LO SPREAD IN CAMPAGNA ELETTORALE

 

DI EUGENIO ORSO
Pauper class II

Forse c’è qualcuno che trova alquanto strana la discesa dello spread del btp con il bund, fino a 284 punti, centrando l’obiettivo dichiarato da Monti, proprio nel momento in cui Mario Monti scende nell’arena elettorale, “salendo” in politica per lordarsi le mani. Gli onnipossenti mercati finanziari hanno cessato il fuoco contro l’Italia? I fantomatici investitori (ma non troppo fantomatici …) che hanno imposto tredici mesi di direttorio Monti-Napolitano – il primo dimesso e il secondo in scadenza – hanno deciso improvvisamente di lasciar in pace questo disgraziato paese? Possiamo dubitarne, perché i globalisti non mollano facilmente la presa. Anzi, avvicinandosi le elezioni politiche anticipate, la loro presa dovrà essere ancor più stretta, per pilotarle a dovere nel senso voluto. E il senso voluto è nient’altro che la continuazione della famigerata e socialmente sanguinosa “agenda Monti”, aggregatore di cartelli elettorali centristi, sedicenti moderati, e perciò al servizio del peggior neoliberismo economico. 

Mentre migliora lo spread, che fino a qualche tempo fa sembrava una malattia incurabile che avrebbe ucciso il paese, crollano le vendite di automobili, in Italia e in Europa, riportando la situazione italiana, se è vero ciò che si dice, al lontano 1979. Particolarmente in ambasce la fiat marchionnista e montiana del dopo-Melfi, che sconta un calo delle immatricolazioni in Italia, nel 2012, di quasi il 20%, con una punta negativa del 20,2% nel solo mese di dicembre. Questi sono i concreti, tangibili effetti del marchionnismo e del montismo, che nel settore auto nostrano agiscono congiuntamente. 

La demotorizzazione del paese è dunque un obiettivo (prudentemente non dichiarato) sia della fiat “americana” di Marchionne, che concentra i suoi principali interessi oltreoceano, sia dell’austero Quisling in loden con la voce monocorde, riunitisi a Melfi in pieno sboom come Totò e Peppino, prima divisi e poi uniti a Berlino, negli anni remoti del boom economico? 

Ragionando un po’ sulla situazione, e sulla palese contraddizione del calo dello spread fino e oltre l’obiettivo indicato da Monti che si accompagna al crollo delle immatricolazioni delle auto nuove, è fin troppo facile concludere che lo spread è manovrato dai “soliti ignoti” in posizione dominante sui mercati, i quali lo stanno usando per supportare il centro filomontiano – e le linee programmatiche dell’”agenda Monti” – in piena campagna elettorale. Come dire: “Avete visto? Le politiche governative montiane, applicate per tredici, lunghi mesi di crisi, a suon di sacrifici e voti di fiducia in parlamento, stanno producendo finalmente effetti positivi. E allora è necessario che vi sia continuità programmatica, nei prossimi esecutivi, altrimenti il temutissimo spread riprende a salire. E chi, meglio di Monti che ha salvato l’Italia dallo spread, centrando l’obiettivo dichiarato sotto i 300 punti di differenziale, può garantire questa continuità e continuare con le riforme, sempre più strutturali e liberalizzanti?” Del resto è la stessa cosa che Napolitano va dicendo da qualche tempo, in odor di elezioni, come “consiglio paterno” e come monito concreto.

Il gioco è chiaro. I Mercati & Investitori, cioè le Aristocrazie finanziarie neocapitalistiche che ci controllano dall’alto, irrompono a modo loro nella campagna elettorale italiana, subito dopo l’”endorsement” a favore di Monti delle alte gerarchie vaticane. Questo appoggio, misurato dalla discesa dello spread, è più importante di quello della chiesa, degli alti prelati e del santo padre, per come si configura e funziona il neocapitalismo. Così, lo spread entra in campagna elettorale, questa volta non tanto quale strumento di ricatto, e di minaccia, ma per indurre quei poveri imbecilli di elettori a votare più convinti e numerosi – oltre il misero 12% attribuito dai sondaggisti – per le liste dell’”agenda Monti”. Si potrebbe ironizzare sulla situazione (per quanto ci sia ben poco da ridere) dicendo che lo spread in salita corrisponde a un bombardamento in piena regola, come quello areo della nato il Libia, e quindi rappresenta il bastone, mentre lo spread in discesa di questi giorni corrisponde alla lusinga, e quindi rappresenta la carota. Una carota, in funzione elettorale, agitata dalle Aristocrazie finanziarie per indurre a votare numerosi il centro filomontiano, i suoi partitelli, le sue liste, listine e listoni. Siate pur certi di una cosa: se la lusinga dello spread in discesa non funzionerà, e Monti con tanto di agenda sarà messo da parte, lo spread ricomincerà a salire, toccando nuovi record negativi, e il bombardamento speculativo riprenderà più furioso e distruttivo che prima.

Lo spread in discesa che irrompe in piena campagna elettorale non è una buona cosa, tutt’altro, ma ci dimostra che il differenziale del btp decennale con il bund tedesco è un gigantesco imbroglio, un’arma di pressione e di ricatto, o una lusinga per orientare il consenso, a seconda delle circostanze. Per una volta ha avuto ragione il tanto vituperato Berlusconi, di ritorno dal limbo, quando ha denunciato pubblicamente l’imbroglio dello spread e ha consigliato di lasciarlo perdere. 

Così è, se vi pare, e anche se non vi pare.

Eugenio Orso
Fonte: http://blog.libero.it/Pauperclassnew Link: http://blog.libero.it/Pauperclassnew/11823453.html
3.01.2013 

 

Monti, i conti e la finanza sovrana di Eugenio Orso

Il candidato che non c’è – ma c’è, eccome – è il simbolo di quelle forze, politiche e sociali, che sguazzano senza ritegno nello stagno europide del neoliberismo e dell’asservimento del paese ai “poteri forti” esterni. Mario Monti è la metafora incarnata del dominio assoluto del grande capitale finanziario che ha imposto la sua investitura e fortemente voluto l’occupazione “incruenta” di questo paese. L’ora delle decisioni irrevocabili è suonata lo scorso anno e il congedo di Berlusconi con il suo esecutivo da operetta, avvenuto alla chetichella in seguito a pressioni esterne formidabili, ha aiutato molto l’ascesa di Monti e il dilagare del cosiddetto montismo. Non importa se oggi, nei soliti sondaggi d’opinione, il gradimento di Monti è in caduta come quello del suo governo e dei suoi ministri. Il montismo ha messo radici nel paese in un solo anno, non soltanto fra i notabili, ma pure fra il popolino disinformato, ha beneficiato di un’abbondante pubblicità, di tutto il possibile ossequio mediatico-accademico, e ha compattato le forze collaborazioniste dell’occupatore più entusiastiche, in vista delle prossime elezioni, tanto da essere percepito come irreversibile, o addirittura fondante per una terza repubblica.

Qual è la ricetta che il montismo continua ossessivamente a proporre? Tentiamo di rispondere alla domanda con estrema semplicità e in quattro parole. Conti pubblici “sotto controllo”, con un rigorismo stroncante per la spesa dello stato, e l’imposizione del fiscal compact recepito in costituzione, da un lato, sovranità assoluta delle Aristocrazie finanziarie globali, attraverso le sedicenti istituzioni europee, dall’altro lato, sono i due ingredienti fondamentali dell’”agenda Monti”, sintetizzabile all’estremo come rigorismo contabile da qui all’eternità e sovranità assoluta della grande finanza privata. Il programma politico lo dettano le Aristocrazie dominanti, attraverso gli organi della mondializzazione neoliberista, internazionali ed europidi, mentre la sua attuazione è delegata, nel vecchio quadro istituzionale liberaldemocratico svuotato di qualsivoglia autonomia, a governi fantoccio di natura elettiva, come sarà il prossimo, o non elettiva e pseudotecnocratica, com’è stato l’esecutivo Monti. Data la situazione italiana, qualcuno potrebbe pensare a una democrazia “intermittente”, caratterizzata da governi non eletti in periodi emergenziali e da governi eletti dal popolo, una volta superata la “fase acuta” dell’emergenza. Pensare così è fuorviante, non soltanto per il motivo che il popolo elegge i suoi rappresentanti – nell’Italia del “Porcellum” di Calderoli decisi dai partiti – e non direttamente l’esecutivo, ma soprattutto perché l’emergenza è provocata ad arte, con impennate di spread, moniti e consigli FMI, lettere-programma BCE, e anche i governi successivi, di natura elettiva, saranno condizionati nel programma e perciò tributari del Capitale Finanziario Derivato. L’introduzione recente nella costituzione del micidiale fiscal compact europoide, o più volgarmente del pareggio di bilancio, avvenuta riscrivendo l’articolo 81  in riferimento al bilancio dello stato (Parte II, Titolo I, Sezione II), rafforza questo legame di dipendenza e lo perpetua. Il rigore automatico costituzionalmente sancito significherà riportare nell’arco di un ventennio il debito al 60% del PIL, con grave nocumento per la produzione e l’occupazione nazionali. I conti pubblici, i tassi d’interesse sul debito, la necessità di “razionalizzare” la spesa sociale, sono altrettanti cavalli di troia per giustificare l’applicazione del programma politico-strategico – per noi, la famigerata “agenda Monti” – voluto e imposto dalle Aristocrazie finanziarie dominanti. Stando così le cose, si comprende che lo stesso esecutivo tecno-politico montiano, in tredici mesi di attività, ha comunque goduto di un’autonomia molto limitata, a fronte di un programma non frutto della sua volizione, ma già scritto nelle sue linee essenziali e strategiche. Così sarà anche per il prossimo governo, non importa se a guida Bersani, con probabile coinvolgimento del professore, o nuovamente a guida Monti. La politica scende e la grande finanza sale, agli albori dell’era neocapitalistica, ed è perciò soltanto una battuta, cinica e fredda, quella di Monti che twitterando afferma, direttamente o indirettamente attraverso qualche segretario, “Saliamo in politica!”. Il concreto impegno politico di Mario Monti, che si sporca le mani “salendo”, è garanzia per le élite che la situazione in questo paese sarà sotto controllo anche dopo le prossime elezioni. La continuità sarà assicurata dai molti collaborazionisti presenti in parlamento (la maggioranza dei deputati e dei senatori) e saranno praticamente impossibili deviazioni dalla “retta via” nuovo-capitalistica (leggi ortodossia neoliberista). Il paese è ormai piegato, occupato, ridotto all’impotenza, stritolato nel meccanismo europide e con poche speranze di riscatto.  Che dire? Acta est fabula, plaudite! Non c’è più altro da aggiungere.

http://pauperclass.myblog.it/archive/2012/12/27/monti-i-conti-e-la-finanza-sovrana-di-eugenio-orso.html

LO SPREAD IN CAMPAGNA ELETTORALEultima modifica: 2013-01-03T15:02:00+01:00da davi-luciano
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