UDC/ “Palazzinari” all’assalto per il Monti bis: e il Prof. ricambia con fondi e leggi ad hoc

Inchieste – Italia

Scritto da Carmine Gazzanni

Lunedì 19 Novembre 2012 

Importo massimo portato fino a 40mila euro per l’affidamento fiduciario (senza gara dunque) dei servizi di progettazione; obbligo di utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa nelle gare di ingegneria e architettura solo oltre i 100mila euro224 milioni di euro già stanziati (ma si parla di un totale di 2 miliardi) per le aree degradate di alcune grandi città; rilancio delle grandi opere pubbliche senza alcun rischio per le imprese (a rimetterci potrebbero essere invece le casse pubbliche)defiscalizzazione per le opere infrastrutturali. Sono solo alcune delle norme concepite dal governo Monti in campo edile. Norme che vanno in palese controtendenza con i tagli operati in questi mesi. Leggi ad aziendam? Sarebbe troppo affrettato dirlo. Certo è che la politica economica infrastrutturale potrebbe avvantaggiare i grandi costruttori italiani. A cominciare daFrancesco Gaetano Caltagirone (il cui legale, peraltro, è stato fino a poco tempo fa Paola Severino), imprenditore suocero di Pierferdinando Casini, uno dei politici più attivi nel progetto del Monti-bis. Un triangolo – quello tra Casini, governo e palazzinari – che sembrerebbe poggiare dunque non solo su una vicinanza politica, ma anche su favori economici che l’esecutivo in questi mesi ha assicurato in campo edile.

 

di Carmine Gazzanni

casini_monti_palazzinari_allassaltoL’otto novembre, alla serata di gala di presentazione del nuovo Messaggero (il giornale di punta dell’imprenditoreFrancesco Gaetano Caltagirone), c’erano tutti. Il Presidente del ConsiglioMario Monti, altri membri del governo (Elsa Fornero, Corrado Passera, Corrado Clini), monsignori, rappresentanti delle forze dell’ordine, uomini del Quirinale, il vicepresidente del Csm Michele Vietti. E poi, ancora,montiani di prima linea come RutelliFini e – naturalmente – Pierferdinando Casini. Tutti insieme appassionatamente. Tanto che la presentazione del quotidiano sembra essere passata in secondo piano. Meglio lanciare ufficialmente il progetto del Monti-bis, spalleggiato non solo dai politici presenti (Casini su tutti), ma anche dai tanti costruttori amici del patron Caltagirone (presenti anche loro). Ecco perché, secondo i ben informati, sembrerebbe quasi che il quotidiano di Roma si stia preparando – per volere di Caltagirone, visti gli invitati tutti squisitamente e dichiaratamente montiani – a diventare l’house organ di un progetto, politico ed economico, per il quale Mario Monti rimanga a Palazzo Chigi anche nella prossima legislatura.

Il che non è affatto casuale. A ben vedere, il triangolo Udc-imprenditoria edile-governo Monti esiste ed è stato (almeno fino ad ora) proficuo per tutti. In altre parole, dietro l’indefesso pressing del partito centrista per un secondo governo Monti ci sarebberointeressi economici forti maturati dai palazzinari, romani e non. Né Casini può eludere il problema dato che, come dimostrato da Infiltrato.it, dei tanti finanziamenti privati di cui gode il partito, una grossa fetta arrivano da costruttori in stretto rapporto proprio con Caltagirone.

Insomma, il mondo dei costruttori vede di buon occhio il Monti-bis. Casini lo sa. E coi finanziamenti che arrivano al partito certamente non può far finta di nulla. Ma a saperlo bene, a conti fatti, è anche lo stesso Presidente del Consiglio. Ad oggi, infatti, nonostante la pesante politica di austerity messa in piedi dal governo, un ambito economico si è più che salvato dal rigore montiano. E, guarda caso, stiamo parlando proprio del campo infrastrutturale, quello nel quale primeggiano gli interessi di Caltagirone & co. Ecco allora che il tutto diventa più chiaro: gli interessi dei costruttori (in primis appunto Caltagirone, suocero di Pierferdinando) stanno giocando un ruolo chiave nel rilancio del Professore, il quale, da parte sua, in questi mesi non ha mancato di assicurare leggi pro palazzinari per rilanciare il settore. Un buon modo per riparare i bilanci in rosso di società in crisi. A questo punto, però, andiamo a vedere quali sono state le norme approvate dal governo in campo infrastrutturale fino a questo momento.

 

PIANO CITTÀ: 224 MILIONI GIÀ STANZIATI (MA SARANNO 2 MILIARDI) –Sin da subito il governo ha manifestato idee chiare: bisogna recuperare le zone degradate nei grandi centri urbani. Per farlo sono necessari grossi finanziamenti.Circa due miliardi di euro, ha annunciato il ministero per le Infrastrutture. I progetti sono stati già presentati. Al momento, però, i cantieri ancora non sono stati aperti(per via di ragioni burocratiche). A godere dei finanziamenti saranno enti pubblici (Università in primis), ma anche soggetti privati, attivi soprattutto a Milano e a Roma. Per quanto riguarda la capitale si prevede la riqualificazione di Pietralata182 ettari che – particolare non da poco – saranno collegati con il resto della città grazie alla linea B della metropolitana, i cui lavori sono in mano proprio alla Vianini spa, una delle società appartenenti a Caltagirone. In particolare verranno effettuati interventi che porteranno all’edificazione di 2,6 milioni di metri cubi, destinati a terziario e residenziale. In più,135 ettari saranno riservati a spazi pubblici. Il finanziamento dovrebbe aggirarsi intorno ai35 milioni di euro.

 

GRANDI OPERE: DEFISCALIZZAZIONE DEI PROGETTI “INSOSTENIBILI” –Bisogna tornare al primo provvedimento del governo Monti – il Salva Italia – per comprendere l’attenzione che sin da subito è stata riservata alle grandi opere incompiuteitaliane: ben 395 tra cantieri, edifici e viadotti lasciati a metà. In quel decreto Monti decise di creare un elenco-anagrafe per stabilire con precisione quali e quanti fossero le opere incompiute e, soprattutto, stilare una sorta di classifica di priorità. Ad oggi, nonostante sia passato circa un anno, niente è stato fatto (anche se, ci informano, l’elenco dovrebbe essere in dirittura d’arrivo). Peccato: un’idea condivisibile quella dell’anagrafe delle opera incompiute. Ma attenzione: nonostante per ora non ci sia alcun documento che stabilisca priorità di intervento, il governo è comunque deciso ad ultimare i lavori di cantieri ed edifici lasciati a metà. In che modo? Prendendo per la gola imprese costruttrici. Eloquente la proposta di qualche tempo fa del vice ministro all’ediliziaMario Ciacciadefiscalizzare in parte le grandi opere per rilanciare l’economia. “Così possono decollare quei progetti che oggi non sono bancabili”. Ma che cosa vuol direbancabili? In una parola: insostenibili dal punto di vista economico (uno su tutti: la Tav in Val di Susa, per la quale sono stati peraltro stanziati 570 milioni di euro).

 

GRANDI OPERE: I COSTRUTTORI POSSONO RISCHIARE. SE VA MALE, PAGA LO STATO – Non è finita qui. Se da una parte, infatti, la defiscalizzazione assicura alle imprese importanti sconti, dall’altra il governo – non contento – sembra propenso anche a far sì che i privati, nel caso in cui il progetto non vada a buon fine, non ci rimettano nulla di tasca loro. Se dovesse accadere una cosa del genere, a pagare sarà lo Stato. Le casse pubbliche. Ergo: i cittadini. È quanto previsto, infatti, dal meccanismo del project financing. In sostanza, in caso di mancato ritorno economico, si consente alle imprese di scaricare i costi delle grandi opere sullo Stato. Capiamo perché. Il meccanismo del project financing prevede che i soggetti promotori propongano alla Pubblica amministrazione di finanziare, eseguire e gestire un’opera pubblica – il cui progetto è stato già approvato (come nel caso, appunto, delle grandi opere) – in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa generati per l’appunto da una efficiente gestione dell’opera stessa. È ovvio, però, che in questo caso tutti i rischi sono in mano al soggetto pubblico (che finanzia interamente il progetto). Alle imprese non costerà nulla tentare di portare avanti progetti che, come spesso accade, si impantanano.  

 

PROGETTI “IN ECONOMIA” FINO A 40 MILA EURO SENZA GARE D’APPALTO – La circolare del ministero è di soli pochi giorni fa (30 ottobre). Tra i principali chiarimenti sulle innovazioni relative principalmente alle gare d’appalto ce n’è una, su tutte, che colpisce. Fino a ieri i progetti “in economia” (ovvero quei lavori retribuiti a ore perché difficilmente stilabile un preventivo) potevano essere concessi senza gara d’appalto se avevano un costo inferiore a 20 mila euro. Da oggi le cose cambiano. Si legge nel documento: “si chiarisce che l’importo massimo consentito per l’affidamento diretto di lavori, servizi e forniture in economia […] è da intendersi pari a 40.000 euro”. Limite, praticamente, raddoppiato.

 

PROGETTI “IN ARCHITETTURA E IN INGEGNERIA” FINO A 100 MILA EURO SENZA GARE D’APPALTO – Sempre in tema di servizi di progettazione la circolare chiarisce anche in quali casi è da considerare vincolante il ricorso al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per affidare gli incarichi. Secondo il ministero l’obbligo di includere parametri aggiuntivi rispetto al prezzo “vige unicamente per gli affidamenti di importo stimato pari o superiore a 100.000 euro, mentre per gli affidamenti di importo inferiore a tale soglia è possibile operare una”. Insomma, l’obbligo vige solo per i grandi appalti. Non per gli altri. Una notizia che certamente farà gola a tanti costruttori.

 

L’ITALIA RECEPISCE LA DIRETTIVA UE: OBBLIGO DI ONORARE I DEBITI ENTRO 30 GIORNI. UNICI ESCLUSI: I COSTRUTTORI – Ne parlavamo già tempo fa: giusto o sbagliato che sia, l’Italia non poteva far altro se non recepire la direttiva Ue (la 2011/7) che prevede l’obbligo – tanto per le aziende quanto per le pubbliche amministrazioni – di onorare i debiti entro massimo trenta giorni (con alcune deroghe a sessanta giorni). Come però denunciato il 15 novembre in un’interrogazione parlamentare dall’onorevoleAlessandro Montagnoli, secondo le principali associazioni di categoria, dal testo oggi vigente pare essere stato escluso il settore delle costruzioni in quanto non compare un espresso riferimento al settore del lavori pubblici: in mancanza di tale riferimento l’intero comparto economico verrebbe di fatto escluso dall’applicazione. Se il governo non dovesse provvedere ad aggiustare il tiro, sarebbe decisamente un grosso aiuto (l’ennesimo) assicurato a costruttori e palazzinari.

 

LEGGI AD AZIENDAM? – Ovvio, qui nessuno sta parlando di precise leggi ad aziendam. È indubbio, però, che considerando lo spasmodico pressing centrista per tenere Monti anche nella prossima legislatura, considerando i finanziamenti dei tanti costruttori di cui gode l’Udcconsiderando le tante leggi confezionate dal governo in campo edile, econsiderando il placet degli stessi costruttori al Monti-bis (come dimostrato dalla serata di gala dell’otto novembre), sorge più di un dubbio sulla possibilità che tali considerazionisiano strettamente legate tra di loro.

http://www.infiltrato.it/inchieste/italia/udc-palazzinari-all-assalto-per-il-monti-bis-e-il-prof-ricambia-con-fondi-e-leggi-ad-hoc

 

MONTI BIS/ Il cambiamento? Con pregiudicati, condannati e dinosauri: ecco gli impresentabili del Prof

Inchieste – Italia

Scritto da Carmine Gazzanni

Giovedì 03 Gennaio 2013 

Dal presidente Udc Lorenzo Cesa (condannato in primo grado per corruzione aggravata, salvato dalla prescrizione) ai pregiudicati Lorenzo Carra e Giuseppe Naro, fino a Calogero Mannino, che ha a lungo militato nelle file dei casiniani e che si ritrova oggi sotto indagine con l’accusa di violenza contro corpo dello Stato nella vicenda della trattativa Stato-mafia. Non solo. Il partito di centro detiene anche il record di anzianità: ben cinque deputati Udc sono nella top ten degli onorevoli di lungo corso. Insomma, è difficile credere al presunto cambiamento della politica italiana con la “salita” in campo del professor Monti se questi sono gli uomini che lo appoggiano.

 

di Carmine Gazzanni

 

Il simbolo è pronto, la squadra pure. È solo questione di giorni dopodiché Mario Montilancerà le liste, i candidati che lo appoggeranno e il logo in cui tutti i montiani si riconosceranno. Eppure è difficile credere al presunto cambiamento della politica italiana con la “salita” in campo del Professore. Tra i candidati certi del partito che più di ogni altro si è fatto portavoce dell’Agenda Monti, l’Udc, abbondano infatti dinosauriindagati e anchepregiudicati. Né stiamo parlando di figure marginali. Certamente non lo è, per esempio, il presidente dell’Udc Lorenzo Cesa il quale, nel 2001 viene condannato in primo grado a 3 anni e 3 mesi per aver incassato tangenti per centinaia di milioni di lire dall’Anas. La condanna poi viene annullata nel 2003 per un banale vizio di forma. E alla fine è la prescrizione a salvare Cesa che tuttavia, non contento, negli anni successivi esce indenne pure da una vicenda di finanziamenti europei incassati in modo sospetto da un’azienda di cui era socio.

impresentabili_monti_bisMa il partito che fu anche di SalvatoreVasa Vasa Cuffaro (oggi in carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra), vanta nei suoi partiti tanti e tanti impresentabili. Come non ricordare, ancora, Lorenzo Carracondannato in via definitiva in piena Tangentopoli per false dichiarazioni al pubblico ministero a 2 anni (ridotti poi a 1 anno e 4 mesi grazie allo sconto del rito abbreviato). OGiuseppe Drago – oggi nel gruppo Misto, ma eletto Udc – condannato definitivamente, nel maggio del 2009, a 3 anni di reclusione per essersi appropriato, quando era presidente della Regione Siciliana, dei fondi riservati della Presidenza senza fare rendiconti. Il caso di Drago, peraltro, è paradossale: la sua condanna definitiva prevedeva anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Non potrebbe più ricoprire la carica di deputato, dunque. Peccato però chela giunta delle elezioni della Camera deve ancora esaminare il casoErgo: Drago può tranquillamente continuare a fare il parlamentare.

Pregiudicato è anche un altro personaggio di spicco del partito casiniano come il tesoriere Giuseppe Narocondannato in via definitiva a 6 mesi di reclusione per abuso d’ufficio. Ma il nome di Naro spicca anche in un filone dell’inchiesta Finmeccanica-Enav. Secondo quanto accertato dalla Procura di Roma e confermato dal super-testimoneTommaso Di Lernia, infatti, si parlerebbe di una tangente da 200 mila euroconsegnata direttamente a Naro e destinata a Pierferdinando Casini. “Pugliesi (ex amministratore delegato Enav, ndr) – ha detto lo stesso Di Lernia durante un interrogatorio – mi disse che erano destinati a CasiniVennero consegnati al tesoriere dell’Udc perché erano assenti sia Cesa che Casini, impegnati in un’operazione di voto, secondo quanto disse il tesoriere”.

Non dimentichiamo, poi, gli indagatiCalogero Mannino (anche lui nel gruppo Misto, ma eletto Udc) che, dopo tante vicende giudiziarie (che l’hanno visto anche indagato per concorso esterno in associazione mafiosa), è oggi imputato per minaccia a corpo dello Stato nell’inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia; l’ex ministro Saverio Romano, per anni indagato anche lui visti i suoi presunti rapporti con Cosa Nostra (oggi assolto per mancanza di prove); l’onorevole Francesco Bosi, imputato per abuso d’ufficio.

Insomma, di incandidabili il partito di Casini è pieno. Eppure, nonostante queste vicende poco encomiabili, in casa Udc si è sicuri: assicureremo il cambiamento. È però difficile credere loro anche se guardassimo alla gestione dei finanziamenti: come ricostruito daInfiltrato.it, infatti, gran parte dei soldi (privati) di cui il partito ha goduto per le regionali nel Lazio manca della rendicontazione necessaria, tanto che la Corte dei Conti ha trasmesso un’informativa a riguardo anche alla Procura della Repubblica di Roma.

Finita qui? Certo che no. A conti fatti il partito centrista montiano è anche quello che conta al suo interno i deputati che sono in Parlamento da più anni. Che cambiamento potrebbe assicurare un partito il cui maggior rappresentante, Pierferdinando Casini, siede a Montecitorio da ben 29 anni?

Se mettessimo insieme soltanto i cinque uddiccini più di lungo corso – oltre Casini, Mario Tassone, Teresio Delfino, Calogero Mannino e Rocco Buttiglione – arriveremmo a un totale di 129 anni. Cifre incredibili. Non c’è che dire: il cambiamento è assicurato.

http://www.infiltrato.it/inchieste/italia/monti-bis-il-cambiamento-con-pregiudicati-condannati-e-dinosauri-ecco-gli-impresentabili-del-prof

 

TERZA REPUBBLICA/ L’invisibile marciume del Pd. E scoppia l’ennesimo scandalo corruzione

Notizie – Italia

Scritto da Viviana Pizzi

Giovedì 03 Gennaio 2013 

Partito Democratico pulito? Una chimera, stando alle ultime notizie apparse in questi giorni sulla stampa locale e nazionale. Nonostante il segretario Pierluigi Bersani mostri disprezzo per i reati contro la pubblica amministrazione e candidi il magistrato Piero Grasso, i guai dei suoi iscritti non sono certo terminati con la vittoria alle parlamentarie di quasi tutti i candidati indagati. Ecco infatti scoppiare l’ennesimo scandalo corruzione, quello del consigliere arrestato a Pomezia.

 di Viviana Pizzi

L’ARRESTO AL COMUNE DI POMEZIA

L’ultimo scandalo riguarda il Comune di Pomezia dove il capogruppo del Pd, Fabio Mirimich è finito nell’ultimo mese del 2012 agli arresti domiciliari per corruzione. Con lui anche un dipendente del settore urbanistica e il geometra comunale insieme a un imprenditore romano.

Si tratta di una vicenda che ruota intorno a un terreno comunale di proprietà di un imprenditore romano destinata dal Comune ad area di verde pubblico. Il titolare del terreno, Francesco Iovine, aveva presentato invece un progetto per costruire una palazzina residenziale.

Che legami ha con la vicenda il consigliere piddino finito in manette? Semplici. Avrebbe favorito l’approvazione del progetto in cambio di un lavoro da svolgere in qualità di architetto e incassare per la sua opera una cifra da 30 mila euro.

A supporto dell’inchiesta della Guardia di Finanza due lettere nelle quali l’imprenditore attribuiva al consigliere architetto l’incarico di consulente fissando per questo il compenso.

 

I PRECEDENTI DEI PIDDINI NEL COMUNE LAZIALE

Bersanio-zombieIl fatto non è arrivato agli onori della cronaca nazionale perché forse giudicato troppo localistico al pari dell’inserimento di due condannati nella commissione dei garanti del Pd alle elezioni parlamentarie del Piemonte.

Questo arresto però non è altro che l’ennesima grana giudiziaria per l’amministrazione della giunta piddina del sindaco De Fusco. A febbraio del 2012 infatti con l’accusa di concussione finì in manette anche il consigliere Pd Renzo Antonini. A maggio ci fu un’indagine per lottizzazione abusiva che vide coinvolti anche due ex consiglieri e due funzionari.

A nessuno di questi però è stato chiesto di fare un passo indietro e presentare le dimissioni dalpartito democratico. Dove ormai si pensa con la stessa testa degli altri partiti politici tradizionali nonostante Pierluigi Bersani faccia di tutto per far apparire il suo partito come uno dei più puliti del panorama politico italiano.

 

IL MARCIO C’È MA È POCO VISIBILE

Le notizie che hanno riguardato il comune laziale sebbene non freschissime di 2013 non avevano sfondato il muro dei giornali locali al pari di quanto accade quando a finire in manette sono politici di altri partiti. Questo avviene soprattutto perché nella lottizzazione dell’informazione anche il Partito Democratico ha la sua bella fetta di controllo che parte dalla testata giornalistica del Tg3 per finire ai quotidiani di ispirazione piddina come ad esempio il gruppo De Benedetti e l’Unità.

Poco risalto è stato dato da queste testate anche alla rielezione tramite le parlamentarie del Pd di personaggi come il siciliano Francantonio Genovese che addirittura ha triplicato le preferenze rispetto al secondo eletto delle parlamentarie della provincia di Messina. Insieme a lui sono stati rieletti anche Antonio Papania a Trapani, Giovanni Lolli all’Aquila eAndrea Rigoni a Massa Carrara.

Il tutto è comunque passato sotto il silenzio della maggior parte dei quotidiani nazionali che hanno preferito mascherare questo lato del Partito Democratico nascondendolo sotto la vittoria della sportiva Josefa Idem a Ravenna e ancora di più dietro la candidatura del magistrato antimafia Piero Grasso. Volendo dare la dimostrazione di un partito pulito quando in realtà si nascondono dietro di esso scandali e arresti al pari di quanto avviene anche nei partiti più conosciuti per inchieste di questo genere (Pdl e Udc)

 

LA STRANA ALLEANZA SICILIANA

Non dobbiamo però dimenticare che il Pd siciliano a suo dire non ha commesso errori. Con la candidatura di Rosario Crocetta ha anche appoggiato però l’Udc di Totò Cuffaropermettendo con il proprio nome di candidare persone impresentabili all’assemblea regionale siciliana. Tutto questo prima della scelta come candidati alle parlamentarie di Papania e Genovese.

Infatti nella maggioranza di Crocetta c’è anche l’indagato in quota Udc Marco Forzese che deve rispondere di assunzioni facili al Comune di CataniaIl piddino Crocetta aveva detto sì anche alle candidature degli udiccini Pippo Nicotra, Gianni Pompeo, Nino Dino, Giacomo Scala, Elio Galvano e Salvatore Termine.

Purtroppo non è tutto: nel trapanese, stesso territorio dove verrà candidato Papania alle regionali siciliane era stato candidato anche l’ex sindaco di Alcamo Giacomo Scala indagato per abuso d’ufficio. In quel caso però gli elettori hanno dato torto al partito di Bersani non eleggendo questo indagato. In quota lista civica per “Crocetta presidente” anche Giovanni di Giacinto ex Grande Sud anch’esso bocciato dagli elettori.

Cosa è successo in Sicilia? Il partito democratico anche lì ha nascosto il marcio che ha appoggiato. E lo ha fatto proprio con l’elezione del presidente dell’Assemblea RegionaleCrocetta conosciuto anche come il sindaco antimafia di Gela. Che non sembra altro che la versione siciliana di quel Piero Grasso che ora verrà candidato alle elezioni politiche.

I siciliani però ci hanno visto lungo utilizzando la tattica del voto disgiunto. E hanno scelto Crocetta sì e gli indagati no. In Italia però col porcellum e con la legge elettorale esistente non si può fare e gli indagati, che tranne Giovanni Lolli sono tutti al primo posto rischiano di entrare di nuovo nel parlamento italiano senza colpo ferire. Nella totale indifferenza di Pier Luigi Bersani che non solo non li ha espulsi dal partito ma ne ha anche accettato la candidatura alle primarie del 29 e 30 dicembre.

 

IL PD E IL CASO PIEMONTE

Ad escludere i candidati indagati dovrebbero essere anche i garanti. Come è possibile che accada se anche loro hanno avuto problemi con la giustizia?

È il caso dei piemontesi Caterina Romeo e Giancarlo Quagliotti. Di cosa si sono macchiati lo ricordiamo in poche battute. La donna ha subito una condanna in primo grado, a un anno e quattro mesi di reclusione per violazione alla legge elettorale.

La sua condanna è stata emessa per aver convalidato una dozzina di firme false che erano state apposte in calce alla liste “Consumatori per Fassino” alle comunali 2011 di Torino.

L’uomo invece, da dirigente del Pci si fece coinvolgere nello scandalo tangenti sia nell’ondata del 1983 che in quelle del 1993, quando fu condannato per le tangenti che la Fiat aveva pagato al Pds.

Cosa ha fatto il Pd? Li ha regolarmente inseriti nella Commissione di Garanzia per il corretto svolgimento delle primarie giudicando queste condanne “irrilevanti” al fine della competizione che si apprestavano a controllare.

 IL PD E IL CASO LUSI

Il quadro che ne viene fuori è il seguente: un partito (il Pd) che si traveste da onesto ma in realtà ha gli stessi problemi della restante classe politica italiana. Bersani però, al contrario di altri leader politici che hanno avuto anche il coraggio di fare il loro mea culpa, continua a sostenere che le sue liste sono pulite cercando di coprire, attraverso la stampa amica, ciò che avviene su tutto il territorio nazionale.

Non bisogna infatti dimenticarsi della vicenda di Luigi Lusi, eletto in parlamento con ilpartito democratico dal 2008 al 2012 arrestato e fatto passare “innocentemente” dalla stampa come “Senatore della Margherita” dopo che il partito di Rutelli era stato ampiamente sciolto. Un modo come un altro per nascondere i propri sbagli. In Italia però c’è anche chi ha il coraggio di informarsi e vedere in realtà cosa si nasconde dietro la facciata. In quanti lo faranno lo sapremo il 25 febbraio alla fine dei risultati elettorali.

http://www.infiltrato.it/notizie/italia/terza-repubblica-l-invisibile-marciume-del-pd-e-scoppia-l-ennesimo-scandalo-corruzione

 

ELEZIONI 2013/ Bersani e le contraddizioni sul fiscal compact: “Macelleria sociale, ma non diciamolo”

Notizie – Italia

Scritto da Viviana Pizzi

Mercoledì 02 Gennaio 2013 

Mentre al “Financial Times” dichiara di aver sposato la linea Merkel (quella della macelleria sociale più sfrenata) in materia di pressione fiscale, agli elettori sardi – prima della vittoria delle primarie – dichiarava l’esatto contrario, promettendo di voler ridurre le tasse sui più poveri, incentivando lavoro e impresa e premendo invece sugli evasori fiscali. Quale la verità sulle sue politiche? Forse quella che si racconta all’estero, dove non bisogna preoccuparsi di perdere consensi in vista delle elezioni di febbraio.

 di Viviana Pizzi

Anno nuovo problemi vecchi per il leader della coalizione di centrosinistra Pier Luigi Bersani.

Riguardano ancora una volta la conciliabilità delle posizioni centriste (Udc e Agenda Monti) con quelle dell’area più a sinistra della sua coalizione (Vendola e Fassina). La dimostrazione sono ancora una volta le contraddizioni del leader del Pd in materia di politiche economiche.

Nonostante il leader del centrosinistra si definisca ormai elettoralmente alternativo a Monti sembra che non stia facendo nullaper dimostrare la sua voglia di rottura con le politiche che ha sostenuto e votato per tredici mesi alla Camera e al Senato. La dimostrazione è tutta in un’intervista al Financial Times, ancora una volta un giornale estero per evitare di perdere consensi nel territorio italiano e con i suoi elettori (il 30% secondo quanto emerge dai recenti sondaggi politici). Peccato che le sue dichiarazioni non coincidano in nessun modo con quanto dichiarò in Sardegna poco più di quaranta giorni prima.

 

BERSANI AL “FINANCIAL TIMES”: LAVORIAMO INSIEME ALLA GERMANIA

BERSANI-VENDOLA_scoppiatiAl maggior quotidiano economico britannico Bersani ha dichiarato “ di essere pronto a lavorare con la Germania per creare un nuovo organismo con poteri d’intervento nel caso in cui un paese non rispetti le regole di bilancio”.

Il leader del Pd si dice pronto a ragionare in termini di collaborazione con Angela Merkelper creare in questo modo politiche europee più mirate.

Comunque va oltre quello che il popolo di sinistra avrebbe mai potuto immaginare sostenendo anche di “non voler rinegoziare in nessun modo il fiscal compact né nessuno degli accordi raggiunti nell’ultimo anno” . La sua intenzione è invece quella di andare avanti “in un rapporto franco e amichevole con la Germania sulla base di argomentazioni razionali e realistici”.

Cosa significa non toccare il fiscal compact? In pratica vuol dire che bisogna sostenere 50 miliardi di euro all’anno di tasse per i prossimi venti anni. Bisogna rispettare parametri sempre più rigidi e stringenti rinunciando a ogni spazio di manovra nazionale.

Chi verrà colpito? Ancora una volta salari, stipendi e prestazioni del Welfare. Le condizioni di vita diventeranno sempre più difficili, soprattutto per le classi sociali più deboli. Un piano che è stato definito una macelleria sociale che tocca la sanità, la scuola, l’università e i trasporti. Niente di tutto questo è stato voluto dal popolo, ma unicamentedalla Germania, da Monti e dallo stesso Bersani che ora si affretta a sostenere che nulla sarà cambiato.

Le sue dichiarazioni non lascerebbero infatti spazi a dubbi: Bersani sembrerebbe che vuole portare avanti in toto le politiche del governo Monti, che contribuiscono alla diminuzione del prodotto interno lordo e all’aumento della disoccupazione(alla fine di ottobre all’11,1% soltanto di sei decimali inferiore alla media europea che prende in considerazione anche le medie altissime di Grecia e Spagna dove un cittadino su quattro è senza lavoro). Sarà vero? Stando a quanto ha dichiarato in Italia e in particolar modo in Sardegna, prima della sua vittoria alle primarie, non sembrerebbe proprio.

 

BERSANI IN SARDEGNA: TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO

Bersani infatti ci tiene a salvare le apparenze. Di un partito di centrosinistra che stringe accordi con Nichi Vendola, che a gennaio si presenterà insieme alle forze politiche di Idv,Rifondazione ComunistaFiom e il resto della sinistra estrema per firmare i referendum contro la Riforma Fornero in particolare contro l’applicazione dell’articolo 8 e dell’articolo 18.

Ai tabloid britannici dice di non dover far nulla per modificare la macelleria sociale del fiscal compact. Ai sardi dichiarò invece l’esatto opposto, probabilmente per consolidare la sua forza politica all’interno della coalizione di maggioranza.

Ridisegneremo profondamente il sistema fiscale – sostenne Bersani – alleggeriremo il prelievo sul lavoro e sull’impresa, lottando contro l’evasione e spostando il peso del fisco sulla rendita e sui grandi patrimoni finanziari e immobiliariContrasteremo la precarietà, cambiando le norme e rovesciando le politiche messe in atto dalla destra nell’ultimo decennio. Combatteremo l’idea di una competitività giocata solo sull’abbassamento delle condizioni e dei diritti dei lavoratori“.

Parole che oggi suonerebbero come una vera e propria beffa, soprattutto perché non toccare nulla del fiscal compact e “non voler litigare con la Germania” sembrerebbe essere proprio l’esatto contrario di quanto aveva detto ai suoi elettori isolani.

Dobbiamo uscire da queste primarie – continuò Bersani –  con il taglio che daremo poi alla campagna elettorale per le elezioni politiche e amministrative. Dobbiamo portarci avanti e metterci a lavorare sin dal giorno dopo le primarie, perché il problema vero dell’Italia è che la ruota non gira, ma questo non è un problema tra giovani e vecchi, non vuol dire certo mandare a casa chi ha l’esperienza, semmai lavorare insieme per far risollevare l’Italia e recuperare un minimo di credibilità“.

Certo Bersani non escluse a priori la possibilità di lavorare insieme a Mario Monti, forse era cosciente ieri come lo è anche oggi, che da solo potrebbe non raggiungere i numeri per farlo. Le parole che disse a Cagliari però, all’inizio del 2013,  sembrano ormai uno sbiadito ricordo elettorale. Peccato però che aver vinto le primarie non significa poter governare il Paese. E Bersani se da un lato con le dichiarazioni di amicizia con la Germania potrebbe guadagnarsi il rispetto di Monti e dei centristi, dall’altro rischia di scollare la sua alleanza con Sel.

L’ultima parola spetta agli elettori ma Bersani farebbe bene a superare le sue contraddizioni prima di presentarsi davanti ai cittadini.

http://www.infiltrato.it/notizie/italia/elezioni-2013-bersani-e-le-contraddizioni-sul-fiscal-compact-macelleria-sociale-ma-non-diciamolo

 

ESCLUSIVA/ Ecco i marchi della lista Monti, registrati lo stesso giorno della “salita”. Da Ligresti.

Inchieste – Italia

Scritto da Carmine Gazzanni

Giovedì 03 Gennaio 2013 

Popolari Italiani per Monti o Popolari per l’Europa. Questi, tranne sorprese, dovrebbero essere i nomi possibili della lista montiana i cui candidati saranno scelti direttamente dalProfessore. I due marchi sono stati ufficialmente presentati da tale Alessandra Trigiani, commercialista milanese molto vicina a Salvatore Ligresti. Anche la data di registrazione non è affatto casuale: 21 dicembre, il giorno della salita al Colle per le dimissioni. Ergo: altro che indecisione, Monti aveva le idee chiare sulla sua “salita” già da tempo.

 

di Carmine Gazzanni

Basta andare sul sito dell’UAMI, l’Ufficio europeo per l’Armonizzazione del Mercato Interno, per rendersene conto. È in pratica l’ufficio in cui vengono presentati e registrati tutti i marchi comunitari. Da un po’ di tempo a questa parte, infatti, anche i politici hanno cominciato a registrare i nomi dei loro partiti e dei loro movimenti. Una garanzia in più per contro chi vorrebbe chiamare nello stesso modo il proprio gruppo o la propria lista. Ebbene, se si effettua una ricerca inserendo nel lemma nome del marchio la parola Monti, si scopre che è stato presentato un marchio dal nome Popolari Italiani per Monti. Che sia questo il nuovo movimento messo in piedi direttamente dal Professore a cui lo stesso premier sta lavorando con l’ausilio di Enrico Bondi? Vista l’ufficializzazione della sua salita in campo, tutto farebbe pensare di sì.

nomi_lista_montiMa le curiosità non finiscono qui. Titolare del marchio, infatti, è tale Alessandra Trigiani. Secondo quanto risulta aInfiltrato.it, la Trigiani è unacommercialista pugliese da anni impiantata a Milano che ritroviamo anche nel collegio sindacale della Premafin spa, ex holding di Salvatore Ligresti (uno di quelli che, nell’ultimo anno, ha ricevuto importanti benefici da banche come Unicredit – di cui peraltro è uno degli azionisti – nonostante le sue società fossero pesantemente in rosso): l’imprenditore, insieme ai suoi tre figli, possedeva il 51% della Premafin che altro non era che una scatola vuota: non produceva nulla, non aveva un’attività, ma tramite questa era il principale azionista della Fondiaria-Sai con il 35,8% del capitale (fino alla cessione a Unipolsul cui passaggio, peraltro, sono in piedi delle indagini per le quali lo stesso Ligresti è indagato per aggiotaggio).

POP_ITA_PER_MONTILa domanda nasce a questo punto spontanea: perché a registrare il marchio è proprio Alessandra Trigiani, donna che, perlomeno ad oggi, è totalmente estranea ai giochi politici?

Le curiosità, però, non finiscono qui. Andando avanti con la ricerca, infatti, ci accorgiamo che i nomi in ballo sono ben due.

La Trigiani, infatti, non presenta soltanto il marchio Popolari Italiani per Monti, ma anche un altro, molto simile: Popolari per l’Europa. Sebbene questo secondo marchio non contenga il nome del premier tutto farebbe pensare che il fine sia sempre lo stesso: lista per appoggiare la corsa politica del Professore.

POP_EURO_MONTIAd avvalorare questa tesi un altro piccolo dettaglio assolutamente non secondario: i due marchi sono stati presentati lo stesso giorno dalla Trigiani. Domanda: quando? Venerdì 21 dicembre. Particolare non da poco dato che il 21 dicembre è stato proprio il giorno della salita di Monti al Colle per le sue dimissioni.

A questo punto il quadro che sembrerebbe profilarsi è abbastanza chiaro: il premier bocconiano, al contrario di quanto abbia voluto far credere, non aveva affatto le idee confuse. Tutt’altro. Aveva già preso la decisione di salire in politica ben prima del suo annuncio ufficiale, ben prima della conclusione del suo governo tecnico.

Rimane ora l’ombra sul ruolo della Trigiani, a metà tra Monti e Ligresti. A questo punto non rimane altro che aspettare la presentazione dei popolari montiani.

http://www.infiltrato.it/inchieste/italia/esclusiva-ecco-i-marchi-della-lista-monti-registrati-lo-stesso-giorno-della-salita–da-ligresti

 

Grandi banche indagate per frode

Scritto da Mario Lettieri e Paolo Raimondi      

giovedì 03 gennaio 2013

 In questi giorni di fine 2012 le grandi banche internazionali, soprattutto quelle europee, sembrano infastidite. Si lamentano dei controlli più attenti, ma da loro ritenuti troppo invadenti, da parte degli organi di vigilanza.

L’ultimo caso riguarda l’UBS, la più grande banca svizzera, che ha accettato di patteggiare e di pagare oltre un miliardo e mezzo di dollari di multa per chiudere il caso dello scandalo-truffa del Libor! In merito si ricordi che alcuni mesi fa, la SEC, la lenta e burocratica agenzia di controllo americana, e l’inglese British Financial Service Authority denunciarono una ventina di banche internazionali per aver manipolato il famoso London Interbank Offered Rate (Libor), cioè il tasso che stabilisce la base per definire tutti gli altri tassi di interesse applicati sui mercati finanziari. Erano quelle del cosiddetto cartello delle “too big to fail”: le inglesi Barclays, HSBC, Royal Bank of Scotland, la Deutsche Bank tedesca e le americane, JP Morgan, Citigroup e Bank of America.

Dal 2005 al 2007 le banche in questione avevano gonfiato i loro dati per far salire il Libor e incassare sui tassi alti. Dopo lo scoppio della crisi hanno invece giocato i loro dati al ribasso per mascherare le proprie difficoltà e abbassare il costo dei prestiti di cui avevano bisogno per sopravvivere. Hanno quindi semplicemente fornito informazioni fasulle a proprio profitto.

Sei mesi fa, la Barclays, ritenuta una delle capofila di tale “frode organizzata”, ha pagato 450 milioni di dollari di multa per chiudere la faccenda. Adesso è toccato all’UBS.

Di primo acchito le multe sembrano molto salate. In realtà, per tali banche sono solo dei fastidiosi esborsi, a fronte degli enormi profitti incassati negli anni della “grande truffa”.

Si stima infatti che circa 800 trilioni di dollari di prodotti finanziari, a cominciare dai derivati Otc, siano legati all’andamento del Libor. Perciò la sola manipolazione di uno 0,01% equivale mediamente a 80 miliardi di dollari all’anno di profitti da spartire tra i grandi operatori finanziari.

Inoltre, come sappiamo dai dati della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea e dell’Office of the Comptroller of the Currency (Occ) americano, sono state, e lo sono tuttora, sempre le stesse banche indagate per la truffa del Libor a controllare la quasi totalità delle operazioni finanziarie globali.

Vi sono poi le indagini nei confronti della Deutsche Bank, i cui uffici sono stati “visitati” per ben due volte in pochi giorni dagli investigatori delle polizia tedesca che ha sequestrato montagne di documenti.

Uno degli scandali-truffa riguarda una evasione fiscale per circa 300 milioni di euro frutto del commercio dei certificati CO2 nei mesi a cavallo del 2009-10. Uno schema tristemente noto anche in Italia, su cui sarebbe doveroso indagare.

Per l’intera Europa l’Europol stima una truffa ed una evasione fiscale legata ai certificati CO2 per oltre 5 miliardi di euro! Oramai si specula e si truffa anche sull’aria che respiriamo!

A seguito di accordi internazionali e dei tanti movimenti e dibattiti sulle questioni ambientali e climatiche, l’UE ha stabilito un “Emissions Trading System” che assegna un tetto di emissione di anidride carbonica ad ogni impresa e ad ogni impianto di produzione di energia. In pratica si è creato un mercato per acquistare certificati-permessi per maggiori emissioni e per vendere eventuali surplus. Su ciò si è innestato anche un mercato di derivati.

I casi della Barclays, dell’UBS, della Deutsche Bank, così come quello precedente dell’inglese HSBC coinvolta anche nel riciclaggio dei soldi della droga tra Messico e Stati Uniti, sembrano assegnare un ruolo centrale nel malaffare alle banche europee. Ma in realtà sappiamo quanto pesantemente siano state coinvolte le maggiori banche americane nelle truffe dei mutui sub prime e dei prodotti finanziari strutturati.

Tutte queste banche continuano a giocare sul ricatto di essere “too big to fail” per sottrarsi alle indagini ed a ogni forma di regolamentazione. Le frodi venute alla luce provano che il loro comportamento, già responsabile della crisi finanziaria ed economica globale, non è minimamente cambiato.

In relazione a ciò ed al progressivo peggioramento della situazione economica e finanziaria delle economie degli Usa e dell’Europa saranno determinanti le decisioni che il rieletto presidente Obama prenderà entro i prossimi mesi.

Se, con l’indispensabile collaborazione dell’UE, saprà operare con la stessa determinazione di Franklin Delano Roosevelt del 1933 nel mezzo della Grande Depressione allora potremo costruire la necessaria riforma della finanza e dell’economia e rimettere in moto la ripresa del sistema produttivo.

Se invece il presidente americano sarà tenuto sotto scacco dalle lobby di Wall Street e dei vari “gattopardi”, come è avvenuto nel suo primo mandato, allora dovremo essere consapevoli che una seconda e più violenta crisi sistemica potrà verificarsi.

Di questo ovviamente dovranno preoccuparsi anche il prossimo governo e le autorità europee.

Tennessee: ancora uccelli che cadono dal cielo!

1 gennaio 2013 – Una scena raccapricciante si e’ presentata davanti agli occhi dei residenti di una cittadina del Tennessee nell’ultimo giorno del 2012,dove decine di uccelli giacevano senza vita lungo una delle corsie della  Boyd Creek Highway.I poveri animali erano anche disseminati su un campo ai lati della strada e molti di loro si muovevano ancora quando sono state scattate queste fotografie.


Secondo un testimone e’ stata una scena terribile vedere tutti quei piccoli uccelli morenti,e’ stato come se improvvisamente colpiti da una misteriosa forza che li ha fatti precipitare al suolo esamini.
Esperti hanno prelevato alcuni esemplari per effettuare test di laboratorio.Non e’ certamente la prima volta che ci occupiamo di questo fenomeno che continua ad imperversare a diverse latitudini del pianeta e che nella maggior parte dei casi non trova una spiegazione scientifica.
http://www.themountainpress.com/news/x1791818529/Birds-fall-from-sky-in-Seymour

 

In Italia la democrazia è morta

La Storia ricorderà il primo anno del governo Monti per aver perpetrato tre crimini ai danni della democrazia, dello Stato e degli italiani. La denuncia di Berlusconi, fatta tardivamente, di essere stato vittima di una congiura che lo costrinse a rassegnare le dimissioni, è un dato di fatto oggettivo e documentabile. 

 In Italia la democrazia sostanziale è morta. La Costituzione che recita che siamo una Repubblica parlamentare è stata stravolta da un capo dello Stato che si comporta come se fossimo una Repubblica presidenziale auto-attribuendosi il potere esecutivo, commissariando il Parlamento e riducendo il governo a esecutore di direttive presidenziali arbitrarie. Così come Berlusconi si dimise senza un voto di sfiducia del Parlamento, ugualmente Monti si è dimesso senza un voto di sfiducia del Parlamento. Napolitano ha annunciato la data delle elezioni anticipate quando il Parlamento non era ancora dissolto e il governo era ancora in carica. Il fatto che le scelte politiche cruciali avvengano senza tener conto del Parlamento che dovrebbe esprimere la sovranità popolare, conferma che siamo già in un contesto estraneo alla democrazia sostanziale. L’insieme delle istituzioni non sono più rappresentative della volontà popolare. Il Parlamento è formato da deputati e senatori designati, non essendoci più il voto di preferenza, ciò che fa venir meno il fulcro della democrazia sostanziale, ovvero il rapporto fiduciario tra l’elettore e l’eletto. Il capo dello Stato è designato da un Parlamento di designati. E il capo del governo è stato calato dall’alto dai poteri finanziari globalizzati.

 

Quando il 16 novembre 2011 Monti giurò sulla Costituzione di “esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”, giurò il falso. Quel giorno Monti era ancora consulente internazionale della Goldman Sachs, la più grande e potente banca d’affari al mondo; membro del Consiglio Direttivo del “Club Bilderberg”, il salotto più esclusivo dei potenti della finanza e dell’economia nel mondo; Presidente del Gruppo Europeo della “Commissione Trilaterale”; membro del “Comitato consultivo di alto livello per l’Europa” di Moody’s, una delle tre maggiori agenzie di rating al mondo. Soltanto 9 giorni dopo, il 24 novembre, con un dispaccio dell’Ansa delle 11,36 dal titolo “Monti lascia la Bocconi e altri incarichi”, abbiamo appreso che “Monti ha lasciato poi tutti gli incarichi che ha come consulente Goldman Sachs, presidente europeo della Trilaterale e nel comitato direttivo Bildelberg”.

Ebbene è del tutto evidente che l’interesse nazionale dell’Italia non coincide, all’opposto confligge, con quello delle istituzioni finanziarie globalizzate che hanno creato il cancro dei titoli derivati tossici, che ammontano a 787 mila miliardi di dollari pari a 12 volte il Pil mondiale, il cui interesse è di riciclare questo denaro virtuale mettendo le mani sull’economia reale e sulle imprese che producono beni e servizi. E se la Mafia, per riciclare il denaro sporco frutto di attività illecite, le basta avere a disposizione singoli politici, dirigenti pubblici e imprenditori, la speculazione finanziaria globalizzata per riciclare un ammontare stratosferico di titoli spazzatura deve controllare direttamente i governi degli Stati. 

Il fatto che Monti sia espressione di queste istituzioni finanziarie è stato da lui stesso ammesso. Il fatto che queste istituzioni siano responsabili della speculazione finanziaria è assodato. E’ un dato di fatto che il primo anno del governo Monti corrisponde alla perpetrazione del crimine dell’uccisione della democrazia sostanziale. Così come stiamo assistendo alla perpetrazione del crimine della spogliazione totale della sovranità dell’Italia vincolando qualsiasi governo a sottomettersi alle imposizioni del Trattato europeo di stabilità finanziaria. La conseguenza è che si sta perpetrando il terzo crimine della trasformazione di uno Stato ricco in una popolazione povera e di imprese creditrici in imprenditori falliti. Sono questi gli ingredienti manifesti e indubbi della congiura ai danni non solo di Berlusconi ma dell’Italia e degli italiani.

CELENTE: NEL 2013 FINIREMO IN UN COLLASSO FINANZIARIO

Di Eric King

KingWorldNews.com

 Il più attendibile analista sulle tendenze del mercato, Gerald Celente, ha parlato con King World News su quello che, lui crede, ci porterà ad un collasso finanziario nel 2013. Celente ha anche parlato del boom dell’oro e dell’argento, e ha detto che lui stesso, in questo momento, sta investendo in oro e argento. Celente è il fondatore di Research Trends, ed è l’uomo che molti considerano il maggior analista finanziario sulle tendenze del mondo.

 Eric King: “Gerald, ho voluto dare un’occhiata alla tua ultima pubblicazione e leggo:  ‘ E’ ora di smetterla con le obbligazioni! La bomba delle obbligazioni è pronta ad esplodere con un fragore che minaccia di far sembrare, non solo le bolle immobiliari o le dot-com, ma persino la Grande Depressione, molto simili a semplici scossoni di mercato. Ce ne puoi parlare ? “

Celente: “Sì.. Questo pezzo l’ha scritto il Dr. Paul Craig Roberts, ex Assistente Segretario del Tesoro, sotto Ronald Reagan. E lui è convinto che la bolla delle Obbligazioni stia per scoppiare. Infatti questa situazione non può continuare ad andare favanti così com’è da tanto tempo. Tutti sanno che il gioco è truccato, e quindi ….

 “L’intero gioco è truccato. E’ pronto per crollare, e il dr. Paul Craig Roberts crede che il 2013 sarà il momento in cui si dirà “basta alle obbligazioni”  ed esploderà una bolla obbligazionaria che provocherà un disastro finanziario ancora peggiore della Grande Depressione.”

 Eric King: “Sta dicendo che siamo sulla strada per un collasso finanziario e che, appena scoppia, tutto andrà a gambe all’aria? “.

 Celente: “Certo.  Perché il mondo intero si è poggiato su queste obbligazioni fittizie che ormai stanno portando al collasso. Prima o poi deve accadere. I tassi di interesse stanno per ricominciare a salire, e quando lo fanno esplode la bolla delle obbligazioni. Non si possono tenere i tassi di interesse a zero per tanto tempo senza aspettarsi che di arrivare a qualcosa di diverso da un disastro”.

 Eric King: “Gerald, ci sono un paio di altre cose di cui voglio parlarti su quello che scrivi sul prossimo numero del Trends Journal, sull’andamento dell’oro e dell’argento, sulla evidente manipolazione e sulle misure da adottare. Ci puoi parlare del boom delle vendite di oro e argento che abbiamo visto di recente? “

 Celente: “Ma come potrebbero scendere i prezzi di oro e argento? Abbiamo appena sentito il presidente della Federal Reserve che ha ripresentato un altro QE, e lo ha chiamato QE4. Abbiamo ascoltato il capo della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che ha annunciato che si procederà aun “numero illimitato di operazioni finanziarie”. Possiamo avere tutto il denaro che si può desiderare.

Draghi ha promesso di fare tutto il possibile per sostenere il mercato e abbiamo appena visto insediarsi un nuovo primo ministro del Giappone (Shinzo Abe). Che cosa ha detto per prima cosa?  Ha detto che vorrebbe che anche la Banca del Giappone facesse una politica di Quantitative Easing, e che stampasse più soldi in modo da svalutare la loro moneta.

Se si guarda all’enorme quantità di oro e d’argento scambiata in borsa, si capisce quanto sia facile manipolare questi dati. E li stanno manipolando per lo più nei mercati asiatici, di notte (quando le borse occidentali sono chiuse).

Con l’oro sono nate le civiltà. L’oro non va da nessuna parte come l’argento. Non voglio dare nessun consiglio finanziario, ma io ho un conto per la mia pensione. Ora è la fine dell’anno e ho dovuto metterci dei soldi. Indovina che cosa ho comprato? Oro e argento”.

 Si tratta di un colloquio molto importante con Celente perché dà modo a chi segue KWN di conoscere in anteprima molte delle parti chiave del suo prossimo Trends Journale parla del recente boom dell’oro e dell’argento. L’intervista audio di KWN con Gerald Celente è già disponibile e si può ascoltare CLICCA QUI.

 KWN ha pubblicato anche la prima parte dell’atteso colloquio con il famoso analista Andrew Maguire, dove si racconta quello che succede dietro le quinte della guerra dell’oro e dell’argento e la si può ascoltare CLICCA QUI.

 Per altre interviste di KWN CLICCA QUI.

 Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

LO SPREAD IN CAMPAGNA ELETTORALE

 

DI EUGENIO ORSO
Pauper class II

Forse c’è qualcuno che trova alquanto strana la discesa dello spread del btp con il bund, fino a 284 punti, centrando l’obiettivo dichiarato da Monti, proprio nel momento in cui Mario Monti scende nell’arena elettorale, “salendo” in politica per lordarsi le mani. Gli onnipossenti mercati finanziari hanno cessato il fuoco contro l’Italia? I fantomatici investitori (ma non troppo fantomatici …) che hanno imposto tredici mesi di direttorio Monti-Napolitano – il primo dimesso e il secondo in scadenza – hanno deciso improvvisamente di lasciar in pace questo disgraziato paese? Possiamo dubitarne, perché i globalisti non mollano facilmente la presa. Anzi, avvicinandosi le elezioni politiche anticipate, la loro presa dovrà essere ancor più stretta, per pilotarle a dovere nel senso voluto. E il senso voluto è nient’altro che la continuazione della famigerata e socialmente sanguinosa “agenda Monti”, aggregatore di cartelli elettorali centristi, sedicenti moderati, e perciò al servizio del peggior neoliberismo economico. 

Mentre migliora lo spread, che fino a qualche tempo fa sembrava una malattia incurabile che avrebbe ucciso il paese, crollano le vendite di automobili, in Italia e in Europa, riportando la situazione italiana, se è vero ciò che si dice, al lontano 1979. Particolarmente in ambasce la fiat marchionnista e montiana del dopo-Melfi, che sconta un calo delle immatricolazioni in Italia, nel 2012, di quasi il 20%, con una punta negativa del 20,2% nel solo mese di dicembre. Questi sono i concreti, tangibili effetti del marchionnismo e del montismo, che nel settore auto nostrano agiscono congiuntamente. 

La demotorizzazione del paese è dunque un obiettivo (prudentemente non dichiarato) sia della fiat “americana” di Marchionne, che concentra i suoi principali interessi oltreoceano, sia dell’austero Quisling in loden con la voce monocorde, riunitisi a Melfi in pieno sboom come Totò e Peppino, prima divisi e poi uniti a Berlino, negli anni remoti del boom economico? 

Ragionando un po’ sulla situazione, e sulla palese contraddizione del calo dello spread fino e oltre l’obiettivo indicato da Monti che si accompagna al crollo delle immatricolazioni delle auto nuove, è fin troppo facile concludere che lo spread è manovrato dai “soliti ignoti” in posizione dominante sui mercati, i quali lo stanno usando per supportare il centro filomontiano – e le linee programmatiche dell’”agenda Monti” – in piena campagna elettorale. Come dire: “Avete visto? Le politiche governative montiane, applicate per tredici, lunghi mesi di crisi, a suon di sacrifici e voti di fiducia in parlamento, stanno producendo finalmente effetti positivi. E allora è necessario che vi sia continuità programmatica, nei prossimi esecutivi, altrimenti il temutissimo spread riprende a salire. E chi, meglio di Monti che ha salvato l’Italia dallo spread, centrando l’obiettivo dichiarato sotto i 300 punti di differenziale, può garantire questa continuità e continuare con le riforme, sempre più strutturali e liberalizzanti?” Del resto è la stessa cosa che Napolitano va dicendo da qualche tempo, in odor di elezioni, come “consiglio paterno” e come monito concreto.

Il gioco è chiaro. I Mercati & Investitori, cioè le Aristocrazie finanziarie neocapitalistiche che ci controllano dall’alto, irrompono a modo loro nella campagna elettorale italiana, subito dopo l’”endorsement” a favore di Monti delle alte gerarchie vaticane. Questo appoggio, misurato dalla discesa dello spread, è più importante di quello della chiesa, degli alti prelati e del santo padre, per come si configura e funziona il neocapitalismo. Così, lo spread entra in campagna elettorale, questa volta non tanto quale strumento di ricatto, e di minaccia, ma per indurre quei poveri imbecilli di elettori a votare più convinti e numerosi – oltre il misero 12% attribuito dai sondaggisti – per le liste dell’”agenda Monti”. Si potrebbe ironizzare sulla situazione (per quanto ci sia ben poco da ridere) dicendo che lo spread in salita corrisponde a un bombardamento in piena regola, come quello areo della nato il Libia, e quindi rappresenta il bastone, mentre lo spread in discesa di questi giorni corrisponde alla lusinga, e quindi rappresenta la carota. Una carota, in funzione elettorale, agitata dalle Aristocrazie finanziarie per indurre a votare numerosi il centro filomontiano, i suoi partitelli, le sue liste, listine e listoni. Siate pur certi di una cosa: se la lusinga dello spread in discesa non funzionerà, e Monti con tanto di agenda sarà messo da parte, lo spread ricomincerà a salire, toccando nuovi record negativi, e il bombardamento speculativo riprenderà più furioso e distruttivo che prima.

Lo spread in discesa che irrompe in piena campagna elettorale non è una buona cosa, tutt’altro, ma ci dimostra che il differenziale del btp decennale con il bund tedesco è un gigantesco imbroglio, un’arma di pressione e di ricatto, o una lusinga per orientare il consenso, a seconda delle circostanze. Per una volta ha avuto ragione il tanto vituperato Berlusconi, di ritorno dal limbo, quando ha denunciato pubblicamente l’imbroglio dello spread e ha consigliato di lasciarlo perdere. 

Così è, se vi pare, e anche se non vi pare.

Eugenio Orso
Fonte: http://blog.libero.it/Pauperclassnew Link: http://blog.libero.it/Pauperclassnew/11823453.html
3.01.2013 

 

Monti, i conti e la finanza sovrana di Eugenio Orso

Il candidato che non c’è – ma c’è, eccome – è il simbolo di quelle forze, politiche e sociali, che sguazzano senza ritegno nello stagno europide del neoliberismo e dell’asservimento del paese ai “poteri forti” esterni. Mario Monti è la metafora incarnata del dominio assoluto del grande capitale finanziario che ha imposto la sua investitura e fortemente voluto l’occupazione “incruenta” di questo paese. L’ora delle decisioni irrevocabili è suonata lo scorso anno e il congedo di Berlusconi con il suo esecutivo da operetta, avvenuto alla chetichella in seguito a pressioni esterne formidabili, ha aiutato molto l’ascesa di Monti e il dilagare del cosiddetto montismo. Non importa se oggi, nei soliti sondaggi d’opinione, il gradimento di Monti è in caduta come quello del suo governo e dei suoi ministri. Il montismo ha messo radici nel paese in un solo anno, non soltanto fra i notabili, ma pure fra il popolino disinformato, ha beneficiato di un’abbondante pubblicità, di tutto il possibile ossequio mediatico-accademico, e ha compattato le forze collaborazioniste dell’occupatore più entusiastiche, in vista delle prossime elezioni, tanto da essere percepito come irreversibile, o addirittura fondante per una terza repubblica.

Qual è la ricetta che il montismo continua ossessivamente a proporre? Tentiamo di rispondere alla domanda con estrema semplicità e in quattro parole. Conti pubblici “sotto controllo”, con un rigorismo stroncante per la spesa dello stato, e l’imposizione del fiscal compact recepito in costituzione, da un lato, sovranità assoluta delle Aristocrazie finanziarie globali, attraverso le sedicenti istituzioni europee, dall’altro lato, sono i due ingredienti fondamentali dell’”agenda Monti”, sintetizzabile all’estremo come rigorismo contabile da qui all’eternità e sovranità assoluta della grande finanza privata. Il programma politico lo dettano le Aristocrazie dominanti, attraverso gli organi della mondializzazione neoliberista, internazionali ed europidi, mentre la sua attuazione è delegata, nel vecchio quadro istituzionale liberaldemocratico svuotato di qualsivoglia autonomia, a governi fantoccio di natura elettiva, come sarà il prossimo, o non elettiva e pseudotecnocratica, com’è stato l’esecutivo Monti. Data la situazione italiana, qualcuno potrebbe pensare a una democrazia “intermittente”, caratterizzata da governi non eletti in periodi emergenziali e da governi eletti dal popolo, una volta superata la “fase acuta” dell’emergenza. Pensare così è fuorviante, non soltanto per il motivo che il popolo elegge i suoi rappresentanti – nell’Italia del “Porcellum” di Calderoli decisi dai partiti – e non direttamente l’esecutivo, ma soprattutto perché l’emergenza è provocata ad arte, con impennate di spread, moniti e consigli FMI, lettere-programma BCE, e anche i governi successivi, di natura elettiva, saranno condizionati nel programma e perciò tributari del Capitale Finanziario Derivato. L’introduzione recente nella costituzione del micidiale fiscal compact europoide, o più volgarmente del pareggio di bilancio, avvenuta riscrivendo l’articolo 81  in riferimento al bilancio dello stato (Parte II, Titolo I, Sezione II), rafforza questo legame di dipendenza e lo perpetua. Il rigore automatico costituzionalmente sancito significherà riportare nell’arco di un ventennio il debito al 60% del PIL, con grave nocumento per la produzione e l’occupazione nazionali. I conti pubblici, i tassi d’interesse sul debito, la necessità di “razionalizzare” la spesa sociale, sono altrettanti cavalli di troia per giustificare l’applicazione del programma politico-strategico – per noi, la famigerata “agenda Monti” – voluto e imposto dalle Aristocrazie finanziarie dominanti. Stando così le cose, si comprende che lo stesso esecutivo tecno-politico montiano, in tredici mesi di attività, ha comunque goduto di un’autonomia molto limitata, a fronte di un programma non frutto della sua volizione, ma già scritto nelle sue linee essenziali e strategiche. Così sarà anche per il prossimo governo, non importa se a guida Bersani, con probabile coinvolgimento del professore, o nuovamente a guida Monti. La politica scende e la grande finanza sale, agli albori dell’era neocapitalistica, ed è perciò soltanto una battuta, cinica e fredda, quella di Monti che twitterando afferma, direttamente o indirettamente attraverso qualche segretario, “Saliamo in politica!”. Il concreto impegno politico di Mario Monti, che si sporca le mani “salendo”, è garanzia per le élite che la situazione in questo paese sarà sotto controllo anche dopo le prossime elezioni. La continuità sarà assicurata dai molti collaborazionisti presenti in parlamento (la maggioranza dei deputati e dei senatori) e saranno praticamente impossibili deviazioni dalla “retta via” nuovo-capitalistica (leggi ortodossia neoliberista). Il paese è ormai piegato, occupato, ridotto all’impotenza, stritolato nel meccanismo europide e con poche speranze di riscatto.  Che dire? Acta est fabula, plaudite! Non c’è più altro da aggiungere.

http://pauperclass.myblog.it/archive/2012/12/27/monti-i-conti-e-la-finanza-sovrana-di-eugenio-orso.html