Archivi giornalieri: 6 marzo 2016
Serbia: migliaia di persone protestano contro la Nato
Robert Fisk, Gloria all’Esercito Arabo Siriano
Il segretario NATO Stoltenberg “si preoccupa” per la concentrazione di forze russe in Siria
No tav sul ponte del Clarea contro i fogli di via
Fogli di via. E’ questo il tema di un’iniziativa no tav che si è svolta giovedì notte a ridosso delle recinzioni del cantiere in valle di Susa. Come molti sapranno il cantiere del tunnel geognostico è situato nel comune di Chiomonte, in alta valle di Susa sulle pendici della piccola val clarea. Per accedervi i no tav passano dal comune di Chiomonte, dal ponte della centrale elettrica dove per anni si è svolto il campeggio no tav e da dove nel 2011 arrivò lo sgombero e la militarizzazione. Un altro accesso invece è dal comune di Giaglione, lungo una strada forestale che collega l’abitato con i boschi della val clarea. Strada lungo la quale scorrono le passeggiate notturne e moltissime azioni di lotta. Nonostante il cantiere sia interamente nel comune di Chiomonte il confine del comune di Giaglione è a pochi metri dalle recinzioni. Confine naturale è appunto il fiume Clare, oltrepassato dal famoso ponte. Proprio qui si è svolta l’iniziativa di cui vi parliamo, una cena con passeggiata e battitura alle reti contro i fogli di via. Provvedimento amministrativo emesso dal questore a sua discrezione che ha colpito decine di attivisti impedendo a molti di poter transitare e sostare in tutto il territorio comunale di Chiomonte per la sola ragione che questo ospita il cantiere tav. Contro questo assurdo sistema si è dunque pensato di organizzare una cena sul “confine” per ridare unità alle iniziative, riportare l’attenzione sull’argomento e perchè no ripassare una bella serata insieme anche con chi da anni deve fare attenzione ai suoi spostamenti. Il tutto si è chiuso con una battitura rumorosa alle recinzioni. In attesa del vertice di Venezia ci si prepara così in valle di Susa, cenando e lottando insieme.
L’immigrazione? E’ una strategia Usa per controllare l’Europa – Fulvio Grimaldi
Fulvio Grimaldi, giornalista di guerra e documentarista indipendente.
Nel video, la sua videointervista con Claudio Messora.
Oggi sul Corriere della Sera il cardinal Bagnasco accusa l’Onu di non fare abbastanza per risolvere il problema dell’immigrazione. Immediatamente sopra, un articolo sulla Libia, dove molti stati membri della comunità europea, tra cui Francia, Spagna e Italia, che si candida a condurre l’operazione, si dicono pronti a intervenire militarmente. Le due cose sono legate?
Al cardinal Bagnasco vorrei innanzitutto chiedere a quale Onu intende appellarsi. A quell’Onu che ha legittimato la distruzione totale della Libianel 2011? A quell’Onu che ha coperto la distruzione totale dell’Iraq, nel 2003? A quell’Onu che legittima la guerra di 14 anni contro l’Afghanistan? Insomma, quell’Onu che avvalla la famosa guerra contro il terrorismo che gli Stati Uniti utilizzano per poter togliere di mezzo paesi disobbendienti e avanzare nella loro conquista del mondo? Bagnasco, rivolgendosi all’Onu, lavora in sintonia con questi signori della guerra che si stanno preparando ad assaltare per l’ennesima volta la Libia, come se non avessero combinato abbastanza guai con la distruzione della Libia di Gheddafi, che allora era un paese prospero e con una notevole giustizia sociale, come dichiarato dalla stessa Onu nel 2011. L’Onu ha coperto tutte le guerre degli Stati Uniti e della cosiddetta comunità internazionale (cioè occidentale), che ora per andare in Libia dovrà avere il nulla osta dell’Onu, che lo darà senz’altro, come ha dato il nulla osta a tutte le guerre neocoloniali condotte in questi ultimi decenni dall’Occidente.
Approfondiamo i motivi per cui queste masse migrano.
Basta dare un’occhiata ai paesi d’origine della maggioranza di questi migranti. Sono l’Afghanistan, sono la Siria, sono l’Iraq, sono la Palestina, laLibia… Poi sono anche alcuni paesi del nord Africa, in cui c’è stato il provvidenziale intervento della cosiddetta comunità internazionale, sotto la guida della Francia, Mali, Repubblica Centroafricana, Ciad, ma anche Nigeria, Senegal. il Congo che ci riforniscono di migranti a centinaia di migliaia. Ognuno di questi paesi porta il marchio dell’intervento del capitalismo occidentale e dell’imperialismo. Questi paesi sono stati aggrediti, colonizzati, depredati, spogliati dei loro averi, disgregati, fatti a pezzi con milioni e milioni di morti per mano delle potenze coloniali europee, le quali hanno costruito sulle rapine dei paesi del sud del mondo le proprie ricchezze. Il capitalismo occidentale è cresciuto, si è sviluppato, è fiorito in virtù del fatto che le ricchezze sono state tolte, rubate ai popoli dell’America latina, dell’Africa e dell’Asia. In più oggi si aggiunge l’escalation delle guerre. E’ veramente stupefacente, vergognoso, quasi osceno il fatto che 99 commentatori su 100 non menzionino, pur spargendo lacrime di indignazione o germi di paura, il fatto che per evitare l’alluvione che si sta verificando si deve chiudere il rubinetto da cui esce l’acqua. Ma chi controlla, chi ha aperto quel rubinetto se non l’occidente, in termini di guerra economica, climatica (ambientale) e militare? Tutti questi vengono da paesi che sono stati straziati da noi. Sono stati imposti dittatorielli obbedienti all’occidente che vendevano il loro paese alle multinazionali.Sono i paesi centroafricani, il Kenia, l’Uganda, anche in una certa misura ilCongo, la Nigeria. Poi ci sono i paesi cui è stato imposto un sistema neoliberista strangolatore, immessi in un circuito di globalizzazione che li ha distrutti. La Grecia è un altro esempio.
Ma l’elemento più direttamente responsabile sono le guerre. Quando si parla di persecuzioni si allude ai famosi Gheddafi, Saddam, Assad… i dittatori che perseguitano. Peccato che tutti questi paesi stavano infinitamente meglio prima che arrivasse la nostra democrazia. L’elemento, lo strumento più importante, è quello della guerra, ma la guerra fatta dagli Stati Uniti, fatta dalla Nato, cui dà il suo contributo l’Unione Europea e quindi l’Italia. La guerra che se non utilizza direttamente i militari della Nato, interviene attraverso l’uso di spaventosebande surrogate di terroristi, addestrati allo scopo di creare la destabilizzazione più totale, la disgregazione sociale, nazionale e soprattutto il nostro terrore. A che cosa serve l’utilizzo di forze comel’Isis o Al Qaeda, oltre al fatto che devono disgregare paesi fino a quel momento uniti che ostacolavano la marcia dell’imperialismo? Servono a consolidare lo scontro di civiltà. Lo scontro di civiltà, formulato come teoria in corrispondenza dell’11 settembre, era quello che doveva demonizzare, satanizzare l’Islam. E allora la presenza di queste bande è anche un elemento che agisce sulla psicologia occidentale consolidando l’idea che noi ci troviamo di fronte i mori, i selvaggi, i barbari, che minacciano – li si fa minacciare – di arrivare a Roma, al Papa, di fare cose spaventose. Ogni tanto accadono cose come Charlie Hebdo e naturalmente rappresenta un ulteriore incentivo ad alimentare questo scontro di civiltà che serve a preparare il terreno alle guerre contro a questo cosiddetto mostro.
Tornando all’immigrazione, sono raccapriccianti le immagini che arrivano dalla Grecia, paese che già è stato scarnificato dalla comunità europea, con il concorso di tutta la comunità internazionale che ha assistito al martirio della culla della nostra civiltà. Su questo paese ridotto a pezzi si sta concentrando il maggiore afflusso di migranti che sta occupando le isole. Si trovano di fronte ad un paese già totalmente disarmato, impreparato a sostenere i propri abitanti, ma figuriamoci questi disperati che non hanno nulla. Quindi è proprio strategico investire i paesi europei più deboli, più esposti, di queste ondate di migranti provocate dagli stessi operatori di guerra perché ci mettano in difficoltà, perché suscitino apprensioni sociali e culturali, perché provochino, attraverso i minimi diritti che gli vengono concessi, le rivendicazioni, la gelosia, l’invidia degli autoctoni, e quindi guerre tra poveri.
Perché si fa tutto questo? Io credo che sia un piano lucido, ottimamente organizzato. Quelli che hanno come obiettivo il dominio mondiale assoluto, che risiedono a Wall Street e rappresentano la cupola del grande potere finanziario, bancario, multinazionale essenzialmente americano ma anche europeo, utilizzano la nazione Stati Uniti, essendo la più potente sul piano militare, per attuare i propri propositi. Gli eventuali alleati, che hanno un carattere anche competitivo, concorrenziale come l’Unione Europea, devono essere tenuti in ginocchio, in difficoltà. Gli Stati Uniti hanno voluto l’Unione Europea. Attraverso le loro agenzie di spionaggio, la Cia in particolare, alla fine degli anni ’40 e negli anni ’50 sono stati i primi promotori delle prime organizzazioni di federazione europea. Hanno voluto creare questa confederazione per superare l’ostacolo degli stati nazionaliche, soprattutto emergendo dalla guerra antitotalitaria contro il nazifascismo, avevano assunto delle costituzioni e dei caratteri statali molto democratici, molto progressisti. Cosa che agli ambienti conservatori, reazionari non poteva andar bene. Allora la proposta di una Unione Europea che superasse gli scogli degli stati nazionali e configurasse una struttura non democratica, dove il governo del continente fosse affidato a deifunzionari nominati, prodotti dal coacervo del potere finanziario, poteva liberare la strada a una struttura che fosse dominabile, assimilabile agli interessi degli Stati Uniti. Avendo un’Europa ridotta in questi termini anti-democratici, che man mano hanno fatto carne di porco delle sovranità nazionali, agli Stati Uniti è riuscito molto meglio il controllo sul continente. Un controllo che deve essere comunque e sempre mantenuto, come sempre deve essere mantenuta la subalternità del continente, che non deve rafforzarsi eccessivamente, non deve fiorire, non può essere troppo competitivo economicamente con gli Stati Uniti e, soprattutto, non deve essere attratto dalla sua tentazione naturale, data dalla sua collocazione geografica, culturale, storica, verso l’Eurasia, verso la Russia. Questo deve essere impedito. Mettere in difficoltà l’Europa a partire dalle sue appendici inferiori, cioè meridionali, creando questi subbugli, caricando le economie nazionali di questo sovrappeso, significa tenere l’Europa sotto ricatto. Io, attraverso le mie guerre, attraverso i miei strangolamenti economici, attraverso i miei surrogati, l’Isis eccetera,provoco profughi. Questi profughi li faccio riversare su di te, Europa, ed eventualmente la smetto se tu mantieni un ruolo subalterno, se non ti fai tentare da Putin e rimani un nostro tranquillo vassallo, a cui è concesso qualche giro di valzer, qualche spazio economico, ma sempre in termini di condizionamento.
Sia la tensione in Ucraina sia il grexit sarebbero dunque funzionali all’esigenza degli Stati Uniti di trattenere le potenze europee dall’espansione verso est.
Sì, ma sono funzionali anche ad evitare una fuga della Germania, quella Germania rappresentata dalle posizioni del suo ministro delle finanzeSchäuble. Schäuble, convinto sostenitore dell’egemonia tedesca che deve essere la prima in tutto il continente ed avere un ruolo mondiale, aveva addirittura vaticinato l’uscita della Grecia dall’Euro, per togliersi una zavorra che non poteva più essere ulteriormente sfruttata, dissanguata. I tedeschi dalla Grecia avevano già succhiato tutto quello che si poteva (ndr:oggi la notizia della vendita alla tedesca Fraport di ben 14 aeroporti). Appena è stato ventilato il grexit, c’è stato subito l’intervento del Fondo Monetario Internazionale, che sappiamo essere un organismo americano (risiede a Washington e i suoi direttori vengono nominati dal governo statunitense, in questo caso Christine Lagarde), il quale di fronte alla prospettiva di una Grecia fuori dall’eurozona ha frenato immediatamente. Subito dopo è intervenuto direttamente Obama, che ha fatto pressioni sulla UE per avere una considerazione più tollerante nei confronti delle difficoltà greche. Da quel momento in poi di grexit non si è più parlato. Se l’intento di Schäuble fosse andato a buon fine e se la Grecia fosse uscita, secondo il piano B predisposto da Yanis Varoufakis, allora Atene avrebbe dovuto appoggiarsi alla Russia, alla Cina, ai Brics e a tutti quei paesi del mondo che avevano teso una mano alla Grecia. Fare della Grecia un’appendice di questa realtà alternativa alla cosiddetta comunità internazionale globalizzante, avrebbe significato con ogni probabilità per la Grecia anche l’uscita dalla Nato. E questo era inaccettabile: intanto la Grecia è un grande acquirente di armi. Pensate che il bilancio militare della Grecia era di oltre il 6%, quando la media europea in tutti questi anni era del 2%. La Grecia si è indebitata principalmente attraverso l’acquisto di carri armati e sottomarini tedeschi, di cacciabombardieri francesi e di armamenti di ogni genere (ndr: leggere “Perché la Grecia non può fallire”). Con la scusa della paura della Turchia, che non aveva ragione di essere, la Grecia veniva usata come un baluardo a cavallo del medio oriente, un membro della Nato che avrebbe potuto essere utilizzato in vista dello scontro finale con l’Eurasia, a partire dai Balcani fino alla Russia. La Grecia, in quella collocazione, era fondamentale. Obama, all’ipotesi che la Grecia avrebbe potuto uscire dalla Nato, è intervenuto direttamente.
Valsusa, prima del summit Renzi-Hollande ecco il “contro-vertice” dei No Tav
5 marzo 2016 Repubblica :
Gli oppositori del supertreno presenteranno alle delegazioni le alternative possibili all’alta velocità
di Mariachiara Giacosa
A tre giorni dall’incontro internazionale tra il premier Matteo Renzi e il suo collega francese Francois Hollande sull’alta velocità Torino-Lione i No Tav hanno organizzato questa mattina a Villar Focchiardo, in Valsusa, un contro-vertice con militanti italiani e francesi, «per smascherare le falsità che saranno raccontate al vertice di martedì 8 marzo» spiega la consigliera regionale del Movimento 5 stelle Francesca Frediani.
L’obiettivo, spiegano gli organizzatori, è presentare ai membri delle delegazioni italiana e francese le alternative – a partire dall’opzione zero – che risolvono i problemi trasportistici e ambientali sulla direttrice ferroviaria che attraversa le Alpi tra Torino e Lione e mostrare all’opinione pubblica l’unità nella lotta alla Torino-Lione.
Il vertice tra Renzi e Hollande, martedì, è in programma a Venezia, in memoria di Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana uccisa durante l’assalto dei terroristi al Bataclan e a cui verrà intitolata una speciale borsa di studio franco-italiana.
10 DOMANDE SUL TAV TORINO LIONE
Al link seguente trovate le 10 domande sulla Nuova Linea Ferroviaria TORINO-LIONE emerse durante il controvertice del 5 marzo 2016 .
Queste domande devono essere le domande di tutti, in particolare dei media, tv e giornali, che realmente compiono il loro lavoro di informazione.
Qui le domande: 10 DOMANDE SUL TAV TORINO LIONE
COMUNICATO STAMPA 5 MARZO 2016 – CONTRO VERTICE NO TAV
www.PresidioEuropa.net – info@PresidioEuropa.net
Movimento No TAV
Comunicato Stampa
http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=8215
http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=8082
5 marzo 2016
Le decisioni del Contro Vertice No TAV
del 5 marzo 2016 in Val Susa
Amministratori locali e regionali italiani e francesi, il Movimento No TAV e una delegazione francese degli oppositori alla nuova linea ferroviaria Lyon-Turin si sono incontrati oggi alla Cascina Roland di Villar Focchiardo (Valle Susa) nell’ambito della lunga collaborazione per contrastare la Grande Opera Inutile e Imposta Torino-Lione.
E’ stata constatata una grande unità di intenti e di vedute, che rafforza la coesione tra cittadini e Amministratori in ambedue i Paesi.
E’ stato ribadito che l’opzione zero è la vera e unica soluzione del problema trasportistico e ambientale sulla direttrice ferroviaria che attraversa le Alpi tra Torino e Lione e tiene conto delle decisioni assunte al termine della Conferenza COP21di Parigi.
La Valle Susa rifiuta che il Governo spacci come compensazioni i contributi dovuti al territorio per opere necessarie, essenziali e indispensabili per gestire il dissesto idrogeologico, la manutenzione degli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.) e della viabilità e migliorare e incrementare il trasporto pubblico locale.
In vista del 33° Vertice Italia – Francia fra Renzi e Hollande di martedì 8 marzo a Venezia, è stato presentato l’Argomentario per Renzi e Hollande che illustra in modo sintetico e diretto l’inutilità dell’opera.
Lo stesso giorno del Vertice di Venezia una delegazione di Amministratori pubblici e tecnici dalla Valle Susa verrà audita dalla 8ª Commissione Permanente Lavori Pubblici del Senato della Repubblica.
E’ stato deciso che le Amministrazioni Comunali valsusine esamineranno nei prossimi giorni la bozza di una Delibera per introdurre a livello locale il divieto di circolazione degli autocarri Euro 1 e 2 e di quelli che trasportano merci pericolose in Valle Susa, in applicazione dell’Accordo Italia Francia del 30 gennaio 2012, ratificato dal Parlamento italiano e quindi legge dello Stato. Ciò permetterà sin da subito il trasferimento modale delle merci dalla strada alla ferrovia esistente e sottoutilizzata. Una delibera analoga è già stata adottata da alcune amministrazioni comunali francesi.
Una delegazione di Amministratori e cittadini sarà prossimamente ricevuta dal Consiglio della Regione Auvergne Rhône-Alpes per illustrare le ragioni dell’opposizione alla Torino-Lione.
Una documentazione degli argomenti dell’opposizione e lo scambio di lettere con il Ministro Delirio è disponibile qui http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=8215.