Salvatore Borsellino deve continuare a smentire la sua candidatura in Rivoluzione Civica

·                                 Continuano a circolare, sul web e sulla stampa false notizie riguardanti una mia presunta candidatura nella lista “Rivoluzione Civica”. 
Ci tengo a precisare che tale notizia, non so se diffusa ad arte o non sufficientemente smentita da chi avrebbe dovuto farlo, è assolutamente priva di fondamento e ci tengo in maniera particolare perché l’offerta , che pure mi è stata fatta, è sempre stata sempre da me respinta in maniera categorica, come ho fatto, in occasione simili, nel corso degli ultimi anni, dandone delle motivazioni ben precise che ormai, credo, tutti, almeno sul web, dovrebbero conoscere. Ho sempre sostenuto infatti che il cognome che ho l’onore e l’onere di portare, Borsellino, è un cognome che appartiene a tutti gli Italiani e non può in alcuna maniera essere fatto diventare un cognome di parte come inevitabilmente succede in una competizione elettorale.
Già altre volte mi è successo di manifestare il mio appoggio ad altri candidati, ma, a parte la mia improvvida apertura di credito fatta anni fa a Vasto intervenendo al congresso di IDV, apertura di credito che ho poi immediatamente ritirata quando IDV fece delle scelte infelici nella composizione delle liste elettorali in Campania, il mio appoggio è stato fatto sempre nei confronti di singoli candidati e non delle liste a cui appartenevano. Ho agito così’ sostenendo De Magistris nella sua elezione a sindaco di Napoli, ho agito così sostenendo Orlando nella sua elezione a sindaco di Palermo, ho fatto così appoggiando con le mie dichiarazioni le candidature di alcuni giovani del Movimento 5 Stelle alle elezione regionali siciliane. Dissi, ricordo, di quei giovani che hanno da sempre hanno partecipato e mi hanno sostenuto nelle mie lotte perla Giustizia e la Verità senza mai chiedermi, in cambio di avere visibilità per il loro movimento, “finalmente delle facce pulite sui muri di Palermo”.
A maggior ragione, in queste elezioni, il mio appoggio deve intendersi rivolto alla persona di Antonio Ingroia e al suo progetto di portare nell’ambito parlamentare quella lotta per il raggiungimento della verità sulla strage nella quale fu ucciso Paolo Borsellino che egli combatte da venti anni, perché troppe cose nella realizzazione di questo progetto nn stanno andando per il verso che mi sarei aspettato. 
Quando a Roma, il 21 dicembre, Ingroia annunciò la sua disponibilità a candidarsi come leader di una lista che poi prese il nome di “Rivoluzione Civile”, subordinò questa sua accettazione ad un “passo indietro” da parte dei leader dei partiti che sarebbero entrati a far parte di quella lista. Questo passo indietro non c’è stato, è stato solo formale, i leader in oggetto hanno soltanto accettato di togliere i loro simboli dal contrassegno della lista, ma non hanno ritirato le proprie candidature. Spero di essere smentito, ma nonostante le proclamate intenzioni di Antonio Ingroia di riservare i primi posti in lista alla Società Civile, credo stiano tentando in ogni modo di accaparrassi questi posti che, grazie ad una legge elettorale che impedisce ai cittadini di esprimere la propria preferenza , assicurerebbero loro quella elezione che gli sarebbe invece negata dall’espressione della volontà popolare.
Purtroppo mi stanno giungendo dagli aderenti al mio movimento, e anche in questo caso spero di essere smentito, voci di inserimento in lista di persone che non rappresentano esattamente quel “nuovo” che noi ci aspettiamo.Spero che soltanto di voci si tratti e che io non sia costretto, non dico a ritirare il mio credito, perché ad Antonio Ingroia continuerò sicuramente ad assicurare il mio appoggio e la mia lealtà, ma a dovere metabolizzare l’ennesima delusione per delle speranze non concretizzate.
Sto ricevendo da parte di tanti aderenti al mio movimento l’offerta di mettersi in gioco, di metterci la faccia, di dedicare le proprie energie e le proprie capacità a questo progetto ma voglio augurarmi che questa disponibilità non serva solo a mantenere il posto in parlamento a residui della vecchia politica che vogliono utilizzare questa lista che ha nel nome la parola “Rivoluzione” per realizzare invece una, per loro più conveniente, “Restaurazione”.

La verità sul superenalotto tabaccai contro sisal

Stefano Becciolini ha condiviso inizialmente questo post:

A proposito di SISAL e tutto quello che gira intorno al Business dei giochi, vera piega della nostra Società, voglio proporre un video di denuncia contro la suddetta SISAL. Nel video si fa nome e cognome del denunciante quindi a mio avviso è degno di vwericidità

 

Multinazionali farmaceutiche e nuovo psicofarmaco per bambini

Pillole a merenda

– di Lorenzo Bagnoli –

“Tuo figlio non è vivace. E’ malato”. Dai siti ai fumetti, ecco come le aziende farmaceutiche ci preparano alla guanfacina, l’ultimo rimedio contro l’iperattività.

Nel 2013, arriverà in Italia un nuovo psicofarmaco per bambini “troppo vivaci”: la guanfacina. Le multinazionali, già dall’anno scorso hanno cominciato un battage mediatico con articoli di giornale, servizi televisivi e siti web sull’Adhd, meglio nota come iperattività, una patologia che provoca deficit di attenzione e problemi di autocontrollo. Perché con l’ansia cresce anche la domanda di cure e si prepara il terreno all’ingresso di un nuovo farmaco, in un mercato che vale almeno 3 miliardi di dollari, come rivela Rita Dalla Rosa in “Pillole a merenda”, l’inchiesta in uscita sul numero di novembre di Terre di mezzo – street magazine.

In Italia, la sperimentazione della guanfacina è passata sotto silenzio. Solo in un’interrogazione parlamentare del giugno 2011, l’allora ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha ammesso l’esistenza di “una fase sperimentale della ricerca” su questa molecola, condotta dalla Fondazione Stella Maris di Pisa, istituto dedicato ai disturbi psichiatrici dell’età evolutiva. Un mistero che fa parte delle strategie delle case farmaceutiche quando vogliono aggredire nuovi mercati, in particolare quelli in cui qualche paletto è stato fissato. È il caso dell’Italia, dove grazie al gruppo di farmacovigilanza “Giù le mani dai bambini“, nel 2007 l’Istituto superiore di Sanità ha creato un registro di circa 2mila bambini a cui sono somministrati i medicinali contro l’iperattività. Oltre a loro, però, in Italia ci sono 57mila minori tra 0 e 13 anni in cura con psicofarmaci per altre patologie.

Ma quanto lucrano le farmaceutiche sui disturbi dei minori? Una domanda scottante, che Dalla Rosa affronta anche in un libro uscito nel 2012 per Terre di mezzo Editore, dal titolo “La fabbrica delle malattie“. Eppure, per la stragrande maggioranza dei disturbi del comportamento -ammesso che siano diagnosticabili- le “terapie alternative” ai medicinali esistono. E, soprattutto per i piccoli, si servono più di immaginazione che di principi attivi. “Il potere delle storie è quasi preventivo: diventa un’occasione per vivere molteplici destini che insegnano ad affrontare nuove situazioni”, dice Anselmo Roveda, giornalista, scrittore e caporedattore di Andersen, mensile di letteratura per l’infanzia. Ecco perché leggere aiuta a superare momenti difficili: l’ultimo esempio risale al terremoto in Emilia dello scorso maggio. “Nei campi d’accoglienza sono venuti illustratori e autori per l’infanzia – racconta Roveda -. L’iniziativa si chiamava “Il cantiere della fantasia” ed è stato un’occasione per offrire ai bambini uno strumento d’elaborazione dell’evento, senza che il problema fosse mai nominato”.

Fonte: Terre di Mezzo

http://ki.noblogs.org/?p=5752

 

L’industria della solidarietà. Quando i principi umanitari smettono di essere etici

retroscena delle operazioni di peacekeeping dell’Onu. Magari gli arancioni di Ingroia possono raccontarci qualcosa a riguardo visto che vogliono affidare la pace ad organismi internazionali.

 

venerdì 4 gennaio 2013

L’industria della solidarietà. Quando i principi umanitari smettono di essere etici

foto: ndanet.it

Roma – Entrare nel mondo delle organizzazioni non governative può essere fatto in due modi: attraverso i loro “reparti marketing” – spesso non troppo dissimili da veri e propri “Uffici Propaganda”- o attraverso la strada opposta, andando ad indagare cosa c’è dietro le crisi umanitarie e le organizzazioni internazionali che di queste si nutrono, come fa la giornalista freelance olandese Linda Polman in un vero e proprio atto d’accusa nel libro L’industria della solidarietà (titolo originale forse ancor più fortunato/azzeccato: De Crisiskaravaan), edito in Italia dalla Mondadori nel 2009.

Un lavoro sul campo durato cinque anni che porta il lettore a conoscenza dell’altra faccia di quella che l’economista zambiana Dambisa Moyo definisce la “compassione mondiale organizzata”, fatta di oltre 40.000 organizzazioni internazionali a cui ogni anno vengono affidati circa sei miliardi di dollari, tanto che le ong – insieme alle cosiddette “Mongo” (acronimo di “My own ong”), quelle organizzazioni tirate su da semplici gruppi di cittadini spesso più dannose che benefiche – rappresentano oggi la quinta economia del mondo e che si aggiungono ai circa 120 miliardi di dollari stanziati ogni anno dai Paesi donatori dell’Ocse alla voce “cooperazione allo sviluppo”.

Le 216 pagine del libro rappresentano un lavoro storico, che affronta il «collaborazionismo involontario» della Croce Rossa con il regime nazista durante l’Olocausto («Secondo l’ICRC, nemmeno il male dei campi di concentramento giustificava l’abbandono del principio di neutralità e imparzialità», scrive la Polman) passando per la Nigeria della crisi del Biafra degli anni ’60, quando il colonnello Chukwuemeka Odumegwu Ojukwu si affidò alla MarkPress – un’agenzia di relazioni pubbliche di Ginevra – per far presa sul cuore e la mente dell’opinione pubblica mondiale fino al problema di organizzazioni come la Tend My Sheep di Sam Simpson, convinto di aiutare i minori mutilati della Sierra Leone semplicemente portandoseli a casa. Quello della Polman è, soprattutto, un “processo alle organizzazioni umanitarie” che lascia poco spazio ad accuse generiche e spesso teoriche, portando il lettore in una contro-storia dell’attività umanitaria mondiale infilandosi in quelle domande a cui il pubblico occidentale – che “vede” guerre e campi profughi solo attraverso il racconto mediato degli organi di informazione, anch’essi sul banco degli imputati – non pensa, come la concorrenza selvaggia fatta di tanto marketing e troppi stereotipi per accaparrarsi i contratti migliori e che riportano tutte ad una generale domanda, alla quale forse non si troverà facilmente risposta: quando i principi umanitari smettono di essere etici?

VIDEO TESTIMONIANZA TEDxHamburg – Linda Polmann – What’s Wrong With Humanitarian Aid? A Journalist’s Journey

http://senorbabylon.blogspot.it/2013/01/lindustria-della-solidarieta-quando-i.html

la società civile rivoluzionaria al di là dei proclami

Domenica 6 gennaio 2013

la società civile rivoluzionaria al di là dei proclami

 

Antonio Ingroia è apprezzabile per la giusta battaglia per la trasparenza e verità sulla trattativa stato-mafia, arenatasi con la distruzione delle intercettazioni di Re Giorgio l’inviolabile. 
Svanita ogni illusione di una magistratura super partes, annuncia la volontà di organizzare un quarto polo e, con non meglio precisati esponenti della “società civile” (il resto delle persone non qualificate come tali da un ignoto ufficio brevetti “società civile” deve essere considerata feccia in tutta evidenza) redige il manifesto IO CI STO.

I promotori sono espressione della società civile e della politica pulita che vuole costruire un’alternativa di governo al berlusconismo e alle scelte liberiste economiche, sociali e culturali del governo Monti.dedicato ai moralmente superiori che tanto lottano conto le mafie, l’illegalità e per la democrazia e trasparenza

Ingroia deve ritenere quindi il Pd un “antagonista” delle politiche liberiste, quasi non 
avesse partecipato alla sottoscrizione dei provvedimenti voluti dal governo Monti. Strizza infatti l’occhio a Bersani, il cui partito a quanto pare è considerato dall’ex procuratore come espressione della politica pulita. Assolti quindi tutti i Lusi, Penati e compagni belli.

Il manifesto continua con enunciazioni generiche che suonano come i buoni propositi per l’anno nuovo, tipo prometto che sarò più gentile: 

L’alternativa di governo si costruisce con una forza riformista che ha il coraggio di un proprio progetto per uscire dalla crisi e rilanciare l’Italia finalmente liberata dalle mafie e dalla corruzione.

Che significa riformare? Perché anche Monti e Fornero hanno riformato. Cancellando le pensioni per esempio, è pur sempre una riforma. 
Quale sarebbe il progetto per uscire dalla crisi? Come? Senza sovranità che attualmente è segregata a Bruxelles? Dicono i promotori di volersi ispirare alla Costituzione, ma non sanno che non è più in vigore da quando è stato sottoscritto il Trattato di Lisbona?

Che ne pensano questi esponenti della sovranità nazionale? Sanno che nessun programma economico, tantomeno qualsivoglia misura per uscire dalla crisi, può essere attuato senza l’approvazione della troika?  Sanno che la Bce, FMI e BM comandano a bacchetta gli stati nazione delegati dalla classe di camerieri a farlo?
Come intende convincere la troika ad attuare un “piano per uscire dalla crisi” che sia autonomo? E se contrastasse il volere della troika, come penserebbe di “spuntarla”?
Minaccerebbe di uscire dall’euro e dalla Ue? Si, ce lo vedo.
A quanto pare si tratta di un dettaglio di poco conto per i rivoluzionari arancioni.

Che significa liberare l’Italia dalle mafie e dalla corruzione?

Il clientelismo massonico, presidio della finanza ben visibile al Governo, rientra nella definizione di “mafie”? Nel manifesto non si ritrova nessun riferimento al potere finanziario  e bancario.
Che cosa pensa ad esempio, di Equitalia, un istituto semi-privato di aguzzini al quale è stato conferito un potere assoluto di emettere sentenze di morte contro le quali è stato tolto al cittadino il diritto di difendersi soprattutto gratuitamente?

Perché la leggenda vuole che Equitalia è lì per recuperare il maltolto dei parassiti che evadono, quindi quasi un compito sacro. E’ pertanto permessoall’istituto praticare l’usura (vedi anche qui) e pignorare senza riguardo per la situazione dei soggetti.

Cosa pensa dell’evasione fiscale AUTORIZZATA delle varie cooperative (diventati imperi economici, vedi CMC), delle banchedelle multinazionali? Formalmente godono di una legislazione di favore, quindi non sono illegali. Meglio accanirsi contro l’idraulico, lo capisco, è comodo e non si disturba lo status quo. O più semplicemente, contro la corrotta classe politica di cui la tecnocrazia da tempo ha fatto richiesta di prepensionamento.
E’ quindi tollerabile? Meglio perciò fare la lotta al contante, spacciato come unico mezzo per l’evasione fiscale, come vuole la falsa propaganda? Considererà chi difende la libertà di voler usare il contante come un “parassita” adeguandosi alla vulgata?

La scelta della pace e del disarmo imporrebbe quanto meno l’abbandono della più criminale ed assassina “organizzazione internazionale”, ossia la NATO. Che facciamo, l’abbandoniamo? O percaso consideriamo l’Onu (presso la quale attualmente sta lavorando Ingroia) o la Ue come organizzazioni per la pace? La Ue ha dato sfoggio del proprio sommo razzismo autorizzando l’aggressione alla Libia, fornendo armi ai terroristi siriani e sanzionando pesantemente l’Iran. Per la pace del Washington Consensus.

Vogliono che la cultura sia il motore della rinascita del Paese. Temo che serva l’autonomia, l’indipendenza, in una parola, la sovranità per essere in grado di scegliere qualsiasi tipo di motore finalizzato alla rinascita. Nessun cenno al welfare, soprattutto al reddito minimo di cittadinanza, ma nemmeno gli italiani sembrano interessati a tale diritto acquisito nel resto d’Europa da oltre 20 anni dal momento che si sono sempre ben guardati dal richiederlo.

Vogliono che tutti i partiti escano dalla Rai, giusto. Quindi va bene sia presidio unico dei banchieri come Gubitosa e Tarantola? Si chiede, nel manifesto di voler eliminare le leggi ad personam. Tipo questa pro Montezemolo? E le leggi ad bancam, tipo queste? Le leggi che favoriscono le grandi opere della mafia tanto care agli amici del Pd e Idv?

Curioso come, prima di un programma dettagliato, o quanto meno più mirato, i nuovi rivoluzionari si siano concentrati sulle candidature che, coincidenza, sono state assegnate ai segretari di quei partitini esclusi alle scorse elezioni.
Se il buon giorno si vede dal mattino non si tratta sicuramente di una fulgida alba, per non citare la scorrettezza e l’arroganza dimostrata iscrivendo il Movimento No Tav tra i  propri sostenitori senza avere chiesto prima il permesso.

Lascio ad articoli e testimonianze sulle quali chi chiede il consenso delle masse è bene si esprima.
Barbara

VIDEO DOTT MARIA ROSARIA RANDACCIO: EQUITALIA E’ ANTI COSTITUZIONALE – ART 53 E 54

Popolo di ignoranti sottomessi vigliacchi che sanno prendersela con il vicino ma non ha il coraggio di andare alla radice dei problemi e unirsi per chiedere ciò che è semplicemente e onestamente giusto! Intanto la gente si da fuoco e altri finiscono letteralmente sotto i ponti nell’indifferenza totale di tutti coloro che pensano solo al loro orticello a discapito di quei pochi che hanno il coraggio di far valere la propria dignità. Vi dicono che la colpa è di coloro che non pagano le tasse? Mi sa che ancora credete a babbo natale! Informatevi sul Signoraggio Bancario, cercate “Avvocato Marra” su youtube, oppure “Giacinto Auriti” e svegliatevi, i debiti sono MATEMATICAMENTE inpagabili! Ci stanno togliendo la vita! Vergogna Italia Ignorante! “Siamo” un Popolo di Pecore Belanti chiuse felicemente nel proprio recinto! Almeno pagate e state zitti, si risparmia in inquinamento acustico.

 
Brindisi davanti a Equitalia, in Veneto a rischio 35.000 imprese

“Ogni giorno sono circa 200 le imprese che escono dal mercato del lavoro a causa dei fallimenti (9.000), di procedure concorsuali non fallimentari (1.500) e liquidazioni (45.000) – ha chiosato Paccagnella – Ora basta: i sacrifici li chiediamo ai politicanti: rinuncino a 12 mesi di stipendio o pensione e resettino i debiti dei contribuenti. E ordinino alle banche di prestare i soldi alla PMI ai tassi imposti dalla BCE. Così non si può andare avanti”.



Solo a Bari

Emergenza sfratti a Bari. Al 31 dicembre, 1200 famiglie hanno ricevuto l’ordine di lasciare gli appartamenti, 800 per morosità incolpevole, ossia per incapacità di pagare il fitto a causa di licenziamenti o brusche riduzioni di reddito Continua su Corriere

 
 
 

Blake si riferisce agli usa ma in Ue è uguale

I MASSACRI, GLI OMICIDI E I SUICIDI INDOTTI DA ANTIDEPRESSIVI


I farmaci psicoattivi che devastano la mente (stralcio) inchiodano il ‘Physician’s desk reference’( il più grande prontuario di informazioni sull’uso dei farmaci), e la loro lista di “effetti collaterali” lascia che i fatti parlino da soli-Estratto di un articolo del Dottore. Kohls del luglio scorso

 

Eric Harris, di anni 17 (prima trattato con Zoloft , poi con Luvox) e Dylan Klebold, di anni 18 (la sua cartella clinica non è mai stati messa a disposizione del pubblico), hanno ucciso 12 studenti e 1 insegnante e ferito altre 23 persone a Littleton, Colorado, prima di suicidarsi .

 

Jeff Weise, di anni 16, gli erano stati prescritti 60 mg / die di Prozac (tre volte la dose media iniziale per adulti!), quando ha sparato al nonno, all’innamorata di suo nonno e a molti altri studenti (10 morti, 12 feriti) a Red Lake, Minnesota. Poi si è sparato.

 

Cory Baadsgaard, di anni 16, era trattato con Paxil quando ha preso un fucile al suo liceo a Wahluke (stato di Washington) e ha tenuto in ostaggio 23 compagni di classe.

 

Chris Fetters, di anni 13, ha ucciso la sua zia preferita durante il trattamento con Prozac.

Christopher Pittman, di anni 12, ha ucciso entrambi i suoi nonni durante il trattamento con Zoloft. Mathew Miller, di anni 13, si è impiccato nel suo stanzino camera da letto dopo l’assunzione di Zoloft per 6 giorni.

Jarred Viktor, di anni 15, ha inferto 61 pugnalate alla nonna dopo 5 giorni di Paxil.

Kip Kinkel, di anni 15, (sotto Prozac e Ritalin) ha sparato ai suoi genitori mentre dormivano, poi è andato a scuola e ha aperto il fuoco uccidendo 2 compagni di classe e ferendone altri 22, poco dopo aver iniziato il trattamento con Prozac.

 Luke Woodham, di anni 16 anni (Prozac) ha ucciso sua madre, altri due studenti, ferendone poi altri sei.

Michael Carneal (Ritalin), di 14 anni, ha aperto il fuoco sugli studenti della sua scuola superiore a West Paducah, Kentucky. Tre adolescenti venivano uccisi, altri cinque feriti.

 Andrew Golden, all’età di 11 anni, (Ritalin) e Mitchell Johnson, di 14 anni, (Ritalin) hanno sparato contro 15 persone, uccidendo quattro studenti, un insegnante, e ferendone altri 10.

T.J. Solomon, di 15 anni, (Ritalin), studente di scuola superiore a Conyers, Georgia, ha aperto il fuoco e ferito sei dei suoi compagni di classe. 

 Rod Mathews, di 14 anni, (Ritalin) ha bastonato a morte un compagno di classe con una mazza.

James Wilson, di 19 anni, (in trattamento con diversi psicofarmaci) da Breenwood, Carolina del Sud, ha usato una pistola calibro.22 in una scuola elementare uccidendo due bambine, e ferendo altri sette bambini e due insegnanti.

 Elizabeth Bush, di 13 anni, (Paxil) è stata responsabile di una sparatoria in una scuola in Pennsylvania.

Jason Hoffman (trattato con Effexor e Celexa): sparatoria in una scuola a El Cajon, California. Chris Shanahan, di 15 anni, (Paxil) a Rigby, Idaho, che di punto in bianco ha ucciso una donna.

Jeff Franklin (Prozac e Ritalin), Huntsville, Alabama, tornato a casa dal lavoro, ha ucciso i suoi genitori a colpi di martello ed ascia, li ha fatti a pezzi con coltello da macellaio, poi ha aggredito i suoi fratelli e sorelle più giovani, ammazzandone uno.

 Neal Furrow (Prozac), coinvolto in una sparatoria in una scuola di Los Angeles, ha riferito di essere stato obbligato dal tribunale ad assumere il Prozac insieme a diversi altri farmaci.

Kevin Rider, di 14 anni, nel momento in cui gli veniva sospeso il trattamento con il Prozac moriva per una ferita d’arma da fuoco alla testa. Inizialmente si era pensato ad un suicidio, ma due anni dopo, sono state riaperte le indagini sulla sua morte come un possibile omicidio. Il primo sospettato, anche lui di 14 anni, era stato trattato con Zoloft e di altri farmaci antidepressivi SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina).

 Alex Kim, di 13 anni, si è impiccato poco dopo che la sua prescrizione di Lexapro era stata raddoppiata.

A Diane Routhier era stato prescritto il Welbutrin per problemi di calcoli biliari. Sei giorni più tardi, dopo aver sofferto per molti effetti negativi del farmaco, si è sparata.

A Billy Willkomm, uno studente dell’Università della Florida, era stato prescritto il Prozac, all’età di 17 anni. La sua famiglia lo ha trovato morto suicida, nel luglio 2002 impiccato ad una scala della sua casa in una zona ridente del “Gulf Shore Boulevard”.

Kara Jaye Anne Fuller-Otter, di 12 anni, era in trattamento con Paxil quando si è suicidata impiccandosi a un gancio del suo armadio. I genitori di Kara hanno dichiarato: “Il medico che noi disapproviamo non ha fatto nulla per sottrarla al Plaxil. Questo gli avevamo chiesto, quando lo abbiamo incontrato nella seconda visita. Gli avevamo riferito che pensavamo che Kara stava avendo una specie di reazione preoccupante al Paxil.”

 Gareth Christian, di Vancouver, diciottenne, è stato trattato con il Paxil, quando si è suicidato nel 2002.

Julie Woodward, di 17 anni, era sotto l’azione del Zoloft quando si è suicidata impiccandosi in un garage isolato della sua famiglia.

Matthew Miller aveva 13 anni quando è stato visitato da uno psichiatra, perché aveva difficoltà a scuola. Lo psichiatra gli ha dato dei campioni di Zoloft. Sette giorni più tardi, la madre lo ha trovato morto, appeso ad una cinghia ad un gancio di lavanderia nel suo stanzino.

 Kurt Danysh, di 18 anni, trattato con il Prozac, ha ucciso suo padre con un fucile da caccia.

 Woody ____, di 37 anni, si è suicidato mentre si trovava alla quinta settimana di trattamento con Zoloft. Poco prima della sua morte, il suo medico gli aveva suggerito il raddoppio della dose del farmaco. Aveva visto il suo medico solo per l’insonnia. Non era mai stato depresso, né in passato aveva manifestato eventuali sintomi di malattia mentale.

 Un ragazzo di Houston, di 10 anni, ha sparato e ucciso il padre dopo che il suo dosaggio di Prozac era stato aumentato.

Memon Hammad, di 15 anni, ha sparato e ucciso un compagno di studi di scuola media. Gli era stata diagnosticata una sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e la depressione e stava assumendo Zoloft e “altri farmaci per le sue condizioni.”

 Matti Saari, uno studente per diventare cuoco professionista, ha sparato e ucciso 9 studenti e un insegnante, e ferito un altro studente, prima di suicidarsi. Saari stava prendendo un farmaco SSRI e benzodiazepine.

Steven Kazmierczak, di 27 anni, ha sparato e ucciso 5 persone e ne ha ferite altre 21 prima di suicidarsi in un auditorium della Northern Illinois University. Secondo la sua fidanzata, aveva da poco assunto Prozac, Xanax e Ambien. Risultati tossicologici hanno evidenziato che aveva ancora tracce di Xanax nel suo sistema biologico.

 Il killer finlandese Pekka-Eric Auvinen, di 18 anni, stava assumendo antidepressivi prima di uccidere 8 persone e di ferirne una decina alla Scuola Superiore di Jokela, poi si è suicidato.

Asa Coon da Cleveland, di 14 anni, ha sparato e ferito quattro persone prima di togliersi la vita. Il tribunale ha riscontrato che Coon era sotto azione di Trazodone.

Jon Romano, di 16 anni, in cura per depressione, ha sparato con un fucile ad un insegnante nella sua scuola superiore di New York. 

 Tradotto da  Curzio Bettio 

 Fonte: http://www.tlaxcala-int.org

15enne muore in un incidente stradale, Comune chiede 700 euro alla madre per pulire l’asfalto

Repubblica.it riporta l’incredibile storia di Alessandra Mezzetti, la madre di Valerio Leprini, un ragazzo di 15 anni morto nel 2009 in un incidente stradale. Valerio cadde dal suo scooter in via Fontanile Anagnino, a Roma, ed andò a sbattere la testa contro un palo della luce che non doveva essere lì. Un palo “fuorilegge”, per la cui presenza sono imputati un funzionario del Municipio e tre vigili urbani. Ora l’ente adibito alla pulizia stradale ha inviato una lettera alla famiglia del ragazzo, chiedendo 725 euro di risarcimento per la rimozione del sangue dalla carreggiata sul luogo dell’incidente. 

 Non si dà pace, la madre di Valerio: “Pensavo di averla sognata la lettera di Sicurezza e Ambiente: settecento euro per ripulire la strada dal sangue di mio figlio. Non era un sogno era una beffa, allora piansi”. Una lettera assurda, disumana. Ma Alessandra Mezzetti non si dà per vinta, denuncia l’accaduto ai giornali e tramite i social network:

 “Allora non ebbi la forza di reagire, il dolore era troppo forte: pagare per lavare la strada dal sangue di mio figlio per ‘questioni di sicurezzà perché la carreggiata poteva essere scivolosa. Valerio morì sbattendo la testa su un palo dell’illuminazione pubblica fuorilegge, e venivano a chiedere a me del denaro per ‘questioni di sicurezza’?” 

 Il motivo dell’assurda richiesta:

 “Dovevano utilizzare un macchinario particolare per ripulire il tratto stradale, così c’era scritto nella lettera che mi inviarono e per questo veniva giustificata una simile spesa. Dove è la sensibilità da utilizzare in simili circostanze? Sapevano ciò che era successo, tanto vale che mi piantassero un coltello sul petto.

 Non sono già abbastanza salate le bollette che paghiamo all’Ama per la pulizia della strada, adesso ci vogliono anche ulteriori 725 euro da Sicurezza e Ambiente quando ti muore un caro in un incidente stradale. A questo punto non mi stupirei se un domani mi dovessero chiedere di risarcire il palo dell’illuminazione pubblica ammaccato dalla testa di mio figlio”.

REDDITOMETRO, ECCO LE 100 VOCI DI SPESA

pare che i crociati della lotta all’evasione fiscale devono sapere quanti elettrodomestici tutti gli italiani comprano altrimenti non sanno “scovare gli evasori”.

E’ decisamente ridicolo, i consumi sono piombati a decadi fà, il censis ha scritto chiaro e tondo che la forbice tra ricchi e poveri si è allargata e quindi sanno contare chi si è arricchito ed in che modo. Come mai allora la lotta all’evasione passa da sapere se un italiano si è comprato un rasoio elettrico?

Il governo ha appena incassato l’Imu e deve valutare il patrimonio immobiliare? Ancora non lo conosce?

O si riferisce a quello posseduto da qualcuno in particolare? I corsi di lingue? Mah

 

REDDITOMETRO, ECCO LE 100 VOCI DI SPESA

 

Redditometro: il livello dei consumi delle famiglie italiane  avverrà attraverso l’analisi di circa 100 voci di spesa organizzate in sette categorie:

Abitazione

Mezzi di trasporto

Assicurazioni e contributi previdenziali

Istruzione

Attività sportive-ricreative e cura della persona

Altre spese significative

Investimenti immobiliari e mobiliari netti

Tra le voci si segnalano anche l’acquisto di elettrodomestici, gli abbonamenti alla pay-tv, il gioco online e i preziosi. Il redditometro mapperà nel dettaglio anche i patrimoni, sia immobiliari sia mobiliari (obbligazioni, conferimenti, derivati, titoli di stato).

 

ECCO L’ELENCO DELLE 100 VOCI

 

– Automobili

– Minicar

– Caravan

– Moto

– Aeromobili

– Imbarcazioni

– Mezzi di trasporto in leasing o noleggio

– Responsabilità civile

– Incendio e furto

– Vita

– Danni

– Malattia

– Infortuni

– Altro

– Contributi obbligatori

– Contributi volontari

– Previdenza complementare

– Asili nido

– Scuola per l’infanzia

– Scuola primaria

– Scuola secondaria

– Soggiorni studio all’estero

– Corsi di lingue straniere

– Corsi universitari

– Corsi di prep. agli esami

– Scuole di specializzazione

– Master

– Canoni di locazione per studenti università

– Attività sportive

– Circoli culturali

– Circoli ricreativi

– Cavalli

– Giochi on-line

– Abbonamenti pay-tv

– Abbonamenti eventi

– Viaggi organizzati

– Alberghi

– Centri benessere

– Altri servizi per la cura della persona

– Veterinarie

– Donazioni effettuate

– Gioielli e preziosi

– Oggetti d’arte o antiquariato

– Donazioni in denaro in favore di onlus e simili

– Assegni periodici corrispondenti al coniuge

– Fabbricati

– Terreni

– Natanti ed imbarcazioni

– Autoveicoli

– Caravan

– Motoveicoli

– Minicar

– Aeromobili

– Obbligazioni

– Conferimenti

– Quote di partecipazione

– Fondi d’investimento

– Certificati di deposito

– Derivati

– Pronti contro termine

– Buoni postali fruttiferi

– Conti deposito vincolati

– Altri prodotti finanziari

– Valuta estera

– Oro

– Azioni

– Numismatica 

 

Fonte: http://www.cgiamestre.com

 

La regola delle renditions

La regola delle renditions

– di Michele Paris –

Un articolo pubblicato dal Washington Post ha ricordato qualche giorno fa come l’amministrazione Obama stia continuando a fare affidamento sulle cosiddette “extraordinary renditions” nella guerra al terrore, nonostante le ripetute assicurazioni pubbliche da parte della Casa Bianca di avere ristabilito la legalità dopo gli eccessi che avevano caratterizzato i due mandati di George W. Bush.

Il quotidiano della capitale americana ha fatto riferimento alla vicenda di tre cittadini europei di origine somala (due svedesi e uno britannico) apparsi il 21 dicembre scorso in un’aula di tribunale di Brooklyn dopo essere rimasti segretamente sotto custodia delle autorità statunitensi per almeno quattro mesi.

Dal momento che i documenti relativi ai tre arrestati rimangono classificati, le circostanze della loro cattura sono tutt’altro che chiare. Tuttavia, come ha scritto il Washington Post, una dichiarazione ufficiale dell’FBI e del procuratore federale del distretto orientale di New York ha fatto sapere che i tre accusati sono stati “fermati in Africa dalle autorità locali mentre si stavano recando in Yemen” ai primi di agosto. I tre sarebbero sostenitori o farebbero parte di Al-Shabab, una milizia integralista islamica che da anni si batte contro il debole governo centrale della Somalia e che si trova sulla lista delle organizzazioni terroristiche degli Stati Uniti.

Secondo i difensori dei tre accusati, i loro clienti sono stati arrestati a Gibuti, il piccolo paese situato nel Corno d’Africa che ospita una importante base militare americana (Camp Lemonnier), da dove vengono gestite operazioni di anti-terrorismo e le incursioni con i droni in paesi come Somalia e Yemen. Dopo l’arresto, gli svedesi Ali Yasin Ahmed (23 anni) e Mohamed Yusuf (29) e il cittadino britannico Mahdi Hashi (23) sono stati interrogati per svariate settimane a Gibuti da agenti della CIA, verosimilmente con metodi di tortura, senza che contro di loro fossero state emesse accuse formali.

Prima di finire a Gibuti, secondo altre ricostruzioni, i tre sarebbero stati fermati e interrogati proprio in Somalia, dove la CIA gestisce una struttura detentiva clandestina presso l’aeroporto di Mogadiscio, come rivelò nell’agosto del 2011 il giornalista investigativo americano Jeremy Scahill sulla rivista The Nation.

Dopo un paio di mesi, in ogni caso, un apposito Grand Jury segreto convocato a New York ha incriminato i tre sospettati, i quali sono stati così posti sotto custodia dell’FBI e trasferiti clandestinamente in territorio americano.

Nelle parole dell’avvocato difensore del britannico Hashi, i tre arrestati “stavano soggiornando a Gibuti e, improvvisamente, dopo avere incontrato degli amichevoli agenti dell’FBI e della CIA – i quali non si sono identificati – il mio cliente si è ritrovato senza cittadinanza e in un tribunale degli Stati Uniti”. Mahdi Hashi, infatti, la scorsa estate venne minacciato con la revoca della cittadinanza britannica dalle autorità di Londra a causa delle sue “attività di estremista”. Fin dal 2009, Hashi aveva però subito pressioni da parte dell’MI5, cioè i servizi domestici di intelligence, per diventare un informatore del governo.

I due cittadini svedesi, invece, secondo quanto confermato al Washington Post dal Ministero degli Esteri di Stoccolma, avrebbero ricevuto visite di diplomatici del loro paese e assistenza consolare sia a Gibuti che a New York. Il governo svedese ha comunque chiarito di non avere preso alcuna posizione ufficiale nella vicenda, lasciando di fatto carta bianca alle autorità americane circa la sorte dei suoi due cittadini. I servizi di sicurezza svedesi, d’altra parte, hanno collaborato illegalmente nel recente passato con Washington in svariati casi di “renditions” e il governo di Stoccolma si è più volte dimostrato estremamente docile nei confronti di quello americano, come conferma il caso del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange.

Se Al-Shabab, come già ricordato, è considerato fin dal 2008 un gruppo terroristico dal Dipartimento di Stato USA, per stessa ammissione del governo americano le sue attività sono limitate alle vicende della guerra civile in corso in Somalia, mentre non vi sono praticamente prove del coinvolgimento dei suoi membri nelle trame terroristiche internazionali. In maniera ancora più evidente, sostengono i legali della difesa, contro i tre accusati non esiste nemmeno un indizio di una eventuale intenzione di colpire obiettivi o cittadini americani. Sia il governo di Londra che quello di Stoccolma, oltretutto, hanno tenuto sotto controllo per anni i movimenti dei loro tre cittadini verso la Somalia, senza però mai trovare alcuna prova che potesse giustificare l’apertura di un procedimento legale.

A sostegno della tesi che le “renditions” – una pratica messa in atto dal governo americano per rapire una persona e trasferirla in un paese terzo per essere sottoposta ad interrogatori anche con metodi di tortura senza tenere conto dei suoi diritti legali – stanno proseguendo anche sotto la presidenza Obama, il Washington Post ha citato un altro caso, quello del cittadino eritreo Mohamed Ibrahim Ahmed. Quest’ultimo era apparso di fronte ad un tribunale federale di Manhattan nel dicembre 2011 dopo essere stato interrogato da un team di agenti americani in Nigeria senza che gli fossero stati letti i suoi diritti.

I casi descritti dal Washington Post sono con ogni probabilità solo la punta dell’iceberg e risultano noti perché i sospettati di terrorismo coinvolti hanno avuto quanto meno la possibilità di esporre le loro vicende ad un giudice federale. Il continuo ricorso alle “renditions” negli ultimi quattro anni è inoltre la prova di come le promesse fatte da Obama di mettere fine alle pratiche illegali del suo predecessore siano state del tutto disattese.

In seguito alle  pressioni dei vertici della CIA, d’altra parte, pochi giorni dopo il suo ingresso alla Casa Bianca, il presidente democratico emise un “ordine esecutivo” che lasciò aperta la possibilità di continuare a tenere sotto custodia in prigioni clandestine all’estero i sospettati di terrorismo catturati illegalmente, purché “su base temporanea”.

Inoltre, le persone sottoposte a “renditions” e tornate in libertà per l’inconsistenza delle accuse nei loro confronti si sono viste regolarmente negare la possibilità di denunciare in un tribunale americano il trattamento subito, visto che il governo ha sempre impedito ogni procedimento facendo appello al segreto di stato.

Nonostante il tentativo di occultare la realtà di questi anni da parte della stampa e dei sostenitori liberal di Obama, la continuità degli strumenti pseudo-legali per combattere la fantomatica “guerra al terrore” è stata dunque garantita in pieno dal presidente democratico. A continuare ad essere impiegate e spesso ampliate sono state non soltanto pratiche come le “renditions”, ma anche gli assassini mirati senza giustificazione legale in ogni angolo del pianeta e i processi-farsa di fronte a tribunali militari che calpestano puntualmente i diritti costituzionali garantiti a qualsiasi imputato.

 http://www.altrenotizie.org/esteri/5261-la-regola-delle-renditions.html

Operazione Polli di Renzo

– Carlo Bertani –

Sessant’anni, donna, operaia tessile.

Un giorno come un altro – immagino, sono un uomo – il seno ti fa male e vai a fare il test; la risposta è senza appello: cancro al seno, operare subito, siamo già in “zona rischio”.

Diligente, sai che non hai scelta: superi la paura, ti fai ricoverare e ti operano. La tua unica speranza è sopravvivere: per te, tuo marito ed i tuoi figli.

L’operazione va bene ed i medici sono soddisfatti, anche tu tiri un sospiro di sollievo: sarà vero? Vedremo, intanto poteva andare peggio, potevano non dirti niente e, con un po’ di sfortuna in aggiunta, intravedere un camice bianco che scoteva la testa.

Terminata la convalescenza, ti contattano per mettere una protesi: è giusto, perché una donna con un seno solo deve sentirsi come una barca col timone bloccato, che non riesce a stare al vento e sbanda.

Tutto va bene e te ne torni a casa col tuo nuovo seno di silicone: non è più come prima – certo – ma anche l’occhio vuole la sua parte e, almeno, sotto il golf sembra una cosa normale, che non ti sia successo niente.

Fai la domanda per l’invalidità – non sei una persona che fa un lavoro sedentario – e non sai cosa ti diranno, ma speri: capiranno cosa ti è cascato sulla testa inaspettatamente? Il pianto ricacciato, la paura che i tuoi cari intorno al letto d’ospedale non ti dicessero la verità, che anche i medici mentissero per pietà.

Inoltre, anche dopo l’operazione, sollevare pesi forza troppo i muscoli attigui alla parte colpita dal tumore.

La risposta arriva dopo mesi – tutto quel che è un tuo diritto, oramai, in Italia giunge sempre in ritardo: ebbi il riconoscimento della legge 104 per mia suocera, invalida su una sedia a rotelle, ed il primo permesso me lo diedero il giorno del funerale! – e, lì per lì, non ti sembra molto chiara: ti viene riconosciuto il 74% d’invalidità.

Cosa vuol dire? In pratica, che non hai diritto a nulla: per avere qualche beneficio (del tutto aleatorio, tipo liste speciali, ecc) bisogna arrivare al 75%. Par en punt Martin l’à perdü le braie (per un punto Martino ha perso i pantaloni, raccontava mia nonna, torinese “doc”).

T’hanno presa in giro.

Eppure hai raccontato che, in un turno di 8 ore, sollevi circa 1.400 kg: 175 chili l’ora non sono molto, ma dopo aver subito un simile intervento chirurgico sono ben oltre le tue possibilità, e i medici lo sanno! Perché?

Ci sono parecchie ragioni tecniche, anche se la verità “che tutto muove” è la protervia del potere.

I medici, soprattutto quelli delle commissioni mediche, sono sottoposti ad uno spietato forcing da parte dell’INPS, il quale si arroga sempre di più strumenti di controllo sulle invalidità concesse: il che, non impedisce che, gli stessi politici (vedremo in seguito) si diano un gran daffare per proteggere i loro accoliti.

Da qui nascono i ciechi che giocano a carte e gli invalidi che trotterellano sui campi di calcio: in altre parole, ci vuole la classica “spinta”, altrimenti finisci col 74%.

Un secondo ostacolo riguarda i ricorsi: un tempo, si faceva ricorso alla Commissione Medica Regionale la quale – erano, spesso, medici militari – era meno soggetta alle volontà della Casta. Ci pensò Berlusconi nella legislatura 2001-2006: pensi che ti abbiano fatto un torto? Rivolgiti alla giustizia civile: ricorri al giudice monocratico…poi l’Appello, la Cassazione, fino alla Corte Costituzionale, al CEDU…intanto, sarai certamente morto.

I legali affermano che non è difficile vincere in primo grado, dopo…non ci giocano più di un cerino.

Cara amica: non ti rimane che continuare a sollevare i tuoi 1.400 chili per turno ancora per qualche anno…se sarai viva…altrimenti, lascerai il tuo 40% di pensione alle casse dell’INPS che sa cosa farne. Oh, come lo sa: ci sono molte liquidazioni milionarie dei manager di stato che aspettano, più le pensioni d’oro…

Mi ricordo di te, anche se non ci sei più, perché – per uno strano caso della vita – fui il tuo tutore per il passaggio in ruolo.

Piccola parentesi: nel “nuovo che avanza” sopravvivono usanze medievali come quella che – chi passa di ruolo nella scuola – viene valutato, soppesato, attentamente scrutato da due colleghi che devono stendere un’accurata relazione. I quali, spesso, saltano la barricata e finiscono per essere gli avvocati difensori dei colleghi: chi non lo farebbe?

Il tuo caso era un imprevisto accidente, perché non eri passata in ruolo l’anno precedente – storia più unica che rara – giacché avevi lasciato correre la verve di scrittrice nella tua relazione: soprattutto era stato quel “strano a dirsi, giungere all’alfa quando già s’intravede l’omega”. Non te lo perdonarono.

L’anno dopo ci mettemmo una pezza: il Dirigente Scolastico sapeva che eravamo pronti alla sfida, che portavamo appresso una serie di sentenze e lasciò correre. Brindammo al tuo passaggio di ruolo.

Già, l’omega: giusta la citazione, perché avevi già 53 anni e una carriera da precaria alle spalle. Capii la tua ironia.

Eri anche scrittrice, una fine scrittrice, ma pochi se n’accorsero: le tue storie inventate osservando i gatti nel cortile – umanizzati, ma col dubbio che fossero umani dalle sembianze gattesche – erano divertenti, come le tue peregrinazioni all’estero alla ricerca di un’adozione perché non potevi avere figli. E li amavi tanto.

Però, non ce la facevi già più, a 53 anni. Come lo ricordo.

Scorrevo il registro – una classe difficile, d’accordo, più adatta per dei sergenti che per una mamma trepidante – e vedevo le tue note: due, poi tre, quattro la settimana. Erano il segno che non riuscivi, che la tua bontà non serviva: per quelli ci voleva un po’ di frusta – chiedevano la presenza dell’autorità come una certezza nella quale credere, che scambiavano per autoritarismo – e non una mamma pietosa innamorata dei classici.

Fu un anno d’inferno: finalmente finì, entrasti in ruolo e – come da contratto – facesti domanda di trasferimento. Ti persi di vista.

Fu un giorno di Primavera quello in cui vidi il tuo manifesto mortuario: era l’anno maledetto, l’anno della riforma Fornero. Forse capisti che i tuoi 58 anni, oramai, non contavano più nulla, che saresti dovuta rimanere ancora chissà quanto a lottare con classi sempre più demotivate e, quindi, aggressive. Giovani senza colpa, come lo erano i nuvolosi che correvano in cielo di quel giorno maledetto nel quale lessi della tua morte.

Non fu una morte epica: fu un ictus scaturito dal tuo sempre maggior nervosismo, dalle porte che si chiudevano improvvisamente e che si riaprivano in un futuro lontano, del quale era difficile anche pronunciare il numero. 2019? E cosa significa?

Spero che ti sia reincarnata in una gatta e scruterò i gatti del vicinato: se ne vedrò una nera che fa sempre la matta, saprò d’averti ritrovata.

Come sono belli i giardinetti coi bambini che giocano, i ragazzini che flirtano in quello strano modo che non comprendiamo più. I gesti sono meno evidenti ma, a ben vedere, gli sguardi sono gli stessi.

Nessuno fa caso ad un uomo di mezza età che sembra cercare solo una panchina: non ha fretta, il passo è lento e sembra soppesare ogni istante, mentre osserva le gemme degli alberi che sbocciano, il primo timido verde che s’affaccia al mondo, ad una stagione calda dove trionferà di verzura per poi accettare la caducità della vita e finire nel bidone del netturbino.

L’uomo la trova, si siede: estrae un pacchetto dalla borsa che sembra un panino. Adesso farà merenda, osservando i ragazzi che giocano a basket nell’attiguo campo coi canestri.

Invece no: estrae una pistola da tiro cal. 22 e si spara. Muore sul colpo.

E’ un insegnante di 58 anni, che è stato malato di cancro e che non sa quanto la vita ancora gli concederà: per quanto tempo il male starà fermo? Riuscirò a vedere il figlio sistemato, magari un nipotino?

Quando legge i criteri della riforma Fornero capisce che per lui non c’è speranza: a 62 anni ed oltre non c’arrivo più, troppo distante, anche se sembra dietro l’angolo.

E così se ne va dal mondo con l’immagine dei ragazzi che ha cresciuto per una vita: chiede quasi scusa per il disturbo, ma la 22 fa poco rumore, magari non tutti s’accorgono. Che sia finita.

Anche di te mi ricordo, perché la tua statura non passa inosservata: non è che fossi una perla di sapienza, ma non è richiesto per fare il netturbino. Due occhi placidi – t’amo pio bove – incorniciati dai riccioli: non mancavi mai se c’era da farsi un bicchiere di bianco d’Estate o sostare al bar per un caffè come rifugio d’Inverno, giusto per chieder tregua al vento del Nord.

Poi ci prendesti gusto, ma sapevi di potertelo permettere.

Non mancavi un festival dell’Unità, sempre in prima fila se c’era da spostare le sedie o dare una mano in cucina: a volte, addirittura, ti mettevano ad appiccicare gli adesivi all’ingresso, un mestiere senza infamia né lode e privo di particolari “know-how”.

Già, ma tuo padre era un capoccione del partito e tu eri entrato nel PCI già al concepimento: non lo sapevi, ma avevi già la tessera in tasca quando eri in grembo. E, quando fu tempo, quel posto da netturbino.

Gironzola, gironzola con la scopa e la bicicletta col bidone: fermati a parlare con un passante, a fumarti una sigaretta…poi entri in un negozio a fare due chiacchiere…nella bella stagione c’è una macchia di fichi sul tracciato della vecchia ferrovia: il luogo perfetto per piazzarci una brandina e sonnecchiare.

Così, ogni tanto sparivi e nessuno sapeva dov’eri: fino al giorno nel quale il tuo capo ti sorprende a russare della grossa, là, vicino all’imbocco – oramai chiuso – della vecchia ferrovia. Avrei desiderato essere una mosca per godermi la scena: qualche cicala che canta, vociare di bambini che giocano al pallone e tu che russi. Poi il capo che ti riprende e tu che accampi scuse: quali? Mah…

Rivoluzione: si passa dalle bici col bidone alle “Ape” col cassonetto: sei diventato un netturbino semovente, uno spazzino motorizzato. L’Ape è perfetta per allontanarsi di più dai ficcanaso: c’è un grazioso boschetto lassù, in alto ma non distante dalla città. Fai trasloco.

Ossia: carichi la vecchia branda con tutti gli ammennicoli e ti trasferisci in una macchia della boscaglia, fresca ed al riparo dagli sguardi indiscreti. E ronfi.

Passa il tempo perché quel rompiscatole del tuo capo deve setacciare le boscaglie, gli anfratti, le cantine…dove ti sei cacciato? Gli servirebbe un “Apache” col radar per scovarti, ma ha solo una vecchia “Uno” e pure senza radio.

Passano gli anni, ma è solo questione di tempo, un giorno – di sfiga per te e di culo per lui – s’inoltra proprio in quella macchia d’alberi e ti scova. Si ripete la scena d’anni prima, là, sulla vecchia ferrovia: a questo punto della storia ci stai quasi simpatico ed il tuo capo sembra un bel rompicoglioni. Ma sei pagato per fare quel mestiere: non dimenticarlo.

Stavolta la cosa si fa seria – e ti pareva: anni passati a fare il segugio… – ed il capo non molla: entra in scena il paparino, che ti fa una ramanzina e racconta la storia di Stakanov per cercare di redimerti ma – lo immagino – lo fissi coi tuoi occhi liquidi dove appena traspare quel poco che t’interessa. Ossia la moglie, la pastasciutta ed i bianchi.

M’arriva la notizia che sei andato in pensione. Ma come?!? Hai poco di più di cinquant’anni…mal di schiena, hai il mal di schiena.

Oddio, non discuto sui guai altrui ma il mal di schiena l’ho avuto anch’io, e mica poco: ricordo giornate a scuola dopo nottate trascorse in compagnia di Toradol, Contramal o Cortisone.

Il preside che un giorno mi disse: “Professore, stia a casa”, mentre m’osservava piegato in due – al punto che i ragazzi mi toccavano la gobba prima delle versioni di greco e latino – ed io risposi: “Già, a casa sono solo col mio “compare” che non dà tregua: qui, almeno, mi distraggo un po’…” Quando ce la facevo.

Anch’io feci la domanda per vedere “cosa mi davano”: ricordo il medico legale che mi visitò, il quale mostrò la mia colonna “dal vivo”, osservando “Guardate, guardate voi stessi la colonna…”

Non gliene fregò nulla: appena entrato, una specie di medico che sembrava un ottuagenario colonnello degli Alpini mi ragguagliò: “guardi che noi non diamo nulla”. La commissione di Ceva – per inciso – è famosa per il suo “rigore” ed è ingolfata di ricorsi legali.

A te, invece, la pensione. Non è cambiato nulla: continui a girare per i bar, fra un bianco, un caffè ed una partita a cirulla, solo che non hai più né l’Ape e nemmeno la bici.

Ah sì, qualcosa è cambiato: adesso si chiama “Festa Democratica”.

E qui finisce la cronaca, che spero v’abbia divertito e rattristato: casi veri, persone a me vicine o che ho personalmente conosciuto, ma basta inserire “insegnante suicida” in Google e compare la lista. A me dà 1.210.000 pagine: certo, molte sono dei doppioni, ma sono più di un milione.

L’ultimo caso è quello di Carmine Cerbera, il docente precario di 48 anni che s’è suicidato a Calandrino, nei pressi di Napoli, lasciando moglie e figlie: in molti casi, perdendo il posto, il suicidio rimane l’unico modo di garantire la sopravvivenza alla propria famiglia. Abbiamo il coraggio d’aprire gli occhi di fronte a questa terribile atrocità e continuiamo a leggere. Il ministro Profumo “conosce bene e rispetta”, ma cosa conosce? Cosa rispetta?

E poi ci sono i casi dei piccoli imprenditori: chi si suicida perché non ha più un soldo e chi perché non avrà più anni. Le pensioni d’oro? E chi le tocca…

Lontano da me difendere solo la scuola: la riforma delle pensioni è e rimarrà (forse) l’unico provvedimento di questo governo a rimanere in piedi. Perché? Poiché non è aria fritta: si nutre di carne e sangue, come le bestie immonde.

Abbiamo visto scomparire la pagliacciata dell’abolizione delle Province in una nuvola di fumo: già lo sapevamo, quando “abolisci” qualcosa ma – prima – non fai una seria re-distribuzione delle competenze, vuol dire che sei un mendace.

E poi: perché le Province? E’ tutta l’architettura amministrativa che andrebbe rivista, dai piccoli Comuni alle inutili Regioni (abbiamo vissuto meglio fino al 1979, anno della riforma sanitaria e della loro “consacrazione”, e nessuno ne avvertiva la mancanza) eppure, qualcuno nel 1970 pensò bene di dare attuazione all’articolo della Costituzione che le riguardava. Gli altri 200 articoli, circa, li dimenticarono.

La “Spending Review” è solo una delle tante leggi Finanziarie, una roba inguardabile e buffonesca: ma chi è Enrico Bondi? Da quando, lo Stato, vara un governo “tecnico” e poi fa scrivere una legge economica a terzi? Cos’è, una legge in appalto?

La riforma del lavoro non ha cambiato nulla (in meglio ovviamente): i ragazzi continuano a lavorare di tre mesi in tre mesi (quando capita) oppure giocano a “Il Laureato” nei call centre. In compenso, per i loro padri è più facile essere licenziati.

 La vera chicca, però, è stata la creazione della Fornero: ricordiamo che, il governo, sancì che non ci sarebbe stata trattativa con le parti sociali per la previdenza. E per cosa c’è, allora? Per le date del Campionato di Calcio?

Qui, ci sono un paio d’elementi da sottolineare: il primo è la straordinaria (e voluta) inadeguatezza della Fornero, una donna che la osservi e ti chiedi come possa una contadinotta vestita a festa come lei essere salita così in alto.

La Fornero è docente universitaria soltanto perché suo marito, il professor Deaglio, lo ha deciso: altrimenti, una persona con la sua scarsa cultura non sarebbe diventata niente di più che una commercialista qualunque. Quattro conti per l’IRPEF e l’IVA delle piccole “boite” (officine) piemontesi.

Ella stessa, in un pazzesco ardire, si è definita “non preparata” per fare il ministro, con un linguaggio ed un’espressione più utile per descrivere chi salta un appello all’Università, di certo non l’affidamento di un ministero cruciale!

Candidamente, lo ha ammesso: “erano i mercati e l’Europa a volerla (la riforma)”. Senza accorgersi di confessare un altro reato: tradimento. Che esisterebbe se lei avesse avuto un mandato politico (qui, lo ammetto, la cosa è dubbia), e allora tutto torna nelle mani di Napolitano, che ha eseguito la più scellerata alchimia politica ed oggi se ne duole: comprende che la Storia lo giudicherà severamente, come il peggior presidente della Storia Repubblicana.

Napolitano è il secondo aspetto, perché nel momento in cui decise per le “non elezioni” s’assunse una responsabilità istituzionale enorme: oggi, col Paese in macerie per la calata degli Unni finanziari, sa di lasciare in eredità una nazione sconquassata da mille crisi che s’intersecano. Sociali, economiche, finanziarie, industriali, culturali: e, per prima, di fiducia nel futuro. Proprio l’esatto contrario di quello che vorrebbero far credere: Wall Street è salva, Main Street è precipitata nel fango.

Cosa possiamo fare?

Cambiare mentalità, capire come ci hanno portato fino a questo punto: per riscoprire l’unità dei diseredati, dei sans papier ai sans argent. Ai sans vie.

Jiddu Krishnamurti affermava che, in presenza di un grande dolore, si doveva ricostruire minuziosamente la “mappa del dolore” per potersi almeno muovere al suo interno e poter ricostruire. Un percorso analitico, dunque.

Molti credono d’aver capito tutto delle vicende economiche e, soprattutto, degli stratagemmi mediatici necessari per sorreggerle: consentitemi d’avere qualche dubbio.

La nostra divisione è la loro vittoria. Ci hanno lavorato per anni: siamo pressappoco un esperimento biologico, dei cani di Pavlov o poco di più. Divide et impera, questo è sempre l’obiettivo.

Bisogna che i ricchi diventino più ricchi ed i poveri più poveri, ma non possiamo dirlo: perché? Diamine! Noi (Casta, imprenditori, faccendieri, boiardi di stato, prelati, bronto-crati, ecc) siamo i più ricchi e dunque…difendiamo la nostra ricchezza!

Prova: il coefficiente di Gini (1) (che misura la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza) ci pone al 37° posto, ma nel 2005, e stanno molto attenti a non pubblicare più dati (veri). Ah, il 37° posto, comunque, sta fra la Grecia e la Moldavia: gli altri Paesi europei sono molto lontani (2).

Il 10% della popolazione possiede circa metà della ricchezza nazionale: provate un poco ad immaginare, a “selezionare” una persona su 10 – quando siete alla spiaggia, al supermercato – e poi dividere i beni in due. Una casa a noi ed una a lui, e così via: come può reggere un simile squilibrio? Come mascherarlo?

Scateniamo una guerra, anzi, più guerre. La chiameremo “Operazione Polli di Renzo”.

 La prima è fra dipendenti pubblici e privati: magistrale nominare ministro Brunetta, un uomo così amato/odiato dove lo vai a trovare? Polarizza subito i consensi/dissensi e ti fa scoppiare la bagarre: gli italiani saranno impegnati nell’azzuffarsi fra idraulici evasori ed impiegati nullafacenti, si scambieranno accuse al vetriolo e si dimenticheranno di noi. Quando sarà ora di votare s’infileranno ordinatamente dietro le schiere, abilmente preparate, destra/sinistra.

La seconda guerra deve mettere a confronto giovani ed anziani, ma qui il lavoro deve essere più attento perché si va ad “operare” all’interno delle famiglie.

Posto che qualsiasi provvedimento deve toccare marginalmente chi è già in pensione – un elettorato enorme, che vota e che non bisogna giocarsi – si deve colpire pesantemente chi è al lavoro. Ma, sempre, con la giustificazione della “disparità” fra chi è garantito e chi no: togliendo, ovviamente, a chi è garantito senza aumentare le garanzie per chi non lo era.

Qui è essenziale l’aiuto dei sindacati: daremo l’impressione di due sindacati “venduti” (CISL ed UIL) e di uno “che lotta” ma sia chiaro, è solo una montatura. La CGIL è saldamente controllata dal PD, solo alcune schegge impazzite s’allontanano.

Qualcuno scopre i nostri trucchi, ma è destinato all’anonimato (3), poiché il fuoco di fila nei confronti dei giovani è, per fortuna, intenso.

Per prima cosa bisogna agire sulla naturale frizione fra generazioni: i genitori (che sono coloro che li mantengono fin oltre i 30 anni!) devono essere presentati come retrogradi e conservatori, come sempre.

Per i giovani, devono aumentare le trasmissioni Tv nelle quali è il successo la chiave vincente: non sulla bravura, per carità! Solo bellezza, qualche bravura ma in campi secondari come la musica o la canzone: insomma, più dei fenomeni da baraccone che vera bravura, così tutti la bevono. In compenso, molta attenzione a modelli che premiano la bellezza e basta, meglio se un po’ volgare.

In questo modo otterremo una continua eccitazione nei confronti delle vicende (virtuali) che coinvolgono gli adolescenti “di successo”: essi vedranno genitori, insegnanti ed adulti in genere come un modello perdente e saranno succubi della continua “acquolina in bocca”, proprio come i cani di Pavlov.

Qualcuno s’accorge del trucco e rimane schifato? Ragazzi, le porte dell’emigrazione sono sempre aperte…

Ci sono poi una serie di guerre “secondarie” che bisogna alimentare: TAV/No-TAV, Ponte-No-Ponte, ecc.

Che se ne parli, bene o male, ma che se ne parli: mai, però, discorsi approfonditi sull’utilità di quelle opere (che, siamo matti?), solo cronache di botte e qualche gossip, se si trova.

Intanto, osservo dal finestrino dell’auto l’uomo con la paletta dei lavori stradali: quanti anni avrà? Mi sembra vecchio, più vecchio di me che ne ho già 62. O è solo mal tenuto? Ha lo sguardo spento: meno male – penso fra me e me – che lo mettono a fermare le auto con la paletta…c’è un giovane, ma è sulla pala meccanica che sta lavorando…accanto, un nero appoggiato alla pala.

Ma come si fa, a quell’età, a restare otto ore al freddo, in piedi: e se hai veramente mal di schiena? Gli diranno, come hanno detto a me, “noi non diamo niente”? E cosa farà?

C’è una generale incomprensione della falcidia sociale che è stata la riforma Fornero: se lo chiedi ai quaranta-cinquantenni ti rispondono “tanto io non c’arrivo”, “per noi non ci sarà più”, i giovani “io morirò prima”, eccetera.

E’ una bella rimozione collettiva del dolore, per sopravvivere, come succede negli ambienti estremi: mai pensare al dopodomani, già sopravvivere oggi è dura. Eppure arriverà, inesorabile: anzi, c’è da sperare d’arrivarci. Cos’è?

Se ti va bene è soltanto un malessere generale, una stanchezza che prima non provavi: hai bisogno di fermarti a riposare. Quando avevo 40 anni avevo un appezzamento di terreno con gli albicocchi, 37 per la precisione: in un mesetto li potavo tutti. Ora ne ho uno e ci metto giorni e giorni a potarlo.

Non parliamo della scuola: passavo le notti a correggere – quasi mi piaceva perché c’era la Coppa America di Vela e tenevo la Tv accesa – adesso, dopo un “pacco” di relazioni m’addormento. I ragazzi li sopporti per un paio d’ore, poi hai bisogno di una boccata d’aria, di sederti tranquillo in un posto senza rumore, eppure ci devi stare.

Qui interviene un’altra frattura: c’è chi pensa che solo chi ha un lavoro manuale sia “usurato”. E’ un errore di percezione: eppure, tanti ci cascano.

I casi sono tanti e molto diversi: nel privato, ad esempio, viene spesso usata la legge sull’amianto per pensionare persone (gli anni di contribuzione raddoppiano) che l’amianto l’hanno appena sfiorato. Chi l’ha lavorato veramente – la Eternit di Alessandria, l’ACNA di Cengio – è morto da tempo oppure l’ha solo visto, e così sopravvivrà, come capita all’ACNA dove ci sono pensionati di 50 anni.

La legge sull’amianto non si applica nel pubblico, eppure nei laboratori l’amianto c’era: nel privato ne hanno goduto anche gli impiegati. E’ stata una valvola di sfogo per mandare in pensione persone della quali il ciclo produttivo non sapeva più che farsene: è arrivata la Fornero e sono diventati “esodati”.

Nel pubblico sono “soprannumerari”, ma è stata la Gelmini (la folle) a dimezzare le ore di laboratorio negli Istituti Tecnici: un’ora la settimana. Mi dite voi che si fa? Profumo ha confermato tutto, salvo promettere “la priorità e l’importanza dell’istruzione tecnica e professionale”. Una buffonata, visto che la quota/PIL che l’Italia destina alla scuola è sensibilmente inferiore a quello che destinano gli altri Paesi Europei (5).

Eppure gli operai ti guardano come un privilegiato se racconti che non ce la fai più a tenere una classe, che esci col mal di testa ogni giorno: tu capisci la fatica fisica, loro non capiscono la fatica mentale.

E’ un’altra affermazione dell’operazione Polli di Renzo che va a segno.

Cosa devono farci pagare?

La scarsa risposta che gli italiani hanno dato alla previdenza complementare (6), i quali non hanno consegnato diligentemente il loro TFR ai forzieri delle banche: il cambio – speriamo che la capiscano, afferma l’INPS – hanno ricevuto la controriforma delle pensioni più pesante d’Europa.

Converrebbe chiedere a Mastropasqua (presidente INPS) che mestiere fa, visto che ha 25 incarichi per un milione di euro l’anno di compenso (8).

Giocando sull’aumento della speranza di vita – che è stata pressappoco di un anno in un decennio (7) – raccontano d’incrementi pazzeschi: le statistiche sono le peggior menzogne. Quanto ne risentirà la qualità del lavoro?

Già oggi, la scuola – che è il settore che conosco – è al lumicino: nonostante le apparenze, le dichiarazioni, le promesse, ecc, fra i corridoi a nessuno frega più niente. E ti credo, hanno alzato l’età della pensione di 5 anni in un botto! Rovinando la vita alle persone che s’erano già preparate il “passaggio”, con un avviso dato con l’anticipo di sei mesi!

I colleghi, tristissimi, i conti se li sono fatti: incrociando la riforma Fornero con quella Sacconi, dalla prima ricavi 66 anni, ma dalla seconda una tabella di marcia – tre mesi la volta in più – che ti porta fino a 70 ed oltre.

La vita che ti viene concessa, dopo, è quella col pannolone: sì, anche per i giovani che fanno finta di non pensarci.

A loro frega meno ancora: si preparano ad una scuola privata (finanziata dallo Stato) d’elite nella quale mandare i loro rampolli…degli altri…e chi se ne frega! La Sanità? Noi paghiamo, gli altri…quando ascolto mia cugina, in Francia, raccontare che tutte le medicine sono gratis, tutti i ricoveri sono gratis, tutte le visite specialistiche sono gratis o rimborsate al 90% mi prende lo sconforto. Anche da noi era così: 40 anni fa.

Il danno, corrispondente ai due “e chi se ne frega”, incrociati, sarà lampante fra qualche anno: prepariamoci ad una società sempre più violenta, dove si uccide per uno sguardo ad una ragazza o per rubare una collanina d’oro ad una vecchietta. Succede già oggi: moltiplicate, gente, moltiplicate…

E così andremo a votare: a destra il Partito dei Briganti, al centro quello del Rotary…a sinistra? Non saprei se definirlo dei Ladroni – rubano tutti – ma quello dei Falsoni senza dubbio.

Nella generale ingiustizia e protervia della riforma Fornero c’è anche un errore, sì, proprio un errore che sta condannando 3.500 persone che avevano diritto ad andare in pensione: ci sono anch’io fra quei 3.500, non mi nascondo dietro ad un dito.

Lo hanno riconosciuto tutti – persino “a denti stretti” la Fornero – e c’è una memoria giuridica dell’ex sen. Imposimato (oltretutto, Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione) la quale ha un titolo che è tutto un programma: Caro Polillo “Quota 96” ha ragione e voi torto, marcio (11). Polillo è sottosegretario all’Economia.

Semplicemente, si sono “scordati” che la scuola va ad anno scolastico, non ad anno solare: tutti i calcoli vanno quindi riferiti al 31 Agosto, non al 31 Gennaio, che per il calendario scolastico (dal quale dipendono tutte le operazioni sul personale) è una data senza senso.

Premesso che è tutto l’impianto della riforma Fornero ad essere disastroso, alcuni parlamentari si sono battuti per sanare, almeno, quello che a tutti gli effetti è solo un errore.

Essi sono Manuela Ghizzoni, Mariangela Bastico e Vincenzo Vita, tutti del PD: nessuno di loro è più in lista, nonostante i mille trucchi per raggirare chi ha votato alle primarie (9).

Auspico che il prossimo governo di centro sinistra, se otterrà i voti necessari, con Bersani premier, assuma “quota96” come impegno prioritario. Auspico, inoltre, che ci sia in parlamento chi, come me e Manuela Ghizzoni, voglia condurre con altrettanto impegno e determinazione la nostra-vostra battaglia.”

È ufficiale: Matteo Richetti ha vinto le primarie del Pd a Modena…Sconfitte le deputate uscenti Manuela Ghizzoni e Mariangela Bastico.”

Non andrà in Parlamento, e nel frattempo si dimette anche da segretario dell’Umbria Lamberto Bottini, arrivato penultimo. Non senza mandare accuse molto pesanti: “In occasione di queste primarie, si manifesta infatti con chiarezza un atteggiamento protagonista e pervasivo di alcuni vertici istituzionali che hanno giocato una partita dal mio punto di vista discutibile per il ruolo di governo che compete alle istituzioni, che ha influito in maniera decisiva sui risultati della consultazione”.”

(Fonte: L’Unità)

Questo ci chiarisce qualcosa del futuro: Berlusconi, da parte sua, farà l’accordo con la Lega (conviene ad entrambi) per poi mollarla ed andare con Monti, Monti starà dov’è (non serve altro) perché Bersani, dopo le elezioni, mollerà Vendola e qualche altro rompiscatole come Fassina. Preventivamente, si cerca d’escludere le “ali” estreme: i montani – tanto se ne andranno con Monti, Bersani lo sa – e, più pericolosi, una schiera di prim’attori e di peones che ritengono ancora che i diritti delle persone siano preminenti rispetto a quelli delle banche. Anche se poi – per onore di verità – hanno votato tutte le leggi di Monti.

Perciò, mentre Berlusconi sputa su Monti, Bersani tace per non scoprire troppo le sue intenzioni – ossia che tutto continuerà come prima – e Scalfari da penoso è diventato vomitevole (10), quando afferma di essere “cambiato” nei confronti di Monti (glielo avrà detto De Benedetti?) e noi già intravediamo il nostro futuro.

Soltanto se i “contro Monti” – Lega, Grillo, Ingroia e domani Vendola – saranno abbastanza da creare grattacapi si può sperare qualcosa, soprattutto mettendosi in testa che non andare a votare, a loro, non frega nulla: governerebbero col 30% dei votanti, e vi direbbero pure che nelle “grandi democrazie” funziona così. Per loro, ovviamente.

Tratto da: Operazione Polli di Renzo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/01/07/operazione-polli-di-renzo/#ixzz2HIM1iWev 
– Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!