PARADOSSI/ Lo spread cala, ma l’Italia muore: perché?

Merisio Colleoni

 mercoledì 8 maggio 2013

 Diciamo la verità, con lo spread un po’ ci abbiamo anche scherzato. Alzi la mano chi non ha mai fatto una battuta, chi non ha chiesto a un amico presunto esperto di spiegargli bene che cos’era questo benedetto spread, chi non ha dato lezioni di spread a tavola, chi non ha pontificato almeno una volta al banco di un aperitivo concionando di spread, di Germania egoista, di Bund e differenziali vari, di speculazione, cdo, cds e derivati. Arrivando poi inevitabilmente a parlare di “compiti a casa”, di “ricetta dell’austerità” o di “democrazia sospesa”. Per non dire della Merkel e del suo contorno.

 Formidabili quegli anni! Verrebbe da dire. Sì. perché adesso di spread non ne parla più nessuno. Il motivo? Semplice: è sceso. Sceso fino a quota 250 ieri, cioè a un livello che quasi non dovrebbe più rappresentare un problema, a un passo da quella fatidica quota 200 che è considerata la giusta distanza di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, valutate le oggettive condizioni economiche, finanziarie e di competitività dei due paesi. Dunque è finita, o sarebbe finita, l’emergenza. E ovviamente non potendo titolare su un qualche allarme per il Paese, mancando anche le basi politiche per farlo, i giornali abbandonano l’osso. E lo spread zitto zitto cala. Smentendo se stesso e le tante, troppe, teorie sulla sua reale natura.

 In realtà, non è finito un bel niente. Lo spread se ne sta andando esattamente come era arrivato, non essendo il cuore del problema, ma solo la misura esteriore di un evento conflittuale che si è manifestato e si esprime in vari modi. Entrato nelle nostre vite a partire dalla crisi greca da metà 2010, lo spread ha raggiunto il suo scopo una volta sostituiti tutti i governi nei paesi periferici dell’eurozona, cioè Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia e Italia. È poi servito a instradare l’Europa sulla strada del rigore ossessivo ma non espansivo, e a generare quella recessione che sta aiutando il rientro degli squilibri commerciali tra i paesi dell’unione monetaria che unione non è. E dunque ha svolto con onore la funzione di terrorizzare i cittadini di mezza Europa, piegandoli ad accettare le giuste e doverose misure di sacrificale austerità.

 È arrivato dunque, lo spread, perché i capitali scappavano impauriti dai paesi considerati più fragili, per andare a piazzarsi in quelli definiti più solidi; ora sta scemando, lo stesso spread, perché nel mondo c’è in giro tanta di quella liquidità in cerca di buoni affari – proveniente da Usa e Giappone, mica dall’Europa col fiatone – che alla fin fine i titoli di Stato dei paesi più debolucci non sembrano un investimento così cattivo come si riteneva. Perché in fondo dipende dagli occhiali che si usano.

 Così ora lo spread scende e scende, dato che la guerra sottostante che ne causava la crescita, come fosse un indicatore acustico del conflitto in corso, sta terminando. Ringraziano i fondi che han speculato sulla crisi del debito. Ringraziano i sacerdoti del rigore espansivo che espansivo non era. Ringraziano tanti, ma non tutti. Ma non ci si illuda che tutto ora vada adesso a posto come se niente fosse. Gli anni del conflitto sono stati intensi, e in questo momento saremo anche in pace con lo spread, ma basta guardarsi attorno per capire che siamo circondati dalle macerie, che non abbiamo tutta la forza necessaria per ricostruire, e che soprattutto non siamo bene d’accordo sul come farlo. Già, a che serve avere spread zero se i soldi non arrivano lo stesso a chi li chiede e a chi ne ha bisogno sul serio?

 Così paradossalmente il difficile incomincia con la fine dell’emergenza spread: più è basso e più c’è da star male a contare i feriti, i disoccupati di oggi e quelli di domani, le aziende che chiudono e chiuderanno. A contare i danni sul campo dell’economia reale, mentre quella di carta torna a far festa. E per sapere chi ha vinto e chi ha perso? Niente di più facile. Appuntamento tra cinque anni, a contare chi avrà comprato tra le macerie, facendo affari.

 Si accettano scommesse. Anche a debito. Anche a leva. Con buona pace dello spread.© Riproduzione riservata.

 http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2013/5/8/PARADOSSI-Lo-spread-cala-ma-l-Italia-muore-perche-/print/390845/

 09/05/2013 10:37

Banche: Bankitalia, +21,7% sofferenze a marzo, +7% depositi privati

 (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 09 mag – A marzo il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze bancarie e’ aumentato al 21,7% (18,6% nel mese precedente). Lo comunica Bankitalia nella nota su ‘Principali voci dei bilanci bancari’. A marzo il tasso di crescita su base annua dei depositi del settore privato e’ rimasto sostenuto, attestandosi al 7% (7,8% a febbraio). Il tasso di crescita sui dodici mesi della raccolta obbligazionaria e’ sceso al -3,3% (-0,8 per cento nel mese precedente).

com-Ale (RADIOCOR) 09-05-13 10:37:13 (0149) 3 NNNN

 

Al Senato spunta una legge per uscire dall’Euro. Ma a presentarla non è il M5S.

by Daniele Di Luciano 08.mag 2013

 

Servivano 50mila firme, ne sono state raccolte il doppio Al Senato spunta una legge per uscire dall’Euro

Marco Sarti

Un disegno di legge di iniziativa popolare, ma il progetto è della Lega Nord

 Un referendum abrogativo per uscire dall’euro. L’ipotesi non è più un tabù. Poche settimane fa è stato presentato in Parlamento un disegno di legge che permetterà di dire addio alla moneta unica. Il progetto è della Lega Nord, anche se il ddl non porta la firma del partito di Roberto Maroni.

È una proposta di legge di iniziativa popolare. Costituzione alla mano erano necessarie 50mila firme, ma la richiesta di un referendum sull’euro è stata sottoscritta da circa 100mila elettori. Seppure lontani dal milione di adesioni previste a via Bellerio, si tratta di un dato estremamente rilevante.

 Il documento è stato presentato al Senato lo scorso 11 aprile – è il n.545 – insieme ad altri due ddl. Un disegno di legge rivoluzionario nella sua semplicità. Oggi la Costituzione vieta il ricorso a una consultazione popolare sull’euro: l’articolo 75 della Carta non permette di indire referendum, tra le altre cose, per «leggi tributarie» e per ratifiche di trattati internazionali. Se il Parlamento approvasse la piccola modifica, il divieto rimarrebbe solo per «leggi di bilancio, di amnistia e di indulto». Aprendo così alla possibilità di uscire dall’euro.

In realtà il progetto di iniziativa popolare voluto dalla Lega sembra funzionale a un secondo ddl. Anche questo presentato a Palazzo Madama tre settimane fa. Un’altra legge costituzionale per ripensare, nello specifico, il rapporto con l’Europa. Nel documento si chiede «l’indizione di un referendum di indirizzo per la rifondazione di un’Unione Europea democratica e federale basata sui Popoli e le Regioni, per l’adesione all’area Euro limitata ai territori che rispettano il pareggio di bilancio e per il coinvolgimento del Popolo delle procedure di approvazione dei Trattati europei».

Insomma, non la semplice uscita dell’Italia dalla moneta unica. Ma la nascita di un’Europa a più velocità. «Un progetto politico europeo che superi gli Stati nazionali» si legge nella relazione illustrativa. Il quesito referendario proposto fa espressamente riferimento a una «ridefinizione dei parametri necessari per l’adesione e la permanenza nell’area euro limitandola ai territori che hanno conseguito l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio». La conseguenza evidente è che alcune macro-aree italiane potrebbero rimanere nell’euro, altre no.

 Più “locale” il terzo disegno di legge. Seguendo uno dei leitmotiv dell’ultima campagna elettorale leghista, l’ultimo ddl di iniziativa popolare presentato dal Carroccio propone la modifica della Costituzione italiana – in particolare dell’articolo 119 – per rendere effettivo uno degli slogan maroniani. Trattenere sul territorio il 75 per cento delle tasse.

http://www.linkiesta.it/senato-referendum-euro

 Fonte

http://www.losai.eu/al-senato-spunta-una-legge-per-uscire-dalleuro-ma-a-presentarla-non-e-il-m5s/

L’Unione europea e la McJihad in Siria

maggio 7, 2013 Mahdi Darius Nazemroaya, Global Research, 5 maggio 2013

Interessanti sviluppi hanno luogo nell’Unione europea. L’allarme aumenta in tutta l’UE, mentre funzionari dell’Unione europea e di diversi Stati membri dell’UE esprimono timore per il ritorno di loro cittadini combattenti in Siria. L’allarme è iniziato quando sono stati emessi avvisi nei Paesi Bassi su cittadini olandesi che si recano a combattere in Siria, seguiti dal Belgio. Poi, l’Ufficio europeo di polizia (Europol), le forze dell’ordine dell’UE che si occupano d’intelligence criminale, ha riferito che gli scontri in Siria potrebbero creare una futura ondata di terrorismo che potrebbe minacciare i membri dell’Unione europea, nel suo EU Terrorism Situation and Trend Report (TE-SAT) for 2013. Per quanto riguarda la Siria, sul rapporto Europol si legge: “La Siria è divenuta la meta scelta dai combattenti stranieri nel 2012. Un certo numero di cittadini dell’UE è stato arrestato in Belgio, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito in viaggio da o per la Siria.” (TE-SAT 2013, p.22).

Il coordinatore antiterrorismo dell’UE, Gilles de Kerchove, ha poi precisato che circa cinquecento cittadini europei, soprattutto di Gran Bretagna, Francia e Irlanda, erano in Siria a combattere a fianco delle forze anti-governative con l’obiettivo di rovesciare il governo di Damasco. De Kerchove esprimerebbe le stesse preoccupazioni di Europol su questi cittadini dell’UE che ritornano nell’UE dai campi di battaglia in Siria. Le sue preoccupazioni sarebbero state riprese a Londra. Anche se il suo governo lavora per legalizzare il trasferimento di armi britanniche alle forze anti-governative in Siria, il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha avvertito della minaccia posta alla Gran Bretagna dai combattenti inglesi di ritorno dalla Siria. Poco dopo, la Germania ha confermato che cittadini tedeschi prendono parte alla lotta per rovesciare il governo siriano. In precedenza, si ebbe la notizia che anche un cittadino danese, ex prigioniero di Guantanamo, era stato ucciso negli scontri in Siria.

La McJihad

 

La situazione è abbastanza paradossale. La Siria viene presentata, ora dall’UE, come preoccupante, per l’”assenza di Stato” e come “covo jihadista”. L’ironia è che i membri dell’UE, a fianco dei loro omologhi di Stati Uniti, Turchia, Giordania Arabia Saudita e Qatar, hanno promosso e agevolato l’intera McJihad in Siria con l’obiettivo finale di un cambio di regime a Damasco. 

 

Per più di due anni, gli appelli alla jihad contro Damasco sono stati diffusi in tutto il mondo da personaggi come Yusuf al-Qaradawi e altri pseudo-religiosi e tele-predicatori in Arabia Saudita e nelle tirannie del Consiglio di cooperazione del Golfo. I funzionari dell’UE non hanno detto niente. Inoltre, organizzazioni come i Fratelli musulmani, che reclutano combattenti da mandare in Siria, in realtà lavorano liberamente a Londra, dove hanno sede da molto tempo, così come organizzazioni simili che guardano alla Russia e all’Asia centrale per le fasi successive della McJihad. Dall’Afghanistan controllato dai taliban alla Somalia, i cosiddetti “Stati falliti”, operano per conto degli Stati Uniti, e questi stessi Paesi formano i gruppi degli “Amici della Libia” e degli “Amici del popolo siriano”. Questi Paesi dovrebbero essere chiamati, più correttamente, “Imperialismo SpA”. William Hague e soci hanno bisogno solo di guardarsi allo specchio per trovare i colpevoli che minacciano di terrorismo l’UE.

Il concetto di “ritorno di fiamma” o di conseguenze non intenzionali delle operazioni d’intelligence  diventa vecchio. Da un lato persone provenienti da Paesi come la Gran Bretagna e la Francia inondano la Siria come combattenti anti-governativi, mentre dall’altra parte spaventano la propria popolazione con il loro allarmismo su questi combattenti. Nella maggior parte dei casi, i combattenti dell’UE entrati in Siria hanno sostanzialmente avuto il via libera e il permesso dal proprio governo per andarvi a combattere. La situazione era la stessa in Libia, dove cittadini statunitensi, britannici, canadesi, francesi e irlandesi hanno combattuto per rovesciare la Jamahiriya libica. Un cittadino statunitense dell’Arizona, Eric Harroun, ritornato negli Stati Uniti dalla Siria avrebbe dovuto affrontare un processo per aver combattuto a fianco di al-Nusra, ma suo padre Darryl Harroun ha rivelato il segreto che Eric lavorava per la CIA in Siria.

 

Punto di svolta?

Un punto di svolta è all’orizzonte, puntando a una rinnovata spinta contro il governo siriano. Richard Ottaway, un parlamentare dello stesso partito conservatore britannico di William Hague e  presidente del comitato ristretto della Commissione Affari Esteri della Camera dei Comuni britannica, ha annunciato che crede che l’annuncio dell’Aja sia legato ai piani britannici per intervenire apertamente in Siria per “minare” i jihadisti stranieri. In termini orwelliani, i combattenti stranieri vengono utilizzati come pretesto per armare ulteriormente le forze anti-governative in Siria. Non sarebbe un caso che le capitali dei Paesi membri della NATO annunciano che il gas nervino sarin sia stato utilizzato dal governo siriano. Annunci circa l’uso di armi chimiche da parte della Siria sono stati fatti da Londra, Parigi, Tel Aviv e Washington DC. Nonostante il fatto che le forze anti-governative abbiano minacciato di usarle, i rapporti sull’uso di armi chimiche in Siria consegnati dal governo siriano alle Nazioni Unite vengono politicizzati con l’obiettivo di incolparne Damasco. Ripetendo lo scenario libico, l’UE ha deciso di iniziare a comprare petrolio siriano dalle forze anti-governative, mentre gli Stati Uniti hanno inviato truppe in Giordania e Israele per la costruzione di infrastrutture per le forze anti-governative e preparandosi ad inviare droni in Siria dallo spazio aereo giordano.

I combattenti stranieri e le forze anti-governative che combattono in Siria collaborano con gli Stati Uniti e i loro alleati direttamente o indirettamente. Ormai il fallimento della cosiddetta “guerra al terrore” degli Stati Uniti dovrebbe essere evidente ai più. Sin dall’inizio non era una guerra contro il terrorismo, ma una “guerra terroristica.” Coloro che sono stati etichettati terroristi e jihadisti dal governo degli Stati Uniti e dai suoi alleati, in molti casi erano proprio la fanteria degli statunitensi nella lenta guerra imperialista di conquista.

Avanti con la McJihad

L’alleanza della guerra fredda tra jihadisti e blocco occidentale, durante la luna di miele anti-sovietica in Afghanistan, è stata ripresa. Ancora una volta i combattenti jihadisti vengono utilizzati come fanteria nella McJihad degli USA. Nella chiamata alle armi, al-Qaradawi e la sua gente hanno dichiarato che la Russia è il nemico numero uno degli arabi e dei musulmani. Ma prima sulla loro lista dei nemici c’è la nemesi degli USA, l’Iran. Questa posizione è politicamente motivata, perché al-Qaradawi aveva proibito ogni combattimento nel 2010 contro la Russia nel Caucaso del Nord. Il pubblico destinato alla revisione della sua posizione sulla Russia e all’animosità verso l’Iran, è composto da battaglioni di combattenti stranieri in Siria, tra cui gruppi militanti del Caucaso del Nord entrati Siria e Libano per combattere attivamente contro il governo siriano, nell’ambito della McJihad degli USA. Le milizie anti-governative in Siria avevano già espresso la loro ostilità verso Mosca e Teheran.

Il Telegraph di Londra, presentato dalla trionfante lingua di Jake Wallis Simons, commenta che la chiamata alle armi di al-Qaradawi è il segnale che una nuova alleanza di interessi si forma tra le forze che la primavera araba ha portato al potere, come ad esempio i Fratelli musulmani, e l’occidente, contro l’asse formato da Russia, Iran e Cina. Simons avrebbe inoltre  implicitamente assegnato Israele a questa nuova alleanza contro Mosca, Teheran e Pechino. Ciò spiegherebbe perché degli israeliani sono stati catturati mentre spiavano le navi russe a Tartus.

La Siria non sarà il capolinea della McJihad. Se la Siria cade, in un modo o in un altro attraverso l’instabilità cronica o un cambiamento di regime, i combattenti stranieri invaderanno dal suo territorio tutto il mondo, utilizzandolo come chiave di volta per colpire Paesi come l’Iran e la Russia. Ciò è quello che è successo in Libia, utilizzata come base per inviare armi e combattenti in Siria dal Nord Africa. Potenzialmente, posti come il Distretto Federale del Caucaso del Nord in Russia e le province di confine iraniane poterebbero vedere l’afflusso di combattenti stranieri ed attentati terroristici. Ma nel breve termine il Libano sarà il prossimo fronte, se la Siria dovesse cadere.

Copyright © 2013 Global Research

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2013/05/07/lunione-europea-e-la-mcjihad-in-siria/

 

Tragedia a Roccadaspide: 69enne si impicca ad un ulivo

Prima di farla finita, aveva avvisato la figlia sulla sua intenzione di suicidarsi: è stata lei a scoprirne per prima l’estremo gesto

Redazione 8 maggio 2013

Roccadaspide

 Si è impiccato al suo ulivo, il 69enne Giulio Scorziello, pensionato che ha compiuto l’estremo gesto in località Sant’Antonio. A trovare il suo corpo penzolante, la figlia, questa mattina, allertata dopo gli “avvisi” del padre, intenzionato a farla finita. Pare che al pensionato fosse stato diagnosticato un brutto male.

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 Secondo alcune testimonianze, per Scorziello, da poco, sarebbe stata sospesa la corresponsione della pensione di accompagnamento. Lascia tre figli, l’uomo, artista in pensione, sulla cui tragica morte ha aperto un’inchiesta la Procura di Salerno. Sotto choc, l’intera comunità.

E INTANTO L’ITALIA VERSA ALTRI 2.8 MILIARDI AL FONDO SALVA STATI (E BANCHE)

– Paolo Cardenà –

In questi giorni gli italiani  sembrano particolarmente interessati al matrimonio di Valeria Marini, piuttosto che allo scudetto della Juventus, o alla morte di Andreotti.

 Le cose serie, come al solito,  vengono poste in secondo piano grazie alla complicità della stampa sussidiata che non ne parla affatto, o che, nella migliore delle ipotesi, riserva minimi spazi alle notizie che invece meriterebbero maggior risalto e una profonda riflessione da parte di tutti: mondo politico in primis.

Il teatrino della politica ci sta dando in pasto gli sforzi (si fa per dire) che si starebbero compiendo per tagliare  l’IMU sulla prima casa ( circa 4 miliardi di euro) che, valendo circa 4 miliardi di ardi di euro, rappresenta appena lo 0.5% della spesa pubblica. O addirittura il rifinanziamento per 1.5 miliardi di euro della cassa integrazione che, come denunciato  dalla stessa INPS e dalle parti sociali, sarebbe ormai agli sgoccioli.

Ma mentre si stanno compiendo salti mortali per dare in pasto all’opinione pubblica che la coperta è troppa corta per mettere al calduccio gli interessi di tutti (ergo, anche per trovare i soldi per la cassa integrazione),  lo stato, nel silenzio più assoluto, versa un’altra quota di 2.8 miliardi di euro al fondo salva stati ESM, che si vanno a sommare agli oltre 40 miliardi già versati tra il 2011 e 2012. La notizia è stata riportata in un piccolo trafiletto apparso su Il Sole 24 Ore di qualche giorno fa, ma nessun media ne ha parlato o si è posto il dubbio, insieme al mondo politico,  circa l’opportunità di sospendere il pagamento di queste quote e destinare le risorse ai fabbisogni davvero impellenti, dei  quali, il rifinanziamento della CIG, ne costituisce solo una minim a parte. Ad ogni buon conto, traetene da soli le dovute considerazione e se vi interessa approfondire ulteriori aspetti del fondo salva stati ESM, potete trovarli  QUIQUI e QUI.

http://www.vincitorievinti.com/2013/05/e-intanto-litalia-versa-altri-28.html

 http://terrarealtime.blogspot.it/2013/05/e-intanto-litalia-versa-altri-28.html

 

Emilia: anomale fuoriuscite di gas da sottosuolo, e nuova moria di pesci

pesci

Secondo un esperta dell’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia il territorio del Ferrarese sarebbe interessato da anomale fuoriuscita di gas metano dal sottosuolo.E’ un fenomeno che i geologi stanno studiando.

Lo scorso 29 aprile e’ stata inviata una lettera al Comune, alla Regione ed alla Protezione Civile; che avidenzia l’aumento di fuoriuscita di gas metano lungo una frattura in una zona del paese già interessata lo scorso anno a seguito del sisma anche dal fenomeno della liquefazione. Si tratta di metano ‘biogenico’, dalle prime analisi sembrerebbe non originato da torbe superficiali ma proveniente da riserve profonde del sottosuolo.

http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/05/05/883493-terremoto-emissioni-gas-sottosuolo-intervista-fedora-quattrocchi.shtml

 Arrivano segnalazioni di pesci morti nei canali del Ferrarese, pesci di grossa taglia nel canale Boicelli. Questa volta rilevata in antici

po di alcuni giorni.Può esserne la causa della fuoriuscita di gas? Allo stesso tempo una spia che ne anticipa l’evento?”

http://www.piuweb.net/regioni/emilia/moria-di-pesci-riceviamo-e-pubblichiamo/

http://terrarealtime.blogspot.it/2013/05/emilia-anomale-fuoriuscite-di-gas-da.html

Ecuador:Rimpatria il suo oro depositato a Londra

Ecuador:Rimpatria il suo oro depositato a Londra

Il sito “Metalli Milano” che si occupa delle attività di trading di metalli preziosi, ha informato che l’Equador ha deciso di rimpatriare il proprio oro depositato presso la Federal Reserve e/o la Bank of England.

Il sito precisa che trattandosi di 26,3 tonnellate del prezioso metallo, le banche depositarie non ne sono certo impensierite, ma la richiesta viene dopo quella della Banca Centrale del Venezuela e quella della Bundesbank e questo è un segnale di decrescente fiducia tra banche centrali.

http://selvasorg.blogspot.it/2013/05/ecuadorrimpatria-il-suo-oro-depositato.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+selvas/blog+(Selvas+Blog)

Dove finiscono i soldi della BCE?

La settimana scorsa il board della BCE, guidata da Mario Draghi, ha tagliato di un quarto di punto percentuale i tassi di rifinanziamento della Banca Centrale: la misura era attesa da mesi, dagli operatori, per uscire dalla spirale recessiva in cui, ormai, è caduta tutta l’Europa. il tasso sui PCT è stato portato allo 0,5%, il limite più basso da quando è stata introdotta la Moneta Unica, riducendo, così, il costo del denaro in maniera significativa. L’acuirsi della crisi sul continente, cosa che sta colpendo anche la Germania, ha sciolto ogni remora, ogni timore di innesco di nuovi focolai inflattivi, e ha convinto i vertici della BCE ha operare una diminuzione significativa (il 33%) del tasso corrente assicurando, inoltre, liquidità illimitata fino almeno a giugno 2014. Il tutto finalizzato ad innescare quella ripresa che, mese dopo mese, sembra sempre più lontana, nonostante gli annunci, improvvidi, di alcuni esponenti politici europei in questi ultimi tempi. La manovra, unita alla copertura assicurata delle emissioni di titoli di stato dei Paesi più esposti alla crisi, contribuisce, inoltre, a ridurre le pressioni sui debiti sovrani spingendo gli spread sul bund verso livelli più bassi. La cosa, però, sembrerebbe esser stata accolta in maniera piuttosto fredda dai mercati, e l’analisi sulla questione potrebbe dipingere uno scenario ben diverso da quello auspicato da Draghi e dai sostenitori della “moneta facile”, tra cui gli esponenti della scuola MMT. È indubbio che un accesso più semplice al credito e una maggiore liquidità potrebbe spingere imprese e consumatori a nuova spesa e nuovi investimenti: questo, però, in un sistema ideale. Peccato che il mondo reale non lo sia.

 L’accesso al credito non è diretto verso la BCE, infatti, ma mediato dagli istituti di credito, banche e aziende di credito al consumo, quindi sottoposto a un ulteriore passaggio non direttamente controllabile dalla banca centrale. Chi assicura che la nuova liquidità finisca, come l’ultimo LTRO, a coprire le passività delle banche anziché fluire “verso valle” permettendo nuovi investimenti e, di seguito, nuova occupazione e nuovi consumi? Questa è la domanda più importante a cui si cercherà, in questa breve trattazione, di dare risposta.

Iniziamo dalla base, dall’origine della crisi. Questa non fu originata da una carenza di moneta ma, piuttosto, da un suo eccesso. La facilità di credito ha spinto gli intermediari a investimenti azzardati, ad alta leva, senza le debite coperture di sicurezza: gli esempi più eclatanti furono la bolla sub prime e il fallimento di Lehmann Brothers. La liquidità era mantenuta elevata attraverso quello che si chiama “moltiplicatore del credito”, gli istituti erano spinti agli impieghi, spesso senza adeguata istruttoria alla base, per consentire agli Istituti dei margini più elevati per innalzare il ROE, quel Return on Equity (il guadagno in conto capitale) che ABI indicò per anni come fine ultimo, vista la differenza esistente tra il suddetto parametro delle banche italiane rispetto ai principali competitor esteri.

Uno studente al primo anno di economia, dopo l’esame di economia aziendale, potrebbe obiettare che il ROE non è il parametro più importante nella definizione della redditività di impresa, rappresentato, invece, dal ROI (il Return on Investment) o dal ROA (Return on Assets), visto che dipende non solo dalla buona performance degli investimenti ma, anche, dalla leva finanziaria, ovvero la percentuale di capitale a debito impiegata e che, tramite questa, potrebbe essere “drogata”, come avvenne nel caso Lehmann a esempio. I fondamentali di economia, però, sono spesso ignorati in questi campi, visto che l’ottica di breve periodo viene, spesso, privilegiata rispetto al quella di medio-lungo periodo a vantaggio dei risultati da sottoporre agli stakeholder e ai dividendi da poter distribuire agli azionisti.

Il differenziale di rendimento in conto capitale italiano è dovuto a un certo ritardo nell’adozione del modello di Banca Universale – modello tedesco – che è stato applicato anche in USA dopo l’abolizione del Glass Steagal Act da parte dell’amministrazione Clinton e che ha permesso la coesistenza, nello stesso istituto, di banca commerciale e di banca di intermediazione finanziaria. In Italia, a parte Mediobanca e Banca IMI, non sono mai esistiti dei veri istituti finanziari mentre, invece, Deutsche Bank era già il modello universale a cui ispirarsi dopo la fine dell’obbligo di separazione e di specializzazione determinato in USA dalla Legge Glass Steagal (voluta da Roosevelt negli anni ’30) e anticipato in Patria dalla legge Amato del ’92 che abolì gli istituti di credito speciale permettendo a ogni azienda di strutturarsi liberamente, fermo restando, però, la divisione fra banche e istituti di investimento e gestione patrimoniale che il TUF del ’98 regolò con la creazione di SIM e SGR.

 Proprio in questa differenza nella struttura degli Istituti di Credito italiani rispetto a quelli esteri sta la realizzazione di ROE inferiori rispetto a quelli delle altre banche continentali che, nel corso degli anni, hanno potuto reimpiegare la liquidità in eccesso sui mercati finanziari, con investimenti, a volte, al limite del moral hazard per massimizzare gli utili e poter staccare dividendi e remunerazioni al top management decisamente rilevanti. Ovvio che una crescita incontrollata della liquidità circolante abbia permesso la creazione di continue bolle speculative che, una volta esplose, hanno provocato danni sui mercati, soprattutto verso quei risparmiatori che il sistema bancario dovrebbe, invece, tutelare. Ci fu prima la “new economy” e, poi, via via fino alle “bolle” immobiliari degli ultimi anni che stanno devastando l’intero sistema finanziario mondiale.

http://thefielder.net/08/05/2013/dove-finiscono-i-soldi-della-bce/#.UYrMNHxvJMA

 

Ed ecco l’islamo-sionismo in tutto il suo splendore

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 maggio 7, 20132 commenti

 Karim Zmerli Tunisie-Secret 6 maggio 2013

 L’ultima aggressione israeliana contro la Siria, se necessario, conferma l’alleanza tattica e strategica tra islamisti e sionisti, tra Arabia Saudita, Qatar e Turchia, da una parte e Israele, Stati Uniti d’America ed Europa dall’altra. Un’alleanza assai vecchia, nonostante le apparenze e la propaganda islamista. Coloro che ancora non capiscono la “primavera araba” e la “rivoluzione dei gelsomini” si diano una svegliata.

Contro ogni previsione e per il dispiacere degli pseudo-rivoluzionari, la Siria non è caduta come la Tunisia, la Libia, l’Egitto e, in isura minore, Yemen e Marocco. Peggio per i soldati della NATO e i mercenari dell’imperialismo che si pretendono rivoluzionari, l’esercito arabo siriano negli ultimi sei mesi ha decapitato coloro che si definiscono ELS, cioè la Fratellanza musulmana siriana, la barbarica al-Qaida e gli islamo-terroristi stranieri (ceceni, tunisini, libici, sauditi, taliban, australiani, francesi, belgi, inglesi…) che hanno risposto alla Jihad invocata da Qaradawi, Rashid Ghannouchi e John McCain! L’eliminazione della mafia islamista s’è accelerata negli ultimi due mesi, nonostante il sostegno politico, mediatico, diplomatico, finanziario e militare degli “amici” degli arabi e dei  “difensori” della democrazia.

Notando questo triste fallimento, davanti a un esercito patriottico e a una popolazione che non vuole la “primavera araba”, Israele ha abbandonato la sua “neutralità” nel disperato tentativo di salvare la sua quinta colonna in Siria. Neutralità solo relativa, poiché dall’avvio su Internet della campagna The Syrian Revolution, nel febbraio 2011, operazione in cui i cyber-collaborazionisti tunisini  hanno avuto un ruolo centrale, i servizi israeliani erano già coinvoltiIn pieno coordinamento con l’emirato wahhabita del Qatar, che un filosofo tunisino ha chiamato Qatraele, e del governo islamista turco, Israele ha supportato militarmente e logisticamente i “ribelli”. Oltre alla distruzione della Siria, che gli si oppone da mezzo secolo, l’interesse di Israele è ovvio: la vendetta su Hezbollah che gli ha inflitto un’umiliante sconfitta nel 2006, e spezzare l’asse Teheran-Damasco-Beirut per isolare l’Iran fino ad attaccarlo con i suoi nuovi alleati sunniti.

Contrariamente alla disinformazione della maggioranza dei media occidentali, secondo cui aerei da guerra israeliani hanno bombardato “depositi di missili Fateh-110 trasportati dall’Iran per Hezbollah“, gli attacchi del 4 e 5 maggio erano volti a salvare gli islamo-terroristi e ad allentare la presa sui mercenari dell’imperialismo e del sionismo nella regione di Ghouta, un sobborgo di Damasco. Questa aggressione, salutata dagli “Allah Akbar” della milizia islamo-terrorista, prendeva di mira anche il centro di ricerca militare di Jamraya, a nord di Damasco, che era già stato attaccato a fine gennaio dagli aerei da guerra israeliani. Inoltre, è stata presa di mira una caserma. 

 

Secondo RussiaToday, queste incursioni avrebbero causato centinaia di morti (in realtà ‘solo’ quattro. NdT). Dei venti velivoli che hanno condotto il raid, due sono stati colpiti dalla difesa aerea e un terzo è stato abbattuto. Entrambi i piloti, Samuel Azar ed Eysson Gary, sono stati catturati.

Mentre la Lega Araba, che dalla “rivoluzione dei gelsomini” è diventata preda dello sceicco  Hamad, ha solo lanciato un vago appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e la presidenza egiziana vede in questa “aggressione”, “una violazione dei principi e del diritto internazionale, che (…) minacciano la sicurezza e la stabilità della regione“, come era perfettamente prevedibile, l’usurpatore del governo tunisino, proposto da John McCain e Joe Lieberman, riveduto e corretto dallo sceicco Hamad e dalla sceicca Moza, non ha per nulla risposto a questa aggressione contro la Siria. Normale per un governo venduto e vassallo, il primo a rompere le relazioni diplomatiche con la Siria, mentre la Tunisia ospitava il primo congresso dei traditori e mercenari siriani.

Il silenzio del governo dei vassalli tunisini è così insopportabile che anche il serissimo sito Kapitalis ha dovuto reagire in modo insolito: “Né Moncef Marzuqi, primo responsabile della diplomazia tunisina, né Ali Larayedh, da cui dipende il ministero degli Esteri, né ancora il ministro responsabile di questo reparto, il cosiddetto diplomatico Othman Jarandi, si sono sentiti in obbligo di pubblicare una dichiarazione, anche concisa, di condanna, accennata e pro forma, dell’attacco dell’aviazione militare israeliana contro il Centro di Ricerca Scientifica Jamraya a Damasco, nella notte tra sabato e domenica… Marzuqi e Larayedh attendono istruzioni dall’emiro del Qatar e dal suo ministro degli esteri, per sapere che posizione prendere? 

 

Ci rassicurano i nostri colleghi di Kapitalis, secondo cui  il governo usurpatore e venduto di Tunisi, alla fine rilascerà una dichiarazione che condanna l’aggressione israeliana, come del resto l’emirato del Qatar, per anestetizzare la piazza araba.  Mentre il governo degli Stati Uniti ha già giustificato l’aggressione israeliana nella sua solita formula: “Israele ha il diritto di difendersi dagli Stati che minacciano la sua sicurezza“!

 

Dalla “rivoluzione dei gelsomini”, che ha annunciato la “primavera araba”, gli israeliani avevano scelto il loro campo, i “democratici” contro la “dittatura”, i “diritti umani” contro la “tirannia”. In modo che le persone non capiscano niente, la propaganda cristiano-sionista ha convinto il pubblico arabo che Ben Ali, Mubaraq e Gheddafi fossero “agenti dell’America” e del “Mossad”, attribuendo il proprio tradimento e il proprio servilismo imperialista-sionista ai loro avversari politici. Con l’aiuto dei cyber-collaborazionisti, era stato detto che Ben Ali e Mubaraq avevano sparato sui manifestanti con proiettili dell’esercito israeliano, che ufficiali dell’esercito israeliano assistevano e consigliavano l’esercito di Gheddafi contro i mercenari di Bengasi…

Dalla “rivoluzione dei gelsomini” nel gennaio 2011, tutto era chiaro, tuttavia, per coloro che hanno una minima esperienza politica e conoscenza della geopolitica. Le cose diventano ancora più chiare quando il numero tre di al-Qaida, Abdelhakim Belhadj, e il numero uno del sionismo francese, Bernard-Henri Levy, erano mano nella mano nella distruzione della Libia. La stessa coppia incestuosa ha continuato la sua macabra crociata contro la Siria, sperando di finire lo sporco lavoro il più rapidamente possibile, per poi dedicarsi all’Algeria. Ma la Siria, governanti e governati, resiste. Ed è a causa della resistenza di questa grande Nazione che subito Israele è passato dal soft power alla forza bruta… svelando l’alleanza islamico-sionista.

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2013/05/07/ed-ecco-lislamo-sionismo-in-tutto-il-suo-splendore/

Inchiodata Equitalia

IL TAR DEL LAZIO SCHIANTA EQUITALIA: LE CARTELLE SONO TUTTE NULLE! (E NON E' UNO SCHERZO) domenica 5 maggio 2013 «Le cartelle di Equitalia e gli avvisi delle Agenzie delle Entrate sono tutti nulli. Ciò deriva da una importante sentenza del TAR Lazio. Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”. La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia.» «La questione è stata affrontata anche dalla stessa Corte dei Conti e dal Consiglio di Stato. Quest’ultimo sostiene, tra le righe, che Equitalia S.p.a. agendo in qualità di agente della riscossione, in quanto concessionario di un pubblico servizio, deve utilizzare, per tutte le incombenze, personale che opera in regime di diritto pubblico, ossia Dirigenti della Pubblica Amministrazione.» «Così, i restanti posti sono stati coperti con incarichi fiduciari, conferiti in barba alla legge secondo logiche clientelari. A coprire carichi dirigenziali sono stati chiamati semplici impiegati, che non avevano neanche la qualifica di funzionari e neanche quelli che sono stati retrocessi alla nona qualifica funzionale (i quadri). Così, a comandare sui dirigenti vengono chiamati dei semplici impiegati.» (Sintesi della sentenza Tar Lazio n. 6884) Ed ora veniamo ai commenti di esperti e operatori del settore. 767 funzionari di Equitalia su 1146 sarebbero “abusivi”, quindi i loro atti nulli. Ma non è dato sapere chi siano. Motivi di sicurezza. Una delicatezza che non è stata usata per gli italiani e i loro conti correnti, ormai obbligatori per tutti per questioni di tracciabilità del denaro. Si, il nostro!In nome del principio di trasparenza, voluto dalla stessa Costituzione Eq uitalia sarà costretta a pubblicare i nomi dei funzionari coinvolti nel procedimento di riscossione del tributo, a differenza di quanto dichiarato precedentemente dall’ente che motivava la sua scelta con motivi di sicurezza. Il caso nasce dopo la richiesta, da parte di un contribuente, di conoscere il nome del funzionario che si occupava della sua pratica, per poter meglio valutare la sua strategia di difesa ed è in parallelo con quello di 767 dirigenti dello stesso ente la cui nomina è avvenuta attraverso procedure non corrette e quindi è stata decretata come nulla. La particolarità della questione nasce proprio dal fatto che questo piccolo esercito di funzionari è entrato a far parte della “famiglia” di Equitalia (una sorta di famiglia Addams ma completamente antipatica), senza attraversare l’iter classico per l’assunzione del personale, ovvero niente concorso nè graduatorie pre esistenti. Nessun controllo, nessuna documentazione. Una ingiustizia per il cittadino il quale deve presentare, da adesso, una serie di scartoffie firmate anche da genitori e parenti in caso di regali particolarmente costosi oppure di prestiti che, in periodo di crisi, siamo sempre più spesso a chiedere, a tutto discapito di una “normale” dignità umana che diventa sempre più rara. (trendonline) Sarebbero nulli tutti gli atti emessi dalla Agenzia delle Entrate e, di conseguenza, le cartelle esattoriali di Equitalia formate sulla base di ruoli delle Agenzie delle Entrate: la ragione è perché il Fisco ha fatto fino ad oggi firmare i propri atti a personale dipendente privo della qualifica di “dirigente”. Il terremoto è stato sollevato dalla dottoressa Maria Rosaria Randaccio ex Intendente di Finanza a Cagliari (poi direttrice della Commissione Tributaria, in ultimo in forza al Tesoro e all’assessorato regionale al Turismo), la quale avverte: le cartelle di Equitalia e gli avvisi delle Agenzie delle Entrate sono tutti nulli. Ciò deriva da una importante sentenza del TAR Lazio [1]. Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”. La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia. La Randaccio ha da poco presentato un esposto alla Procura Generale della Corte dei Conti e alla Avvocatura Generale e invita tutti i cittadini a ricorrere contro questo vizio di nullità. In pratica: Secondo l’esposto presentato dalla dott.ssa Randaccio, tutti gli accertamenti fatti da Equitalia ma che provengono da ruoli trasmessi dalle Agenzie delle Entrate, in quanto firmati da personale privo della qualifica di dirigente, sono nulli all’origine, così come sono nulle tutte le attività di Equitalia.

IL TAR DEL LAZIO SCHIANTA EQUITALIA: LE CARTELLE SONO TUTTE NULLE! (E NON E’ UNO SCHERZO)

domenica 5 maggio 2013

«Le cartelle di Equitalia e gli avvisi delle Agenzie delle Entrate sono tutti nulli. Ciò deriva da una importante sentenza del TAR Lazio. Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”. La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia.»

 «La questione è stata affrontata anche dalla stessa Corte dei Conti e dal Consiglio di Stato. Quest’ultimo sostiene, tra le righe, che Equitalia S.p.a. agendo in qualità di agente della riscossione, in quanto concessionario di un pubblico servizio, deve utilizzare, per tutte le incombenze, personale che opera in regime di diritto pubblico, ossia Dirigenti della Pubblica Amministrazione.»

 «Così, i restanti posti sono stati coperti con incarichi fiduciari, conferiti in barba alla legge secondo logiche clientelari. A coprire carichi dirigenziali sono stati chiamati semplici impiegati, che non avevano neanche la qualifica di funzionari e neanche quelli che sono stati retrocessi alla nona qualifica funzionale (i quadri). Così, a comandare sui dirigenti vengono chiamati dei semplici impiegati.»

 (Sintesi della sentenza Tar Lazio n. 6884)

 Ed ora veniamo ai commenti di esperti e operatori del settore.

 767 funzionari di Equitalia su 1146 sarebbero “abusivi”, quindi i loro atti nulli. Ma non è dato sapere chi siano. Motivi di sicurezza. Una delicatezza che non è stata usata per gli italiani e i loro conti correnti, ormai obbligatori per tutti per questioni di tracciabilità del denaro. Si, il nostro!In nome del principio di trasparenza, voluto dalla stessa Costituzione Eq uitalia sarà costretta a pubblicare i nomi dei funzionari coinvolti nel procedimento di riscossione del tributo, a differenza di quanto dichiarato precedentemente dall’ente che motivava la sua scelta con motivi di sicurezza. Il caso nasce dopo la richiesta, da parte di un contribuente, di conoscere il nome del funzionario che si occupava della sua pratica, per poter meglio valutare la sua strategia di difesa ed è in parallelo con quello di 767 dirigenti dello stesso ente la cui nomina è avvenuta attraverso procedure non corrette e quindi è stata decretata come nulla. La particolarità della questione nasce proprio dal fatto che questo piccolo esercito di funzionari è entrato a far parte della “famiglia” di Equitalia (una sorta di famiglia Addams ma completamente antipatica), senza attraversare l’iter classico per l’assunzione del personale, ovvero niente concorso nè graduatorie pre esistenti. Nessun controllo, nessuna documentazione. Una ingiustizia per il cittadino il quale deve presentare, da adesso, una serie di scartoffie firmate anche da genitori e parenti in caso di regali particolarmente costosi oppure di prestiti che, in periodo di crisi, siamo sempre più spesso a chiedere, a tutto discapito di una “normale” dignità umana che diventa sempre più rara. (trendonline)

 Sarebbero nulli tutti gli atti emessi dalla Agenzia delle Entrate e, di conseguenza, le cartelle esattoriali di Equitalia formate sulla base di ruoli delle Agenzie delle Entrate: la ragione è perché il Fisco ha fatto fino ad oggi firmare i propri atti a personale dipendente privo della qualifica di “dirigente”. Il terremoto è stato sollevato dalla dottoressa Maria Rosaria Randaccio ex Intendente di Finanza a Cagliari (poi direttrice della Commissione Tributaria, in ultimo in forza al Tesoro e all’assessorato regionale al Turismo), la quale avverte: le cartelle di Equitalia e gli avvisi delle Agenzie delle Entrate sono tutti nulli. Ciò deriva da una importante sentenza del TAR Lazio [1]. Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”. La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia. La Randaccio ha da poco presentato un esposto alla Procura Generale della Corte dei Conti e alla Avvocatura Generale e invita tutti i cittadini a ricorrere contro questo vizio di nullità.

 In pratica:

 Secondo l’esposto presentato dalla dott.ssa Randaccio, tutti gli accertamenti fatti da Equitalia ma che provengono da ruoli trasmessi dalle Agenzie delle Entrate, in quanto firmati da personale privo della qualifica di dirigente, sono nulli all’origine, così come sono nulle tutte le attività di Equitalia.