Libia: la Resistenza verde cresce

GENNAIO 4, 2013

 

15 dicembre 2012

L’articolo seguente è stato originariamente pubblicato dal Partito Comunista di Gran Bretagna (marxista-leninista): 
Ascesa della Jamahiriya Verde! 
Libia: la resistenza verde avanza
Il popolo della Libia lotta per recuperare ciò che ha perso

libya-oil_1842982cNell’ottobre 2011 il leader della rivoluzione verde libica, il colonnello Gheddafi, è stato brutalmente assassinato dai tagliagola mercenari sostenuti dall’occidente, dopo otto mesi di bombardamenti della NATO che hanno devastato il paese. Un anno dopo la ‘vittoria’, l’imperialismo annaspa sempre più nel vuoto, con le marionette di Tripoli che a malapena riescono a mantenere un governo per una settimana, o esercitano l’autorità sul paese, e l’esercito fantoccio sempre più messo da parte dalle milizie rivali nella guerra.
Nel frattempo, la Resistenza verde, data per spacciata, si fa sentire in modo tale che i media si sforzano d’ignorarla, ma Washington non può osare farlo. La verità amara per l’imperialismo è che i ricordi in Libia di quattro decenni di progresso economico e sociale restano sempreverdi nella mente dei suoi milioni di cittadini, nonostante tutte le bugie pompate sul ‘mostro ‘Gheddafi’. Ciò significa che i combattenti della resistenza si sono riorganizzati e compiono attacchi, forti della consapevolezza della diffusa simpatia popolare per le loro azioni. La verità scomoda per l’occidente è che la resistenza, della quale le ultime orazioni sono state lette un anno fa, non è mai veramente scomparsa, e che ora torna per vendicarsi.

Bani Walid: l’eroica città della rivoluzione verde
Simbolo di fedeltà duratura e patriottismo della maggior parte libici, è il rifiuto dei cittadini della città settentrionale di Bani Walid di chinare la testa davanti al governo dei quisling di Tripoli, che invece mantengono la propria città come un baluardo dell’integrità, mentre gran parte del paese è dilaniata dalla sovversione imperialista e dai conflitti tribali. Quando la dirigenza legittima del paese è stata brutalmente estromessa dalla NATO, i cittadini hanno formato un Consiglio degli Anziani per gestire la città. Nel disperato tentativo di riaffermare la propria declinante autorità politica, le marionette hanno deciso di dare una lezione ai leali cittadini dell’inaccettabile Bani Walid.
Un pretesto, chiaramente creato per inviare una spedizione punitiva dell’esercito fantoccio contro i propri cittadini (la stessa azione di cui il colonnello Gheddafi è stato così falsamente accusato), è stata la morte di Omran Shaaban, il traditore che si era ‘vantato’ di aver arrestato il colonnello Gheddafi, consegnandolo ai suoi assassini psicopatici. Shaaban ha incontrato la sua meritatissima fine in circostanze controverse, dopo esser stato ferito per essersi rifiutato di fermarsi a un posto di blocco di Bani Walid. Anche se questo mercenario imperialista è opportunamente crepato in un letto d’ospedale parigino, il suo ‘martirio’ è stato ritenuto un pretesto sufficiente per le marionette per emettere un decreto, la Risoluzione 7, che dava all’esercito fantoccio pieni poteri eccezionali e di poter utilizzare tutti i mezzi necessari per prendere il pieno controllo della città. Perfino all’interno del Consiglio nazionale generale del (GNC) dei burattini, voci si sono levate per protestare contro tale decreto che dava carta bianca per un genocidio.
Invano il Consiglio degli Anziani di Bani Walid ha protestato che il decreto è illegittimo e incostituzionale. In effetti, uno dei membri del Consiglio stesso fu successivamente sequestrato dai ratti e trascinato nel loro covo a Misurata, ad affrontare un destino incerto. Per settimane l’esercito fantoccio, affiancato e spesso superato dalle milizie ‘ufficiose’, ha assaltato Bani Walid, insieme ai bombardamenti indiscriminati, rapimento, l’assassinio e massacro di civili, terrorizzando la popolazione e bloccando i rifornimenti di cibo, medicine e altre cose essenziali. I medici si lamentavano che le milizie fermavano i veicoli che trasportavano medicine, personale e ossigeno. Tuttavia, nonostante settimane di pesanti martellamenti dei mortai, integrati da bombe con gas e fosforo bianco, molti degli abitanti di Bani Walid si sono rifiutati di abbandonare le proprie case. Un testimone oculare ha detto a Russia Today che “molti gruppi armati sono arrivati all’ingresso principale di Bani Walid e hanno chiesto alle persone di uscire dalla città. Abbiamo deciso di non farlo perché vogliamo difendere i nostri diritti, le nostre case e le nostre famiglie.” (7 ottobre 2012)
Coloro che non potevano resistere oltre e furono costretti a fuggire, hanno poi ritrovato la via del ritorno bloccata dalle bande armate. Molte famiglie si sono ritrovate bloccate su strade deserte, senza cibo o protezione. Eppure Bani Walid combatte ancora.

Zio Sam esclude i mediatori
Non essendo riusciti il governo fantoccio e l’esercito ad attuare l’agenda imperialista, l’imperialismo fa sempre più affidamento direttamente alle milizie per fare il lavoro sporco. Va notato che una delle bande più importanti nella violenta milizia contro-rivoluzionaria, lo Scudo di Libia, è stata pubblicamente corteggiata dalla Casa Bianca, in quanto ha contribuito a salvare i sopravvissuti della missione degli Stati Uniti, quando fu attaccata a Bengasi.
The Independent ha riferito che una delegazione della CIA e dell’ambasciata “si è recata a Bengasi per incontrare e reclutare combattenti direttamente dallo Scudo libico, una potente organizzazione ombrello delle milizie”. Il ministro della difesa del governo fantoccio denunciava che “il suo ministero non ha il controllo delle forze dello Scudo libico di Misurata, che aveva sequestrato Bani Walid, una città già fedelissima a Gheddafi, e stavano impedendo ai residenti sfollati di ritornare “, è chiaro che Washington ha solo disprezzo per il governo e il suo esercito ‘ufficiale’, sperando invece di combattere le forze della resistenza con i mercenari”. (11 novembre 2012)
E’ altrettanto chiaro che, a dispetto di tutti i pii discorsi riguardo al superamento delle divisioni tribali e di esclusione delle armi dalla politica, gli Stati Uniti fanno tutto il possibile per sfruttare queste divisioni, sperando così di sopprimere le forze della resistenza patriottica. Quando la Russia ha cercato di avere un progetto di dichiarazione convocando le Nazioni Unite per una soluzione pacifica dell’assedio di Bani Walid, gli USA hanno bloccato il passo.
La speranza di Washington, che le armi della milizia mercenaria operassero meglio degli ‘ufficiali’ del governo-fantoccio, seppellendo la resistenza, è andata delusa. Nonostante il quasi totale blackout sui massicci crimini di guerra commessi quotidianamente a Bani Walid, e l’ennesimo annuncio trionfale della morte del figlio del colonnello Gheddafi, Khamis (di nuovo) e la cattura del suo ministro dell’informazione (di nuovo), non riesce a nascondere la confusione e il panico che ora affliggono l’imperialismo, mentre una nuova ‘facile’ avventura guerrafondaia va così tanto male. Se non si può gettare la piccola popolazione della Libia nel servilismo, il Pentagono deve essere angosciato: come diavolo può prevalere contro la Siria e l’Iran?

La Resistenza cresce
Durante l’estate, il numero degli attacchi che possono ragionevolmente essere attribuiti alle forze della resistenza si è moltiplicato, nonostante la severa repressione e le menzogne dei media che presentano le violenze come semplici battibecchi tribali (con il signore coloniale che è lì per ‘mantenere la pace’).
Il 10 agosto, otto combattenti della resistenza sono stati liberati dalla prigione di al-Fornaj a Tripoli, dopo un attacco coordinato, il terzo attacco di questo tipo dal rovesciamento di Gheddafi.
Il 18 agosto, la resistenza ha fatto esplodere un’autobomba davanti un albergo di Tripoli, puntando a un veicolo utilizzato da personale di sicurezza di Bengasi.
Il 19 agosto, un’altra auto-bomba a Tripoli prendeva di mira il ministero degli interni e un centro per gli interrogatori.
Il 23 agosto, in uno sviluppo che ricorda la crescente violenza che attualmente passa dal ‘verde al blu’  tra la soldataglia imperialista in Afghanistan, Abdelmenom al-Hur, portavoce del Comitato supremo per la sicurezza ha detto ai giornalisti, che la resistenza si è infiltrata tra diversi ufficiali delle unità della sicurezza e si è impossessata di una caserma piena di armamenti pesanti.
A settembre, l’aeroporto di Bengasi, che gli Stati Uniti usavano come base per i droni, ha dovuto chiudere dato che la resistenza continuava a sparare ai droni. Un sito web segnalava alcune attività più recenti, tra cui un tentativo di assassinio quasi riuscito contro il leader militare del cosiddetto ‘Consiglio di transizione della Cirenaica’, Hamid al-Hassi, un tentativo di fuga dal carcere Koufiya a Bengasi e un attacco con RPG al Comitato supremo per la sicurezza a Tripoli. (Libyaagainstsuperpowermedia.com 8 novembre 2012).
Maggiormente dannoso per il prestigio imperialista, finora è stato l’attacco alla missione degli Stati Uniti a Bengasi dell’11 settembre, dove l’ambasciatore Stevens e tre altri signori coloniali vi hanno perso la vita.
In un primo momento, la linea di Obama era che l’attacco fosse stata una protesta spontanea innescata dalla diffusione del film grossolanamente islamofobo l’Innocenza dei musulmani; una protesta che era sfuggita di mano! Tuttavia, è poi passata la linea che si trattasse di un attacco terroristico di al- Qaida. Questo sembrava, se non altro, ancora meno credibile, dato il ruolo di servizio svolto da questo gruppo, così di recente, nei confronti dell’imperialismo degli Stati Uniti attraverso la mobilitazione del Gruppo combattente islamico libico contro Gheddafi. Obiezioni analoghe potrebbero essere formulate contro la tesi dei salafiti, non meno ferventi oppositori della rivoluzione verde.
La spiegazione più semplice potrebbe rivelarsi anche la più autentica: l’attacco è stato effettuato dalla stessa resistenza. Sembra certamente un lavoro professionale. Un testimone oculare, ferito nell’attacco, ha riferito che circa 125 uomini hanno attaccato con mitragliatrici, armi antiaeree e lanciagranate, bombardando sistematicamente il complesso. E mentre Obama ha cercato di spacciare la sua storia al resto del mondo, le sventurate marionette hanno raccontato una storia più semplice. Il ‘presidente’ della Libia al-Magariaf, gli ambasciatori della Libia alle Nazioni Unite e a Washington, e l’allora ‘primo ministro’ Abdurrahim al-Qaib, hanno tutti accusato i lealisti di Gheddafi dell’attacco, e solo successivamente si sono confusamente allineati dietro la tesi della NATO.
Se la Resistenza può aggiungere quest’azione alla sua lista di eroici successi anti-imperialisti, o se si scoprisse che si tratta du un altro spettacolare autogol, il risultato finale è lo stesso: uno schiaffo all’imperialismo degli Stati Uniti, che lo lascia confuso, umiliato e sempre più diviso. Lo stesso vale per molte altre azioni anti-fantocci che non è possibile, in questa fase, attribuire con certezza alla Resistenza. Se i burattini dell’imperialismo sono preda delle caotiche divisioni tribali che i loro padroni hanno suscitate, allora così sia. Gli imperialisti, ancora una volta, hanno sollevato un masso per schiacciare i loro nemici, per poi farlo cadere sui propri piedi.

I ladri cadono
Quando il 26 ottobre, la ragazza del generale Petraeus ha scelto di intrattenere il pubblico con le gemme dal suo discorso del cuscino, il capo della CIA oramai era caduto in disgrazia, avendo preso a calci un vespaio, rivelando forti conflitti all’interno di circoli dirigenti imperialisti.
Ora, non so se molti di voi l’hanno sentito, ma la missione della CIA aveva effettivamente un paio di prigionieri, membri della milizia libica, e pensavano che l’attacco al consolato fosse un tentativo per liberare questi prigionieri, un aspetto ancora in fase di vaglio… I fatti venuti alla luce oggi, dicono che le forze presenti nella dependance della CIA, che non era il consolato, chiedevano rinforzi. Chiedevano – chiamando il CINC (Comandante in Capo) delle forze di pronta reazione – un gruppo di operatori della Delta Force, i nostri ragazzi di maggior talento militare che abbiamo sul campo. Avrebbero potuto venire e rafforzare il consolato e l’annesso della CIA che erano sotto attacco… E’ stata una tragedia perdere un ambasciatore e due altri funzionari del governo, c’era un guasto nel sistema perché non vi era la necessaria sicurezza aggiuntiva… E’ frustrante vedere l’aspetto politico di tutto ciò che sta succedendo con questa indagine… la sfida è la nebbia della guerra, e la sfida più grande è che siamo nella stagione di caccia politica, e così tutta questa faccenda è stata politicizzata.”
Appoggiando il suo uomo con una dichiarazione che il fidanzato avrebbe preferito non venisse detta, Paula Broadwell balbettò che la “cosa difficile” per Petraeus era dover tacere su quello che stava realmente accadendo: “Così sapeva tutto ciò, aveva corrispondenza con il capo della stazione della CIA in Libia in meno di 24 ore, sapevano quello che stava accadendo.”
Sì, deve essere un inferno dover gestire la CIA e raccontare storie sempre più incredibili per conto di un sistema di sfruttamento e dominio globale che sta così clamorosamente rovinando. L’innocente dichiarazione della Broadwell sulle calde relazioni fraterne tra l’Ufficio Ovale, il Pentagono e Foggy Bottom ci offre un chiaro esempio dello stress e delle tensioni presenti all’interno dei circoli dominanti, mentre l’imperialismo in crisi sprofonda sempre più in un’altra sua palude. Può affondare senza lasciare traccia.

Vittoria alla resistenza verde! 
Morte ai ratti! 
Morte al re dei ratti: l’imperialismo!

Red Ant Liberation Army

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

LO SCANDALO DEI RIMBORSI ELETTORALI . L’ULTIMA LEGGINA L’HA FIRMATA NAPOLITANO. ECCO IL MIO POST DI PROTESTA DATATO 9 APRILE 2012

” RUBA E DIMENTICA” PER L’ENNESIMA VOLTA, PREPARANO UNA LEGGE DI RIMBORSO SPESE ELETTORALI IN BASE ALL’ARTICOLO QUINTO ( chi c’ha i soldi in mano, ha vinto). SIAMO TUTTI CURIOSI DI VEDERE SE IL PRESIDENTE NAPOLITANO LA FIRMA O SE SI VERGOGNERÀ

Ricordo con precisione il primo grosso scandalo degli anni settanta: quello dei petroli in cui fu coinvolto il segretario di Aldo Moro , Sereno Freato.
Il Pretora di Genova, Adriano Sansa, che fece l’istruttoria, accertò le donazioni da parte di tutti i petrolieri, ma disse che non si trattava di corruzione, tanto e vero che non esisteva un rapporto rintracciabile tra le somme erogate e i favori eventualmente concessi.

Il nesso evidentemente esisteva ed era proporzionale alle quote di mercato di ciascuna compagnia petrolifera. Ad esempio la Gulf Italiana, guidata dal principe Pignatelli, ( lungotevere Marzio 10, Roma) che aveva il 3% del mercato Italia, aveva pagato il 3% della cifra erogata. Lo avrebbe capito anche un bambino.
Il pretore non lo capi e mandò assolti tutti e divenne sindaco di Genova del PCI, non sappiamo se nell’aliquota handicappati o a titolo di solidarietà democratica.
La società Esso citò presso il tribunale civile il presidente della filiale italiana Cazzaniga ( Cavaliere del lavoro , si intende) smorzando l’aggressività mano a mano che l’attenzione della pubblica opinione andava scemando.

Flaminio Piccoli, in assoluto il meno intelligente tra i segretari della DC, convocò i capi dei gruppi parlamentari e in 48 ore varò la prima legge sul finanziamento pubblico dei partiti ( mi pare 600 milioni di lire).
Per non creare rumore nella pubblica opinione, non vararono una tassa ad hoc.
I Costituenti tacquero e non avvertirono il piu giovane collega che in tal modo le legge avrebbe potuto essere abrogata con un referendum che i radicali, infatti, non tardarono a promuovere.
La motivazione addotta da Piccoli e ripresa dalla stampa, fu che così i partiti non avrebbero più fatto ricorso a metodi non ortodossi per sopravvivere.
Si trattò invece di un incentivo a rubare, perchè a quel punto si poteva intascare il tutto senza nemmeno pagare la decima al partito.

È di quel periodo la frase storica del Cardinale Siri Arcivescovo di Genova, che disse al mio amico prof Marco Grandi , docente di Storia contemporanea , che ” esistono adesso due tipi di politici: coloro che rubano per fare politica e coloro che fanno politica per rubare” mi pare evidente come – da venti anni a questa parte – la totalità della classe politica sia della seconda categoria.

A nessuno che venga in mente il modello tedesco in cui si pagano i partiti in natura, gli si stampano i manifesti ( es la tipografia di Gaeta del ministero della Difesa sarebbe ideale), gli si mettono a disposizione spazi convegnistici pubblici a titolo gratuito per le riunioni, spazi e tempi nella TV e radio pubbliche per diffondere idee ( eh già, questo è il problema…).

Per superare l’ostacolo del referendum votato dagli italiani, le ” poche decine di parassiti annidati nelle segreterie dei vecchi partiti” decisero che si sarebbe trattato di un rimborso spese elettorali.
Berlusconi Consule e PD indebitato trovarono l’accordo in un baleno.
Da che mondo è mondo, il rimborso spese viene documentato, controllato e rimborsato.
Nel modello italiano è stato invece forfettizzato in anticipo, non ci sono pezze d’appoggio da fornire e si paga anche se il partito non esiste più . Semplice, no?
E hanno dato il Nobel per l’economia a Modigliani……

Una “bomba Tsunami” testata al largo della Nuova Zelanda

Una “bomba Tsunami” testata al largo della Nuova Zelanda

SYDNEY – Gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda hanno condotto test segreti su una “bomba tsunami” progettata per distruggere le città costiere utilizzando esplosioni sottomarine per innescare enormi onde di marea.  I test furono effettuati nelle acque circostanti la Nuova Caledonia e Auckland
durante la seconda guerra mondiale e dimostrarono che l’arma era fattibile e che una serie di dieci grandi esplosioni in mare darebbero potenzialmente origine a uno tsunami alto dieci metri in grado di inondare una piccola città.

L’operazione top secret, nome in codice “Progetto Seal”, servì a testare questo dispositivo da fine del mondo come un possibile rivale della bomba nucleare. Circa 3.700 bombe sono state esplose durante gli esperimenti, dapprima in Nuova Caledonia e poi nella penisola di Whangaparaoa, vicino a Auckland. I piani sono venuti alla luce nel corso della ricerca di un autore e regista neozelandese, Ray Waru, che ha esaminato i documenti militari sepolti negli archivi nazionali.

«Presumibilmente, se la bomba atomica non avesse funzionato altrettanto bene quanto ha fatto, avremmo “tsunamizzato” le popolazioni», ha affermato Waru.

«È stato assolutamente stupefacente. Prima di tutto il fatto che qualcuno se ne fosse uscito con l’idea di sviluppare un’arma di distruzione di massa basata su uno tsunami … e poi che la Nuova Zelanda sembra averla sviluppata con successo fino al punto in cui avrebbe potuto funzionare».

Il progetto fu lanciato nel giugno 1944, dopo che un ufficiale navale USA, E.A. Gibson, notò che le operazioni di brillamento per eliminare le barriere coralline intorno a isole del Pacifico producevano talvolta una grande onda, facendo sorgere la possibilità di creare una “bomba tsunami”.

Waru ha sostenuto che il test iniziale fu positivo, ma il progetto fu poi accantonato all’inizio del 1945, sebbene le autorità della Nuova Zelanda abbiano continuato a produrre relazioni sulle sperimentazioni fino agli anni cinquanta. Gli esperti avevano concluso che le singole esplosioni non erano abbastanza potenti mentre una bomba tsunami ben riuscita avrebbe richiesto circa 2 milioni di chilogrammi di esplosivo disposti in linea a circa cinque miglia dalla costa.

«Se lo si mettesse in un film di James Bond lo si vedrebbe come una fantasia, ma era invece una cosa reale», ha dichiarato.

«Mi sono imbattuto sul rapporto soltanto perché lo stavano ancora vagliando, quindi era parcheggiato sulla scrivania di qualcuno [presso gli archivi].»

Quarant’anni dopo il test congiunto, la Nuova Zelanda aveva fatto fronte a un collasso spettacolare dei suoi legami di sicurezza con gli Stati Uniti dopo che aveva vietato l’ingresso di navi con armi nucleari nel suo territorio, nel corso degli anni ottanta. La controversia portò gli Stati Uniti a degradare le loro relazioni con la Nuova Zelanda dal livello di “alleato” a quello di “amico”.

Nel suo nuovo libro Secrets and Treasures, Waru rivela altre insolite scoperte provenienti dagli archivi, comprese le registrazioni del Dipartimento della Difesa su migliaia di avvistamenti di oggetti volanti non identificati da parte di cittadini, personale militare e piloti commerciali.

Alcuni dei resoconti sulle luci in movimento nel cielo includono disegni di dischi volanti, descrizioni di alieni che indossano maschere da “faraone” e presunti esempi di scrittura extraterrestre.

Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.