Le virtù teologali, che ci incatenavano, sono svanite: la fede nell’Euro l’abbiamo persa. La speranza nella Ripresa non l’abbiamo mai avuta. E la carità… siamo finiti a chiederla.

 fonte: Tempesta Perfetta

 

Banche a rischio fallimento in Europa. Emergenza crisi?

di Federica Agostini – 30 May 2013 

 La Banca Centrale Europea avvisa: il continuato rallentamento dell’economia, assieme ad un numero crescente di debiti insoluti, aumentano la possibilità di fallimento per le banche. L’Europa rischia una nuova crisi del settore bancario, anche in quelle zone dove i mercati finanziari appaiono oggi più stabili.

 Banche deboli e a rischio fallimento

La crisi, spiega la banca centrale, impedisce a molti debitori di ripagare le banche che a loro volta combattono ancora contro i danni causati dalla crisi finanziaria del 2008.

Sebbene la banca non abbia specificato quali banche sono a rischio fallimento, ha fatto notare come siano più vulnerabili quelle esposte nei paesi in cui la disoccupazione è in aumento e i prezzi deg li immobili in calo. Una lista, dunque, che include senza dubbio il settore bancario in ItaliaSpagnaGrecia e Portogallo. Ma in sofferenza sono anche le banche dei paesi più forti, come la Germania, dove diversi istituti si trovano a combattere contro un numero crescente di prestiti non restituiti alla scadenza.

 Negli anni della crisi, la Germania è sempre stata riluttante all’intervento sul settore bancario. Stefano Micossi, direttore generale Assonime, spiega:

 “[La Germania] è sempre stata molto virtuosa quando si è trattato di bilanci nazionali, ma meno quando si è parlato delle sue banche”.

 La BCE e la supervisione del sistema bancario Europeo

 Il rapporto sul sistema finanziario Europeo rilasciato ieri da parte della Banca Centrale Europea acquista un peso ed un valore crescente, se si pensa che l’istituto di Francoforte si prepara a diventare il regolatore assoluto del sistema bancario europeo dal prossimo anno.

 La riduzione delle tensioni sui mercati finanziari sembra aver dato la spinta necessaria allo step successivo: creare un meccanismo di unione bancaria. Tuttavia, la limitata capacità delle banche nell’assorbire le perdite e la mancanza di una vera e propria unione bancaria sono le potenziali minacce alla stabilità finanziaria in Europa, spiega l’OCSE.

 Supervisore: quanto tempo ci vorrà ancora?

 Come detto, come parte del disegno preparato per uscire dalla crisi, la BCE si prepara a diventare supervisore del sistema bancario europeo a partire dal prossimo anno, in base a quando (e se) le modifiche alle leggi UE verranno approvate dal Parlamento Europeo.

 Il rapporto pubblicato dalla BCE solleva la questione della “cessione di potere” da par te delle autorità regolatrici nazionali. Anche e soprattutto perché secondo molti analisti, le banche zombie sono ancora numerosissime e davvero pericolose.

 Tante resistenze, spiega poi Micossi, potrebbero allungare il processo di creazione di un meccanismo di supervisione:

 “Possiamo pensare che la BCE si stia impegnando per svolgere appieno il proprio ruolo, ma la mia impressione è che ciò non accadrà molto in fretta.”

 Zona Euro: il punto secondo la BCE

 Secondo quanto riportato dal report BCE, le zone dell’Euro sono oggi sottoposte a minori stress dai mercati finanziari rispetto al passato. Complice anche il taglio dei tassi di interesse che ha spinto gli investitori verso asset più redditizi, come i titoli di Stato in Itlaia, Spagna o Portogallo.

 Ma allo stesso tempo continua a calare il credito a famiglie e imprese e la BCE cerca un modo per far ripartire questo sistema. Questo ci riporta alla speculazione sul possibile taglio dei tassi sui depositi, un intervento sul quale l’opinione del consiglio direttivo BCE sembra spaccarsi in due: potrebbe portare dei benefici, ma anche degli effetti collaterali difficili da misurare.

 Alla fine l’invito. La Banca Centrale Europea, infine, rinnova il suo invito a fare di più da parte dei governi e delle banche. Perché, conclude il report:

 “[la BCE] non può, e non deve, sostituire le misure che regolano il settore pubblico e privato per curare le vulnerabilità dei bilanci dei governi e delle banche”.

 Fonte: New York Times

http://www.forexinfo.it/BCE-banche-a-rischio-fallimento-in

 

Napolitano ai prefetti: c’è disagio sociale, vigilare

Il presidente della trattativa stato mafia ordina di dare un reddito per eliminare il disagio?

Macché, sembra che chieda più REPRESSIONE

 31 mag. – C’e’ il pericolo che il disagio sociale sfoci in “tragici episodi” e per questo Giorgio Napolitano ha fatto appello ai prefetti perche’ prestino “massima attenzione“.  “Vi chiedo, nell’ambito della generale attivita’ di prevenzione, la massima attenzione alle situazioni di maggior disagio e bisogno, promuovendo iniziative di ascolto, di sostegno e di integrazione per evitare il piu’ possibile episodi tragici come quelli verificatisi di recente”.

 E’ uno dei passaggi del messaggio di Napolitano in occasione del 2 giugno. C’e’ una vera e proprio “questione sociale” che va messa al centro dell’azione delle istituzioni per dare “soluzioni tempestive e efficaci”, ha sottolineato il capo dello Stato.

“Come tutti coloro che esercitano pubbliche funzioni sul territorio, voi siete interpellati quotidianamente dalle ansie e dalle aspettative di persone, famiglie ed imprese in gravi difficolta’. Di questa vera e propria ‘questione sociale’, che si esprime soprattutto nella dilagante disoccupazione giovanile, bisogna farsi carico ponendola al centro dell’azione pubblica, che deve connotarsi per un impegno sempre piu’ assiduo nella ricerca di soluzioni tempestive ed efficaci alle pressanti istanze dei cittadini”.

 “Ho vivamente apprezzato la convinta adesione che avete riservato all’invito a celebrare la solenne ricorrenza della Festa della Repubblica con la sobrieta’ che il momento richiede, riaffermandone, comunque, il profondo significato nel rinnovato richiamo ai valori sui quali si fonda la nostra Comunita’ nazionale”, ha concluso Napolitano.

http://www.imolaoggi.it/?p=51931