Assalto notturno al cantiere TAV delle “pantere grigie” no tav. Anziani ma arzilli!

Da sempre giornalisti, pennivendoli, procuratori, magistrati e politici di ogni sorta si impegnano, con un battage mediatico impressionante, in articoli, interviste e dichiarazioni volti a criminalizzare il movimento no tav.

Negli ultimi anni la controparte si è però specializzata nel costante tentativo di dividere il movimento no tav in “buoni” e “cattivi”, operazione che, se riuscisse, avrebbe un tornaconto ovviamente favorevole per i proponenti l’opera e per tutti gli affaristi avvezzi alle mangiatoie delle grandi opere.
I “no tav buoni” sono quelli che sfilano nei grandi cortei, che confezionano colorati cartelli, che, in buona sostanza, non creano troppi problemi. E poi ci sono i “no tav cattivi e violenti” quelli che si travisano, quelli che si muovono di notte, che sabotano e danneggiano, quelli che la procura torinese ha provato in tutti i modi a far passare per terroristi.
Ma nella notte tra l’11 e il 12 settembre è successo qualcosa di strano, non previsto, e infatti taciuto o ridicolizzato e minimizzato da quei giornali che usualmente, ogni volta che si parli di no tav, titolano le prime pagine mossi dal livore.

Un gruppo di valsusini no tav over 60 ha deciso di raggiungere nottetempo il cantiere, e lo ha fatto utilizzando le accortezze nell’abbigliamento per riuscire a portare a termine un’azione di disturbo ai lavori.
Lanci di petardi e fuochi artificiali hanno colorato la notte della clarea, le forze dell’ordine dopo l’utilizzo di idranti si sono schierate per fermare i contestatori. Dopo alcuni trascinamenti e strattoni iniziali i nove fermati, come per gli otto arrestati di sabato scorso, sono stati portati dalla polizia all’interno del cantiere-fortino per essere identificati.
Impagabile è stato il momento in cui i militari si sono accorti che sotto i cappucci neri non c’erano pericolosi blackbloc ma arzilli anziani per nulla intimoriti.
Nessun arresto, i fermati vengono rilasciati poco dopo. Arrestare un vecchietto è forse scomodo?
Certo non sarebbe un “bottino” sacrificabile sull’altare dei media mainstream come si è fatto ogni qual volta venissero fermati giovani attivisti.

I pericolosi ultra sessantenni come tutti i nonni hanno degli insegnamenti da trasmettere, in questo caso hanno dimostrato come la controparte cada in difficoltà nel momento in cui il “nemico no tav” che ha di fronte non possa essere stigmatizzato con le caratteristiche utili a creare il mostro da sbattere in prima pagina creando tensioni e paure.
Ma l’insegnameto più importante è che hanno dimostrato ancora una volta che quel cantiere non è inviolabile e che tutti possono mettergli i bastoni tra le ruote.
Ci hanno insegnato che delegare agli altri, in questa lotta, non serve, ci hanno insegnato che ognuno può  fare il suo anche con modalità, che sembrano riservate solo ad alcuni, ma che sono in realtà di tutto il movimento, di tutti coloro prendano parte a questa lotta.
Tutti possono praticare la resistenza dando il proprio contributo per bloccare quest’opera e questo spreco di denaro pubblico, e solo così, solamente tutti insieme, uniti, fermeremo la devastazione della nostra valle.

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“Chi semina vento raccoglie tempesta…e noi siamo la tempesta” cit.

Uccisa giornalista dopo aver detto: ” L’ ONU trasporta in Siria i terroristi del ISIS nascosti nei camion di rifornimenti umanitari’

SERENA

 LA giornalista morì il 19 ottobre 2014

In diretta televisiva aveva affermato di avere le immagini di questi miliziani che entravano in territorio siriano, nascosti nei camion di organizzazioni umanitarie e del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

Riguardo all’accusa di spionaggio, la giornalista si era difesa : “Sono molto sorpresa di questa accusa.

Ho pensato di parlare ai servizi segreti turchi per dir loro che mi limito a fare il mio lavoro. Sono abbastanza preoccupata, perchè in Turchia i giornalisti rischiano facilmente la prigione.”

Il direttore delle informazioni di Press TV, Hamid Reza Emadi, lunedì ha respinto la teoria dell’incidente d’auto : “Pensiamo che il governo turco debba essere considerato responsabile di fronte alla comunità internazionale. Si deve far luce su quanto è davvero accaduto.”

Serena Shim  giornalista, madre di due figli, ha lavorato per l’emittente dal Libano, dall’Iraq e dall’Ucraina.  era una giornalista americana di origini libanesi. Lavorava per Press Tv Istanbul. E’ morta, ufficialmente, in un drammatico incidente stradale.

30 anni e madre di 2 figli, dalla Turchia la giornalista realizzava servizi sui combattimenti a Kobani, terza città per grandezza della Siria, che da giorni è teatro di scontri tra le forze militari curde e i djihadisti dello Stato islamico.

Dopo aver terminato un reportage a Suruc, una località turca vicino alla frontiera siriana che accoglie migliaia di rifugiati, la giornalista si era messa in viaggio. Un camion aveva centrato frontalmente la sua vettura e la donna era morta sul colpo. Il cameraman che l’accompagnava è rimasto ferito.

Press TV ha diffuso un messaggio della giornalista, dove questa aveva espresso, pochi giorni prima di morire, il timore di essere arrestata dai servizi segreti turchi, che l’avevano accusata di essere una spia, in quanto sosteneva che il governo di Ankara avesse legami con lo Stato islamico.

fonte attivo.tv

TAV E SPOSTAMENTO DELLA STAZIONE / DAL PD DI BUSSOLENO A FOIETTA: “IL POSTO PIÙ LOGICO È BUSSOLENO E NON SUSA, PUÒ PORTARE SVILUPPO” / GUARDA IL VIDEO

BY  – PUBLISHED: 09/12/2015 – 
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“Se la stazione internazionale ce l’ho nel posto più logico, che è Bussoleno e non Susa, si può valorizzare il turismo, e creare opportunità nuove per tutti”. A tornare nuovamente sul caso del possibile spostamento della stazione Tav di Susa, rilevato in anteprima su ValsusaOggi due giorni fa, è stato stavolta una figura di riferimento del Pd di Bussoleno, già coordinatore del circolo, Gabriele Bollei.

GUARDA IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI BOLLEI NELL’INCONTRO A BARDONECCHIA CON FOIETTA

Già assessore della giunta del sindaco No Tav di Bussoleno Anna Allasio, dal 2009 al 2014, Bollei ieri sera è intervenuto a Bardonecchia in un incontro pubblico promosso dal Pd locale, rivolgendosi direttamente al commissario governativo dell’Osservatorio Tav, Paolo Foietta. “La stazione a Bussoleno non porterebbe via turisti a Bardonecchia, ma servirebbe ad esempio per poter riutilizzare le tante case e alloggi rimasti vuoti a Bussoleno, a causa della crisi, della popolazione anziana e delle persone senza lavoro – ha spiegato Bollei – potrebbero nascere bed&breakfast, e un portale internet dove pubblicare l’elenco degli alloggi disponibili, che oggi sono un costo per i proprietari, e potrebbero farsi dei soldi”.

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Bollei ha così ribadito a Foietta la proposta che sta circolando anche tra altri sindaci e amministratori valsusini, nel chiedere di spostare la stazione: “L’importante è avere l’infrastruttura nel posto giusto, non messa così, perché l’ha chiesta qualcuno. Solo in questo modo può aiutare il territorio ad avere un’economia nuova, che è l’unica cosa per cui dobbiamo spendere le nostre energie”. Sullo stesso tema, anche il segretario del Pd di Bardonecchia, Pietro Vivino, ha esposto le preoccupazioni che con la nascita della stazione internazionale a Susa, il ramo dei trasporti dell’alta Val Susa possa morire, con conseguenze per i trasporti turistici, e non solo.

A proposito della questione della stazione di Susa così ha risposto Foietta: “Per me se la stazione internazionale si fa a Susa o Bussoleno, va bene lo stesso. Apriamo però un ragionamento serio, i tempi ci sono ancora. Oggi il progetto si chiama Stazione di Susa, ma prima che si passi alla fase realizzativa ci vorranno almeno 8 anni. Prima bisogna pensare alla linea, alla stazione si pensa dopo. Oggi non è all’ordine del giorno. C’è tutto il tempo per discutere della localizzazione: se qualcuno porrà il problema esaminandolo laicamente, e qualche amministrazione farà tale richiesta, sarà verificata insieme”. E poi una battuta, riferita agli amministratori che parlano di questa ipotesi ancora sottobanco: “Dal “si dice” bisogna passare alle proposte formalizzate”.

Agricoltura: La frattura nella nostra catena alimentare

.. i cibi che si trovano nei supermercati e catene di negozi della grande distribuzione sono in gran parte dei cibi gravemente impoveriti dei valori nutrienti – di solito sono anche tossici.

Perché tutto questo?

Perché non riescono a rispettare la fondamentale legge della natura:
restituire la materia dei rifiuti biodegradabili alla terra e al suolo facendo ruotare le colture evitando così che il suolo si ammali diventando sterile. Invece, un sistema di sviluppo che si è verificato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, si è visto una condizione conosciuta come “monocoltura” di cereali, semi oleosi, frutta e verdura, questo metodo ha significato la non rotazione delle colture, impedendo di fatto il ritorno dei rifiuti animali al suolo.

Come hanno fatto a mantenere il terreno fertile?

No! Non lo hanno fatto e il terreno non è fertile. Per produrre e far crescere, commercializzare le colture di massa è stato utilizzato l’azoto sintetico. Sono state utilizzate sostanze chimiche per debellare le cause di malattie che si sono accumulate nel terreno, questo a causa della non rotazione delle colture. Una miriade di sostanze chimiche, che si possono elencare come: pesticidi (per uccidere i parassiti); erbicidi (per debellare le erbacce); fungicidi (per uccidere il proliferare dei funghi). L’enfasi sull’uccidere non dovrebbe passare inosservato. Tutti questi agro-chimici hanno origini militari, che derivano dalle munizioni e industrie di gas nervino della Seconda Guerra Mondiale, e subito dopo messe a frutto nell’attuale agricoltura.

http://www.stampalibera.com/?a=30301