Grecia esegue ordini della Troika: licenziati 2.000 dipendenti

Pubblicato da ImolaOggi EUROPA UE NEWS mag 10, 2013

troika

10 MAG – Lo spinoso problema dei licenziamenti nel settore pubblico, uno delle questioni considerate indispensabili dai rappresentanti della troika (Fmi, Ue e Bce) per il proseguimento dell’aiuto finanziario alla Grecia, continua a tenere sotto pressione il governo.

Entro la fine di maggio devono infatti essere messi in congedo dal settore pubblico i primi 2.000 dipendenti e il governo e’ ancora in cerca degli Enti statali nei quali effettuare tagli di personale. ansa

http://www.imolaoggi.it/?p=49803

Buffett, crisi Europa anche opportunita’, bond terribile investimento

toh ma guarda un pò a chi fa comodo la crisi in Europa

 Usa: Buffett, crisi Europa anche opportunita’, bond terribile investimento

 Rally Wall Street continuera’ New York, 06 mag – All’indomani della riunione annuale degli azionisti di Berkshire Hathaway, la cosiddetta “Woodstock del capitalismo”, che si e’ tenuta nel fine settimana a Omaha, in Nebraska, il numero uno della societa’, il finanziere miliardario Warren Buffett, parla a 360 gradi durante un’intervista a Cnbc. Tra i temi toccati la crisi del Vecchio Continente, vista come un’opportunita’ di investimento – “abbiamo comprato in Europa nell’ultimo anno”, ha detto – l’andamento dell’azionario americano, l’azione della Federal Reserve e il futuro delle banche americane. Anche se gli indici di Wall Street hanno toccato massimi storici, “i valori non sono eccessivamente alti e saliranno ancora di molto”, ha detto Buffett, convinto che, al contrario, i titoli di stato non siano una buona scelta, bensi’ “un investimento terribile”. A24-Red 06-05-13 15:12:48 (0199) 5

http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Usa-Buffett-crisi-Europa-anche-opportunita-bond-terribile-investimento/06-05-2013/1-A_006280172.shtml

Lauryn Hill: La corte le ordina di farsi vedere da uno “specialista ”

Il nome dell’album dopo il “risveglio” di Lauryn Hill era The Miseducation of Lauryn Hill, sembra però che i poteri forti vogliano rilanciarla con un disco dal nome The Re-Education of Lauryn Hill. Dopo essere stata convocata in tribunale per rispondere del reato di evasione fiscale, la Hill è stata condannata a tre mesi di carcere più un periodo in cui dovrà frequentare uno “specialista” per le sue “teorie del complotto”.

 

Secondo IBTimes, la Hill avrebbe detto alla corte: “Io sono figlia di ex schiavi a cui avevano imposto un sistema. Ora mi ritrovo a dover obbedire ad un sistema economico.” La Hill, inoltre, crede che gli artisti siano oppressi da (ciò che l’articolo chiama) “un complotto che coinvolge i media e l’esercito”.Proprio per queste dichiarazioni, alla Hill è stato ordinato di sottoporsi a “visite dallo specialista”, ovvero un modo gentile per dire che è malata di mente e che ha bisogno di una sorta di sessione di riprogrammazione per riconquistare la “sanità mentale”.

Nel 2012, Hill pubblicò una lettera in cui descriveva la corruzione, l’oppressione e il controllo del settore della musica e il suo desiderio di sfuggire. In una parte della lettera, Lauryn disse:

“E’ a causa dell’ipocrisia, della violenza e del cannibalismo sociale, che sento il bisogno e il desiderio di essere liberata, non dall’arte o dalla musica, ma dalla soppressione / repressione e alla riduzione di tale arte e musica ad un solo genere. L’eccessiva commercializzazione e le sue conseguenti restrizioni / limitazioni possono essere molto dannose distorcendo la natura intrinseca del soggetto. Amo fare arte, amo fare musica, per me sono cose naturali e ne ho bisogno quasi quanto respirare o parlare. Il fatto che mi venga impedito il diritto di proseguire in base alle mie abilità, oltre che essere adeguatamente riconosciuta e compensata per ciò che faccio è una manipolazione diretta dei miei diritti più elementari!Queste forme di espressione, insieme ad altre, compromettono effettivamente la mia libertà di parola! Difendere, conservare e proteggere questi diritti è di fondamentale importanza, soprattutto in un paradigma in cui velatamente, sono ancora presenti, il razzismo, il sessismo, la discriminazione basata sull’età, il nepotismo e il controllo economico! “

Nonostante quello che dicono i media tradizionali, la Hill non è una incoerente “complottista”, sta infatti dicendo la verità. Le sue dichiarazioni sono il risultato della sua esperienza in prima persona all’interno del settore dell’intrattenimento. Le “teorie” della Hill sono semplicemente una chiara analisi di una persona intelligente.

Tuttavia, mentre la società americana si trasforma in una vera e propria versione reale del romanzo “1984″, dire la verità è sempre più sinonimo di follia. Esiste ancora la libertà di espressione se, dire la verità, comporta una visita obbligatoria dallo “psicologo”?

Utilizzerò le parole di Lauryn per la conclusione:

watch?feature=player_embedded&v=xnA1kSY6VlA

Fonte

http://www.neovitruvian.it/2013/05/10/lauryn-hill-la-corte-le-ordina-di-farsi-vedere-da-uno-specialista/

Pangea: i braccialetti alle donne piu’ utili alla Telecom

per arginare i suicidi che faranno, una catena con la palla al piede? Anche se i suicidi in genere sono “solo” censurati.

Pubblicato da ImolaOggi CRONACA NEWS mag 9, 2013

bracc 9 magg – ”Piu’ utili a Telecom e alla Cancellieri che alle donne di vittime di violenza”. Cosi’ la Fondazione Pangea Onlus si scaglia contro la proposta di utilizzare i braccialetti elettronici come strumento per arginare l’emergenza femminicidi in Italia.

”L’ultima volta che si era sentito parlare di braccialetti elettronici e’ stato nel 2012, quando la Corte dei Conti aveva valutato un immane spreco di denaro pubblico l’acquisto, fatto dal Ministero degli Interni tra il 2001 e il 2011, di 400 dispositivi alla modica cifra di 81 milioni di euro”, scrive Pangea in una nota sottolineando come ”di quei dispositivi, a oggi, ne risultano utilizzati 14”.

”Quanti Centri Antiviolenza si sarebbero salvati dalla chiusura con 81milioni di euro? Quanta formazione – per le forze dell’ordine, gli assitenti sociali, gli operatori sanitari, gli insegnanti – si sarebbe potuta realizzare con quella cifra?Quante donne oggi sarebbero libere dalla violenza e quante ancora vive?” e’ la domanda che pone, critica, Pangea.

In tale quadro la fondazione ricostruisce come il contratto con Telecom per la fornitura del ”costoso gingillo” sia stato rinnovato per ulteriori 7 anni, fino al 2018, dal ministro dell’Interno sotto il governo Monti, Annamaria Cancellieri, il cui figlio Piergiorgio Peluso – evidenzia Pangea – ricopre da settembre scorso un incarico nell’azienda di telecomunicazioni.

Secondo Pangea ”non si puo’ utilizzare la pelle delle donne per piazzare 386 braccialetti, come se fosse la risposta d’emergenza a un fatto emergenziale quando in Italia la violenza sulle donne e’ una questione strutturale e culturale!Perche’ – prosegue la dura nota – sparisce sempre la parola ”prevenzione” dai programmi e dai buoni propositi? Sono pochissimi gli uomini condannati per violenza senza calcolare i tempi della giustizia, troppo lunghi anche per i casi di violenza e di stalking. Per non parlare delle difficolta’ che le donne devono affrontare prima di arrivare al processo”.

”Ancora una volta – conclude Pangea – la sgradevole sensazione e’ che la violenza sulle donne sia un tema che per alcuni e’ un po’ come il maiale: non si butta via niente. Ci si fa campagna elettorale, permette di darsi una imbiancata di fresco, consente persino di riciclare oggetti acquistati e mai usati. Magari un giorno ci diranno che hanno dei nuovissimi F35 per accompagnare le donne a fare la spesa”.

http://www.imolaoggi.it/?p=49714

Operazione Creek Sand

Oltre 50 milioni di dollari. E’ questo l’importo che il Pentagono verserà alla private military company che si aggiudicherà il contratto per fornire “servizi aerei” alle centinaia di militari delle forze speciali, team della CIA e contractors della Joint Special Operations Task Force-Trans Sahara, impegnata nell’Operazione Creek Sand contro i gruppi quaedisti attivi nel Sahel e nel supporto alle forze governative locali.

Il contratto, della durata di quattro anni, verrà assegnato in agosto e prevede l’offerta di servizi di trasporto per uomini e materiali per mille ore di volo annue ma anche di evacuazione feriti in operazioni ad alto rischio. L’area operativa comprende 20 Paesi africani nei quali i “nemici” vanno dagli Shabhab somali al movimento Boko Haram in Nigeria, dalle milizie del signore della guerra Joseph Kony in Uganda ai jihadisti in Malì, Algeria e Mauritania.

La base della flotta di velivoli (probabilmente i versatili Casa 212 spagnoli) sarà all’aeroporto di Uagadougou, in Burkina Faso ma gli americani dispongono di basi minori in molti Paesi del Sahel inclusa quella appena aperta in Niger dove sono dislocati droni Predator.

Approvato il pacchetto sicurezza che permette di oscurare attività su internet

idoti riferimenti a Cina Birmania ed Iran che sembrano dettati da un impiegato del dip di stato Usa, il fatto non cambia.

 La censura è stata approvata ed è a norma di legge

 NESSUN TELEGIORNALE HA AVUTO IL PERMESSO DI DIFFONDERE QUESTA NOTIZIA

 Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D’Alia (UDC) identificato dall’articolo 50-bis:

 “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”; la prossima settimana Il testo approderà alla Camera come articolo nr. 60.

 Questo senatore NON fa neanche parte della maggioranza al Governo… il che la dice lunga sulle alleanze trasversali del disegno liberticida della Casta.

 In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su fb, o altro sulla rete) a disobbedire o a ISTIGARE (cioè.. CRITICARE..??!) contro una legge che ritiene ingiusta, i providers DOVRANNO bloccarne il blog o il sito.

 Questo provvedimento può far oscurare la visibilità di un sito in Italia ovunque si trovi, anche se è all’ESTERO; basta che il Ministro dell’Interno disponga con proprio decreto l’interruzione dell’attività del blogger, ordinandone il blocco ai fornitori di connettività alla rete internet. L’attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro 24 ore; pena, per i provider, sanzioni da 50.000 a 250.000 euro.

 Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni perl’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’ODIO (!) fra le classi sociali.

MORALE: questa legge può ripulire immediatamente tutti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta.

 In pratica sarà possibile bloccare in Italia (come in Iran, in Birmania e in Cina) Facebook, Youtube e la rete da tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l’unica informazione non condizionata e/o censurata.

 ITALIA: l’unico Paese al mondo in cui una media company (Mediaset) ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento.

 Con questa legge non sarà più necessario, nulla sarà più di ostacolo anche in termini PREVENTIVI.

Dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra meno di 60 giorni dovrà presenterà al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” con leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni che finora non riusciva a dominare.

 Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet, l’Italia prende a modello la Cina, la Birmania e l’Iran.

Oggi gli UNICI media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati la rivista specializzata “Punto Informatico” e il blog di Grillo.

 Fatela girare il più possibile per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c’è libera informazione e diritto di critica la “democrazia” è un concetto VUOTO.

 Fonte: www.larivieraonline.com

Link: http://www.larivieraonline.com/approvato-il-pacchetto-sicurezza-che-permette-di-oscurare-attivit%C3%A0-su-internet

8.05.2013

Crisi e lotte sociali. Le preoccupazioni dei servizi segreti

La pubblicazione della relazione annuale dei servizi segreti per il “fronte interno” (Aisi), rivela uno spaccato del conflitto sociale nel nostro paese e delle preoccupazioni degli apparati incaricati di prevenire e reprimere le lotte e i movimenti. Ne viene fuori una radiografia interessante… e preoccupante.

 Leggere le dinamiche, i conflitti e i movimenti sociali attraverso le lenti dei servizi segreti è un punto di vista estremamente interessante (ed inquietante). Chi si occupa di repressione comprende bene il nesso tra le conseguenze della crisi e le lotte sociali in ogni settore della società. Ma teme fortemente la perdita di controllo degli organismi preposti (es: Cgil, Cisl, Uil) e i tentativi e i percorsi che puntano a unificare le lotte e a saldare soggettività politica con le istanze popolari.

 Ecco qui di seguito la parte della relazione dei servizi segreti (Aisi) sui movimenti e i conflitti sociali nel nostro paeseI capitoli sono stati inseriti dalla redazione per facilitare la lettura:

 “In parallelo, il fabbisogno informativo in direzione della minaccia eversiva e dell’attivismo antagonista radicale di diverso segno non ha mancato di includere, oltre ai circuiti d’area e agli ambienti dell’estremismo marxista-leninista ed anarco-insurrezionalista, la stessa evoluzione delle dinamiche conflittuali, specie nel mondo del lavoro” (….)

 (…) “Nel clima di allarme sociale legato alla difficile congiuntura economica, lo scenario interno, all’attenzione informativa dell’AISI, non ha evidenziato nel corso del 2012 i profili di un conflitto strutturato, virulento e generalizzato.

 Non sono mancate, tuttavia, proteste spontanee a carattere territoriale e/o settoriale, espressione del disagio di alcune categorie, tra le quali particolare spessore ha assunto, nei primi mesi dell’anno, la mobilitazione degli autotrasportatori innescata in Sicilia da gruppi portatori degli interessi della piccola proprietà agricola e produttiva. La protesta, estesasi rapidamente in gran parte del territorio nazionale, ha determinato pesanti conseguenze sui collegamenti e sulla distribuzione di beni e servizi, suscitando l’interesse sia di formazioni della destra estrema sia dell’antagonismo di sinistra fautore della pratica dei blocchi ad oltranza in “luoghi strategici”, ritenuta pagante sul piano della visibilità”.

 Le proteste contro Equitalia

 “Un rilievo emblematico ha inoltre rivestito la campagna contro le attività di riscossione di Equitalia che ha fatto registrare un significativo innalzamento nei toni e nel livello della contestazione, con il ripetersi di azioni di stampo intimidatorio ed iniziative dimostrative nei confronti di sedi e rappresentanti della società di riscossione, assurta a simbolo della crisi economica e delle politiche governative ritenute “vessatorie” in tema fiscale. Gli episodi, maturati negli ambienti più diversificati, sostanziano una forma di protesta di particolare radicalità che accomuna trasversalmente diverse espressioni del dissenso antagonista, formazioni eversive e gruppi clandestini, ma anche soggetti non ideologizzati spinti da motivazioni personali”.

 Le lotte dei lavoratori e il rischio che i sindacati concertativi non siano più in grado di controllare i conflitti

 “Sul versante occupazionale, pur a fronte di contenziosi e vertenze in rilevanti poli industriali, il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali ha contribuito, in linea generale, a contenere le tensioni anche in quei contesti nei quali la crisi si è manifestata con maggiore intensità come, ad esempio, nella piccola e media imprenditoria. Nella seconda parte dell’anno, tuttavia, le proteste e le preoccupazioni per una possibile perdita del posto di lavoro hanno assunto toni di crescente determinazione, con il ricorso a forme eclatanti di lotta, a livello individuale o collettivo, nell’intento di ottenere massima visibilità mediatica per raggiungere in tempi brevi e senza intermediazioni i risultati auspicati.Analoghi timori sono andati inoltre estendendosi, come conseguenza della notevole eco suscitata dalle misure in materia di contenimento della spesa, al settore dei dipendenti pubblici. In assenza di segnali di un’inversione del ciclo congiunturale, l’incremento delle difficoltà occupazionali e delle situazioni di crisi aziendale potrebbe minare progressivamente la fiducia dei lavoratori nelle rappresentanze sindacali, alimentare la spontaneità rivendicativa ed innalzare la tensione sociale, offrendo nuove opportunità di inserimento ai gruppi dell’antagonismo, già territorialmente organizzati per intercettare il dissenso e incanalarlo verso ambiti di elevata conflittualità.

 Nel quadro descritto, ad avviso dell’Agenzia interna, si prospetta il rischio di un’intensificazione delle contestazioni nei confronti di esponenti del Governo e personalità di rilievo istituzionale, nonché rappresentanti di partiti politici e sindacati considerati non sufficientemente impegnati nella difesa dei bisogni emergenti”.

 Il pericolo proveniente dalla unificazione delle lotte e dei movimentiNo Debito e beni comuni come terreni unificanti

 “Le ripercussioni della crisi finanziaria e le trasformazioni che stanno interessando, in particolare, il mondo del lavoro e il contesto sociale hanno continuato a catalizza re l’attenzione del fronte antagonista. Nel tentativo di superare divergenze e frammentazioni che ancora penalizzano l’attività del movimento, le varie componenti hanno manifestato una rinnovata disponibilità al confronto, individuando una convergente linea d’intervento nell’opposizione alla manovra di risanamento intrapresa dall’Esecutivo.

 Pur sulla base di differenti impostazioni ideologiche e strategie d’intervento, si è rilevata la comune determinazione ad avviare percorsi generali di lotta, focalizzati sui principi cardine del rifiuto del debito e della difesa dei beni comuni, ritenuti in grado di intercettare ad ampio raggio il consenso popolare. In prospettiva persiste, comunque, il rischio che un eventuale aggravamento dello scenario congiunturale, elevando i sentimenti di allarme nella popolazione, possa costituire fattore di aggregazione e generalizzazione del dissenso, favorendo l’azione delle frange antagoniste che mirano alla radicalizzazione dell’offensiva sociale”.

 La Val di Susa e le lotte contro la Tav

 “Dinamiche violente hanno continuato a caratterizzare la mobilitazione contro l’Alta Velocità in Val di Susa, assurta negli ambienti antagonisti a modello esemplare di lotta per metodologia ed efficacia. La protesta, già connotata in chiave ambientalista e antigovernativa, ha assunto infatti anche una specifica valenza nell’ottica antirepressiva, a seguito dei numerosi arresti di attivisti NO TAV. Nel corso dell’anno si sono susseguite fasi di particolare dinamismo, con il moltiplicarsi degli episodi di conflittualità, sfociati anche in gravi scontri con le Forze dell’ordine, valsi a ribadire come l’opposizione al progetto costituisca un focolaio di tensione nel contesto nazionale. Un ruolo trainante rivestono le frange anarco-insurrezionaliste, principali protagoniste delle azioni radicali nella Valle, determinate ad alimentare la protesta contro la TAV superandone i limiti localistici per diffondere il “conflitto” nei territori. Ulteriori fermenti di lotta si registrano contro la linea Verona-Brennero, in Trentino Alto Adige, e la tratta Genova-Milano, nell’ambito del progetto denominato Terzo Valico per la linea Genova-Rotterdam. Ciò a testimonianza di una contaminazione dello schema contestativo anche in relazione ad altri interventi infrastrutturali che interessano il Paese.Si è confermato il ricorso ad azioni continue ma di “bassa intensità”, secondo una prassi (cd. strategia di logoramento) ritenuta cautelativa per gli antagonisti ma fortemente onerosa per l’azione di contrasto”.

 Le manifestazioni studentesche

 “Anche la protesta studentesca ha fatto registrare momenti di particolare tensione, con disordini e scontri nel corso di manifestazioni di piazza, specie in occasione della ripresa autunnale. Il movimento è parso impegnato ad ampio raggio, sia in relazione alle problematiche di specifico interesse del settore, come il rincaro delle tasse universitarie e i tagli all’istruzione, sia sui temi – strettamente connessi alla crisi economica – del disagio giovanile e della mancanza di prospettive occupazionali. In tale contesto, si sono riproposte, a sviluppo di un trend che appare destinato a consolidarsi, le sinergie tra gli ambienti studenteschi, i lavoratori e le fasce del disagio sociale, con l’obiettivo di ampliare la visibilità ed il portato rivendicativo delle mobilitazioni”.

 I movimenti contro le basi militari e le discariche. Il rischio di saldatura con i “comitati popolari”

 “Dopo una fase di relativa stasi operativa, si sono evidenziati segnali di rilancio della campagna antimperialista/antimilitarista, anch’essa in grado di favorire convergenze in chiave antisistema tra le componenti antagoniste nonché di saldare la protesta con quella dei vari “comitati popolari” impegnati, in una prospettiva prettamente ambientalista e localista, a contestare la presenza di installazioni militari nei territori.

 Un progressivo incremento dei toni e del livello contestativo ha caratterizzato la protesta dei comitati “antidiscarica”nel Lazio, determinati a contrastare la prevista apertura di nuovi siti di smaltimento. La mobilitazione è rimasta sostanziale appannaggio della popolazione locale. In prospettiva, tuttavia, potrebbero intensificarsi i tentativi di strumentalizzazione da parte dell’estremismo antagonista che, sostenendo ad ampio raggio le rivendicazioni dei comitati, mira a conferire anche alla questione dei rifiuti un rilievo politico generale, sulla falsariga di quanto prospettato per la mobilitazione contro l’Alta Velocità” (….)

 il testo integrale della relazione lo trovate su: http://www.sicurezzanazionale.gov.it/web.nsf/documenti/Relazione-2012.pdf

GAS IN SIRIA ? E’ DEGLI OBAMA’S BOYS

Carla Del Ponte:«Ad utilizzare armi chimiche in Siria sono gli insorti, non gli uomini fedeli al regime di Bashar al Assad»

«Abbiamo le prove»Così Carla Del Ponte, ai microfoni della Radio Svizzera Italiana [ qui puoi leggere ed ascoltare] ha demolito il castello di bugie col quale si stava seppellendo la verità sulla guerra in Siria.

Carla Del Ponte, membro della Commissione ONU che indaga sui crimini di guerra, ribalta le insinuazioni lanciate prima dagli inglesi e poi da Hussein Barak Obama, in prima persona.

Govedì 25 aprile le agenzie britanniche avevano battuto incessantemente:”La Gran Bretagna dispone d’informazioni convincenti, seppur limitate, sull’uso di armi chimiche, compreso il famigerato gas sarin, da parte del regime siriano, che pure così cerca di mettere a tacere la ribell ione”.

 Con la consueta tecnica, ben sperimentata nel caso della Libia, le bugie emesse da Londra sono state immediatamente rilanciate dalla Casa Bianca. L’occasione è stata offerta dall’incontro del premio ignobel per la pace, Obama, con Abdallah, re di Giordania. [ qui puoi leggere e ascoltare].

 E’ la medesima tecnica utilizzata in Egitto e in Libia, oltre che in tutta la fascia settentrionale africana, investita dalla “primavera mussulmana”.

 Fase UNO. Innazi tutto vengono infiltrati gruppi di terroristi, presentati come “combattenti della libertà”.

 Fase DUE. I terroristi seminano il caos e gettano nel panico la popolazione civile con attacchi micidiali e indiscriminati: mediante armi tradizionali, bombe al plastico e, come ci dice Carla Del Ponte, con  armi chimiche.

 Fase TRE. Dopo queste nefandezze il duo UK-USA lancia sui circuiti internazionali le bugie più miserevoli per addebitare al governo legittimo che essi vogliono abbattere, tutta la responsabilità dei loro atti terroristici.

 Fatto questo, si passa alla Fase QUATTRO. Londra e Washington premono per l’intervento armato della NATO, naturalmente per “restituire la libertà al popolo siriano”.

 Mentre la Siria era sotto l’attacco mediatico angloamericano, nella notte fra sabato e domenica ha subito un raid aereo israeliano. Se fra i due eventi vi fosse un nesso, ciò non farebbe onore agli israeliani

 “Le nostre inchieste dovranno essere ulteriormente approfondite, verificate e accertate attraverso nuove testimonianze ma, per quanto abbiamo potuto stabilire, al momento sono solo gli oppositori al regime ad aver usato il gas sarin” ha sottolineato Carla Del Ponte, stando alla quale solo le indagini, ancora in corso, potranno stabilire se anche il Governo di Damasco abbia, o meno, utilizzato questo tipo di armi. La dichiarazione chiarificatrice della Dal Ponte è giunta puntuale a smontare la tensione, innalzata artificiosamente allo scopo di portare gli aerei della NATO sul cielo siriano, incuranti di macchiare ulteriormente la bandiera atlantica.

 Piero La Porta

Fonte: www.pierolaporta.it

Link: http://www.pierolaporta.it/il-gas-in-siria-e-degli-amici-di-obama/

 http://www.altrainformazione.it/wp/2013/05/08/gas-in-siria-e-degli-obamas-boys/

SLOVENIA E CRISI: PRONTO UN PRELIEVO DELL’1% DAGLI STIPENDI

toh la stessa letterina agostana dalla BCE per l’Italia è arrivata anche alla Slovenia…ma quant’è bella l’Europa unita

 DI REDAZIONE*

 Nove maggio, ultima fermata Bruxelles. La malandata e fumante “vaporiera” slovena cerca ansimando di convincere la Commissione Ue che ce la farà da sola a uscire dalla crisi. Ma il governo è solo. Il 57% dell’opinione pubblica è convinta che alla fine Lubiana dovrà attingere agli aiuti comunitari. Siamo, dunque, alla resa dei conti con uno scenario politico da “Mezzogiorno di fuoco” e una situazione intricatissima. Ma procediamo con ordine. Ieri sera, fino a notte inoltrata, i partner della maggioranza si sono confrontati a Brdo pri Kranju per decidere una sorta di manovra correttiva per cercare di non far deragliare la “vaporiera” e presentare una strategia credibile a Bruxelles.

 

E a pagare saranno i soliti noti. Innanzitutto sarà introdotto il cosiddetto “debito di crisi”, ossia il prelievo obbligatorio dell’uno per cento da tutte le buste paga, saranno innalzate le tasse sui beni immobili (leggi case in primis), l’innalzamento dell’Iva, la vendita delle partecipazioni statali della Telekom (comunicazioni) e della Nova Kreditna Banka Maribor (Nkbm). Previsti tagli anche ai fondi per i Comuni e tagli nel settore pubblico dove il governo prevede una diminuzione annua degli addetti pari all’uno per cento. Se i sindacati non dovessero accettare l’esecutivo provvederà a tagli lineari degli stipendi. Sul fronte degli investimenti pubblici per cercare di far muovere un po’ la stagnante economia del Paese il governo Bratušek darà il via alla costruzione di due grosse centrali idroelettriche lungo il corso della Sava.

 

Lubiana aveva promesso però all’Ue che nel documento che sarà presentato il 9 maggio alla Commissione ci sarà anche la data dell’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione e l’avvio della riforma del regime referendario. Ebbene non ci sarà nulla di tutto questo. Sull’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione i partiti di maggioranza e opposizione stanno litigando aspramente. Il governo vuole spostare la data dal 2015 al 2017 ma domenica non si è trovato alcun accordo neppure sul compromesso del 2016. Per quanto riguarda il referendum la discussione in Parlamento è slittata, ergo nel documento che sarà portato a Bruxelles spiccheranno due importanti caselle vuote.

 Ma la gente non ci sta. Dalle strade e piazze riempite nei mesi scorsi da migliaia di manifestanti ieri gli “arrabbiati” sloveni si sono raccolti nel Cankarjev Dom a Lubiana, proprio davanti al Parlamento, e hanno dato vita al Primo Parlamento popolare. All’iniziativa hanno aderito 40 diverse organizzazioni di protesta. Il messaggio lanciato ai politici è chiaro: «Non toccate la Costituzione senza prima aver interpellato il popolo». «Per le modifiche della Costituzione circa il pareggio di bilancio e il referendum – spiega Rok Zavratnik uno dei leader dell’iniziativa – i politici stanno mercanteggiando tra di loro sotto le spinte delle varie forze internazionali senza ascoltare la voce e la volontà del popolo dimenticando che senza il consenso del popolo oggi la Slovenia indipendente non esisterebbe». Gli “arrabbiati” non vogliono soprattutto che si renda più difficile l’accesso allo strumento referendario. «Ci trattano – spiega ancora Zavratnik – come dei bambini piccoli che non hanno alcun diritto a decidere mentre siamo tutti buoni a pagare e foraggiare le casse dello Stato». L’ira monta, la pazienza è agli sgoccioli. Lo dimostra il fatto che addirittura il 94% dei cittadini pensa che i ministri e i deputati dovrebbero innanzitutto diminuirsi gli stipendi. Certo non si risanerebbe il bilancio dello Stato ma se bisogna soffrire è giusto che soffrano tutti. Elite comprese.

 *TRATTO DA: http://ilpiccolo.gelocal.it

 http://www.movimentolibertario.com/2013/05/slovenia-e-crisi-pronto-un-prelievo-dell1-dagli-stipendi/

Nonostante Fukushima i funghi italiani sono più radioattivi di quelli giapponesi

I funghi porcini secchi provenienti dall’Italia sono più radioattivi dei funghi secchi cresciuti nel Giappone alle prese con il fall out radioattivo di Fukushima.

 Non credo ai miei occhi, lettori, e vi passo questa notizia per quel che è: non una verità di scienza ma un tweet di uno studioso giapponese che è stato tradotto in inglese e rilanciato dal solito, affidabilissimo e a me caro blog nipponico Ex-Skf.

La radioattività nei funghi secchi italiani non supera le soglie di tolleranza per il Cesio 137 fissate dall’Unione Europea ai tempi di Chernobyl, ma la faccenda comunque non mi piace per due motivi.

Primo, i funghi italiani analizzati in Svizzera nel 2005, ancora sull’onda di Chernobyl, erano molto meno radioattivi dei funghi italiani analizzati ora in Giappone. Secondo, c’è la storia dei cinghiali radioattivi piemontesi e il fatto che nessuno ha raccolto (o diffuso) i dati necessari per sapere se quella contaminazione non esattamente insignificante è, o meno, un’eredità di Chernobyl.

Traduco dall’inglese ciò che ha scritto Ex-Skf: se qualcuno vuole apportare migliorie, i commenti esistono apposta. Il blogger segue su twitter uno studioso giapponese che usa il nickname Tomynyo e che, da Fukushima in poi, ha misurato la radioattività un po’ ovunque in Giappone. E Tomynyo ha scritto:

Abbiamo testato sei campioni di funghi porcini secchi italiani, e tutti contenevano Cesio 137. Il massimo corrispondeva a 170,3±18,0 Becquerel al chilo e il minimo era di 31,6±6,2 Becquerel al chilo. I funghi secchi in vendita al supermercato [in Giappone] sono cresciuti quasi tutti a Kyushu [l’isola più meridionale del Paese, lontana da Fukushima], così pensiamo che questi funghi italiani siano più contaminati dei funghi secchi giapponesi che si comprano al supermercato

Il blogger di Ex-Skf conclude: la radioattività nei funghi italiani è l’eredità di Chernobyl, bisogna rassegnarsi all’idea che il cibo era in qualche modo contaminato anche prima di Fukushima.

Vero, l’eredità di Chernobyl è ancora ben presente in Europa e – come ho già detto parlando dei cinghiali radioattivi piemontesi – il Cesio 137 tende ad accumularsi nei cibi (bacche, funghi, cacciagione) provenienti da ecosistemi naturali e semi naturali.

Però ho trovato i dati relativi alla radioattività nei funghi d’importazione (anche italianimisurata in Svizzera nel 2005, cioè quando erano passati solo 19 anni da quel 26 aprile 1986 in cui in Ucraina esplose il reattore di Chernobyl.

Nel 2005, dicevo, il Laboratorio cantonale del Ticino analizzò campioni di funghi freschi e secchi provenienti da a Bulgaria, Cina, Italia, Spagna, Sud Africa, Romania, Russia ed Ucraina. I dati messi on line sono solo complessivi: non sono divisi per aree geografiche nè fra funghi freschi o secchi. Comunque il campione più contaminato risultò allora contenere 49 Becquerel di Cesio 137 al chilo.

I porcini secchi italiani analizzati ora in Giappone arrivano ad essere circa 3,5 volte più radioattivi rispetto a quel valore massimo (oltretutto non necessariamente italiano) rilevato otto anni fa.

Da una parte dormite sonni tranquilli, lettori. L’Unione Europea considera sicuri gli alimenti che contengono fino a 1.250 Becquerel di Cesio 137 al chilo. E poi i funghi secchi si mangiano dopo averli ammollati in acqua e la radioattività si “diluisce” ulteriormente.

Tuttavia dall’altra parte – diciamo – stupisce parecchio che i funghi italiani siano più radioattivi rispetto al 2005 e rispetto ai funghi cresciuti in Giappone.

Sei campioni non fanno testo e un tweet non è la Bibbia. Però cercherò altre informazioni: e chi ne trova si serva dei commenti, per favore.

http://blogeko.iljournal.it/2013/nonostante-fukushima-i-funghi-italiani-sono-piu-radioattivi-di-quelli-giapponesi/72677