Da la voce del canavese: Tav e ‘ndrangheta Nelle dichiarazioni dell’imprenditore Lazzaro
Archivi giornalieri: 30 settembre 2015
PUNTINI SULLE I: YEMEN, ASSAD, PUTIN, PAPA, TSIPRAS, CORBYN, SANDERS, IGLESIAS…
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LUNEDÌ 28 SETTEMBRE 2015






Faccio fatica a parlare di questo personaggio, esecutore testamentario del suo popolo. Ma faccio ancora più fatica a parlare dei corifei che continuano a intrecciargli sul capo corone d’alloro e ad andare in processione salmodiando novene e peana. Un’autentica macchia nera sulla storia trimillenaria di un popolo che ha bucato con la luce della ragione e della bellezza l’oscurità della superstizione e delle tirannie, le quali tutte di superstizione si nutrono. Vinta un’elezione col trucco del colpo ravvicinato ai dissidenti, grazie all’astensione di un greco su due, la perdita di un terzo dei voti e quindi il consenso del 20% scarso, il “manifesto” lo ha salutato in prima pagina con questo fuoco d’artificio:su gigantografia: “BENE, BRAVO, TRIS”.
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LUC MICHEL : LA GUINEE EQUATORIALE A NOUVEAU DANS LA TOURMANTE (‘BOUQUET SPECIAL’ SUR AFRIQUE MEDIA TV, NDJAMENA 12 SEPT. 2015)
PANAFRICOM-TV & AFRIQUE MEDIA/
2015 09 12/
LUC MICHEL :
LA GUINEE EQUATORIALE A NOUVEAU DANS LA TOURMANTE
‘ LE BOUQUET SPECIAL’ SUR AFRIQUE MEDIA TV, NDJAMENA, 12 SEPT. 2015,
présenté par Juliana Tadda.
Video sur le Website de PANAFRICOM-TV https://vimeo.com/140473916
Luc MICHEL analyse les derniers rebondissements de l’affaire dite « des biens mal acquis » à Paris et leurs implications. Il explique pourquoi la crise de la CORED, la soi-disant « opposition équato-guinéenne en exil », pilotée par Paris, Berlin et Madrid, et le ralliement de sa faction dite CORED-PP au processus de dialogue national ouvert par le président équato-guinéen, sont directement liés à ces rebondissements.
Images filmées durant le direct dans les studios de AFRIQUE MEDIA à Ndjamena (Tchad)
PANAFRICOM-TV
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Usa, figuraccia in Siria: i “supersoldati” anti-Isis si arrendono subito
Ecco un bell’esempio di mistificazione della narrazione, si finge stupore davanti alla “resa” dei ribelli anti assad che passano da combattenti dell’Isis a arrendevoli per spavento FINGENDO DI NON SAPERE CHE SONO UN FRONTE UNICO DELLA MILIZIA DELL’ISIS CREATA DAGLI USA
26 settembre 2015
Tel Aviv – Nuovo smacco per il Pentagono in Siria: i ribelli addestrati in Turchia, appena entrati in azione, hanno consegnato armi e munizioni ai jihadisti di Al Nusra. Anziché combatterli, hanno offerto ciò che avevano pur di poter fuggire. A confermare l’imbarazzante episodio è Patrick Ryder, portavoce del Comando Centrale delle truppe Usa a Tampa, Florida, secondo il quale è avvenuto fra il 21 e 22 settembre.
Circa 70 ribelli addestrati dagli americani erano entrati in Siria per iniziare a compiere azioni offensiva quando, al primo contatto con i jihadisti di Al Nusra espressione di Al Qaeda, “gli hanno consegnato almeno il 25 per cento del loro equipaggiamento”. Ovvero, sei pick-up con le mitragliatrici pesanti montate sul retro e le relative munizioni.
Per Ryder «se tali informazioni dovessero rivelarsi accurate si tratterebbe di una grave violazione degli accordi sottoscritti da parte di chi partecipa ai programmi di addestramento». La vicenda ripropone l’inaffidabilità dei ribelli addestrati dagli Usa dopo il precedente episodio, avvenuto in agosto, quando 54 di loro erano entrati in Siria ed avevano subito pesanti perdite – fra morti, feriti e catturati – a causa di un attacco portato sempre da Al Nusra.
Non si può escludere che la decisione del secondo gruppo di cedere l’equipaggiamento per poter fuggire sia stato motivato proprio dal timore di subire un’analoga sorte. Ciò significa che il programma di addestramento di ribelli siriani da parte degli Usa, finanziato con oltre 500 milioni di dollari dal Congresso di Washington, non ha ancora prodotto unità in grado di combattere.
Per ammissione stessa del capo del Pentagono, Ashton Carter, «abbiamo solo 4 o 5 ribelli operativi in Siria». Sarcastico il commento del giornale israeliano “Haaretz”: «Si tratta dei soldati più costosi della storia militare, per ognuno di loro sono stati spesi circa 100 milioni di dollari».
La Russia si rinforza a Latakia
Almeno 15 aerei cargo russi con materiale e personale sono atterrati nelle ultime settimane in una base militare siriana nella provincia di Latakia, nel cuore della zona alawita roccaforte dei sostenitori del regime. Lo ha riferito una fonte militare locale: «Da due settimane e fino a stamane, un aereo da cargo russo è atterrato ogni mattina nella base militare di Hmeimim», ha detto. Secondo la fonte, in totale «almeno 15 aerei di questo tipo, con i colori della bandiera russa, hanno trasportato equipaggiamento e personale», nella base situata nell’aeroporto civile e militare Basel al-Assad, 25km a sud di Latakia. Durante l’atterraggio e il decollo, gli aerei sono scortati dai caccia. «Dopodiché alcuni camion scaricano gli aerei e trasportano il carico fuori dall’aeroporto», ha aggiunto la fonte. Da settimane, Washington allerta del rafforzamento della presenza russa in Siria con aerei da combattimento, sistemi di difesa aerea e sofisticato equipaggiamento.
http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2015/09/26/ARMejn5F-supersoldati_figuraccia_arrendono.shtml
Milano: brasiliano da’ fuoco alla palazzina e va al bar a guardare lo spettacolo
Le 30 famiglie dove saranno accolte e sfamate?!?! Se lo saranno. Grazie risorse.
sabato, 26, settembre, 2015
Per motivi ancora sconosciuti avrebbe dato fuoco al suo appartamento, all’ultimo piano di uno stabile in via Palladio, a Milano. Poi, prima che le fiamme fossero visibili, è uscito di casa ed è entrato in un locale poco distante per poi mischiarsi tra la folla di curiosi che, poco dopo, si è assiepata presso lo stabile per assistere alle operazioni di spegnimento del rogo.
E’ accaduto a tarda ora, ieri sera, quando i carabinieri della compagnia ‘Porta Monforte’ sono intervenuti in via Palladio per un incendio di vaste proporzioni che aveva interessato un appartamento sito all’ultimo piano. La prima preoccupazione dei militari è stata quella di aiutare i vigili del fuoco nello sgombero dell’edificio, per porre in sicurezza le 30 famiglie presenti. In particolare si sono dovuti prodigare a fornire assistenza ad un’anziana 92enne, sola, che non intendeva abbandonare il domicilio per nessuna ragione.
Superata la fase dedicata al soccorso, sono scattate le indagini che sin dai primi accertamenti si sono indirizzate su un evento di natura dolosa. E’ a quel punto che i militari hanno individuato quello che ritengono ‘il piromane’, un giovane brasiliano di 36 anni che vive nell’appartamento da solo ed è conosciuto dai condomini per le sue intemperanze e la sua instabilità. Era con la folla di curiosi a guardare ‘la scena’.
Arrestato, non ha fornito spiegazioni ed ha negato i fatti ma alcuni vicini lo hanno notato uscire da casa poco prima che le fiamme interessassero l’intero appartamento; si è allontanato a piedi ed ha raggiunto un locale poco distante ove ha dichiarato di avere trascorso la serata nel tentativo di crearsi un alibi. La persona è nota per avere alla spalle un passato particolarmente problematico, ricco di episodi criminali tra cui spiccano episodi analoghi. L’appartamento è stato dichiarato inagibile. adnkronos
La strana azienda del babbo che arruolava clandestini
Un antirazzista, per giunta devoto a far fruttare le risorse mica si può mettere sotto accusa. Mica se ne deve parlare, vuoi mettere con il caso Ruby su cui son stati scritti libri poemi e paginate di giornali per anni? Poi la prostituzione fa PIL
La “Arturo” di Tiziano Renzi finì nei guai per gli immigrati-strilloni. Tra gli stranieri un futuro uxoricida e uno sfruttatore di prostitute
Massimo Malpica – Sab, 26/09/2015 – 08:40
Al centro di tutto c’è una srl, la Arturo, che Tiziano Renzi fonda nel 2003 restandone socio al 90 per cento, con il restante 10 per cento delle quote in mano alla sorella, Tiziana.
La società apre una sede a Genova, dove deve occuparsi della distribuzione del Secolo XIX , in subappalto proprio dalla Chil, altra società di famiglia dei Renzi fino al 2010, al centro dell’inchiesta genovese.
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E a inizio 2007 la Arturo assume, come strilloni, un gruppo di stranieri. Tutto bene, tutto in regola? Mica tanto. Gli extracomunitari devono lavorare da mezzanotte alle sei del mattino, tutti i giorni, per 28 euro al giorno. E senza rimborsi spese per l’uso del mezzo proprio. Così la notte del 12 aprile del 2007 molti dei dipendenti della Arturo mettono in scena una protesta, bloccando l’attività e chiedendo di essere «messi in regola». Qualcuno, però, chiama le forze dell’ordine. Che arrivano per sedare una lite, ma in realtà scoprono che «tra gli scioperanti, tutti stranieri, vi erano alcuni non in regola con il permesso di soggiorno».
I guai, però, non li passa Renzi. Che, appena un mese prima, con fortunato tempismo, ha lasciato la carica di amministratore unico a un suo vecchio conoscente, il fotografo e regista Pier Giovanni Spiteri. Che per il suo ruolo si becca la denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli stranieri irregolari, invece, finiscono in questura per l’identificazione. A verbale resta l’elenco dei loro nomi. Tra gli «strilloni» dell’azienda di Renzi Senior c’era anche il nigeriano Talatu Akhadelor, che un anno più tardi ammazzò la compagna colpendola con un tagliere e poi soffocandola. E nell’elenco di dipendenti «clandestini» stilato quella notte spicca anche il nome di Saturday Osawe, che ha poi cambiato mestiere finendo condannato, nel 2010, per riduzione in schiavitù finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.
Un terzo nome di quella lista è finito anni dopo sui giornali, ma per un altra storia. Si tratta di Evans Omoigui, che nel 2013, dopo aver vinto la causa di lavoro con la Arturo, non essendo stato saldato dall’azienda – che nel frattempo era stata cancellata – si era arrampicato su una gru minacciando di uccidersi. A rileggere la sua storia, si scopre tra l’altro che proprio all’indomani della protesta, finita con l’arrivo della polizia e con la denuncia della società per aver assunto clandestini, l’uomo, insieme ad altri colleghi, era stato licenziato de facto , trovando i cancelli della Arturo chiusi. Nelle deposizioni di fronte al giudice, sia Evans che altri colleghi sostengono che la polizia era stata chiamata «dai responsabili» dell’azienda, dopo che i lavoranti avevano chiesto un aumento. Ed Evans durante il processo ha spiegato al giudice di aver chiesto lumi al suo supervisore, Adeniji Taoreed, che gli avrebbe risposto così: «Mi disse che non poteva più farmi lavorare. E che per chiarimenti dovevo rivolgermi al signor Tiziano Renzi, di Firenze».
George Soros: «Se il premier porta a termine le riforme l’Italia crescerà più del resto d’Europa»
Come non potremmo eseguire gli ordini di un filantropo antirazzista speculatore ricercato in Malesia, un simbolo della società civile vedi sui CV
Mai che in 500 vadano a protestare contro il Pd ed il compagno Renzi
Il finanziere di origini ungheresi domani incontrerà Renzi a New York: «Il futuro dell’Ue si decide sui migranti: investire nell’accoglienza può dare grandi frutti»
di Federico Fubini
Dopo la fine della crisi finanziaria in Occidente, a 85 anni George Soros ha smesso di vivere ogni giorno sui mercati. Alla gestione diretta di Quantum, il suo fondo da circa 22 miliardi di dollari, adesso preferisce l’impegno nelle sue fondazioni che aiutano i rifugiati e i migranti in Italia, in Grecia, lungo tutte le rotte dei Balcani e in Ungheria. Si è convinto che le prospettive dell’Europa – inclusa la ripresa dell’economia – si decidano sulle sue capacità di assorbire i nuovi stranieri. Domani lo dirà a Matteo Renzi, quando lo incontrerà a New York .
Dopo gli choc di questi anni, lei crede davvero che l’area euro stia tornando a una crescita solida?
«L’economia europea in effetti sta migliorando, se la ripresa non verrà danneggiata da nuovi episodi di instabilità finanziaria come quelli delle ultime settimane. La mia impressione – dice Soros – è che alla politica monetaria delle banche centrali venga chiesto troppo, più di quanto possa dare. Ci sarebbe bisogno di una politica di bilancio che incoraggi la crescita, eppure questo è esattamente quello che manca».
Vuole dire che i governi dell’area euro dovrebbero gestire i conti con un approccio più espansivo?
«Sì, serve una politica di bilancio espansiva, che sostenga la ripresa. Del resto la soluzione alla crisi migratoria, e persino la soluzione alla crisi ucraina e alla minaccia rappresentata dalla Russia, richiedono che l’Europa faccia degli investimenti seri. Darebbero grandi frutti: accogliere i migranti e i rifugiati e impegnarsi nel garantire loro una sistemazione produrrebbe un effetto molto positivo per l’economia europea. Ma tutto questo implica uno stimolo di bilancio».
Crede che anche l’Italia questa volta riuscirà a partecipare alla ripresa dell’area euro?
«Sinceramente, per le prospettive dell’Italia ho buone speranze. Matteo Renzi è riuscito a introdurre dei cambiamenti importanti nel mercato del lavoro. Adesso sta affrontando il problema dei crediti incagliati e delle sofferenze nei bilanci delle banche, e dopo questo passaggio l’economia italiana potrebbe in realtà crescere più in fretta del resto d’Europa».
Perché dà tanta importanza alla crisi migratoria per la crescita economica?
«In negativo, perché la crisi migratoria minaccia di distruggere l’Unione Europea. Non dimentichiamo che la Ue sta vivendo varie crisi allo stesso tempo e questa è solo una di esse. La Grecia, la guerra in Ucraina, il rischio di uscita della Gran Bretagna dall’Unione e la stessa crisi dell’area euro sono le altre. Angela Merkel ha dimostrato di essere una vera statista, perché ha capito quanto sia critica la questione migratoria. Senza una politica realmente europea su questo fronte, il fatto che ogni Paese si muove per proprio conto potrebbe distruggere l’Unione. Di certo ha già distrutto Schengen, l’accordo sulla libertà di movimento delle persone. E il mercato unico sulla libertà delle merci attraverso le frontiere europee può essere la prossima vittima».
Crede che la soluzione sia un sistema vincolante di quote che distribuisca migranti e rifugiati nei vari Paesi?
«Dobbiamo arrivare a creare una organizzazione europea che cooperi con i vari Stati disposti ad accettare i rifugiati. I dettagli dipenderanno dalla volontà e dalla capacità dei singoli Paesi di assorbire nuovi arrivi. È evidente che quella della Germania è superiore a quelle di Grecia o Ungheria. Ma questa capacità di assorbimento bisogna anche svilupparla. Oggi l’agitarsi più vuoto e inutile mi pare sia in Francia e in Gran Bretagna: per entrambe la capacità di accogliere risulta molto sotto a quanto dovrebbe essere. Anche solo per ragioni demografiche, l’Europa ha bisogno di un milione di nuovi arrivi ogni anno. E i Paesi che ne accoglieranno di più, sono quelli che cresceranno di più in futuro».
Vede una concorrenza fra Paesi europei, quali riescono ad attrarre gli stranieri più qualificati?
«Certamente sì. I siriani che arrivano in Europa tendono a essere istruiti e rappresentano una fonte molto qualificata di lavoro per il futuro. Il perché è ovvio, se ci si riflette: per affrontare il viaggio fino alla Germania questi rifugiati hanno bisogno di un bel po’ di denaro. Ciò significa che è la crema della società siriana che attualmente sta affluendo in Germania. E la Germania è interessatissima ad accoglierli».
Intanto la Grecia è travolta dagli sbarchi. Ritiene almeno che il suo futuro nell’euro sia assicurato?
«Purtroppo il problema greco non è risolto, perché quel Paese ha dovuto accettare condizioni che gli sono state imposte. Non le ha scelte. C’è un atteggiamento ostile in Grecia di fronte all’idea di realizzare davvero quei piani, dunque questa è una ferita che continuerà a infettarsi e a assorbire un sacco di risorse. Molte più di quanto sarebbe giusto».
Cosa intende dire, che la Grecia non va più finanziata?
«Dico solo che l’ammontare speso per la Grecia è almeno dieci volte più vasto di quello speso per l’Ucraina, un Paese che non chiede altro che di avanzare nelle riforme. È un paradosso. C’è un Paese che vuole essere un alleato dell’Europa, ma viene trascurato. E c’è un altro Paese che è un suddito riluttante dell’Europa e riceve francamente, decisamente, troppo».
Suggerisce di spostare risorse e attenzione all’Ucraina?
«Purtroppo gli europei sono stati molto miopi. La nuova Ucraina nata con la rivoluzione di piazza Maidan sarebbe una grande risorsa per l’Europa, investirvi varrebbe veramente la pena. Ma ciò non viene capito e questa totale incomprensione sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell’Ucraina, il migliore alleato dell’Europa di fronte alla pressione della Russia putiniana».
26 settembre 2015 (modifica il 26 settembre 2015 | 08:36)
Ucraina, deputato della Rada: Procura aprirà un’indagine a carico di Yatsenyuk
I golpisti dei banchieri in Ucraina portatori di civiltà e democrazia, come in Italia, ma che strano…
© AP Photo/ Efrem Lukatsky
26.09.2015(aggiornato 13:58 26.09.2015)
Il deputato della Rada suprema Sergey Kaplin sostiene che il primo ministro dell’Ucraina Arseny Yatsenyuk avrebbe ricevuto una tangente di 3 milioni di dollari.
Il parlamentare ucraino Sergey Kaplin ha dichiarato che il tribunale del rione Pechersky di Kiev ha accolto la sua istanza, obbligando la Procura Generale ad aprire un procedimento per corruzione a carico del primo ministro Arseny Yatsenuk, il quale, secondo il deputato, avrebbe intascato una tangente di 3 milioni di dollari.
Secondo Kaplin, la tangente sarebbe stata pagata per la nomina di Vladimir Ischuk a direttore generale del gruppo RRT (azienda statale di radiotelevisione, telecomunicazioni e comunicazioni satellitari).
“Yatsenyuk risponderà per la tangente di 3 milioni di dollari! Accettando la mia denuncia, il tribunale del rione Pechersky ha obbligato la Procura Generale ad aprire un procedimento a carico del capo di governo. La procura deve far luce sulla tangente che il premier ha intascato per la nomina di Vladimir Ischuk a direttore generale del gruppo RRT”, — ha scritto il deputato su Facebook.
Kaplin ha pubblicato anche una fotocopia della sentenza del tribunale.
Il documento obbliga “le autorità competenti della Procura Generale dell’Ucraina a iscrivere le relative informazioni al Registro unico delle indagini pregiudiziali sulla base della denuncia di Kaplin Sergey Nikolaevitch, inoltrata a mezzo di interpellanza parlamentare del 05.08.2015,… e ad aprire un’indagine pregiudiziale”.
Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20150926/1236602.html#ixzz3mwFMuWqM
Futuri bimbi in vendita con tanto di listino prezzi
Maledetta natura, per fortuna che ci pensa la scienza…e tutto fa Pil e progresso
A Milano un luminare americano cerca clienti per ovuli e uteri in affitto. E spiega come infrangere la legge
Stefano Zurlo – Sab, 26/09/2015 – 16:12
Bambini in vendita nel cuore di Milano. Per una cifra che va dai 75mila a i 120mila dollari il cliente, coppia gay o etero fa poca differenza, può programmare un figlio chiavi in mano.
Agghiacciante e illegale, almeno da noi in Italia, ma tutto documentato. Anche con un video girato di nascosto.
La denuncia è dell’associazione ProVita: due suoi membri si fingono una coppia gay e giovedì scorso incontrano nel centro di Milano, in un salone che di solito ospita eventi privati, un esperto arrivato apposta dagli Usa: il professor Said Daneshmand della Fertility Clinic di Las Vegas. Là avviene tutto alla luce del sole, qua, chissà ancora per quanto, la legge 40 sbarra la strada a chi vuole costruire un neonato a propria immagine e somiglianza. Il medico offre tutto il kit necessario e spiega tutti i passaggi della procedura che avverrà all’estero: una donna donerà, a pagamento naturalmente, i suoi gameti; un’alta affitterà l’utero e partorirà. I due papà dovranno solo consegnare il proprio sperma, dell’uno o dell’altro o mischiati, non fa differenza. Certo, le cifre in gioco sono alte ma la clinica offre tutti gli strumenti per ricevere il figlio senza problemi: la scelta, ad esempio, di raddoppiare le donne, un mamma per gli ovuli e l’altra per l’utero, serve proprio per spezzare qualunque legame affettivo, segmentando la catena di montaggio della vita come fosse quella di una fabbrica. Gli ovuli hanno un prezzo alto: fra i 5 e i 10mila dollari, ma, vuoi mettere, si può anche provare a costruire l’ometto futuro inseguendo il mito della perfezione: «Al momento della selezione dell’ovulo – chiedono i due inviati “clandestini” di ProVita- possiamo scegliere secondo i nostri canoni di preferenza?; magari una bella bionda, alta 1 metro e 80».
Basta mettere mano al portafoglio e qualunque sogno può diventare realtà: la madre surrogata, quella che nel linguaggio politicamente corretto porta a compimento una gravidanza per altri, costa fra i 15 e i 30mila dollari; l’esame dell’embrione viaggia sui 10mila dollari e con altri 2-5mila dollari si può programmare l’esame del feto alla decima settimana, per controllare che tutto proceda per il meglio. In caso contrario la madre surrogata è costretta ad abortire. Alla fine il prezzo arriverà a quota 100-120mila dollari: insomma, questi figli se li possono permettere solo genitori benestanti. Lo staff della Fertility Clinic pensa a tutto. C’è pure una squadra di avvocati che segue gli aspiranti genitori in un altro passaggio delicato: la stesura del contratto, anzi dei contratti con la venditrice di ovuli e con la gestante. Che perdono ogni diritto sul baby, casomai in corso d’opera cambiassero idea. Tutto è pensato per abbattere i costi e proprio per questo le due mamme vengono selezionate con criteri molto rigidi per ridurre al minimo qualunque problema. Il neonato viene al mondo all’insegna della globalizzazione e della delocalizzazione. Poi, col rimpatrio, si trova anche il modo di regolarizzare la creatura. Basta fare scalo, in Europa, in un altro Paese e da qui passare poi in Italia. Lo specialista rassicura, altre coppie presenti nel salone confermano: «Molti nostri amici gay hanno bambini e non hanno avuto alcun problema». Il meeting si chiude fra sorrisi e preventivi, quasi si trattasse di vendere un prodotto qualunque.
Ora la onlus prepara la denuncia in procura e il presidente Toni Brandi lancia l’allarme dal sito www.notizieprovita.it: «I bambini non possono essere mercificati. E invece la legge sui diritti civili apre le porte dell’adozione alle coppie omosessuali e favorisce il ricorso all’aberrante pratica dell’utero in affitto».