Cantieri Tav, perquisizioni a Firenze “Nelle gallerie usati materiali scadenti”

CRONACHE-
17/01/2013

Da: LA STAMPA

Sequestrata anche una grande trivella. Nel mirino del pm
il passante che dovrebbe essere costruito nel capoluogo toscano
Si indaga per truffa e corruzione
 
 

Anche le crepe in una scuola media, l’istituto Ottone Rosai di Firenze, sono colpa degli scavi per l’alta velocità ferroviaria. Non si teme che l’edificio crolli, ma la sicurezza dei ragazzi è a rischio. L’inchiesta della procura di Firenze sul progetto del sottoattraversamento fiorentino, una galleria di sei chilometri per ”bypassare” la città, ipotizza anche questo. I lavori sono in fase preparatoria, quelli veri e propri dovevano iniziare a breve, ma i Carabinieri del Ros hanno sequestrato la “talpa” Monna Lisa, la maxitrivella per il tunnel principale. 

 

Oggi sono stati eseguiti sequestri e perquisizioni. Gli indagati sono 31. Fra loro Maria Rita Lorenzetti, Pd, ex presidente della Regione Umbria, coinvolta per il suo incarico di presidente di Italferr (Gruppo Fs) e Ercole Incalza, dirigente dell’unità di missione del ministero delle infrastrutture. 

Sono due i filoni: uno relativo ai reati ambientali, per lo smaltimento dei fanghi; l’altro alla sicurezza, in particolar modo al materiale usato come copertura delle gallerie, che non sarebbe abbastanza resistente al fuoco. Fra i reati ipotizzati l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata in danno di enti pubblici, la frode in pubbliche forniture, la corruzione e il traffico di rifiuti. Accertamenti anche su possibili infiltrazioni mafiose. 

 

I pm titolari dell’indagine, Gianni Tei e Giulio Monferini, e gli investigatori del Ros e del corpo forestale, ritengono che siano state smaltite migliaia di tonnellate di fanghi prodotti dagli scavi: in parte sarebbero state scaricate nelle falde acquifere o fatte passare come meno inquinanti di quanto siano e quindi conferite in discariche non adeguate. Per la procura, così facendo le ditte appaltatrici hanno abbattuto i costi e guadagnato di più: le società appaltanti, Rfi e Italferr, infatti, avrebbero pagato il lavoro come se fosse stato fatto nel rispetto delle leggi. I reati ambientali sarebbero stati compiuti grazie alla collaborazione fra dirigenti di Italferr e Rfi, funzionari del ministero dell’Ambiente e dell’autorità di vigilanza delle opere pubbliche, dirigenti dell’unità di missione del ministero delle infrastrutture, come Ercole Incalza, e dirigenti delle ditte che hanno in appalto i lavori, come la Novadia e la sua socia di maggioranza Coopsette. La presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti, scrivono i pm, avrebbe messo a disposizione «le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici e una vasta rete di contatti» in cambio di «incarichi professionali» per il marito «nella ricostruzione del terremoto in Emilia». 

 

Gli investigatori ritengono anche che la trivella sia composta da componenti «privi di affidabilità e sicurezza». Non solo, il materiale acquistato per i rivestimenti delle gallerie non rispetterebbe le norme antincendio studiate per prevenire disastri come quello della galleria del Monte Bianco: il rischio sarebbe il «collasso» dei tunnel. 

Il ministero delle infrastrutture e il Gruppo Fs hanno già avviato indagini interne: «Rfi e Italferr» sono parti lese, sottolineano le Ferrovie. La presidente di Italferr, Lorenzetti, si è detta estranea e ha espresso «sconcerto per questa vicenda processuale». La ditta Coopsette sostiene di aver sempre lavorato «in piena correttezza». Il presidente della Toscana Rossi ha chiesto di «separare l’accertamento delle eventuali responsabilità penali dalla necessità, che ribadisco, di completare l’opera presto e bene». 

 

SOS Siria – Abbandonati nell’Indifferenza tra le Bugie dei Media

Venerdì, Gennaio 18th/ 2012

– di Mario Villani

Migliaia di Profughi in fuga dalla Siria, esposti al gelo ed alla crudeltà dei signori della guerra

Dall’Ex Jugoslavia alla Siria, le Bugie propagandistiche Occidentali per proteggere gli Interessi dei Signori della Guerra

Damasco, Aleppo –  Si susseguono in questi giorni le struggenti notizierelative alle miserevoli condizioni dei rifugiati siriani nei campi profughi in Giordania, in Turchia e in Libano. Ci provoca ad una riflessione la recente testimonianza di un volontario della ONG Italiana AVSI che opera in un campo profughi siriano in Libano, il quale rivela come “i bimbi che fuggono da Assad vanno a scuola nel Sud del Libano” .

 Come nell’ex Jugoslavia 

Durante la guerra nella ex Jugoslavia mi sono recato diverse volte nelle regioni orientali della Croazia per portare a destinazione aiuti umanitari(medicinali, viveri, generatori elettrici…) che consegnavamo ai parroci di alcuni villaggi posti lungo il fiume Sava, fiume che segna il confine con laBosnia Erzegovina. Uno dei ricordi più vivi di quei giorni è quello dell’arrivo dei profughi dalla Bosnia che attraversavano il fiume su grossi barconi e sbarcavano in terra croata per fuggire dagli orrori della guerra che, in quei giorni drammatici, infuriava in molte città bosniache.

 Il Silenzio e lo Sguardo dei Vecchi  

Due particolari mi avevano allora colpito più di tutto. Il primo: il silenzio. Malgrado sui campi a fianco della sponda del fiume si ammassassero centinaia e talvolta migliaia di persone non si sentivano né grida né rumori. Per ore l’unico suono percepibile era lo sciabordio dell’acqua che sbatteva contro il legno dei grossi barconi. Il secondo: lo sguardo dei vecchi. Non vi era odio, come nei giovani, né disperazione come in molte donne, direi che vi era solostupore. Si intuiva una domanda che però nessuno poneva: “perchè? Perchè mi avete costretto a lasciare la mia casa, i miei campi, le mie abitudini, i ricordi di sessanta, settanta anni di vita? Non sapete che troncando così le mie radici mi avete condannato ad una sorte peggiore della morte?”.

  Profondamente Indignati per una Spaventosa Tragedia Umana 

A me, legatissimo come sono ai luoghi dove sono nato, alla mia casa, ai miei animali ed al mio orticello, quegli sguardi, quelle interrogazioni mute, ma di una eloquenza impressionante, provocavano un’angoscia che ancora adesso non è svanita. Questa è la ragione per cui mi sento particolarmente coinvolto, anche emotivamente, ogni volta che sento parlare di profughi. Perchè so quale spaventosa tragedia umana si nasconde dietro questa parola che noi pronunciamo con troppa facilità. Per questo mi sento particolarmente indignato quando vedo qualcuno letteralmente sfruttare a scopi politici e propagandistici la tragedia di chi è stato costretto a  fuggire dalle proprie case per cercare rifugio in un’altra città o, peggio, in un Paese straniero.

 Il Paradosso Siriano – Morire di Propaganda Occidentale anti-Assad 

Purtroppo è quello che invece sta succedendo in Siria. Centinaia di migliaia di persone sono fuggite dai loro villaggi e sono ospitate in approssimativi centri di accoglienza all’interno del Paese o nella nazioni confinanti, in particolare Turchia e Giordania. Le ragioni per cui sono fuggite sono le più diverse: molti sono famigliari dei rivoltosi che temono le vendette delle forze di sicurezza, altri sono Cristiani e Alauiti cacciati dalle loro case dalle bande di integralisti e di salafiti, altri ancora semplicemente fuggono le violenze della guerra.  Per i mass media occidentali però tutti sono utilizzati esclusivamente come argomento di polemica contro il Presidente Assadcome se fosse stato lui a volere la guerra che sta distruggendo la Siria e che forse alla fine segnerà anche la sua sorte.

 La Falsificazione della Realtà di Molti c.d. “Media Cattolici” 

Questo è il solo aspetto che viene colto da molti organi di informazione, compresi, ma non è una sorpresa, quelli cosiddetti cattolici. Invece di preoccuparsi a come lenire (e soprattutto abbreviare) le sofferenze dei profughi sono invece impegnatissimi a studiare come utilizzarli nella guerra di propaganda scatenata a sostegno di una delle parti in guerra.

 Nato – Di Bufala in Bufala… Dalla Serbia alla Siria  

Mi ricordo un episodio della guerra in Kossovo. Allora i cattivi per definizione erano i Serbi ed i buoni gli Albanesi, in difesa dei quali gli aerei Nato stavano sganciando tonnellate di bombe su tutto il territorio della Repubblica di Serbia. Un giornalista (mi pare, ma non ci giurerei, di RAI 1) chiese ad alcuni profughi cosa stavano facendo di così tremendo i Serbi per provocare la fuga di tante persone.

 “Gli Aerei della Nato Bombardano le Nostre Case” 

Ma quali Serbi” fu la risposta “noi stiamo scappando perchè gli aerei della Nato bombardano le nostre case”. Bisognerebbe imparare, davanti a tragedie come quelle dei profughi, a mettere da parte polemiche e propaganda, ed a pensare ad una sola cosa: aiutarli.

Mario Villani, Ora Pro Siria

http://www.quieuropa.it/sos-siria-abbandonati-nellindifferenza-tra-le-bugie-dei-media/

 

Honni soit qui Mali y pense: l’Operazione “Serval”

GENNAIO 18, 2013 

Leo Camus Geopolintel 16 gennaio 2013

20130117-231822L’11 gennaio il Presidente della Repubblica, senza aver preventivamente informato il Parlamento, ha assunto la responsabilità d’impegnare la Francia, da sola, in un intervento militare in Mali. Un’operazione descritta come “guerra contro il terrorismo” dalla cassa di risonanza mediatica.
Nelle prime ore dei bombardamenti e combattimenti a terra, intorno alla città di Konna nel centro del paese, vi sono stati alcuni morti tra le forze governative del Mali e 148 tra i ribelli. Sul versante francese, un pilota di un elicottero da combattimento Gazelle, il tenente Damien Boiteux del 4° Reggimento Elicotteri di Pau, è stato ferito a morte “da un colpo di arma leggera“, dice il comando, durante un raid aereo contro una colonna di veicoli 4×4… nello stesso momento, nella notte tra venerdì e sabato, questa volta in Somalia, una unità d’azione dei servizi della Direzione di sicurezza esterna ha cercato di liberare l’agente francese Denis Allex, ostaggio da quattro anni, dopo la sua cattura a Mogadiscio nel luglio 2009. La disastrosa operazione è costata la perdita di due uomini, i cui corpi sono stati abbandonati a terra alle milizie al-Shabaab.
Cinque giorni dopo, quando il Primo Ministro finalmente accettava di comparire davanti all’Assemblea nazionale, gli islamisti già prendevano l’iniziativa e lanciavano un’offensiva contro la città di Djabli, a 400 km a nord ovest di Bamako. Nel frattempo, il presidente Holland, resosi brutalmente consapevole dell’isolamento materiale e militare della Francia, si presentava il 15 gennaio ad Abu Dhabi, al fine di sollecitare fondi e aiuti dagli Emirati Arabi Uniti, mentre il quotidiano 20 Minuti si chiedeva, già la mattina dopo, quale sia “la strategia che la Francia dovrebbe adottare per evitare il caos.”

Una guerra a basso costo e all’altezza della gloria presidenziale
Il Comando Operazioni Speciali di Ouagadougou, Burkina Faso, aveva anticipato questa nuova “guerra asimmetrica” predisponendo le forze speciali in Mali? Con quanti ha iniziato? 200 o 300 fanti del 1° Reggimento Paracadutisti della Fanteria di Marina e il 13° Reggimento Dragoni Paracadutisti? Con la logistica aerea degli elicotteri del COS (Gazelle, Cougar, Puma, Tiger), tre dei sei Mirage 2000D del dispositivo Sparviero di base a N’Djamena e inoltre due Mirage F-1, tre C-135, un C-130 Hercules e un Transall C-160? Oltre a utilizzare un drone Harfang basato a Niamey, in Niger, e perfino delle missioni sono state apparentemente compiute da Rafale partiti dalla Francia! [Meretmarine.com]. In riserva vi è il 2° Reggimento Paracadutisti della Legione Straniera, 1.200 uomini di base a Calvi, ma di cui si è annunciato un loro imminente salto a Timbuktu! Magre forze, che danno la dimensione di un’operazione ideata in settimana, e l’ampliamento della sbando morale, finanziario e politico della Francia… Utile, inoltre, è misurare la cucina sondaggista su una  Presidenza poco gradita: un sondaggio di Harris Interactive ha dimostrato che la maggioranza dei francesi, il 63%, sosterebbe l’intervento militare nel nord del Mali. Una miopia o una magistrale  disinformazione esagonale, … una delle due, mio capitano!
In confronto, Sarkozy, che non aveva raggiunto così rapidamente l’inferno della disapprovazione collettiva come Hollande, cioè in sei mesi, tuttavia non era riuscito a raddrizzare la barra dei sondaggi indossando gli abiti del signore della guerra, e tanto meno a ridurre la disistima tra i suoi concittadini, nonostante una nascita particolarmente tempestiva e la sua “sporca guerra” libica… la quale sarebbe stata veramente sordida, soprattutto per la lunghezza con cui si trascina dolorosamente. Inoltre l’operazione in Mali, mal progettata e mal calcolata, che doveva rivelarsi da subito una “guerra lampo”. Ma è ormai chiaro, nonostante le notizie trionfalistiche del dipartimento della difesa, il panico comincia a diffondersi tra gli stati maggiori politici, notando l’unanimità della classe politica nel sostenere i passi della presidenza in un percorso tanto tortuoso quanto pericoloso,  preparandosi psicologicamente ad un impegno di lungo termine.
A questo proposito, le forze francesi vengono portare a 800 uomini, e Parigi chiede vanamente l’aiuto dei suoi alleati europei, che non scalpitano certo per dare il loro contributo all’avventura. In realtà ci sono oggi circa 1.700 effettivi coinvolti nell’operazione, un livello che dovrà rapidamente raggiungere la cifra di 2500… come ha appena annunciato senza mezzi termini Hollande, il 15 gennaio. Inoltre sono anche arrivati dei carri armati come rinforzo dalla Costa d’Avorio, nella notte tra lunedì e martedì.
La situazione quindi è lungi dall’essere chiara, e la via liberata, come sembrava in un primo momento. Dato che l’offensiva contro gli islamisti a Djabali dimostra, senza aver subito gravi perdite, che i nemici dello Stato francese si sono semplicemente dispersi. Delle malelingue arrivano anche dire che le perdite esagonali sarebbero di fatto in gran parte sottovalutate e che non sarebbe stato solo un elicottero, ma due, ad essere stati abbattuti il primo giorno, e non con armi da fuoco, ma con l’aiuto dei lanciamissili tratti dall’arsenale di Gheddafi. Ciò cambierebbe la situazione, e a quanto pare in modo imprevisto.

Il nodo Libia/Mali
E infine di cosa ci lamentiamo? Le armi nelle mani degli islamisti maliani non sono cadute dal cielo: se Parigi, su iniziativa dell’agitatore BH Levy, non avesse condotto la guerra contro la Jamahiriya libica, la guerra del forte contro il debole con l’aiuto dei suoi accoliti euratlantisti, le armi usate contro le nostre truppe, oggi sarebbero sapientemente rimaste chiuse nei loro bunker.
Indubbiamente non bisogna dimenticare che “il movimento separatista del Mali, noto come MNLA, è stato creato in fretta e furia da Mohamed Ag Najem, che controllava un migliaio di mercenari tuareg al servizio del regime di Gheddafi, e che era stato arruolato dai servizi francesi poche settimane prima della caduta di Tripoli. Ag Najem avrebbe tradito Gheddafi accettando di tornare in Mali, non senza avere l’assicurazione da Parigi di rientrare a casa con armi e bagagli pieni di oro e dollari, per svolgere il nuovo ruolo che gli è stato assegnato?” [Oumma.com, 14 gennaio 2013].
E’ importante capire come tutte le guerre occidentaliste contro l’oriente in questi 23 anni, formino un insieme, una sorta di “ingranaggio” di cui converrebbe fermare la sinistra meccanica. Ogni cosa crea e prepara la seguente. La nascita dial-Qaida, e quindi le conseguenti guerre in Afghanistan e in Iraq, è il prodotto diretto della prima guerra del Golfo, che si configurò dall’agosto 1990 con il concentramento di forze statunitensi in Arabia Arabia sulla “sacra terra dell’Islam!“. La Libia, ieri, il Mali, la Siria, non sono che le varie battaglie della stessa guerra che si estende dall’Atlantico all’Indo, dal Mali al Waziristan, le aree tribali del Pakistan, passando per il Darfur e la Somalia…
Ascoltate l’avvertimento dell’ex primo ministro Villepin, l’uomo che ha avuto l’ardire di opporsi alla guerra al Consiglio di Sicurezza, nella primavera del 2003, che ha scritto un articolo pubblicato sul Journal du Dimanche: “Non cedete all’abitudine della guerra per la guerra. L’unanimità nell’andare in guerra, la chiara fretta e gli stantii argomenti della “guerra contro il terrorismo” mi preoccupano. Questa non è la Francia. Impariamo dal decennio di guerre perse in Afghanistan, Iraq, Libia… queste guerre non hanno mai costruito uno Stato forte e democratico. Al contrario,  promuovono il separatismo, il fallimento degli Stati, la legge di ferro delle milizie armate. Queste guerre non hanno aiutato a battere il terrorismo… Dobbiamo porvi fine.” [JDD 13 gennaio].

Incoerenza, contraddizione, arroganza
Per il momento, “il governo francese pretende che questa sia una guerra contro i jihadisti che controllano il nord del Mali, minacciando il paese e l’Europa … In realtà il movimento Ansar al-Din, da non confondere con i veri gruppi terroristici e del jihadismo come AQIM e Mujao, che viene preso di mira dall’intervento, è prima di tutto un movimento di liberazione tuareg. I suoi membri fondatori e i suoi responsabili, a partire dal loro leader Iyad ag Ghali, provengono tutti dal movimento di liberazione tuareg che ha combattuto con le armi in mano, durante gli anni ’80, contro il governo centrale di Bamako. Il movimento aveva deposto le armi nel quadro dell’accordo di Algeri nel 1991.” [Oumma.com 14 gennaio].
Riecheggiando la retorica della “guerra al terrore”, i mass medi esagonali danno uno spettacolo di scarso discernimento e persino di cecità totale: non è la Francia che ha armato, addestrato e controllato il salafismo libico? Chi oggi finanza, addestra e consiglia i fondamentalisti che si battono per la “democrazia” in Siria? Chi pensano di prendere in giro il governo e queste persone della stampa, sostenendo che in Mali combattono quel fanatismo religioso che sostengono e incoraggiano altrove? E’ comunque vero che ora, dopo l’avvio dell’offensiva francese, i briganti islamisti minacciano apertamente di colpire la Francia. Ma possono farlo da soli?
Il DCRI è allertato e deve effettuare retate preventive negli ambienti musulmani radicali: nessuna rete di sostegno, nessun attacco. Si comprenderà che la guerra dell’Eliseo punta a cose molto diverse. Vuole proteggere gli interessi strategici della Francia e, perché no?, i giacimenti di uranio in Niger, ad esempio… o da un punto di vista geopolitico, non è l’Algeria che attraverso il conflitto in Mali viene presa di mira? La protezione di sei mila “cittadini” francesi in Mali costituisce al massimo un fine secondario, e nel peggiore dei casi una comoda scusa, per non parlare dei nostri sette sfortunati ostaggi, già messi tra le perdite e le vittorie!
In definitiva, “
i servizi francesi non mantengono regolari contatti con i gruppi terroristici salafiti, come ha recentemente rivelato uno dei leader di AQIM in Mali, Abdelhamid Abou Zeid, certamente al fine di ottenere la liberazione dei loro ostaggi francesi… in cambio di un riscatto sostanziale, utilizzabile per finanziare i gruppi terroristici nelle loro azioni contro il nemico non dichiarato della Francia nella regione: l’Algeria. Nulla impedisce a questo punto di pensare che i servizi francesi non guardino con compiacenza al gioco che altri giocatori regionali giocano attraverso il narcoterrorismo del Mujao, per indebolire l’ingombrante vicina Algeria
!” [Oumma.com 14 gennaio].
Domande ovviamente inquietanti. Ma nello sconcertante labirinto degli sporchi trucchi e delle strategie indirette, così come nelle condizioni generali di una zona di guerra, che riguardano l’area islamica “occidentale”, tutto diventa possibile, spiegando un fatto altrimenti incomprensibile: anche il “finanziamento” di elementi in Mali che le nostre truppe devono combattere.

Il triste isolamento della Francia
Washington, Londra e Berlino approvano come si dovrebbe l’intervento francese, ma in realtà nessuno si impegna. Londra “appoggia la decisione francese di fornire assistenza al governo del Mali contro i ribelli“, ha annunciato William Hague, ministro degli esteri di sua disgraziata Maestà, scrive sul suo account Twitter! Restando al “supporto puramente politico” a prescindere dagli aerei cargo prestati pro forma.
Riguardo “la Germania, una settimana prima delle celebrazioni a Berlino dei 50 anni del Trattato dell’Eliseo, non può intervenire perché l’esercito tedesco è senza fondi e senza fiato“… è esaurito dalle “operazioni in Afghanistan, che non sono però neanche una guerra esse stesse. Gli unici paesi europei che hanno ancora la capacità di compiere questo tipo di intervento sono la Gran Bretagna e la Francia… Berlino ha fatto il massimo del possibile fornendo a Parigi un ampio sostegno politico (1)”. [AFP 15 gennaio 2013]. La cancelliera Merkel, “spesso definita la regina d’Europa“, s’è murata dietro un notevole silenzio fin dall’inizio delle operazioni. Credendo che le questioni della “sicurezza europea”, perché è da ciò che proviene la domanda: si contrasta una “minaccia terroristica”?, probabilmente non la riguardino.
Da parte loro, gli Stati Uniti prevedono di fornire supporto logistico… In realtà dei droni dell’AFRICOM, il Comando Africa degli Stati Uniti basato a Stoccarda, che sorvolano le sabbie a sud del Sahara. Tuttavia, nonostante l’arrivo annunciato dei primi soldati nigeriani, ne sono previsti 900, le forze dell’ECOWAS non dovrebbero essere operative prima di settembre! Un totale di 3000 soldati deve provenire da Nigeria, Niger, Burkina Faso, Togo, Senegal, Ghana, Guinea, Benin e forse Ciad e Mauritania, sì … ma quando? A questo punto la Francia è destinata a essere sola e a scontare un conflitto di cui ovviamente non ha ben valutato la dimensione reale, e che non è ovviamente in grado di finanziare da sola… tranne che sovraccaricando un po’ più le tasse e le imposte sulle imposte, così splendidamente illustrate dal “prezzo del carburante alla pompa!”

Un contesto per l’intervento piuttosto torbido, al limite della legalità internazionale
Il presidente Holland ha giustificato la sua decisione di intervenire in Mali rispondendo all’appello del governo del Mali. E infatti il presidente ad interim del Mali, Dioncounda Traore, ha chiesto alla Francia di fermare i ribelli di Ansar al-Din che avanzando occupavano Konna. Ciò che il governo e i media francesi hanno dimenticato di dire è che questo presidente del Mali non ha alcuna legittimità per richiedere un qualsiasi intervento militare da parte di una potenza straniera sul suolo del Mali. Perché è solo un presidente ad interim, nominato di concerto con l’Unione africana e gli Stati dell’Africa occidentale, e soltanto per restaurare rapidamente l’ordine costituzionale, dopo il colpo di stato del capitano Amadou Sanogo.” [Oumma.com 14 gennaio].
Nella vecchia Africa, la storia non balbetta più, divaga… I leader eletti del Mali (solo la stampa e il Quai d’Orsay ancora parlano di “governo legittimo”) sono stati rovesciati da un colpo di stato militare. Il presidente facente funzione, Dioncounda Traoré, che ha chiamato in soccorso le forze francesi, non ha che una legittimità di facciata… ma comunque sufficiente affinché Parigi  s’imbarchi in questa nuova galera.
Un (presidente) interinale messo al potere con l’unica ragione dell’incapacità del colpo di stato militare di bloccare la partizione del paese, “l’accordo firmato dal capo della giunta, il capitano Amadou Sanogo e dal ministro degli esteri burkinabé Djibril Bassolé, rappresentante di ECOWAS, prevede che la Corte costituzionale constati la vacanza della presidenza e il potere di investire ad interim il Presidente dall’Assemblea nazionale.” Soggetto disponibile a “misure legislative che accompagnino la transizione, tra cui un’amnistia generale per i membri del CNRDRE [la giunta] e loro associati, nonché la revoca delle sanzioni dell’ECOWAS.” Il Mali era apparentemente, dopo la caduta di Moussa Traoré nel 1991, considerato un modello di democrazia in Africa. Infatti “la presunta democrazia del Mali era più costosa della dittatura di Moussa Traoré. L’ingiustizia, la corruzione, l’impunità, l’arricchimento illecito erano  istituzionalizzati con la democrazia. Lo Stato è uscito completamente screditato. L’epoca della dittatura del partito costituzionale ha lasciato il posto ad una moltitudine di partiti costruiti intorno a singole ambizioni individuali, senza avere funzioni democratiche. In sintesi, una coalizione di interessi più o meno sordidi! L’era democratica… è stata il festival dei briganti (3)”!
Che la democrazia sia il grembo fertile del caos non mette in dubbio ciò che abbiamo tratto dalle nostre esperienze, o peggio, da ciò che è stato imposto con la forza in Afghanistan, Iraq, Libia, e presto, forse molto presto… in Siria (Non ci sperare! NdT). Rimane una domanda, interessante quanto fastidiosa, grazie a Hollande, il destino del Mali sarà diventare una nuova Somalia? La risposta nei prossimi mesi…

Note
(1) Oumma.com 14 gennaio 2013 “Le menzogne della propaganda nella guerra francese in Mali.”
(2) ECOWAS – Comunità economica dell’Africa occidentale. Organizzazione economica stabilita dal trattato di Lagos del 28 maggio 1975, che riunisce quindici Stati dell’Africa occidentale: Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. Il suo obiettivo principale è promuovere l’integrazione economica e del mercato intra-regionale. Nell’aprile 1990, ECOWAS si è dotata di una forza di interposizione, ECOMOG, per intervenire in Liberia, Guinea-Bissau e Sierra Leone (Encyclopædia universalis).
(3) Issa Ndiaye ex ministro dell’istruzione del presidente Amadou Toumani Toure ed ex ministro della cultura e ricerca scientifica del primo governo del presidente Alpha Konaré – L’intelligent d’Abidjan 16 ottobre 2012

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2013/01/18/honni-soit-qui-mali-y-pense-loperazione-serval/

 

Bersani apre il tour parlando ai giovani

Marinella Andrizzi Sinibaldi

Non è importante sapere le fesserie che costui avesse avuto da dire.

Non sono importanti le frottole con cui avrà infarcito il suo pseudo discorso, tanto per non far capire persino a dei giovani imbambolati, quanto lui sia corrotto e venduto.

Non sarebbe neanche stato importante poter controbattere gli sproloqui, magari chiedendogli di dimostrare matematicamente che il debito pubblico non è una truffa. Visto che la dimostrazione che lo sia proviene proprio da un calcoletto matematico inconfutabile….

 

E non è nemmeno importante mettersi poi a bestemmiare per aver buttato dalla finestra tutto il tempo perso inutilmente per stare a sentire uno come Bersani.

Quello che è importante, invece, è trovare le foto di questo evento. 

Foto in cui si possano ben vedere i visi dei giovani partecipanti. Per poi, con calma, guardarli bene in faccia. Uno ad uno.

Capiremmo così, che non c’è più alcuna speranza di futuro!

Perché un gran numero di imbecilli, tutti con una “copertina” sulle ginocchia, con su scritto: “Italia giusta”, ti fa capire a quale punto di degrado mentale siamo arrivati!

Andare a sentire Bersani che chiacchiera credendo di dire cose interessanti, equivale a darsi da solo del coglione! Coglioni che applaudono al boia!

Spero solo di svegliarmi domani e accorgermi di avere 70 anni. Onde evitare di essere scambiata per una di quelle sceme che hanno partecipato! Ma anche per rassicurare me stessa di non avere nulla a che spartire con tali giovani.

Ma così, se fosse possibile, perderei la mia gioventù?

Tranquilli, con una gioventù del genere, non hai proprio nulla da perdere. Anzi ….

 

La crisi finanziaria è finita, quella economica no

Sono le parole pronunciate dall’ex Premier non votato da nessuno, e per l’esattezza nell’intervista su Sky ha affermato testualmente: “quella finanziaria credo che sia finita, quella dell’economia no”.

E’ bene per tutti noi annotarci queste celebri parole, perchè da un grande professore di economia ci si aspetta la massima lungimiranza in materia.

L’economia reale è in crollo irreversibile, e nella nostra colonia i dati lo dimostrano ancor più espressamente. Dai contatti con le aziende, anche quelle che esportano, i problemi più o meno comuni riscontrabili, oltre alla diminuzione degli ordini quantitativamente e qualitativamente, sono la carenza di liquidità, che le banche non sono in grado di risolvere (altro che crisi finanziaria finita).

Dall’altro lato affermare che la crisi finanziaria è finita, è imprudente ed azzardato, ed al solo scopo di tranquillizzare momentaneamente le masse. 

Se fosse veramente così, non ci sarebbe bisogno di ricorrere a patrimoniali pesanti nel post elezioni, e non si spiegherebbe perchè nel 2012 il parlamento ha votato la parità di bilancio, che ora nel 2013, tranne che si intervenga con qualche escamotage, si raggiungerebbe solo al prezzo di distruggere risorse reali vitali per il futuro e ridurre parecchi sul lastrico.

La realtà, quella che i politicanti e gli insigni economisti al servizio dell’impero non dicono, è un’altra: la crisi è sistemica. 

Non lo affermano perchè il globalismo deve depredare quante più risorse possibili alle masse, per sopravvivere ed arricchire un numero esiguo di predatori.

Certo bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa possa significare sistemica. Ognuno potrebbe dare la sua interpretazione, specie se politicante o struzzo, o peggio ancora parassitta, o arrivista.

Due fatti sono inconfutabili perchè lo dicono i numeri, e non vanno nella direzione della cosiddetta ripresa di questo sistema:

– il pianeta ha risorse limitate, per quanto grandi sono sempre in numero finito;

– molte risorse sono disponibili in quantità sempre minore, oppure in condizioni sempre più difficili, e questo porta ad un loro costo sempre maggiore, indipendentemente dalla speculazione.

La ripresa posticipata negli anni è una chimera irraggiungibile per qualsiasi paese, perchè appunto la crisi è del sistema, e le risorse naturali che la dovrebbe sostenere, non sono illimitate e replicabili come la carta.

Non mi stancherò mai di dire che questo è l’errore fondamentale e limitante delle analisi di molti economisti.

La crisi finanziaria non è affatto finita, Egr. Prof. Monti, e lo dice un neofita dell’economia che non è al servizio di nessuno. E’ impossibile che questo succeda, perchè gli schemi ponzi tendono matematicamente ad infinito, e solo chi non conosce i numeri può credere a frottole di questo genere. In questi cinque anni sono state le stamperie virtuali che hanno potuto permettere alle varie bische di continuare a prosperare, indipendentemente dall’economia reale.

Se fosse così semplice aggirare la realtà, il lavoro per chi produce, sarebbe da considerarsi soltanto un passatempo, e piuttosto massacrante. Siamo solo fessi e masochisti!

I bambini vaccinati rischiano di sviluppare fino al 500% di patologie in più rispetto ai non vaccinati

Tutti gli studi mostrano che i bambini vaccinati hanno da due a cinque volte in più malattie infantili e allergie rispetto ai soggetti non vaccinati.

Il recente studio ha coinvolto più di 17.000 bambini fino a 19 anni. Questo studio-indagine attualmente in corso è stato avviato dall’omeopata Andreas Bachmair.

Tuttavia, il rimando americano per lo studio Bachmair si può trovare sul sito web VaccineInjury.info che ha aggiunto un link per i genitori di bambini vaccinati al fine di partecipare allo studio. Finora questa indagine in corso ha ben oltre 11.000 partecipanti.

I risultati sono stati simili tra i diversi paesi. Naturalmente, nessuno di questi risultati è stato raccolto dal MSM (media tradizionali). Nessun finanziamento inoltre dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) o l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) o qualsiasi agenzia sanitario nazionale o internazionale (http://healthimpactnews.com ).

Essi non osano confrontare la salute dei bambini non vaccinati a bambini vaccinati con obiettività poichè rischierebbero di perturbare la loro vaxmania (mania per la vaccinazione). Il punto di riferimento per tutti gli studi era per lo più sulle malattie infantili che si verificano con la maturazione del bambino.

Lesioni da vaccino drammatiche, debilitanti o letali non sono mai state al centro dell’attenzione dal momento che pochi di questi casi, il cinque per cento o meno, vengono segnalati al VAERS (Vaccine Adverse Injuries Reporting System) negli Stati Uniti per vari motivi, tra cui:

* E ‘un sistema complesso che richiede uno studio medico e, di conseguenza, tempo.

* La maggior parte dei genitori non sa dell’esistenza di questa associazione

* Solo le reazioni avverse che si verificano subito dopo le vaccinazioni vengono prese in considerazione

* Dal momento che la VAERS è un’associazione volontaria, la maggior parte dei medici non vuole auto incriminarsi con gli infortuni di vaccinazione e per questo motivo mantiene la propria posizione di negazione rispetto i pericoli del vaccino.

Di conseguenza, nemmeno le reazioni avverse più terribili vengono riconosciute ed i problemi a lungo termine negativi per la salute derivanti dai vaccini non vengono considerati rilevanti.

Diverse indagini riassunte

Le malattie infantili di solito poste in analisi agli intervistati dalle indagini indipendenti si occupano di asma, ricorrenti tonsillite, bronchite cronica, sinusite, allergie, eczema, infezioni dell’orecchio, diabete, disturbi del sonno, enuresi, dislessia, emicranie, iperattività, ADD, epilessia, depressione, lento sviluppo di linguaggio o abilità motorie.

Nel 1992, un gruppo neozelandese chiamato Immunization Awareness Society (IAS) ha intervistato 245 nuclei familiari per un totale di 495 bambini. I bambini sono stati divisi in 226 vaccinati e 269 non vaccinati. Ottantuno famiglie avevano sia bambini vaccinati che non.

Le differenze sono state drammatiche, i bambini non vaccinati mostrarono molta meno incidenza di malattie infantili comuni rispetto ai bambini vaccinati (http://www.vaccineinjury.info/images/stories/ias1992study.pdf ).

Da un sondaggio diverso nell’Isola del Sud della Nuova Zelanda (città di Christchurch) tra i bambini nati durante o dopo il 1977, nessuno dei bambini non vaccinati aveva mai avuto episodi di asma mentre quasi il 25% dei bambini vaccinati sono stati curati per l’asma, intorno all’età di 10 anni. (http:// www.vaccineinjury.info/images/stories/ias1992study.pdf ).

Molti dei commenti da parte dei genitori che hanno scelto di non vaccinare i propri figli (VaccineInjury.info) per l’indagine in corso Bachmair menzionano il pericolo effettivo rappresentato dalla vaccinazione e lo sviluppo naturale dell’immunità (http://www.vaccineinjury.info ).

Il dottor Tetyana Obukhanych, un immunologo Phd, ha scritto un libro al riguardo: “Illusione vaccino” con il quale è andato contro il dogma e il background della sua formazione medica. Egli afferma che l’immunità a qualsiasi malattia vera non è conferita dai vaccini. L’esposizione alla malattia, che venga contratta o meno, è il vero vaccino. (http://www.vaccinationcouncil.org ).

Può darsi che la più informale indagine in corso ora è di Tim O’Shea, DC, autore di “Vaccinazione non è Immunizzazione”. Egli ha semplicemente ricevuto riscontri da parenti non vaccinati e li ha confrontati con il grado di salute di amici, figli e famiglie di sua conoscenza che invece erano stati vaccinati. Questo e molto altro è disponibile sul suo sito (http://www.thedoctorwithin.com ).

Fonti:

PF Louis for Naturalnews

Traduzione di Marta C. per Dionidream.wordpress.com

Continuano i misteriosi boati negli Stati Uniti: affiora una nuova ipotesi

“A questo punto, nessuno più si raccapezza. I geologi affermano che i boati non dipendono da sommovimenti tellurici. L’aviazione militare nega che sia un fenomeno aereo. Gli astronomi asseriscono che i rimbombi non c’entrano con fenomeni cosmici. Quindi siamo a corto di spiegazioni”. Così chiosa Jeffrey Braun, Ph.D., fisico dell’università di Evansville, nello stato dell’Indiana, a proposito dei misteriosi ed inquietanti boati che continuano a squassare gli Stati Uniti e non solo. 

Cittadini esterrefatti seguitano a segnalare le spaventose deflagrazioni: le autorità brancolano (o fingono?) di brancolare nel buio. Si balbetta qualche timida delucidazione, ma subito dopo la si smentisce, poiché già rivelatasi del tutto destituita di fondamento (un aereo ha infranto la barriera del suono, è scoppiata una bombola di gas, è brillata una mina…). 

La ricercatrice Linda Moulton Howe sta raccogliendo le testimonianze ciirca le assordanti detonazioni: negli ultimi tempi ne sono state udite parecchie talora associate a lampi di luce nei centri e negli stati di seguito elencati. La lista va a ritroso nel tempo: dal 9 gennaio 2013 al 3 dicembre 2012. 

• Albuquerque, New Mexico 
• Salem, Massachusetts
• Riverdale, Utah
• Indiana sud occidentale
• Kentucky occidentale
• Illinois meridionale
• Anchorage, Alaska 
• Verde Valley, Arizona 
• Narragansett Bay, Rhode Island

Biosogna precisare che il fragore udito ad Anchorage ha preceduto di ventisei ore il terremoto che ha colpito la città di Anchorage in Alaska. Vari esperti interpellati, però, tendono a respingere una correlazione tra il suono ed il sisma che ha toccato la magnitudo 7,5 della scala Richter. 

Alcuni residenti hanno osservato che i suoni (spesso di bassa frequenza) sembrano provenire dall’atmosfera. Sono dovuti forse a meteore? Il Professor Jeff Braun è incline ad escludere tale ipotesi: “La caduta delle meteore può essere associata a rumori, ma ma quasi sempre gli aeroliti, quando entrano nell’atmosfera terrestre diventano visibili come sfere infuocate. Nondimeno tale fenomeno non è stato riportato dai testimoni”. 

La manifestazione è sempre più enigmatica: alcune persone si riferiscono ad una serie di fragori, seguiti da un sordo brontolio. Intanto comincia ad essere ventilata una nuova congettura che, in verità inerisce a due ambiti, uno artificiale e l’altro naturale: la Moulton Howe, infatti, chiama in causa un non meglio definito “interfacciamento informatico” con altre dimensioni e cambiamenti relativi al Sole ed al pianeta Giove. Speculazioni? Fantasie? Può darsi. Vero è che molte situazioni anomale vedono il coinvolgimento dei militari spesso intenti a compiere pericolose sperimentazioni di cui possiamo solo vagamente immaginare la vera natura. (Vedi “Il nucleo“, 2012) E’ anche possibile, come suggerito da recenti studi, che qualcosa nella struttura della materia-energia stia mutando. I boati potrebbero essere la conseguenza di una concomitanza tra l’uso di dispositivi strategici e fenomeni nel sistema solare? La dichiarata ignoranza degli scienziati in merito denota che siamo di fronte a qualcosa di eccezionale? Questione intricata, ma forse non del tutto inestricabile. 

Articolo correlato: “Quelle strane emissioni dal Sole che mutano la materia“, 2011

Fonte: earthfiles.com

Chi è il padre del redditometro?

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>>> Oggi, venerdì 18 gennaio, sono a Brindisi, PiazzaMercato, alle 17 e a Bari, Palaflorio, alle 21. Seguite la diretta su La Cosa<<<

Il redditometro è in sostanza uno studio di settore sulle famiglie. Hai speso di più del tuo reddito? Come hai fatto? Ti ha prestato i soldi tuo zio? Dimostramelo! Ti ha aiutato tua mamma? Dimostramelo! Hai risparmiato i soldi tenendoli in casa in una cassetta, sotto le mattonelle? Dimostramelo! L’onere della prova è a tuo carico. L’unica difesa è non spendere più nulla, il redditometro già ora, con il suo solo annuncio, ha depresso i consumi, fatto aumentare i pagamenti in nero e diminuito il Pil. Una ricetta eccellente per uscire dalla crisi. Chi lo ha inventato? Chi lo ha votato? Monti nega “Una misura decisa dal precedente governo”, “Io non l’avrei messo“, Berlusconi pure. Bersani non si pronuncia. Allora chi lo ha votato? E’ figlio di padre ignoto. In un Paese incapace di fare pagare le tasse agli evasori è iniziata l’era del Terrore Fiscale per le famiglie.

Intervento di Elio Lannutti (Presidente Adusbef).
“Adusbef, l’associazione a difesa dei cittadini-consumatori-contribuenti, si è sempre battuta contro l’evasione e l’elusione fiscale, l’abuso di diritto, i condoni ed i “perdoni tombali” , gli scudi fiscali che hanno avuto lo scopo di reimmettere nel mercato, con la tassa del 5 per cento, capitali di provenienza illecita e probabilmente criminale, difendendo al contempo i diritti dei contribuenti nei confronti del Fisco, che negli ultimi anni ha utilizzato ganasce fiscali ed altri strumenti coercitivi vigenti in uno Stato di Polizia Fiscale, in aperta violazione dello Statuto dei diritti del contribuente, spesso derogato da disposizioni di legge.
Ma il nuovo redditometro (sconfessato di recente dallo stesso presidente Monti), varato alla vigilia di Natale in palese violazione degli art. 3,24 e 53 della Costituzione e dello Statuto dei diritti del contribuente, poiché pone a carico del cittadino contribuente l’onere della prova, che in qualsiasi civiltà giuridica dovrebbe essere posto in capo all’amministrazione pubblica, la quale dispone di strumenti invasivi e di accesso ai conti correnti bancari e postali, non c’entra nulla con la lotta all’evasione, assomigliando ad uno strumento coercitivo teso a terrorizzare i contribuenti onesti piuttosto che gli evasori.
La lotta all’evasione fiscale infatti, può già contare sui numerosi strumenti di cui dispone l’Agenzia delle Entrate e sulle nuove norme introdotte da Governo, dal controllo dei conti correnti bancari e postali in vigore dal primo gennaio di quest’anno al sistema informatico dell’Agenzia, che consente di incrociare, i dati dichiarati e quelli relativi alle spese realmente sostenute, con gli stessi conti correnti bancari: è solo una inutile vessazione addossare l’onere della prova sulle spalle dei contribuenti, se l’amministrazione finanziaria già dispone tutte le informazioni.
Numerose pronunce consolidate di Cassazione (l’ultima n. 23/554 del 2012 depositata il 20 dicembre scorso), che fornisce nuovi chiarimenti sui controlli fiscali del nuovo redditometro, hanno stabilito che in merito al redditometro, è «il Fisco a dover provare l’incoerenza del reddito in ordine alla presunzione semplice dell’accertamento sintetico, essendo lo stesso redditometro uno strumento di accertamento sintetico che permette al Fisco di formulare solo una presunzione semplice non una presunzione legale, e quindi non può scaricare l’onere della prova sulle spalle del contribuente, stabilendo la Corte che non è il contribuente a doversi difendere sulla base dell’accertamento da redditometro, come previsto dalla nuova legge, ma è il Fisco a dover provare l’incompatibilità del reddito dichiarato con spese effettuate e tenore di vita.
Per tali ragioni, Adusbef ha dato mandato ai propri legali di impugnare in tutte le opportune sedi, dalle Commissioni tributarie al Tar del Lazio,un decreto ministeriale, affetto da rilevanti vizi di illegittimità, anche di ordine costituzionale, che invece di contribuire alla lotta all’evasione ed all’elusione fiscale, sta ottenendo l’effetto di un ulteriore risentimento dei contribuenti onesti, spesso perseguitati, verso il Fisco ed un vero e proprio Stato di Polizia fiscale.
Del resto, quando si chiudono tutte e due gli occhi rispetto ad una seria lotta all’evasione fiscale, in particolare relativa all’abuso di diritto praticato da grandi corporation, note imprese e primarie banche,come accaduto con l’operazione Brontos, che ha visto il rinvio a giudizio di alcuni banchieri compreso Alessandro Profumo, l’ex amministratore delegato di Unicredit, premiato a Presidente del Monte dei Paschi di Siena, per decine di miliardi di euro, vessando e tartassando i contribuenti onesti con un aumento della pressione fiscale per salvare le stesse banche che hanno prodotto la crisi, diventano più palesi i vizi di irragionevolezza, art. 3 della Costituzione, e l’ eccesso di potere,la violazione del principio di capacità contributiva, in relazione all’art. 53 della Costituzione, la violazione del diritto di difesa, contemplato dall’art. 24 della Costituzione, che dovranno essere immediatamente sanati con l’annullamento in autotutela del decreto ministeriale.” Elio Lannutti (Presidente Adusbef).

http://www.beppegrillo.it/2013/01/chi_e_il_padre_del_redditometro/index.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+beppegrillo%2Fatom+%28Blog+di+Beppe+Grillo%29

INPS/ L’ente rischia di diventare un “potere a sé stante”: il caso delle pensioni agli invalidi civili.

Scritto da Maurizio Bongioanni

Giovedì 17 Gennaio 2013 

Che cosa succede quando l’Inps cerca di sostituirsi al Parlamento? Che cosa potrebbe succedere se la discussa iniziativa previdenziale “contro” le pensioni agli invalidi civili – subito scongiurata grazie alle proteste delle associazioni di categoria – dovesse rientrare dalla finestra?

 

di Maurizio Bongioanni

L’Inps si sostituisce al Parlamento e revoca le pensioni agli invalidi civili. “La notizia sembra impossibile, ma è vera”. Con questo commento iniziava nel suo blog InVisibili – dedicato ai temi della disabilità – Franco Bomprezzi qualche giorno fa. In home page, il giornalista affetto da osteogenesi imperfetta, spiegava la nuova iniziativa politica dell’ente previdenziale: a partire dal 2013, se tra marito e moglie – di cui uno invalido al 100% – si supera un reddito lordo annuo di 16.127,30 euro si perde la pensione di invalidità, pari alla cifra mensile di 275,87 euro.  

Una novità “insidiosa e vessatoria pubblicata sul sito di documentazione legislativa Handylex nella circolare di fine anno che INPS dedica annualmente alle prestazioni pensionistiche per invalidi civili.

Un allarme, per fortuna, rientrato alla fine di un’intensa settimana contrassegnata dal coro di proteste levatosi da tutte le associazioni di categoria. Ma la soddisfazione che ne è seguita è rimasta contornata dalla perplessità. Infatti la minaccia uscita dalla porta, rischia ora di rientrare dalla finestra, raddoppiando le sue dimensioni.

Ma andiamo con ordine. La beffarda iniziativa dell’Inps si basava su una sentenza della Corte di Cassazione del 2011 (precisamente la n. 4677, sezione Lavoro del 25 febbraio 2011) tra l’altro di esito opposto ad altri pronunciamenti della stessa corte. Partendo da questa sentenza l’Inps avrebbe voluto, a partire dal 2013, calcolare l’invalidità non più su base personale ma sul reddito familiare, cioè avrebbe voluto computare ai fini pensionistici il reddito dell’invalido insieme a quello del suo nucleo familiare. Questo avrebbe significato, per decine di migliaia di casi, l’azzeramento degli assegni di invalidità.

pensioni_invalidi_civili_a_rischioLe associazioni si sono subito mobilitate contro questa incredibile proposta. Tra l’altro quello che gli enti contrari non riuscivano a spiegare era l’esistenza di un’effettiva disparità: per invalidi parziali, non udenti e non vedenti il limite reddituale avrebbe continuato a essere calcolato su base personale. L’entrata in vigore di una circolare simile, contando che il 94% dei disabili sono a carico delle relative famiglie, non avrebbe semplicemente azzerato l’accompagnamento ma avrebbe azzerato l’invalidità civile in generale.

Ma poi lo stop da parte di Elsa Fornero, rappresentante fino a prossimi cambiamenti del Ministero del Lavoro, da cui l’Inps dipende. Anzi, dipenderebbe. Infatti la prima impressione – negativa – rimasta tra le associazioni dopo il sospiro di sollievo, è che Inps costituisca un potere a sé che sfugge al formale controllo politico affidato al Ministero del Lavoro. “La Circolare Inps non ha fondamento giuridico” spiega in un comunicato Pietro Barbieri, Presidente della Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). “Chi nel Governo ha autorizzato INPS a questa pesante restrizione? Se fosse stato il Ministero del Lavoro, la odierna indicazione di Elsa Fornero sarebbe inspiegabile”.

Ma ora il timore è che in un confronto tra Inps e Ministero, per superare le disparità di trattamento fra invalidi coniugati e non, si decida di ricorrere all’applicazione di un indicatore reddituale su base familiare per tutti gli invalidi, fatto ancora più devastante per l’impoverimento delle famiglie italiane.

“Una tentazione già più volta espressa in questi anni e più volte rigettata dal Parlamento”continua Barbieri. L’unica soluzione è un intervento deciso delle Camere che bonifichi l’altalenante prassi amministrativa di questi ultimi anni, sempre più incerta e sempre più vessatoria nei confronti dei Cittadini”. Ma pare che ora le Camere, con le elezioni in vista, abbiano tutt’altri interessi.

Probabilmente la manovra dell’INPS rientra nella lotta ai falsi invalidi, lotta voluta a braccetto con il Ministero dell’Economia. Che l’INPS ciclicamente faccia ricorso, in modo strumentale, al tormentone dei falsi invalidi è fatto consolidato ormai: il Presidente Mastropasqua aveva dichiarato che nel 2010 erano state revocate il 24% delle pensioni in seguito ai controlli dell’INPS. Dati poi smentiti dal Ministero del Lavoro, dalla Corte dei Conti e infine dalla stessa INPS: le revoche erano state solo il 10%.

Mastropasqua si era sbilanciato anche dettando ai media nazionali le seguenti parole: Qui non stiamo parlando di falsi invalidi, cioè di persone che hanno truffato lo Stato. Ma di controlli sanitari sull’evoluzione di patologie che possono migliorare in seguito, riducendo così il grado di invalidità e le prestazioni connesse”. Migliorare l’invalidità: questa la strategia dell’Inps in atto già da alcuni anni.

E per evidenziare questi miglioramenti, l’Inps nel 2010 cambiò il metro di misura dell’invalidità, riducendo – senza alcun mandato di un Legislatore – l’indennità di accompagnamento. E forse è quello che sta cercando di fare ancora.

 

La BBC da il microfono al figlio dello Sha: ‘formiamo un Consiglio Nazionale Transitorio” per l’Iran

LONDRA (IRIB) – Il governo inglese sponsorizza ufficialmente il ritorno della monarchia in Iran e lo fa affidando una lunga trasmissione della BBC al figlio dell’ultimo dittatore dell’Iran, Reza Pahlavi.

In una trasmissione mandata in onda dalla BBC, il figlio del tanto odiato monarca filo-statunitense, cacciato dall’Iran il 16 Gennaio del 1979, si è dato ad uno stravagante ed alquanto ridicolo discorso nella quale ha invitato la comunità internazionale a sostenere la formazione di un “Consiglio Nazionale Transitorio” per l’Iran. Il figlio dell’ultimo dittatore che si ritiene ancora re dell’Iran, ha detto ai microfoni della BBC che lui vorrebbe elezioni libere in Iran. Le dichiarazioni sono proprio da commedia se si pensa che suo padre imponeva una monarchia agli iraniani mentre è proprio la Repubblica Islamica che in 34 anni di vita ha tenuto 34 elezioni, tra quelle politiche, presidenziali, amministrative ed i diversi referendum. L’azione della BBC, comunque, mostra come siano interessati sin da ora i nemici dell’Iran, a fare propaganda insensata ed ostile in vista delle prossime elezioni presidenziali che in Iran si terranno a Giugno.

http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/119811-la-bbc-da-il-microfono-al-figlio-dello-sha-formiamo-un-consiglio-nazionale-transitorio-per-l-iran