Tav, ‘ndrangheta e il senatore: Esposito si difende dal “fango”

Tav, ‘ndrangheta e il senatore: Esposito si difende dal “fango”
settembre 26 2015
di Andrea Doi

Il senatore del Partito Democratico Stefano Esposito fa chiarezza dopo il polverone sollevato su un rapporto dei carabinieri dei Ros in cui un imputato al processo contro la ‘ndrangheta, Ferdinando Lazzaro, si sarebbe rivolto a lui per ottenere lavori per la Torino-Lione, il Tav.
In conferenza stampa, nonostante gli attacchi dei grillini, il nuovo assessore ai Trasporti di Roma, è apparso tranquillo, ma allo stesso tempo deciso. Lui con questa storia di mafia non solo non c’entra nulla, ma anche Lazzaro, che conosce da anni, sarebbe estraneo ai fatti.
Esposito inoltre ricorda che da tempo aveva segnalato all’allora procuratore di Torino Gian Carlo Caselli e ai Ros le anomalie in Val di Susa intorno proprio al Tav, di cui da sempre lui è un sostenitore.
«Ferdinando Lazzaro è una figura da me straconosciuta, strafrequentata e strasentita e, in tre anni di indagini, la procura non lo ha mai accusato di reati di carattere mafioso», dice Esposito parlando dell’imprenditore coinvolto nel processo “San Michele” sulle presunte inflitrazioni della mafia calabrese in Piemonte.
Si conoscevano, quindi è logico che i contatti tra i due, telefonici o di persona ci fossero, come evidenzia il senatore, che racconta che Lazzaro si rivolse a lui quando il gruppo che aveva ottenuto da Ltf la realizzazione dell’opera aveva attivato con le aziende valsusine una trattativa, come dice Esposito, “a strozzo”.
«Lazzaro si rivolse a me e ad altri perché il consorzio Cmc avviò una trattativa a strozzo nei loro confronti e in quelli di altre aziende locali – spiega il senatore del Partito Democratico – In un comunicato congiunto con l’onorevole Napoli attacchiamo la Regione Piemonte e la Provincia di Torino perché non vedevamo la ricaduta dei lavori per il Tav sulle imprese locali. Una battaglia che ho fatto e continuo a fare».
Ma non finisce qui. Tre anni fa Esposito bussa alla porta della Procura di Torino: «Nel 2012-2013 Lazzaro venne a parlarmi di alcune questioni relative alla Sitaf – continua nel racconto – Mi recai dopo le vacanze natalizie dal procuratore Caselli, che mi disse di rivolgermi ai Ros».
Due ore dura la relazione che Esposito fa ai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, in cui racconta ciò che ha saputo da Lazzaro in riferimento alla società che gestisce l’autostrada del Frejus. E fa anche dei nomi. I Ros verificano quanto raccontato da Esposito-Lazzaro convocando quelle persone. «Mi era chiaro di avere a che fare con un imprenditore che mi veniva a raccontare delle cose che aveva vissuto in un sistema opaco, che lo stava espellendo – aggiunge Esposito – e lui cercava di sopravvivere».
Dunque la bufala è servita. Lazzaro non è un mafioso. Non perché lo dice Esposito, che come detto non nega il rapporto di amicizia, ma perché lo sostiene proprio la Procura.
«Mi dispiace solo di una cosa: che una teoria politica portata avanti negli ultimi 5-6 anni da un movimento politico, il Movimento Cinque Stelle, che ha sempre teorizzato che quegli imprenditori fossero legati alla mafia si trasformi in una tesi giornalistica falsa». Per questo il senatore ha intenzione di intentare una causa civile e non penale nei confronti del consigliere regionale di M5S Francesca Frediani, che in un comunicato stampa aveva chiesto le dimissioni di Esposito chiamandolo in causa come «come collettore della ‘ndrangheta, e come collante tra politica e ‘ndrangheta»
Perché nonostante tutto questi non sono mafiosi, e non perché lo dico io, ma perché lo certifica la Procura di Torino che non ha indagato nessuno per reati del genere. Io li ho difesi su questo versante e continuerò a farlo».
Senza dimenticare che Lazzaro qualche ostacolo legale nella sua strada da imprenditore lo ha incontrato.
«Vero. Hanno altri conti con la giustizia. Quando venne da me, sapevo che Lazzaro era stato coinvolto in Asfaltopoli, ma è un’altra cosa», conclude Esposito.

Caso Vw: la frode al mercato e gli 8 milioni di morti per inquinamento dell’aria

Quindi l’inquinamento in Europa e tutti i suoi morti sono da imputarsi a VOLKSWAGEN? Tutte le altre auto che emettono inquinanti a norma di legge siccome sono a norma di legge NON UCCIDONO?!?!?!

Strano che siano sicuri che tutti questi morti siano di Volkswagen, perché quando c’è da provare le correlazioni tra tumori e ACCIAIERIE, INCENERITORI, CEMENTIFICI, CELLULARI, FABBRICHE CHIMICHE ETC a questi enti SFUGGONO MOLTI DATI, e non sono in grado di provare nulla.

Una parodia che circola sui social della celebre campagnia pubblcitaria “Das Auto” di Volkswagen di WALTER GALBIATI

24 settembre 2015

Non è vero che gli Stati Uniti hanno finalmente scoperto che le auto inquinano. O meglio che l’Auto, quella con la A maiuscola, la tedesca “Das Auto”, trasformata dai social in “Gas Auto”, immette nell’atmosfera sostanze dannose per gli esseri umani. In realtà che quel 2% di veicoli diesel che circolano sulle strade Usa inquinino anche più di quello che avrebbero dovuto non interessa molto. Gli Stati Uniti, del resto, sono quel Paese che si è tranquillamente dimenticato per anni che potesse esistere un protocollo di Kyoto sulle emissioni dei gas serra. Lo scandalo per gli Stati Uniti è come sempre e solo strettamente finanziario. Non è ammissibile che un’azienda, spocchiosamente tedesca, quotata e leader mondiale possa dire una bugia a chi investe dei soldi.

Che i motori diesel (o benzina è lo stesso) provochino cancri, patologie cardiache e respiratorie è un “di cui” su cui si può tranquillamente soprassedere. Il commento del più americano degli economisti italiani non lascia ombra di dubbio: “In caso pensassimo le frodi come un patrimonio esclusivo del settore finanziario, il caso Volkswagen ci costringe a ricrederci: il problema è molto più grave e diffuso”. Per Luigi Zingales la bugia del produttore tedesco è giustamente “un crimine”.
E va oltre quando scomoda addirittura Milton Friedman citando per intero un pensiero del collega spesso riportato monco: “l’unica responsabilità sociale di un’impresa è di fare profitti. In pochi rammentano – aggiunge Zingales – che la frase non finiva lì. Con lungimiranza Friedman aggiungeva ‘fintanto che (un’impresa) rimane all’interno delle regole del gioco, vale a dire, si impegna in una concorrenza aperta e libera senza inganno o frode’”. Per Zingales, la lezione del caso Volkswagen deve essere l’occasione per chi insegna nelle business school di iniziare a educare al dovere di rispettare le regole. E tanto meglio se queste sono poche. La sua conclusione è lapidaria: “Se il caso Volkswagen producesse questo cambiamento, i morti che l’eccesso di emissioni di ossido di azoto produrrà non saranno morti invano”.
 
Purtroppo però finché si pensa che l’unico dovere sociale delle imprese è fare profitti rispettando le regole è difficile pensare che il caso Volkswagen possa insegnare oltre al rispetto delle norme anche e soprattutto quello dell’ambiente e della salute. Per imparare a seguire le regole non servono le business school, bastano le scuole primarie. E i morti per l’inquinamento non devono essere considerati dei martiri immolatisi sull’altare del libero mercato e del suo buon funzionamento. Secondo il rapporto 2014 dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’aria malsana ha causato quasi 8 milioni di decessi. E tutti gli 8 milioni, senza andare alle business school, sapevano che i gas degli scarichi delle auto (emessi più o meno al di sopra delle soglie limite) erano nocivi per la loro salute. http://www.repubblica.it/economia/2015/09/24/news/caso_vw_la_frode_al_mercato_e_gli_8_milioni_di_morti_per_inquinamento_dell_aria-123604141/?ref=HREA-1

Fmi: banche europee in rosso di 1000 miliardi

Ma guarda un po’, gli stati sono in deficit, le banche sonoin deficit, stai a vedere che mo i soldi se li sono intascati le famiglie europee che vivono da nababbe.

giovedì, 24, settembre, 2015

 Le banche europee hanno “livelli elevati” di crediti deteriorati: sono 1.000 miliardi di euro, il 9% del pil dell’Ue, alla fine del 2014, più del doppio del 2009.

Lo afferma il Fmi, sottolineando che i “‘livelli sono particolarmente elevati nel sud dell’area euro”. Elevati livelli di crediti deteriorati frenano la crescita. (ANSA)

Banchiere Attali nel 2013: servono 1000 miliardi per ricapitalizzare le banche europee

Ascoltate cosa dice il banchiere Attali nel video in fondo all’articolo, al minuto 6,50. (Nel video vengono interpellati due dei più eminenti economisti europei, Jacques Attali e Jean-Paul Fitoussi.)

In Europa la mancanza di una regolamentazione ha permesso di nascondere il fatto che servano 1000 miliardi per ricapitalizzare le banche europee, un vero tsunami per il settore finanziario

Il salvataggio dell’euro ci è già costato 1100 miliardi

Ue: per il salvataggio delle banche europee spesi 4.500 miliardi di fondi pubblici
In 3 anni gli Stati Europei hanno speso 4.500 miliardi di euro per salvare le banche

http://www.imolaoggi.it/2015/09/24/fmi-banche-europee-in-rosso-di-1000-miliardi/

Ventimiglia: “socialmente pericolosi”, foglio di via ai volontari che aiutano clandestini

Il kompagno Hollande non è accogliente, non c’è mafia capitale in Francia evidentemente

lunedì, 21, settembre, 2015

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Clandestini a Ventimiglia

Resta ancora alta la tensione al confine tra Italia e Francia a Ventimiglia. Da un lato ci sono i clandestini ancora bloccati alla frontiera,  dall’altro ci sono le autorità, che adesso hanno deciso di usare il pugno duro: foglio di via per chi li aiuta.

UNA POLVERIERA AL CONFINE – “Sono i provvedimenti con cui stanno decimando il nostro movimento, sperando di fermarci”, spiega a Repubblica Lorenzo, uno dei giovani del campo “No Borders” autogestito da attivisti e migranti, ricordando che “per ora abbiamo ricevuto 20 denunce per occupazione abusiva di suolo pubblico o manifestazione non autorizzata, e 8 fogli di via”.  Si tratta di “atti amministrativi  che accompagnano la denuncia, e vietano di permanere in città per 3 anni” e in caso di violazione “il reato diventa penale e si apre un ulteriore procedimento”.

“SOCIALMENTE PERICOLOSI” – I destinatari del provvedimento sono ritenuti “socialmente pericolosi”. Pericolosi come Pasquale “che per il campo ha fatto tanto, ha costruito anche bagni e docce”, ricorda Lorenzo, ha ricevuto dalla Questura il divieto di mettere piede a Ventimiglia. La decisione è stata presa “ritenuto che in quel Comune non vi ha residenza né alcuna regolare occupazione lavorativa e che si reca allo scopo di reiterare quei reati che creano allarme sociale, nonché valutata l’urgente necessità di allontanare (il soggetto) dal Comune di Ventimiglia in quanto si ha fondato motivo di reputarlo elemento pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica”.

http://www.imolaoggi.it/2015/09/21/ventimiglia-socialmente-pericolosi-foglio-di-via-ai-volontari-che-aiutano-clandestini/

OUI LE « BALAIS CITOYEN » ET SES CLONES PARTOUT EN AFRIQUE SONT DES MERCENAIRES AU SERVICE DES AMERICAINS ET DE LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE !

Luc MICHEL pour PANAFRICOM/

2015 09 22/

https://www.facebook.com/panafricom

https://vimeo.com/panafricomtv

PANAF - LM burkina et réseaux us (2015 09 22)  FR

Selon les suporters du « Balais citoyen » (Burkina Faso) sur les réseaux sociaux, je me « tromperais »(sic) ou je « mentirais » (resic) sur les groupuscules de jeunes activistes. Ouvrez les yeux !

 * La preuve par le Site officiel de la NED, « la vitrine légale de la CIA » …

Voici le « Programme Africa » de la NED :

http://www.ned.org/region/africa/

COMPRENDRE !

Au même moment que le sommet officiel « USA – AFRICAN LEADERS » (où se met en place une vague de changements de régimes en Afrique décidée par Obama, les 4-6 août 2014), se tenait aussi à Washington un « sommet alternatif » organisé par un organisme d’état US (créé par Ronald Reagan dans les Années 1980), financé sur le budget américain, la NED, que certains analystes qualifient de « vitrine légale de la CIA ». En collaboration avec une de ses filiales, la NDI (lui aussi un organisme d’état US, financé sur le budget américain), l’USAID, l’Open Society de Söros et un ensemble d’ONG et médias que l’on retrouve depuis 15 ans dans les « révolutions de couleur » en Eurasie et le « printemps arabe ». Des centaines d’activistes, de syndicalistes, de journalistes africains surtout y sont pris en main.

* Cfr. PCN-TV/DOCUMENT/ THE MAKING OF THE COLOUR REVOLUTIONS IN AFRICA (1): AFRICAN SUMMIT OF THE NED IN WASHINGTON (AUGUST 5-6,2014)

Un impressionnant document de huit heures, provenant de la NED elle-même, sur la fabrication des 5e colonnes africaines !

Sur https://vimeo.com/114110733

 LA NOUVELLE CRISE DU BURKINA FASO REVELE L’EMPRISE DES AGENTS ET DES RESEAUX AMERICAINS SUR L’AFRIQUE

La nouvelle crise au Burkina Faso, avec le putsch du RSP, révèle l’emprise des réseaux et des agents d’influence américains sur l’Afrique. Comme je l’annonçais sur les plateaux d’AFRIQUE MEDIA (où certains m’ont alors accusé “d’infantiliser les africains”), la crise au Burkina Faso, comme dans tous les pays déstabilisés par Washington depuis un an, ne peut déboucher que sur l’instabilité. L’instauration du chaos est la voie scientifiquement choisie (c’est la géostratégie du chaos, théorisée notamment par les géopolitologues américains de Stratfor) par les USA pour dominer l’Afrique au XXIe siècle.

Washington est un grand marionnettiste qui a instrumentalisé de nombreuses forces et les lance les unes contre les autres. Au Burkina Faso aussi bien les petites canailles du “Balais citoyen” (les Soros’ boys émergents aussi à la NED) que Zida (formé comme officier à l'”Ecole des Amériques”) ou Diendéré (homme clé de la collaboration avec l’Africom US) sont sous contrôle US.

Toute force politique ou sociale, tout politicien qui ouvre aujourd’hui une crise en Afrique sur les thèmes de l’agenda américain (les soi-disant “bonne gouvernance”, “intangibilité des constitutions”, “alternance” etc) démontre qu’il travaille, consciemment ou pas (mais depuis un an personne ne peut dire “je ne savais pas”), pour le néocolonialisme américain.

Je ne parle jamais pour être populaire ou agréable, mais pour dire ce que les autres ne disent pas ou ne voient pas, mon but est le développement de la conscience africaine (et européenne en Eurasie, où l’aliénation des masses par le système et ses médias vaut celle de l’Afrique).

L’ « INTERNATIONALE SOROS » EN REUNION A DAKAR

Ecoutons une voix africaine, celle du DAKAROIS, expliquer lors d’une réunion de « l’internationale Soros » à Dakar au printemps dernier, ce que sont les mercenaires des USA et d’où vient leur financement :

« Depuis les élections au Sénégal ou l’ex-président Abdoulaye Wade a voulu se maintenir au pouvoir, un mouvement citoyen appelé « Ya en marre » est né. Le même modèle sera reproduit au Burkina Faso sous l’appellation « Le balai citoyen. » Puis deux mouvements similaires ont également vu le jour en RD Congo, le « Lusha » et le « Filimbi. » Vecteurs d’une nouvelle image de la jeunesse africaine luttant pour l’établissement d’une vraie démocratie dans leurs pays respectifs, ces mouvements ne réussissent pas à tromper les spécialistes des questions politiques en rapport avec l’Afrique. Il suffit de s’interroger sur le financement des activistes pour percevoir une télécommande occidentale pilotant à distance qui parait comme une « génération spontanée. » L’actualité récente en RD Congo nous montre que la rencontre – débat entre les mouvements « Ya en Marre », « Filimbi » et « Balai Citoyen » à Kinshasa où des jeunes activistes ont été arrêtés et jetés en prison, était le fruit de l’organisation et du financement, d’ailleurs revendiqué comme tel de l’USAID (United States Agency for International Development.) Or, il est de notoriété publique que tous ces organismes sont des bras armées des USA au service de leur diplomatie souvent hégémonique en direction des pays généralement pauvres.

Parvenir par d’autres moyens plus fin aux objectifs que la CIA a atteint par le sang, dans la désapprobation ou le déshonneur, c’est le leitmotiv de la création de tous ces réseaux d’organismes. L‘homme orchestre de tout ces systèmes d’organisation au service de la puissance américaine est le financier et philosophe Georges Sorros.

Les suspicions sur la mainmise de Sorros sur ces jeunes activistes africains viennent d’être confirmées par la publication sur les réseaux sociaux de la photo explicite, démontrant les accointances du mouvement Sénégalais Ya en Marre et celui qu’on accuse d’être un paravent de la CIA. Une image qui parle d’elle même. Soros, l’homme actif dans de nombreux changements de régime, porte le t-shirt estampillé du logo du mouvement « Ya en Marre » et en bon « guru », il enseigne la bonne parole à ses nouveaux disciples. »

… Plus personne ne peut dire “je ne savais pas” !

Luc MICHEL / Ndjanema

(*) QUEL EST LE PROGRAMME DE LA NED POUR CONTROLLER  L’AFRIQUE ?

Le voici (en anglais) exposé par la NED elle-même; lire en particulier (mis en majuscules) l’accent mis sur les financements des groupuscules activistes par l’organisme d’état US, notamment en ce qui concerne le Burkina Faso et la préparation des insurrections, les « révolutions de couleur » à l’africaine :

”AFRICA. The civil society conference NED organized on Capitol Hill during the US-Africa Leaders’ Summit in August 2014 underscored how the demand for democracy in Africa has grown. Human rights, free and fair elections, accountability and transparency, independent media, peace, and a vibrant civil society remain critical issues for which Africans struggle.

NED, its partners, and the Endowment’s core institutes also collaborated on many other efforts in Africa in 2014.

In Zimbabwe, for example, NED and its core institutes, along with leaders in government, the political parties, business, labor, and civil society, came together in an event organized by the SAPES Trust to re-engage and chart a democratic way forward. NED held two important meetings in Washington on the Democratic Republic of the Congo (DRC), and NED’s partners there made significant contributions to that country’s electoral process, as well as human rights and security issues. ON THE SAHEL, NED HELD A SERIES OF MEETINGS WITH POLITICAL AND CIVIL SOCIETY LEADERS ON BURKINA FASO, Niger, and security issues. NED’s program in the Sahel, especially Mali, expanded dramatically in response to the turmoil and tentative democratic restoration there. In Kenya, NED partners convened to strategize and find greater synergies in their work, even as the space for civil society came under threat.

Democracy, however, faced significant challenges in other areas. Violence reversed democratic progress in South Sudan, the Central African Republic, the Democratic Republic of the Congo and northern Nigeria. NED provided assistance in each of these situations. In the Central African Republic, NED supported Search for Common Ground to broadcast messages on community radio and NDI to assist civil society organizations in promoting peace. In South Sudan, NED supported grassroots peace efforts in Jonglei and Equatoria. SOS Femmes en Danger empowered women in eastern Democratic Republic of Congo to fight back against rape, putting attackers in jail. In other conflict environments, NED partners in Cote d’Ivoire sought to reinforce the reconciliation process after that nation’s civil war. In Sudan, NED supported marginalized groups from across the country to work more collaboratively, including efforts in the Nuba Mountains and Darfur.

In much of Africa, the fragility of democracy has become apparent, just as the security threat from terrorists, extremists, and criminal networks has increased. Authoritarian regimes in Africa pushed back against the democratic progress made over the last 25 years, passing anti-terrorist or anti-LGBTI laws that threatened political opposition and civil society. However, NED partners deepened grassroots commitment to democracy and human rights and developed innovative approaches to opening up authoritarian systems. In Zimbabwe, Kenya, Nigeria, and other countries, the Solidarity Center helped trade unions organize informal sector workers and increased awareness of gender issues. In Ethiopia, NED supported the struggle for freedom of the press and association, and CIPE fostered dialogue between the public and private sector. In Rwanda, Human Rights First promoted collaboration between the press and human rights groups. In Uganda and Nigeria NED supported groups struggling for LGBTI rights. NED supported the MakaAngola website and the work of human rights crusader Rafael Marques in Angola.

The Ebola crisis also threatened democratic progress. In Liberia, NED partners such as Liberia Media for Democratic Initiatives and NAYMOTE rose to the challenge, incorporating Ebola awareness efforts into their activities while holding public forums on the political issues at stake. Partners in Sierra Leone advocated for greater transparency in the country’s response to the emergency and broadcast civic education messages on community radio.

NED partners also assisted domestic election observation, trained politicians, conducted voter education, and promoted women’s and youth participation in politics. NED focused on the quality of leadership emerging from these processes as well, ensuring not only that elections are free and fair and that everybody participates and accepts the results, but also that the elected government respects and advances human rights, freedom of the press, assembly, and association; and governs with accountability and transparency. NDI supported the launch of a youth political party training school in Southern Africa; the Institute for Research and Democratic Development in Liberia refined its tracking of legislators’ performance; and the Nigerian Women Trust Fund produced a video and conducted a media campaign promoting women’s participation in the elections. In the DRC, IRI worked with women political leaders, several of whom advanced to prominent positions in the government and political parties.

AT THE END OF THE YEAR A POPULAR UPRISING OVERTHREW BURKINA FASO’S PRESIDENT, BLAISE CAMPAORE, SENDING SHOCK WAVES THROUGHOUT AFRICA. HIS FAILED ATTEMPT TO CHANGE THE CONSTITUTION TO ELIMINATE TERM LIMITS AND EXTEND HIS HOLD ON POWER HAS CHANGED THE CALCULUS OF MANY OTHER AFRICAN HEADS OF STATE WITH A SIMILAR AGENDA.

YOUTH PLAYED A VITAL ROLE IN DRIVING THE CHANGE IN BURKINA FASO, AND ARE DOING SO ACROSS AFRICA, THE YOUNGEST CONTINENT IN THE WORLD, AND NED STRENGTHENED ITS COMMITMENT TO YOUTH ORGANIZATIONS ACROSS AFRICA. In Uganda, Students for Global Democracy and CIPE promoted youth participation; in Nigeria, the Youth Initiative for Advocacy Growth and Advancement worked with the Electoral Commission to involve youth in upcoming elections. Youngstars and the YMCA trained youth leaders, and YOSPIS trained youth and placed them in democratic institutions in the north. In Zimbabwe, the Youth Forum, ZOYP, the Institute for Young Women Development, and Youth Dialogue promoted youth participation. Innovative use of social media was evident in many programs, especially with youth.

Indeed, despite the setbacks, as a new generation rises, opportunities for democratic progress in Africa have never been greater. To learn more about NED grants and grantees, explore the regional links on this site.”

Photo : Image rare. les cadres des groupuscules activites (dont le Balais citoyen) réunis à Dakar par ‘Y en à marre’ pour recevoir les instructions de leur mentor Georges SOROS (à l’extrême-droite) …

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https://www.facebook.com/panafricom

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LUC MICHEL : LA VISITE A PEKIN DU MINISTRE IRANIEN DES AFFAIRES ETRANGERES ZARIF (SUR LA RADIO IRANIENNE FRANCOPHONE IRIB)

EODE Press Office/ 2015 09 17/

 Luc MICHEL interviewé par le journaliste iranien Ahmad Nokhostine sur la Radio iranienne francophone IRIB ce 17 septembre 2015 …

 EODE PO - LM sur IRIB zarif à pékin (2015 09 17) FR

Luc MICHEL analyse la visite du Ministre des Affaires étrangères iranien Zarif à Pékin, qui témoigne de l’émergence de l’Iran comme grande puissance régionale (et dont témoignent les Accords de Genève sur le Nucléaire iranien).

 * podcast audio sur

http://francophone.sahartv.ir/radio/interview-i4220-luc_michel

 EODE PRESS OFFICE

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EODE- Eurasian Observatory for Democracy and Elections

http://www.eode.org/ 

https://www.facebook.com/EODE.org

EODE-TV sur Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

Torino: in tanti contro lo sgombero del Barocchio e contro i Rems

Sabato 26 Settembre 2015 19:59
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Oltre 500 persone oggi hanno sfilato per le vie del centro di Torino contro lo sgombero del Barocchio, squat occupato da 23 anni. Al posto dello storico posto occupato le istituzioni vorrebbero costruire un R.e.m.s, residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria. Per questo motivo durante la manifestazione sono stati scanditi slogan contro gli sgomberi e antipsichiatrici.

Il corteo si inserisce in una serie di iniziative iniziate il 23 settembre con l’apertura di un campeggio al Barocchio. Le prossime saranno:

 Domenica 27 settembre

dalle 12 pranzo bellavita

dalle 16 duscyssuibe su come portare avanti la lotta contro sgomberi e manicomi. A seguire bar benefit iniziative antisgombero e musica ai giardini reali.

 Da Lunedì 28 settembre

tutti sono invitati a tenersi aggiornati su quello che può accadere la settimana che viene. In caso di sgombero il primo sabato che viene ci sarà un corteo per le vie del centro.

TORINO – LIONE: CHE SUCCEDE IN QUEL CANTIERE?

 http://sistematorino.blogspot.it/2015/09/torino-lione-che-succede-in-quel.html
sabato 26 settembre 2015

Da oltre più di vent’anni i lavori legati al megaprogetto Alta Velocità in Italia è stato circondato da una nebulosa di malaffare, devastazione ambientale, corruzione, costi gonfiati, manipolazione dell’informazione e, nel caso della Valsusa, anche di repressione.

 
Si sono scritti decine di libri sul tema, c’è stata qualche inchiesta della magistratura, poche le condanne. A fare da cane da guardia all’affaire Torino-Lione c’è sempre stato il movimento No Tav che da oltre vent’anni, senza retorica, ha denunciato e documentato gli strani interessi che giravano al cantiere della Maddalena, gli strani affidamenti agli amici degli amici. Lo ha fatto mentre subiva una pesante repressione, mentre i media, la politica e la magistratura costruiva l’immagine del No Tav black bloc e terrorista. Tutto questo mentre in quel cantiere, lassù tra i monti, accadevano cose strane, intervallate da passerelle mediatiche del politico di turno. Tipo Fassina. Fassina chi?
 
Ieri sui maggiori quotidiani nazionali è uscita la notizia di un’informativa dei Ros che cita i maggiori protagonisti del partito Si Tav: Stefano Esposito, Paolo Foietta, Marco Rettighieri, Luigi Massa, Antonio Ferrentino, Ferdinando Lazzaro. Insomma, un bel gruppetto: il senatore, il geometra, il presidente di sempre, un riciclato politico, l’ex notav, l’imprenditore con precedenti.
Nell’informativa dei Ros Ferdinando Lazzaro, imputato nel processo “San Michele” sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte riuscì a far “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf” sui lavori della Torino – Lione. I fatti risalgono al 2012.
 
Come si legge sul Fatto Quotidiano,  Esposito “avrebbe contattato il presidente della Cmc di Ravenna in presenza di Lazzaro, che si lamentava della «posizione poco indulgente adottata da Cmc nei loro confronti» per l’ottenimento del movimento terra. La questione emerge in una  intercettazione tra Lazzaro e un altro importante imprenditore della Val di Susa Claudio Martina e quelle con Luigi Massa“.
Il percorso che farà la magistratura alla luce di questo documento dei Carabinieri è tutto da vedere…
 
Il movimento No Tav ha denunciato questi strani incroci e soprattutto ha individuato chiaramente i personaggi che albergano in quella nebulosa. I Valsusini hanno avuto ragione da sempre e oggi c’è stata l’ulteriore conferma della bontà della sue ragioni: quella linea non s’ha da fare.
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Repubblica Torino chiede a Esposito che posizione ha ora sulla Torino Lione: “Sempre la stessa, a favore e a maggior ragione”. Ecco, non avevamo alcun dubbio. 

Siria, “Il terrore dei terroristi” titolano in Russia: “che Dio possa avere pietà di Voi, gli Specnaz non ne avranno”

 BY  / ON SETTEMBRE 27, 2015 AT 8:08 AM /

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25/09/15 – Mosca ha schierato in Siria un gruppo d’assalto Specnaz (a noi piace usare la traslitterazione dal cirillico) già entrato in azione. Il rischieramento (da noi anticipato in tempi non sospetti) è stato ormai confermato. I media russi, proprio in queste ore, non fanno altro che esaltare le cinque armi più potenti che l’Isis dovrebbe temere: tra queste ci sono proprio gli Specnaz.

I terroristi hanno seminato vento per troppo tempo compiendo ogni genere di efferatezza ed atrocità, convinti di essere protetti dalla Comunità internazionale sempre più incapace di reagire e da quel perbenismo occidentale che si indigna ed apre le braccia. Quella debolezza che nasconde, in realtà, un’incapacità di fondo nell’affrontare l’infimo livello dei terroristi. Perché non si possono sempre girare gli occhi, spegnere la tv o pensare che tutto quello che sta accadendo non possa avvenire anche da noi.

Quanto tempo passerà prima che inizieranno a fare saltare le nostre chiese? Ve lo siete mai chiesti o, in nome dello stato laico, è un problema solo dei cattolici? E’ solo un fattore probabilistico, prima o poi qualche pazzo lo farà. E poi cosa faremo? Chiederemo agli USA di lanciare qualche caccia? Ed i cattolici, praticanti o no, dovranno guardare impotenti ciò che sta avvenendo, reprimendo quella rabbia di giustizia che pervade le membra mentre assistono all’ennesimo stupro di gruppo?

L’Occidente, quella cultura occidentale (e di riflesso italiana) impone una tolleranza: una lunga coperta tessuta con debolezza. Siamo in guerra contro lo Stato islamico. In guerra. Ed al di là di quanto si possa affermare, a poche migliaia di chilometri si stanno compiendo delle barbarie in nome di una perversa interpretazione della religione. Ed oggi, l’Occidente, assiste impotente ad un’altra guerra dove in campo sono scesi i russi.

Sarebbe opportuno raccontare un aneddoto sugli specnaz. Sono macchine da guerra addestrate a vincere o morire nel tentativo di portare a termine la missione. Le munizioni da guerra, durante l’intero addestramento, sono utilizzate fin da subito e gli incidenti, anche quelli mortali, sono considerati accettabili. Soltanto tra gli ufficiali è usata la parola “Specnaz”: questi ricevono un addestramento suppletivo di altri quattro anni. Tutti gli Specnaz ricevono il simbolo non ufficiale del lupo: i lupi cacciano in branchi e sconfiggono prede più grandi di loro, causando il massimo danno. Certo, l’Occidente è ben consapevole di ciò che sono in grado di fare i Seal americani o gli elementi della SAS inglese. Ma per gli Specnaz, il discorso è diverso.

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“Il terrore dei terroristi” titolano in Russia. E forse è proprio così perché nell’élite dei militari russi, portare a termine l’obiettivo è più importante degli effetti collaterali. I terroristi dell’Isis, tra questi molti ceceni che ben conoscono di cosa sono capaci i russi, stanno per affrontare qualcosa di mai visto in battaglia. Stiamo parlando di ferocia associata ad asimmetria purissima, forse nel suo punto più alto e per certi versi più terrificante. E, spiace dirlo, contro i mostri dell’Isis, non potevano essere schierati che elementi del genere. Lo sa Putin, lo sanno i russi e lo sanno gli americani.

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Ma davvero qualcuno pensava che gli Stati Uniti si lanciassero in un altro Vietnam? Anche i soldati americani sono “figli di mamma” sapete e non possiamo delegare loro ogni nemico del mondo. Basta scorrere sui canali social gestiti dagli americani per notare una sfilza infinita di lapidi: ragazzi morti in battaglia per popoli che non smetteranno mai di odiarli. Odio, componente essenziale di alcune culture.

Dire in Italia “odio un terrorista” provocherebbe sdegno. Dirlo negli Stati Uniti è patriottismo. Non si poteva chiedere loro di sacrificarsi anche per la Siria anche se è stato fatto. Ed ecco che nello scacchiere politico internazionale, la Russia si erge a paladina (al di là dei reali interessi) del mondo libero. Putin non ha bisogno di nessuno per dichiarare guerra allo Stato islamico. In Siria continua ad ammassare truppe. E’ padrone dell’aria, è protetto dal mare e dispone di quattro basi fortificate (ne disporrà di altre a breve). E nei prossimi giorni, andrà sempre peggio per i terroristi. La loro retorica non li proteggerà dai russi.

E’ curioso notare come i media russi stiano appoggiando in toto la missione in Siria e che i terroristi del mondo, tranne qualche gruppo in cerca di notorietà, stiano ancora in silenzio sui loro account social, sempre attivi nel pubblicare qualche decapitazione.

Storpiando una frase tanto in voga negli States: “Che Dio possa avere pietà di loro, gli Specnaz non ne avranno”. Ed anche questa volta, l’Occidente sarà salvo.

di FRANCO LACCHI

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