“Io, medico di base, vi dico: ci rimetteranno i più poveri”. Anche per i tumori il rischio aumenta

Tranquilli, ai migratis nessun conto e nessuna fila. Sarebbe razzismo e guai succedesse loro qualcosa per mancate cure tempestive. Gli indigeni crepino nel silenzio che costano allo stato. Legge del partito dei giusti

25 settembre 2015

Sul provvedimento spiega: “Se mi tolgono la possibilità di prescrivere un esame, chi potrà lo farà privatamente”

di Enza Cusmai

Chiamatelo medico internista, o di famiglia, o della mutua. Insomma quello che lavora sodo e ascolta i pazienti. Di lui si fidano: offre buoni consigli, prescrive gli esami che servono, quando servono.

Ma Rocco Cantatore, che a Milano fa il suo dovere di professionista attento e scrupoloso, è pronto a scendere in piazza come altri migliaia di medici italiani che si sentono vessati dal decreto sulle prestazioni mediche inappropriate che quasi puzza di incostituzionalità.

«Quello che posso dire da medico, e non da giurista, è che se viene approvato il testo proposto dal governo si crea una clamorosa ingiustizia sociale».

Addirittura?

«Se mi tolgono la possibilità di prescrivere un esame diagnostico che ritengo utile, allora il paziente, non essendo medico e temendo per la sua salute, finirà per rivolgersi al privato non convenzionato e quindi a totale pagamento. E saranno avvantaggiati solo quelli che possono permettersi un’assicurazione sanitaria oppure i più ricchi».

Dal punto di vista pratico, invece, qual è il punto cruciale che più la preoccupa di questo decreto?

«Con questo sistema si ridurrà al lumicino l’autonomia del medico e il rapporto medico-paziente peggiorerà».

Vuol dire che il malato perderà fiducia?

«Inevitabilmente. Insomma, il paziente non vuole ottenere una prescrizione sulla base di conteggi economici ma si aspetta il risultato di un professionista che, in base a quello che ha studiato e alla sua esperienza, riesca a cogliere il sospetto diagnostico».

Quindi non fa una bella figura il medico che esamina un elenco prima di fare delle indagini diagnostiche.

«Diventa un passacarte. E la sua autorevolezza svilisce miseramente».

Quindi chiedete più autonomia?

«È indispensabile. Faccio un esempio. E’ stato messo nell’elenco la risonanza che in genere prescriviamo quando abbiamo un sospetto diagnostico tumorale. Ma ovviamente è un sospetto e la certezza non la possiamo avere. Così se poi il tumore non c’è, che fanno, mi contestano l’esame?».

Esatto.

«No, non è ammissibile, io credo che nessuno possa contestare la scelta. Non vorrei essere nei panni di chi deve valutare quello che il medico ha prescritto. Su che base lo fa? Con quali strumenti? Questo meccanismo complica tutto. Un medico non può essere distratto da mille ostacoli, noi non siamo impiegati né burocrati, siamo dei medici a cui la gente affida la propria salute».

E che ne pensa delle sanzioni che potrebbero essere affibbiate ai medici che non sanno dare spiegazioni per le loro scelte prescrittive?

«Andare a pescare nelle tasche di un medico, fare leva sul delicato aspetto economico è una metodologia che può avere pesanti riflessi. È un modo di demotivare un professionista, di farlo appiattire su scelte forzate. Trovo estremamente grave che l’iter diagnostico e terapeutico di un paziente venga deciso sulla sorta di linee guida non mediche».

Ma la medicina difensiva va comunque arginata in qualche modo. Anche lei ammetterà che tra i suoi colleghi qualcuno abbonda in esami non necessari.

«Certo la medicina difensiva fa arginata ma entro certi limiti. Un medico deve avere la possibilità di scegliere. L’autonomia prescrittiva va tutelata perché se ci mettono dei binari prestabiliti si fa ancora più fatica e una legge rigida è inutile, c’è sempre il modo di non applicarla».

Intende dire che si può aggirare?

«Be’, se tarpano le ali alla mia autonomia, anziché prescrivere una risonanza faccio fare una radiografia e poi ci aggiungo vari accertamenti emato- chimici che mi riduce il gap diagnostico. Insomma, imbocco strade alternative che avrei scartato se avessi fatto un esame strumentale che ritenevo adeguato».

Dunque con questo decreto ci potrà essere il medico che si astiene dal prescrivere esami necessari e altri che aumentano il numero delle prescrizioni?

«Esatto e sarà il caos che incrinerà ancora di più il delicato equilibrio tra medico e paziente».

Fonte: Il Giornale

Del razzismo 2.0

di Gianni Dessì – 22/09/2015
Fonte: Il corrosivo

cassonetti

Ho sempre pensato che uno dei mali peggiori delle società moderne sia l’indifferenza. Ne parlò anche il Papa e mi sentii profondamente d’accordo con le sue parole, pur non essendo cattolico e per quanto strumentalmente interpretate dai media e oggettivamente interpretabili in tante diverse maniere. L’indifferenza verso chi sta peggio di noi, come frutto avvelenato dell’individualismo e dell’egoismo, di quello strisciante darwinismo sociale tipico delle società capitalistiche. Eppure, ancor peggiore, e’ l’indifferenza aggravata dal razzismo. Quell’essere indifferenti all’altro in virtù del suo colore della pelle, della sua religione, provenienza geografica o cultura…..

Quell’inaccettabile discriminazione, a parità di condizioni (alle volte, ben peggiori), che tanto avevo odiato verso i negri americani, i nativi, o altri, anche decenni dopo l’eliminazione delle norme discriminanti. Per questo, mai avrei creduto di potermi trovare davanti alla sua “istituzionalizzazione” de facto verso chi e’ della stessa famiglia, razza, nazione e cultura, proprio nel mio paese natio.

Certo, mai dichiaratamente, sempre subdolamente e con tutta l’ipocrisia tipica del “buonismo mondialista” che caratterizza l’involuzione della socialdemocrazia occidentale e del suo zoccolo duro: il c.d. “ceto medio semicolto” nazionale – sempre meno medio e sempre meno colto – destinato a vedere progressivamente crollare il suo status sociale per via delle politiche che egli stesso propaganda, e la “nuova borghesia cosmopolita”, destinata a sopravvivergli, per come magistralmente descritta da Preve (1) nei suoi lavori. Quella che non ha nazione, bandiera, confini o cultura che non sia il business ed il libero scambio. Quella che ha il cuore che batte alla “City” e la testa a New York; quella che vuole un mondo chiamato mercato e un solo Dio chiamato denaro.

Proprio così, per questi soggetti, marionette inconsapevoli di Elite e poteri veri, non c’è nulla di peggio che essere bisognosi e della stessa vituperata nazione. E non c’è nulla di peggio dello zelo servile e giacobino con cui ripetono e impongono il mantra che gli hanno inculcato,con ben altri fini e scopi di ingegneria sociale ed economica. Per cui, se un italiano ruba per fame, viola la legge, non paga il conto o evade le tasse, non paga l’affitto, sbraitano subito con giustizialismo fermo, invocano l’atavica tendenza all’Italica furberia e una stretta di vite della polizia e della finanza, che non lesina manganello e sanzioni. Se lo fa l’immigrato, il profugo o il clandestino, il Rom, reclamano compassione, comprensione, tolleranza e assoluzione, impunità. Perché lui e’ diverso.

Nella morsa della crisi, vediamo migliaia di pensionati anziani, famiglie e genitori, perdere quotidianamente il lavoro, la casa, il reddito, anche solo per mangiare, dopo anni di tasse, balzelli e contributi. Vediamo i suicidi, continui e silenziosi, le mense della Caritas che si affollano di insospettabili, i vecchi rovistare i cassonetti.. E’ il Mercato, c’è la crisi, non ci sono soldi e non possiamo mantenerli. Sono parassiti. Addirittura, e’ colpa loro, sono choosy e viziati. Va bene così, purché non se ne parli, purché non pretendano, purché non protestino e non creino fastidio a chi deve lavorare, perché ancora può farlo. Non devono esistere, se non nelle statistiche e nelle campagne elettorali.

Eppure, siamo in grado di accogliere e salvare mezzo mondo, spendere 35 euro per mantenerli, dargli un tetto, tre pasti al giorno, le schede telefoniche, e quant’altro, per milioni di euro di spesa. Eppure, siamo in grado di finanziare guerre per crearli e spingerli qui da noi, per molti più milioni e milioni di euro. Guai a mettere in dubbio anche solo la fattibilità o la ragionevolezza della cosa, viene giù il mondo. Tra un aperitivo e l’altro, la partita di calcio ed il TG, giù gare di solidarietà, camminate scalze, sindacati in piazza e appelli all’ accoglienza e alla giustizia divina. Non si pretende che capiscano i limiti e l’inganno della manovra in atto, ma quantomeno che ciò che pretendono (e viene fatto) per loro, sia fatto anche per chi, da italiano, ha bisogno come loro. A casa sua, nella sua terra, per colpa del suo governo, per il quale paga le tasse e con il quale ha un credito economico e sociale. Un patto sociale tradito e umiliato, tra cittadini e rappresentanti. Non si pretende, anche se lo si auspica ragionevolmente, che vengano “prima gli italiani”, ma non si può nemmeno accettare che vengano sempre dopo, per non dire mai. Qualcuno lo chiamerebbe “razzismo al contrario”, ma non esiste un razzismo dal giusto verso. Esiste il “razzismo” e basta. In tutte le sue forme ed evoluzioni orwelliane, di cui questa e’ la più vigliacca e subdola. Anche se fa molto trendy e radical chic.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=52026

Grecia: la nuova faccia di Tsipras. Che al popolo va bene lo stesso. Evidentemente

Sssh le sinistre al lavoro per il bene dell’umanità

Il motivo per cui la maggioranza (relativa) dei cittadini greci ha dato nuovamente il voto a un partito che l’aveva appena tradita rimane un mistero. O forse no: a ben ragionare conferma tutti i dubbi (di chi ne aveva) riguardo la bontà delle cosiddette “democrazie mature” o, ancora più specificatamente, delle reali capacità delle maggioranze di scegliere per il meglio. Un fenomeno che dalle nostre parti conosciamo da numerosi decenni…

Resta il fatto che ci rimane difficile immaginare – o forse anche solo concepire – il singolo soggetto, il singolo cittadino greco, che non più di solo qualche mese addietro concedeva la preferenza a Tsipras e a Syriza sposando lo slogan “fuori la Troika dalla Grecia” e che oggi torna a votare lo stesso uomo e lo stesso partito che alla Troika hanno concesso ancora maggiore cittadinanza, e ancora più reale potere esecutivo, sulle macerie del disastro che conosciamo tutti.

Insomma con la nuova schiacciante vittoria di Syriza, alla terza tornata elettorale greca in soli nove mesi, vince lo stesso partito pur presentando un programma (e avendo già offerto esempi eclatanti) in direzione diametralmente opposta alla prima affermazione elettorale. Come dire: o l’elettore tipo aveva sbagliato prima, oppure adesso o, ancora, il programma con il quale si presenta un partito alle elezioni alla fine del conti è del tutto irrilevante.

Il riepilogo è d’obbligo, a questo punto, visto che a tentare di capire (ciò di cui in realtà non c’è molto poi da capire) si rischia seriamente di finire nella più classica delle malattie di dissociazione mentale. E allora: stesso premier, stesso partito, ma programma opposto a quello originario. E ovviamente stesso elettore. Non solo cambia l’ordine degli addendi, ma anche la loro natura, eppure il risultato è sempre lo stesso.

A cambiare sono (e saranno) semmai le alleanze per formare il governo, nel più classico dei bizantinismi di palazzo cui siamo abituati anche in Italia. A rimanere invariati, invece, tutti i dati di fondo della situazione in Grecia, peraltro in ulteriore peggioramento, e una sintesi alla quale anche i più ingenui o i più convinti sostenitori della democrazia rappresentativa non potranno sottrarsi.

Ma andiamo con ordine. La Grecia continua a proseguire la sua discesa nel baratro economico e finanziario, oltre che sociale. I suoi debiti con il resto delle “istituzioni internazionali” continuano ad aumentare e soprattutto rimane invariata la possibilità di ripagarli, che è pari a zero. Così come a zero rimane la possibilità di tornare a crescere vista la spirale di obblighi e depressioni economiche che, per la natura stessa dell’intervento delle misure imposte ad Atene, non può per sua natura modificarsi. E questo per stessa ammissione dell’Fmi, che attraverso la Lagarde, già più di un anno addietro, aveva del resto ammesso la fallacia delle misure che pure aveva contribuito a far imporre. Ciò non ha impedito naturalmente di continuare a portarle avanti.

La sedicente democrazia prosegue, e perpetua la sua irrilevanza ai fini del governo. Perché il governo, in Grecia come altrove in Europa, è nelle mani della Troika.

Sopra ogni altra cosa – e questa è la sintesi più amara – malgrado tutte le evidenze nefaste sino a quella più eclatante dell’ultimo governo Tsipras, neanche il popolo più martoriato d’Europa ha ancora compreso la reale natura della situazione in atto e l’irrilevanza della sua azione elettorale. Il voto di domenica scorsa lo dimostra.

E l’amarezza, ovviamente, riguarda anche gli altri popoli del nostro continente, incluso il nostro, che sono presumibilmente ancora più distanti di quello greco, dal capire la situazione. Come dire: chi si ostina a credere a queste democrazie, per sperare di cambiare la realtà, deve essere se non altro consapevole della lunghezza interminabile che prevede questo processo, il quale per ora non dimostra di avere raggiunto alcun punto di rilievo.

Valerio Lo Monaco

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=52028

L’ultima speranza dell’ISIS è la NATO

di Luca Pinasco – 22/09/2015

Fonte: L’intellettuale dissidente

L’esclusione della Russia dalla Coalizione anti-ISIS può trasformare la NATO e i Paesi della Coalizione Internazionale in alleati dello Stato Islamico.

  La Russia di Putin è decisa più che mai ad eliminare tutte le specie di jihadisti dal territorio siriano ed invita la comunità internazionale a collaborare con il presidente Assad per raggiungere questo fine. È molto probabile che questo non accadrà poiché la Russia e il governo siriano hanno intenzioni serie, vorrebbero estirpare le minacce alla radice, non importa che siano ISIS, Al-Nusra, Al Qaida, Free Sirian Army, fronte islamico o qualsiasi altra brigata di barbari, i siriani infatti li chiamano tutti “Daesh”, mentre la soluzione degli USA, ormai consapevoli, dopo cinque anni di guerra, dell’ impossibilità di rovesciare il governo legittimo di Assad, prevede di interrompere lo spreco di risorse e mercenari in Siria spostandoli semplicemente nel Caucaso e nel Nord Africa. L’opzione di condurre una vera guerra al terrorismo non è mai stata sul tavolo delle potenze occidentali, l’unico obbiettivo in Siria era rovesciare Assad mantenendo il caos. Putin ha recentemente chiesto alle potenze occidentali di “Abbandonare i doppi standard e combattere veramente l’ISIS” invece la Casa Bianca tramite il portavoce Joshua Earnest ha minacciato la Russia di isolamento internazionale se dovesse rifiutare di unirsi alla coalizione a guida USA. Un intervento “anti-ISIS” condotto dalle potenze occidentali senza la Russia rappresenta oggi l’unica vera speranza di salvezza per l’ISIS, per questa ragione bisogna fermamente opporvisi. È chiaro che ogni alleanza anti-terrorismo che escluda la Russia sarebbe una farsa.

È opportuno ricordare al lettore che la tragedia in Siria comincia nel 2011 quando con “rivolte colorate” poi chiamate “primavere arabe” i falchi anglo-americani insieme ad alcuni magnati della grande finanza volevano sostituire i governi legittimamente eletti in nord Africa ed in Medioriente con i Fratelli Mussulmani così da poter facilmente controllare la regione. Poi in Siria, fallita la rivolta colorata, ebbe inizio la odierna “guerra civile” che non ha nulla di “civile” in quanto il popolo siriano rimane asserragliato attorno al suo presidente come confermato dalle elezioni del 2014 dove Assad è stato rieletto con percentuali vicine al 90%. I nemici dello stato sono sempre stati nient’altro che criminali pagati per combattere.

È opportuno ricordare al lettore che gli USA e l’Inghilterra hanno addestrato e rifornito di attrezzature militari decine di migliaia di mercenari in campi gentilmente concessi da Giordania e Turchia come più volte confermato oltre che da esperti sul luogo anche dagli insospettabili “The Wall Street Journal” , “Washington Post”, Brooking Institute” e dallo stesso Cameron il quale a giugno ha ribadito il fatto che “La Gran Bretagna darà armi ai ribelli fino al rovesciamento di Assad”.

Arabia Saudita e Qatar hanno finanziato la restante parte degli 80 milioni di euro a settimana necessari all’ ISIS per sopravvivere. Dico la restante parte perché è un fatto ormai noto che la Turchia oltre a fornire protezione agli estremisti ha favorito l’ingresso del petrolio controllato dall’ ISIS nei mercati internazionali per massimali di guadagno da 10 milioni di euro al giorno.

Anche la Francia non ha mai smesso di fornire supporto ai ribelli inviando regolarmente attrezzature belliche. Ma senza dubbio la più grande collaborazione alle milizie jihadiste, in specie ad Al Nusra, è arrivata da Israele il quale non ha esitato ad utilizzare la propria aviazione per colpire posizioni dell’ esercito Siriano fino a 45 km da Damasco, non ha esitato a offrire i suoi ospedali ai guerriglieri dell’ ISIS, e non ha esitato a riempire Moschee di artiglieria nei territori controllati da Al-Nusra come più volte confermato dallo stesso presidente Assad il quale recentemente in un intervista alla TV libanese AL Manar ha ribadito:” Israele ci combatte sostenendo i terroristi”. Fortunatamente grazie alla collaborazione delle milizie libanesi di Hezbollah l’esercito siriano ha ottenuto enormi vittorie contro Al Nusra nelle città di Zabadani e Salqin.

Qualsiasi cosa deciderà la “comunità internazionale” nelle prossime ore, la posizione della Russia sembra cementificata su quella del ministro degli esteri Sergej Lavrov: “La Siria non sarà un altra Libia” e oggi può dirlo con cognizione di causa in quanto nel 2011 per legittimare il bombardamento della Libia venne usata come scusa il “faremo qualsiasi cosa per difendere i civili” appellandosi al capitolo 7 della Carta delle nazioni unite, allora la Russia si astenne dal votare ma oggi è determinata a porre il suo veto a qualsiasi forma di autorizzazione internazionale ad una guerra propagandistica condotta da pseudo coalizioni internazionali. Se la posizione delle potenze occidentali rimane quella sintetizzabile nella frase di Obama: “La comunità internazionale ha deciso che è per Assad è il momento di andare”, la posizione di Putin: “Saranno i siriani a decidere se Assad deve rimanere o andare” prevarrà e il risultato sarà che Assad rimarrà al suo posto e le potenze anglo-americane perderanno. Se invece accetteranno la proposta russa e collaboreranno con il governo siriano per eliminare la minaccia fondamentalista sarà una grande vittoria per la Siria e per il mondo intero. In entrambi i casi la vittoria dello statista Bashar Al Assad sembra essere soltanto questione di tempo. Ogni ora però costa numerose vittime ed inevitabilmente, anche se l’informazione internazionale non ne fa voce, ricadranno una per una sulla coscienza del premio nobel per la pace Obama.

 Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

20 nuove bombe atomiche USA saranno dislocate in Germania

La Germania votò per un graduale smantellamento, ma se gli usa ordinano….ah già è la cermania che governa il mondo no?

mercoledì, 23, settembre, 2015

Nelle mani dei giornalisti del canale tedesco ZDF sono finiti alcuni documenti relativi al budget degli USA, che confermano l’intenzione di dislocare in Germania delle armi nucleari.

obama-merkel

Nella base aeronautica di Büchel, in Renania-Palatinato, saranno dislocate 20 bombe atomiche americane tipo B61-12, comunica la televisione ZDF. Il prossimo dislocamento delle bombe verrebbe confermato da alcuni documenti, finiti nelle mani dei giornalisti, che riguardano alcune voci del bilancio USA.

Il parlamento della Germania nel 2010 aveva votato a favore del ritiro delle armi nucleari dal territorio del paese. Tuttavia ciò non è stato fatto, mentre adesso le bombe che si trovano in Germania saranno sostituite con quelle nuove, ancora più potenti.

ZDF informa che il piano del governo per finanziare il dislocamento delle bombe atomiche americane è stato confermato da Thomas Hitschler del partito socialdemocratico. Secondo l’esperto, nei prossimi anni il governo federale spenderà 112 milioni di euro per la modernizzazione della base di Büchel.

L’ex sottosegretario di Stato parlamentare Willy Wimmer ha dichiarato che la dislocazione delle bombe nucleari in Renania-Palatinato “è un’azione consapevole che mira a sfidare il nostro vicino russo”.

it.sputniknews.com

Bruxelles conferma la tolleranza zero, in arrivo nuove regole sulle emissioni

E subito Bruxelles adegua le norme contro i motori diesel che tanto sono detestati negli Usa (rubano benzina a tutto il mondo e non costa nulla da loro) grazie al TTIP presto dovrà prendersi tutti gli spazi liberati dalla concorrenza, ma che caso…

La Ue commovente quanto patetica, interviene subito a comando, recepisce l’ordine di scuderia, così attenta e pronta a TUTELARE LA SALUTE DEI PROPRI CITTADINI……soprattutto dei greci ai quali nega perfino le trasfusioni di sangue e farmaci anti tumorali perché costosi, come richiesto dall’FMI

La Ue che permette e tollera centrali nucleari e depositi di armi atomiche statunitensi sul proprio suolo….

di David Carretta

BRUXELLES – Messa di fronte allo scandalo Volkswagen, la Commissione Europea è pronta a rivedere il sistema delle omologazioni nazionali e intende sbloccare al più presto lo stallo tra i governi sulle nuove norme europee sulle emissioni, che dovrebbero entrare definitivamente in vigore nel 2017. «Il nostro messaggio è chiaro: tolleranza zero per le frodi e rispetto severo delle regole Ue.
Abbiamo bisogno di piena trasparenza e di test rigorosi sulle emissioni inquinanti», ha detto ieri la commissaria responsabile dell’Industria, Elzbieta Bienkowska. Senza poteri di inchiesta nel settore dell’auto, l’esecutivo comunitario ha chiesto a tutti gli Stati membri di condurre «indagini a livello nazionale» e offerto la sua collaborazione nello scambio di informazioni. L’obiettivo è di avere «il quadro completo» di quanti veicoli omologati nell’Ue siano stati dotati di «dispositivi ingannevoli» vietati dalla regolazione europea, dopo che Volkswagen ha rivelato che il trucco scoperto dalle autorità americane è stato usato anche in Europa.
I software ingannevoli sono vietati dalla legislazione europea: secondo fonti comunitarie, nel caso in cui dovessero emergere delle complicità da parte delle autorità di omologazione nazionali, la Commissione potrebbe aprire una procedura di infrazione nei confronti della Germania. Ma, per ora, l’ipotesi è giudicata «improbabile».

IL PROSSIMO VERTICE
Il caso Volkswagen dovrebbe essere all’ordine del giorno della prossima riunione dei ministri dell’Industria dell’Ue (il Consiglio Competitività) del 1° ottobre. Nei giorni successivi, la Commissione organizzerà anche una riunione delle autorità nazionali di omologazione. «Prendiamo la cosa molto seriamente: dobbiamo essere certi che l’industria automobilistica rispetti i limiti delle emissioni», spiega un’altra fonte comunitaria. Per ora, però, i test sulle auto «sono affidate alle autorità nazionali». E’ sufficiente che un veicolo sia approvato in uno Stato membro affinché venga convalidato in tutta l’Ue. Al fine di evitare rischi di complicità o favoritismi, l’esecutivo comunitario è disponibile a rivedere il sistema di omologazione per centralizzarlo a livello europeo.

Tra le carenze individuate dai tecnici della Commissione c’è una differenza maggiore rispetto a quanto accade negli Usa: mentre in Europa le verifiche sulle auto dopo la loro omologazione vengono effettuate dalle case automobilistiche, in America sono le autorità pubbliche a condurre i test ex post.

Nell’immediato, la prima mossa per rispondere allo scandalo Volkswagen riguarderà le nuove procedure per testare le auto. «A partire dal 2016, si inizieranno a misurare le emissioni non in laboratorio, ma in condizioni di guida reali«, spiega la seconda fonte. Commissione e Stati membri, invece, devono ancora approvare i nuovi limiti sulle emissioni che dovrebbero entrare in vigore nel 2017 sulla base dei risultati dei test in condizioni reali. Bienkowska ha ricordato che non c’è ancora accordo in caso di divergenza maggiore tra i risultati dei test in laboratorio e quelli reali. Il timore è che la lobby dei costruttori tedeschi torni a farsi sentire. In passato, durante i negoziati sui limiti alle emissioni, la Germania è riuscita ad ottenere importanti concessioni per le sue case automobilistiche con motori più potenti e inquinanti di quelli dei costruttori di altri paesi. Con una proporzione più alta di veicoli diesel – 50% in Europa contro l’1% negli Stati Uniti – il risultato è che oggi «l’Europa è potenzialmente più esposta» dal punto di vista ambientale allo scandalo Volkswagen, osserva la seconda fonte.

http://motori.ilmessaggero.it/motori/bruxelles_tolleranza_zero_nuove_regole_emissioni/notizie/1586957.shtml

Tav, ‘ndrangheta e il senatore: Esposito si difende dal “fango”

Tav, ‘ndrangheta e il senatore: Esposito si difende dal “fango”
settembre 26 2015
di Andrea Doi

Il senatore del Partito Democratico Stefano Esposito fa chiarezza dopo il polverone sollevato su un rapporto dei carabinieri dei Ros in cui un imputato al processo contro la ‘ndrangheta, Ferdinando Lazzaro, si sarebbe rivolto a lui per ottenere lavori per la Torino-Lione, il Tav.
In conferenza stampa, nonostante gli attacchi dei grillini, il nuovo assessore ai Trasporti di Roma, è apparso tranquillo, ma allo stesso tempo deciso. Lui con questa storia di mafia non solo non c’entra nulla, ma anche Lazzaro, che conosce da anni, sarebbe estraneo ai fatti.
Esposito inoltre ricorda che da tempo aveva segnalato all’allora procuratore di Torino Gian Carlo Caselli e ai Ros le anomalie in Val di Susa intorno proprio al Tav, di cui da sempre lui è un sostenitore.
«Ferdinando Lazzaro è una figura da me straconosciuta, strafrequentata e strasentita e, in tre anni di indagini, la procura non lo ha mai accusato di reati di carattere mafioso», dice Esposito parlando dell’imprenditore coinvolto nel processo “San Michele” sulle presunte inflitrazioni della mafia calabrese in Piemonte.
Si conoscevano, quindi è logico che i contatti tra i due, telefonici o di persona ci fossero, come evidenzia il senatore, che racconta che Lazzaro si rivolse a lui quando il gruppo che aveva ottenuto da Ltf la realizzazione dell’opera aveva attivato con le aziende valsusine una trattativa, come dice Esposito, “a strozzo”.
«Lazzaro si rivolse a me e ad altri perché il consorzio Cmc avviò una trattativa a strozzo nei loro confronti e in quelli di altre aziende locali – spiega il senatore del Partito Democratico – In un comunicato congiunto con l’onorevole Napoli attacchiamo la Regione Piemonte e la Provincia di Torino perché non vedevamo la ricaduta dei lavori per il Tav sulle imprese locali. Una battaglia che ho fatto e continuo a fare».
Ma non finisce qui. Tre anni fa Esposito bussa alla porta della Procura di Torino: «Nel 2012-2013 Lazzaro venne a parlarmi di alcune questioni relative alla Sitaf – continua nel racconto – Mi recai dopo le vacanze natalizie dal procuratore Caselli, che mi disse di rivolgermi ai Ros».
Due ore dura la relazione che Esposito fa ai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, in cui racconta ciò che ha saputo da Lazzaro in riferimento alla società che gestisce l’autostrada del Frejus. E fa anche dei nomi. I Ros verificano quanto raccontato da Esposito-Lazzaro convocando quelle persone. «Mi era chiaro di avere a che fare con un imprenditore che mi veniva a raccontare delle cose che aveva vissuto in un sistema opaco, che lo stava espellendo – aggiunge Esposito – e lui cercava di sopravvivere».
Dunque la bufala è servita. Lazzaro non è un mafioso. Non perché lo dice Esposito, che come detto non nega il rapporto di amicizia, ma perché lo sostiene proprio la Procura.
«Mi dispiace solo di una cosa: che una teoria politica portata avanti negli ultimi 5-6 anni da un movimento politico, il Movimento Cinque Stelle, che ha sempre teorizzato che quegli imprenditori fossero legati alla mafia si trasformi in una tesi giornalistica falsa». Per questo il senatore ha intenzione di intentare una causa civile e non penale nei confronti del consigliere regionale di M5S Francesca Frediani, che in un comunicato stampa aveva chiesto le dimissioni di Esposito chiamandolo in causa come «come collettore della ‘ndrangheta, e come collante tra politica e ‘ndrangheta»
Perché nonostante tutto questi non sono mafiosi, e non perché lo dico io, ma perché lo certifica la Procura di Torino che non ha indagato nessuno per reati del genere. Io li ho difesi su questo versante e continuerò a farlo».
Senza dimenticare che Lazzaro qualche ostacolo legale nella sua strada da imprenditore lo ha incontrato.
«Vero. Hanno altri conti con la giustizia. Quando venne da me, sapevo che Lazzaro era stato coinvolto in Asfaltopoli, ma è un’altra cosa», conclude Esposito.

Caso Vw: la frode al mercato e gli 8 milioni di morti per inquinamento dell’aria

Quindi l’inquinamento in Europa e tutti i suoi morti sono da imputarsi a VOLKSWAGEN? Tutte le altre auto che emettono inquinanti a norma di legge siccome sono a norma di legge NON UCCIDONO?!?!?!

Strano che siano sicuri che tutti questi morti siano di Volkswagen, perché quando c’è da provare le correlazioni tra tumori e ACCIAIERIE, INCENERITORI, CEMENTIFICI, CELLULARI, FABBRICHE CHIMICHE ETC a questi enti SFUGGONO MOLTI DATI, e non sono in grado di provare nulla.

Una parodia che circola sui social della celebre campagnia pubblcitaria “Das Auto” di Volkswagen di WALTER GALBIATI

24 settembre 2015

Non è vero che gli Stati Uniti hanno finalmente scoperto che le auto inquinano. O meglio che l’Auto, quella con la A maiuscola, la tedesca “Das Auto”, trasformata dai social in “Gas Auto”, immette nell’atmosfera sostanze dannose per gli esseri umani. In realtà che quel 2% di veicoli diesel che circolano sulle strade Usa inquinino anche più di quello che avrebbero dovuto non interessa molto. Gli Stati Uniti, del resto, sono quel Paese che si è tranquillamente dimenticato per anni che potesse esistere un protocollo di Kyoto sulle emissioni dei gas serra. Lo scandalo per gli Stati Uniti è come sempre e solo strettamente finanziario. Non è ammissibile che un’azienda, spocchiosamente tedesca, quotata e leader mondiale possa dire una bugia a chi investe dei soldi.

Che i motori diesel (o benzina è lo stesso) provochino cancri, patologie cardiache e respiratorie è un “di cui” su cui si può tranquillamente soprassedere. Il commento del più americano degli economisti italiani non lascia ombra di dubbio: “In caso pensassimo le frodi come un patrimonio esclusivo del settore finanziario, il caso Volkswagen ci costringe a ricrederci: il problema è molto più grave e diffuso”. Per Luigi Zingales la bugia del produttore tedesco è giustamente “un crimine”.
E va oltre quando scomoda addirittura Milton Friedman citando per intero un pensiero del collega spesso riportato monco: “l’unica responsabilità sociale di un’impresa è di fare profitti. In pochi rammentano – aggiunge Zingales – che la frase non finiva lì. Con lungimiranza Friedman aggiungeva ‘fintanto che (un’impresa) rimane all’interno delle regole del gioco, vale a dire, si impegna in una concorrenza aperta e libera senza inganno o frode’”. Per Zingales, la lezione del caso Volkswagen deve essere l’occasione per chi insegna nelle business school di iniziare a educare al dovere di rispettare le regole. E tanto meglio se queste sono poche. La sua conclusione è lapidaria: “Se il caso Volkswagen producesse questo cambiamento, i morti che l’eccesso di emissioni di ossido di azoto produrrà non saranno morti invano”.
 
Purtroppo però finché si pensa che l’unico dovere sociale delle imprese è fare profitti rispettando le regole è difficile pensare che il caso Volkswagen possa insegnare oltre al rispetto delle norme anche e soprattutto quello dell’ambiente e della salute. Per imparare a seguire le regole non servono le business school, bastano le scuole primarie. E i morti per l’inquinamento non devono essere considerati dei martiri immolatisi sull’altare del libero mercato e del suo buon funzionamento. Secondo il rapporto 2014 dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’aria malsana ha causato quasi 8 milioni di decessi. E tutti gli 8 milioni, senza andare alle business school, sapevano che i gas degli scarichi delle auto (emessi più o meno al di sopra delle soglie limite) erano nocivi per la loro salute. http://www.repubblica.it/economia/2015/09/24/news/caso_vw_la_frode_al_mercato_e_gli_8_milioni_di_morti_per_inquinamento_dell_aria-123604141/?ref=HREA-1

Fmi: banche europee in rosso di 1000 miliardi

Ma guarda un po’, gli stati sono in deficit, le banche sonoin deficit, stai a vedere che mo i soldi se li sono intascati le famiglie europee che vivono da nababbe.

giovedì, 24, settembre, 2015

 Le banche europee hanno “livelli elevati” di crediti deteriorati: sono 1.000 miliardi di euro, il 9% del pil dell’Ue, alla fine del 2014, più del doppio del 2009.

Lo afferma il Fmi, sottolineando che i “‘livelli sono particolarmente elevati nel sud dell’area euro”. Elevati livelli di crediti deteriorati frenano la crescita. (ANSA)

Banchiere Attali nel 2013: servono 1000 miliardi per ricapitalizzare le banche europee

Ascoltate cosa dice il banchiere Attali nel video in fondo all’articolo, al minuto 6,50. (Nel video vengono interpellati due dei più eminenti economisti europei, Jacques Attali e Jean-Paul Fitoussi.)

In Europa la mancanza di una regolamentazione ha permesso di nascondere il fatto che servano 1000 miliardi per ricapitalizzare le banche europee, un vero tsunami per il settore finanziario

Il salvataggio dell’euro ci è già costato 1100 miliardi

Ue: per il salvataggio delle banche europee spesi 4.500 miliardi di fondi pubblici
In 3 anni gli Stati Europei hanno speso 4.500 miliardi di euro per salvare le banche

http://www.imolaoggi.it/2015/09/24/fmi-banche-europee-in-rosso-di-1000-miliardi/

Ventimiglia: “socialmente pericolosi”, foglio di via ai volontari che aiutano clandestini

Il kompagno Hollande non è accogliente, non c’è mafia capitale in Francia evidentemente

lunedì, 21, settembre, 2015

ramadan_ventimiglia

Clandestini a Ventimiglia

Resta ancora alta la tensione al confine tra Italia e Francia a Ventimiglia. Da un lato ci sono i clandestini ancora bloccati alla frontiera,  dall’altro ci sono le autorità, che adesso hanno deciso di usare il pugno duro: foglio di via per chi li aiuta.

UNA POLVERIERA AL CONFINE – “Sono i provvedimenti con cui stanno decimando il nostro movimento, sperando di fermarci”, spiega a Repubblica Lorenzo, uno dei giovani del campo “No Borders” autogestito da attivisti e migranti, ricordando che “per ora abbiamo ricevuto 20 denunce per occupazione abusiva di suolo pubblico o manifestazione non autorizzata, e 8 fogli di via”.  Si tratta di “atti amministrativi  che accompagnano la denuncia, e vietano di permanere in città per 3 anni” e in caso di violazione “il reato diventa penale e si apre un ulteriore procedimento”.

“SOCIALMENTE PERICOLOSI” – I destinatari del provvedimento sono ritenuti “socialmente pericolosi”. Pericolosi come Pasquale “che per il campo ha fatto tanto, ha costruito anche bagni e docce”, ricorda Lorenzo, ha ricevuto dalla Questura il divieto di mettere piede a Ventimiglia. La decisione è stata presa “ritenuto che in quel Comune non vi ha residenza né alcuna regolare occupazione lavorativa e che si reca allo scopo di reiterare quei reati che creano allarme sociale, nonché valutata l’urgente necessità di allontanare (il soggetto) dal Comune di Ventimiglia in quanto si ha fondato motivo di reputarlo elemento pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica”.

http://www.imolaoggi.it/2015/09/21/ventimiglia-socialmente-pericolosi-foglio-di-via-ai-volontari-che-aiutano-clandestini/