L’Eliminazione del Contante come Morte Civile

fonte: Rischio Calcolato

Articolo di Fabioflos 

 

Facciamo un caso pratico, semplice, di economia reale e spicciola: pensiamo ad un piccolo negoziante nel 2010 ha avuto qualche problema finanziario.

Immaginiamo che questo minimo imprenditore abbia compiuto un peccato mortale: non abbia onorato un assegno e sia stato protestato. Magari non abbia subito pignoramenti, magari abbia subito dopo pagato la cifra dovuta, ma , per motivi finanziari, non sia stato in grado, per una singola volta, di farvi fronte.

Non pensiate sia un caso raro: le norme introdotte tramite Basilea 2 hanno tolto buona parte del potere discrezionale dei direttori di banca che, sino a qualche anno fa, sanavano queste posizioni particolari. Questo imprenditore si vedrà cancellare la possibilità di fare assegni, talvolta si vedrà il conto chiuso una volta sanato il piccolo debito bancario. Inoltre tutte le forme di credito gli verranno precluse: niente carte di credito o di debito.

Se questo imprenditore non potesse far fronte ai pagamenti con i contanti sarebbe costretto a cessare la propria attività, per quanto economicamente valida,  e si troverebbe letteralmente disoccupato, senza poter provvedere un reddito per la sua famiglia. Pensate sia un caso estremo ed isolato? VI SBAGLIATE.

Nella personale esperienza di chi scrive una percentuale fra il 5 ed il 10% dei piccoli negozianti si trova in questa situazione, tanto che è stato necessario redigere un testo standard di manleva per chi riceve i pagamenti in contanti oltre i 1000 euro.

Già questi imprenditori quindi sono degli oggettivi fuorilegge. Cosa succederebbe se , come desiderato da qualche politico, si abbassasse la soglia di uso del contante sino a renderlo oggettivamente fuorilegge ?

Il denaro elettronico è nelle mani delle banche, e se noi non avessimo dei buoni rapporti con le stesse ? Se ci fossimo macchiati in passato del terribile peccato di aver emesso un assegno scoperto, o di non aver onorato il conto di una carta di credito? Rischieremmo di essere tagliati fuori dal mercato bancario e del credito postale, che non si comporta in modo diverso. Quindi, senza denaro contante, saremmo tagliati fuori dalla possibilità di poter acquistare e vendere ogni prodotto, anche il cibo. Si sarebbe costretti a mendicare, oppure a ricorrere a sotterfugi, come fanno già alcuni ora, per poter utilizzare la carta di credito dei figli o dei parenti.

Fino alla prima metà del secolo scorso esisteva l’istituto della “Morte civile”: quando una persona era condannata all’ergastolo veniva considerata morta per gli effetti del diritto civile, in quanto scompariva dal consesso umano, per cui venivano eseguite tutte le disposizioni ereditarie come se la persona fosse fisicamente morta.

L’introduzione della moneta elettronica nelle mani del sistema bancario e postale, come fortemente desiderato da alcuni Soloni nostrani, avrebbe come effetto la creazione di “Morti civili”, autentici zombi giuridici, incapaci di svolgere alcun negozio che non sia l’unilaterale Testamento. Vi sembra questa una situazione degna di un paese civile , degna del rispetto dei diritti umani, oppure creiamo un mondo a classi, in cui esiste una classe  di manager  pubblici, autentici Bramini, iper retribuita, super garantita e super protetta dal sistema bancario, ed al fondo della scala esistono i paria, gli intoccabili, che non possono far altro che morire, possibilmente lontano dai privilegiati ? Ed, ironia della sorte, chi vuole questa divisione ? La cosiddetta parte “Progressista” della politica.

Vi lascio con una citazione, dall’Apocalisse di San Giovanni:

“Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome.” (13.17) .

Prepariamoci ad un mondo in cui nessuno potrà più comprare o vendere se non porterà in numero o il nome della Bestia Bancaria.

 

http://www.rischiocalcolato.it/2013/01/leliminazione-del-contante-come-morte-civile-articolo-fondamentale.html

 

Una legge USA autorizza la sorveglianza di massa dei cittadini europei

 

 

Europei, prendete nota: il governo USA si è auto-attribuito il diritto di spiarvi segretamente.

Di Ryan Gallagher – slate.com

Il fatto emerge da una nuovarelazione fornita al Parlamento Europeo, con la quale si mette in guardia sul fatto che una legge USA sullo spionaggio, modificata l’anno scorso, autorizza una «sorveglianza meramente politica sui dati relativi a stranieri» se questi sono immagazzinati usando servizi cloudstatunitensi come quelli forniti da Google, Microsoft e Facebook.

Gli europei avrebbero già dovuto essere allarmati dal fatto che il PATRIOT Act può essere usato per ottenere dati su cittadini residenti al di fuori del suolo USA.Ma stavolta, al centro dell’attenzione è una legge diversa: il Foreign Intelligence and Surveillance Amendments Act (FISA), che solleva «un rischio ancora maggiore nei confronti della sovranità UE sui dati rispetto ad altre leggi finora prese in considerazione dai decisori politici europei».

È quanto risulta all’interno di una relazione pubblicata di recente e intitolata: «Fighting Cyber Crime and Protecting Privacy in the Cloud», («Combattere i ciber-reati e proteggere la riservatezza nella Nuvola informatica», NdT) prodotto dal Centre for the Study of Conflicts, Liberty and Security.

Il FISA Amendments Act è stato introdotto nel 2008, e ha legalizzato in modo retroattivo l’utilizzo del controverso programma di «registrazioni telefoniche senza garanzie» (“warrantless wiretapping”, nell’originale, NdT) iniziato dall’amministrazione Bush a seguito dei fatti dell’11 settembre. Alla fine del mese scorso il FISA è stato prorogato fino al 2017. Nel corso di questo processo, si è acceso un aspro dibattito in merito al modo in cui esso potrebbe violare la privacy degli americani.

Ma in realtà sono i cittadini che vivono sotto giurisdizioni straniere a dover essere ancora più preoccupati, afferma Caspar Bowden, co-autore della relazione ed ex consulente capo per la privacy per Microsoft Europa.

Secondo Bowden, l’emendamento FISA del 2008 ha creato un «potere di sorveglianza di massa» mirato specificamente a dati di persone non-statunitensi, residenti fuori dall’America ed applicabile al sistema di cloud computing.

Ciò vale a dire che aziende USA con una presenza nella UE possono essere costrette – in base a ordine di sorveglianza segreto emanato da un tribunale segreto – a consegnare dati sui cittadini europei.

Poiché i cittadini non-americani fuori dagli Stati Uniti sono stati ritenuti da un tribunale non ricadenti sotto la protezione contro l’appropriazione dei dati personali garantita dal Quarto Emendamento, si apre la porta a un tipo di spionaggio intrusivo nella nostra vita senza precedenti.

«È come versare nella fornitura d’acqua pubblica una droga che controlla la mente dei soli non-americani», afferma Bowden, che aggiunge: «la mancanza di attenzione delle autorità europee che hanno in carico la protezione dei dati nei confronti di questo provvedimento è stata “sconvolgente”». Ma al rinnovo del FISA – e dopo la diffusione di questa relazione – tutto ciò potrebbe anche cambiare.

Per le agenzie di spionaggio della maggior parte dei Paesi è una routine consolidata e quotidiana monitorare in tempo reale comunicazioni quali le e-mail e le telefonate di gruppi ritenuti sospetti per ragioni di sicurezza nazionale.Tuttavia, ciò che rende diverso il FISA è il fatto che autorizza in modo esplicito il prendere di mira sia le comunicazioni in tempo reale sia i dati cloud depositati e collegati a organizzazioni politiche con sede all’estero: non solo sospetti terroristi o sospetti agenti di spionaggio di governi stranieri. Bowden afferma che di fatto il FISA dà pienamente «carta bianca per spiare qualsiasi cosa che sia di giovamento per gli interessi della politica estera USA» e legalizza il monitoraggio di giornalisti, attivisti e politici europei abbiano a che fare con qualsiasi argomento che rientri nella sfera degli interessi degli Stati Uniti.

Il FISA, secondo Bowden rende espressamente legale per gli Stati Uniti, esercitare «una sorveglianza di massa continua di comuni attività politiche democratiche e legali» e potrebbe spingersi fino ad obbligare i fornitori USA di servizi cloud come Google a fornire un’«intercettazione» in diretta dei dati degli utenti europei.

I funzionari USA (non c’è da sorprendersi) hanno continuamente e decisamente respinto le accuse in merito a uno spionaggio di massa degli europei. Durante un suo discorso, tenuto l’anno scorso, l’ambasciatore USA presso l’Unione Europea, William Kennard, ha fatto riferimento a ciò che ha definito come «paura di un accesso illimitato ai dati da parte del governo USA», affermando che tutte le azioni per l’applicazione delle leggi e per le indagini sulla sicurezza nazionale negli Stati Uniti sono soggette a limiti legali e giudiziari concepiti per proteggere la privacy individuale. Si può inoltre mettere in discussione che un tribunale statunitense, per di più in segreto, possa essere tanto audace da autorizzare davvero lo spionaggio di massa sui giornalisti europei; sebbene a livello teorico rimanga una possibilità.

In ogni caso, tuttavia, in Europa permane un serio scetticismo: Non essendo soddisfatto delle dichiarazioni provenienti dai funzionari USA, la relazione con primo firmatario Bowden fa appello affinché i cittadini dell’Unione Europea ricevano adeguati avvertimenti sul fatto che i loro dati potrebbero risultare vulnerabilinei confronti della sorveglianza politica statunitense. La relazione propone inoltre che sia garantita agli europei un’equa protezione presso i tribunali americani.

Le preoccupazioni che da anni si agitano in merito all’accesso USA ai dati degli stranieri potrebbero presto giungere al punto di ebollizione. Sophia in ’t Veld – vice presidente della commissione del Parlamento Europeo sulle Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni – fa parte di quella manciata di parlamentari europei che lavorano su questo tema. Il tema è di quelli complessi, mi confessa la Veld, poiché le aziende sono chiamate a uniformarsi a due ordinamenti in conflitto, cosicché non è detto che una nuova legislazione rimetta necessariamente a posto la situazione. In più vi è anche implicata la politica: «È assai chiaro che la Commissione Europea [l’organo esecutivo dell’Unione Europea] – stia chiudendo un occhio, ma lo stanno facendo anche i governi nazionali, in parte perché non hanno afferrato la questione e in parte perché temono di mettersi contro le autorità USA».

Ora sembra comunque inevitabile che i legislatori europei debbano finalmente affrontare le questioni che riguardano l’intercettazione di massa USA, per quanto controversa possa essere. L’ultima relazione contiene parole che suonano così: «sorveglianza di massa, di calibro pesante, mirata alla nuvola informatica».

Un tipo di linguaggio che non può essere spazzato e nascosto a lungo sotto il tappeto.

Fonte

Traduzione di Megachip.com  

Fonte: terrarealtime  

Mali: Onowale Rupert, il ‘Trio del Diavolo’ (Usa, Francia, Gb) farà genocidio di innocenti

TEHERAN (IRIB) – Un noto analista di affari africani spiega che in Mali le potenze occidentali uccideranno gente innocente al punto da realizzare un “genocidio” e definisce pertanto Usa, Francia e Gb “il trio del Diavolo”.

Intervistato dalla rete Press TV, Onowale Rupert, del Pan-African Movement di Londra, ha parlato così dell’intervento militare francese in Mali: “Non è di certo una missione a breve termine da parte della Francia. Ma prima di parlare di Francia devo fare un passo indietro per dire che quì abbiamo il Trio del diavolo, formato da tre potenze imperialiste che stanno invadendo una parte dell’Africa, il Mali. In questo trio del Diavolo la nazione che guida è il Satana americano. Anche la Francia e la Gran Bretagna fanno parte di questo trio. Loro comprendono benissimo che incontreranno una resistenza formidabile sul campo e proprio per questo stanno inviando questo volume di forze ed armi nella zona. Sappiamo ad esempio che la Gran Bretagna ha messo a disposizione della Francia alcuni dei suoi aerei militari per trasportare in massa i soldati in Mali qualora ce ne fosse bisogno.  Il resto di questa interessantissima intervista, in lingua inglese, al link sottostante sul sito di Press TV.

http://www.presstv.ir/detail/2013/01/15/283661/mali-in-throes-of-genocide-by-evil-trio/

 Italian Irib

 

Bocciato simbolo “liberi da Equitalia”, Pisani: “motivazioni Viminale assurde “

 

 

Il simbolo bocciato

Elezioni, Pisani Liberi da Equitalia: “cambieremo logo ma resteremo in corsa, motivazioni Viminale assurde”

“Secondo il Viminale, il nostro contrassegno, lede l’art.54 della Costituzione perché incita al contrasto e alla violenza e perché la società non ha dato il consenso all’utilizzo del nome: due motivi che non hanno alcun fondamento”. lo dichiara in una nota il Presidente del movimento “Liberi da Equitalia” l’avvocato Angelo Pisani che spiega le insussistenze dei rilievi mossi dal Ministero dell’Interno. “Anzitutto Equitalia non è una società commerciale e non dovrebbe guadagnare sulle tasse dei cittadini quindi non doveva dare nessun consenso all’utilizzo del nome. Quanto al resto ontestiamo con fermezza l’ipotesi di essere incitatori di contrasto e di violenza in quanto lo Statuto del nostro movimento, e l’indole di ognuno di noi, mirano a una riforma fiscale e del sistema di riscossione per l’equità fiscale attraverso interventi di cultura legalità informazione e trasparenza condannando da sempre ogni forma di violenza anche contro Equitalia come quelle di autolesionismo dei contribuenti. Non a caso sono nati studi professionali anti Equitalia formati da avvocati e commercialisti non certo da terroristi”. Pisani attacca: “Prima avevamo un consenso della stragrande maggioranza dei cittadini: parla chiaro il sondaggio realizzato da Sky Tg24 che su 15mila intervistati attestava l’81% di gradimento del movimento anti Equitalia.  Evidentemente abbiamo toccato nervi scoperti di un sistema che molto spesso con metodi errati e dovuti a leggi medioevali ha pregiudicato i diritti di molti cittadini. Pisani annuncia: “Cambieremo il logo ma soltanto per evitare che una mossa della vecchia burocrazia possa non consentire la partecipazione alla competizione elettorale del nostro movimento. Depositeremo il nuovo simbolo nei termini previsti ma intanto – conclude il leaderl del movimento “Liberi da Equitalia” – valutiamo comunque il ricorso in Cassazione fino alla Corte dei Diritti dell’uomo a Strasburgo per difendere i diritti di quell’80% che ha sposato la nostra causa di diritto”.

CARCERI INVIVIBILI/ Il governo Monti affiderà le strutture a privati: banche e mafie brindano

Notizie – Italia

Scritto da Carmine Gazzanni

Giovedì 10 Gennaio 2013 

La condanna di uno Stato davanti la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non è cosa da poco. Soprattutto se viene inflitta per aver applicato trattamenti inumani e degradanti ad essere umani. Ma, d’altronde, i numeri parlano chiaro: 21 mila detenuti in più rispetto alla capienza massima, meno di tre metri a disposizione. La  situazione, però, potrebbe anche peggiorare, nonostante Paola Severino si sia detta “profondamente avvilita”. Andando a ritroso tra i provvedimenti Monti, infatti, arriviamo all’articolo 43 del dl Liberalizzazioni che in pratica, proprio per far fronte all’emergenza carceraria, prevede una privatizzazione dei penitenziari. In futuro, dunque, la gestione potrebbe essere affidata a privati. Nonostante il parere negativo di tutte le grandi organizzazioni internazionali. Un grosso affare per le banche, addirittura obbligate a parteciparebottino ghiotto per le criminalità.

 

di Carmine Gazzanni

 

24 gennaio 2012, il governo Monti ottiene la fiducia (l’ennesima) sul dl Liberalizzazioni, il decreto su cui ha lavorato giorno e notte il superministro Corrado Passera. D’altronde i tecnici sono convinti che soltanto un allargamento delle privatizzazioni possa consentire una ripresa economica al nostro Paese.  E, in effetti, un allargamento c’è stato. Non bastavano autostrade e banche: l’esecutivo vuole cedere ai privati anche le carceri. Il che, come vedremo, non è affatto cosa da poco.

Basta, d’altronde, leggere l’articolo 43 del dl (convertito in legge il 24 marzo 2012): “Project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie”. In pratica, si prevede, “al fine di realizzare gli interventi necessari a fronteggiare la grave situazione di emergenza conseguente all’eccessivo affollamento delle carceri”, di demandare a concessionari privati l’onere di finanziare e gestire le carceri e i servizi connessi, “a esclusione della custodia”, in cambio di una tariffa prestabilita e non modificabile, determinata “al momento dell’affidamento della concessione, e da corrispondersi successivamente alla messa in esercizio dell’infrastruttura realizzata”. Tale concessione “ha durata non superiore a venti anni” ed i rischi economici legati alla costruzione e alla gestione dell’opera sono tutti a carico del concessionario. Se la società fallisce, cioè, lo Stato non interviene a finanziarla.

carceri_invivibili_affollate_ai_privatiCon la condanna inflitta solo pochi giorni fa dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per le condizioni inumane del nostro sistema carcerario e considerando che, come detto, la privatizzazione dei penitenziari nasce proprio per “fronteggiare la grave situazione di emergenza conseguente all’eccessivo affollamento delle carceri”, è certo che il governo (se non questo, il prossimo) indica bandi aperti a privati per la loro gestione.

Le domande (e i dubbi) sulla bontà della norma, però, non sono affatto poche. Innanzitutto, ad esempio, ci si potrebbe chiedere: se davvero tutto questo progetto serve ad ovviare al sovraffollamento delle carceri, perché non si cerca di recuperare le almeno cento carceri inutilizzate, spesso in attesa semplicemente del collaudo o complete già in tutto e per tutto, o abbandonate e lasciate marcire?

Ce ne sono a Foggia, Monopoli, Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone, in Irpinia, a Udine, Gorizia, Pinerolo, Mantova, Ferrara, Pistoia, Massa-Carrara, Ancona, Pescara, Napoli, Bari, Altamura, Gela, Caltanissetta, Agrigento. Invece, quando si parla di carceri, in Italia la parola d’ordine è costruire: il che significa nuovi soldi, nuovi appalti e, spesso, nuovi accordi tra politici e imprenditori.

Ma conviene affidare a privati la gestione dei penitenziari? Assolutamente no. Lo dice, d’altronde, anche la Commissione per la lotta contro la discriminazione e per la protezione delle minoranze dell’Onu che bacchetta da più di vent’anni quei paesi, in special modo gli Stati Uniti, che perseguono una politica di privatizzazioni delle infrastrutture carcerarie.

La responsabilità del rispetto dei diritti umani, dicono dal Palazzo di Vetro, deve ricadere sullo Stato e non può essere demandata a privati. Senza dimenticare, peraltro, che molte organizzazioni umanitarie denunciano anche le forti pressioni delle lobby impegnate nella costruzione di nuove carceri affinché i governi adottino leggi più severe che tendano ad aumentare la popolazione carceraria e riducano le pene alternative come la libertà vigilata e gli arresti domiciliari. Il perché è presto detto: a ogni detenuto corrisponde una retta garantita dallo Stato. Non solo: le condizioni di vita e di sicurezza, nelle carceri private, sono ben peggiori di quelle pubbliche, tanto che spesso vengono segnalati e denunciati casi di lavoro forzato e di sfruttamento dei detenuti. Tanto nessuno controlla.

I rischi che tutto questo possa avvenire anche in Italia nel momento in cui si decida di affidarsi a privati è altissimo. Anche perché – non dimentichiamolo – il nostro Paese è (anche) terra d’interessi mafiosi, soprattutto nell’edilizia. Più e più volte, inoltre, forti sono state le pressioni di uomini di Cosa Nostra, camorristi e ‘ndranghetisti per cercare diallentare il 41 bis. Insomma, ci potrebbero essere tutte le premesse per pensare che, tramite prestanomi, le mafie arrivino a controllare facilmente il sistema carcerario (o una parte). Cosa potrebbe accadere allora? Una domanda legittima su cui bisogna necessariamente riflettere.

Il governo Monti, però, è disposto a correre il rischio se poi a guadagnarci sono gli amici banchieri. Perché è questo quello che accadrà. Secondo il comma 3 dell’articolo 43, infatti, l’esecutivo obbliga (repetita iuvantobbliga) il concessionario a far essere della partita anche le banche: “il concessionario prevede che le fondazioni di origine bancariacontribuiscono alla realizzazione delle infrastrutture di cui al comma 1, con il finanziamento di almeno il venti per cento del costo di investimento”.

 

Insomma, per legge anche le banche devono spartirsi la torta.

Anche sulla pelle dei detenuti, insomma, si cerca di fare business. Nonostante una condanna della Corte Europea denunci le condizioni inumane delle carceri italiane. Anzi, si cerca di sfruttate la sentenza proprio per la causa economica e lobbistica.

Presto si comincerà a dire: c’è una sentenza europea, bisogna costruire carceri, ma non ci sono soldi pubblici, ergo dobbiamo necessariamente affidarci ai privati. Gli unici a brindare, allora, saranno gli amici banchieri. E, forse, i mafiosi.

 

Paradossi della crisi capitalista: nel mondo più smartphone che nuovi nati

L’International Ces 2013 che si è tenuta a Las Vegasfino allo scorso 11 gennaio ha rivelato un dato preciso: nel mondo, al momento, i nuovi smartphone acquistati ogni giorno (un milione) sono il doppio rispetto ai nuovi nati (500.000). Alla faccia della cosiddetta “crisi”, dunque, il mercato dell’elettronica di consumo nel 2013dovrebbe registrare un +3+ e raggiungere un nuovo fatturato globale record da 209,6 miliardi di dollari. A viaggiare forte e trainare a velocità spedita il settore ci sono sicuramente i tablet: 116 milioni di nuovi pezzi venduti previsti per il 2013 ed un impressionante +45% rispetto all’anno precedente; con 37 miliardi di dollari di fatturato. Il mondo che evolve verso la mobilità si legge anche attraverso la contemporanea crisi dei case laptop, ovvero dei pc fissi: in tutto “solo” 16 milioni le vendite previste per l’anno appena iniziato e 17 miliardi di dollari di fatturato.

SI SMARTPHONE, NO LAVORO

Insomma: la società del 2013 riesce a garantirti uno smartphone nuovo ogni 6 mesi ma sempre meno spesso ti concede l’opportunità di trovare un lavoro dignitoso, con i posti rimediati alMcDonald presentati come grandiose opportunità occupazionali da non farsi sfuggire e per le quali ringraziare. File infinite di disoccupati e al contempo di fan della Apple pronti a spendere 1 milione e 600.000 delle vecchie lire per acquistare il nuovo i-Phone e vederlo “vecchio” e poco cool nel giro di un anno. Multinazionali oligopoliste sempre più grandi che pagano sempre meno ed ingordigia crescente dei grandi magnati, ci obbligano ad allegare alcune riflessioni ai dati appena analizzati.

VERSO COSA CI STIAMO MUOVENDO?

Dove si dirige una società che soffre della sindrome del capo chino (che siamo tutti più o meno perennemente ripiegati sullo schermo del nostro telefonino) che sostituisce in maniera sempre più isterica il consumo per necessità e piacere con il consumo per bisogno e dipendenza? Ci stiamo evolvendo alla velocità della luce dal punto di vista del tecno-effimero e, per farlo, stiamo rinunciando a fette sempre più grandi di libertà reale e condizioni di lavoro tollerabili. Al tutto aggiungiamo la filosofia neoliberista del “nessuno tocchi i miliardari perché più loro guadagnano e più redistribuiscono ricchezza” (il che equivale a continuare a credere a Babbo Natale anche dopo il decimo anno di età). Possiamo teoricamente acquistare, citando il Messaggero“sorprendenti televisori OLED 4K, passando per un tablet Panasonic da 20 pollici e risoluzione 3840 x 2560, con quasi dieci milioni di pixel” ma un numero sempre più elevato di persone è costretta a lavorare 8-12 ore al giorno per 40 anni sapendo già che non avrà una pensione, che non potrà avere figli né indipendenza economica.

In che modo strambo si è sviluppato il genere umano soprattutto negli ultimi due secoli può notarlo anche un osservatore poco attente. Il problema, a quanto pare, è che anche un genio assoluto avrebbe difficoltà non tanto ad individuare quanto a rendere concretamente, rapidamente ed efficacemente applicabili modelli di organizzazione meno iniqui e paradossali.

Fonte: Young

 

Tex contro Ingroia, diffida di Bonelli sui fumetti in campagna elettorale

POLITICA A FUMETTI

Tex contro Ingroia, diffida di Bonelli
sui fumetti in campagna elettorale

La casa editrice contro l’utilizzo dei «suoi» personaggi nei manifesti della lista Ingroia

Gli eroi dei fumetti contro gli eroi della politica. O se si vuole Tex e Dylan Dog contro il pm Antonio Ingroia. Tra tante dispute la campagna elettorale ci riserva anche questa. E tutto perché nella foga di catturare l’attenzione di cittadini elettori sempre più disgustati dalla politica si attinge anche al mondo dei fumetti. Lo hanno fatto appena qualche mese fa i candidati alle primarie del Pd, raffigurati nel sito del partito come i Fantastici Quattro e lo fa oggi in modo ancor più massiccio l’entourage del candidato premier di «Rivoluzione Civile» Antonio Ingroia. In Rete circolano decine di manifesti con slogan messi in bocca a noti personaggi del mondo dei fumetti e sotto il simbolo del movimento di Ingroia.

ANCHE GRISU’ – Tra gli altri c’è Dylan Dog, presentato come lavoratore a progetto, che esclama: «Basta con questi mostri che ammorbano le istituzioni». E poi l’annuncio: «Anche io voto Rivoluzione Civile. Insieme vinciamo». Oppure il draghetto Grisù (nei manifesti scritto in maniera errata “Grisou”) «vigile del fuoco discontinuo», che sogna: «Voglio un paese che non si nasconda dietro l’emergenza ma progetti il suo futuro». Al servizio della lista Ingroia quasi tutti i più noti personaggi del mondo dei fumetti, dai Simpson a Dylan Dog agli stessi Fantastici Quattro già reclutati dal Pd.

BONELLI NON CI STA – Non è per nulla chiaro chi abbia avuto l’idea di mettere in pista gli eroi dei fumetti per sostenere la campagna elettorale dell’ex procuratore aggiunto di Palermo. A quanto pare non sarebbe un’iniziativa ufficiale del movimento quanto piuttosto di gruppi di sostenitori che si sono spontaneamente mobilitati sulla Rete. In ogni caso la faccenda ha fatto infuriare la Sergio Bonelli Editore che ha preso carta e penna per diffidare chiunque dal mettere le mani sui personaggi della loro scuderia. «Sergio Bonelli Editore spa, proprietaria del nome e dei diritti di utilizzazione del personaggio Dylan Dog -si legge in un comunicato ufficiale- dichiara di non essere in alcun modo affiliata o di sostenere, con l’immagine di Dylan Dog o di qualunque altro personaggio della casa editrice, alcuna formazione politica, e diffida dall’utilizzo illecito del nome e dell’immagine delle sue proprietà intellettuali».

TEX DI DESTRA? – Ad evocare personaggi dei fumetti si rischia di infilarsi nel vecchio tunnel della loro collocazione politica. Per anni molti si sono baloccati nel discutere se Tex è di destra o di sinistra. A quanto pare vicino alla sinistra era Sergio Bonelli morto nel settembre dello scorso anno. Ma in questo caso chi ha reclutato gli eroi dei fumetti non ha certo fatto differenza tra quelli idealmente di sinistra o di destra. Difficile catalogare Mafalda, Brontolo oppure Thor. Magari in una stagione in cui i personaggi della politica superano spesso la fantasia quelli dei fumetti appaiono più credibili nel raccontare parole di verità.

Alfio Sciacca
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INVALIDI DI LIBERTA ‘

di Gianni Tirelli

– Questa moderna forma umanoide, affetta da una singolare patologia (infantilismo cronico degenerativo), non è in grado di procurarsi il cibo, di scaldarsi, di produrre autonomamente alimenti, di soffrire e di decidere –

Possiamo noi definire “libertà” quella condizione di totale sudditanza, di servilismo e di dipendenza alle ragioni  perverse del Sistema Potere, quando lo stesso ha cancellato ogni  nostro  personalismo, capacità di giudizio critico, e parametro di riferimento etico?  In verità, siamo considerati alla stregua di meri clienti, classificabili in base al nostro potere d’acquisto. Solo dei numeri e niente altro – o più verosimilmente, dei polli in batteria.

In questa gabbia, ci siamo entrati volontariamente, dopo averla noi stessi costruita, recidendo ogni rapporto con il mondo degli spiriti. La nostra conoscenza, è limitata all’area occupata all’interno del loculo metallico, dove tutti, trascorriamo una vita apparente. Disperazione e solitudine regnano sovrane nella nostra anima e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aspiriamo all’immortalità.

Questo tipo di particolare schiavitù, (eccezionale nella storia dell’umanità) priva l’uomo pollo, dell’alba e del tramonto, costringendolo ad un’esistenza limbica, a mezz’aria fra una presente assente e un domani inesistente.

L’habitat che circonda il “bambino pollo” (futuro umanoide) fin dall’alba della sua venuta al mondo, condiziona per sempre il suo domani, ed é l’imprinting che modellerà la sua futura personalità. Televisione, video giochi, telefonino, play station e una montagna di sterile e invadente tecnologia (futuri rifiuti da discarica), lo deresponsabilizzano da ogni sforzo di analisi introspettiva e di immaginazione – in netto contrasto con la propaganda sbandierata dal Sistema: “In questo modo sviluppano la fantasia”. Poi, arriva il momento della scuola materna, con gli infiniti giocattoli morti, di plastica e l’onnipresente televisione e da li, fino al conseguimento dell’insulsa e sempre più inutile laurea.

Quelle, poi, che insistono col chiamare “comodità”, ma che in realtà sono un inferno quotidiano, lo costringono a declinare ogni ragionevole sforzo, adattandosi ad una sorta di baby prepensionamento e trascorrendo il resto della sua vita di fronte ad un computer, ingrassando a dismisura e precarizzando la sua salute, fisica e mentale.

Definire tutto ciò come follia, non renderebbe giustizia alle ragioni di una tale anomalia, e la collocherebbe dentro i confini dell’umano. Una circostanza del genere, si è venuta a creare, si, per dei fattori tecnici dipendenti dall’essere umano ma, inattiva, senza l’intervento di una forza soprannaturale di natura maligna.

In virtù di un tale tecnicismo, si sono venute creare le condizioni ideali, perché ciò accadesse. Oggi, pensare di tornare indietro, è una mera illusione – un percorso impraticabile! Solo dalle ceneri dell’Impero Industriale Pagano, potrà germogliare una nuova rinascita.

Pertanto, l’uomo partorito dalla rivoluzione industriale è soggetto ad una particolare schiavitù, unica nella storia del mondo. Un individuo iper-tecnologico, totalmente dipendente dal Sistema. Un mutante umanoide, risultato ultimo di un processo regressivo di omologazione cognitiva che, inverosimilmente, lo stesso, ha pianificato e reso operativo. Un caso unico, per l’eccezionalità, nella storia dell’umanità.

Questa “moderna” forma umanoide, affetta da una singolare patologia (infantilismo cronico degenerativo), non è in grado di procurarsi il cibo, di scaldarsi, di produrre autonomamente alimenti, di soffrire e di decidere. Un uomo privo della più remota forma di volontà che (al pari di un infante egoista ed egocentrico), rifiuta ogni fatica fisica, responsabilità individuale e ragione di consapevolezza, essendosi consegnato anima e corpo fra le grinfie del Sistema Padrone da lui stesso assemblato. Un essere monco, che interpreta alla lettera le indicazioni di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo. Le “comodità”, poi, che il Sistema Bestia ha messo ha sua disposizione, lo hanno rammollito, fino a ridurlo ad uno stato larvale di invalidità permanente. Etica, deontologia e morale, si sono estinte per sempre, privandolo così della spiritualità; un essere completamente manipolabile, ricattabile e corruttibile – una vera fetecchia umana!

Una tale fattispecie di individuo non si è mai evoluta – risultato di una perversa operazione di lavaggio mentale che, in breve tempo, si è attestata come carattere genetico.

La maggior parte del suo cervello, che per milioni di anni gli ha consentito di sopravvivere, di adattarsi e produrre vera conoscenza, non solo è rimasta inattiva, ma nella gran parte degli individui occidentali (nuove generazioni in particolare), è totalmente assente.

Tutto questo succede, perché al di fuori di quella recinzione, che circoscrive la loro apparente esistenza, non saprebbero sopravvivere. Perché la fuori, tutto è chiaro ed evidente, e il volto del male non ha le sembianze del mendicante, e il bene ti abbaglia come il sole d’estate che si fa spazio tra le nuvole. Ma all’interno della Grande Gabbia, tutto è relativo. Così, il giusto e l’iniquo si confondono, la licenza si fa libertà, la contraffazione verità, il falso spodesta l’originale mentre lo scempio ambientale si fa progresso. E intanto la bellezza si prostituisce, scandalosamente, alle lusinghe della perversione, e del vizio.

Nel frattempo il Sistema si sfrega le mani, sapendo che un altro pollo è entrato nella gabbia, e che fuori da quella prigione non è più in grado di sopravvivere.

 http://www.oltrelacoltre.com/?p=15240

 

BUNDESBANK: ADESSO E’ UFFICIALE. LA GERMANIA RITIRA IL SUO ORO DALLA BANQUE DE FRANCE, DALLA FED DI NEW YORK E DA LONDRA.

http://corrieredellacollera.com

COME AVEVAMO SCRITTO POCHI MESI FA ( RISPARMIATEMI LA RICERCA) LA GERMANIA HA DECISO DI RIMPATRIARE IL SUO ORO E MERCOLEDI SARA’ DATO ANNUNZIO UFFICIALE. LO SCOOP E’ DEL  QUOTIDIANOHANDELBLATT, L’EQUIVALENTE TEDESCO DEL NOSTRO “SOLE24ORE”.

ecco il link per chi sa la lingua :http://www.handelsblatt.com/politik/deutschland/reserven-bundesbank-will-deutsches-gold-zurueckholen/7629600.html

Secondo l’Handeslblatt, la motivazione è da ricercarsi nel timore che la Germania  – in caso di crisi globale –  non sia in grado di disporre del suo oro,  3.396 tonnellate, di cui   il 31% depositato a Francoforte,  il 45% è nei sotterranei della Federal Reserve di New York, il 13% a Londra e  l’11% a Parigi.

Il metallo depositato presso la  Banca di Francia, complice la vicinanza alla frontiera, sarà rimpatriato per primo. L’oro “americano” lo sarà nell’arco di tre anni, in maniera da ottimizzare il trasporto e minimizzare l’irritazione.

Già questa sarebbe una notizia clamorosa in se, ma è solo l’annunzio della tempesta: la Bundesbank, infatti,  non solo ha mandato dalla Corte dei conti di fare un audit circa la quantità della preziosa riserva, ma deve – nelle more del trasferimento – accertarsi anche della qualità, dato che sembra ormai assodato che circolino lingotti la cui superficie è di oro, ma con l’interno ripieno di altro metallo. Per non offendere nessuno, la verifica sarà effettuata in tutte e tre le località, ma è noto che i sospetti del bidone si accentrano  più su Londra e New York che su Parigi.

Una bella prova di fiducia tra alleati che va ad aggiungersi alla semi certezza che in caso di crisi globale  – giudicata possibile – ciascuno farà come crede fregandosene degli impegni presi.

Solo la Banca d’Italia continua a mantenere un ostinato silenzio ed una incrollabile fiducia nei depositari esteri cui ha affidato quantitativi che si ostina a non rivelare.

conosciamo soltanto le località: Londra, New York e Basilea. La motivazione, risibile, è che dicono di non aver posto nei caveau di Bankitalia.

La campagna elettorale italiana  si prepara frattanto stancamente a discutere  di matrimoni gay, di responsabilità di chi non ha cambiato la legge elettorale e  promesse di dimezzare i parlamentari la prossima volta, nonché di togliere tasse, mentre stamaturando un nuovo ordine mondiale che ci vede fuori da ogni gioco ( economico, politico, finanziario, culturale).

E ci sono ancora italiani disponibili ad andare a votare, legittimando e  perpetuando la truffa, italiani  disponibili a comprare un giornale pieno di vacuità provinciali, italiani  disponibili a credere che questo o quello risolverà una crisi che non conosce e non potrebbe comunque gestire.

Questo o quello, per me pari sono. Ahimé.

P.S.
Articolo di Ottobre sull’oro tedesco: link

Quel filo rosa che unisce Monti a Saakashvili

non ricorda Marrazzo story?

Un articolo di Sergio Rame su ilgiornale.it riporta questa notizia:

De Giorgi, il candidato di Monti è il proprietario di quattro siti porno

In lista con Monti c’è anche Alessio De Giorgi, omosessuale dichiarato e propietario della società Gay.it che raccoglie piattaforme web con video hard e siti di incontri per escort. Ma il candidato replica: “Mai ottenuto alcun vantaggio economico”

L’articolo spiega che il candidato (membro del PD e vicino a Matteo Renzi prima di candidarsi con Monti) vuole portare in Parlamento le ‘istanze omosessuali’ e prosegue spiegando che:

Non è il programma politico di De Giorgi a imbarazzare Monti, ma il suo curriculum. Oltre a essere indagato per reati ambientali e falso in atto pubblico, il renziano, omosessuale dichiarato e attivista per i diritti dei gay, ha problemi per le licenze dei suoi locali da ballo e per i contenuti dei siti gestiti dalla sua società Gay.it. Come ha anticipato Dagospia e poi rivelato la trasmissione di Radio 24 La Zanzara, la società è infatti proprietaria di gaysex.it, gaytube.it, nowescort.com e me2.it. Non appena la notizia è stata rilanciata, l’accesso ai primi tre siti. Anche se adesso sono irraggiungibili, attraverso la cash di Google che permette di recuperarne il contenuto siamo riusciti a visionare ugualmente i siti di De Giorgi nei quali non compare mai la finestra che vieta l’accesso ai minorenni. Mentre gaysex.it e gaytube.it propongono video hard per omosessuali, le pagine di nowescort.com “sono destinate ad accogliere profili di ragazzi che, nel sito me2.it, intendono dichiarare la loro disponibilità ad effettuare servizi di accompagnamento personale”. “Resta inteso che il sito www.me2.it non ha alcun rapporto contrattuale con i tali profili, diverso da quello che consente di costituire un profilo sul sito – si legge direttamente sul sito nowescort.com – la distinzione tra le due sezioni è meramente finalizzata a rendere edotti i navigatori del sito www.me2.it dei diversi scopi per i quali i profili sono inseriti nella banca dati, dai rispettivi titolari”.

Poche ore prima, Wallstreetitalia pubblicava invece questa notizia riguardante il governo georgiano di Saakashvili, che fu ‘eletto’ in seguito alla rivoluzione colorata del 2003 e ricambiò Washington e Tel Aviv scatenando la guerra in Ossezia (contro la Russia di Putin e Medvedev) nel 2008.

Georgia: in polizia spie gay per ricattare personaggi famosi

Sono le accuse mosse dalla procura contro il ministero della Difesa del governo guidato dal presidente Saakashvili. Le forze speciali in azione fino alle elezioni dello scorso ottobre.

NEW YORK (WSI) – A leggere questa storia sembra di essere tornati al tempo della Stasi, l’agenzia segreta della Germania Est, e del KGB russo: a disposizione delle forze di polizia georgiane fino a pochi mesi fa c’era una rete di spie di orientamento omosessuale. Gli agenti di questa “forza speciale” hanno iniziato a instaurare rapporti intimi con personaggi famosi, al solo scopo di poterli ricattare, per assicurare la loro lealta’ nei confronti delle autorita’. E’ questa la pesante accusa mossa dalla procura nei confronti del governo presieduto da Saakashvili. Secondo la ricostruzione dei pm, il progetto sarebbe stato ideato e creato dal dipartimento della Polizia del ministero della Difesa nazionale. Grazia al versamento di una cauzione, tre ufficiali delle forze di sicurezza coinvolti nello scottante caso sono stati rilasciati dopo aver fatto la loro apparizione in tribunale, stando a quanto riportato dal canale russo in lingua inglese RT . Al vertice della rete di spionaggio c’era l’ufficiale Legis Kardava, che ha istriuito personalmente alcuni alti funzionari dell’agenzia a raccogliere informazioni su persone famose e celebrita’ di orientamento omosessuale. A quel punto un gruppo di agenti speciali veniva incaricato di sedurre le vittime inconsapevoli e portarle in appartamenti forniti di appositetelecamere e registratori audio nascosti. Nelle stanze venivano poi “registrati illegalmente spezzoni delle loro vite private”. Il materiale e nastri cosi’ ottenuti servivano per ricattare le vittime e forzarli a collaborare con la giustizia e i servizi segreti speciali della Polizia. Tali pratiche illecite sono state condotte regolarmente dale forze speciali fino alle elezioni dello scorso ottobre. Alle celebrita’ georgiane veniva chiesto di dimostrare la loro lealta’ nei confronti del regimo politico guidato dal presidente Mikhail Saakashvili. Alcuni dei video ‘scandalo’ sono stati mostrati in Tv, ma solo dopo aver nascosto le identita’ dei partecipanti.

http://www.stampalibera.com/?p=58559