Obama nomina a capo della Cia Brennan, l’autore delle “kill list”

Di Davide Vannucci

http://www.linkiesta.it

 

L’ufficio americano per l’immigrazione non è stato tenero con Imran Khan, l’ex giocatore pakistano di cricket sceso nell’arena politica con il suo “Movimento per la Giustizia”. Un interrogatorio fitto, lo scorso ottobre, su un unico, grande, argomento: la campagna militare a stelle e strisce nel Paese asiatico, condotta attraverso i famigerati droni, gli aerei senza pilota, comandati a distanza.

 

Khan è diventato il portavoce del malcontento diffuso ad Islamabad contro i ripetuti strike di Washington nelle aree tribali, alla caccia dei leader talibani e qaedisti. Due mesi fa l’ex campione ha guidato una marcia di protesta, seguito da 15.000 sostenitori e qualche decina di attivisti occidentali. Per motivi di sicurezza la carovana si è dovuta arrestare a Tank, alle soglie del Sud Waziristan, la regione in mano ai fondamentalisti, ma Khan ha deciso di fare dell’opposizione alla campagna americana – e alla complicità del presidente pakistano Zardari – il nucleo della sua piattaforma politica, in vista delle elezioni del prossimo anno.

 

Sotto l’amministrazione Obama il “mietitore” ha lavorato con sempre maggiore intensità. I droni sono la chiave della guerra “invisibile” al terrorismo lanciata dal Pentagono. Ma gli omicidi mirati, volti ad eliminare le pedine principali del network islamista, incontrano un’opposizione sempre crescente. In Pakistan l’opinione pubblica lamenta l’alto numero delle vittime civili, oltre alla cosante violazione della sovranità nazionale e alla passività di Zardari, per quanto l’atteggiamento di Islamabad nei confronti degli Stati Uniti sia sempre ambivalente. Dopo la missione Geronimo, che ha portato all’uccisione di Osama bin Laden – un’operazione della quale i pakistani sono rimasti all’oscuro – i rapporti si sono ulteriormente deteriorati.

 

È difficile valutare i “danni collaterali” della strategia americana, anche perché a ricercatori e media viene negato l’accesso alle aree tribali, ma alcune stime parlano di circa 3.000 morti dall’inizio delle operazioni all’interno del Paese, sotto George W. Bush. Si tratta soprattutto di militanti talebani e qaedisti, ma un sesto delle vittime è costituito da civili. Anche negli Stati Uniti si sono levate voci critiche, soprattutto da sinistra, per bocca delle organizzazioni per i diritti civili. Durante il primo mandato di Obama, in tutto il pianeta il mietitore ha lavorato senza sosta: sono stati lanciati 300 attacchi, con quasi 2.500 vittime. È naturale che simile cifre abbiano animato un dibattito su natura e regole di utilizzo dei droni e, più in generale, sulla strategia degli omicidi mirati. Si discute se essi rappresentino l’ultima ratio, nel caso di una minaccia imminente nei confronti degli Stati Uniti, o di uno strumento più flessibile, adattabile ad esigenze diverse, come la necessità di un governo alleato di colpire le reti terroristiche interne, sottraendo loro il controllo di una parte del territorio nazionale.

 

È sempre più forte nella West Wing presidenziale il bisogno di fissare regole standard per uno strumento chiave della politica estera. Un esercizio non facile, perché a Washington le posizioni sono divergenti, Pentagono e Cia spingono per un’interpretazione più larga, Ministero della Giustizia e Dipartimento di Stato vanno in direzione opposta.

 

Per anni gli Usa hanno espresso perplessità sugli omicidi mirati operati da Israele. La situazione è cambiata con l’11 settembre. Tanto Bush quanto Obama hanno affermato il diritto degli Stati Uniti, in guerra con al Qaeda, di difendersi dai terroristi ad ogni latitudine, colpendoli ovunque si trovassero. Lo scorso marzo in un incontro con gli studenti della Northwestern University di Chicago il ministro della Giustizia Eric Holder ha spiegato la coerenza con il diritto internazionale di guerra di queste operazioni, comprese quelle che prendono di mira cittadini americani, come Anwar al Awlaki, ucciso in Yemen nel settembre 2011: «Ci sono casi in cui il governo ha l’autorità, o meglio la responsabilità, di difendere il Paese con l’uso appropriato e legale di forza letale». Washington, sostiene Holder, ha il diritto di intervenire quando la minaccia di attacco è imminente e quando la cattura del terrorista non è possibile.

 

Un’inchiesta comparsa a fine maggio sulle pagine del New York Times ha descritto l’ispirazione della strategia obamiana – l’adesione alla teoria della “guerra giusta” – e le procedure operative: ogni settimana, durante gli incontri del Terror Tuesday, al presidente viene sottoposta una “kill list” di jihadisti da eliminare, stilata col contributo decisivo di John Brennan – consigliere per l’anti-terrorismo, appena nominato da Obama capo della Cia – al termine di un processo di selezione che, fra servizi segreti e Pentagono, coinvolge circa cento alti funzionari.

 

Negli ultimi anni, però, c’è stato un salto di quantità nel livello degli strike: non più solo i leader operativi di al Qaeda, impegnati nell’organizzazione di attentati contro l’America – la cui rete, soprattutto in Pakistan, si va destrutturando – ma i militanti delle varie sigle estremiste, in lotta con i propri governi, e che spesso controllano intere regioni, del Pakistan, della Somalia, dello Yemen. Di qui la necessità, sottolineata dallo stesso Obama, di un rule book formale sull’utilizzo dei droni. «Creare una struttura legale, con una serie di processi e di controlli sull’utilizzo delle unmanned weapons è una sfida per me e per i miei successori», ha dichiarato il presidente in un’intervista con Mark Bowden, autore del libro “La cattura”, dedicato all’uccisione di Osama bin Laden.

 

Le Nazioni Unite sono in allarme, tanto da avere pianificato l’apertura di un’inchiesta sull’operato di Washington. La questione sulla natura dei droni è cruciale, anche perché gli Usa stanno fissando un precedente, a cui potrebbero richiamarsi altre nazioni, che volessero utilizzare questi strumenti. Talmente cruciale che la bozza di rule book è circolata nelle varie agenzie dello spionaggio americano alla vecchia maniera, passando di mano in mano ed evitando i pericoli della comunicazione via mail. Petraeus docet. 

 

Fonte: http://www.linkiesta.it/brennan-l-autore-delle-kill-list-ora-e-capo-della-cia

 

I geoingegneristi propongono la dispersione di anidride solforosa, silice e quarzo per raffreddare la terra

LUNEDÌ 7 GENNAIO 2013

I geoingegneristi propongono la dispersione di anidride solforosa, silice e quarzo per raffreddare la terra


Su di un sito universitario collegato con la NASA (http://adsabs.harvard.edu/abs/2007AGUFMGC33A0935G)  oppure da questo altro sito (http://www.naturaljointmobility.info/agu.htm) possiamo leggere un ennesimo studio di geoingegneria che risulta collegato ad un omonimo brevetto depositato due anni dopo (http://www.google.com/patents/US20100127224)

 


L’articolo è stato accettato come contributo all’incontro dell’Unione Geofisica Americana  (American Geophysical Union) di San Francisco nel dicembre del 2007 e si intitola Iniezione stratosferica di particelle di aerosol riflettenti per mezzo di additivi al carburante degli aerei (Stratospheric Injection of Reflective Aerosols or Particles by means of aviation fuel additives).


Questo articolo descrive la selezione ed la sperimentazione preliminare di prodotti chimici che potrebbero essere utilizzati come additivi per il carburante dell’aviazione al fine di iniettare nella stratosfera (tramite l’aviazione civile o militare) due prodotti, biossido di zolfo e particelle di silice dell’ordine di dimensione del micron.

 

I prodotti chimici sono il dimetil-solfuro [formula chimica(CH3O)2SO2] che addizionato al cherosene dovrebbe portare alla formazione di anidride solforosa, ed il tetra-etil-silicato che dovrebbe portare alla formazione di particelle di silice.

 

Il brevetto depositato due anni dopo invece menzionata anche la dispersione di diatomite (roccia originata naturalmente dalla deposizione dei gusci di diatomee), la microsilice e la polvere di quarzo, menzionando una dimensione delle particelle comprese tra 5 nanometri e 100 micron.

 

Sarà un caso che gli attivisti contro le scie chimiche denunciano la dispersione di:

Da notare anche la dimensione nanometrica delle particelle, che ancora una volta ricorda la denuncia del dottor Blaylock(sebbene egli si riferisca al nanoalluminio, altro metallo che i geoingegneristi progettano di disperdere nell’atmosfera) nonché le denunce degli altri attivisti sulla dispersione di prodotti nanotecnologici che hanno particolari (e deleteri) effetti sugli esseri viventi.

Guarda caso esistono studi pubblicati di recente (ottobre 2009) sugli “effetti biologici dei nanotubi di carbonio e le loro applicazioni biologiche” come recita il titolo di una recente tesi di laurea:http://www.princeton.edu/~chemdept/Scoles/SCOLES%20NEW/Scolessite/doc/PhDThesis_TOMA.pdf

  NB: Quanto alla pretesa che hanno costoro di difenderci dal riscaldamento globale, occorre precisare che si tratta di una scusa ben poco valida, ed in ogni caso la soluzione è peggiore dell’eventuale danno.

 http://scienzamarcia.blogspot.it/2013/01/i-geoingegneristi-propongono-la.html

Afghanistan, 200 bambini nel carcere Usa di Bagram

Afghanistan, 200 bambini nel carcere Usa di Bagram

Kabul – Bambini carcerati come adulti, nella prigione della base aerea Usa di Bagram, a nord della capitale Afghanistan.

Qui sono detenuti almeno 200 ragazzini in violazione di tutte le norme internazionali. Lo ha denunciato l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch (HRW). Una ricercatrice dell’organizzazione, Heather Barr, ha detto a Tolo Tv che “gli Stati Uniti hanno ammesso che a Bagram sono effettivamente detenuti oltre 200 bambini e adolescenti che sono stati arrestati dalle forze militari statunitensi”. Hrw, ha precisato Barr, “ha denunciato questa specifica situazione alle Nazioni Unite” sia perché dei minori sono detenuti in una base militare, sia perché il loro trattamento è contrario alle regole internazionali. Ad esempio, ha concluso, “molti di questi ragazzini sono tenuti in celle insieme agli adulti, cosa che non è accettabile in base agli standard internazionali”. I bambini, inoltre, non “hanno l’accesso di cui dovrebbero godere ai servizi educativi e ad altri programmi per l’infanzia. Il direttore di Human Rights alle Nazioni Unite, Georgette Gagnon, ha assicurato che la questione verrà analizzata con attenzione e che la denuncia di Human Rights Watch non cadrà nel vuoto.

Fonte: http://www.sanmarinofixing.com/

 

DOCUMENTI SEGRETI DEL GOVERNO RIVELANO LA FRODE DIETRO I VACCINI

I genitori americani sono pienamente a conoscenza che il “programma di vaccinazione” attualmente in vigore nei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), prevede la somministrazione di 29 vaccini nei primi 6 anni, oltre a 5 – 16 vaccini tra i 7 e i 18 anni (http://www.cdc.gov/vaccines/schedules/).

Tuttavia, un recente rapporto investigativo redatto dalla Dott.sa Lucija Tomljenovic, porta alla luce, per la prima volta, più di 30 anni di documenti governativi nascosti al pubblico, che mostrano come tale programma di vaccinazioni e l’efficacia stessa del vaccino siano in realtà una grande frode.

Sebbene la sua ricerca si concentri principalmente sulla elaborata cover-up del sistema sanitario britannico riguardo il proprio programma di vaccinazione nazionale, i principi dello studio sono validi per le vaccinazioni in generale, che sono in genere, progettate per servire gli interessi delle multinazionali piuttosto che della salute pubblica. Si è scoperto, che le autorità di governo, nel continuo tentativo di soddisfare gli interessi corporativi, hanno deliberatamente nascosto informazioni rilevanti sui pericoli e sull’inefficacia dei vaccini ai genitori, al fine di mantenere alta la percentuale di efficacia. Nel processo, sono stati messi a serio rischio di vita milioni e milioni di bambini.

È possibile leggere la ricerca della Dr.ssa Tomljenovic qui:
http://www.ecomed.org.uk/wp-content/uploads/2011/09/3-tomljenovic.pdf

Attraverso diverse richiese, tramite il Freedom of Information Act(FOIA), la dottoressa Tomljenovic è stata in grado di ottenere trascrizioni di incontri privati che si sono svolti tra il Comitato misto per la vaccinazione e l’immunizzazione (JCVI), un cosiddetto “comitato consultivo di esperti indipendenti” che formula delle raccomandazioni sulle politiche da adottare in materia di vaccini e i vari ministri della sanità britannica nel corso degli anni. Dopo essersi fatta strada attraverso questa pletora di informazioni, precedentemente occultate alla vista del pubblico, la dottoressa Tomljenovic ha fatto alcune scoperte inquietanti.

“Il JCVI (Comitato misto per l’immunizzazione e la vaccinazione) ha fatto sforzi costanti per nascondere i dati critici sulle gravi reazioni avverse e sulle controindicazioni delle vaccinazioni, sia dalla vista dei genitori che da quella degli operatori sanitari al fine di raggiungere il tasso di vaccinazione globale utile all’immunità totale, un concetto che … non poggia su solide prove scientifiche “, spiega la dottor Tomljenovic nell’introduzione al suo saggio.

“I documenti ufficiali ottenuti dal ministero britannico della Sanità (DH) e dal JCVI rivelano che le autorità sanitarie britanniche sono impegnate in tale pratica da 30 anni, al solo scopo di proteggere il programma nazionale di vaccinazione”.

Sono accuse forti, ma le informazioni raccolte dalla Dr.ssa Tomljenovic parlano da sé. Non solo il JCVI, ignorava, di regola, le questioni di sicurezza riguardanti la costante espansione del programma di vaccinazioni, ma censurava anche tutti i dati sfavorevoli che avrebbero posto in cattiva luce i vaccini al fine di mantenere l’illusione della loro efficacia e sicurezza. Al di là di questo, il JCVI mentì regolarmente sia al pubblico che alle autorità governative rispetto la sicurezza dei vaccini, al fine di garantire che le persone continuassero a vaccinare i loro figli.

Il JCVI era pienamente consapevole dei pericoli del vaccino MMR, già nel 1989, ma insabbiò tutto

Iniziando dalla pagina 3 della sua ricerca, la dottoressa Tomljenovic delinea i sordidi dettagli delle riunioni svolte sin dal 1981 in cui il JCVI chiaramente si impegnò in operazioni di cover up e frodi, in modo da proteggere l’industria dei vaccini. Alcuni minuti di questi incontri rivelano che il JCVI cercò attivamente di coprire i gravi effetti collaterali associati a vaccini comuni come il morbillo e la pertosse, i quali causavano gravi danni cerebrali ad un alta percentuale di bambini.

Di particolare interesse è come il JCVI abbia gestito i dati sfavorevoli sul controverso vaccino MMR per il morbillo, la parotite e la rosolia. 10 anni prima che il Dr. Andrew Wakefield pubblicasse il suo studio sul MMR su The Lancet, il JCVI era già pienamente consapevole che l’Istituto nazionale per gli standard biologici e di controllo (NIBSC) aveva identificato un chiaro legame tra MMR e la meningite e cefalite (indotte dal vaccino). Tuttavia, piuttosto che presentare queste informazioni e richiedere ulteriori misure di controllo per il vaccino, il JCVI censurò queste informazioni critiche al pubblico mentendo palesemente per anni circa la sicurezza del vaccino MMR.

In altre parole, il JCVI era più preoccupato a proteggere la reputazione del vaccino MMR e di molti altri discutibili vaccini, che difendere i bambini dagli effetti collaterali dei vaccini.

Le aziende produttrici di vaccini vennero invitate a modificare le schede tecniche, per promuovere i vaccini

Se questo non fosse già abbastanza grave, la dottoressa Tomljenovic possiede anche molte informazioni riguardo all’abitudine del JCVI di incoraggiare le aziende produttrici di vaccini a modificare deliberatamente le loro schede al fine di rendere i vaccini pericolosi e inefficaci, sicuri ed efficaci, in conformità con le loro raccomandazioni .

L’ìlluminante documento di 45 pagine continua spiegando in che modo i programmi vaccinali siano stati redatti: ovvero sottovalutando, volutamente, i problemi di sicurezza del vaccino, gonfiandone i benefici, promuovendo, attraverso l’inganno, nuovi e pericolosi vaccini nel programma pediatrico, scoraggiando gli studi sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini e lavando il cervello al pubblico attraverso la manipolazione dei dati scientifici.

Fonte

 

Moratoria sulla costruzione di virus letali rimessa in discussione

ARTICOLO | 21 DICEMBRE, 2012 – 08:08 | DA DAVIDE ZACCARIA

Virus influenza aviaria

Virus dell’influenza aviaria H5N1. Foto della UAF Center for Distance Education (flickr.com/photos/uafcde)

Questa settimana i maggiori esperti di virus influenzali si sono incontrati nella sede del National Institutes of Health, a Bhetesda, per discutere di un argomento molto controverso: è opportuno costruire in laboratorio ceppi altamente infettivi e letali del virus dell’influenza aviaria, a scopo di ricerca?

Il virus in questione è tristemente famoso: si tratta del ceppo H5N1, noto anche come virus dei polli, sebbene in realtà non infetta solo i polli ma anche altre specie di uccelli, come ad esempio i piccioni. Normalmente non infetta gli esseri umani, ma a volte capita, soprattutto nelle fattorie dell’estremo oriente dove c’è uno stretto contatto con polli e maiali.

Il maiale è un mammifero particolare, perché oltre ad avere delle cellule molto simili alle nostre, per qualche motivo ha anche alcuni recettori di superficie molto simili a quelli degli uccelli, per cui il virus dell’influenza aviaria può infettare, oltre agli uccelli, anche il maiale. Sovente i maiali si infettano attraverso l’acqua: i piccioni che svolazzano sulle fattorie hanno la cattiva abitudine di scacazzare un po’ dove capita, e a volte centrano gli abbeveratoi degli animali.

Tra i miliardi di particelle virali che si moltiplicano nei maiali, può accadere che si formi un mutante in grado di riconoscere anche i recettori tipici dei mammiferi, quelli che assomigliano ai nostri, e quando succede il passaggio dal maiale all’Uomo diventa più facile. Quando infine un mutante riesce a trasmettersi anche da persona a persona, le conseguenze possono essere molto sgradevoli.

Tornando al forum di Bhetesda, la logica della sperimentazione contestata è questa: si realizzano delle varianti del virus influenzale, selezionando i ceppi in base alla letalità e alla capacità di trasmissione, per avere dei modelli da studiare e quindi prepararsi a reagire all’eventuale comparsa di ceppi simili a quelli costruiti in laboratorio. Si crea un mostro in grado di uccidere milioni di persone per prepararsi a uccidere un mostro che se nascesse potrebbe uccidere milioni di persone.

Esperimenti simili in effetti sono già stati effettuati e pubblicati in passato, non senza preoccupazioni. Un anno fa, il 20 dicembre del 2011, il governo degli Stati Uniti chiese di non pubblicare per intero due articoli sull’influenza aviaria, perché le informazioni in essi contenute potevano rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale. Il rischio era dovuto al fatto che avevano creato dei virus letali. Gli autori del lavoro acconsentirono alla censura, ma posero il problema di come divulgare le informazioni alla comunità scientifica: scienza e segreti non vanno d’accordo.

Una prima vivace discussione sull’argomento si aprì nel gennaio scorso, e si concluse con una moratoria di 60 giorni, che poi fu estesa fino ad oggi. Adesso la discussione si è riaperta, e molti scalpitano per dare il via libera ai finanziamenti.

Questo tipo di ricerca è molto controversa, perché comporta dei rischi notevoli, a fronte di benefici ipotetici: secondo diversi scienziati, le previsioni sul comportamento dei virus basate sui modelli di laboratorio sono altamente speculative e quindi imperfette ( Science, 22/06/2012 ).

I rischi maggiori sono due: la guerra biologica e la fuga accidentale dal laboratorio.

Il genoma di un virus è formato da una sequenza di nucleotidi non difficile da riprodurre con le tecniche di ingegneria genetica attualmente in uso, per cui anche se non si ha il virus, se si conosce la sua sequenza si può comunque fabbricare. Di conseguenza, da una documentazione dettagliata si possono ricavare informazioni sufficienti per costruire un’arma.

Anche la possibilità di fuga accidentale non è da sottovalutare, se si considera che una pandemia potrebbe avere conseguenze catastrofiche.

Nei laboratori che lavorano sui virus esistono diversi livelli di sicurezza, che vanno da 1 a 4, dove 4 è il livello massimo. Attualmente per gli esperimenti sui virus influenzali si usano laboratori di livello 3, ma ultimamente per la produzione dei ceppi letali è stato proposto il livello 4.

I laboratori di livello 4 devono avere misure di sicurezza particolarmente severe, che comprendono tute ermetiche a pressione positiva, stanze sotto vuoto, stanze a pressione negativa, illuminazione con raggi ultravioletti, porte con sicurezze elettroniche per fare in modo che non si possano aprire contemporaneamente. L’aria o l’acqua non possono uscire dal laboratorio senza essere disinfettate, e ad ogni ingresso ci sono docce di decontaminazione. In Italia abbiamo 2 laboratori di livello 4, a Milano e a Roma.

Per gli scienziati favorevoli alla fine della moratoria, l’utilizzo di laboratori di livello 4 e una serie eccezionale di protocolli di sicurezza dovrebbero abbassare i rischi a un livello accettabile. C’è però chi ha posto il problema della proliferazione: se si da il via alla ricerca, il numero di ceppi letali potrebbe diventare piuttosto alto, e anche il numero di laboratori che li usano potrebbe diventare un po’ troppo grande.

Attualmente c’è un numero ristretto di laboratori di massima sicurezza, che conservano un ristretto numero di specie virali particolarmente pericolose: il virus del vaiolo, Ebola e alcuni altri killer da febbre emorragica.

Ilaria Capua, virologa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Legnaro, tra i firmatari della moratoria, ha posto un problema molto serio: che succede se decidiamo di continuare a finanziare questo tipo di ricerca, e dopo 20 anni ci ritroviamo con 200 laboratori che fabbricano virus letali? I progressi tecnologici potrebbero portare questi virus anche in paesi con condizioni politiche e tecniche non ideali, siamo sicuri di riuscire a mantenere il controllo per gli anni a venire? Abbiamo davvero bisogno di costruire virus sempre più letali e sempre più infettivi?

A quasi un anno di distanza dall’inizio della moratoria, la comunità scientifica è ancora divisa: da una parte c’è chi ritiene che sia meglio procedere con la sperimentazione, per prepararsi al meglio contro il possibile avvento di un nuovo virus killer, dall’altra chi ritiene che il rischio di perdere il controllo sia troppo grande.   In mezzo c’è un virus che fa paura. Si tratta “solo” di capire se fa più paura il virus che si fa da sé o quello che facciamo noi.

Nel frattempo, se nelle fattorie cinesi coprissero gli abbeveratoi con una tettoia … a volte basta poco per evitare una catastrofe.

http://testelibere.it/article/moratoria-sulla-costruzione-di-virus-letali-rimessa-discussione

 

Grecia: sempre peggio

BLOG | 8 GENNAIO, 2013 – 15:31 | DA MONIA BENINI

Sembra paradossale. In Italia si è messo fine a un governo politico per sostituirlo con le competenze dei “tecnici”, e ora che va in onda la sceneggiata elettorale (le cui puntate ci terranno compagnia per lo meno sino al 24 febbraio), ci troviamo di fronte ai tecnici che si inventano i partiti politici.

Siamo speciali nel cambiare tutto affinché non cambi nulla. Siamo davvero bravi. Ma lo sono molto di più i nostri media, impegnati nelle scaramucce fra partiti e liste, che trascurano le notizie gravissime che arrivano dalla Grecia. Da una Grecia che, lo ricordo a chi avesse la memoria corta, non è così distante da noi e non solo in senso geografico.

Nevica abbondantemente ad Atene, dove vive oltre metà dell’intera popolazione. Nevica e fa freddo. La gente si rifugia negli uffici pubblici per scaldarsi un po’, dato che la maggior parte di case e palazzi non hanno il gasolio per il riscaldamento.
Perchè? Semplice: oltre all’aumento del 45% della bolletta per l’energia elettrica, il governo ha istituito una tassa enorme sul gasolio e quindi pochissimi cittadini sono in grado di affrontare questa spesa. I dati parlano chiaro: rispetto all’anno precedente, i consumi di gasolio sono in picchiata: -80%.


In una strada di Atene, questa mattina. Foto di Nikos Kleitsikas

In aumento ci sono invece i senza tetto: persone, intere famiglie, che hanno perso casa per colpa delle banche e che sono costretti a vivere all’aperto. Oggi. Nel 2013. E tutto perché la Grecia è sottomessa a una dittatura bancaria europea e internazionale; quella stessa dittatura che opprime noi e della quale si parla sempre meno, ora che i cittadini italiani sono chiamati a scegliere, con le elezioni, i camerieri dei banchieri .

L’ultima ‘chicca’ che arriva dalla penisola ellenica, la riporta Nikos Kleitsikas, scrittore, il quale mi spiega che la Troika (BCE, Commissione Europea, FMI) ha deciso di sequestrare i conti bancari alle persone che abbiano un debito superiore ai 300 euro. Si, trecento euro! Si tratterà per lo più dei conti correnti di piccoli risparmiatori, pensionati, lavoratori, disoccupati. Tutto. Le banche divorano tutto.

La Grecia non era mai caduta così in basso. Nessuna occupazione, nessun regime l’aveva così affamata e violentata.

Ma tranquilli…in campagna elettorale ci diranno che possiamo salvarci solo se restiamo in questa Europa delle banche e della grande finanza: “ti salverai solo se collaborerai”, così come dicono i killer alle proprie vittime, prima di renderle cadaveri.

http://testelibere.it/blog/grecia-sempre-peggio

 

Perché voterete un governo solo virtuale. Se non capite questo siete finiti.

Posted By Redazione On 8 gennaio 2013 

Articolo di Paolo Barnard | Link [1]

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Da oltre dieci anni pubblico le prove della progressiva perdita di qualsiasi sovranità politica e costituzionale degli Stati occidentali (WTO, GATS, ecc.). Oggi, nel caso dell’Eurozona, quella perdita è totale. Ciò significa che nessuno degli uomini o delle donne che oggi si azzuffano nelle liste elettorali, premier o parlamentari, vi potrà governare nei prossimi 5 anni.

Essi eseguiranno solo ordini impartiti da tecnocrati europei, dai Trattati europei, e dai mercati finanziari, fine (le prove qui sotto). Fra Vendola e Monti lo spazio di manovra è non più dello 0,1%, se consideriamo le politiche nazionali che contano. Grillo ancora meno, perché il suo team è talmente scadente che neppure riuscirebbe a capire come si paga uno stipendio di un bidello, meno che meno cosa siano le Collective Action Clauses sui titoli del Tesoro o il Correcting Macroeconomic Imbalances.

Inutile votare sti politici, inutile leggerne i programmi, guardare i dibattiti tv. Essi sono figure virtuali, impotenti al 99,9%, sono morti viventi.

So che questa nozione sembra una boutade di un fesso, tanto è scioccante. Ma così è. Il mio lavoro ha portato prove autorevoli con documenti e testimonianze in numero talmente ampio che è impossibile persino riassumerle qui. Voglio solo ricordare i seguenti punti:

A) La Costituzione italiana non ha più valore sovrano, essendo stata sottomessa alla legge europea fin dal 1991. (Chapter National constitutions and the Lisbon Treaty: conflicts are resolved by the EU Court, 344 TFEU – obligation of loyalty, 4.3 TEU, 24.3 TEU – In Opinion 1/91 of the European Court of Justice, the European treaties are described as ‘the Constitutional Charter of a Community of Law, a new legal order for the sake of which the States have limited their sovereign rights”).

B) La legge europea, redatta unicamente dalla Commissione Europea di tecnocrati che nessuno elegge, ha supremazia su ogni legge nazionale italiana. Ne consegue che il Parlamento nazionale è esautorato nella sovranità. Il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova Europa significa che “essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri”, come sancito dai Trattati. (Art. 8c, TEU – The European Council of 21-23 June 2007 in Brussels: Presidency Conclusions, General Observations, point 3, page 16)

C) Il governo italiano non ha più alcuna sovranità nelle politiche economiche, di bilancio e sociali. Questo significa aver perso il 99,9% del potere di un governo. Ciò accade a causa dei Trattati europei che l’Italia ha firmato e ratificato in legge nazionale, e che da oggi costringono il governo e il Parlamento alle seguenti misure:

  1. Una spesa pubblica insignificante non oltre il 3% del PIL, che dovrà scendere allo 0,5% del PIL.
  2. Il pareggio di bilancio va inserito nella Costituzione (sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 3/1 a – 3/2). Significa che il governo deve spendere 100 e tassarci 100, lasciando a noi cittadini e imprese esattamente 0 denaro. Unica nostra alternativa è erodere i risparmi o indebitarci con le banche. Questo è precisamente l’impoverimento automatico che oggi chiamiamo ‘la crisi’. L’Italia ha ubbidito e ha messo in Costituzione il pareggio di bilancio, ma ora sapete che non è stata affatto una scelta parlamentare per il bene del Paese, ma una costrizione esterna dettata dalla minaccia di sanzioni europee (leggi sotto)
  3. Il governo dovrà sottomettere la legge di bilancio alla Commissione Europeaprima che al Parlamento, e solo dopo l’approvazione di Bruxelles potrà interpellare i deputati.
  4. Se il governo sgarra, potrà essere multato di miliardi di euro e scatta una procedura chiamata Preventing Macroeconomic Imbalances. Concede alla Commissione e al Consiglio Europeo poteri di intervenire sulle politiche italiane del lavoro, sulla tassazione, sullo Stato Sociale, sui servizi essenziali e sui redditi per imporre tagli e maggiori tasse. Imporre, non suggerire.
  5. La competitività italiana sarà giudicata dai poteri europei superiori a governo e Parlamento in rapporto al contenimento degli stipendi e all’aumento della produttività. Gli stipendi pubblici devono essere tenuti sotto controllo per non danneggiare la competitività. La sostenibilità del debito nazionale viene giudicata a seconda della presunta generosità di spesa nella Sanità, Stato Sociale, e ammortizzatori sociali. Le pensioni e gli esborsi sociali devono essere riformati “allineando il sistema pensionistico alla situazione demografica nazionale, per esempio allineando l’età pensionistica con l’aspettativa di vita”.
  6. L’Italia, Stato della zona Euro, dovrà chiedere l’approvazione alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo prima di emettere i propri titoli di Stato. Anche qui la funzione primaria di autonomia di spesa dello Stato sovrano è cancellata (sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 6).
  7. Se l’Italia dovrà chiedere un aiuto finanziario al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) sarà obbligata a sottoscrivere, in accordo con la Commissione Europea, col FMI e con la BCE, un Memorandum dove si vincola a obbedire a tutto ciò che il MES e FMI gli imporranno, a tutti i Trattati, a tutte le condizioni del prestito, persino a critiche e suggerimenti dei sopraccitati. Il Parlamento italiano non ha alcuna voce in capitolo neppure qui.

(Fonti: The Stability and Growth Pact, The European Semester, Preventing Macroeconomic Imbalances, The Europact, The Fiscal Compact, The European Stability Mechanism(MES)).

Infine, il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha il potere sancito dallo statuto BCE di ricattare qualsiasi banca italiana attraverso i poteri della Struttura di Controllo del Rischio (Risk Contol Framework), e anche qui il governo italiano è impotente. E, come sapete, l’Italia, che ha perduto con l’Eurozona la sua moneta sovrana, dipende dai mercati di capitali internazionali per ricevere ogni centesimo di euro che spende per la vita dello Stato, per cui è da essi ricattabile al 100%, cioè il governo, il Parlamento, i cittadini, la Costituzione sono alla mercé dei mercati, interamente.

Bene. Ho finito. Voterete dei morti, impotenti, inutili, senza alcun reale potere. Dobbiamo urlare alla politica che noi sappiamo tutto questo, e che loro devono promettere all’elettorato di portarci fuori da questo orrore europeo con un voto di orgoglio e di salvezza nazionale.

“E il poveretto non se n’era accorto, andava combattendo ma era morto”.

 Stampa Libera

 

Gli Analfabeti del Futuro

Gli Analfabeti del Futuro

La maggior parte delle persone credono che l’analfabetismo riguardi esclusivamente l’incapacità di leggere o scrivere frasi semplici… La prossima generazione di adulti analfabeti saranno coloro incapaci di deprogrammarsi e in generale di distaccarsi dal pensiero di massa, dalle opinioni tradizionali non riuscendo a pensarla in maniera alternativa. Dobbiamo renderci conto che ogni persona è responsabile della propria consapevolezza indipendentemente da quello che le è stato insegnato da altri.

I soggetti con maggior intelligenza emotiva hanno dei “filtri” migliori che impediscono il quotidiano lavaggio del cervello, progettato per indottrinare le menti deboli. Non sono così sensibili alla programmazione neurolinguistica nelle scuole, nella cultura mainstream, nei media, o nelle influenze sociali. Hanno maggiori capacità di sviluppare idee proprie, perché pensano di più con il cuore che con le menti.

L’istruzione non è solo un modo per ottenere un pezzo di carta che attesta i tuoi risultati, è anche il mezzo con cui si impara l’arte del vivere. Si può essere culturalmente e socialmente analfabeti del mondo, incapaci di pensare a se stessi, ma avere comunque una laurea. 

 

La vera educazione consente di pensare, di scoprire i principi della vita e di valutare correttamente le nostre esperienze. L’educazione ci dà la possibilità di conoscere la differenza tra ciò che è realizzabile per il bene dell’umanità contrapponendolo al degenerato desiderio dei padroni che vogliono solamente ricchezza e potere. L’istruzione migliora i tuoi punti di forza e ti permette di eccellere in tutti i settori giusti che permettono lo sviluppo della tua unicità.

L’analfabetismo nei prossimi decenni sarà limitato a coloro che hanno delle menti limitate e robotiche, ovvero:

– Coloro che basano la propria fiducia sul pensiero medico, che insiste sulla necessità di vaccinare i neonati, prescrivendo farmaci per ogni piccolo problema.
– Coloro che sentono di dover obbedire ad ogni legge emanata dal governo, non importa quanto ridicola o contraria alla logica umana sia.
– Coloro che trovano naturale l’intrusione del governo nella nostra vita privata.
– Coloro i quali credono ancora che i governanti abbiano il nostro interesse a cuore.
– Coloro che si illudono votando.
– Coloro che trovano positivo limitare le armi da fuoco, quando, allo stesso tempo, bombardano paesi stranieri.
– Coloro che accettano di buon grado i cibi geneticamente modificati
– Coloro che vedono limiti ovunque, nelle risorse, come nel potenziale umano.

Queste sono le menti ristrette che non riescono a pensare fuori dagli schemi. Sono bloccati e ci vorrebbe un evento veramente importante per far concepir loro di essere ingabbiati.
Saranno gli analfabeti che dovremmo aiutare se sopravviveranno ai futuri eventi.

Perchè le generazioni future imparino ciò che la società è diventata, capiscano i veri problemi del mondo, e li risolvano, sarà necessario uscire dal paradigma educativo e crearne uno nuovo. Ciò comporterà una deprogrammazione e una descolarizzazione sistematica di tutti i bambini nelle nazioni sviluppate.

 

Coloro che si rifiutano di disimparare saranno gli analfabeti del futuro. 

 

 

Tratto da Neovitruvian 

 

Il paradosso del controllo fiscale che penalizza i contribuenti virtuosi

REDDITOMETRO

Il paradosso del controllo fiscale che penalizza i contribuenti virtuosi

Sarà interessante vedere che cosa accadrà alla categoria degli evasori totali, quelli che, per definizione, risultano invisibili

Siamo tornati al Fisco lunare? Quello che fece impazzire gli italiani nel 1993 tanto da meritarsi il rimprovero dell’allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro? Più ci si avventura nel complicatissimo decreto che ha rifatto il look al redditometro, più la Luna finisce per sembrare, quasi, un rifugio accogliente. Voci di spesa, categorie familiari, aree territoriali, dati medi Istat: un’enorme schedatura con la quale il Fisco vuole ricostruire il reddito di 40 milioni di contribuenti partendo dalla spesa sostenuta. Una specie di radiografia della situazione contabile alla quale tutti, in qualche modo, dovranno sottoporsi. Eppure sarà interessante vedere che cosa accadrà alla categoria degli evasori totali, quelli che, per definizione, risultano invisibili.

Vent’anni fa gli italiani impazzirono per indicare nel modello 740 il possesso di cavalli, deltaplani o elicotteri. Ora, per fortuna, non ci sono dichiarazioni da fare, ma la situazione è, per certi versi, anche peggiore. Per rispondere ai rilievi del Fisco, infatti, potremmo essere costretti a ricordare quanto abbiamo speso nel 2009 dal parrucchiere o in un istituto di bellezza. O in biancheria. O al supermercato, o in officina per il cambio dell’olio. O addirittura di quante pizze con la famiglia abbiamo mangiato il sabato sera. Non ci sembrano, francamente, indici reali di capacità contributiva. Vale più l’acquisto di un set di pentole nuove, o un viaggio per una meritata vacanza? Che cosa sarà fiscalmente rilevante e che cosa non lo sarà? Più si scorrono le voci prese in considerazione per i controlli, più si viene colti da una strana sensazione. L’impressione, forse sbagliata, è quella di un Fisco che vuole fare da deterrente ai comportamenti scorretti. Un passo in avanti? Sì, ma con il rischio che questi metodi finiscano con il mettere in agitazione le persone per bene. Senza centrare il vero bersaglio.

La lotta all’evasione è sacrosanta in un Paese dove sfuggono al Fisco 120 miliardi all’anno. Recuperarne un 15-20% vorrebbe dire coprire circa un quarto degli interessi che lo Stato paga sul debito pubblico. Un recupero che consentirebbe di abbattere la pressione tributaria e di destinare una discreta somma allo sviluppo e alla creazione di posti di lavoro. Le finalità sono sacrosante, ma il redditometro potrebbe trasformarsi in una graticola in cui finiranno, probabilmente, per rosolarsi soprattutto i contribuenti onesti, più che i «furbetti del modello Unico». Con effetti negativi anche sul fronte economico: il messaggio, non velato, che il Fisco ci manda, è il seguente: chi spende tanto vuol dire che evade. L’effetto è indesiderato, certo: ma considerare i consumi una voce «a rischio» potrebbe avere come effetto quello di spingere a ridurli. Una cosa della quale il Paese in questo momento non ha proprio bisogno.

Ci sono molti punti che non quadrano. Il primo è l’inversione dell’onere della prova. D’ora in avanti, infatti, non sta al Fisco dimostrare che un cittadino ha evaso, ma al contribuente provare che il reddito attribuito è errato. Che le spese sono state finanziate da prestiti dei parenti – ma come dimostrarli, specie quando i trasferimenti in contanti erano leciti – oppure dai frutti degli investimenti finanziari (tutti a cercare i vecchi estratti conto). Non convince nemmeno la retroattività, cioè la possibilità di scandagliare le spese fatte nel 2009. Mica il contribuente poteva sapere allora che una vacanza alle Maldive o in montagna potesse attirare quattro anni dopo l’attenzione del grande fratello fiscale. Metodi che, se applicati agli evasori abituali, potrebbero cogliere veloci a consistenti risultati. Se estesi a tutti rischiano di creare un clima di disorientamento. Altro elemento poco convincente è l’utilizzo, per certe voci che non sono monitorabili direttamente, di dati medi Istat anche se il contribuente ha dichiarato di spendere di meno. Una follia. Se è già difficile dimostrare acquisti di tre o quattro anni fa, come si può dimostrare di non aver speso?

E poi ognuno ha le sue abitudini. C’è chi risparmia sul cibo, e non lesina di spendere per cure di bellezza. Non certo per evadere le tasse. Grossi rischi in arrivo per chi risparmia e investe. Fino all’anno scorso quando, ad esempio, veniva acquistato un immobile, il Fisco ipotizzava che la somma spesa fosse stata accumulata per quote costanti negli anni precedenti. Ora, invece, l’intero ammontare finirà a reddito (detratte le spese come il mutuo). Con il risultato che il reddito virtuale risulterà lontano anni luce da quello reale. Ma l’acquisto di un immobile è spesso il frutto di sacrifici ultradecennali: come si fa a non tenerne conto? Insomma nel trita-reddito finiranno sia i contribuenti-formiche sia i contribuenti-cicale. E gli evasori? Quelli resteranno, beatamente, sulla faccia, non tanto nascosta, della Luna.

Massimo Fracaro e Nicola Saldutti

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