Sovranità

Lo sfascio dello Stato e il mesto trionfo dei giullari di corte
Fabrizio Fiorini    

Non sono notizie circolate nella “rete cospirazionista”, bensì servizi giornalistici visti sulla “tivù di Stato”, proprio su quei mezzi di informazione di massa che dovrebbero cantare le lodi sulla bellezza della società democratica occidentale.
Scampia. A Napoli più di un tassista al quale è stato chiesto di essere portati presso alcune strade del quartiere di Scampia rifiuta il servizio, temendo per l’incolumità propria e del passeggero in una zona, abitata da migliaia di cittadini, in cui la criminalità organizzata ha addirittura installato delle barriere fisiche, delle cancellate, dei posti di guardia, per poter svolgere indisturbata i suoi loschi traffici per lo più legati al traffico di stupefacenti.
carabinieriCalabria. In un comune aspromontano, una “troupe” televisiva viene scortata dai carabinieri per potersi avvicinare incolume a un quartiere abitato da famiglie legate alla mafia locale. Giunti a un angolo di strada si fermano, e i militari fanno presente che proseguire oltre potrebbe essere poco salutare, che gli scagnozzi di quel determinato clan potrebbero “innervosirsi”. Sono poi costretti a scortare i giornalisti fino a un centinaio di chilometri fuori dall’abitato, per metterli al sicuro dalle ritorsioni di chi aveva visto violato il suo territorio.
politecnicoPolitecnico di Milano. Le istituzioni accademiche decidono che i corsi di studio, ordinari o specialistici che siano, debbano essere tenuti esclusivamente in lingua inglese. Attenzione, non alcuni corsi, non gli esami di lingua straniera: tutte le materie di insegnamento dovranno essere immolate sull’altare dell’idioma del Wyoming in barba a secoli di cultura nazionale e alla lingua in cui si esprime, nella letteratura come nelle scienze, la nostra civiltà millenaria.
dal Molin Vicenza. Presso una delle più estese del centinaio di basi militari statunitensi che da settant’anni occupano il territorio nazionale, centinaia di militari americani si rendono quotidianamente colpevoli di una serie di reati che vanno, nella migliore delle ipotesi, dall’ubriachezza molesta alle violazioni del codice della strada fino ad arrivare alle risse, ai soprusi violenti e addirittura alla violenza sessuale contro cittadini italiani. Costoro, col tappeto rosso steso dalle nostre autorità, riescono nella maggior parte dei casi a sottrarsi alla giurisdizione nazionale e a essere – quando va bene – processati oltreoceano, lasciando le proprie vittime col peso dell’ingiustizia subita.
In tutti i comuni della penisola il fenomeno indotto dell’immigrazione incontrollata assesta  violenti colpi al tessuto sociale della nazione. Sono cronache oramai quotidiane, che ci parlano di criminalità, di disoccupazione, di mercato degli schiavi, di omologazione culturale, a unico beneficio di un capitalismo immigrazioneapolide e selvaggio che cerca braccia da lavoro a basso costo. Se fino a qualche tempo fa lo Stato tentava una timida regolamentazione del fenomeno, oggi al solo proferire una sillaba in contrasto col Verbo dell’ “accoglienza” si rischia l’incriminazione per istigazione all’odio. Ogni supporto giuridico e normativo è stato smantellato, la nostra Marina militare (la stessa che fino a pochi anni or sono si baloccava con strampalati “blocchi navali”) funge da unità di soccorso delle imbarcazioni che a migliaia riversano (ex)clandestini sulle coste, le più alte istituzioni dello Stato si sgolano affinché tutti si rassegnino a subire passivamente un’invasione dalle proporzioni bibliche.
L’impoverimento della nazione raggiunge oramai livelli di guardia. Le fabbriche, le botteghe artigiane, i centri servizi, le attività commerciali chiudono. Non c’è più denaro per pagare il lavoro, il nostro Istituto povertàprevidenziale rischia il collasso. A fronte di ciò, non abbiamo il potere di gestire lo strumento monetario che potrebbe dare liquidità a un sistema economico oramai distrutto, anzi: dobbiamo chiedere in prestito alla Banca una moneta apolide su cui pagare cifre astronomiche di interessi, e un manipolo di sanguisughe dalle sembianze burocratiche ci ordina come, quando e con che velocità saldare questo debito.
Poche settimane or sono, è stato varato una sorta di referendum con modalità di voto telematica sull’indipendenza del Veneto; tutti i mezzi d’informazione, naturalmente, lo derisero come la solita referendumscemenza di un gruppetto di esaltati. Poi però succede che lo votano quasi tre milioni di cittadini, oltre due milioni dei quali si pronunciano a favore della secessione. Ora, vuoi che era un “referendum” su internet, vuoi che possano anche aver “taroccato” un po’, vuoi che se fosse stato un referendum “vero” alcuni avrebbero votato diversamente, e a scanso di critiche dimezziamo i risultati: ci sono comunque un milione di persone, in una delle regioni più benestanti d’Italia, che schifano a tal punto le istituzioni da chiedere la secessione del territorio in cui vivono dallo Stato.
Uno Stato, quindi, che ha consegnato intere regioni del proprio territorio alle peggiori organizzazioni criminali camorradel mondo, che rinuncia all’utilizzo della propria madrelingua, che si prostra dinanzi a una scellerata immigrazione di massa, che permette alle truppe di occupazione – a oltre mezzo secolo dalla sconfitta bellica – di imperversare indisturbate sul territorio, che prende a prestito la sua moneta, che suscita un tale senso di distacco popolare dalle istituzioni al punto che in molti le considerano al pari di un protervo potere coloniale.
E’ dunque la fine della sovranità? Dicono di no, dicono di essere ancora in grado di far sentire la loro forza, di affermare la propria autorità. Che so, manganellando quei pericolosi sovversivi di operai ridotti alla fame. O soffocando la stampa e l’informazione non allineata. O perseguendo con forza la dissidenza, oggi i censura“nazifascisti”, domani gli anarchici, dopodomani chissà, o arrestando qualche “revisionista” che mette in discussione le fondamenta storiche del nostro “migliore dei mondi possibili”. O ancora mandando alle patrie galere una ventina di pericolosi “secessionisti” armati di tre volantini, quattro doppiette e un trattore Landini corazzato.
Alla tragedia siamo avvezzi, la viviamo giorno per giorno; ma per il suo canto del cigno, questo sistema marcescente, vuole cimentarsi nell’agone della più bassa commedia, imponendoci una squallida, sordida operetta.   

09 Aprile 2014 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23295

Sovranitàultima modifica: 2014-04-10T14:02:09+02:00da davi-luciano
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