LA BONINO CONFERMA GLI ACCORDI nato

da: il Fatto

È l’alleanza (atlantica), bellezza Duecento marines a Sigonella

LA BONINO CONFERMA GLI ACCORDI PER L’ARRIVO DEI MILITARI AMERICANI

di Giampiero Gramaglia

  Bastano 200 marines a Sigonella. Non per spaventare i libici. Ma per mandare in tilt l’Italia. Tutto avviene tra il lusco e il brusco di accordi più o meno segreti: si sa che esistono, ma non si sa bene che cosa prevedono. Per di più, le notizie venivano fuori un po’ per volta: pareva proprio che nessuno volesse raccontarla per bene, questa storia. Ecco, allora, dubbi, ansie, paure.   Ieri, il ministro degli Esteri Emma Bonino, alle commissioni Esteri e Difesa del Senato, la racconta tutta e giusta: a Sigonella, si trasferiranno “200 marines americani, 75 prima, 125 poi, e due aerei” (inizialmente, s’era parlato di 500 uomini e di un movimento già avvenuto). I militari statunitensi arrivano dalla base di Moron, in Spagna, come annunciato dal Pentagono nei giorni scorsi.   A contribuire al nervosismo, sarà pure che Sigonella è nome temuto, nelle relazioni Italia-Usa: terreno di confronto nell’ottobre del 1985, quando, dopo il sequestro dell’Achille Lauro, carabinieri ed avieri da una parte e uomini della Delta Force dall’altra si fronteggiarono, sulla pista della base, con-tendendosi i terroristi catturati: Reagan cedette, la spuntò Craxi.   QUESTA VOLTA, c’è sintonia tra Roma e Washington. La Bonino dice che il trasferimento dei marines nella base aerea siciliana avviene “secondo quanto previsto dagli accordi bilaterali”. Si tratta, ha spiegato il ministro, di una misura preventiva “per la sicurezza del personale americano in Libia o per possibili evacuazioni”. Una fonte della Difesa aggiunge: “Non c’è nessuna invasione Usa”.   La richiesta statunitense era arrivata venerdì scorso: c’è il rischio di dover evacuare d’urgenza l’ambasciata a Tripoli. L’obiettivo è quello di evitare una “nuova Bengasi” dopo l’attacco terroristico al consolato statunitense nel capoluogo cirenaico, costato la vita, l’11 settembre 2012, all’ambasciatore Chris Stevens. E i timori si sono acuiti nelle ultime 72 ore, dopo l’ennesima strage in Cirenaica. Un’avanguardia dei marines è già sul posto: prima 25 uomini, poi un altro contingente. Una nota della Difesa sottolinea che “la presenza dei soldati americani sulla base di Sigonella in Sicilia è conforme agli accordi bilaterali Italia-Usa, sia per il numero degli uomini sia per il tipo di missione svolto”. Anche se c’è chi fa notare che, se l’avamposto di Sigonella conducesse missioni omicide sul territoriolibico, l’Italia ne sarebbe corresponsabile.   Da tempo, gli Stati Uniti vogliono disporre di una forza di pronto intervento per una Libia sempre più turbolenta, in un Nord Africa in fermento, dov’è in scena il requiem della Primavera. A Moron, sono stati recentemente inviati 550 marines di un’unità ribattezzata ‘Bengasi’ con sei MV-Osprey, bi-turboelica molto discusso, in grado di decollare e atterrare come un elicottero per poi volare come un normale aereo e di trasportare fino a 24 soldati completamente equipaggiati. Due MV-Osprey sono destinati alla base a sud di Catania con a supporto C-130 da trasporto e rifornimento.   Per George Little, portavoce del Pentagono, lo spostamento a Sigonella, che ospita droni Reaper e Global Hawk ed è sempre più fulcro delle operazioni Usa nel Mediterraneo Sud, è una delle misure per rafforzare la sicurezza degli americani in Libia. A Washington, sono ancora vive le polemiche per la sorte dell’ambasciatore Stevens e dei suoi uomini.

Il Generale Carter Ham, a capo della missione militare Usa in Libia, a Sigonella il 24 marzo   LaPresse

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