L’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi ci spiega la colossale truffa ai danni degli Italiani della cessione alla Francia di ricchissime porzioni di mare voluta da Renzi e sottoscritta da Gentiloni, con la complicità dell’omertà dei media…

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L’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi ci spiega la colossale truffa ai danni degli Italiani della cessione alla Francia di ricchissime porzioni di mare voluta da Renzi e sottoscritta da Gentiloni, con la complicità dell’omertà dei media…

Ve ne abbiamo già parlato:

Quello sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – firmato da Gentiloni con cui il Governo Renzi ha REGALATO alla Francia, porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro. Si potrebbe ancora annullare, ma nessuno se ne frega!

Cessioni alla Francia, ammiraglio De Giorgi: l’Italia ha rinunciato a porzioni di mare

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

Non tutti lo sanno ma con un accordo firmato a Caen nel marzo 2015 tra Italia e Francia, erano stati revisionati i nostri confini marittimi. L’accordo, derivante da un negoziato cominciato nel 2006 e terminato 6 anni più tardi secondo il ministero degli Esteri sarebbe stato “necessario al fine di definire i confini marittimi alla luce delle norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, che supera la Convenzione per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, convenzione che ha valore consuetudinario, in quanto applicata e mai ratificata, ai fini di colmare un vuoto giuridico”.

L’Italia avrebbe quindi rinunciato ad alcune porzioni di mare del mar Ligure ed al tratto compreso tra nord Sardegna ed arcipelago toscanoL’accordo era passato piuttosto inosservato fino a quando nel gennaio 2016 il peschereccio italiano Mina era stato fermato dalla gendarmeria marittima francese e scortato fino al porto di Nizza, con l’accusa di praticare la pesca del gambero in acque francesi. Solo con il pagamento di una cauzione di 8300 euro era stato rilasciato. Dunque quelli che sembravano essere acque italiane erano diventate francesi.

L’episodio dunque fece deflagrare la questione dei confini e di porzioni di mare cedute alla Francia. Piuttosto indispettito dalla vicenda l’assessore regionale alla pesca della Liguria Stefano Mai aveva dichiarato: “il sequestro del peschereccio Mina ha posto l’attenzione sull’urgenza di arrivare all’elaborazione di un piano di gestione della pesca al gambero rosso condiviso tra Italia e Francia, sul modello di quanto abbiamo elaborato con successo sul rossetto. Lo strumento più praticabile e che porterebbe a una soluzione definitiva di un annoso problema di pesca nelle acque al confine è la stesura di un piano delle risorse condivise, previsto dal regolamento mediterraneo. La pesca al gambero rosso è un target strategico per la Liguria che vogliamo tutelare arrivando a una soluzione definitiva che faccia uscire i nostri pescatori da un’incertezza normativa che dura ormai da troppi anni. Il trattato sul nuovo confine marino si è rivelato fortemente penalizzante per l’Italia”.

Secondo i giornali della Corsica l’accordo di Caen prevedeva una sorta di scambio territoriale: l’Italia avrebbe ceduto la “Fossa del cimitero” nelle acque di Ospedaletti in provincia di Imperia ottenendo in cambio alcune secche tra Corsica, Capraia ed Elba. Proprio la Fossa del cimitero è un tratto di mare molto ricco dal punto di vista della pesca, con una vivace presenza proprio di gamberoni rossi. Mentre in Italia l’accordo non è stato mai ratificato, in Francia sembrava essere di dominio pubblico tanto che la gendarmeria marittima era subito intervenuta pochi mesi dopo l’accordo fermando il peschereccio Mina. Due mesi dopo il fermo del peschereccio erano però arrivate le scuse: la dogana francese aveva contestato per errore il mancato rispetto del trattato del 21 marzo 2015, visto che non era mai stato ratificato dal Parlamento italiano.

La Farnesina, pressata da interrogazioni parlamentari e dagli allarmi lanciati sulla cessione di mare da parte dell’Italia, nel febbraio 2016 aveva provato a fare chiarezza: “Considerata la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell’Accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dall’UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’Accordo di Caen segue il principio dell’equidistanza come previsto dall’UNCLOS”. Un accordo non solo non ratificato ma che sembrava aver suggerito ad Italia e Francia di aprire un nuovo negoziato per rivederne in contenuti.

Ad oggi i confini tra acque italiane e francesi rimangono incerti. Una recente sentenza del tribunale di Imperia ha assolto un pescatore dall’accusa di avere sconfinato in acque francesi. Il tribunale ha infatti dichiarato non valido anche il trattato di Mentone del 1892 che regolava i confini tra riviera ligure e Costa Azzurra, anche in questo caso per la mancata ratifica del Parlamento. Un precedente che farà giurisprudenza viste le numerose contestazioni rivolte dalla gendarmeria marittima francese ai pescherecci sanremesi. Certo è che il tema della territorializzazione dell’alto mare da parte degli stati rivieraschi è di fondamentale importanza per l’Italia sia sotto l’aspetto della sua valorizzazione economica sia della sua protezione dallo sfruttamento eccessivo e indiscriminato.

L’Italia è stata sinora assente nell’area internazionale per quanto riguarda la politica marittima, non solo in ottica Difesa, ambito paradossalmente sempre più esercitocentrico a dispetto degli accadimenti mediterranei, ma in tutte le sue più ampie declinazioni. Il mutilateralismo come sempre rifugio anestetico dalle nostre repsonsabilità si traduce nel piegarsi alla volontà non solo della Francia, ma anche della Grecia e dei paesi della riva opposta dell’Adriatico che si avvantaggiano della nostra pavidità e indifferenza.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

Tratto da: http://www.imolaoggi.it/2018/03/19/cessioni-alla-francia-ammiraglio-de-giorgi-litalia-ha-rinunciato-a-porzioni-di-mare/

VICTOIRE RUSSE EN SYRIE – VICTOIRE SYRIENNE DANS LA GHOUTA – REELECTION DE POUTINE : LA RUSSOPHOBIE SE DECHAINE (VI). EX-ESPION RUSSE, POUTINE BALAIE LES ACCUSATIONS DE LONDRES, QUALIFIEES DE ‘GRAND N’IMPORTE QUOI’ !

LM/ 2018 03 19/

Ex-espion russe: Poutine balaie les accusations …

Le président réélu a fait une brève apparition, dans la soirée de dimanche, sur la scène installée place du Manège, près du Kremlin, pour célébrer les quatre ans du retour à la Russie de la Crimée. Il a brièvement remercié ses supporteurs. « Nous allons nous mettre au travail », leur a-t-il promis, avant de scander « Russie ! Russie ! »

Russian President and Presidential candidate Vladimir Putin delivers a speech during a rally and concert marking the fourth anniversary of Russia's annexation of the Crimea region, at Manezhnaya Square in central Moscow, Russia March 18, 2018. REUTERS/Grigory Dukor

Russian President and Presidential candidate Vladimir Putin delivers a speech during a rally and concert marking the fourth anniversary of Russia’s annexation of the Crimea region, at Manezhnaya Square in central Moscow, Russia March 18, 2018. REUTERS/Grigory Dukor

Vladimir Poutine a aussi fustigé dimanche soir ces accusations, qu’il a qualifiées de “grand n’importe quoi”.

“Que quelqu’un puisse penser qu’en Russie quelqu’un se permettrait de faire de telles choses juste avant l’élection et la Coupe du monde de football, c’est absurde, du grand n’importe quoi”, a déclaré V.V.

Poutine devant la presse après sa victoire à la présidentielle. “C’est tout simplement inimaginable”, a-t-il renchéri, lors de sa première réaction publique aux accusations de Londres.

L’affaire a pris ces dernières jours des allures de confrontation Est-Ouest. Le Royaume-Uni a décidé de l’expulsion de 23 diplomates russes et le gel des contacts bilatéraux. Ce à quoi la Russie a répondu en expulsant 23 diplomates britanniques et en ordonnant la cessation des activités en Russie du ‘British Council’, un organisme faisant la promotion des relations culturelles et l’éducation.

« TOUTES NOS ARMES CHIMIQUES DÉTRUITES »

Moscou a aussi dit retirer “l’accord sur l’ouverture et le fonctionnement” du consulat britannique de Saint-Pétersbourg.

Vendredi, l’ultra-russophobe Boris Johnson avait de nouveau mis en cause Moscou et jugé “probable” que Vladimir Poutine ait “ordonné”

d’empoisonner M. Skripal. Des propos qualifiés de “choquants” et “impardonnables” par le porte-parole du Kremlin Dmitri Peskov.

Au cours de son discours dimanche soir, Poutine a rétorqué: “La première chose qui me vient à l’esprit, c’est que s’il s’était agi d’un poison militaire, les gens seraient morts sur le coup. C’est évident”. “La deuxième chose, c’est que la Russie ne dispose pas de ce type de moyen. Nous avons détruit toutes nos armes chimiques sous la supervision d’observateurs internationaux”, a-t-il dit. “Nous avons été les premiers à le faire, contrairement à certains de nos partenaires (visant les USA) qui l’ont promis, mais qui doivent malheureusement encore tenir leurs promesses”, a ajouté le président.

Des sanctions supplémentaires pourraient être prises par le Royaume-Uni, a fait savoir le chef de la diplomatie britannique, qui doit participer lundi à Bruxelles à une réunion avec ses homologues européens, ainsi qu’avec le secrétaire général de l’Alliance atlantique, Jens Stoltenberg.

Depuis Moscou, M. Poutine a assuré que la Russie était “prête” à “participer aux enquêtes nécessaires”. “Pour cela, il faut que la partie d’en face (les Britanniques, ndlr) soit aussi intéressée. Pour l’instant, nous ne le voyons pas”.

Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ)

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VICTOIRE RUSSE EN SYRIE – VICTOIRE SYRIENNE DANS LA GHOUTA – REELECTION DE POUTINE : LA RUSSOPHOBIE SE DECHAINE (VII). AFFAIRE SKRIPAL, MOSCOU RECLAME DES PREUVES OU DES EXCUSES !

LM/ 2018 03 19/

« D’autres pays que la Russie travaillaient sur les substances Novitchok. Ces pays, ce sont le Royaume-Uni, la Slovaquie, la République tchèque, la Suède. Au sujet des Etats-Unis, il faut aussi se poser la question »

– Maria Zakharova (porte-arole de MAE russe sur ‘Rossiya 24’).

LM.NET - RP russophobie 2018 VII (2018 03 19) FR (2)

« C’est un spectacle, une mystification absolue, une séance de magie

(…) Les déclarations des autorités officielles de Londres au sujet de l’affaire Skripal s’inscrivent « dans le droit fil de la campagne antirusse déployée dès que la Russie a lancé son opération en Syrie.

Parce que le sujet des armes chimiques doit être toujours présent dans les médias. Parce qu’il faut dénigrer les efforts de la Russie en Syrie  »

– Maria Zakharova (sur ‘NTN’).

Affaire Skripal: Moscou réclame des “preuves” ou des “excuses” !

Moscou a réclamé lundi des “preuves” ou des “excuses” du gouvernement britannique qui l’accuse d’être responsable de l’empoisonnement d’un ex-espion russe au Royaume-Uni, où des experts internationaux sont attendus pour participer à l’enquête.

“Tôt ou tard, il faudra répondre de ces accusations infondées: soit fournir des preuves, soit présenter ses excuses”, a déclaré aux journalistes le porte-parole du Kremlin, Dmitri Peskov, tandis qu’à Bruxelles les chefs de la diplomatie de l’Union européenne faisaient bloc derrière Londres, l’assurant de leur “totale solidarité”.

Tout juste réélu pour un 4e mandat avec un score écrasant, le président russe Vladimir Poutine avait vivement rejeté toute responsabilité dimanche soir, parlant de “grand n’importe quoi”.

Mais la Première ministre Theresa May a réitéré ses accusations, lors d’un déplacement à Birmingham (centre de l’Angleterre) lundi.

“J’affirme que ce que nous avons vu montre qu’il ne peut y avoir d’autre conclusion que la culpabilité de l’Etat russe dans ce qu’il s’est passé dans les rues de Salisbury”, a-t-elle dit, toujours sans preuves sur la table. Le président français Emmanuel Macron a appelé lui “les autorités russes à faire toute la lumière sur les responsabilités liées à l’inacceptable attaque de Salisbury, et à reprendre en main fermement d’éventuels programmes qui n’auraient pas été déclarés à l’Organisation pour l?interdiction des armes chimiques”

(OIAC) (sic).

L’ex-agent double Sergueï Skripal, 66 ans, et sa fille Ioulia, 33 ans, ont été empoisonnés le 4 mars à Salisbury (sud-ouest de l’Angleterre) à l’aide, selon les Britanniques, d’un agent innervant identifié comme appartenant à la famille des agents Novitchok, développés par la Russie.

« ABSURDE » DIT MOSCOU …

Des experts de l’OIAC devaient arriver lundi au Royaume-Uni pour rencontrer leurs collègues du laboratoire militaire de Porton Down, situé près de Salisbury, et de la police britannique. Ils doivent repartir avec des échantillons de la substance utilisée. Ces prélèvements “seront testés dans les laboratoires internationaux les plus réputés”, les résultats devant être connus au mieux “après deux semaines”, selon les autorités britanniques.

“Que quelqu’un puisse penser qu’en Russie quelqu’un se permettrait de faire de telles choses juste avant l’élection et la Coupe du monde de football, c’est absurde, du grand n’importe quoi”, a commenté dimanche Vladimir Poutine. “Nous avons détruit toutes nos armes chimiques sous la supervision d’observateurs internationaux”, a-t-il affirmé, assurant que la Russie était “prête” à “participer aux enquêtes nécessaires”. “Pour cela, il faut que la partie d’en face (les Britanniques, ndlr) soit aussi intéressée. Pour l’instant, nous ne le voyons pas”.

QUAND LE ROYAUME-UNI, LA SLOVAQUIE, LA REPUBLIQUE TCHEQUE, LA SUEDE FABRIQUENT DU ‘NOVITCHOK’ !!!

La porte-parole de la diplomatie russe Maria Zakharova, a elle suggéré que d’autres pays que la Russie travaillaient sur les substances Novitchok. “Ces pays, ce sont le Royaume-Uni, la Slovaquie, la République tchèque, la Suède. Au sujet des Etats-Unis, il faut aussi se poser la question”, a-t-elle dit sur la chaîne Rossiya 24.

FALSE FLAG A SALISBURY ET A DAMAS :

QUE DIT MARIA ZAKHAROVA ?

La porte-parole du ministère russe des Affaires étrangères, Maria Zakharova, a évoqué dans une interview à la chaîne ‘NTV’ le lien existant entre les affirmations de Londres sur l’implication de Moscou dans l’empoisonnement de l’ancien agent double Sergueï Skripal et les accusations d’usage d’armes chimiques portées contre la Syrie. Dans une interview accordée à la chaîne de télévision ‘NTV’, Maria Zakharova, porte-parole du ministère russe des Affaires étrangères, a qualifié de «spectacle» les déclarations et mesures prises par Londres qui accuse Moscou d’être impliqué dans l’empoisonnement de l’ex-espion Sergueï Skripal et de sa fille.

« C’est un spectacle, une mystification absolue, une séance de magie », a-t-elle déclaré.

Et d’ajouter: « Cela ne fait même plus rire. C’est une question de honte totale pour le Royaume-Uni avec tous ses services secrets. C’est un échec colossal. »

Maria Zakharova a fait remarquer que les déclarations des autorités officielles de Londres au sujet de l’affaire Skripal s’inscrivaient « dans le droit fil de la campagne antirusse déployée dès que la Russie a lancé son opération en Syrie » : « Parce que le sujet des armes chimiques doit être toujours présent dans les médias. Parce qu’il faut dénigrer les efforts de la Russie en Syrie  », a-t-elle souligné.

Évoquant les déclarations de la Première ministre Theresa May au sujet de l’empoisonnement de Sergueï Skripal et de sa fille Ioulia, Maria Zakharova a rappelé que Londres n’avait toujours pas fourni à Moscou d’informations sur Sergueï Skripal et sa fille, sur leur état, sur le lieu où ils se trouvaient, sur ce qui se passait. Le 4 mars 2018, Sergueï Skripal et sa fille ont été retrouvés inconscients aux abords d’un centre commercial de Salisbury. M. Skripal a reçu l’asile au Royaume-Uni en 2010 après un échange d’agents de renseignement entre la Russie et les Etats-Unis. La Première ministre britannique Theresa May a accusé la Russie d’implication dans l’empoisonnement de Sergueï Skripal et de sa fille Ioulia, sans toutefois présenter de preuves tangibles pour appuyer ses allégations. Le Royaume-Uni a refusé de fournir des éléments de preuve que Vassili Nebenzia, représentant permanent de la Russie auprès de l’Onu, avait demandés auparavant.

Luc MICHEL / Люк МИШЕЛЬ /

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Fate l’inciucio, ve lo chiede l’Europa. Dei ricchi…

politiche 2018 - 1

Fonte: Maurizio Blondet
“Questa è una crisi difficilissima” e bisogna pensare “all’interesse generale” e mostrare “senso di responsabilità”. Lo ha detto il presidente emerito Giorgio Napolitano: ossia il maestro del  putsch che ha portato  Monti al governo. “Bisogna tutti avere “senso di responsabilità” e pensare al bene generale dei cittadini,  ha   ripetuto il  presidente della Repubblica  in carica Sergio Mattarella. Nella neolingua loro, “responsabilità” significa che stanno esortando con forza  il PD a smettere  di fare gli offesi e mettersi a  reggere il governo dei 5 Stelle.  Hanno capito benissimo che è una tigre di carta, che non mette in pericolo “europeismo” e “globalismo”.   Il grande vecchio Scalfari è giunto  a salutare nel M5S  la nuova sinistra, e a invocare lo scioglimento o fusione del PD nella  nuova formazione.
 
Naturalmente, è la”sinistra” come la intendono a Montenapoleone a Milano: la zona 1 degli ultra-ricchi, i ricchi da generazioni, che hanno votato massicciamente  PD.  In un mare di “azzurro”, l’enclave della zona rossa è quelle degli aviti palazzi di lusso. Stesso fenomeno a Roma: in un mare di giallo, i Parioli sono l’isola PD.
l puntino rosso nella lombardia azzurra: Montenapo.
 
Perché l’altro fenomeno nel  voto italiano è questo: è tornato il  voto di classe, ossia la propensione a votare un partito secondo la propria classe sociale; però al contrario.  Più si è di classe sociale alta, più si vota PD. Più si è ricchi, più si è “de sinistra”.
L’adesione convinta al liberismo globale (e qui al “Più Europa” oligarchico) ha donato alla classe ricca la perdita di ogni “coscienza infelice”.  Di più: queste classi che  si vantano di essere “trasgressive” e anticonformiste, adesso, hanno formato  un gruppo sociale transnazionale privilegiato  che “dà estremo valore al conformismo. Hanno i loro codici, le loro regole, i loro status tribali:andare i vacanza in posti precisi, frequentare specifiche scuole, di un certo livello, allevare i figli in un certo modo, vestirsi secondo un codice particolare”, che vantava il periodico femminile di lusso Marie Claire del 26 maggio 2016.
Ormai i ricchi proclamano  senza esitare che i poveri sono diventati “xenofobi”, i disoccupati sono  “populisti” e anti-immigrati, gli operai sono “passati a destra”,  perché sono   “egoisti”; solo loro, in Montenapo, sono rimasi ad alzare il vessillo rosso della solidarietà transnazionale e del più Europa.
Quanto a Napoletano, Scalfari e Mattarella, hanno ben capito che  M5S, o Lega Sud, non è un pericolo per la loro classe, che si  può e si deve fare il governo con loro, perché  il vero pericolo è “l’estrema destra di Salvini”.
Interessante vedere che la Chiesa “di Francesco”; la presunta Chiesa dei “poveri” e delle “periferie”,  ha le stesse posizioni dei marpioni  di Montenapoleone.  “Il Vaticano ora guarda più a Luigi Di Maio che a Matteo Salvini. Il cardinale Parolin: “Educare contro la paura dei migranti”, ha titolato Huffington Post: “Distanze inconciliabili tra la Chiesa e la Lega sull’immigrazione”. Il segrretario Parolin dice: “Importante è riuscire a educare la popolazione a passare da un atteggiamento negativo a un atteggiamento più positivo nei confronti dei migranti”.
Come i ogni totalitarismo di sinistra, la neo-chiesa si propone di “rieducare” il popolo egoista, che vota male.  Nelle periferie, guarda caso.
In tutta la campagna elettorale abbiamo visto “vescovi che si scagliavano contro sovranismi e populismi,   le Boldrini e Bonino erano ospitate a parlare  nelle chiese; vescovi che hanno urlato di sdegno quando Salvini ha tirato fuori il Rosario”.  Eppure l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte, “de sinistra” papale, ha lamentato il “silenzio assordante della Chiesa”; la CEI  a suo dire non si è schierata abbastanza per Più Europa e più PD.   Risposta dal blog cattolico Stylum Curiae: “Il silenzio assordante c’è stato durante la legislatura, quando si è parlato di divorzio breve, unioni civili, e DAT. E il collateralismo di cui parla Forte c’è stato nei fatti, ma nei confronti del partito di governo, il PD”.
Quali valori? Aborto? Eutanasia? Nozze gay?
Anche la Chiesa di Francesco, come i ricchi dei Parioli e Montenapo, ha scoperto che le periferie sono egoiste e vanno rieducate:  con più Europa.  Ed ecco la prima iniziativa della Santa Sede: Vhacks è il primo hackaton che si terrà in Vaticano dall’8 all’11 marzo. Oggi inizierà una lunga sessione di sviluppo che coinvolgerà 120 studenti per 36 ore su temi che sono cari alla Chiesa: inclusione sociale, dialogo interreligioso e assistenza ai migranti e rifugiati”.
E’ il nuovo Vangelo, quello che Cristo non conosce ,  ma che è il verbo dell’ONU e di Soros.  Di Mario Monti e della Boldrini, della Bonino e di “Francesco” – la pura e semplice adesione alla globalizzazione più estrema che è l’ideologia dei miliardari nomadi, della società “liberata” sessualmente e cosmopolita perché se lo può permettere.
E’ la politica che “consiste nello scambiare pseudo-diritti civili con (sottratti) diritti sociali” di cui l’editore Riccardo Ruggeri spera sia “arrivata al capolinea”.
Non condivido il suo ottimismo: la lotta è appena cominciata e sarà dura.  Pende sull’Italia l’inciucio che trasformerà la tigre di Carta M5S nel  nuovo patito della Sinistra globale.  Ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede il Washington Post.  Ce lo chiede El Papa.
El Papa più Pop che abbiamo mai avuto, però non populista. In un altro senso. “I’altra sera in pizzeria sul menù ho trovato la “pizza Papa Francesco”, mi scrive l’amico Borgognone: “Il Papa è diventato un “brand”,  come ha fortemente voluto.  Al prossimo giro magari si candiderà alle elezioni con la Bonino”.
di Maurizio Blondet – 09/03/2018

Il ritorno del voto di classe, ma al contrario (ovvero: se il PD è il partito delle élite)

finalmente l’hanno capito gli italiani che “le sinistre” hanno altri interessi da proteggere che non sono quelli del popolo “incolto e bifolco”

All’indomani del voto, alcuni primi elementi suggeriscono che uno dei motivi del fragoroso esito elettorale del 4 marzo sta nella scarsa capacità dei partiti tradizionali di rispondere in modo efficace alle inquietudini degli italiani. Inquietudini generate dalle profonde trasformazioni socio-economiche che stanno investendo il nostro paese. Abbiamo suggerito questa interpretazione in una prima analisi su dati a livello provinciale, in cui mostravamo che – a parità di varie condizioni socio-economiche – le province con livelli più alti di disoccupazione presentavano maggiore crescita del M5S, mentre le province con maggior aumento della presenza di immigrati presentavano un voto più alto alla Lega.
Questo risultato è interessante e significativo, perché è in linea con una teoria ormai consolidata, proposta per la prima volta dal gruppo di ricerca di Hanspeter Kriesi nel 2006 (Kriesi et al. 2006), per cui nei paesi dell’Europa Occidentale i cambiamenti nei comportamenti di voto e il successo di nuovi partiti sarebbero legati agli effetti di processi di trasformazione come la globalizzazione (sia in senso economico che in senso culturale) che – nel loro produrre vincenti e perdenti (ad esempio i lavoratori i cui posti di lavoro vengono delocalizzati, vedi il recente caso Embraco) – generano conflitti che possono essere cavalcati e politicizzati con successo dai partiti.
Abbiamo iniziato ad approfondire quest’analisi su dati di sondaggio raccolti nelle ultime settimane prima del voto (con risultati che pubblicheremo nei prossimi giorni), ma – nel prepararla – ci siamo imbattuti in un risultato inaspettato, che abbiamo ritenuto di pubblicare immediatamente: la scoperta che una variabile che ritenevamo ormai irrilevante nella realtà politica italiana, la classe sociale, ha in realtà un effetto significativo sul voto, e in una direzione inaspettata.
Il risultato in sintesi: Il PD è l’unico partito per cui si registrano effetti significativi della classe sociale sul voto, ma nella direzione inattesa di un suo confinamento nelle classi sociali più alte e con un reddito più alto. In sostanza il PD del 2018 sarebbe diventato il partito delle élite. Il che aiuterebbe a spiegare perché la parte d’Italia preoccupata dalla precarietà economica e agitata da paure identitarie si sia indirizzata – dando loro oltre il 50% dei voti – verso partiti come Movimento 5 Stelle e Lega.
Vediamo più in dettaglio i risultati. Uno dei sondaggi condotti dal CISE nella settimane prima del voto comprendeva una domanda specifica riguardo alla autopercezione dell’intervistato della propria classe sociale. Si chiedeva di scegliere tra varie parole quale si riteneva più adatta per descrivere la propria classe sociale: classe operaia, classe medio-bassa, classe media, classe medio-alta e classe alta. In secondo luogo, abbiamo usato anche una domanda relativa agli standard di vita dove la persona collocava se stessa, su una scala da 1 a 7 dove gli estremi erano rispettivamente gli standard di vita di una famiglia povera e gli standard di vita di una famiglia ricca (entrambe le domande sono utilizzate di routine con queste formulazioni in varie indagini internazionali, così come la domanda sulla propensione di voto verso un partito, su una scala da 0 a 10).
I risultati, come dicevamo, sono sorprendenti:
  • – Tra tutti i partiti, nessuno mostra effetti significativi della classe sociale: la propensione a votarli (che sia alta o bassa) non varia in modo significativo tra le classi sociali;
  • – L’unica eccezione è il PD: per questo partito si registra invece una propensione al voto bassa nelle classi sociali basse e medie, e invece sensibilmente maggiore nella classe medio-alta, che quindi configura un confinamento di questo partito nella classe medio-alta.
In termini grezzi (ovvero le semplici percentuali di voto al PD nelle varie classi, ma col rischio dell’effetto di altre variabili, ad esempio a causa del maggior livello di istruzione delle classi più alte), il voto al PD – rispetto al 18,4% dell’intero campione – è del 13,1% nella classe operaia, del 19,4% in quella medio-bassa, del 18,3% in quella media, mentre sale al 31,2% in quella medio-alta. Tuttavia, per stimare l’effetto della classe al netto di quello di altre variabili, abbiamo stimato un modello statistico di regressione lineare che comprende molte variabili di controllo. Il dettaglio è nel grafico in figura 1, che mostra come varia la propensione a votare il PD (su una scala da 0 a 10) al variare della classe sociale, dopo aver eliminato l’effetto di altre variabili (zona geografica di residenza, dimensione del comune, sesso, età, titolo di studio, professione, settore di attività – di queste vedi gli effetti più avanti). Per ogni barra è anche riportato il margine di incertezza statistica della stima.
Figura 1 – Propensione a votare PD (scala 0-10) in base alla classe sociale, al netto dell’effetto di altre variabili
Come si può vedere, tra le prime tre classi sociali riportate (operaia, medio-bassa, media) la propensione a votare PD rimane complessivamente abbastanza bassa, senza differenze significative. E invece nella classe più alta compresa nel nostro campione (abbiamo combinato insieme gli intervistati della classe medio-alta e alta perché quelli nella classe alta erano troppo pochi) sale ai livelli tipici di una buona probabilità di voto PD. Questa differenza è statisticamente significativa (ovvero, è trascurabile la probabilità che questo risultato sia soltanto effetto del caso), come si può vedere dal fatto che, anche tenendo conto della forbice di incertezza statistica, la propensione nella classe medio-alta è superiore a quella nelle altre classi sociali.
Questo risultato è ulteriormente rinforzato dall’ulteriore analisi sul livello di standard di vita (ovvero considerare il proprio standard di vita più vicino a quello di una famiglia povera oppure a quello di una famiglia ricca). Anche qui emerge un effetto analogo per il PD (dettagli non mostrati qui), che quindi vede la propria propensione di voto salire in modo sensibile tra le persone con uno standard di vita più agiato. In questo caso si tratta un effetto condiviso con altri partiti (in particolare con Forza Italia), anche se non con la stessa forza e nettezza.
In sintesi: diversamente da tutti gli altri partiti, il sostegno al PD appare confinato nella classe sociale medio-alta. Messo insieme agli altri dati visti precedentemente (l’effetto di disoccupazione e immigrazione), questo dato appare un ulteriore tassello rilevante per comporre il mosaico del risultato del 4 marzo. Il fatto che il PD (il grande sconfitto di queste elezioni, il cui tracollo elettorale costituisce una gran parte – come mostrato dalle analisi di flusso dell’Istituto Cattaneo – del successo della Lega e del M5S) appaia confinato nella classe medio-alta – che lo configura quindi come partito delle élite – è infatti coerente con la strategia scelta dal partito di puntare su temi come l’innovazione tecnologica, i diritti civili, l’integrazione europea, la globalizzazione, e più in generale con una narrazione ottimistica delle trasformazioni dell’economia e della società contemporanea. Tuttavia l’altra faccia di questa strategia è che, inevitabilmente, i ceti che si sentono minacciati dagli effetti negativi di queste trasformazioni non hanno percepito il PD come un partito in grado di ascoltare le loro istanze.
Questo è accettabile per un partito d’élite; ma chiaramente non lo è per un grande partito di massa a vocazione maggioritaria che voglia esprimere una cultura di governo. Nella storia d’Italia simili grandi partiti (dalla Democrazia Cristiana a Forza Italia, dal PdL fino all’esperienza dell’Ulivo) hanno sempre espresso la capacità di conciliare l’attenzione ai ceti più dinamici della società con la capacità di comprendere e sostenere chi rimaneva indietro. Ignorare i ceti più deboli è una strategia legittima, ma bisogna sapere che questo porta inevitabilmente a restringere in modo radicale il proprio bacino di consenso. Vedremo come evolverà la strategia del Pd.
Appendice: gli effetti di altre variabili sociodemografiche
Sullo sfondo di quest’analisi abbiamo anche considerato ovviamente le classiche variabili sociodemografiche, per cui sono emersi gli effetti statisticamente significativi riportati nella Tabella 2. In estrema sintesi:
  • Zona di residenza. Vivere nella c.d. “Zona Rossa” non ha più effetti: gli unici effetti significativi della zona di residenza sono per il Sud (aumenta il voto al M5S, lo diminuisce alla Lega);
  • Sesso. Le donne tendono a votare +Europa più degli uomini, e il M5S meno degli uomini;
  • Età. Rispetto alla generazione mediana (45-54), i giovani 18-29 (ma anche i più anziani: la differenza è con le generazioni di mezzo) tendono a premiare PD, +Europa, e LeU. La Lega è sfavorita tra i giovani; il M5S è sfavorito tra gli over 65.
  • Istruzione. Livelli più alti di istruzione premiano PD, +Europa e LeU, e sfavoriscono la Lega.
  • Condizione professionale. Ha pochi effetti sparsi: le casalinghe hanno una propensione più alta verso FI; i pensionati puniscono il M5s. Infine, ad ulteriore rafforzamento dei risultati dell’articolo, i disoccupati puniscono il PD.
Tabella 2 – Effetti statisticamente significativi di varie caratteristiche sociodemografiche sulla propensione a votare diversi partiti
PD
+EUR
LEU
M5S
FI
LEGA
Zona geografica:
Sud (differenza rispetto al Nord)
+
Sesso: Donna
(differenza rispetto a uomo)
+
Età
(differenze rispetto a 45-54):
18-29
+
+
+
30-44
45-54
55-64
+
oltre 65
+
+
+
Istruzione
+
+
+
Condizione professionale
(differenze rispetto a “Altro”):
Casalingo/a
+
Pensionato/a
Disoccupato/a

Preso violentatore seriale di Pisa: è clandestino e ha aggredito 6 donne in un giorno

non è violenza sulle donne, è razzismo, le violenze sulle donne da parte di stranieri è solo percezione

Kanoute Souleymayane, senegalese di 25 anni, lo scorso 18 ottobre si scatenò in un safari urbano durante il quale sottopose a violenze e vessazioni di ogni tipo numerose donne a Pisa.

Il migrante è l’autore di almeno sei casi di violenze e molestie e si trova in carcere. Sarà processato per violenza sessuale continuata, molestie aggravate, violenza privata aggravata continuata, oltre che per resistenza a pubblico ufficiale.

Quattro donne hanno avuto il coraggio di denunciare le vessazioni. Palpeggiamenti, percosse, sputi e molestie a sfondo erotico-sessuale sono le condotte che il senegalese ha compiuto nell’arco di una sola giornata prima che il dirigente della squadra volante libero dal servizio intervenisse per impedire l’ultimo abuso nei confronti di una ignara passante, commesso davanti ai suoi occhi, dichiarandolo in arresto. Le indagini hanno permesso di ricostruire la perversa giornata del venticinquenne senegalese grazie alle denunce rese dalle vittime ed alle immagini di videosorveglianza della rete del Comune.

http://www.italianiperlapatria.info/2018/03/10/preso-violentatore-seriale-pisa-clandestino-aggredito-6-donne-un-giorno/

E45, rifiuti speciali trovati all’interno del materiale franato. Disposto il sequestro

paga paga le tasse evasore!

I carabinieri forestali, nel corso di un accertamento nel sito dove il materiale è stato stoccato, hanno rilevato delle anomalie. In particolare, non avrebbero trovato “terre e rocce da scavo”, etichetta con la quale il materiale era stato stoccato

9 marzo 2018

Rifiuti speciali nel materiali franato. L’ultimo capitolo delle travagliate vicende della E45 – tra neve, ghiaccio, chiusure e buche giganti – porta di nuovo al crollo di parte della carreggiata, tra la corsia di marcia e il bordo di una piazzola, nei pressi di Pieve Santo Stefano.

Sull’episodio, evidente dai primi giorni di marzo, è stata aperto un fascicolo da parte della Procura di Arezzo. Con il passare dei giorni gli inquirenti hanno formulato l’ipotesi di “disastro colposo”.

Nel frattempo sono stati eseguiti lavori urgenti di ripristino da parte di Anas. E il materiale crollato è stato poi rimosso e stoccato da parte di una ditta della Valtiberina.

I carabinieri forestali, nel corso di un accertamento nel sito dove il materiale è stato stoccato, hanno rilevato delle anomalie. In particolare, non avrebbero trovato “terre e rocce da scavo”, etichetta con la quale il materiale era stato stoccato.

Secondo i carabinieri forestali si tratterebbe di materiale classificabile come“rifiuti speciali da costruzione e demolizione”.

Un campione è stato così prelevato e inviato a un laboratorio per essere analizzato nel dettaglio. La procura ha disposto il sequestro sia del materiale stoccato, sia dell’area di stoccaggio e cercherà di capire se ci siano state delle irregolarità nella costruzione della massicciata della E45 (quanto meno nel tratto franato).

Gli inquirenti aretini intendono far luce su due aspetti: il primo è se la strada sia stata costruita con materiali scadenti. Il secondo è se, addirittura, si possano celare nel cuore dell’infrastruttura rifiuti che andavano smaltiti secondo rigide procedure.

http://www.arezzonotizie.it/cronaca/e45-rifiuti-speciali-trovati-allinterno-del-materiale-franato-disposto-il-sequestro/

ALLA MOGLIE DEL SENEGALESE UCCISO 20.000 EURO DALLA REGIONE TOSCANA. ALLA MOGLIE DEL CLOCHARD UCCISO DAL FREDDO UNA SEPOLTURA DENTRO UN SACCO DI PLASTICA DELLA SPAZZATURA, OFFERTA DAL SINDACO SALA.

c’è chi è più eguale di altri

Il clochard morto a Milano, chiuso nella bara dentro al sacco della spazzatura VIDEO

La moglie denuncia l’ignobile gesto compiuto dal Comune di Milano nei confronti dell’ex marito.

Proviamo pena per loro, per i senzatetto, a volte repulsione, quando li vediamo distesi su cartoni che fanno le veci di un letto, rivestiti da stracci sporchi, coperte che han preso l’odore di tutti quelli che han transitato vicino a quei corpi, che di simile a noi han ben poco che resta. I #clochard sono un po’ dappertutto, cercano riparo lungo i corridoi delle stazioni, nelle gallerie del centro delle nostre città, e se è vero che ci sono i centri di ricovero disposti ad offrir loro un poco di cibo, un riparo, il più delle volte non ci vogliono andare. Sono persone che ad un certo punto della loro vita scelgono l’invisibilità, una gabbia dentro un ruolo inesistente, senza responsabilità, né obblighi alcuni, che magari si nutrono di alcool per stordirsi, che non hanno trovato la forza, in se stessi, di reagire a fatti, o dolori.

Così si muore per strada

Succede che la loro morte spesso avvenga per strada [VIDEO]. Anche a Massimiliano è accaduto di andarsene al freddo, deceduto il 27 febbraio a Milano, sotto i portici di via Pisani. Era un senzatetto, uno dei tanti, che aveva una moglie, alla quale è stato chiesto di espletare le pratiche per il funerale dell’ex marito, e che ora si è arrabbiata e dispiaciuta per il trattamento riservato a quest’uomo. D’accordo con il Comune di Milano la donna, Katia Ferrati, ha firmato all’obitorio in piazzale Gorini, nella zona Città Studi, un documento che autorizzava il Comune alla vestizione di Max, il clochard, nel momento in cui il suo corpo si trovava lì, da ricomporre.

La moglie scrive al sindaco Sala

La moglie scrive una lettera aperta al Sindaco di Milano, ritenendolo responsabile di quanto accaduto, seppur conscia del fatto che Sala non ne fosse stato neppure a conoscenza. Lo ritiene responsabile dell’ignobile gesto compiuto dagli addetti alla preparazione del morto nella bara, nei confronti dell’ex marito. Dopo aver portato i suoi abiti da casa e messi a disposizione del Comune, nel tornare all’obitorio il 3 marzo per dare l’estremo saluto, si è trovata davanti ad una immagine penosa e raccapricciante. L’uomo era ancora sporco, svestito, e avvolto nel sacco di plastica nel quale era stato rinchiuso al momento del trasporto. La donna inoltre contesta al Comune le parole spese a favore dei senzatetto e a quanto si faccia per loro, quando lei si è vista costretta a seppellire Massimiliano dentro ad un sacco nero, come un rifiuto umano, senza aver potuto ovviare a quella situazione, dal momento che ormai era troppo tardi, [VIDEO] la bara stava per essere chiusa, e si doveva procedere alla sepoltura. Ora Katia si aspetta una risposta. Che comunque sia, arriverà troppo tardi per rimediare all’accaduto. #senza tetto

https://it.blastingnews.com/cronaca/2018/03/il-clochard-morto-a-milano-chiuso-nella-bara-dentro-al-sacco-della-spazzatura-002425831.html

Vergogna a Rovereto, terrore al bar: algerino tenta di accoltellare i clienti, rilasciato il giorno dopo

era solo uno scambio kulturale……

marzo 8, 2018

Un algerino fuori controllo, sicuramente ubriaco ma probabilmente anche sotto l’effetto di stupefacenti, ha seminato il terrore in un bar di Rovereto dove ha rischiato di uccidere qualcuno dopo essersi armato di coltello.

Il magrebino di 25 anni, residente in Vallagarina, si era presentato la sera, già alterato, presso il bar “Das Mor” in piazza Rosmini dove ha tentato di rubare una birra dal frigorifero.

Scoperto dal titolare del locale, è stato allontanato non prima di aver tentato di rubare il cellulare a una ragazza e anche di palpeggiarne un’altra.

Al momento di uscire il giovane ha minacciato di tornare a vendicarsi coi suoi connazionali. Poco dopo, infatti, l’algerino è entrato in un altro locale dove ha rubato un cellulare e un coltello dalla cucina.

Immediatamente è tornato con l’arma cercando di aggredire una ragazza che, per poco, non è rimasta ferita alla gola. Nel mentre, sono stati chiamati i carabinieri ma il 25enne non si è fermato essendo in completo stato di alterazione. Prima ha accoltellato alla gamba un connazionale e poi si è diretto di nuovo al bartentando di entrare. Il titolare è riuscito a barricarsi dentro mentre il magrebino ha colpito la vetrata più volte con il coltello.

Sono così arrivate finalmente le forze dell’ordine che hanno preso il 25enne con l’accusa di vari reati. Il problema è che il giorno dopo era già stato rilasciato e si è ripresentato al bar. Naturale la paura e lo stupore dei commercianti e dei clienti sapendo il tipo di soggetto che gira a piede libero.

http://leggiora.info/2018/03/vergogna-a-rovereto-terrore-al-bar-algerino-tenta-di-accoltellare-i-clienti-rilasciato-il-giorno-dopo/

Oristano, 91enne quasi cieca non riesce a pagare la luce: i tecnici gli staccano la corrente

guai, i soldi per gli italiani indigenti non ci sono. Abbiamo le tasse più elevate d’europa, ma per i poveri ridotti in miseria anche dalle tasse da esproprio, non ci sono risorse. Dove vadano sti soldi, non è dato sapere viste anche le condizioni dei servizi pubblici. 

Vivono in 3 con 600 euro di pensione della signora, il figlio e sua moglie sono disoccupati. Mica c’è bisogno del reddito di cittadinanza, abbiamo così tanta solidarietà che certo provvederanno i difensori dei diritti umani, ah già gli italiani non rientrano nella categoria umani.

Il problema non è tanto non poter più disporre della luce elettrica: “Sono quasi cieca, vedo poco anche con la lampadina accesa”, dice. A mancarle, piuttosto, è il frigorifero: “Almeno avrei potuto bere un po’ d’acqua fresca e conservare il latte per la colazione”. – scrive L’Unione Sarda – Eva Perria, 91 anni, vive a Sardara, in una piccola casetta di via Birocchi, completamente al buio: da alcuni mesi non ce la fa a pagare le bollette della luce, l’arretrato è di 500 euro. “Son venuti i tecnici a staccare la corrente, venti giorni fa. Loro hanno ragione, ma io non ho i soldi. Sono povera come Gesù Cristo”.

IL RACCONTO – Una storia triste che tocca il cuore di tutti: dal comune cittadino, al sindaco del paese termale, ai responsabili della società che forniva il servizio alla donna, Iren Energia. Un disagio pesante per la povera anziana. Lei, però, non si perde d’animo. Non lancia accuse. Giustifica e prega per tutti. “Mio marito – racconta – è morto 15 anni fa. Con una pensione di 629 euro al mese, ho vissuto sola per tanto tempo. Ora non posso. Sono malata e la vista mi sta abbandonando. Ogni giorno che passa, un’ombra in più davanti agli occhi”.

LA CARITAS – Anziché una badante, nonna Eva ha preferito accogliere in casa il figlio Silvano e la moglie. “Non hanno un lavoro, dividiamo la pensione. Va bene così. Non sono mai stata ricca. Ma mai così povera”. Si commuove, la nonnina. Fatica a parlare.

IL PRECEDENTE – Non è la prima volta, qualche anno fa fu Abbanoa a chiudere i rubinetti per morosità: una bolletta non pagata per 150 euro. “Anche allora ho sofferto. Mia nuora ha chiesto aiuto. A salvarci è stata la Caritas diocesana”.

SIGILLI AL CONTATORE – “Nel mese di marzo – ricorda la nuora della nonnina – è arrivato un sollecito per un mancato pagamento di 109 euro e poi un altro di 306. Di punto in bianco, a fine maggio, hanno staccato la corrente: proprio quando è arrivato il caldo. E noi non possiamo conservare nulla in frigo. Ho chiamato la società, ho bussato al Comune. Tutto inutile. Per i primi siamo morosi, per i secondi non ci sono soldi”.

GLI AIUTI – “Capiamo le difficoltà della famiglia”, spiega il sindaco, Roberto Montisci. “Le richieste di aiuto che arrivano in Comune, ahimè, sono tante”

con fonte L’Unione Sarda

http://www.oltrenews.com/2018/03/10/oristano-91enne-quasi-cieca-non-riesce-a-pagare-la-luce-i-tecnici-gli-staccano-la-corrente/amp/

oristano