Tav, Esposito si difende: “Interventi per imprenditori coinvolti in processi? Rifarei tutto”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/26/tav-esposito-si-difende-interventi-per-imprenditori-coinvolti-in-processi-rifarei-tutto/2070785/

Tav, Esposito si difende: “Interventi per imprenditori coinvolti in processi? Rifarei tutto”

“Dopo tre anni di indagine Lazzaro non è a processo per reati di mafia e neanche gli altri procedimenti su di lui riguardano queste ipotesi”, afferma il senatore del Pd replicando all’informativa del Ros del carabinieri, che cita i suoi rapporti con Ferdinando Lazzaro, imputato per sversamenti illeciti
di  | 26 settembre 2015

Nessun contatto con la mafia, nessun interesse illecito nell’aiuto alle aziende della Val di Susa che volevano partecipare ai lavori della Torino-Lione. Stefano Esposito, senatore Pd e assessore ai trasporti di Roma, noto per le sue battaglie a favore della grande opera, non vuole che il suo nome sia accostato al processo di mafia “San Michele” contro la cosca di San Mauro Marchesato, in provincia di Crotone, a Torino. Lo ha ribadito questa mattina, il giorno dopo le notizie dei suoi contatti con l’imprenditore di SusaFerdinando Lazzaro, alla sbarra per gli sversamenti illeciti scoperti durante l’indagine del Ros. Lo difende per tutelare se stesso dagli attacchi: “Dopo tre anni di indagine Lazzaro non è a processo per reati di mafia e neanche gli altri procedimenti su di lui riguardano queste ipotesi”, afferma in conferenza stampa.

Non rinnega i contatti con il titolare della Italcoge e poi dellaItalcostruzioni, che hanno ottenuto alcuni subappalti per i lavori preliminari della Torino-Lione, anzi ribadisce il suo impegno a favore delle imprese locali:  “Lazzaro è un imprenditore straconosciuto, strafrequentato e strasentito da me, come ho sentito tanti altri imprenditori valsusini”, come la Geomont o la dittaMartina. Queste aziende facevano parte del Consorzio Valsusa, presieduto dall’ex parlamentare dei Ds Luigi Massa: “Si rivolgevano a me perché Cmc (la coop di Ravenna che aveva ottenuto l’appalto di Ltf, ndr) faceva trattative a strozzo. Il tutto si inquadra in una nota battaglia politica”. In sostanza lui e altri politici del Pd, ma anche Osvaldo Napoli di Forza Italia, chiedevano l’applicazione della legge regionale sul coinvolgimento delle ditte locali nei lavori per la grande opera.

Il senatore Pd smentisce quanto affermato da Lazzaro e da Massa in alcune intercettazioni: “Non ho mai parlato con il presidente di Cmc. Io parlavo con Marco Rettighieri, direttore generale di Ltf”. E aggiunge che sarebbe intervenuto direttamente sulla coop ravennate per proteggere le aziende torinesi dalle trattative al ribasso che favorivano le ditte bolognesi. Anzi, “rifarei tutto appena partirà la gara da otto miliardi di euro”, quella per il tunnel ferroviario. Rifarebbe tutto anche se Lazzaro ha precedenti penali e di polizia: “Nonostante tutto questi non sono mafiosi, e non perché lo dico io, ma perché lo certifica la procura di Torino che non ha indagato nessuno per reati del genere. Io li ho difesi su questo versante e continuerò a farlo. Hanno altri conti con la giustizia. Quando venne da me, sapevo che Lazzaro era stato coinvolto in ‘Asfaltopoli’, ma è un’altra cosa”.

Secondo Esposito dietro queste notizie c’è la mano del movimentoNo Tav e del Movimento 5 Stelle e annuncia una causa civile contro la consigliera regionale Francesca Frediani che lo avrebbe definito “collettore della ‘ndrangheta, e come collante tra politica e ‘ndrangheta”.

di  | 26 settembre 2015

Il sistema Tav-politica-‘ndrangheta: e parlavano di legalità

http://www.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=79167&typeb=0

  

Il patron della fallita Italcoge, Ferdinando Lazzaro, cita anche Stefano Esposito, il parlamentare Pd Sì Tav ora assessore a Roma.

sabato 26 settembre 2015 11:12

Nell’articolo de Il Fatto Quotidiano diramato da Andrea Giambartolomei, viene messa in luce l’informativa del Ros del carabinieri, agli atti dell’indagine San Michele sulla ‘ndrangheta in Piemonte. Coinvolto il parlamentare Pd ora assessore a Roma, Ferrentino e il capo dell’Osservatorio sull’opera Paolo Foietta. Al centro, il patron della fallita Italcoge, Ferdinando Lazzaro, che in passato aveva denunciato intimidazioni sui cantieri. Ora è imputato nello stesso dibattimento per sversamenti illeciti.


Minacciato e fallito, nel momento di difficoltà l’imprenditore Ferdinando Lazzaro sapeva cosa fare: chiamava i politici Pd e gli amministratori favorevoli alla Tav Torino-Lione e chiedeva loro aiuto. Si tratta del senatore Stefano Esposito, ora assessore ai Trasporti al Comune di Roma. Nonché autore del libro “Sì Tav” insieme a un altro politico dem citato nell’informativa, l’ex dirigente della Provincia di Torino Paolo Foietta, ora commissario del governo e capo dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. Infine, il consigliere regionale Pd Antonio Ferrentino. Adesso non sarà così facile per l’imprenditore cercare il loro aiuto. Lazzaro, più volte obiettivo di presunti atti vandalici dei No Tav, ha difficoltà più grandi: la settimana scorsa è cominciato il processo “San Michele” in cui è accusato dalla Dda di sversamento illegale di rifiuti, mentre la procura di Torino indaga ancora sul fallimento della sua Italcoge e aspetta la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello per turbativa d’asta.

I contatti con la politica sono documentati da un’informativa inviata dalRos dei carabinieri dell’ottobre 2012 nell’ambito dell’indagine “San Michele” sulla locale di ‘ndrangheta di San Mauro Marchesato(Kr) insediata nel capoluogo piemontese. Nell’informativa conclusiva dell’indagine si legge che Lazzaro, la cui società Italcoge era fallita nell’estate 2011, nella metà dell’aprile 2012 rischiava di perdere alcuni subappalti perché l’associazione temporanea di imprese Cmc non voleva affidarli a una società fallita. Per questo si dà da fare smuovendo il direttore generale di Ltf Marco Rettighieri, il presidente del Consorzio Valsusa Luigi Massa (ex senatore Ds) e il senatore Pd Stefano Esposito. I Ros scrivono che Lazzaro è riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf”. Il politico Pd, apertamente Sì Tav, avrebbe contattato il presidente della Cmc di Ravenna in presenza di Lazzaro, che si lamentava della “posizione poco indulgente adottata da Cmc nei loro confronti” per l’ottenimento del movimento terra. La questione emerge in una telefonata intercettata tra Lazzaro e un altro importante imprenditore della Val di Susa, Claudio Martina, e quelle con Luigi Massa. Esposito ha replicato all’Ansa: “Non ho ricevuto nessun avviso di garanzia. Se sono indagato lo dicano altrimenti chiedo io ai Ros di rendere pubblica una segnalazione che feci”, dichiara riferendosi a una denuncia da lui fatta nel 2013.

In un’altra informativa agli atti dell’inchiesta, scritta nell’ottobre 2012, si legge: “Sono emerse altresì aderenze di Lazzaro con personaggi politici e della pubblica amministrazione, artatamente utilizzate per volturale alla neo costituita Italcostruzioni licenze e autorizzazioni giù nella disponibilità della fallita Italcoge”. Si tratta di una licenza per utilizzare una cava a Meana di Susa, una licenza rilasciata alla Italcoge, ma scaduta da due anni e mai rinnovata.

È il 3 settembre 2012 e nel cantiere sta per entrare una delegazione nazionale del Pd: presenti, tra gli altri, Stefano Fassina, l’ex presidente della Provincia Antonio Saitta e Luigi Massa, ex deputato Pds poi diventato presidente del Consorzio Valsusa, che raggruppa imprenditori locali vincitori di un appalto da 12 milioni di euro per lo smaltimento degli scarti. Lazzaro contatta il fratello Antonio, gli dice di aver appena parlato con Ferrentino: “Riesci a parlare con Ferrentino da solo. Le (sic) dici che abbiamo bisogno di mettere a posto due cose lì per la cava, per l’autorizzazione che non è mai arrivata”. Il 17 settembre 2012 dopo coinvolge anche il dirigente dell’area territorio e trasporti della Provincia di Torino Foietta. Secondo per il Ros avrebbe garantito “il suo interessamento per addivenire a una soluzione della vicenda”. Lazzaro gli chiede di intervenire: “Stavo facendo la pratica per il rinnovo. Poi nel frattempo la Italcoge che era titolare è andato giù e quindi loro a settembre dell’altro anno l’hanno archiviata e io nel frattempo poi cosa ho fatto? Avendo poi nel frattempo ripreso la società con un’altra partita Iva, quindi ho l’affitto del ramo d’azienda (vicenda oggetto dell’indagine per turbativa d’asta, ndr). Ripresentare tutto da capo sarebbe abbastanza macchinoso”. Foietta risponde: “Allora mi faccia una mail. Lei mi indichi anche il funzionario che aveva seguito la pratica (.). Quindi in modo da riuscire a risalire alla vicenda (.) E se però mi mette anche il nome specifico del funzionario con cui avete avuto rapporti mi è più utile, così vedo di evitare giri. Evito una ricerca”.

Dall’annotazione emerge anche la paura di Lazzaro per le notizie diffuse dai No Tav, dal leader Alberto Perino e dal Movimento 5 Stelle di Torino sui suoi contatti con personaggi dubbi comeBruno Iaria, condannato in via definitiva il 23 febbraio scorso capo della locale della ‘ndrangheta di Courgné, assunto nel 2007 nella Italcoge. Nelle telefonate intercettate l’imprenditore spiega di aver sempre denunciato i calabresi che gli chiedevano il pizzo, ma – sottolineano i carabinieri – nelle banche dati delle forze dell’ordine non c’è nessuna denuncia del genere. Anzi, con alcuni calabresi fa affari: è lui che fa ottenere a Giovanni Toro, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo “San Michele”, il subappalto per asfaltare il cantiere della Torino-Lione a Chiomonte.

Su queste relazioni la consigliera regionale Francesca Frediani e il senatore Marco Scibona del Movimento 5 Stelle chiederanno presto chiarimenti in Consiglio regionale e in Parlamento: “È inquietante la familiarità con cui tali personaggi si rivolgono ad esponenti di primo piano della politica piemontese – affermano -. Giova ricordare inoltre come Foietta e Ferrentino abbiano condiviso per molti anni e condividano tuttora con il neo assessore ai lavori pubblici di Roma Stefano Esposito un lungo percorso politico segnato dal sostegno al progetto Tav”.

Per non dimenticare: Serena Shim, la reporter uccisa perché aveva smascherato la truffa dell’ISIS !!

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Se ne parla troppo poco. Anzi, non se ne parla affatto. Perchè non se ne deve parlare. Il motivo stesso per cui Serena Shim è morta è questo! Stava per rivelare la verità al mondo: l’Isis è un’invenzione degli Stati Uniti e dell’ONU (oggi ormai lo sappiamo, ma un anno fa…).

L’ordine è questo: non se ne deve parlare !! I media devono mantenere l’omertà !! Questa eroina DEVE essere dimenticata!!

E no, cazzo!

NOI NON LA DIMENTICHIAMO !!

 NOI NON DIMENTICHIAMO CHI E’ MORTO PER LA VERITÀ, DIMENTICHIAMO INVECE LE PECORE COMPLICI, LA LORO VITA DI ZOMBIE VALE ZERO.

L’hanno uccisa appena dopo che aveva annunciato al suo TG di avere quel filmato sensazionale con sé (l’ultimo suo servizio in cui lo dice è visionabile, il filmato dei miliziani ISIS che fuoriescono dai camion ONU invece no perché l’hanno uccisa e derubata poco dopo per evitare che venisse trasmesso).

FONTI DI TUTTO IL MONDO:
– http://www.today.it/mondo/morta-giornalista-turchia.html
– http://www.dailymail.co.uk/news/article-2799924/mystery-american-journalist-killed-car-crash-turkey-just-days-claimed-intelligence-services-threatened-coverage-siege-kobane.html
– http://www.theguardian.com/media/greenslade/2014/oct/20/journalist-safety-turkey
– http://www.globalresearch.ca/the-suspicious-death-of-serena-shim-journalists-under-attack-hypocritical-western-media-remains-silent/5409714
– http://www.corriere.it/foto-gallery/esteri/14_ottobre_20/serena-shim-reporter-uccisa-un-incidente-turchia-89e93e92-5841-11e4-9d12-161d65536dad.shtml
– http://www.rt.com/news/207563-serena-shim-killed-mystery/
– http://www.huffingtonpost.it/2014/10/20/serena-shim_n_6013770.html
– http://www.rt.com/news/197512-serena-shim-iran-turkey/
– http://www.imolaoggi.it/2014/11/01/scopre-miliziani-isis-che-entrano-in-siria-nascosti-in-camion-onu-uccisa-giornalista/
– http://jedasupport.altervista.org/blog/cronaca/giornalista-assassinata-milizie-isis-onu/
– https://www.youtube.com/watch?v=q2mUFr29eA8

 …un articolo tra i tanti:

Scopre miliziani ISIS che entrano in Siria nascosti in camion ONU. Uccisa giornalista.

Serena Shim  era una giornalista americana di origini libanesi. Lavorava per Press Tv Istanbul. E’ morta, ufficialmente, in un drammatico incidente stradale. 30 anni e madre di 2 figli, dalla Turchia la giornalista realizzava servizi sui combattimenti a Kobani, terza città per grandezza della Siria, che da giorni è teatro di scontri tra le forze militari curde e i djihadisti dello Stato islamico.

Dopo aver terminato un reportage a Suruc, una località turca vicino alla frontiera siriana che accoglie migliaia di rifugiati, la giornalista si era messa in viaggio. Un camion aveva centrato frontalmente la sua vettura e la donna era morta sul colpo. Il cameraman che l’accompagnava è rimasto ferito.

Press TV ha diffuso un messaggio della giornalista, dove questa aveva espresso, pochi giorni prima di morire, il timore di essere arrestata dai servizi segreti turchi, che l’avevano accusata di essere una spia, in quanto sosteneva che il governo di Ankara avesse legami con lo Stato islamico.

 

Aveva parlato dell’infiltrazione di guerriglieri in Siria attraverso la frontiera turca e in diretta televisiva aveva affermato di avere le immagini di questi miliziani che entravano in territorio siriano, nascosti nei camion di organizzazioni umanitarie e del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

Riguardo all’accusa di spionaggio, la giornalista si era difesa : “Sono molto sorpresa di questa accusa. Ho pensato di parlare ai servizi segreti turchi per dir loro che mi limito a fare il mio lavoro. Sono abbastanza preoccupata, perchè in Turchia i giornalisti rischiano facilmente la prigione.”

Il direttore delle informazioni di Press TV, Hamid Reza Emadi, lunedì ha respinto la teoria dell’incidente d’auto : “Pensiamo che il governo turco debba essere considerato responsabile di fronte alla comunità internazionale. Si deve far luce su quanto è davvero accaduto.”

ticinolive.ch

ARRESTATE PER FURTO A BORGONE, ASSOLTE DOPO DUE GIORNI: ECCO COME È ANDATA FINIRE LA VICENDA DELLE TRE RAGAZZE DEL CAMPO NOMADI “IN GITA” IN VALSUSA

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Come è andata poi a finire la vicenda delle tre giovani del campo nomadi di Collegno, arrestate giovedì, con l’accusa di aver rubato dei profumi da una casa a Borgone? Sono state scarcerate, e assolte per non aver commesso il fatto. La notizia è stata diffusa questa mattina da Diego Mele, già consigliere comunale ed ex assessore: “Le ragazze in questione sono appena state assolte per non aver commesso il fatto – afferma Mele – nonostante la presenza di testimoni. Il giudice non si è nemmeno degnato di chiamarli in aula. Vorrei dire a tutti i “buonisti” che è difficile non dare il proprio consenso elettorale a Matteo Salvini quando accadono fatti incresciosi come quello di oggi. Segnalo il fatto anche al Comune di Borgone Susa”. Le tre giovani erano state arrestate giovedì dai carabinieri della stazione di Borgone, alle ore 16.50 circa, vicino alla stazione ferroviaria. Stamattina il tribunale le ha assolte per non aver commesso il fatto. Hanno tra i 22 e i 26 anni e sono tutte domiciliate al campo nomadi di Collegno, in strada della Berlia nr. 86. Hanno giustificato la loro gita da Collegno a Borgone, quel giorno, dicendo che volevano andare a trovare un’amica. Secondo l’accusa, invece, giovedì  le tre giovani sarebbero entrate all’interno di un’abitazione di proprietà di un 26enne in via Guido Bobba, per rubare alcune confezioni di profumo dalla casa. Un vicino di casa, testimone del fatto, ha notato le ragazze uscire dall’appartamento, le ha rincorse e ha chiamato i carabinieri al 112: la pattuglia era intervenuta poco dopo ed era riuscita a fermare le tre ragazze  mentre stavano in stazione. Ma  non è servito a nulla, anche il ragazzo, a cui sono stati rubati i profumi, non ha potuto dimostrare che sono state loro a portarli via: stamattina sono state assolte, perché al momento dell’arresto non avevano più addosso la refurtiva. 

Ford e Volkswagen inaugurano in Russia due fabbriche per la costruzione di motori

Ma che caso, a due settimane dall’inaugurazione in Russia degli stabilimenti FORD e Volkswagen TOH…..che caso, quale compagnia viene travolta da uno “scandalo” denunciato dall’americana EPA??

L’americana FORD? O la tedesca Wolkswagen?

  di Maicol Mercuriali 

Nonostante la crisi, Volkswagen crede nella Russia. E non è scontato che lo facesse dopo la crisi economica che ha travolto la Federazione e il crollo del mercato interno delle auto. Eppure la scorsa settimana la casa di Wolfsburg ha avviato la produzione di motori nella nuova fabbrica inaugurata a Kaluga (150 chilometri da Mosca), dove è già presente uno stabilimento del gruppo automobilistico.

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Il mercato russo, in prospettiva, resta interessante per il produttore tedesco che, con questa operazione, tenta di consolidare la propria presenza in un momento difficile. E non è l’unica realtà del settore che investe in Russia: anche la Ford (attraverso la compagnia Ford Sollers, joint venture tra l’americana Ford Motor Company e la russa Sollers) ha aperto una nuova fabbrica di motori nella repubblica del Tatarstan dove è già presente con i suoi impianti.

Nella nuova fabbrica della Volkswagen si produrranno 150 mila motori all’anno, che spingeranno le Polo e le Skoda Rapid in uscita dal vicino stabilimento. Un colosso mondiale che investe in Russia, di questi tempi, è un’occasione da non lasciarsi sfuggire e, per il taglio del nastro della nuova fabbrica, era presente il primo ministro Dmitri Medvedev. «Il progetto ha coinvolto grandi investimenti ed è la prima volta che una società straniera produce motori in Russia», ha rilevato il premier. «I nostri rapporti con la Volkswagen sono iniziati molto tempo fa e negli anni non si sono erosi». Medvedev ha elogiato la velocità con cui è stato realizzato il sito produttivo, inaugurato a tre anni dall’annuncio dopo un investimento di 250 milioni di euro. «Questa è la nostra politica», ha ribadito il delfino di Vladimir Putin, «che non può essere influenzata da tendenze di mercato. Declino e recessione dovranno cedere il passo alla ripresa e alla crescita».

Il gruppo di Wolfsburg ha confermato la fiducia nella Russia. «Abbiamo bisogno di proseguire nel rafforzamento della nostra partnership con la Russia nonostante la situazione attuale», ha rimarcato Thomas Schmal, membro del cda Volkswagen. Il presente, però, resta difficile. In Russia il mercato dell’auto ha visto dieci anni di crescita repentina. Poi, tra la fine del 2014 e quest’anno, c’è stato un vero tracollo: le previsioni parlano di una contrazione del 36% per il 2015, mentre nei primi sette mesi dell’anno la diminuzione è stata del 35% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Volkswagen ha fatto peggio: da gennaio a luglio le vendite in Russia si sono ridotte del 44%, mentre per la Ford c’è stato addirittura un tonfo del 52%.

A proposito di Ford, dalla nuova fabbrica si prevede escano circa 105 mila motori all’anno, con la possibilità di arrivare fino a 200 mila. La strategia di Ford e Volkswagen è volta a cogliere le opportunità messe sul piatto dal governo, che ha chiesto alle case automobilistiche straniere di incrementare le produzioni in Russia per arrivare a coprire il 60% dei costi di produzione con componenti russi entro il 2020. Chi riuscirà a centrare questo obiettivo avrà vantaggi fiscali.

Infine, anche Mazda ha annunciato un importante investimento in Russia: a Vladivostock, attraverso Mazda Sollers Manufacturing (joint venture tra Mazda Motor e Sollers), verrà realizzata una nuova fabbrica di motori. La scorsa settimana è stato siglato il memorandum d’intesa in una cerimonia a cui hanno partecipato l’ambasciatore del Giappone in Russia, Chikahito Harada, il representative director di Mazda, Masamichi Kogai, l’amministratore delegato di Sollers, Vadim Shvetsov, e il viceministro all’industria e al commercio della Russia, Gleb Nikitin. Il contratto definitivo, hanno fatto sapere Mazda e Sollers, dovrebbe essere chiuso entro l’anno.

http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2016860&codiciTestate=1&sez=hgiornali&testo=&titolo=Ford%20e%20Volkswagen%20inaugurano%20in%20Russia%20due%20fabbriche%20per%20la%20costruzione%20di%20motori

vedi anche http://www.quattroruote.it/news/industria/2015/09/04/gruppo_volkswagen_avviata_la_produzione_nella_fabbrica_russa_di_kaluga.html

Le 15 banche commissariate da Bankitalia a rischio Bail In: ecco come proteggere i propri risparmi

Sono 15 le banche commissariate da Bankitalia a rischio Bail In: in sostanza, se uno di questi istituti fallisce verrà imposto un contributo ad azionisti, obbligazionisti e correntisti con depositi superiori a 100.000 euro. Ecco quali sono e come proteggere i propri risparmi.

Con un comunicato del 21 settembre 2015 la Banca d’Italia, in qualità di Autorità nazionale di risoluzione delle crisi nell’ambito del Meccanismo di risoluzione unico europeo, ha istituito al suo interno l’Unità di Risoluzione e gestione delle crisi. L’Unità coopererà, oltre che con il Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, con il Single Resolution Board e il Single Resolution Fund.

Le procedure di amministrazione straordinaria in essere al 21 settembre 2015 e quelle di liquidazione volontaria e di liquidazione coatta amministrativa saranno da oggi gestite dall’Unità neo-istituita. Direttore dell’Unità di Risoluzione e gestione delle crisi è il dott. Stefano De Polis, coadiuvato dal vice direttore dott. Pierluigi Conti.

Questa Unità di Crisi, come riporta Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano”, “è stata appena istituita sulla base della direttiva dell’Unione europea che ha introdotto il meccanismo del bail in, vale a dire il principio che, in caso di crac di un istituto, impone un contributo di azionisti, obbligazionisti e (in ultima istanza) dei correntisti con depositi superiori a 100.000 euro”.

LE BANCHE A RISCHIO BAIL IN

Nell’elenco, pubblicato sul sito di Bankitalia, risultano:

1.           Istituto per il credito sportivo

2.           Cassa di risparmio di Ferrara

3.           Banca delle Marche

4.           Bcc Irpina

5.           Cassa di risparmio di Loreto

6.           Banca popolare dell’Etna

7.           Banca padovana credito cooperativo

8.           Cru di Folgaria

9.           Credito trevigiano

10.         Banca popolare delle province calabre

11.         Cassa di risparmio della provincia di Chieti

12.         Banca di Cascina

13.         Bcc Banca Brutia

14.         Bcc di Terra d’Otranto

15.         Banca popolare dell’Etruria e del Lazio

GLI INTERMEDIARI A RISCHIO

Oltre ai quindici istituti ci sono anche quattro intermediari non bancari a rischio Bail In:

1.           Medioleasing S.p.A.

2.           Commercio e finanza S.p.A.

3.           EstCapital sgr

4.           Prisma sgr.

COSA FARE?

Secondo la task force guidata da De Polis “non risulterebbero, al momento, pericoli imminenti” ma resta il fatto che con il Bail In in vigore da gennaio 2016 questi sono gli istituti e gli intermediari più esposti e, quindi, più deboli finanziariamente.

In ogni caso, prima che tutto crolli e che i debiti degli istituti finiscano sulle spalle dei correntisti, l’Unità di Crisi avrà a disposizione tre strumenti: “vendere una parte dell’attività a un acquirente privato; trasferire temporaneamente le attività e passività a un’entità (bridge bank) costituita e gestita dalle autorità per proseguire le funzioni più importanti, in vista di una successiva vendita sul mercato; trasferire le attività deteriorate a un veicolo (bad bank) che ne gestisca la liquidazione in tempi ragionevoli”.

Solo in extrema ratio si arriverà al Bail In. Ma è del tutto evidente che i correntisti degli istituti commissariati non possono certo dormire sonni tranquilli.

 Fonte: L’Infiltrato

Ma guarda un po chi c’è tra i “benefattori” che aiutano gli immigrati a venire in Europa: la guida del perfetto clandestino offerta da Soros

Ma quant’è filatropo quel magnate che ha costruito la sua fortuna con le speculazioni finanziarie fraudolente per cui è ricercato in Malesia….il povero Soros….si capisce per quale motivo MAFIA CAPITALE VA PROTETTA e condannato e perseguito chiunque sia contrario al business sulla tratta di umani (ovviamente un razzista)

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settembre 23 2015

di Francesco Meneguzzo –

Isola di Lesbo, Grecia, 23 set – Passato sotto l’assoluto silenzio della stampa italiana, è di pochi giorni fa lo scoop di Sky News il cui inviato Jonathan Samuels ha trovato, presso l’Isola di Lesbo in Grecia, un vero e proprio manuale operativo del perfetto clandestino, ancora in buone condizioni tra giubbotti di salvataggio e resti di gommoni arenati sulla spiaggia, intitolato “w2eu”, cioè “benvenuti in Europa” e recante sulla copertina la suggestiva fotografia di un giovane su una spiaggia al tramonto, mentre guarda il mare, un paio di remi ai suoi piedi.

 Il “codice” è scritto in arabo e contiene i numeri di telefono delle organizzazioni in grado di aiutare gli immigrati durante il viaggio, come la Croce Rossa e l’Unhcr – alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.

La stessa sigla “w2eu” corrisponde per altro a un portale internet realizzato con estrema professionalità, aggiornato e molto documentato, sulla cui home page si legge: “w2eu fornisce contatti e consigli ai rifugiati e migranti lungo il loro cammino. Alle frontiere esterne dell’Europa, alle persone è rifiutato l’ingresso, sono imprigionate e deportate. Tuttavia, la gente continua a venire. w2eu.info sostiene te che vieni in Europa nella tua battaglia per una vita migliore”.

  Portale internet dell’organizzazione w2eu – clicca sull’immagine per accedere

Il primo delirio è seguito da un secondo di simile tenore, precisamente una citazione, sulla cui autenticità non è dato riscontro, di una non meglio specificata “donna eritrea”, guarda caso “in arrivo sull’isola di Lesbo”: “Ora posso vedere chiaramente a cosa somiglia l’Europa, che [l’Europa] manda i suoi eserciti a combatterci nel mare e ci sbatte in orribili prigioni. Insieme noi dobbiamo iniziare un secondo viaggio verso un altro posto sicuro che potrebbe esistere nel futuro”. Proprio così.

Per chiudersi poi con una dichiarazione che non ha bisogno di commento: “Diamo il benvenuto a tutti i viaggiatori nelle loro difficili traversate e auguriamo a tutti loro buon viaggio – perché la libertà di movimento è un diritto di tutti!”.

Lo stesso portale w2eu dedica poi dettagliatissimi dossier a tutti i paesi europei, tra cui ovviamente l’Italia, della quale si denuncia la “gestione rigidissima dell’immigrazione” regolata dalla legge “Bossi-Fini”, nonché si segnala una grande quantità di contatti utili agli immigrati illegali, tra i quali spiccano a Roma la Comunità di Sant’Egidio e l’Arci – Nuova associazione, a Milano il Centro Naga-Har, Naga – Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti e tanto per cambiare Arci – Todo cambia, e ancora Bari, Firenze, Prato, Bologna, Venezia

Oltre a w2eu, dietro il libretto dell’immigrato perfetto compare l’organizzazioneWatchTheMed-Alarmphone, il cui portale internet è parimenti di elevatissima qualità e offre informazioni in tempo reale su base geografica interattiva delle segnalazioni di gruppi di presunti profughi in mare, detta “Watch the Mediterranean Sea”, una “piattaforma di osservazione online” il cui obiettivo dichiarato in home page è quello di “…monitorare i decessi e le violazioni dei diritti dei migranti alle frontiere marittime dell’Unione Europea”.

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 Il numero di telefono satellitare di emergenza di WatchTheMed per sostenere i soccorsi in mare (parzialmente offuscato) – clicca sull’immagine per accedere

 WatchTheMed offre agli immigrati in mare anche un numero di telefono satellitare di emergenza, appunto “Alarm Phone”, riportato nel manuale dell’immigrato,operativo 24 ore su 24 e il cui obiettivo dichiarato è quello di assicurarsi che la guardia costiera competente si attivi effettivamente in base alle chiamate degli immigrati in pericolo, nonché di esercitare pressione sulla stampa e i politici affinché le operazioni di salvataggio siano tempestive ed efficaci. Un cane da guardia della sicurezza in mare degli immigrati clandestini. Notevole è il fatto che che sulla stessa pagina delAlarm Phone si rimandi proprio al portalew2eu.info per maggiori informazioni sulla situazione corrente per i rifugiati nei paesi europei.

Proprio a WatchtTheMed appartiene tale Sonia, che non ha voluto rivelare a Sky News il suo cognome, la quale ha dichiarato che “gli attivisti della nostra rete distribuiscono gratuitamente queste guide in Turchia”, nonché sulle isole dell’Egeo, ad Atene e in altre città greche, aimigranti, insieme ad altri opuscoli sulla sicurezza in mare del mare sono stati distribuiti ai migranti: “Si tratta di un servizio di soccorso che offriamo ai rifugiati”.

Sonia parla correntemente in arabo, riceve le chiamate dalla sua casa in Austria, ed è una dei molti volontari di WatchTheMed: “Siamo un grande gruppo di circa 100 persone”, sostiene, aggiungendo che “siamo presenti in tutta Europa e Nord Africa”.

A questo punto la domanda sorge spontanea: chi finanzia questa guida distribuita ai migranti e le associazioni che li sostengono? Molti sostengono che sia la guida dell’immigrato via mare sia le due principali organizzazioni che lo sostengono rimandino niente meno che alla grande ricchissima associazione per di diritti umani Human Rights Watch(HRW), a sua volta finanziata per 100 milioni di dollari sui 128 del capitale dichiaratamente detenuto dalla Ong dal leggendario finanziere, speculatore e presunto filantropo George Soros. In effetti, la HRW è citata più volte nei portali w2eu eWatchTheMed.

Oltre a collimare perfettamente con le indiscrezioni riportate in agosto dal periodico austriacoInfoDirekt, vicino ai servizi segreti austriaci e illustrate dettagliatamente su queste colonne, in merito al ruolo del magnate americano di origine ungherese, insieme al Dipartimento di Stato Usa, nella promozione dell’invasione europea da parte delle masse di immigrati irregolari, lo stesso premier magiaro Viktor Orban, uno che di solito non le manda a dire, ha puntato il dito proprio contro George Soros in una recente intervista al giornale Hungary Today, accusandolo di sostenere direttamente e indirettamente le Ong che favoriscono l’immigrazione illegale, le quali si stanno costruendo “una fortuna” sulle rovine della crisi immigratoria.

 Fonte: Il Primato Nazionale

Il Pentagono conclude che l’America non è sicura se non conquista il mondo. Il piano di guerra USA contro la Russia

Loro vogliono solo donare democrazia no? !?! Se funzionò con noi perché dovrebbe fallire con le altre nazioni?!?!!? “revisionista” Nuova parola d’ordine per identificare il nemico e commissionare alla stampa a libro paga articoli apposta per demonizzare chi ancora non è sottomesso al Washington Consensus

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Il Pentagono ha rilasciato la sua “Strategia militare nazionale degli Stati Uniti d’America 2015” in giugno.

Il documento annuncia un cambio di obiettivo, dai terroristi ad “attori statuali” che stanno “sfidando le norme internazionali”. E’ importante capire cosa queste parole significhino. I governi che sfidano le norme internazionali sono nazioni sovrane che perseguono politiche indipendentemente dalle linee di Washington. Questi “Stati revisionisti” sono minacce non perché pianifichino di attaccare gli Stati Uniti, che il Pentagono ammette non sia un obiettivo né della Russia né della Cina, ma perché essi sono indipendenti.

Siate sicuri di cogliere il punto: la minaccia è l’esistenza di Stati sovrani la cui indipendenza di azione li rende “Stati revisionisti”. In altre parole, la loro indipendenza è in disaccordo con la dottrina neoconservatrice di “Unica Potenza”, che dichiara che le azioni indipendenti siano un diritto solo di Washington. L’egemonia data a Washington dalla storia preclude ad ogni altra nazione la possibilità di essere indipendente nelle sue azioni. Per definizione, una nazione con una politica estera indipendente da Washington è una minaccia.

Il rapporto del Pentagono definisce come “Stati revisionisti” la Russia, la Cina, l’Iran e la Corea del Nord. L’obiettivo primario è posto sulla Russia. Washington spera di cooptare la Cina, nonostante le “tensioni nell’area Asia-Pacifico” causate dalla difesa cinese della sua sfera di influenza, una difesa “incoerente con il diritto internazionale” (questo detto dagli USA, grandi violatori del diritto internazionale), girando quello che rimane del mercato dei consumatori americani alla Cina. Non è ancora certo che l’Iran sia scampato allo stesso destino che Washington ha imposto all’Irak, all’Afghanistan, alla Libia, alla Siria, alla Somalia, allo Yemen, al Pakistan, all’Ucraina e, attraverso la sua complicità, alla Palestina.

Il rapporto è sufficientemente audace nella sua ipocrisia, come del resto ogni documento di Washington, da dichiarare che la Casa Bianca e i suoi vassalli “sostengono le istituzioni e i processi dedicati alla prevenzione dei conflitti, al rispetto della sovranità e al rafforzamento dei diritti umani.” Questo detto dall’apparato militare di un governo che ha invaso, bombardato e rovesciato 11 governi, uccidendo e costringendo all’esodo milioni di persone dal regime di Clinton a quello attuale che sta lavorando per rovesciare governi in Armenia, Kirghizistan, Ecuador, Venezuela, Bolivia, Brasile, e Argentina.
Nel documento del Pentagono, la Russia è sotto attacco per non aver agito “in accordo con le norme internazionali” che significa che la Russia non segue l’egemonia di Washington e non si comporta come un vassallo, che è il comportamento da riservare all’Unica Potenza.

In altre parole, questo è un rapporto scritto dai Neoconservatori al fine di fomentare la guerra con la Russia.
Nient’altro può essere detto in merito a questo rapporto del Pentagono, che giustifica la guerra a oltranza finché nessuno esista. Senza guerra e conquiste gli Stati Uniti non sono sicuri. Questo percorso verso una fine del mondo nucleare viene ripetuto in maniera martellante ogni giorno nelle teste degli Americani e dei vassalli europei dalle agenzie di stampa occidentali. “La guerra ci rende sicuri!”.

Il modo di Washington di guardare alla Russia è lo stesso che Catone il Censore riservava a Cartagine. Catone finiva ogni suo discorso al Senato Romano con la frase “Carthago delenda est”.
Questo rapporto del Pentagono ci dice che la guerra con la Russia è il nostro futuro a meno che la Russia non accetti di diventare uno Stato vassallo come ogni altro Paese in Europa, il Canada, l’Australia, l’Ucraina e il Giappone. Altrimenti, i Neoconservatori hanno deciso che è impossibile per gli Americani tollerare di vivere in un mondo in cui gli altri Paesi prendano decisioni indipendentemente da Washington. Se l’America non può essere l’Unica Potenza che decide per il mondo, meglio che si muoia tutti. Almeno è quanto mostreranno i Russi.

Paul Craig Roberts

Fonte traduzione di M. Janigro

Tratto da: byebyeunclesam

INCREDIBILE IN SENATO: M5S E PD BOCCIANO 2 ARTICOLI DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO

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E così il Senato bocciò i diritti universali dell’uomo

– di Gianfranco Amato –

Commissione Giustizia del Senato, 30 luglio 2015, primo pomeriggio. L’insolazione che rischiano i turisti dell’Urbe a causa delle temperature torride pare aver colpito la maggioranza degli onorevoli senatori riuniti in Commissione, nonostante il refrigerio loro offerto dagli efficienti impianti di condizionamento d’aria. Va in scena, infatti, un teatrino surreale dall’epilogo davvero inquietante. L’ottimo senatore Lucio Malan presenta un ordine del giorno nel quale si legge, tra l’altro, che «il Senato impegna il Governo a non violare i due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori nella scelta di educazione da impartire ai propri figli (artt. 18 e 26); a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

Parrebbe un’affermazione quasi lapalissiana in un sistema istituzionale che si autodefinisce democratico. Chi oserebbe mai mettere in dubbio la sacra Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo? E invece no! Nel bislacco mondo sublunare delle istituzioni italiane c’è chi ha osato, eccome. Non soltanto la senatrice Cirinnà, ma molti onorevoli componenti della Commissione strepitano come vestali scandalizzate alla proposta del povero Malan, accusato di aver messo in dubbio l’onore del governo. Sì, perché, con una motivazione pelosa e ipocrita, i senatori sconcertati contestano l’ordine del giorno in quanto, così come formulato, esso avrebbe potuto insinuare il dubbio che lo stesso governo avesse intenzione di violare i diritti fondamentali dell’uomo. Il buon senso popolare definisce questo atteggiamento “coda di paglia”.

Interviene, con la saggezza che gli è consueta, il presidente della Commissione Francesco Nitto Palma, il quale tenta di riportare i senatori alla ragione attraverso la proposta di una modifica a quella parte dell’ordine del giorno oggetto di scandalo. Lo stesso presidente suggerisce, infatti, di riformulare ulteriormente il testo dell’ordine del giorno, prevedendo che il governo sia chiamato ad impegnarsi nel «continuare a garantire e a rafforzare» la tutela dei diritti fondamentali riconosciuti ed affermati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nonché eliminando il riferimento testuale ai richiamati articoli 18 e 26.

A questo punto, i senatori contestatari sono costretti a gettare la maschera, dimostrando che il problema non era tanto la formulazione del documento, quanto il contenuto di merito dello stesso. Così, quei componenti della Commissione Giustizia non hanno mostrato alcun ritegno nel votare contro o nell’astenersi, che – com’è noto – al Senato equivale al voto contrario.  L’ordine del giorno, quindi, è stato clamorosamente bocciato con otto voti a favore (Fi, Ncd, Lega, senatore Orellana del Gruppo Misto) e dodici fra astenuti (M5S e alcuni Pd) e contrari del Partito Democratico (Cirinnà, Del Giudice, Lumia). I resoconti dei lavori della Commissione Giustizia del Senato consegneranno alla storia questa vergogna.

Resterà scritto a peritura memoria che un’istituzione “democratica” ha deciso di bocciare un ordine del giorno di questo tenore: «Il Senato impegna il Governo a continuare e a rafforzare la tutela dei due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori della scelta di educazione da impartire ai propri figli; a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

Si potrebbe sdrammatizzare la vicenda rievocando il classico “pasticcio all’italiana”, e imputare tutto alla dabbenaggine, alla superficialità, al pressapochismo dei senatori, giustificandoli col fatto di non essersi resi conto, di non aver compreso appieno la portata del documento sul quale hanno espresso voto contrario. Noi temiamo, invece, che quel voto nasca da una lucida e deliberata volontà, e rappresenti l’inquietante prodromo della deriva totalitaria che si sta profilando all’orizzonte del nostro Paese, il segno premonitore di quella dittatura del pensiero unico» che papa Francesco continua coraggiosamente a denunciare. Cupi presagi di un totalitarismo alle porte.

Fonte

Tratto da: Lo Sai

Tav, alzati Lazzaro. E spunta Esposito

Pubblicato Venerdì 25 Settembre 2015, ore 14,24
 

L’imprenditore valsusino imputato nel processo sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte avrebbe chiesto aiuto al senatore torinese per ottenere commesse. Peraltro previsto da una legge regionale. “Una enorme bufala costruita sul nulla” replica il politico

L’imprenditore valsusino Ferdinando Lazzaro, imputato nel processo “San Michele”, dal nome dell’operazione dei Carabinieri sulle presunte infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte – era riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf” nell’ambito delle iniziative messe in atto per partecipare ai lavori della Torino-Lione. È quanto si ricava da un rapporto dei Carabinieri del Ros presente negli atti dell’inchiesta, oltre 3mila pagine. Fra i nomi citati dagli investigatori ai quali si sarebbe rivolto Lazzaro figurano quelli di Stefano Esposito, senatore Pd e oggi assessore ai Trasporti del Comune di Roma, di Marco Rettighieri, all’epoca direttore generale dl Ltf, del consigliere regionale del Pd Antonio Ferrentino e dell’ex dirigente della Provincia di Torino Paolo Foietta, ora commissario del governo e presidente dell’Osservatorio.I fatti risalgono al 2012, quando l’esistenza dell’inchiesta non era ancora nota e non si sapeva che Lazzaro, titolare dell’Italcoge, fosse un personaggio monitorato dagli investigatori per alcuni rapporti con uomini legati alla criminalità calabrese. Ora è accusato di sversamento illegale di rifiuti, mentre attende la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello relativo a turbativa d’asta. Indagini che, peraltro, non hanno condotto a nessun capo di imputazione per reati associativi di stampo mafioso dello stesso Lazzaro, che si ritrova oggi, in un modo un po’ singolare, in un procedimento che ha ben altre e più importanti contestazioni.

Il senatore Esposito assicura di non aver ricevuto nessun avviso di garanzia: “Se sono indagato lo dicano – aggiunge il politico che su Facebookironizza (“Da oggi sono uno ‘ndranghetista anch’io, dovete chiamarmi don Stefano”) ricevendo tanti messaggi di solidarietà – altrimenti chiedo io ai Ros di rendere pubblica una segnalazione che feci, mi pare nel 2013, in merito a ciò che l’imprenditore Lazzaro mi raccontò relativamente agli appalti della Sitaf. La denuncia – ricorda Esposito – che secondo me aveva elementi di natura penale, l’ho fatta davanti al capitano Fanelli. Per la verità comunque non mi risulta di essere intervenuto sui lavori Tav. So che dopo quella mia denuncia i Ros chiamarono altre persone che avevo segnalato e che potevano essere utili. Dal mio punto di vista non ho altro da aggiungere”. In merito poi a Rettighieri, tirato in ballo nello stesso rapporto dice: “È una persona al di sopra di ogni sospetto, chiamato anche a risolvere i problemi di Expo”. E se gli si chiede quale sia oggi la sua posizione sulla Tav, l’assessore risponde sicuro: “Sempre la stessa, a favore e a maggior ragione”. E peraltro non ha mai fatto mistero di aver sempre cercato di coinvolgere nei lavori le imprese del territorio valsusino, condizione, del resto, prevista espressamente da una legge regionale, sostenuta in modo bipartisan, dal centrosinistra e dal centrodestra. “Una enorme bufala costruita sul nulla – attacca Esposito – dove la ‘ndrangheta non c’entra un fico secco”.

L’imprenditore nel 2012 si vantò della campagna mediatica che, grazie all’aiuto di alcuni politici piemontesi, sostenne il suo ingresso nei lavori per il Tav. In quel periodo furono pubblicati degli articoli in cui si affermava che le aziende locali non dovevano essere escluse dalla realizzazione dell’opera. Lazzaro, in questa vicenda, era una espressione del “Consorzio Valsusa”. In una intercettazione, l’impresario racconta di essersi andato a lamentare con il parlamentare Esposito della posizione “poco indulgente” di Cmc. “Gli ho detto che questi fanno i tiranni – riferisce all’interlocutore – e lui ha preso il telefono e ha chiamato direttamente il presidente di Cmc”. Anche il presidente del Consorzio Valsusa, l’ex senatore Pd Luigi Massa, raccontò durante una telefonata intercettata di avere parlato con Esposito, il quale, a suo dire, gli riportò il contenuto di uno scontro con la Cmc: “Non mi frega un c… – avrebbe detto il parlamentare –. Vengo a piedi giunti contro di voi che siete i capifila. Vedete voi”.
I Ros annotano che sul proprio sito ufficiale, Esposito il 21 aprile 2012 rilanciò un articolo sulla questione pubblicato da un quotidiano. A Lazzaro venne anticipato che su un altro giornale sarebbe comparsa un’intervista dell’allora assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino (che “giudicava inaccettabile l’esclusione delle aziende valsusine”). I carabinieri riportano anche un sms fra Lazzaro e Massa: “Benissimo, anche Ferrentino sollecita Saitta per Tav” (Ferrentino era allora un sindaco della Valle, Antonio Saitta all’epoca era presidente della Provincia).
Negli atti si legge inoltre che erano le “cosche crotonesi” a voler partecipare ai lavori per il Tav in Valle di Susa attraverso “ditte di movimento terra di soggetti intranei o comunque vicini alla consorteria”. Lo scrivono nel 2012 i carabinieri del Ros in un rapporto alla procura di Torino entrato ora negli fascicoli del processo “San Michele”. Gli investigatori focalizzarono l’attenzione su due imprenditori, Ferdinando Lazzaro e Giovanni Toro, futuri imputati in “San Michele”, i quali (pur non facendo parte delle cosche) “di fatto pongono a disposizione del sodalizio mafioso le proprie realtà imprenditoriali”, compiendo anche “atti diretti a scoraggiare eventuali concorrenti”. Secondo il rapporto, l’associazione di imprese Cmc (che aveva ottenuto da Ltf i lavori del Tav) aveva tentato di sganciarsi da Lazzaro, che a sua volta, per ottenere “un atteggiamento più indulgente nei suoi confronti”, si rivolse ai politici piemontesi.