Chiomonte, anche un “commando” over 60 all’assalto del cantiere Tav

di ERICA DI BLASI

ore 11.36 del 12 settembre 2015 

Una ventina di attivisti attacca nella notte il cantiere dell’alta velocità con fuochi artificiali e petardi. Denunciati in nove: sono anziani valligiani

Un “commando” di pantere grige all’assalto del cantiere Tav di Chiomonte. E’ accaduto ieri sera , poco dopo la mezzanotte, quando un gruppo di No Tav vestiti di nero ha lanciato un nuovo attacco all’imboccatura del tunnel geognostico della Torino-Lione. Fuochi artificiali e petardi sono stati lanciati oltre le recinzioni da alcuni degli assalitori, mentre un altro gruppo di attivisti ha chiuso con catene e lucchetti i cancelli per impedire alle forze di polizia di uscire. Come la volta precedente, però, polizia e carabinieri sono passati da un altro varco. In tutto si calcolano in una ventina i No Tav che hanno partecipato al blitz avvenuto in zona baita. Le forze dell’ordine hanno fermato nove persone che sono state poi denunciate a piede libero. E qui c’è stata la sorpresa: non erano giovani esuberanti ma anziani della valle, tutti over 60 e qualcuno che sfiora addirittura gli 80 anni.

L’attacco, preparato per dimostrare che “l’opposizione al Tav non ha età”, è stato rivendicato dal movimento No Tav con un comunicato ufficiale: “Dopo questa notte – vi si legge – possiamo dirlo con certezza, tutti possono partecipare alla resistenza No Tav”.  La nota ironizza poi sull’intervento delle forze dell’ordine: “Dopo una gioia iniziale per aver portato a termine un’altra grande operazione, qualche conto non torna più molto bene. Questa volta gli arrestati sono tutti over 60 con alcuni picchi che sfiorano gli 80. I giovani invece sono al presidio di Venaus che attendono notizie e svegliano i genitori e gli avvocati nel pieno della notte”. Secondo il comunicato, l’iniziativa è stata “identica a quella che ha portato sabato scorso all’arresto di otto giovani No Tav” ma forse è “troppo scomodo ammettere che anche nove anziani possono fare alcuni km di sentieri, travisarsi, lanciare cosa vogliono all’interno del cantiere ed essere fermati solo perché di loro iniziativa scelgono di non fuggire?”.

Tav i sindaci No Tav giocano di rimessa con Foietta???

Incontro “informale” tra alcuni sindaci della Valle dichiaratamente No Tav e il presidente Paolo Foietta. Trapelano indiscrezioni poco rassicuranti. Interviene Francesca Frediani.

di Redazione.

Incontro “segreto” tra alcuni  della Valle quali Sando Plano (), Dario Fracchia(Sant’Ambrogio), Nilo Durbiano (Venaus) e Pacifico Banchieri (Casellette) con il presidente dell’ Paolo Foietta. L’incontro ha seminato malumori e molte perplessità tra gli ambienti No  essendo stati, i sindaci in questione, tutti eletti con l’appoggio del movimento e con la dichiarazione di essere contrari alla Linea -Lione.

In molti si chiedono cosa stia succedendo. Domanda legittima dal momento che il salto della barricata, da parte dei sindaci della Valle, non è una novità ma una disciplina “olimpionica” discretamente praticata. Trapelano notizie di una richiesta di incontro con il ministro Delrio. Incontro possibile, a quanto afferma Foietta, se i sindaci rinunciano a raccontargli la loro posizione  e le alternative di destinazione dei soldi usati per il Tav. A questo punto ci si chiede di cosa si debbano parlare i sindaci e il ministro.

Pare un’altra richiesta formulata dai sindaci sia lo spostamento della stazione “internazionale” da Susa a . Questa richiesta sembra abbia trovato il Foietta possibilista anche se la ritiene anticipata sui tempi di realizzazione. Rimane da domandarsi per quale motivo si parli dello spostamento di una stazione per la quale sono previsti costi spropositati e di cui nessuno, tranne il governo, sente l’esigenza. Oltretutto è già stato ampiamente dimostrato il danno ambientale ed economico che ricadrebbe sulla valle con i mega  a  o a Susa.

Altra richiesta l’esclusione dall’Osservatorio dei comuni dell’Alta Valle. I sindaci hanno dichiarato che non hanno fatto alcuna richiesta oltre quella dell’incontro con il ministro Delrio in questo incontro considerato informale. Quali siano le reali intenzioni dei sindaci non risulta al momento chiaro. Questa “segretezza” favorisce l’Osservatorio e il governo che possono continuare a propagandare l’inizio dei lavori per la linea  come imminenti.

Sull’incontro la consigliera regionale del   ha dichiarato:

[…] non possiamo che esprimere dubbi e perplessità sia per le modalità che per i contenuti dell’incontro. 
Prima di tutto constatiamo il mutato atteggiamento dei sindaci nei confronti dell’opera, eletti anche in quanto “No TAV” ora trattano per eventuali cambiamenti al progetto della grande opera inutile. Sono stati eletti dai cittadini anche per opporsi al TAV in Valsusa ed ora trattano per spostare la stazione anziché ribadire ferma contrarietà all’opera. Il tutto peraltro, stando a quanto si apprende, nell’ambito di incontri informali nei quali la trasparenza non viene certo garantita. A questo punto auspichiamo un chiarimento da parte dei primi cittadini presenti a tale incontro che potrebbe essere definito quasi “carbonaro”.

Provincia Torino milioni di Euro in derivati!

TG Valle Susa

La Provincia di Torino ha sottoscritto prodotti derivati per milioni di euro. La denuncia di Dimitri De Vita del M5S in Città Metropolitana.

di Redazione.

– COMUNICATO STAMPA –

CONTRATTI CAPESTRO PER MILIONI E MILIONI DI EURO SU  SOTTOSCRITTI DALLA PROVINCIA DI : RISORSE PER I CITTADINI DA RECUPERARE IMMEDIATAMENTE!
 
Tra il 2002 ed 2006 la Provincia di Torino, oggi , ha stipulato con Dexia-Crediop e con Merrill Lynch una serie di contratti derivati, gli swaps: strumenti finanziari complessi ad alto grado di rischio.
Nel nostro caso le due  rimborsano all’Ente l’importo degli interessi che si pagano sul mutuo ed in cambio la Città Metropolitana di Torino versa alle due  flussi d’interesse calcolati sulla scorta dell’indicizzazione prescelta.
La situazione non è ancora del tutto chiara anche per colpa dei contratti, manco a dirlo, scritti in lingua inglese e non certo l’inglese da turista che molti di noi hanno imparato a masticare. Entrando nel merito dei contratti stipulati, se letti sulla base di quanto stabilito nel Testo unico delle disposizioni in materia d’intermediazione finanziaria (Dlg.58 del 24 febbraio 1998 e modificato dal Dlg.72 del 12 maggio), scopriamo che l’allora Provincia di Torino non poteva essere classificata come operatore qualificato e quindi le andava riconosciuta la tutela prevista per il cosiddetto cliente “retail” (art.30 comma 6) che prevede l’informazione “scritta” del diritto di ripensamento nell’arco di sette giorni.
Bene, anzi male perché nei contratti e negli allegati non v’è traccia di quanto previsto dalla normativa italiana, ed allora? Allora vi riportiamo quanto riportato nel successivo comma 7: “l’omessa indicazione della facoltà di recesso nei moduli o formulari comporta la nullità dei relativi contratti, che può essere fatta valere solo dal cliente”. Questo giochetto ci sta costando tra gli 11 ed i 12 milioni l’anno, una mole di denaro pubblico che ci permetterebbe davvero di essere al servizio dei Territori e dei suoi cittadini i cui bisogni siamo chiamati a servire.
Non è più tempo di giocare. Quando un Ente pubblico si accorge della palese inutilità dello strumento finanziario negoziato con la banca e degli effetti negativi che il derivato sta producendo sul proprio equilibrio economico-finanziario, è il caso di valutare l’opportunità di agire contro la stessa banca intermediaria al fine di svincolarsi dall’operazione. 
Per questo motivo chiediamo al Sindaco Metropolitano On. Piero Fassino di sospendere in autotutela amministrativa e con efficacia immediata, il pagamento delle rate a Dexia ed a Merrill Lynch.
                                                                         Gruppo Consiliare  Città Metropolitana di Torino

IERI NOTTE NUOVO ATTACCO NO TAV ALLA MADDALENA: FERMATI E POI RILASCIATI ATTIVISTI 60ENNI E 80ENNI

BY  – PUBLISHED: 09/12/2015

riceviamo dal Movimento No Tav 

Ieri sera , poco dopo la mezzanotte un gruppo di no tav ha portato un nuovo attacco al cantiere del tunnel geognostico. Fuochi artificiali e petardi sono stati lanciati oltre le recinzioni. Un altro gruppo di attivisti invece ha chiuso con catene e lucchetti i cancelli per impedire alle forze di polizia di uscire.
Dalle prime notizie che giungono sappiamo che i no tav fermati sono 9. Comunichiamo subito che stanno tutti bene e che ora sono stati rilasciati. Dopo alcuni trascinamenti e strattoni iniziali, come per gli otto arrestati di sabato scorso, sono stati portati dalla polizia all’interno del cantiere per essere identificati. Da qui in avanti però arrivano i primi problemi per gli “operatori di sicurezza”. Dopo una gioia iniziale per aver portato a termine un’altra grande operazione qualche conto non torna più molto bene. Questa volta gli “arrestati” sono tutti over 60 con alcuni picchi che sfiorano gli 80. I giovani no tav invece sono al presidio di Venaus che attendono notizie e svegliano i genitori e gli avvocati nel pieno della notte.
Dopo alcuni consulti, forse anche coinvolgendo la procura della repubblica di Torino le forze di polizia hanno così scelto di rilasciare tutti i fermati, nonostante l’azione sia stata identica a quella che ha portato sabato scorso all’arresto di otto giovani no tav. Troppo scomodo politicamente l’arresto di una persona anziana? O troppo scomodo ammettere che anche nove anziani possono fare alcuni km di sentieri, travisarsi, lanciare cosa vogliono all’interno del cantiere ed essere fermati solo perchè di loro iniziativa scelgono di non fuggire? La verità non la sapremo mai ma ad entrambe le nostre domande rispondiamo sì, è scomodo far vedere al mondo che in val di Susa resistono tutti e che tutti i soldi, milioni di euro ormai, spesi in infrastrutture di sicurezza (migliaia di metri di recinzioni) e forze di polizia sono inutili.
Dopo questa notte possiamo dirlo con certezza, tutti possono partecipare alla resistenza no tav!Per impedire un immenso spreco di denaro pubblico. Per impedire la devastazione di un territorio intero. Per destinare questa ricchezza o questi sforzi verso chi ne ha veramente bisogno. Dalle infrastrutture utili come le scuole alla messa in sicurezza idrogeologica per arrivare alle decine di migliaia di migranti che ogni giorno con difficoltà giungono in Europa.

12 settembre nuovo attacco notturno al cantiere tav di Chiomonte 9 fermi

posttop12 settembre 2015 at 08:45

no tav notte

Ieri sera , poco dopo la mezzanotte un gruppo di no tav ha portato un nuovo attacco al cantiere del tunnel geognostico. Fuochi artificiali e petardi sono stati lanciati oltre le recinzioni. Un altro gruppo di attivisti invece ha chiuso con catene e lucchetti i cancelli per impedire alle forze di polizia di uscire. Dalle prime notizie che giungono sappiamo che i no tav fermati sono 9.  Comunichiamo subito che stanno tutti bene e che ora sono stati rilasciati. Dopo alcuni trascinamenti e strattoni iniziali, come per gli otto arrestati di sabato scorso, sono stati portati dalla polizia all’interno del cantiere per essere identificati. Da qui in avanti  però arrivano i primi problemi per gli “operatori di sicurezza”. Dopo una gioia iniziale per aver portato a termine un’altra grande operazione qualche conto non torna più molto bene. Questa volta gli “arrestati” sono tutti over 60 con alcuni picchi che sfiorano gli 80. I giovani no tav invece sono al presidio di Venaus che attendono notizie e svegliano i genitori e gli avvocati nel pieno della notte. Dopo alcuni consulti, forse anche coinvolgendo la procura della repubblica di Torino le forze di polizia hanno così scelto di rilasciare tutti i fermati, nonostante l’azione sia stata identica a quella che ha portato sabato scorso all’arresto di otto giovani no tav. Troppo scomodo politicamente l’arresto di una persona anziana? O troppo scomodo ammettere che anche nove anziani possono fare alcuni km di sentieri, travisarsi, lanciare cosa vogliono all’interno del cantiere ed essere fermati solo perchè di loro iniziativa scelgono di non fuggire? La verità non la sapremo mai ma ad entrambe le nostre domande rispondiamo sì, è scomodo far vedere al mondo che in val di Susa resistono tutti e che tutti i soldi, milioni di euro ormai, spesi in infrastrutture di sicurezza (migliaia di metri di recinzioni) e forze di polizia sono inutili.

Dopo questa notte possiamo dirlo con certezza, tutti possono partecipare alla resistenza no tav!Per impedire un immenso spreco di denaro pubblico. Per impedire la devastazione di un territorio intero. Per destinare questa ricchezza o questi sforzi verso chi ne ha veramente bisogno. Dalle infrastrutture utili come le scuole alla messa in sicurezza idrogeologica per arrivare alle decine di migliaia di migranti che ogni giorno con difficoltà giungono in Europa.

Credo che lo rifaremo”

Attacco al cantiere: video e intervista ai notav over 60 che hanno attaccato il cantiere nella notte tra l’11 e il 12 settembre. Un attacco vero come si vede dal video, non la simulazione di cui parlano i giornali.

E’ nelle parole dei notav intervistati che si capisce come questa lotta non solo non abbia età, ma sia lotta i popolo, anche nelle modalità che potrebbero essere riservate solo a qualcuno. Questa è la dimostrazione non è così, la resistenza popolare notav è di tutti ed è per tutti, basta volerlo!

“Chi semina vento raccoglie tempesta…e noi siamo la tempesta” cit.

over60

Foietta (Osservatorio Torino-Lione): “Stazione internazionale a Bussoleno? Fantasie. Con i sindaci non se ne è parlato”

http://www.lavalsusa.it/foietta-osservatorio-torino-lione-stazione-internazionale-a-bussoleno-fantasie-con-i-sindaci-non-se-ne-e-parlato/

 La Valsusa – settimanale della Val di Susa e Val Sangone

10 settembre 2015

Il progetto della stazione internazionale di Susa

Paolo Foietta smentisce le ricostruzioni circolate in rete sulla riunione di ieri, giovedì 9 settembre, con una delegazione di sindaci No Tav della Valle di Susa. “L’incontro con Plano, Durbiano, Banchieri, Fracchia c’è stato ma non si è fatto alcun riferimento allo spostamento della stazione internazionale da Susa a Bussoleno. Anche perchè mi sarei rifiutato di affrontare la questione, visto che, tra l’altro, alla riunione non c’era alcun rappresentante del Comune di Bussoleno”, spiega il Commissario Governativo sulla Torino-Lione e Presidente dell’Osservatorio.

“La riunione con la delegazione dei sindaci – prosegue Foietta – serviva per preparare l’incontro che si svolgerà a Roma con il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio e per fare in modo che quell’appuntamento sia costruttivo e vada oltre la rappresentazione delle idee di chi è contro l’opera e di chi è a favore, di chi dice che sia inutile e dannosa e di invece sostiene che è utile e che non provocherà alcun danno”.

Paolo Foietta

“Ho cercato di convincere i sindaci che si è aperta una fase nuova dei lavori dell’Osservatorio, che il tempo del confronto sul sì e  sul no è passato visto che i progetti ci sono, i finanziamenti anche  e che i cantieri partiranno presto. Chi è uscito dall’organismo di confronto ha ora l’opportunità di rientrare e di discutere su come gestire al meglio la cantierizzazione, le opere complementari e le compensazioni. Insomma si tratta di decidere se partecipare o se subire passivamente la costruzione della Torino-Lione”.

E i sindaci che cosa hanno risposto? “Che, al momento, non hanno il mandato di decidere se riaprire il confronto in questi termini e che presto incontreranno i loro colleghi della bassa valle. Tutto qui. Il resto – cioè l’ipotesi della stazione internazionale da Susa a Bussoleno – fa parte delle ricostruzioni fantasiose che smentisco, anche a nome dell’assessore regionale Balocco che era presente all’incontro”

Stasera passeggiata notturna, domenica 13/09 polentata a Venaus

post — 12 settembre 2015 at 16:29

passeggiataRicordiamo i due appuntamenti di fine estate che ci vedranno ancora una volta protagonisti!

Stasera passeggiata notturna, con appuntamento alle 20,30 al campo sportivo di Giaglione.

Portiamo scarponi, luci, bandiere No Tav e cori No Tav!

Mentre domani, domenica 13 settembre, anche per festeggiare l’attacco notturno degli Over 60 No Tav, polentata di fine estate a Venaus!

Organizzata dai Cusiné d’la Val Susa presso il presidio di Venaus, il menù prevede polenta e spezzatino in abbondanza, ma anche sugo per vegani e toma di Venaus. Vino locale e altri ottimi sapori. Appuntamento da mezzogiorno in poi…

Il ricavato del pranzo andrà alla Cassa di Resistenza pertanto è stato proposto il costo di euro 10 per il pasto completo.

Portare piatti e bicchieri.

La rabbia degli immigrati bloccati in Ungheria: buttano via cibo e acqua C’è IL VIDEO ( e magari si dirà che è falso)

poveri profughi affamati. Il menù non era gradito? Cattivo Orban, non ha mandato lo chef con menù à la carte. Peccato che i ns pensionati e disoccupati vengono lasciati a frugare nei cassonetti ma forse si tratta solo di menzogne, gli italiani sono ricchi.
 
Oltre 500 migranti bloccati su un treno nella stazione di Bicske, alle porte di Budapest: per protesta gettano i viveri a terra
 
Giuseppe De LorenzoVen, 04/09/2015 – 15:15
“Una minaccia per l’Europa”. Così li ha definiti Viktor Orban, premier ungherese: tra loro anche i 500 migranti che attraversando l’Ungheria stanno cercando di raggiungere la Germania e l’Austria.
 
migra7
Il governo ha bloccato il loro treno a Bicske, una città a nordovest di Budapest, ma si è preoccupato di fargli arrivare tutto l’occorrente per una sussitenza di rispetto: acqua, frutta e dolci. E loro li hanno rifiutati con rabbia.
 
Le immagini mostrano i migranti rifiutare i viveri al grido di “No cibo, no cibo“. Poi alcuni di loro prendono le casse d’acqua e con violenza le gettano tra le rotaie dei treni. Una protesta irrispettosa degli aiuti umanitari che, al di là delle contrapposizioni in corso, sono difficilmente giustificabili. La polizia poi è passata alla consegna dei pasti. I migranti hanno permesso solo ai bambini di prendere il cibo, cacciando poi gli agenti e buttando sulle rotaie alcuni dei sacchi con dentro i viveri. (Guarda qui)
 
Quasi tutti gli immigrati del treno si rifiutano di andare nel centro di Bicske, dove le autorità chiedono che vengano registrati. Solo 16 hanno acconsentito volontariamente ieri ad essere registrati, mentre gli altri – che puntano ad arrivare in Germania – non vogliono chiedere asilo in un Paese in difficoltà economica.
 
In Ungheria solo nelle ultime 24 ore sono arrivati 3.313 migranti.
 
Video correlati
Un record per quanti riguarda i normali flussi giornalieri che Budapest si trova a dover gestire. Un Paese che non riesce a far fronte alle richieste degli immigrati di passare oltre senza essere segnalati. Le regole europe, però, prevedono sia il paese di primo approdo a gestire le richieste di asilo dei migranti che provengono per lo più da Siria, Afghanistan e Pakistan.
 
Dai campi profughi sono iniziate intanto le fughe di migranti. In quello di Roszke oggi circa circa 300 immigrati sono evasi e la polizia è stata costretta a chiudere “temporaneamente” in quell’area il confine con la Serbia. Nessuna sospensione di Shengen, ma i confini dell’Europa sono ormai messi sotto una pressione sempre più forte. Dal campo di Bickse, invece, un gruppo di 64 migranti è scappato, facendo perdere le tracce. Senza considerare che tra a Roszke ci sono ancora 2.300 migranti, e tutti hanno minacciato di evadere nel caso in cui le loro richieste non vengano accolte entro poche ore.
 
Una sorta di ricatto.

TUTTO FA GUERRA. Misericordiosi, xenofobi, oligarchi euroatlantici: una faccia, una razza.

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2015/09/tutto-fa-guerra-misericordiosi-xenofobi.html

MONDOCANE

MARTEDÌ 8 SETTEMBRE 2015

Proprio come noi rivendichiamo il “diritto” di invadere il mondo, così il mondo rivendica il diritto corollario a invadere noi”.(Anonimo)
Non mancare, non delegare, trasforma la tua indignazione nell’esempio del fare per gli altri” (Sergio De Caprio, “Casa Famiglia dei volontari Capitano Ultimo”)
Una cosa è da premettere ed è fondamentale: tutto questo gigantesco ambaradan politico-mediatico-misericordioso-colonialista sui popoli in fuga è finalizzato a trascinare l’opinione pubblica, basita e presa alle spalle, ad accettare la riconquista coloniale dell’intero Medioriente. Martellate menti e coscienze fino al necessario ammorbidimento, Cameron e Hollande, eredi e nuovi  titolari dei più feroci colonialismi della storia, hanno annunciato la libizzazione della Siria. Partono i bombardamenti. Sulla Siria da spacciare, non sull’ISIS.
Dalla fogna della politica e dei media, come un  nubifragio travolgente, ci piovono addosso deiezioni come neanche da Goebbels quando parlava del bolscevismo. Il più ciarlatano, cinico, e sull’argomento fallimentare, dei primi ministri europei, il nostro, sciacalleggia sul bimbo siriano Aylan e sui popoli in fuga da crimini di cui è correo. Alla Festa dell’Unità, l’accolita di lobotomizzati che tributano ovazioni a uno imbarazzante come Alfano e a quanto di destra sciorina stronzate dal palco, Renzi, sempre più caricatura del Puzzone sul Balcone, becero e strepitante populista, raglia contro le “bestie”, poverine. “Non è il PD contro le destre(quando mai la destra è contro la destra?), sono gli umani contro le bestie”. Riprendo l’ingiusta similitudine, chiedendo scusa alle bestie, per sottolineare il classico transfert freudiano del bue che dà del cornuto agli altri buoi. E non è altro che un capo della mandria dei bisonti (ancora scuse all’animale) uccidentale che lastrica di lacrime e misericordia, in perfetto sincronismo con il razzismo escludente dei Salvini e degli altri della presunta controparte, la marcia delle armate Nato sulla Siria, in soccorso ai propri surrogati jihadisti che non ce la fanno da soli, come già in Libia.

Sofri, sguattero continuo

 Mandria alla quale il solito microgoebbels Sofri assegna anche il suo cappellano militare, riferendo dalla colonia israeliana del Kurdistan iracheno, l’invocazione dell’arcivescovo di Irbil, tale fiduciario del Mossad Bashar Ward, acchè l’Uccidente metta finalmente i boots on the ground, spedisca una spedizione coloniale a salvare i cristiani minacciati di genocidio. Sfugge al corifeo della “polizia mondiale affidata alle Democrazie Occidentali” che i cristiani in Iraq erano coccolati e finanziati dall’orrendo regime di Saddam, come anche che finora i genocidi li hanno subito solo  i musulmani con almeno dieci milioni di morti ammazzati dall’Uccidente, a partire dalla guerra all’Iraq. Solo in questo paese 1,5 milioni per l’embargo, 2 nella guerra del 2003 e seguenti, 300mila in Siria, 100mila in Libia, poi Afghanistan, Somalia, Yemen, africani vari (ed è di gran conforto la notizia che il presidente del Kirghizistan, Atambayev, rafforzando al tempo stesso la coalizione Cina-Russia-ex-repubbliche sovietiche-Brics, ha cacciato gli americani dalla loro ultima base nel paese, Manas, quella vitale per i rifornimenti al genocidio in Afghanistane Pakistan). Altro che Raul Castro, o Tsipras.
In questo caso vorrei proprio che mi querelasse, un sedicente giornalista del “Fatto Quotidiano”. L’indignazione, che un degno titolare della categoria prova mentre attraversa le pagine estere del 99% della stampa in edicola e delle tv sugli schermi, in me ha raggiunto il rischio del vomito quando ho dovuto  affrontare la palude di coccodrilli lacrimanti che era il suo, al solito umanitario, reportage sui campi profughi siriani in Medioriente. Senza un accenno ai crocifissori e scuoiatori, per conto Nato-Golfo, dell’Isis e Al Nusra e ai loro ufficiali pagatori e istruttori, il chierichetto dall’arcivescovo fellone di Irbil fa fuggire il popolo siriano “dalle bombe-barile lanciate da Assad” e i popoli mediorientali dal “vaso di Pandora delle migrazioni aperto dalle primavere arabe” (nientemeno). Sappia, l’opinione pubblica, che “chi ha visto morire i parenti e i cari, chi ha lasciato dietro di sé ogni avere, ha attraversato frontiere ostili, è naufragato, ha percorso chilometri e chilometri a piedi  con a spalle i loro bambini, è morto soffocato nei camion”, a chi darne la paternità e chi, di conseguenza, vada invaso e annientato.
E avesse espresso, il gazzettiere, un minimo sconcerto su quanto accertato da ONU e giornalisti: che nei campi giordani e turchi, capi e poliziotti stuprano le rifugiate, bastonano gli attendati, trafficano con organi di viventi e morti, isolano nel fuoco e nel gelo del deserto i campi, privano di cure, cibo, acqua. Ma Giordania e Turchia sono nostri alleati. Vi rendete conto della disonestà intellettuale, morale, giuridica, ontologica? Qualità del resto condivise dall’ormai consolidata omertà unanime di destra e “sinistra”.
Non avrai altro dio all’infuori di me
Per confermare, poi, la militanza di questo arrovesciatore della realtà nella lobby rabbinica che, anch’essa, si nutre di profughi vivi o morti, ecco l’immancabile parallelo tra i popoli in fuga da Assad, ma anche dall’Isis (fatto passare per nemico), e quello ebraico che fugge dal faraone. Formuletta ossessivamente rilanciata da tutti i foruncoli mediatici che spurgano pus sionista. Indifferenti allo stridore di un accostamento improprio come quello di una tragedia planetaria vera e provocata, a una leggenda biblica  che ha lo stesso spessore storico della discesa agli inferi di Orfeo. Invenzione di chi voleva, a forza di balle, miti e pulizie etnico-confessionali, imporre alla civiltà pluralistica e tollerante del politeismo, l’inciviltà tirannica del “non avrai altro dio all’infuori di me”, sennò t’accoppo e vai all’inferno. Fu quella la vera apocalisse dell’umanità.  E non ce ne siamo ancora ripresi, anzi:
Gridano i siriani, più coraggiosi e sinceri di tanti eritrei che, pur di guadagnarsi l’asilo, diffamano il proprio paese, avallando la propaganda occidentale che punta alla rimozione bellica di un popolo irriducibile nella propria autodeterminazione, sebbene impoverito da decenni di sanzioni e debilitato da una successione di aggressioni belliche dell’Etiopia, sicario Nato. Urlano in faccia ai loro repressori o soccorritori europei che è l’Isis, che sono le bande mercenarie jihadiste, dai cui eccidi, atrocità, distruzioni, sono costretti a fuggire. Lo troveranno presto o tardi, i media, il pavido o disperato che ne soddisferà la voracità ripetendo la giaculatoria dell’Assad dittatore e massacratore del proprio popolo, ma è significativo che, dopo giorni e giorni di nubifragi pietistici sui rifugiati, non sia ancora trovato un siriano che incolpasse il suo governo.
I siriani, le siriane, istruiti, educati, benvestiti, bianchi di carnagione, fluenti in inglese, professori, ingegneri, chimici, letterati, medici, informatici, economisti, matematici, sono dunque i benvenuti nella Germania vincitrice della lotta di classe. La Merkel, seviziato moralmente una bimba palestinese da espellere, è la protagonista della “svolta” umanitaria europea. Grazie al cazzo. Una Germania senescente ha bisogno di manodopera e quadri di livello. Nessuno dice che quei lavoratori, quadri tecnici, culturali e scientifici, vengono dal paese del furfante Assad che, insieme a Iraq e Libia, era tra i più avanzati, emancipati, equi, del mondo “in via di sviluppo” uscito dalla notte coloniale.
E, detto per inciso, rallegrandosi per l’eccezionale assistenza ai fuggitivi, sincera e disinteressata, questa sì, di volontarie e volontari tedeschi, dovremmo riflettere che magari tale umanitarismo può aver a che fare con una condivisione nata dal’analogo destino subito: la cacciata di 20 milioni di tedeschi espulsi da loro terre ancestrali come Slesia, Pomerania, Prussia Orientale, Brandeburgo, Boemia, Balcani, Alsazia, Slesia. 20 milioni che, analogamente al milione e passa di tedeschi uccisi nella resistenza al nazismo, da noi sono finiti seppelliti sotto l’idiota cliché antifascista di sinistre e destre che cianciavano di territori  e popoli liberati.
Aylan, una retroguardia
Ma fermiamoci un attimo sul dolore cosmico che avrebbe imposto a un UE egoista, indifferente e ipocrita e, del resto, fondata, fin dal concepimento Cia, su tali “valori”, la famosa “svolta” umanitaria. Quello suscitato dell’immagine di Aylan, bambino di tre anni, vittima di tali “valori”. La più significativa delle immagini del bimbo siriano, che hanno fatto sanguinare tanti cuori di pietra, è senz’altro quella disegnata nella vignetta, grondante terribile verità, pubblicata qui in alto. A oggi, il brigantaggio del mandante USraeliano e dei sicari satrapi e Isis, ha ucciso con le armi 500 bambini in Yemen. Altri, innominati e incalcolati, eliminati dalla mancanza di cibo, acqua, medicinali, imposta dal blocco genocida attorno alle coste yemenite. Non figurano. Non figurano i bambini tra i 300mila siriani massacrati da fame, bombe e atrocità Isisi-Al Nusra, né quelli iracheni, già 500mila grazie all’embargo decennale, né le migliaia della Libia, né le centinaia dei due stermini – e relativi intervalli – di Gaza, inceneriti dal fosforo, trafitti dalle bombe a grappolo o a freccette, fulminati dagli eroi di Tsahal.
Tutti coloro, ma proprio tutti, che ora trasudano commozione, solidarietà, indignazione, in questo osceno uragano di ipocrisia, sono complici dell’uccisione di Ettore, della schiavitù della moglie Andromaca, cui avevano ucciso tutti i fratelli, del figlio Astianatte. Troia rasa al suolo, grazie al cavallo infiltrato, pari a quello jihadista di oggi. Sineddoche, i troiani, dei tanti popoli eliminati dalla faccia della terra. Già allora in Medioriente. Senza avere neanche l’alibi di voler vendicare un ratto. Anzi, anche il ratto stavolta è opera degli incursori. Vi rendete conto del grado di infamia e di ipocrisia? Questo Uccidente lo dovremmo definire civiltà?
Due millenni cristiani
Miopi, indossando lenti come fondi di bottiglia, qui si guarda a pochi centimetri dal proprio naso, mentre la storia incomincia da molto lontano. Se vogliamo, fin da quel “non avrai altro Dio all’infuori di me”, poi posto sugli stendardi delle crociate (ad Acri Goffredo da Buglione passò a fil di spada tutti gli abitanti musulmani. Saladino, nella riconquista, non torse un capello agli invasori cristiani) e sulle stragi di eretici e streghe. Pio V, santo per la Chiesa di Bergoglio, l’11 giugno (l’11 è data preferita dai terminator) del 1561, a Montalto in Calabria fece sgozzare e impalare 88 luterani. Poi, a Guardia Piemontese, sempre in Calabria, ordinò il massacro di 2000 valdesi. Effetti del Concilio di Trento che si ripercossero ininterrottamente, spesso in crescendo, sia per azione diretta, sia per azione delegata, fino ai giorni nostri. Sta nel paradigma “Non avrai altro Dio…”.  Fino al “Gott mit uns” sui cinturoni tedeschi, su  cui Papa Pacelli guardò benevolo; fino alla missione cristiana degli Usa, sulle cui guerre Ratzinger e Bergoglio hanno steso il velo dell’astrazione, dell’anonimato dei responsabili.
In testa agli squadroni della coalizione Usa-Ue-Israele cavalca il portabandiera Furio Colombo del “Fatto Quotidiano” e degli stermini israeliani, spargendo lacrime sui migranti, petali sulla Merkel, fendenti al premier ungherese Victor Orbàn, cagnaccio cattivo, rigurgito neonazista, per aver maltrattato i fuggiaschi. Piuttosto, per preferire Mosca a Bruxelles e per aver capito benissimo che quella delle migrazioni bibliche è una guerra USraeliana contro ciò che rimane degli Stati pseudosovrani europei. Orban ha, sì, messo l’inutile barriera al confine della Serbia. Ma l’aveva messa dopo che il suo paese, di 10 milioni di abitanti, aveva accolto e sistemato 120mila migranti. Contro i 350mila dell’Europa, 500 milioni di abitanti. Contro i 100mila dell’Italia, 60 milioni. Avessimo Orbàn, avremmo dovuto accoglierne 600mila.
I capimastro dei muri
Quanto ai muri, deprecati da tutti, ma con particolare virulenza dalla lobby, Shakespeare avrebbe detto much ado about nothing, molto rumore per nulla. No ado about everything, avrebbe soggiunto osservando altri muri, invisibili ai non più rumorosi. 3000 km tra Usa e Messico, con polizia, militari e volontariMinutemen cacciatori di teste intorno al muro; 700 km di cemento armato israeliano su terra palestinese, altri muri verso Giordania e Sinai, da dove sparare ai rifugiati beduini e del Corno d’Africa e bloccare anche un solo concittadino del bimbo Aylan che arrivasse dalla Siria; il muro di Poroshenko al confine russo per ingabbiare ucraini russi da liquidare; i muri attorno alle colonie spagnole Ceuta e Melilla; il muro tra Nord e Sud Corea, il muro urbanistico a rinchiudere gli alieni nelle banlieu… e via murando. Ma per i misericordiosi strabici, gli unici che esistono sono quelli di Berlino e di Orbàn. I muri da quest’altra parte sono evanescenti nebbie.
La cretinocrazia al potere da noi, con Pinotti, Gentiloni, la showgirl Boschi, la stralunata Madia (una che sembra sempre chidersi chi sono, dove sono, che faccio?), tutta Ia corte dei miracoli intorno al buffone-re, vaneggiava nella sua incompetenza zannuta di bombardamenti sui barconi, di droni e forze di spedizione in Libia. Poliziotti di Tsipras pestano rifugiati siriani e afghani a Kos e Lesbo, così quelli macedoni. Così i francesi a Calais e i britannici a Dover. Così gli sgherri di Buzzi, Odevaine, Bossi, Fini, Alfano nei nostri CIE. I poliziotti ungheresi no. Serbi, macedoni lasciano passare le torme di fuggiaschi, l’Ungheria, sulla quale si è concentrato il caos, pure. Tutti i paesi hanno provato a selezionare il flusso registrando le persone. Ma quando lo ha fatto il governo ungherese è scoppiata la riprovazione universale. E i pochi treni disponibili in un paese non proprio ben messo, che portavano la gente nei centri di accoglienza per la registrazione (“campi di concentramento” per Colombo) diventavano treni del sequestro e dell’inganno.
Prendiamoli tutti. Quelli buoni.
La Merkel non aveva detto: li prendiamo tutti e 800mila? Già, ma qualcuno s’è scordato di precisare che aveva anche detto, “solo quelli registrati”. Che doveva fare Orbàn? 150 automobili tedesche sono andate a prendere i profughi a Budapest?  Plausi, standing ovation. A Budapest e nei villaggi, volontari ungheresi sono accorsi a nutrire, vestire e dissetare i migranti in transito? Qualche veloce fotogramma, nessuna riga sul giornale. Dominano su tutto le immagini dei profughi assiepati attorno alla stazione. Ma quelli che l’Italia renzista ha fatto e fa languire in stracci e plastica nelle sue stazioni, Ostiense di Roma, Centrale di Milano???
I paesi “liberati dal comunismo” e poi fortemente fascistizzati  in Est Europa rifiutano anche un solo bimbetto paraplegico in fuga? Appena un cenno, un dato numerico. Cameron che si va a pigliare siriani nei campi giordani e turchi per essere sicuro ch si tratti di elementi educati all’anti-assadismo? Che bravo, ne prende 15mila. La Cechia apre all’ondata, ma al confine segna le mani con numeri in pennarello, come succede in tutte le discoteche e, in molti paesi, agli elettori? Orrore, è’la fine del mondo e la rinascita di Auschwitz. C’entrerà il fatto che il presidente ceco Zeman ha cacciato di casa l’ambasciatore Usa che si era permesso di rampognarlo per essere andato a incontrare Putin e insiste su un minimo di sovranità anche rispetto a UE e Usa.
C’entreranno le disobbedienze di Orbàn nei confronti delle incursioni  dei cleptocrati di Bruxelles e Francoforte, o il suo penchant per i russi, o il suo rifiuto del trattato capestro TTIP? In Ungheria io ho visto scorrere una vita che non appariva meno democratica di quella nel pochissimo democratico Occidente euroatlantico. Non avrò certamente visto molte cose, anche brutte. Ma quando in Occidente si stigmatizza Orbàn come “nazionalista”, nel contesto europeo attuale, lo riterrei un complimento. Non sono ovviamente in grado di valutare quanta soddisfazione gli ungheresi provino a essere governati da Orbàn. Ma so valutare benissimo le diffamazioni che vengono a loro e al loro premier dalla crocchia dei più corrotti e feroci governanti europei e loro media asserviti. Sa benissimo come guadagnarsi sopravvivenza nel sistema la “sinistra” degli utili idioti e amici del giaguaro, Arci, Rifondazione, SEL e vermiciattoli vari, che vanno a farsi fare pat pat sulla spalla allestendo chiassatine all’ambasciata d’Ungheria a Roma.
Incominciamo a respingere con ribrezzo la distinzione, che quasi tutti operano, tra migranti rifugiati provenienti da guerre e paesi insicuri e “clandestini” , che sarebbero quelli “economici”, o da paesi “sicuri”. Sono tutti indistintamente fuggiaschi da orrori e miserie provocati dall’Uccidente, oggi e nei secoli.. Esattamente come erano “economici” e da paese “sicuro” i 27 milioni di italiani che nel corso del secolo scorso fuggivano dalla povertà a cui li riduceva la dittatura del capitalismo. E vennero accolti.
Commossi fino al profondo del loro nero cuore dal bimbetto bianco e benvestito, quasi uno dei nostri, con però invisibile dietro di lui la montagna di bambini uguali da loro trucidati o lasciati trucidare, ora gli assassini di ieri e di oggi accolgono i siriani (e solo loro). Cameron, Hollande, Merkel, e perfino il Fuehrer europeo Juncker che, in effetti, di accoglimenti è  superpratico. Nel suo caso, di deliquenti evasori fiscali  e dei loro capitali.
Tutto fa guerra. Tutto fa schifo.
Tutto fa guerra, ho scritto sopra. Anche l’accoglienza di genti, i cui paesi le loro guerre e complicità nelle guerre hanno spopolato, privato delle migliori generazioni, condannato all’estinzione. Svuotare la Siria del suo futuro, dopo averne decimato il popolo (300mila morti, 10 milioni di sfollati interni, 4 milioni di profughi, più della metà dei 21 milioni di siriani) è il complemento della guerra. E’ questo il disegno. In questo corollario del genocidio sociale la Germania primeggia. Non si uccidono anche così i popoli? L’angelo Merkel, che gli  imbecilli di una sinistra metamorfizzata adorano, dopo averla satanizzata per lo statocidio della Grecia appena poche settimane fa, lo sa bene.
Un personaggetto squallido e di infima levatura come Hollande e l’altro sottoboia Usa di Cameron, tanto si sono commossi per Aylan da correre ora ad ammazzarne altri, di Ayan. E’ la libizzazione della Siria pari pari, visto che, come con i tagliateste di Bengasi, né con Al Qaida, né con il suo aggiornamento Isis, si è venuti a capo della resistenza siriana. Dopo il golpe in Costa d’Avorio, l’invasione di Mali, Chad e RCA, si espande la “grandeur” gallica. Con gli attentati, scuola ebraica, Charlie Hebdo e negozio kosher, si erano accesi i motori. Facendo finta di individuare i propri ascari jihadisti, partono i ricognitori a individuare gli Aylan  di tutto il paese ancora libero, per poi affiancarsi agli Usa nello sterminarne il più possibile con  cacciabombardieri e droni,. Per eliminare dalla scena Assad, ammettono, mica il califfo.
L’ironia suprema  è che, riducendo in caos e ceneri Libia e poi Siria e poi Iraq e poi Yemen e poi Nigeria e poi e poi, questi Stati europei non solo confermano il vassallaggio escatologico rispetto a Wall Street e agli Usa, che ne costituiscono gli esecutori sul campo. Vassallaggio assegnato all’UE fin dal suo concepimento con i vari Spinelli e De Gasperi. Facendosi controfigure di Washington e Tel Aviv nelle scene militari di massa, distruggendo partner, fornitori e mercati nei propri spazi geopolitici, si tagliano le gonadi che neanche un miliziano del califfo avrebbe potuto meglio.
Una fava, due piccioni
So’ forti ‘sti americani. Prima si degnano di far partecipare gli europei a embarghi (vedi Russia) e giochi di guerra con notevole risparmio per sé, ma ad altissimi costi economico-sociali e a scarsissimi ritorni per gli “alleati”. Poi gli fanno saltare i fondamentali economici e la coesione sociale provocandovi l’invasione dei sopravvissuti agli stermini da loro organizzati. Milioni di rifugiati, da far assorbire nel giro di pochi mesi, avranno il vantaggio tattico di fornire manodopera a condizioni estensibili agli autoctoni. Ma strategicamente sono un’arma delle guerra a bassa intensità condotta da USraele contro l’Europa, per tenere in ginocchio, al guinzaglio corto e destabilizzato un partner.che non deve covare idee di autodeterminazione. Due piccioni con una fava: nazioni sconvenienti frantumate e svuotate, Europa complice, ma a cui si infliggono gli effetti collaterali. E’ dalle guerre balcaniche, fino alla guerra programmata alla Russia, che va avanti questa tragicommedia.
Far fuori l’Isis? Quando mai!
Guerra all’Isis, ma morte ad Assad, cioè alla Siria (che poi è paradossalmente ciò per cui sono stati rastrellati, addestrati, pagati e lanciati, i jihadisti: questo è il proclama di cancellerie e redazioni. Non c’è sapiente analista, esperto militare, storico delle guerre, che dica la cosa più evidente del mondo. Se volessero davvero far fuori Isis e Al Nusra basterebbe operare come i russi contro Napoleone e gli angloamericani contro Rommel: tagliarne le linee di rifornimento. Senza approvvigionamenti nessun esercito sopravvive. Queste linee corrono per la maggior parte nel deserto, come le concentrazioni militari, visibilissime, bombardabilissime. E partono tutte da territori e mari Nato, o sotto controllo Nato e associati: Turchia, Giordania, Arabia Saudita, Qatar, Emirati. Gli ospedali da campo stanno addirittura nel Golan occupato. Indovinate quanti giorni, quante ore ci vorrebbero per tagliarle e farla finita con questa peste. Come con Napoleone, come con Rommel. Del resto, avete visto un solo siriano, un solo Aylan accolto dai ricconi del Golfo? O dagli Usa? Entrambi promotori primi di distruzioni ed esodi?
Mors tua vita mea
A scanso di equivoci malevoli, preciso che, imbrogli e complotti USraeliani o meno, i rifugiati vanno accolti, al di là dell’ipocrisia della misericordia (‘sto cazzo!) e dei muggiti dei Salvini. La prosperità dell’Europa è stata costruita nei secoli, nel segno della superiore civiltà e di Cristo, con le decimazioni e il saccheggio di paesi che stavano meglio prima e che ora bussano alle nostre porte. Grattacieli, teatri, autostrade, borse valori, monumenti, palazzi, ferrovie, ospedali, sono stati costruiti con le ossa cementate dal sangue dei popoli depredati. Secoli di colonialismo efferato e di un neocolonialismo che poneva al potere ceti asserviti hanno costruito il capitalismo in Occidente. Ogni, oggi residua, particella del nostro benessere è stata spremuta da ruberie e genocidi, da devastazioni climatiche ed economiche determinate dal nostro modello di sviluppo, da colpi di Stato e guerre contro chiunque pretendesse di vivere alla sua maniera, magari socialista. E non dovremmo accogliere questi detriti spiaggiati sulle nostre coste? Se ci lamentiamo del dissesto provocato dall’allagamento, chiediamoci perché non ci siamo dati da fare per chiudere il rubinetto. Sbattendoci in tutte le nostre piazze, contro i bastioni di tutti i palazzi, per fermare i poteri dell’apocalisse. In termini terra terra: per uscire dalla Nato. Nel frattempo non ci resta che chiedere perdono a tutti, proprio tutti, quelli che arrivano dai cimiteri da noi allestiti.
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Così la mette Beppe Grillo.

Il vecchio esempio dello stolto che guarda il dito e non la luna che indica è una fotografia dell’Italia. Vengono presi in esame solo gli effetti senza mai esaminare le cause, né tanto meno denunciarle per non spiacere a nessuno. Gli effetti vengono poi chiamati “emergenze” e il gioco è fatto. Appaiono così come meteoriti cadute improvvisamente dal cielo, eventi imponderabili, quando invece si potevano tranquillamente evitare. L’ “emergenza” profughi sembra sbucata fuori dal nulla, ma al di là della questione umanitaria, che va affrontata, nessuno ne denuncia apertamente le cause che risalgono alla destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente da parte delle potenze occidentali. Chi ha bombardato la Libia? USA, GB e Francia e anche noi grazie all’augusta benedizione di Napolitano. Chi ha distrutto l’Iraq e non è poi stato capace di insediare un governo che potesse se non governarlo almeno limitare i danni? Gli Stati Uniti. In Afghanistan, stessa storia statunitense con l’Italia nella parte degli ascari. Quanto ci costa la nostra presenza in Afghanistan? Gli americani stanno per sbaraccare e a noi toccherà la parte dei giapponesi sperduti nelle isole del Pacifico dopo la Seconda guerra mondiale. In Siria, incubatrice dell’ISIS, ci sono tutti. Nessuno nel governo e nelle varie istituzioni che si alzi in piedi e dica mai più guerre, mai più acquisto di cacciabombardieri, che condanni l’industria delle armi (soprattutto la nostra: un business che non conosce crisi e che consente all’industria militare di affermarsi tra le prime cinque produttrici al mondo. Tra il 2008 e il 2009, quando tutti i settori produttivi del made in Italy registravano tassi di crescita negativi, l’export di armamenti è cresciuto del 74%. ). Meglio la retorica dell’accoglienza senza accollarsi alcuna colpa per l’esodo biblico che è in atto e che nessuno sa dove ci porterà.

Pubblicato da alle ore 19:43

Dalla pagina FB di Sandro Plano

sulla pagina FB di Sandro Plano ho letto il seguente post:

Sandro Plano

Il 9 settembre 2015, alle ore 15:00, in Torino, nella sede della Città Metropolitana, su mandato dell’Assemblea dei Sindaci dell’Unione montana Valle Susa del 3 settembre c.a., una delegazione di Sindaci: Sandro Plano, Dario Fracchia, Pacifico Banchieri, Nilo Durbiano, ha incontrato il Commissario del Governo Paolo Foietta e l’Assessore regionale Francesco Balocco. È stata una riunione informale per fissare la data e le modalità di una riunione con il ministro Delrio, che aveva dato la sua disponibilità ad incontrare le Amministrazioni contrarie a una nuova linea ferroviaria in Valle di Susa. Il Commissario e l’Assessore si sono dichiarati disponibili a stabilire nuove modalità per un necessario confronto tra Istituzioni auspicando una nuova fase di confronto. Tutti i Sindaci presenti hanno ribadito la necessità di regole chiare e condivise e la loro contrarietà al progetto. Per quanto riguarda le ipotesi giornalistiche, emerse da fonti non meglio specificate, sullo spostamento della stazione internazionale a Bussoleno, si precisa che questo argomento non era all’ordine del giorno e non è stata presentata alcuna richiesta in tal senso, così come non si è parlato di compensazioni e di cantieri.Il Presidente
Sandro Plano
Mi chiedo:
 Ma se si è contrari all’inutile nonché dannosissima opera che regole chiare e condivise sono necessarie?