La Grecia vieta il sorvolo agli aerei russi in missione contro l’Isis

il ribelle antisistema….però è de sinistra quindi tutto ok
Pubblicato Giovedì, 10 Settembre 2015 11:05
 
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(ASI) Sorpresa? Non così tanto. La Russia dimostra ancora una volta la sua determinazione ad intervenire concretamente nello scacchiere medio-orientale.
Ma, il governo greco del vetero-comunista Tsipras, dietro evidente pressione dell’Euro-Nato, nega l’autorizzazione di sorvolo agli aerei russi sempre più impegnati  nelle missioni militari in Siria contro l’Isis ed altri movimenti  terroristici, creature della finanza internazionale. Come si sa, la Russia, ma anche Iran e Cina – tra gli altri –  sostiene l’unica forza stabilizzatrice dell’area: il governo legittimo del presidente Assad.
Il diniego della Grecia è doppiamente offensivo per la Russia e dimosra l’ingratitudine verso chi come il presidente Putin si era offerto per salvare la nazione ellenica dalla morsa degli usurai internazionali. E’ sempre più chiaro a chi serve il terrorismo. Come è altrettanto evidente che i recenti accordi tra la troika e Tsipras avevano come non ultimo scopo quello di impedire l’uscita della Grecia dall’Alleanza Atlantica. Infatti, mentre nega il sorvolo agli aerei russi, il governo greco continua ad ospitare caccia militari statunitensi nel terriorio nazionale.
 
Niger OcToBer – Agenzia Stampa Italia

La TAV è Top Secret

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamentoeuropeo/2015/09/la-tav-e-top-secret.html

Parlamento europeo 

Reperire informazioni sulla TAV equivale a scoperchiare i piani segreti che si celano dietro al TTIP. Il grado di segretezza è il medesimo, nonostante il secondo sia un trattato che influenzerà la vita di 500 milioni di persone, e la prima un cantiere infinito dove far piovere miliardi di euro di finanziamenti pubblici. Il Movimento 5 Stelle in Europa ha inviato una lettera alla Commissione Europea, perché quest’ultima sta pagando una parte dei lavori della Torino-Lione coi nostri soldi. La notizia di oggi è che la Commissione ha risposto, rifiutandosi di dirci dove finiranno 813,781 milioni di Euro, generosamente concessi dai contribuenti europei (a loro insaputa). LA LETTERA DEI PORTAVOCE M5S LA RISPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA L’INQUADRAMENTO DELLA VICENDA La Commissione Europea finanzia il CEF, “Connection Europe Facilities”. L’ultimo annuncio risale al 29 giugno 2015, quando sono stati dichiarati 13,1 miliardi di Euro per il finanziamento di ben 276 progetti. Di questi fa parte l’ormai mitica TAV, a cui sono stati concessi altri 1,981 miliardi di Euro (il 41%, come dicevamo, a carico dei cittadini europei). Sembrerebbe logico aspettarsi che il Parlamento Europeo, unica istituzione democraticamente eletta all’interno della UE, avesse la possibilità di accedere alle carte. Perlomeno, sapere quali sono i progetti investiti dai soldi pubblici, fino a capire le aziende coinvolte. Ma la Commissione Europea risponde picche, dichiarando che queste informazioni non sono di pubblica utilità. LE RISPOSTE DELLA COMMISSIONE Nel dettaglio, la Commissione Europea fa lo scaricabarile: “dovrebbero essere gli Stati membri a sapere dove sono finiti i soldi”, concessi da decenni di finanziamenti. Proprio così, i vostri soldi, una volta usciti dal cassetto della UE, divengono irrintracciabili. I Governi nazionali che si succedono alla guida dei Paesi non hanno quindi alcun obbligo di “rendicontare”. Non è finita qui, perché dalla risposta pervenuta ai portavoce europei, “dovrebbero essere le società stesse a concedere i dati, i fogli, i progetti che sono stati ritenuti meritevoli”. Purtroppo, però, queste S.r.l. (a responsabilità molto limitata) dichiarano di non poter sciorinare nulla al pubblico perché una simile azione falserebbe la concorrenza e il vantaggio sui competitors. Non è stata addirittura concessa la presa visione, un trattamento che non viene riservato nemmeno ai documenti ritenuti “top secret”. LA PROPOSTA DEL M5S È un cane che si morde la coda. Un buco nero fatto d’interessi privati, intrecciati con quelli politici, da cui è impossibile uscire. È inaccettabile che il denaro dei contribuenti europei, una volta uscito da Bruxelles, sparisca totalmente tra le pieghe della burocrazia. Il M5S si sta battendo affinché il Parlamento Europeo abbia diritto di accesso a tutti i documenti relativi ai fondi stanziati. I parlamentari, inoltre, dovranno avere forme di appello più rapide e snelle su questo tipo di “contenziosi”, senza dover ricorrere alla Corte di Giustizia, con tempi lunghissimi che non permetterebbero di legiferare nel migliore dei modi (magari facendo trascorrere un intero mandato per avere delle semplici informazioni). Trasparenza, sempre!

Il procuratore Maddalena e i suoi incubi ricorrenti….

post — 15 settembre 2015 at 20:41

Marcello Maddalena Procuratore Capo di Torino durante l'inaugurazione dell'anno Giudiziario in Tribunale, Torino,26 gennaio 2013 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

E’ partita la campagna mediatica in vista del processo d’appello, quello per il compressore bruciato, che vedrà imputati Chiara, Claudio, Nicolò e Mattia e che prenderà il via il 15 ottobre prossimo.
Dopo la sonora bocciatura del pool Anti-No Tav capeggiato dai pm con l’elmetto Rinaudo e Padalino che in primo grado, in cassazione e al riesame si sono visti bocciare l’accusa di terrorismo, ecco che vediamo calare un “nuovo” asso nella manica: scenderà in campo, niente popò di meno che, il procuratore generale del Piemonte Marcello Maddalena.
Quel procuratore, lo ricordiamo, che all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2013 dichiarò che: “Le ”degenerazioni criminali” delle manifestazioni No Tav non vanno sottovalutate…Quelli della mia generazione ben sanno quanto breve e facile sia il passaggio dalla violenza politica di piazza ad altre forme peggiori che in un passato non lontano hanno insanguinato l’Italia”, esprimendo poi solidarietà a “Giancarlo Caselli, procuratore della Repubblica di Torino, e ai suoi magistrati ”per essere intervenuti, non come strumentalmente e falsamente sostenuto si vuol far apparire” nei confronti ”del cosiddetto movimento No Tav”.
Un altro magistrato dagli incubi ricorrenti, un altro che da anni vede il movimento No Tav come un nemico da combattere.
Lo rivediamo, il buon Marcello, riprendere parola all’inaugurazione di quest’anno giudiziario pochi giorni dopo la bocciatura del tribunale di Cassazione per l’accusa di terrorismo “Non posso tacere – ha detto – le mie perplessità di fronte ad atteggiamenti culturali di sottovalutazione, se non addirittura di svilimento, di fatti di violenza politica che invece dovrebbero allarmare quanto mai” e poi ancora “fermo restando il doveroso rispetto per tutte le decisioni giudiziarie, ribadisco tutte le mie perplessità per decisioni in cui, ad esempio, in relazione a un articolo di legge si impiegano quasi trenta pagine per spiegare che dove nello stesso si trova la congiunzione ‘o’ si deve leggere la congiunzione ‘e’, e questo per aumentare le condizioni necessarie per riconoscere la sussistenza della finalità di terrorismo”.
Crediamo che queste poche righe bastino ad inquadrare la situazione, se non fosse per una nota di colore che abbiamo notato nell’articolo sulla sua discesa in campo pubblicato da Repubblica due giorni fa e che riportiamo in maniera fedele: “Mi pare un processo importante, dove è giusto che ci sia il procuratore generale a rappresentare l’ufficio” dice Marcello Maddalena, che sostiene di voler esprimere le sue linee di merito soltanto nell’aula processuale, “per correttezza “. Ma come? E tutte le sue dichiarazioni precedenti, sempre per correttezza, dove le mettiamo?
Facendo un passo avanti, ieri leggiamo sempre su Repubblica dell’avvocato professore Grosso che già ci aveva “deliziato” con le sue inopportune considerazioni nel lontano 2012, il giorno dell’inizio del maxi processo ai No Tav per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio, che oggi dichiara l’importanza del processo che si sta per aprire e l’opportunità della discesa in campo del procuratore Maddalena…(non copiamo il corsivo tanto la solfa è sempre più o meno la stessa).
Sembra un po’, concedeteci questa analogia, di essere alle porte delle elezioni politiche quando ogni coalizione o partito deve scegliere un candidato forte da mettere in campo (eliminando quelli che per pregressa esperienza si sono “bruciati” o hanno “fallito”) e si prepara alla necessaria propaganda per convincere e coinvolgere l’opinione pubblica.
Altri attori protagonisti quindi, con un’operazione di ” maquillage” esterno il cui risultato però non cambia: c’è chi crede ci sia un nemico da combattere e questo è il Movimento No Tav. Come sempre, non ci sottrarremo alla lotta, che sia in un’aula di tribunale o lungo un sentiero di montagna, anche se la prima ci è imposta mentre il secondo lo scegliamo.
Se tutti questi pensionati (o quasi come nel caso di Marcello) prendessero esempio dai nostri “over 60” farebbero un vero “affare”, ma i loro modelli di riferimento sono altri, quindi a ognuno il suo…noi scegliamo le “pantere grigie”!

Carlo Federico Grosso: “Gravi violenze dai No Tav, giusto che il pg sia in aula”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/09/14/news/carlo_federico_grosso_gravi_violenze_dai_no_tav_giusto_che_il_pg_sia_in_aula_-122853934/di VERA SCHIAVAZZI

14 settembre 2015 

Carlo Federico Grosso: "Gravi violenze dai No Tav, giusto che il pg sia in aula"

Carlo Federico Grosso 

“COME cittadino trovo grave che si continui a protestare in modo violento contro un’opera democraticamente decisa dallo Stato. L’opera deve essere fatta, indipendentemente dai giudizi di ciascuno. Se poi si tratta di terrorismo, se ci sono profili di eversione, questo lo si deciderà nel processo. In questo senso, credo che l’appello del 15 ottobre contro quattro imputati per l’assalto al cantiere di Chiomonte, col procuratore generale Marcello Maddalena, sarà molto importante”.

Carlo Federico Grosso, uno dei più noti penalisti torinesi, commenta così la decisione di Maddalena di sostenere l’accusa nel processo di secondo grado contro quattro giovani ai quali i pm avevano imputato anche reati di natura terroristica. Reati per i quali sono stati assolti in primo grado, e sui quali la Corte di Cassazione si è pronunciata negativamente, ma solo in sede cautelare, quando il giudizio di merito non c’era ancora stato e gli imputati erano detenuti.

Avvocato Grosso, la scelta della procura di accusare di terrorismo i responsabili di un assalto al cantiere di Chiomonte, nel maggio del 2013, aveva suscitato molte polemiche fin dagli inizi. Lei ritiene quella scelta opportuna?
“Non tocca a me dirlo perché non conosco a sufficienza gli atti. Mi pare però che la posizione della Procura fosse estremamente chiara, e che intendesse accusare quegli imputati di atti eversivi contro lo Stato. È vero che sono stati assolti da questa accusa in primo grado, ma anche nella propria richiesta d’appello i pubblici ministeri sono tornati a sostenere con chiarezza quella tesi. È dunque normale che il procuratore generale possa decidere di sostenere l’accusa, e di sostenere il loro ricorso”.

Tra le polemiche, e nelle discussioni di merito in primo grado, c’era anche il fatto che in quell’assalto al cantiere non furono danneggiate le persone, ma soprattutto le attrezzature, e un compressore in particolare. Si può parlare di terrorismo anche in questo caso?
“Certamente. Le finalità terroristiche possono essere contestate quando si ravvisa un elemento di aggressione all’ordine democratico, indipendentemente dai danni causati. È ovvio che se ci fossero stati anche danni alle persone, o peggio un omicidio, l’insieme dei reati sarebbe stato comunque ben più grave. Ma il terrorismo è un’altra cosa”.

Il giudice d’appello dovrà dunque rivedere tutte le imputazioni, così come furono stabilite alla fine dell’indagine?
“Certo. E tocca a lui stabilire se le motivazioni addotte dall’accusa fossero valide, e dimostrassero l’attacco allo Stato, oppure se non lo fossero, nel qual caso è comunque prevedibile che possa essere mantenuta la condanna per i reati strettamente connessi a quell’assalto al cantiere, come il danneggiamento, già sanzionati in primo grado “.

I pubblici ministeri sostennero anche che l’aggressione era terroristica perché indirizzata a impedire la realizzazione dell’opera, e quindi a creare un grave danno allo Stato italiano…
“Deciderà il processo, esaminando punto per punto l’accusa e la difesa. Di certo c’è il fatto che l’opera in questione, cioè l’alta velocità Torino-Lione, deve essere fatta a prescindere da questi attentati: altrimenti sarebbe gravissimo, perché vorrebbe dire che non solo c’è stato un tentativo di impedire i lavori ma che questo tentativo è riuscito “.

DOPO IL SUPERJET, LE AUTO BLU: COSTERANNO 26 MILIONI IN PIÙ

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/14/in-edicola-sul-fatto-del-15-settembre-dopo-il-superjet-le-auto-blu-costeranno-26-milioni/2035484/

Alla faccia della spending review. 6mila nuove auto al servizio del Palazzo. Consip ringrazia lo Stato per un appalto da 106 milioni.  Da anticasta che nel 2014 faceva “gesti simbolici” e si vantava di ogni risparmio, il premier ora gira solo in elicottero. Con la trovata di vendere le auto blu all’asta dell’usato di eBay ha incassato 850mila euro e tanto consenso elettorale. Ma è bastata una settimana di volo e quei soldi si sono volatilizzati. Di Marco Palombi e Carlo Tecce

Tav: Perino parte lesa, Avvocatura Stato ordina indagini

Per alcune frasi comparse su Fb. Pm aveva chiesto archiviazione

TORINO
(ANSA) – TORINO, 15 SET – L’Avvocato generale dello Stato Giorgio Vitari ha avocato un’inchiesta della procura di Torino in cui Alberto Perino, leader storico dei No Tav, figura come parte lesa di minacce. Al centro della questione ci sono frasi apparse su un social network. Un pm della procura aveva chiesto l’archiviazione del procedimento affermando che non si potesse identificare l’autore, ma Vitari si è detto di parere diverso: ora ad indagare sarà la procura generale di Torino

TAV, VIRANO RISCHIA DI USCIRE DI SCENA

L’ex commissario del governo non poteva essere nominato in Telt prima di 12 mesi

Il 23 febbraio l’esecutivo Renzi decide di nominare Mario Virano nel Cda di Telt come direttore generale

08/09/2015
MAURIZIO TROPEANO
 

«Conflitto di interessi. SI406B-Mario Virano-direttore della società Telt-avvio del procedimento per incompatibilità». Il linguaggio burocratico dell’Autorità garante della Concorrenza annuncia così il contenuto del provvedimento numero 25.607 che dovrà accertare se la nomina di Virano, l’uomo che in questi anni ha portato avanti dal punto di vista tecnico, politico e diplomatico le procedure per la realizzazione della Torino-Lione, possa aver violato la legge 215 del 2004. A sollevare il caso è stata la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Francesca Frediani. Secondo l’Autorità quel ricorso presenta le condizioni per essere proposto ed è ammissibile perché «dagli accertamenti preliminari effettuati dall’Autorità risultano, prima facie, profili di connessione fra l’incarico e le relative funzioni di Direttore generale della Telt attualmente svolte all’architetto Virano e la carica di governo in precedenza ricoperta».  

La legge  

Che cosa dice la legge? «Il titolare di cariche di governo – è ricordato nel provvedimento – non può ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni ovvero esercitare compiti di gestione in società aventi fine di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale». Un vincolo che vale per dodici mesi dal termine dell’attività di governo. Virano, però, ha cessato di esercitare l’attività di commissario per la Torino-Lione il 23 febbraio e, nello stesso giorno, è stato nominato dal governo come rappresentante italiano nel consiglio di amministrazione di Telt, la società italo-francese incaricata della realizzazione e della gestione del tunnel di base di 57 chilometri – in qualità di direttore generale. 

L’accusa  

Secondo l’esponente del Movimento Cinquestelle, la nomina viola i principi di legge. «Non mi è sembrato corretto – spiega Frediani – che chi ha deciso come fare il progetto, come portarlo avanti e come trovare le risorse necessarie da una parte del tavolo, poche ore dopo venga incaricato di realizzarlo e di gestirlo». Da qui la scelta dell’esposto: «All’inizio – ricorda – ho presentato un esposto all’autorità anti-corruzione ma il dottor Cantone mi ha informato di aver girato la segnalazione all’autorità anti-trust».  

La difesa  

Virano, naturalmente, ha incaricato uno studio di legali per affrontare il procedimento (la responsabile è la dottoressa Francesca Romana Ferri) che, secondo le disposizioni, dovrà concludersi entro il prossimo 10 dicembre: «I miei avvocati stanno preparando tutta la documentazione da consegnare all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato». É tutto da dimostrare, ad esempio, che Telt sia una società con fini di lucro e se le regole italiane possono valere per una società che risponde alle norme del diritto francese. L’amministratore delegato, comunque, non entra nel merito della questione ma spiega: «Da buon soldato ho obbedito agli ordini ricevuti: fino al 23 febbraio il governo mi ha detto che dovevo fare il commissario e quel giorno che dovevo assumere l’incarico di direttore generale di Telt». E aggiunge: «Presumo che il governo abbia fatto ogni cosa nel rispetto delle normative vigenti».  

TAV, VIRANO INDAGATO PER OMISSIONE ATTI D’UFFICIO

Il direttore generale di Telt, la società che si occupa della Torino-Lione, non presentò alcuni documenti sull’Alta Velocità chiesti da un consigliere comunale di Condove

Mario Virano

15/09/2015
 
TORINO

Il direttore generale di Telt (la società che si occupa della Torino-Lione) Mario Virano è indagato a Torino per omissione in atti di ufficio. Gli avvocati di una «persona offesa» simpatizzante No Tav chiederanno alla procura generale di avocare il provvedimento. 

La vicenda per cui Virano è indagato riguarda una richiesta di documenti sulla realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione avanzata negli anni scorsi da un consigliere comunale di Condove all’Osservatorio, allora guidato da Virano. Solo una parte dei documenti richiesti era stata fornita e il Tar a cui si rivolse il consigliere stabilì che dovevano essergli fornite tutte le carte. Poiché continuavano a non arrivare, il consigliere denunciò Virano per omissione in atti d’ufficio. Il procedimento venne aperto a Roma ma trasferito a Torino nel marzo 2014. Non avendo più avuto notizia dell’esito, i legali del consigliere hanno ora chiesto che sia la procura generale ad avocare il procedimento.  

La «persona offesa» è un simpatizzante No Tav, Alberto Veggio, consigliere comunale in un paese della Valle di Susa, il cui avvocato, Stefano Bertone, oggi ha chiesto alla procura generale del Piemonte di avocare il fascicolo: il pm, dice, è troppo lento. «È una minestra riscaldata», ribatte Virano. «Il movimento No Tav, per ottenere visibilità e generare confusione, riesuma una questione di due anni fa in cui Telt non c’entra nulla». Sullo sfondo di questa iniziativa c’è una polemica che il legal team No Tav trascina da anni: «La procura di Torino – spiega Bertone – viaggia a due velocità. Quando si tratta di reprimere reati a carico degli oppositori del Tav, il suo impegno è imponente. Quando si tratta di Sì Tav, invece, l’impegno è scarso e di bassa qualità. Questa si chiama discriminazione». «Fantasie», ribatte il procuratore generale del Piemonte, Marcello Maddalena.