«Assolutamente normale che l’ex presidente Mussari finanziasse il Pd». Parola del Segretario Amministrativo del Partito Democratico.

28 gennaio 2013Di Giuseppe Sandro Mela

 Giuseppe Sandro Mela.

  

  Vi ricordate le parole drammatiche che pronunciò Nanni Moretti a Piazza Navona nel febbraio 2002?

  «Con questi dirigenti non vinceremo mai»?

  Errore!

  Con questa dirigenza Banca Pd si è garantita un posto sicuro ed inamovibile nelle patrie galere per tutti gli allegri brighella che pensavano di essere impuniti ed impunibili: pasto assicurato, anche se reso salato dal’amarcord.

  Ecco alcune simpatiche dichiarazioni.

  «Con la gente basata alle Cayman non deve parlare nessunoè ora di finirla perché c’è gente che lavora e paga le tasse. Non ci si deve fare dare consigli da chi viene dai paradisi fiscali». don Bersani, capo-cupola di Banca Pd.

  «Nessuna responsabilità del Pd, per l’amor di DioIl Pd fa il Pd e le banche fanno le banche». don Bersani, capo-cupola di Banca Pd. Ma non era ateo? Si ricorda solo adesso che Dio esiste, eccome che esiste?

 «La vicenda è preoccupante ma non c’è nessun imbarazzo. C’è una campagna elettorale da fare, quindi si sparano menzogne e poi qualcosa resterà». donBersani, capo-cupola di Banca Pd.

  Leggetevi queste, invece.

  «Nella vicenda Mps ci sono responsabilità evidenti di chi ha governato la città di Siena” e un “eccesso di cattiva politica”». Matteo Renzi, Sindaco di Firenze.

  «La grande sirena della finanza internazionale ha incantato anche noi della sinistra. Adesso la politica deve riflettere a fondo, dettare regole precise e allontanarsi dalla gestione. Niente rapporti diretti con le banche», Enrico Rossi,Presidente della Regione Toscana.

  «Purtroppo il localismo ha pesato molto su certe scelte, anche nella selezione delle competenze e del management». Enrico RossiPresidente della Regione Toscana.

  Ed adesso beccatevi queste.

  «Armageddon giudiziario che, non a caso, ha consigliato la Procura di attendere l’esito del voto di febbraio prima della sua discovery». Ma quale delicatezza! Gli “altri” siano massacrati proprio in campagna elettorale, ma i sodali della Banca PD,unqua non fia! Né oggi, né domani, né mai a render conto delle loro iniquità.

  «Assolutamente normale che l’ex presidente Mussari finanziasse il Pd. Partito che, grazie al governo di Siena e Provincia, era responsabile della stessa nomina.  ….  Rivendico l’opportunità di un intervento statale quando si rischia il collasso di istituzioni fondamentali per il funzionamento del Paese.» onAntonio Misiani,tesoriere del Partito Democratico.

  «Lo Stato deve salvare la banca». Bravo on. Antonio Misiani, tesoriere del Partito Democratico: voi mangiate peggio del peggiori democristiani e poi vorreste presentare il conto ai Contribuenti?

  «Non deve essere stato facile districarsi nel groviglio dei derivati di Mps se il nuovo management ci ha messo dieci mesi prima di scoprire le operazioni strutturate che ora rischiano di scavare nei conti un buco pari a quasi tutto l’utile». Ma se un management ci mette dieci mesi a capire un bilancio, che dovrebbe esser familiare come sbucciare un arancio, una delle due: o imbecilli o corrotti.

  Considerazioni.

  1. «Nessuna responsabilità del Pd, per l’amor di Dio. Il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche». Ma a chi cerca di darla a bere don Bersani? Nessuna responsabilità del Pd? Si convenga: Giuda era un galantuomo. Eppure il buon Lenin avrebbe dovuto insegnargli che, se la menzogna é lecita, occorre usarla con intelligenza.

  2. «Nella vicenda Mps ci sono responsabilità evidenti di chi ha governato la città di Siena” e un “eccesso di cattiva politica”», dice Matteo Renzi, e «La grande sirena della finanza internazionale ha incantato anche noi della sinistra. Adesso la politica deve riflettere a fondo, dettare regole precise e allontanarsi dalla gestione. Niente rapporti diretti con le banche», rincara Enrico Rossi. Povero don Bersani: essere sputtanato a questa maniera proprio dai suoi fidi!

  3. «Assolutamente normale che l’ex presidente Mussari finanziasse il Pd. Partito che, grazie al governo di Siena e Provincia, era responsabile della stessa nomina.  ….  Rivendico l’opportunità di un intervento statale quando si rischia il collasso di istituzioni fondamentali per il funzionamento del Paese.» Queste parole dell’on. Antonio Misani sono tutto un programma. Sculaccia pubblicamente quel bel tomo di don Bersani «Assolutamente normale che l’ex presidente Mussari finanziasse il Pd.». Capite bene? Assolutamente normale. Che solo don Bersani non se ne sia accorto? Il Segretario di Banca PD?

  4. Ma il peggio é questo: «Assolutamente normale che l’ex presidente Mussari finanziasse il Pd».

  «Lo Stato deve salvare la banca!»: no, caro don Bersani! Lo stato, il Contribuente, non deve salvare il PD.

  Persino i fidi scudieri de La Repubblica parlano apertamente di due miliardi di mazzette!  

  Banca PD é una cosca mafiosa volta al latrocinio del pubblico denaro.

  «Pubblico é bello!»: sì, don Bersani, perché Banca PD ci mangia sopra a quattro ganasce!

 

  Documentazione da leggersi con grande attenzione.

 

La manovra correttiva di cui nessuno parla

Lo stato delle finanze pubbliche rende necessaria una correzione. Tremonti parla di tagli per 14 miliardi 

Matteo Mascia

La campagna elettorale si sta rivelando una prova muscolare tra le varie forze in campo. Slogan, proposte, controproposte ed attacchi frontali. L’elettore che voglia vederci chiaro non può fare affidamento sulle dichiarazioni dei candidati. Confuse, contraddittorie e – in alcuni casi – persino mistificatorie. Alcuni temi sono deliberatamente elusi. Non si parla di esteri, nulla assoluto sulla politica industriale, zero sul piano energetico nazionale. Argomenti strategici per tentare di sostenere concretamente l’economia.

I maggiorenti di centrodestra e centrosinistra si limitano ad un copione fatto di promesse e rassicurazioni. Nessuno ha avuto il coraggio di spiegare su quali voci del bilancio dello Stato intende intervenire. La spesa corrente dovrà però essere limitata nei prossimi mesi. Secondo l’ex ministro Giulio Tremonti, devono essere trovati entro dicembre quattordici miliardi di euro. Una cifra ragguardevole, soprattutto in un contesto di forte recessione. Chiunque vinca le elezioni, avrà l’opportunità di organizzare una “prova generale” di applicazione del famigerato “fiscal compact” (in vigore dal 2014). Le norme comunitarie di finanza pubblica prevedono infatti un volume di tagli pluriennali molto simile. Pd e Pdl non vogliono fare chiarezza. Una cosa è certa, è impossibile procedere alla riduzione di Irpef e Irap.

Con gli attuali dati sarebbe molto difficile anche rinunciare al gettito garantito dall’Imu sulla prima casa. Le leggi di stabilità vengono calibrate in base a delle stime sulla situazione macroeconomica, la costante diminuzione del prodotto interno lordo e l’impennata della disoccupazione costringono ad una correzione contabile. Con il crollo verticale dei consumi anche il gettito Iva non può raggiungere quello previsto da bilancio e documenti finanziari. Le scelte degli ultimi tredici mesi avranno quindi un’eredità pesantissima. I successori di Mario Monti saranno messi nella condizione di non poter svolgere una programmazione economica. Gli sforzi dovranno essere concentrati sul reperimento delle risorse necessarie al raggiungimento del pareggio di bilancio. Una necessità imposta da una gravissima modifica dell’articolo 81 della Costituzione. Il sol pensiero di nuovi tagli fa venire i brividi. Il sistema sanitario nazionale è in forte difficoltà, i Comuni italiani sono stati scippati di miliardi di euro e lo stato sociale è ridimensionato per “ragioni di cassa”. La retorica europeista porterà poi a fare dichiarazioni dal contenuto menzognero rispetto all’impegno del pubblico in economia o alla qualità del nostro apparato burocratico.

Parole utili ad impedire che si sviluppi un qualsiasi dibattito costruttivo. Bisogna rispondere, punto per punto e numeri alla mano, a tutti quelli che promettono riduzione delle imposte e, addirittura, elargizione di contributi ad alcune imprese. Sono le stesse persone che negli ultimi quindici anni hanno fatto di tutto per affossare il nostro sistema produttivo. In qualche caso consapevolmente, altre volte perché influenzati dalle strategie dispensate dai palazzi di Francoforte e Bruxelles. L’investimento pubblico in economia deve tornare protagonista nel breve periodo. Tutte le crisi degli ultimi due secolo sono state risolte in queste modo.

Ci risulta davvero difficile credere che i “soloni dell’austerity” abbiano la soluzione in tasca. L’Unione Europa rischia di ritrovarsi ad officiare il funerale del Vecchio Continente; un compito in cui sarà affiancata dai partiti italiani responsabili di una condotta ambigua nei suoi confronti. Segretari e candidati devono avare il coraggio di calare le proprie carte sul tavolo. Gli elettori hanno il diritto di sapere dove si farà economia per raggiungere un taglio da trenta miliardi di euro in due anni. Ovviamente, le sigle in corsa opteranno per la via del silenzio. All’operazione verità è molto più facile preferire un piano opaco o poco chiaro. Bersani ha chiarito più volte di non voler “raccontare le favole”, Monti promette di abbassare la pressione fiscale, Berlusconi annuncia il taglio dell’Imu e degli incentivi per chi assume, Ingroia sventola la bandiera della patrimoniale. Escludendo Mario Monti, nessuno di questi signori ha consapevolezza in merito alla reale situazione dei forzieri pubblici.

Probabilmente, a qualche mese dalla chiusura delle urne, tutto si risolverà con una manovra plurimiliardaria votata con procedura fiduciaria da Camera e Senato. Se qualcuno proverà a lamentarsi gli si risponderà con un sempre valido: “È l’Europa che lo chiede!”. Un film già visto. La sovranità in materia contabile sembra un ricordo del passato. Senza una politica votata alla crescita e senza una rivoluzione in campo monetario andrà sempre peggio.

28 Gennaio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18757

No Tav, rinvio a giudizio per Numa e Calabresi (nonostante la procura di Torino)

post — 25 gennaio 2013 at 21:23

da: notav.info

No Tav, rinvio a giudizio per Numa e Calabresi (nonostante la procura di Torino). Abbiamo appreso che oggi il noto giornalista de La Stampa Massimo Numa, insieme al direttore Mario Calabresi, sono stati rinviati a giudizio dal tribunale di Torino per diffamazione aggravata nei confronti di un valsusino. Secondo La Stampa, nel settembre 2011 il nostro valsusino era andato ad assaltare le reti del cantiere di Chiomonte, anche se in verità in quel periodo si trovava beatamente dall’altra parte del mondo, in ferie con la sua famiglia. Venuto a conoscenza dell’articolo, pubblicato mentre era ancora fuori dall’Italia, aveva denunciato il fatto e i due giornalisti alla procura di Torino. Peccato che la procura ritenesse invece che non ci fosse alcun reato, al punto che aveva chiesto l’archiviazione della querela. Il nostro valsusino però a quel punto decide di fare opposizione, e il giudice per le indagini preliminari gli dà ragione, ordinando alla procura di formulare il capo di imputazione per diffamazione nei confronti dei due giornalisti. Questa mattina all’udienza preliminare sia la difesa dei giornalisti (come era normale aspettarsi), che la procura (come invece non era normale aspettarsi), hanno chiesto il non luogo a procedere. Un punto di vista a quanto pare non molto credibile: e infatti il giudice, nonostante le richieste contrarie, anche di chi avrebbe dovuto sostenere l’accusa, ha deciso che si dovrà fare un processo, che inizierà dopo l’estate. Ancora una volta quindi la procura di Torino mostra la sua vera faccia, girandosi dall’altra parte quando è un valsusino o un notav ad aver subito un torto, in questo caso da parte di quell’organo d’informazione che da anni si contraddistingue per una campagna di propaganda ‘si tav’ e che attacca, soprattutto nei pezzi di Massimo Numa, appartenenti e simpatizzanti del movimento no tav, inventando anche, come in questo caso, di sana pianta,fatti mai accaduti. Tanto per rinfrescare la memoria sull’atteggiamento della procura di Torino, vi ricordiamo i fatti dell’“Operazione Hunter” che ha denunciato i pestaggi della polizia a danno dei no tav il 3 luglio 2011: nonostante le prove fotografiche e video delle bastonate e dei calci, solo qualche mese fa il procuratore capo, Giancarlo Caselli li ha definiti “fatti di eventuali ehh…momenti di scorrettezze da parte delle forze di polizia”. E la procura di Torino ad oggi non ha ancora chiuso le indagini preliminari, figuriamoci la richiesta di rinvio a giudizio…

L’Unione europea, una congerie di tecnocrati liberticidi

In un discorso tenuto all’Assemblea di Strasburgo, il presidente Martin Schulz condanna le ingiustizie sociali e il dominio di Bruxelles sui parlamenti nazionali e su tutti i popoli del Vecchio Continente

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di Andrea Perrone 
Rinascita 

Euroscetticismo, poteri forti e diseguaglianze sociali sono i frutti avvelenati che mettono a rischio il futuro dell’Unione europea per colpa delle ricette tecnocratiche e iperliberiste imposte da Bruxelles. A farsi portavoce di queste critiche è stato l’attuale presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz (nella foto), che ha ammesso come alcune delle preoccupazioni di Londra sul futuro dell’Ue sono valide e che non è più accettabile respingere in maniera critica assoluta coloro che sono critici nei confronti di questa Unione europea come se fossero semplicemente ed esclusivamente degli euroscettici.

In una conferenza stampa per celebrare il nuovo anno Schulz ha dichiarato senza timore di condividere alcuni “disagi” espressi dal  premier britannico David Cameron, delineati nel suo discorso tenuto all’inizio della settimana scorsa. “Questo disagio nei confronti dell’Ue come è ora, è una cosa che condivido. Penso che vi siano anche molte persone in Europa che hanno questo disagio”, ha sottolineato Schulz, ribadendo il concetto. “Ed è per questo che consiglio davvero di non etichettare tutti coloro che criticano l’Unione europea come euroscettici”, ha proseguito.

Ma oltre a questi segnali di crisi generale e strutturale dell’Ue, il presidente dell’Europarlamento è intervenuto sottolineando anche altri problemi legati alle disuguaglianze sociali. “L’Unione europea – ha dichiarato Schulz – non se la passa bene. Dobbiamo fare di meglio”. Per quanto riguarda i difetti – ma sarebbe meglio definirle piaghe – il presidente ha puntato il dito contro gli sviluppi economici che hanno portato a più “ingiustizia sociale” e a un deficit di democrazia che – a suo dire – non ha tanto a che fare con le istituzioni europee stesse, ma piuttosto con “un’opaca capacità decisionale dell’Ue”. 
E questo perché, ha proseguito il presidente dell’Assemblea di Strasburgo, le istituzioni dell’Unione si riuniscono a porte chiuse. “Tutto quello che accade a porte chiuse è anonimo e lascia ampio spazio alle interpretazioni”, ha voluto precisare Schulz.

Insomma il politico socialdemocratico tedesco è stato piuttosto esplicito e chiaro nel sottolineare che le scelte decisionali europee sono prese all’insaputa dei popoli europei che invece subiscono passivamente il potere dei tecnocrati di Bruxelles, legati mani e piedi a lobby, multinazionali, banche e poteri forti dell’Occidente euro-atlantico, e a cui devono spesso la loro nomina quali commissari o presidenti alle più alte cariche nelle istituzioni europee.

Molte delle critiche legittime sull’Ue riguardano il futuro ruolo degli stessi parlamenti nazionali, poiché le questioni riguardanti il nucleo stesso di uno Stato sovrano a livello nazionale – come ad esempio la politica di bilancio – vengono sempre più decise a Bruxelles. Dove è ormai evidente che vengono prese le decisioni più importanti per il futuro dell’Unione e dove i tecnocrati stanno decidendo la creazione progressiva di un Superstato Ue sotto la loro regia e quella del mondo euro-atlantico che muove ogni cosa per volere dell’impero a stelle e strisce. A questo punto Schulz ha suggerito che il blocco dei Ventisette dovrebbe concentrarsi su ciò che i singoli Stati non possono fare da soli e, al tempo stesso, essere più disposta a delegare la soluzione di alcuni problemi a livello locale. “Dovremmo essere abbastanza pronti a delegare alcune questioni più piccole agli Stati membri. Mi piacerebbe discutere anche di questo in Parlamento”, ha commentato.

Ma il politico tedesco non si è fermato qui e ha poi cercato di sottolineare quali sono le altre problematiche che minacciano il futuro dell’Unione. “Quando sono arrivato qui ero convinto che saremmo diventati gli Stati Uniti d’Europa. Ho visto in realtà una sorta di Stati Uniti d’America sul territorio europeo”, ha dichiarato il presidente. Da allora ha realizzato che proprio per questo “avremmo tirato fuori dei texani dai tedeschi o dei californiani dai francesi”. Una bella critica quella di Schulz che ha evidenziato con acume alcuni degli errori che stanno distruggendo definitivamente l’Europa dei popoli e la sua cultura millenaria. Un errore però in qualche modo insito nella natura stessa dell’idea di Stati Uniti d’Europa dopo la sconfitta subita con la Seconda guerra mondiale, per cui il termine ha finito per identificarsi con quello utilizzato per definire gli Usa (ovvero Stati Uniti d’America) e le terminologie utilizzate per indicare il progetto europeo si erano trasformate fin troppo, mutandone il significato originario di mazziniana memoria.

In realtà, proseguendo nella sua disamina il presidente ha segnalato la questione legata alla legittimità democratica dell’Unione europea che è sempre più presa in esame dai politici degli Stati membri dell’Ue. Nel suo discorso, David Cameron ha detto che c’è un sentimento in Gran Bretagna, ma anche altrove nel Vecchio Continente, che l’Unione europea “è subita dalla gente invece di agire per loro conto”. Ma pur essendovi la consapevolezza del problema non vi è accordo su come agire a riguardo per mettere fine alle critiche e alle condanne espresse da tutti i ceti sociali che compongono i popoli europei.

L’Unione europea dei tecnocrati e dei banchieri non è l’Europa delle patrie, fondata su un comune destino storico, politico e culturale. Un diplomatico europeo, rimasto anonimo, ha osservato che i politici dell’Unione, i quali ribadiscono continuamente l’importanza della democrazia e il coinvolgimento dei parlamenti nazionali, al contrario nelle dichiarazioni rilasciate dopo i vertici europei preferiscono lasciare la questione da parte come se fosse di minore importanza, considerando le Assemblee nazionali soltanto una parte del tutto, prive di potere decisionale ma sottoposte invece a quello verticistico di Bruxelles e dei Soloni Ue.

Un dato che la dice lunga sulla possibilità di mettere la parola fine allo strapotere di lobby e poteri forti sul futuro di quella che un tempo fu l’Europa e che va lentamente trasformandosi invece in un Superstato tecnocratico sotto il controllo di banche e multinazionali, che tutto decidono e tutto possono ai danni dei popoli del Vecchio Continente.

Fonte: Rinascita 28 Gennaio 2013

MA CHI SONO I MAGGIORI EVASORI FISCALI ITALIANI?

QUERELA CONTRO LE MASSIME CARICHE DELLO STATO ALLA CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA
MA CHI SONO I QUERELATI E MAGGIORI EVASORI FISCALI ITALIANI?

 

Eccone un campione rappresentativo ma non esaustivo

1) B.C.E. (REALIZZA GUADAGNO DA STATO ITALIANO, MA NON DICHIARA REDDITO NE’ IN ITALIA NE’ IN NESSUN ALTRO STATO AL MONDO) DAL 2002 HA REALIZZATO, CALCOLANDO A SPANNE (MA A RICHIESTA SI PUO’ CALCOLARE CON ESTREMA ESATTEZZA);
EVASIONE STIMATA : 2.500 MILIARDI DI EURO

2) BANKITALIA (NON DICHIARA REDDITO ESTERO SU ESTERO);
EVASIONE STIMATA : 500 MILIARDI DI EURO

3) BANCHE COMMERCIALI CHE NON EMETTONO PER PRASSI NE’ FATTURA NE’ SCONTRINO FISCALE;
EVASIONE STIMATA : 3.500 MILIARDI DI EURO

4) BENI DELLA CHIESA CATTOLICA (30% DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE ITALIANO) I.C.I. OMESSA FATTURAZIONE;
EVASIONE STIMATA : 200 MILIARDI DI EURO

5) GESTORI DELLE SALE BINGO E “GIOCHI” PER UN PROCEDIMENTO DELLA CORTE DEI CONTI RELATIVO AL MANCATO COLLEGAMENTO ALLA RETE INTERNET DEI MONOPOLI DI STATO E ALLA MANOMISSIONE DEI SISTEMI DI CONTROLLO DI VINCITE E INCASSI NELLE MACCHINE DA GIOCO (SLOT MACHINE E I VIDEOGIOCHI), CHE SONO STATI OGGETTO DI AZIONI ESECUTIVE DI RECUPERO DEL CREDITO.E QUINDI EVASIONE FISCALE CONCLAMATA NON PAGATA AI MONOPOLI DI STATO.
EVASIONE CERTA E DEFINITIVA : 98 MILIARDI DI EURO

6) GESTORI AUTOSTRADALI CHE NON EMETTONO AI PRIVATI, CHE SONO LA GRANDE MAGGIORANZA… MAI NE’ FATTURA NE’ SCONTRINO FISCALE;
EVASIONE STIMATA : 150 MILIONI DI EURO

TOTALE STIMATO CIRCA : 6.800 MILIARDI DI EURO……

CONSIDERAZIONI SULLA B.C.E., BANKITALIA, BANCHE COMMERCIALI

Il profitto così realizzato a spese dei cittadini è stimabile, in Italia, intorno ai 80/100 miliardi di euro l’anno.

la B.C.E., autocratica, a proprietà e gestione privata, non sottoposta a controllo (MENO CHE MAI FISCALE) di organi democratici nazionali o comunitari, con dirigenti esonerati da ogni responsabilità (art. 12 del protocollo SEBC).

EVASIONE MEDIANTE SIGNORAGGIO SECONDARIO O CREDITIZIO

Notoriamente, solo L’8% circa della liquidità è denaro contante (M0, banconote + monete metalliche); il resto è credito, quasi-denaro …. scritturale, esistente solo come annotazioni della banca, lettere di credito, sight deposits, fideiussioni, assegni circolari, etc. – ossia come promesse di pagamento che la banca emette a costo zero, perché esse non sono coperte e garantite da oro né da riserve frazionarie in valuta legale. Quindi la banca presta proprie Promesse di Pagamento Scoperte – nel senso che sono promesse di pagamento di valuta legale che la banca non ha, o ha all’1 per 1.000. Gli assegni circolari sono tutti scoperti, come pure gli altri strumenti emessi dalle banche. Il sistema bancario è basato sulla frode e si sostiene e mantiene solo perché la gente non lo sa.
In cambio dell’emissione di tali promesse di pagamento di soldi non posseduti, create a costo zero per essa, la banca si fa dare dal mutuatario (che tale non è, perché il mutuo esige la dazione reale di valuta legale, ex art. 1813 c.c., non di promesse di pagamento denominate in valuta legale che, per di più, la banca non ha, e che non esiste nemmeno, dato la che la valuta legale è solo l’8% della liquidità complessiva).
Il volume di utili così sottratti all’imposizione in Italia è stimabile in circa 700 miliardi di euro l’anno.

ELUSIONE/EVASIONE SUI CREDITI “INCAGLIATI”.

L’altro aspetto eclatante della assoluta delinquenzialità ed illegalità comportamentale strutturale e standardizzata delle banche commerciali e di tutto il mondo economico – finanziario che ruota loro intorno è stato l’atto di approvazione del D. Lgs 385/1993, meglio conosciuto come T.U.B. – Testo Unico Bancario.
Tutto il vandalico progetto studiato e voluto da molto lontano nel tempo e nello spazio prende però forma, consistenza e materia in particolare dalla legge 130/1999 fatta dal governo D’Alema, quella delle “cartolarizzazioni” e successivamente supportato, modificato, integrato da tutti i successivi governi che si sono alternati al potere (di “sinistra”, di “centro”, di “destra”, “tecnici”) che hanno dovuto modificare il senso e il dettato di alcuni articoli del codice civile per dare una parvenza di legalità e costituzionalità ad un simile immondo parto.
Le banche italiane nel loro complesso avevano migliaia di miliardi di lire di crediti ipotecari e chirografari di difficile se non impossibile esigibilità. Con la legge 130/1999 gli si è consentito di vendere questi crediti a terzi e di mettere in perdita la differenza fra il credito vantato (ad esempio 100.000€) e il prezzo di cessione del credito (ad esempio 40.000€), defalcando dall’imponibile fiscale i 60.000€.

E a chi li vendevano questi crediti “certi e liberi” le banche? A se stesse.

Tutte le banche crearono delle Srl con capitale di venti milioni di lire alle quali vendettero crediti per migliaia di miliardi di lire, gli ipotecari al 40% del loro valore nominale, i chirografari al 10% del loro valore nominale, che pagarono con delle “obbligazioni”, cioè con delle “cambiali” (nobilitate anche col nome di Derivati ed Hedge Fund). Cambiali che erano garantite dal credito acquistato e che rimaneva al 100% nei riguardi dell’ignaro debitore.

Insomma le banche vendettero a se stesse i crediti sottraendo al fisco tra il 40% o il 90% dell’imponibile, ma il credito rimaneva al 100% “certo e libero” in quota a una società di proprietà della stessa banca, che però non ci pagava le tasse perchè nella messa a bilancio a questo “attivo” si sottraeva il “passivo” delle obbligazioni emesse, e per di più le banche avevano già recuperato fiscalmente questi crediti poiché avevano già conseguito il beneficio degli ammortamenti attraverso il dispositivo degli accantonamenti annuali al fondo di svalutazione crediti ed al

fondo di rischio, mediamente del 70% (accantonamento del 5% annuo sul Fondo Svalutazione Crediti (FSV) e di un altro 5% annuo sul Fondo Rischio Crediti (FRC).

Le operazioni di cartolarizzazione a partire dal 1999 sono state attuate dalle maggiori banche nazionali, per un ammontare stimato di oltre 300 miliardi di euro, pari a circa 580.000 miliardi di lire, con elusione fiscale derivata che ha aperto una voragine nei conti pubblici di almeno 150 miliardi di euro,pari a 290.000 miliardi di lire.

Crediti “incagliati”, già portati in ammortamento per il 70/80% (e quindi sottratti al fisco), sono ridiventati “veri e liberi”, cioè esigibili e al 100% del loro valore iniziale, più ovviamente gli interessi, le spese, etc., e contemporaneamente sottraendo al fisco la stratosferica cifra di altri 150 miliardi di €, che per “risanare i conti pubblici” lo Stato deve richiedere ai cittadini. Oltre che cornuti pure maziati.

La Legge Bancaria del 1936 aveva messo vincoli severissimi alle Banche, regolandone l’attività fin nei più minimi dettagli, necessità derivata dal disastro del dopo I Guerra Mondiale ed il successivo crack del 1929, e quindi ci aveva messo al sicuro da scandali e malversazioni per circa sessanta anni, addirittura le sei maggiori banche italiane erano state salvate dall’intervento dello Stato, nazionalizzate (e quindi di proprietà del Tesoro, cioè degli italiani), insomma diventarono le B.I.N. – Banche di Interesse Nazionale che fecero più che onestamente il loro mestiere finanziando lo sviluppo del paese, sia le grandi opere pubbliche del regime sia la ricostruzione e il miracolo economico del dopoguerra.
Questa condizione diciamo così “social-fascista” non poteva star bene a chi aspirava a ritornarne padrone.

Tutta questa serie di violazioni, strategicamente, organicamente e funzionalmente strutturate per la loro stessa natura e per l’alto livello di consapevolezza, informazione e potere di chi l’ha compiuta, non possono che essere intenzionali e pianificate, a danno dello Stato e a beneficio dei privati finanzieri.

Va inoltre valutata la ravvisabilità dei reati di falso in bilancio e di false comunicazioni sociali nelle operazioni suddescritte circa il reddito da signoraggio non dichiarato e la abusiva appostazione nella situazione patrimoniale di passività inesistenti.

Hollande ha paura delle sue forze armate

– di Thierry Meyssan. –

«Sotto i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°24.

Nicolas Sarkozy e François Hollande utilizzano le armate francesi per soddisfare interessi privati o stranieri. Hanno inviato degli uomini alla morte per rubare il cacao dalla Costa d’Avorio, le riserve d’oro dalla Libia, il gas dalla Siria, e l’uranio dal Mali. La fiducia è rotta tra il capo delle forze armate e i soldati che si sono impegnati per difendere la patria.

 Le avventure militari di Nicolas Sarkozy e François Hollande in Afghanistan, in Costa d’Avorio, in Libia, in Siria e ora in Mali sono discusse assai vivacemente in seno all’esercito francese. E l’opposizione che esse si trovano ad affrontare è giunta a un punto critico.

Alcuni esempi:

Nel 2008, quando Nicolas Sarkozy aveva appena modificato la missione dei soldati francesi in Afghanistan per farne delle forze supplementari rispetto a quelle di occupazione statunitensi, il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Bruno Cuche, rifiutò di inviare i carri armati Leclerc. La crisi fu così profonda, che il presidente Sarkozy approfittò della prima anomalia a presentarsi per costringere il generale Cuche a dimettersi.

Nel 2011, fu la volta dell’ammiraglio Pierre-François Forissier, Capo di Stato Maggiore della Marina, ad esprimere pubblicamente i propri dubbi sull’operazione in Libia che, a suo avviso, allontanava le forze armate francesi dalla loro missione principale di difesa della Patria.

Nel 2012, il generale Jean Fleury, ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, fu ancora più esplicito nel dire che la Francia non ha né la vocazione né i mezzi per attaccare la Siria.

Nel corso degli ultimi cinque anni, una convinzione si è fatta strada presso la maggior parte degli ufficiali di più alto rango, spesso cattolici molto osservanti: che la potenza delle forze armate francesi sia stata deviata dai presidenti Sarkozy e Hollande al servizio di interessi privati o stranieri, statunitensi e israeliani.

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Ciò è confermato dalla stessa organizzazione delle recenti operazioni esterne.Dal 2010, la maggior parte di esse sono sfuggite al comando del Capo di Stato Maggiore della difesa, ammiraglio Edouard Guillaud, per ricadere sotto il comando del generale Benoît Puga, dall’Eliseo.

Questo paracadutista, specialista delle Operazioni speciali e dell’intelligence,incarna sia la dipendenza da Israele sia la rinascita del colonialismo. È stato lui ad aver supervisionato, in Egitto, la costruzione del muro d’acciaio che ha finito di chiudere la Striscia di Gaza per trasformarla in un gigantesco ghetto.

Sappiamo che Nicolas Sarkozy non amava il contatto con i militari. Quanto a François Hollande, li fugge. Così, quando si è recato in Libano per pretendere dal presidente Michel Suleiman che sostenesse la guerra segreta in Siria, lo scorso 4 novembre, non ha ritenuto opportuno passare a salutare il contingente francese di UNIFIL. Questo scandalo non è da mettere nel conto del disprezzo, bensì del timore del contatto con le truppe.

La crisi di fiducia ha raggiunto un punto tale che il servizio di sicurezza dell’Eliseo teme addirittura che dei militari possano attentare alla vita del Presidente della Repubblica. Così, il 9 gennaio, in occasione della presentazione degli auguri presidenziali alle Forze Armate, presso la base del 12° reggimento dei corazzieri d’Orléans, l’Eliseo ha preteso la neutralizzazione delle armi. I percussori dei fucili d’assalto e delle mitragliatrici sono stati rimossi, così come quelli delle pistole. Le munizioni sono state sequestrate e stoccate in sacchi sigillati. Una tale misura non era mai stata presa dai tempi della crisi algerina, una sessantina di anni fa.

Quando François Hollande ha dichiarato: «La comunità militare è una famiglia, con gli attivi e le riserve (…) Ne conosco la stabilità, la solidarietà e apprezzo inoltre il senso della disciplina, della coesione e anche della discrezione», il comportamento del suo servizio di sicurezza smentiva le sue parole. Il Presidente ha paura delle sue forze armate. Diffida dei propri soldati, perché sa di non poter giustificare le missioni loro assegnate.

Questa crisi non mancherà di svilupparsi se il presidente andrà avanti nella sua volontà di estendere le operazioni segrete all’Algeria. Tuttavia, dopo la sospensione della coscrizione obbligatoria e la professionalizzazione delle forze armate, molte reclute provengono da famiglie musulmane originarie dell’Algeria. Non mancheranno di reagire con emozione a una ricolonizzazione strisciante della patria dei loro genitori.

Thierry Meyssan, 27 gennaio 2013.

Traduzione a cura di Matzu Yagi.

Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano “Al-Watan” (Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su“Information Clearing House”.

http://www.megachip.info/rubriche/67-cronache-internazionali/9692-hollande-ha-paura-delle-sue-forze-armate.html

Iran: Google Earth “scova” supercaccia Usa F-22 in una base degli Emirati

28 gennaio 2013 

22:39 27 GEN 2013

(AGI) – Gerusalemme, 28 gen. – Gli Stati Uniti stanno progressivamente rafforzando le proprie forze nel Golfo Persico nell’eventualita’ di un attacco contro le installazioni nucleari iraniane. E’ quanto sostiene l’israeliano Haaretz sottolineando come i 6 supercaccia stealth (invisibili ai radar) F-22 Raptor, i piu’ moderni dell’aeronautica Usa, siano ormai da considerare stabilmente schierati nella base di Al Dhafra negli Emirati Arabi Uniti, a 32 km a sud di Abu Dhabi e a poco piu’ di 200 km dall’Iran. I jet sono arrivati ormai dallo scorso aprile negli Emirati per quella che doveva essere una localizzazione temporanea. I 6 F-22 Raptori sono stati immortalati anche dal sistema Google Earth: zoomando sulla mappa di Al Dhafra si distinge la silhouette dei sei caccia, accanto a ben 5 radar volanti ‘E-3 Sentry (gli Awacs) ed altri aerei da guerra Usa. Gli F-22, finora mai impiegati in guerra e mai dispiegati al di fuori del suolo statunitense, sono la punta piu’ avanzata dello schieramento Usa nel Golfo Persico.
Forza che puo’ contare su centinaia di altri aerei da guerra nella base di Al Udeid in Qatar e su quelli imbarcati sulle due portaerei stabilmente nel Golfo. A queste forze aeree si aggiunge l’intera V flotta a Manama in Bahrein.

http://www.stampalibera.com/?p=59183

ELISIR DI GIOVINEZZA DELLA PFIZER ?

DI MARTHA ROSENBERG 

counterpunch.org 

 

 

 

 

 

 E’ stato un grande momento dell’ “educazione medica” finanziata da Big Pharma. Durante un simposio nell’ambito di un incontro tenutosi all’Associazione Psichiatrica Americana nel 2010 ed intitolato “Umore, memoria e miti: cosa accade davvero durante la menopausa” due relatori pagati dalla Wyeth/Pfizer hanno cercato di riesumare la teoria secondo cui le terapie ormonali per sconfiggere il cancro porterebbero dei benefici. Ma il pubblico, prevalentemente composto da donne, non ha voluto sentire storie: quello che a loro interessava sapere era cosa fare con il “cervello al tamoxifene” derivato dal cancro che già avevano. 
Non bisogna biasimare le donne se si sono dimostrate scettiche nei confronti delle notizie di questa settimana relative al fatto che il farmaco anti-cancro tamoxifene possa salvare delle vite. Dal 1940 è stato detto loro che avrebbero dovuto sottoporsi ad una terapia ormonale sostitutiva (TOS) per tutta la vita, salvo poi scoprire nel 2002 che essa causava cancro al seno, malattie cardiache, ictus e trombosi. Ricerche che sembravano fondate quanto lo studio di questa settimana sul tamoxifene hanno assicurato alle donne che la TOS vita natural durante sarebbe servita a prevenire disturbi al cuore, demenza ed altre malattie, quando invece si è rivelato essere l’esatto opposto. 
Il danno causato dalla TOS, tanto raccomandata dalla medicina ufficiale per anni, è plateale, al punto che nel 2002 negli Stati Uniti la percentuale dei tumori al seno tra le donne afflitte da un cancro causato dagli estrogeni si è abbassato del 15 percento dopo che queste hanno abbandonato la terapia ormonale sostitutiva. Quattordicimila donne considerate a rischio di tumore al seno non lo hanno sviluppato perchè ne hanno eliminato la causa, hanno detto i reportage. Più che una cura per il tumore al seno, la TOS ne è l’origine. Purtroppo le donne, i medici e la stampa medica se ne sono già dimenticati e la TOS sta tornando in auge. 
Perchè le donne dovrebbero essere scettiche nei confronti dell’inchiesta condotta questa settimana dal Lancet secondo cui chi rimane fedele al più venduto tra i farmaci anticancro, il Nolvadex tamoxifene, per dieci anni invece che per i soliti cinque ha meno probabilità di morire e di avere un ritorno del tumore? (Il che ha già fatto venire a qualcuno l’idea di consigliare l’uso del tamoxifene per tutta la vita). 
La prima ragione è che la ricerca è stata in parte finanziata dall’ AstraZeneca, che produce il Nolvadex o tamoxifene. Secondo il Centro per i Media e la Democrazia di SourceWatch, AstraZeneca, precedentemente Zeneca, ha definito il Mese Nazionale della Consapevolezza sul Cancro al Seno una “truffa di pubbliche relazioni”, e ha dichiarato la stessa cosa in merito all’accusa rivolta alla sua società madre, la ICI Pharmaceuticals/Imperial Chemical Industries, di fabbricare pesticidi e organofosfati legati al cancro al seno. Alcuni hanno accusato il colosso farmaceutico di tenere il piede in due scarpe, soprattutto perchè il tamoxifene ha alcune proprietà in comune con i pesticidi che disturbano gli ormoni. 
La seconda ragione di tanta diffidenza è che l’uso del tamoxifene comporta una serie di rischi che non sono merce di scambio per nessuno (a meno che tu non sia Big Pharma). “5 anni di terapia a base di tamoxifene possono causare effetti collaterali come il tumore all’endometrio e malattie tromboemboliche. Continuare la cura per altri 5 anni significa aumentare le probabilità che tali effetti si manifestino”, dice l’articolo del Lancet. Secondo l’inchiesta il 3,1 percento delle donne che si sono sottoposte a questi ulteriori 5 anni di terapia al tamoxifene hanno in effetti sviluppato il tumore all’endometrio, contro l’1,6 percento dichiarato. 
Le donne sopravvissute al cancro al seno stanno reagendo sempre più negativamente al tamoxifene e a questi “costi opportunità”: “Avevo l’1 percento di probabilità che il cancro si ripresentasse, mi era stato detto che con il tamoxifene si sarebbero dimezzate” dice Kay, un’istruttrice di fitness di Chicago sottoposta ad intervento chirurgico e radioterapia a causa di un carcinoma duttale in situ (CDIS) all’età di 50 anni. “Ciò significa che se mi fossi esposta ai rischi e agli effetti collaterali del tamoxifene le probabilità di ricaduta sarebbero state del 5 percento. Nessuna donna pensante avrebbe acconsentito”. 
E oltre ai lati negativi del tamoxifene e alle cause esterne del cancro che continuano ad essere ignorate, inclusa la prescrizione degli ormoni, c’ è un’altra ragione che rende le donne scettiche. In Novembre il New England Journal of Medicine ha pubblicato uno studio secondo il quale negli ultimi 30 anni in più di un milione di donne americane sottoposte a mammografia è stato riscontrato un cancro al seno allo stadio iniziale, che non si sarebbe rivelato mortale se non fosse stato riscontrato o curato. I milioni, o forse miliardi spesi in dollari per la salute a causa di queste diagnosi inutili e di questi eccessi di terapie e la sofferenza delle donne devono ancora essere globalmente quantificati. 
“Si spendono più soldi per curare il cancro che per prevenirlo”, dichiara Kay dopo essersi interessata al business che ruota intorno alla malattia – quello che da quando ha ricevuto la sua diagnosi chiama “Tumore al Seno Spa”. “Ecco perchè il CDIS, che è uno stadio 0, un pre- cancro, da loro viene subito chiamato cancro: perchè per curarlo si guadagnano più soldi.”.

Martha Rosenberg 
Fonte: www.counterpunch.org 
Link: http://www.counterpunch.org/2012/12/07/pfizers-elixir-of-youth/

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DONAC78

Australia: le coste del Queensland invase da una misteriosa schiuma marina

lunedì 28 gennaio 2013

28 gennaio 2013 – I cittadini di Mooloolaba, nel Queensland, hanno potuto assiste ad un fenomeno eccezionale appena si sono svegliati questa mattina,infatti tutta la costa e’ stata letteralmente invasa da una schiuma bianca  trascinata dalle onde sulle spiagge della località balneare. Nessuna pericolo per la salute, hanno detto gli esperti. E così come è venuta, dovrebbe scomparire presto: non sono ancora note le cause del fenomeno, probabilmente legato alle mareggiate provocate dal tifone Oswald.

schiuma Australia 1

 

schiuma Australia 3

 

schiuma Australia 4

http://terrarealtime.blogspot.it/2013/01/australia-le-coste-del-queensland.html

Spiaggiamento in massa di stelle marine nel Lincolnshire

25 gennaio 2013 – Migliaia di stelle marine morte sono approdate su una spiaggia del Lincolnshire,Inghilterra, questa settimana,la scioccante foto e’ stata scattata dal fotografo Simon Peck.

 

Gli esperti pensano che gli animali siano stati strappati dal loro ambiente marino a causa delle tempeste che hanno flagellato la regione nelle ultime settimane.Anche l’anno scorso ci fu uno spiaggiamento di massa di stelle marine spiegano gli esperti e’ un fenomeno da attribuire semplicemente al mal tempo.

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2267632/Thousands-dead-starfish-mysteriously-wash-Lincolnshire-beach-following-stormy-weather.html

 

http://terrarealtime.blogspot.it/2013/01/spiaggiamento-in-massa-di-stelle-marine.html