Bersani farà la guerra al contante. Opponiamoci

Dall’estate le banche svedesi hanno messo in atto la più determinata offensiva ai pagamenti in contanti. Coadiuvate dalla rete di banda larga più avanzata del mondo e sotto la regia della Banca Centrale, Riksbank, tre delle quattro maggiori banche del Paese, ossia 530 delle 780 filiali, non accettano banconote in pagamento né pagano in contanti. Ormai 200 su 300 uffici della Nordea Bank, e tre quarti degli sportelli della Swedbank, fanno solo transazioni elettroniche.

«Stiamo attivamente riducendo il contante nella società», vanta Peter Borsos, portavoce della Swedbank. I motivi proclamati dalla propaganda sono quelli che già conosciamo: non già che alle banche conviene prelevare una commissione da ogni transazione, questo no; i pagamenti elettronici sono più sicuri, riducono il pericolo di furti e rapine, e soprattutto – per toccare la corda «verde» della popolazione – «il trasporto del denaro su automezzi blindati produce centinaia di tonnellate di gas-serra; noi soli della Swedbank emettiamo 700 tonnellate di biossido di carbonio per questo, con un costo per la società di 11 miliardi l’anno». Orrore, orrore.

Come resistere al richiamo alla responsabilità ecologista? Ristoranti di sushi ad Uppsala sono passati di botto al «no contanti». Le chiese luterane (sempre all’avanguardia del politicamente corretto) hanno approntato all’entrata impianti per raccogliere offerte ed elemosine, i kollektomat.

Ma la cittadinanza, benché storicamente ligia, progressista e disciplinata, non sembra abboccare alle meravigliose promesse della «cashless society». L’anno scorso il valore delle transazioni in contanti è stato di 99 miliardi di krona, solo lievemente inferiore rispetto a un decennio prima. I piccoli negozi continuano ad accettare pagamenti in contanti tra un terzo e la metà dei casi. Un’indagine sulla soddisfazione dei clienti delle banche condotto dallo «Swedish Quality Index» ha mostrato che i clienti sono, appunto, poco soddisfatti di quelle banche che praticano il «niente contanti».

Il guaio è che il passaggio al «niente contanti» non è stato reso obbligatorio, e il più grande istituto bancario del Paese, Handelsbanken, s’è dissociato dall’iniziativa, «vediamo arrivare clienti da altre banche», dichiara Kai Jokitulppo, il capo dei servizi privati del grande gruppo bancario. «Finché i nostri clienti chiedono banconote, è nostro compito, come banca, fornirle». Le 461 filiali della Handelbanken trattano banconote, tranne una decina, e la banca si propone di continuare a farlo nel 2013».

La Svezia è all’avanguardia delle sperimentazioni sociali di marca «progressista»; negli anni ‘90 provò la legalizzazione degli stupefacenti, per poi tornare indietro quando l’esperimento rivelò un aumento disastroso del consumo tra i giovanissimi; il progressismo svedese non giunge fino all’accecamento ideologico. Per questo l’esperimento «no-cash» in corso è da seguire con attenzione. Perché certamente il prossimo governo Bersani-PD, con o senza Mario Monti, imporrà anche agli italiani fiere limitazioni all’uso del contante; più di quanto abbia già fatto Monti vietando i pagamenti oltre mille euro. Del resto, il «Contrasto all’uso del contante» è già scritto nella finanziaria di Monti, orwellianamente ridenominata «Decreto Salva Italia».

Giuseppe Mussari

  Giuseppe Mussari

La convergenza d’interessi fra le grandi banche, il professore e il Partito a questo fine sono patenti. Basti ricordare che il presidente dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, ha recentemente chiamato il contrasto al contante annunciato da Monti «una battaglia di civiltà». E chi è il presidente dell’ABI? Lo sapete: il compagno Giuseppe Mussari, già capo supremo del Monte dei Paschi di Siena. La banca dei compagni, che lui e loro hanno mandato in rovina utilizzandola come vaso della marmellata per le loro clientele, e che Mario Monti ha salvato in molti modi. Prima, esentando Montepaschi dal pagamento degli interessi che doveva sui Tremonti Bond, i 2 miliardi di euro che aveva ottenuto in prestito dallo Stato (e non ancora rimborsati), circa 200 milioni che grazie a Monti noi contribuenti non rivedremo più. (Tassati per arricchire i banchieri)

Non è bastato. In bancarotta, Montepaschi avrebbe dovuto rivolgersi al «mercato» per raccogliere 4 miliardi di fondi. Ma così facendo, le azioni in mano ai compagni del direttivo PD che possiedono la banca, si sarebbero diluiti, e il PD avrebbe perso il controllo assoluto della sua vacca da latte. Ma il «liberismo di mercato» ha incontrato un limite in questo caso. Il governo Monti ha versato a Montepaschi i 4 miliardi che gli servivano: come ha notato sarcastico Tremonti, è lintero gettito dellImu sulla prima casa. Invece di impiegarlo per i tanti pressanti bisogni del Paese, dalla riduzione del debito alle pensioni degli esodati (ridotti in quello stato dalla Fornero), il governo «tecnico» ha semplicemente girato l’introito fiscale della patrimoniale alla banca dei rossi. Che è un buco nero da cui nulla sarà più restituito.

Da qui si capisce che Bersani e il suo governo comunista, e i banchieri, abbiano il medesimo interesse all’abolizione del contante nelle transazioni, come ne hanno all’imposizione di una più feroce patrimoniale sui piccoli patrimoni visibili (immobili, conti bancari) per girarla ai grandi patrimoni finanziari dissestati.

A questa spoliazione del ceto medio il PD porterà tutto il know-how propagandistico-incitante che ha affinato nei decenni in cui si chiamava PCI e dipendeva dall’URSS. «Lotta all’evasione», «colpire le grandi fortune», tutto ciò che invelenisce l’invidia sociale (molla primaria dell’elettorato di sinistra) sono i motivi che notoriamente vengono agitati.

Quando la sinistra sarà al potere, preso possesso di tutti i mezzi televisivi di propaganda (pardon, «informazione») di Stato, la demonizzazione del contante – e di chi lo usa – diverrà assordante.

Non si potrà più ribattere che il contante come mezzo di evasione conta poco, e solo il piccolo «nero» dei meccanici e degli idraulici, ma che il governo lascia impunita la grande evasione fiscale fatta per i loro clienti privilegiati, o per se stesse, dalle banche; sarete bollati come complici dell’evasione, gente che «non ama la nostra Costituzione». Provate a dire che il ministro Passera è indagato per una evasione miliardaria fatta quando era capintesta di Intesa, e fatta a forza di transazioni elettroniche all’estero, ciò che dimostra che l’evasione riesce meglio senza contanti. (Passera indagato per frode fiscale)

Il titano bancario anglo-americano HSBC è stato trovato colpevole (ancorché non processato, «per non destabilizzare il sistema») di aver riciclato almeno 7 miliardi di dollari dal cartello dei narcos messicani: ossia ha trasformato vagonate di contanti sporchi in bit elettronici candidi e profumati. Delitto che un divieto dell’uso del contante non avrebbe certo ostacolato.

Persino la Bundesbank, ed è tutto dire, ha smentito i miti demonizzanti sull’uso del contante («insicuro, costoso, inquinante, pericoloso») in un recente seminario, riscoprendo l’acqua calda, cioè che «il pagamento in contanti è il più naturale» (e infatti in Germania l’80% degli acquisti avviene in contanti).(Cash symposium)

Ma tutte le obiezioni saranno inutili: il governo Bersani scatenerà la guerra al contante, indurirà la campagna già lanciata da Monti. Lo farà per molti motivi. Uno, perché questo è uno dei cavalli di battaglia ideologici delle sinistre, come le «nozze gay», e bisogna accontentare settori estremi, come la Gabanelli che hanno proposto di tassare l’uso del contante (perché già, occorre renderlo costoso come l’uso delle carte di credito: le banche lo chiedono).

Il secondo motivo attiene al fatto che il PD è il nucleo di grossi e concreti interessi, che «naturalmente» convergono con quelli dei banchieri. Chi crede Bersani «una brava» persona perché ha una faccia così e l’accento emiliano, tende a dimenticare che è il rappresentante e l’agente dei conglomerati d’affari detti Cooperative Rosse: polipi con tentacoli grossi e idrovori dappertutto, nella grande distribuzione come nella banche, nelle assicurazioni come nelle grandi opere e nei «servizi» sanitari. Tra parentesi, le COOP sono dei campioni di evasione fiscale: «legale», ovviamente, perché profittano di agevolazioni nate nel tempo in cui «cooperativa» voleva dire un gruppo di operai poveri e solidali, mica Unipol, Ipercoop e CMC. È interesse del PD sviare l’attenzione verso gli idraulici che fanno il nero.

Finché siamo in tempo, opponiamoci. Converrà ricordare i motivi profondi per cui il sistema bancario vuole ad ogni costo abolire il contante. Ovviamente, nei miliardi di pagamenti in contanti le banche non ci guadagnano nulla, e vogliono trovare il modo di annullare questo «scandalo», vogliono estrarre la loro commissione dal caffè e cornetto mattutino, incettare il loro tributo dalla corsa in taxi e dalle verdure che compriamo al fruttivendolo. Ma questo è solo il motivo più evidente. Molto più importante è il seguente:

Imponendo la «cashless society», le banche si liberano del loro incubo secolarela corsa agli sportelli. Le banche non hanno veramente in cassa i soldi che avete dato loro in deposito; li hanno impegnati dieci o venti volte il loro valore, in «investimenti» vari; lucrano gli interessi su questa moneta fittizia. Il gioco regge perché la gente non conosce questo fatto – la frode fondamentale del credito frazionale – e crede che i suoi depositi «siano al sicuro in banca». Ma basta che spaventata da qualche crack la massa dei risparmiatori si presenti agli sportelli a reclamare i suoi depositi, e scopre che essi non ci sono più. Che la banca non ha nemmeno l’obbligo di restituirli, essendone diventata per il codice civile, la proprietaria. Ma la corsa agli sportelli rivela la frode fondamentale e scuote la cosiddetta «fiducia» nel sistema, in modo permanente.

Nella cashless society, il problema è risolto. La banca può mancare di banconote in cassa, ma non è mai a corto di bit elettronici. Volete 10 mila euro? Oggi, chiamano il direttore, ti dicono che «è vietato», e se proprio insisti, ti dicono di passare «fra cinque giorni». Domani: pronti, i 10 mila euro sono già versati nel vostro borsellino virtuale, che può essere anche il vostro smartphone.

E qui si apre un altro grande business, in rapido sviluppo. Voi umani non siete capaci di vedere quei 10 mila euro in bit sul vostro smartphone. Ma li «vedono» le migliaia di sensori di cui presto saranno sparse le città, dai cartelloni pubblicitari alle entrate dei negozi: e faranno a gara per farveli spendere. Passate accanto a un ristorante? Un SMS vi trilla: «Amico entra! Oggi lasagne al pesto, cima genovese e tiramisù alla pera!». Un manifesto della Toyota vi «sente», scruta il vostro borsellino, e vi invita all’acquisto dell’ultima utilitaria a «9.990 euro TAEG Zero». Qualunque entità economica o poliziesca vi segue passo passo, conoscendo perfettamente la vostra identità, la vostra posizione geografica, la vostra possibilità economica e la capienza del vostro protafoglio in bit.

Non ci credete? È l’esperimento in corso a Tokio, dove esistono già 650 mila carte (Edy Cards, le chiamano) che possono essere lette da sensori a distanza, WiFi. Queste carte hanno una inquietante caratteristica: che non c’è bisogno di strisciarle in una macchinetta, né di digitare un pin o una password per effettuare il pagamento. Ciò ha un vantaggio: salite in metropolitana, e il prezzo del biglietto vi viene detratto dal vostro smartphone automaticamente dal sensore appena passate la bussola girevole. Ciò ha anche uno svantaggio enorme: un buon gruppo di hacker può svuotarvi il borsellino elettronico senza che voi ve ne accorgiate. Nasce il borsaiolo elettronico, con la mano più leggera che si possa immaginare. Ecco il punto da tener presente quando la banca vi dice che il contante è esposto a furti e rapine, quindi non è sicuro. Coi bit, la banca si libera da questo rischio, e lo accolla a voi. Come fa sempre, del resto.

Naturalmente al termine di questo «progresso» ci sono i chips RFID impiantati sottopelle, che fanno di voi un essere di cui chiunque lo voglia, e ne abbia i mezzi tecnici, saprà tutto di voi. Saremo alla società descritta dall’Apocalisse 13, in cui l’Anticristo o il suo portavoce «obbligò tutti,piccoli e grandiricchi e poveriliberi e gli schiavia farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchiocioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome». Numero che, come sapete, è 666.

Sarete perfettamente trasparenti al potere, bancario o statale che sia (sempre più i due poteri coincidono, essendo ex funzionari di Goldman Sachs a governare in Occidente). È ciò che pretendono, del resto, i virtuosi cittadini che militano soprattutto a sinistra, gli innocenti, i puri angeli che proclamano: «Mi intercettino pure, non ho niente da nascondereIO».

Questi innocenti creano il clima, in cui chi non vuole essere intercettato al telefono o nella e-mail, viene bollato come sospetto, e oggetto di indagini poliziesche o tributarie. Una società in cui non sarà più possibile difendere il principio: «Non è affar vostro sapere come spendo i miei soldi, una volta che li ho guadagnati onestamente», perché ciò sarà visto come potenzialmente delinquenziale. Dove, cioè, è sospetto l’esercizio della volontà individuale – altro nome della libertà. La tecnologia fornisce i mezzi a questa società della trasparenza assoluta, voluta dagli «innocenti» fra noi. Una società di dossier, dove si accumuleranno i dati imbarazzanti per voi: quel giorno in cui siete andati fuori porta con l’amante invece che con la moglie, quel giorno in cui vi siete fatti visitare da uno specialista di un genere di malattie che non volete divulgare, eccetera, eccetera. Il «magistrato» Ingroia e la procura di Palermo si volevano tenere care le intercettazioni telefoniche tra Napolitano e Manini; eppure dicevano che in queste non si configurava alcun reato: e allora perché tenerle, se non per ricattare?

Una società senza contanti è una società della sorveglianza totale e più intrusiva: via satellite, fibre ottiche, sensori e chips, sarete sempre allo scoperto. Nel romanzo 1984, il protagonista Winston poteva almeno sottrarsi allo sguardo del Grande Fratello dietro una nicchia del muro; qui, nessuna nicchia. Chi è tentato di dar ragione agli «innocenti» che esigono trasparenza assoluta, si prenda una vista del tipo di società che vogliono instaurare, guardando un film degli anni ‘70, l’utopia realizzata in distopia mortale: «La fuga di Logan». (La fuga di Logan)

Vedrà quegli «innocenti», che quando vengono avvertiti da Logan che la loro felicità governata da un supercomputer termina in realtà dentro una macelleria cannibalica gestita da un androide in delirio d’onnipotenza, non gli prestano credito, anzi in pratica nemmeno lo vedono. Ci ricorda già qualcosa…

E qui veniamo al motivo più fondamentale per cui personalmente, benché non abbia «nero» da proteggere, sento un pericolo estremo nella cashless society:che in essanessun oppositore politico può più esistere. Se disturbi il potere vigente, esso ti neutralizza in silenzio, senza spararti per la strada né arrestarti di notte; ti condanna senza processo e senza appello. Senza che nessuno lo sappia. Togliendoti i bit-denaro. Il monitor del Bancomat ti risponde: «Carta di credito non riconosciuta», e tu sei un paria. A poche ore dal prossimo pasto che non potrai consumare, alla fame che piega ogni velleità di resistenza. Nemmeno potrai più chiedere l’elemosina di un panino, o il prestito di un amico. Non avrai nemmeno i soldi elettronici per comprare un biglietto e saltare sul primo treno per la Svizzera, rifugio di perseguitati (se hai da mantenerti): Addio Lugano bellamai più ti rivedrò.

Ora capite meglio la strana convergenza di interessi ed intese per cui il governo Bersani, in accordo con il tecnico Monti, e il sistema bancario, vuole abolire il contante. Non è solo che «la sinistra fa sempre il gioco del grande capitale, a volte perfino senza saperlo» (Spengler). È che vuole sorvegliarti. Vuole controllare cosa fai, come eserciti la tua privata volontà (altresì detta libertà), che il Partito trova indebita e illegittima. La sorveglianza totale è la sua passione e la sua ossessione; è nel suo DNA fin dai tempi in cui i comunisti non fingevano di essere altro che comunisti sovietici. Loro devono sapere tutto di te, tu non saprai nulla di loro: banchieri o partitanti, è lo stesso.

La società della trasparenza globale è a senso unico. Senza contanti, il Partito – e la Banca, o la banca-partito – ti tiene in pugno. Te e me, tutti noi.

Se la prospettiva non vi piace, vi invito ad aderire all’iniziativa Contante Libero, una raccolta di firme in favore dell’uso e della circolazione del denaro contante, dunque per impedire alle banche e al governo di controllare la nostra vita e espropriare la nostra ricchezza, non solo materiale. Il manifesto dell’iniziativa si trova qui: Manifesto per il contante libero. Più in breve, 10 Punti per Il Contante Libero: 10 punti per il contante libero.

 

Thriller Ingroia e gli zombie arancioni

Thriller Ingroia e gli zombie arancioni

di Marino Badiale e Fabrizio Tringali

Abbiamo assistito in questi giorni a movimenti convulsi nel mondo “a sinistra del PD”, sfociati nel probabile scioglimento del neonato movimento “Cambiare si può” e nella formazione di un cartello elettorale di partitini (PRC, PdCI, IdV, Verdi) sotto la candidatura di Ingroia.

E’ l’ennesima riproposizione del solito copione, già mille volte recitato: a ridosso delle elezioni c’è sempre qualcuno che propone la formazione di una lista capace di riunificare quel che resta dell’arcipelago della sinistra alternativa (stavolta mettendoci in mezzo anche l’IdV pur di raccattare i voti necessari a superare lo sbarramento), e di riconnetterlo alle tante realtà di cittadinanza attiva nella società. Basterebbe chiedersi come mai ne è disconnesso per capire quanto sia inutile un tale lavoro. E invece ogni volta la stessa storia di tentativi finiti male: abortiti ancora prima di nascere o trasformati in carrozzoni ad uso dei capibastone dei vari partitini, destinati a disintegrarsi (fortunatamente) immediatamente dopo le elezioni.

Lo scopo dichiarato di questi tentativi di aggregazione è sempre lo stesso: costruire una sinistra vera, buona, giusta, capace di rinverdire i suoi antichi ideali, che mandi in soffitta quella falsa, cattiva, ingiusta, traditrice, cioè quella che effettivamente esiste oggi.

 

Quasi sempre tutto ha inizio dall’iniziativa di brave persone che si rendono disponibili a coprire col proprio volto pulito queste basse operazioni elettorali.

Sarebbe molto meglio se, invece di continuare in questi tentativi, chi voglia costruire un movimento di riscatto popolare, di lotta anticapitalistica, di riconquista dei diritti, prendesse atto della realtà politica presente in Italia e nella maggioranza degli altri paesi avanzati: la definitiva trasformazione dell’intero ceto politico (di destra e di sinistra) in un gruppo di funzionari delle oligarchie nazionali e internazionali, la cui unica funzione (ben pagata) è quella di gestire la politica in modo da ottenere ciò che tali oligarchie vogliono: la distruzione dei diritti sociali, del livello di vita popolare, della civiltà sociale dei nostri paesi. Il ceto politico ha assunto il compito di controllare e gestire il disagio e il dissenso che tutto ciò genera. Destra e sinistra sono totalmente unificate, da questo punto di vista, e si dividono solo su questioni secondarie e su problemi di immagine, producendo scontri e polemiche che funzionano come “armi di distrazione di massa”.

Una politica di difesa dei ceti subalterni e della civiltà del nostro paese non può che passare, quindi, attraverso la rottura drastica con l’intero ceto politico, di destra e di sinistra (sia essa moderata, radicale, alternativa o vattelapesca).

 

L’appello “Cambiare si può” si avvicinava a queste considerazioni, ma la sua proposta è fallita proprio perché “orientata a sinistra”.

I promotori speravano di poter dar vita ad una lista elettorale incentrata su candidati della società civile, ma capace di coinvolgere anche i partiti, che però avrebbero dovuto fare un “passo indietro” rinunciando almeno a candidare i proprio segretari.

Ma se è vero, come è vero, che solo spazzando via l’intero ceto politico attuale, di destra e di sinistra, ci può essere speranza per il nostro Paese, come è possibile creare un movimento politico che abbia chiari questi concetti e allo stesso tempo si definisca “di sinistra”, o faccia comunque riferimento, anche solo implicitamente, al mondo della sinistra?

Procedere in questo modo non porterà che alla morte del movimento ed al ribaltamento di quanto proposto dagli stessi promotori. Il che è esattamente quel che è successo a “Cambiare si può”, dove gli aderenti hanno votato a favore della lista Ingroia, nonostante i promotori fossero contrari, dato che il magistrato ha fatto spallucce di fronte alla richiesta di non candidare i segretari di partito.

Il punto è che, essendo “Cambiare si può” un movimento di sinistra, gli aderenti ai partiti di sinistra vi si sono immediatamente tuffati, ed hanno sostenuto gli interessi dei loro caporioni.

Più in generale, quel che accade in queste realtà politiche, è che chi vi aderisce ritiene, ovviamente, che la sinistra realmente esistente sia meglio della destra realmente esistente. Dal che discende l’idea che un governo di centrosinistra, alla fin delle fini, sia meglio, o meno peggio, di uno di centrodestra.

Così un movimento nato su queste basi, indipendentemente dalle ragioni e dagli obiettivi dei promotori, inizia ad avere difficoltà a dire la verità, cioè che la vittoria di Bersani oppure quella di Monti o Berlusconi sono tutte, allo stesso modo, disgrazie per l’Italia. Magari differenti negli aspetti esteriori, ma identiche nella logica economico-sociale e negli esiti.

 

Stiamo dicendo, in sostanza, che la posizione di “Cambiare si può”, e di tutte le iniziative analoghe, era minata da un’evidente contraddizione. Da una parte proponeva, giustamente, di porsi all’esterno dal centrosinistra. Dall’altra non voleva o poteva rompere definitivamente con esso.

Di qui la posizione ambigua nei confronti degli “arancioni”, che invece sono pieni zeppi di ceto politico e non vedono l’ora di aprire il dialogo col PD (e non stanno nella coalizione di centrosinistra solo perché Bersani li tiene fuori). L’esito non poteva essere più scontato.

Quanto agli “arancioni”, non vale la pena di spenderci molte parole: un’accozzaglia di micropartiti che cercano di mettere assieme i voti necessari per portare in Parlamento i loro capetti. Senza ovviamente proporre nulla di alternativo all’austerity, alla trappola dell’euro, alla dittatura della UE.

Spiace che persone per bene come Ingroia accettino di far da copertura a queste basse operazioni politiche. Ingroia sembra il Michael Jackson di “Thriller”, che trovandosi di fronte ad un gruppo di zombie, si accorge di essere uno di loro, si pone alla loro testa e ne dirige il ballo.

 

Aggiungiamo una considerazione finale. E’ da decenni che sentiamo parlare della costruzione di una sinistra che sia finalmente quella giusta, buona, vera, capace sul serio di difendere i ceti subalterni, l’ambiente, i diritti.

Di tentativi analoghi a “Cambiare si può” ne abbiamo visti in numero infinito, grandi e piccoli. Forse al primo o al secondo tentativo si poteva concedere il beneficio del dubbio. Oggi ci sentiamo di dire a chiunque pensi di ritentare: “lasciate perdere”.

 

La corte di giustizia UE vieta la visione dei documenti sulla BCE

La democrazia è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai soli democratici. 

Claudio Marconi 

 Nel più assoluto silenzio dei media e, naturalmente, della politica impegnata in una faticosa opera di autoreferenzialità, almeno in Italia, la Corte di Giustizia della Comunità Europea mette il lucchetto al diritto di informazione sulle scelte e sulle valutazioni finanziaria ed economiche della BCE. Con la sentenza resa nella causa T590/10 viene stabilità la legittimità del rifiuto, da parte della BCE,

di fornire a due giornalisti britannici documenti relativi alla crisi economica in Grecia. Costituisce quindi facoltà della Banca Centrale negare l’accesso ai suoi documenti adducendo il “pregiudizio” alla politica economica europea che ne deriverebbe dalla pubblicazione. La decisione resa dalla Corte di Giustizia è inquietante perché sicuramente lesiva del diritto di informazione e di conoscenza del cittadino. Quel cittadino che sta pagando, in Grecia come in Spagna ed in Italia, errori, incapacità, inadeguatezze e forse anche comportamenti criminali ascrivibili alle scelte finanziarie ed economiche di “poteri” autorizzati ad agire senza il controllo della Politica. La sig.ra Gabi Thesing è giornalista presso la Bloomberg Finance LP, che esercita le proprie attività a Londra con il nome Bloomberg News. Il 20 agosto 2010, ha chiesto alla BCE l’accesso a due documenti intitolati «L’impatto su deficit e debito pubblici degli swap negoziati fuori borsa. Il caso della Grecia» e «L’operazione Titlos e la possibile esistenza di operazioni analoghe con impatto sui livelli di debito e deficit pubblici della zona euro». La BCE ha negato l’accesso a tali documenti adducendo a motivazione la tutela dell’interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell’Unione europea e della Grecia. La sig.ra Thesing e la Bloomberg Finance LP hanno contestato tale decisione dinanzi al Tribunale. È legittimo domandarsi, in tale contesto, se il significato di quel diniego sia davvero espressione di una tutela dell’interesse generale o non piuttosto la strada obbligata per coprire irregolarità, scorrettezze se non illeciti sui quali i Governi e le autorità centrali (compresa la stessa BCE) hanno “chiuso gli occhi”. Una colpevole indifferenza durata per decenni di attività economica e finanziaria senza riguardo, nemmeno, per le poche regole di disciplina e comportamento esistenti. Una situazione creatasi perché nel tempo, i governi e le banche, hanno tollerato, se non avallato, ogni tipo di operazione finanziaria; anche al limite del sostenibile e del lecito. Con la conseguenza che il “tollerare” rinvia a precise responsabilità della politica e delle autorità nazionali, dimostratesi incapaci di disciplinare la delicata materia finanziaria e l’attività del mercato. Non sorprenderebbe scoprire che una tale tolleranza sia stata a lungo alimentata da connivenze, da pratiche corruttive, da “scambi di favore” di ogni genere. Non si può infatti dubitare del “peso” enorme che i mercati hanno sulla politica e nemmeno si può dubitare della differente evoluzione dell’Unione Europea Economica rispetto a quella politica ( che fatica e non poco ad arrivare ). Una considerazione che richiama l’idea del “ricatto” e che non sarebbe necessario immaginare ed ipotizzare sul tavolo di chi oggi gestisce la “crisi”, se fin dell’inizio ciascuno avesse fatto il proprio dovere ed avesse assolto al proprio ruolo. Dubbi che aumentano – con il rischio di diventare certezza – allorché documenti di interesse pubblico vengono secretati nel nome di una non bene definita tutela generale. Forse, che scoprire l’illecito possa destabilizzare? Ma occorrerebbe chiarire definitivamente chi risulterebbe danneggiato da quei documenti. Non certo quei milioni di cittadini europei che hanno pagato con la perdita della dignità e con la più assoluta povertà gli interessi di una finanza che ormai non tollera alcun controllo. Hearthaware blog Autore: Maurizio Vecchio [www.agoravox.it]

Nasce Contante Libero

Nel nostro Paese la soglia al di sotto della quale è possibile utilizzare denaro contante per effettuare pagamenti tra privati o privati e società od amministrazioni non bancarie è stata recentemente abbassata fino all’attuale limite di 1000€ .
Nonostante ciò, qualcuno non ancora sazio di prescrivere restrizioni alle libertà individuali continua a richiedere l’implementazione di ulteriori “stratagemmi” per disincentivare e ridurre ancor di più gli spazi d’uso del contante, con l’intento più o meno esplicito e consapevole di giungere in un futuro alla totale, o pressoché totale, soppressione di questa modalità di pagamento, affermando contemporaneamente il dominio artificiale della moneta elettronica. 
La moneta elettronica è lecita ed utile ma il suo utilizzo deve essere una libera scelta del cittadino e non un’imposizione delle autorità. 

Se vuoi saperne di più, vai su http://www.contantelibero.it/

Manifesto Integrale : http://www.contantelibero.it/documenti/manifesto-contante-libero/

10 Punti Per Il Contante Libero : http://www.contantelibero.it/documenti/10-punti-per-il-contante-libero/

www.rischiocalcolato.it

 

 

 

In Italia la vita diventa sempre più difficile. In arrivo una raffica di drammatici aumenti

By Edoardo Capuano – Posted on 28 dicembre 2012

RincariPrevisioni stilate da Adusbef e Federconsumatori, che parlano di dati “drammatici”. Nuovi aumenti in arrivo dopo Capodanno: riguarderanno multe, spedizioni postali, conti correnti e il canone Rai. Tariffa rifiuti: +25%. Pesanti ricadute dall’Imu applicata ai settori produttivi.

Aumenti in arrivo dopo Capodanno, dal canone Rai alle Poste, dai conti correnti alle multe. Dal primo gennaio 2013 spedire una cartolina costerà il 15% in più (da 60 centesimi a 70), una lettera media standard il 35% (da 1,40 a 1,90 euro), mentre la raccomandata passa a 3,60 euro da 3,30. Rincaro maggiore per le multe. Il divieto di sosta passerà da 39 a 41 euro, l’eccesso di velocità (fra i 10 e i 40 km/h oltre il limite) da 159 a 168 euro.

Per chi non mette la cintura la sanzione passa invece da 76 a 80 euro, mentre se si usa il telefonino alla guida si dovrà pagare 161 euro al posto degli attuali 152.

Aumenta il canone Rai

Sarà invece di 113,50 euro l’importo del canone Rai per il 2013, con un aumento di 1,50 euro rispetto al 2012. L’ammontare (prima rata o saldo), che è stato stabilito con decreto del ministero dello Sviluppo Economico, come sottolineato nel sito abbonamenti della tv pubblica, va versato entro il 31 gennaio 2013.

Depositi e conti correnti

Gli aumenti in questo caso non riguardano le persone fisiche ma le società e le aziende che, per avere un conto corrente a loro intestato, dovranno pagare 100 euro al posto degli attuali 73,8 (+26,2 euro). Sui titoli e strumenti finanziari l’imposta aumenterà invece dello 0,05%, dallo 0,10 allo 0,15%. Idem per i buoni fruttiferi postali.

Pedaggi autostradali

Entro la fine dell’anno il Consiglio dei ministri varerà gli aumenti per il 2013 che interesseranno in particolare le autostrade venete e la Val D’Aosta: il pedaggio del passante di Mestre crescerà del 17%, mentre costerà tra l’11 e il 13% in più percorrere la A4 tra Venezia e Trieste, la A23 (Palmanova-Udine Sud), la tangenziale di Mestre e la A28 (Portogruaro-Pordenone-Conegliano).

Bancoposta più caro

Non solo spedire una lettera costerà di più. Per i titolari di “Bancoposta+” il canone passerà da 30,99 euro a 48 euro. Rincari previsti anche per i bonifici.

Consumatori: “Stangata da 1.500 euro”

Una stangata “drammatica” da quasi 1.500 euro a famiglia. È quella in arrivo nel 2013, secondo le previsioni di Adusbef e Federconsumatori. Tra alimentari, biglietti dei treni, rc auto, bollette, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tariffa rifiuti e ricadute dell’Imu gli aumenti saranno “insostenibili”, pari a 1.490 euro.

Ecco la tabella con le previsioni di aumento delle due associazioni:

Alimentazione +299 euro 
Treni e servizi locali +83 euro 
Servizi bancari, mutui, bolli, tasse +118 euro 
Carburanti +132 euro 
Derivati del petrolio, detersivi, plastiche +115 euro
Assicurazione auto +61 euro
Tariffe autostradali +38 euro 
Tariffe aeroportuali +31 euro 
Tariffe gas +39 euro 
Tariffe elettricità +11 euro 
Tariffe acqua +26 euro 
Tariffe rifiuti +64 euro 
Riscaldamento +44 euro 
Addizionali territoriali +163 euro 
Scuola (mense-libri) +94 euro 
Tariffe professionali-artigianali +114 euro 
Tariffe postali, canone Rai +58 euro

Totale +1.490 euro.

Fonte: wallstreetitalia.com

http://www.ecplanet.com/node/3687

In Italia il wi-fi sui treni mette a rischio la salute

By Edoardo Capuano – Posted on 02 gennaio 2013

Interno di un trenoEsposto del Codacons: l’esposizione alle onde elettromagnetiche supera di molto i limiti fissati dalla legge

Sui treni italiani dotati di wi-fi l’esposizione alle onde magnetiche ed elettromagnetiche «supera complessivamente i limiti fissati dalla legge, e rappresenta pertanto un potenziale pericolo per la salute dei passeggeri»: la denuncia arriva dal Codacons, che riferisce di avere effettuato delle rilevazioni all’interno delle carrozze di Trenitalia e di Ntv.

ESPOSTO – Il Codacons ha presentato un esposto alle Procure di Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze, ai Ministeri dell’Ambiente e della Salute e all’Arpa, chiedendo di disporre la disattivazione del wi-fi su tutti i treni nelle tratte in cui vengono superati complessivamente i limiti fissati dalla legge, e qualsiasi altro intervento per il rispetto delle soglie massime all’esposizione magnetica ed elettromagnetica. L’associazione ha inviato la perizia anche a Trenitalia e Ntv, per consentire alle due società di presentare osservazioni.

Proprio sulla questione del wi-fi sui treni Frecciarossa e Frecciargento verrà discusso l’11 ottobre un ricorso del Codacons al Tar del Lazio, attraverso il quale l’associazione chiede misure volte a tutelare i cittadini da possibili pericoli derivanti dall’esposizione alle onde elettromagnetiche«.

INDAGINE – Le misurazioni, spiega il Codacons, sono state eseguite sul treno 9655 Frecciarossa delle ore 19 in servizio tra Milano e Roma e sul treno Italo 9940 delle ore 13,55 in servizio tra Roma-Ostiense e Milano-Porta Garibaldi. Sul primo le misurazioni avrebbero registrato un superamento del 60,4% dei limiti fissati per legge. Sul secondo i limiti invece sarebbero stati superati del 272%.

Il Codacons conclude che cioè è ancora più gravi se si considerano i limiti previsti dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC): i valori sul treno Frecciarossa farebbero registrare un superamento dei limiti del 588%, mentre per il treno Italo si arriverebbe addirittura a un +6.800%.

Fonte: corriere.it

http://www.ecplanet.com/node/3695

E col 2013 avremo il primo animale Ogm da tavola

Davide Mancino 

 Il primo animale geneticamente modificato sembra ormai destinato a sbarcare sulle tavole dei consumatori americani. Si tratta di un salmone ingegnerizzato per crescere al doppio della velocità. L’authority ha già dato il primo via libera. E potrebbe aprire la strada a nuovi alimenti biotech.

 Dopo anni di discussioni, polemiche, critiche, accuse e contro-accuse si è finalmente arrivati al dunque: il primo animale geneticamente modificato sembra ormai destinato a sbarcare sulle tavole dei consumatori americani. Verrà poi il turno anche della vecchia Europa, nonostante le sue leggi più restrittive?

  Soltanto pochi giorni fa, infatti, la Food and Drug Administration ha rilasciato due documenti relativi a una controversa specie di salmone chiamata AquAdvantage, ingegnerizzata dall’AquaBounty Technology del Massachusetts per crescere al doppio della velocità. Scopo del progetto: venire incontro alla crescente domanda di pesce da parte dei mercati mondiali.

 Nei rapporti si afferma che l’animale non ha nessun impatto ambientale significativo e che è allo stesso tempo sicuro per il consumo umano. Si tratta, in sostanza, del preludio all’approvazione definitiva per il mercato. «L’Fda – si legge in un documento – ha concluso che il cibo derivante dal salmone AquAdvantage è sicuro quanto quello del comune salmone dell’Atlantico. Esiste la ragionevole certezza che consumarlo non possa causare alcun danno». L’agenzia, inoltre, ritiene adeguate le misure di sicurezza concepite per affrontare eventuali rischi – sia per l’uomo che per l’ambiente. I salmoni biotech saranno solo femmine sterili, e verranno allevati in apposite strutture per evitare che interagiscano in modi inaspettati con l’ambiente circostante.

 Ma come è stata ingegnerizzato questo animale? Esso contiene un gene che deriva da una specie “cugina” – il salmone reale – ed è in grado di produrre una maggiore quantità di ormoni della crescita. Ciascun salmone è così in grado di diventare adulto più in fretta: l’ovvio vantaggio è che diminuiscono i costi di produzione e l’allevamento diventa più economico. Questo potrebbe dunque portare a un prezzo inferiore per il consumatore finale, con una specie in teoria quasi indistinguibile dall’originale.

 Com’era prevedibile, tuttavia, l’annuncio è stato subito bersagliato da un fuoco di critiche ad alzo zero. C’è chi si dice preoccupato che l’Fda non abbia indagato a sufficienza la possibilità di reazioni allergiche al salmone, chi teme che nonostante le misure di sicurezza ci sia ancora il rischio che gli animali possano provocare danni all’ambiente.

 Non mancano neppure pesanti accuse all’amministrazione Obama. Genetic Literacy Project, un’organizzazione non governativa, è riuscita a scovare un documento confidenziale da cui risulta che l’Fda era pronta a dare il via libera al salmone transgenico già dall’aprile scorso. Il sospetto, dunque, è che la Casa Bianca abbia fatto pressione per rimandare l’uscita dei documenti, così da non incendiare ulteriormente la campagna per le presidenziali americane – soprattutto su un tema così sensibile e controverso. Pur non avendo in sé nessuna rilevanza sulla sicurezza del salmone, questa scoperta ha seminato dubbi sull’effettiva indipendenza dell’agenzia americana.

 La casa produttrice di AquAdvantage, dal canto suo, aveva richiesto l’approvazione del proprio prodotto già dal 1995. Il cammino burocratico è stato lungo e difficile, ma sembra essere arrivato alle fasi finali. Il pubblico avrà ora 60 giorni per discutere e commentare i documenti rilasciati dall’Fda. Se verranno trovate criticità o inaccuratezze nell’analisi, l’agenzia americana potrebbe rivedere la propria decisione; nel caso arrivasse il via libera, invece, il salmone AquAdvantage potrebbe diventare il primo di una lunga lista, sdoganando un’intera classe di nuovi alimenti biotech.