Comunicato Lyon-Turin / M. Waquiez et TELT

Nuova immagineLyon-Turin
M. Wauquiez sur le chantier.
Communiqué du 26 février 2018

Lyon-Turin Ferroviaire, qui n’a pas réussi à faire venir le Premier
Ministre, doit se rabattre sur M. Wauquiez pour communiquer.

Sans doute aurons-nous droit à des déclarations sur la pollution des camions et la santé de la population, sur l’urgence à engager les travaux définitifs même si les financements ne sont pas disponibles et sur l’urgence à sortir les poids lourds de la route.
Il est donc temps de rétablir quelques vérités :

Fin 2016, par la voix de son vice-président chargé des transports, le Conseil Régional
présidé par M. Wauquiez lançait une grande consultation pour sortir les camions de la
route et les reporter sur le rail avant fin 2017.

Nous y avons participé et fait dès janvier 2017, dix propositions permettant de sortir 1 millions de poids lourds des routes avec les matériels existants.

Qu’ont fait M. Wauquiez et l’exécutif depuis janvier 2017 pour sortir un seul camion de la route ? RIEN, ABSOLUMENT RIEN, sauf de la communication.

Pourtant le 21 septembre 2017, il s’était engagé par écrit, à apporter des réponses :

Nuova immagine (1)

Tenir ses engagements pour utiliser les voies ferroviaires existantes sousutilisées et sortir les camions des routes plutôt qu’engloutir l’argent public,
c’est ce que nous proposons à M. Wauquiez. Ce sera plus utile pour tou-te-s !

Contact Coordination des Opposants au projet “Lyon-Turin” :
Daniel IBANEZ 06 07 74 10 17 / François MAUDUIT 06 31 58 01 71 contact@lyonturin.eu /
http://lyonturin.eu/

Tav, non c’erano ragioni per sostenere anni di lavori. Ma allora perché li abbiamo iniziati?

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/27/tav-non-cerano-ragioni-per-sostenere-anni-di-lavori-ma-allora-perche-li-abbiamo-iniziati/4191544/

Tav, non c’erano ragioni per sostenere anni di lavori. Ma allora perché li abbiamo iniziati?

di Antonio Calafati 

Della vicenda della Tav in Val di Susa ciò che colpisce è la sua capacità di far perdere ad analisti, giornalisti e politici il filo di un pensare razionale. In una società – e in un tempo – che del calcolo razionale ha fatto il suo ancoraggio, la Tav in Val di Susa è una decisione collettiva che i suoi promotori hanno collocato in uno spazio nel quale la logica e l’evidenza empirica non trovano posto. Chi si oppone alla realizzazione dell’opera ha le sue ragioni e le ha rappresentate con un movimento che ha assunto un rilievo politico forte. Da quando nel 2006 scrissi un piccolo libro sul tema (Dove sono le ragioni del sì? La Tav in Val di Susa nella società della conoscenza, Torino, Seb 27, 2006) il mio interesse maggiore è però andato alle “ragioni del sì”: come argomentano la loro posizione coloro che sono favorevoli all’opera?

Ciò che mi affascina di questa vicenda è come sia possibile che la realizzazione dell’opera sia giustificata con argomentazioni contraddittorie e senza alcun fondamento empirico, con un pensiero che viola ogni elementare principio di razionalità collettiva. Come sia possibile che l’opinione pubblica non si accorga che chi sostiene l’opera non ha ragioni razionali per farlo. Un incantesimoche dura da oltre un decennio, un mistero.

Il crescendo di stupore con il quale ho seguito questa vicenda leggendo nell’autunno del 2005 leggevo i tre maggiori quotidiani italiani (Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa) è diventato a un certo punto rassegnazione. Avevo letto incredulo che gli ingenti costi sociali che l’opera, per consenso unanime, avrebbe comportato nella fase di realizzazione e di attività erano banali “servitù”. Avevo letto sgomento che l’opera bisognava farla perché era “cosa buona e giusta”, perché ci permetteva di non perdere “i mercati dei Balcani”, perché era la “Modernità”, perché non farla “era una fiammeggiante rappresentazione del nostro fermarci ai confini”. Avevo letto che la Valutazione di impatto ambientale era una richiesta di isterici che si interessavano alla sorte degli “scorfani maculati”.

Avevo letto – e riportato nel libro – molte altre affermazioni prive di senso logico e valore empirico, affermazioni di commentatori autorevoli che sulla Tav in Val  di Susa si esprimevano come confusi sciamani. E non ho mai capito perché lo hanno fatto. Poi il suggello finale: in un dibattito radiofonico quella che allora era una persona chiave dell’Osservatorio sulla Tav mi contesta dicendo che gli antichi romani tutti questi studi di impatto non li facevano quando decidevano di costruire una strada…

Sono trascorsi molti anni e l’incantesimo non si scioglie. Ora il governo italiano ammette che le previsioni di traffico addotte a sostegno dell’opera – già più volte ri-progettata – sono assurdamente sovrastimate: l’opera sulla  base di queste previsioni non si giustifica. Però, poi aggiunge che l’opera si farà ugualmente. Si inizia un’opera che richiede ingenti risorse economiche, che richiederà anni e anni per essere completata ed entrare in uso sapendo prima di iniziare che nessun calcolo razionale la giustifica? Ma che storia!
Per quanto tempo ancora continuerà l’incantesimo? Che cosa ha questa opera perché l’intenzione di realizzarla sopravviva all’assenza di ragioni per realizzarla? Non è nel potere delle lobby che va cercata la risposta, bensì nei caratteri del dibattito pubblico italiano. Non riusciamo più a mettere a fuoco collettivamente neanche l’assurdità di affermazioni palesemente irragionevoli. Qualche pilastro della nostra democrazia deve aver ceduto.

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Gli “opposti estremismi” che piacciono a Minniti. La relazione dei servizi di intelligence

Le lotte contro la Tav e il Tap, la lotta per la casa, l’antifascismo militante, la campagna contro i trattati europei e Nato, sono oggetto di “attenzione” da parte degli apparati repressivi dello Stato.

Anche quest’anno la relazione degli apparati di intelligence presentata al Parlamento dedica una capitolo alla “Minaccia eversiva e l’attivismo estremista”.

Una minaccia eversiva che secono i servizi sembra provenire dalle lotte sull’emergenza abitativa, dai movimenti territoriali contro la Tav, il Tap o le basi Nato in Sardegna e Sicilia e dalle lotte sindacali dei lavoratori  della logistica.

“Nel 2017 il composito fronte antagonista ha continuato a contraddistinguersi per una certa fluidità e per l’assenza di un percorso politico e strategico comune. L’impegno delle formazioni di settore si è focalizzato sulla contestazione delle politiche europee e sulle molteplici emergenze sociali, specie le questioni migratoria, occupazionale, ambientalista e abitativa” scrive il rapporto annuale dei servizi segreti.

“Segnali di effervescenza sono in particolare  stati registrati nel movimento per l’abitare, che ha cercato di fungere da segmento trainante e da fattore di aggregazione, tentando di allargare la base della protesta. Nel contesto della campagna a sostegno di immigrati e richiedenti asilo si è registrata una presenza ridotta sui luoghi interessati, tanto in Italia quanto all’estero, con un conseguente ridimensionamento dei collegamenti tra militanti di diversi Paesi. La mobilitazione ha inoltre aperto spazi di critica sul recente potenziamento della rete dei CIE e, più in generale, sulle sostanziali modifiche della disciplina sul diritto d’asilo”.

Né sembra essere sfuggita agli apparati repressivi la crescita di iniziativa che hanno messo al centro la lotta contro le leggi Minniti-Orlando: “Il dissenso antagonista si è coagulato anche intorno ai temi dell’antirepressione ed in particolare sulle citate misure in materia di immigrazione e sicurezza urbana (D.L. 14/2017convertito, con modificazioni,, nella L. 48/2017), stigmatizzate come una ulteriore “stretta” ai danni dei settori sociali più in difficoltà, e sul rafforzamento dei poteri di intervento dei sindaci che, nella visione d’area, denoterebbe una volontà politica di criminalizzare i proletari, disarmandone alla radice le istanze rivendicative”.

I movimenti contro le grandi opere che devastano i territori

Infine le lotte territoriali contro le devastazioni della Tav in Val di Susa e del Tap nel Salento, vengono radiografate come elementi rilevanti dell’antagonismo politico e sociale. “Sul versante delle lotte ambientaliste, accanto alla campagna No Tav – nel cui ambito si è registrata una frammentazione tra i gruppi marxisti e quelli anarchici, con la conferma del ruolo trainante della componente autonoma torinese – un crescente attivismo ha riguardato le opere connesse alla realizzazione del gasdotto Tap”. Su quest’ultimo movimento, i servizi dettagliano la loro analisi: “Il fronte di opposizione composto da formazioni del locale antagonismo di sinistra, ha fatto registrare un’intensificazione delle mobilitazioni contestative e, parallelamente, un’accentuazione delle distinzioni tra la componente più “istituzionale”, confluita nel Comitato di Melendugno (LE), e quella più “movimentista”. Quest’ultima, a partire da marzo, ha dato vita a un presidio permanente, sempre a Melendugno, ostacolando con azioni incisive l’espianto degli ulivi. Nella parte finale dell’anno, alla ripresa dei lavori, si è assistito ad un’ulteriore acutizzazione della protesta, dovuta anche al sostegno di attivisti No TAV e di esponenti dell’area anarchica accorsi in loco per contestare la militarizzazione della zona circostante il cantiere”.

Quelli che si oppongono alle basi della Nato

Non manca poi il monitoraggio sui movimenti antimilitaristi, in particolare quello contro il Muos in Sicilia e le basi Nato in Sardegna: “Proprio la tematica antimilitarista ha continuato ad agire da elemento catalizzatore per diversificati ambiti dell’antagonismo di sinistra e per settori anarchici nazionali, impegnati nella promozione di iniziative di mobilitazione e contro-informazione, sia pure nel contesto generale di una campagna dal profilo di rischio moderato. Nella propaganda d’area uno spazio di rilievo ha continuato ad essere riservato alle tradizionali tematiche di contrapposizione sia alla presenza delle basi militari NATO e statunitensi sul suolo italiano, sia all’invio di Contingenti nazionali nei teatri di crisi, con appelli al taglio alle spese militari, percepite come ostacoli agli stanziamenti di fondi per lo stato sociale. In tale cornice, fra le realtà più attive ha continuato ad evidenziarsi la componente sardaimpegnata contro l’occupazione militare collegata alla presenza sull’isola di basi e servitù. Fermenti si sono registrati anche in Sicilia, dove è proseguito, seppure con scarsa incisività, l’impegno del movimento che si oppone alla presenza del sistema di telecomunicazione satellitare statunitense MUOS”.

A riguardo il sindacalismo conflittuale l’attenzione è rimarcata nel settore strategico della logistica: “ il comparto della logistica, caratterizzato da una presenza cospicua di lavoratori stranieri e da un tasso elevato di conflittualità a causa della precarietà degli impieghi, sovente legati a singole commesse”.

Un paragrafo è dedicato anche  alle mobilitazioni contro i trattati europei e la Nato: “È proseguito intanto l’impegno degli ambienti più marcatamente antieuropeisti che perseguono un progetto politico di rottura con Unione Europea, Eurozona e NATO, puntando ad aggregare i gruppi che si riconoscono nell’anticapitalismo, nell’antifascismo e nell’antirazzismo” scrivono i servizi di intelligence.

I servizi rilanciano la tesi degli “opposti estremismi”. Un assist funzionale alla politica di Minniti e del Pd

In conclusione non poteva mancare il monitoraggio del crescente scontro con le organizzazioni neofasciste, alle quali il rapporto sull’eversione e le minacce estremiste dedica come al solito una striminzita paginetta e poco più.

“Non sono mancati, infine, episodi di contrapposizione anche violenta con frange dell’opposto segno, fenomeno ormai connaturato alle dinamiche dell’oltranzismo politico di entrambi gli schieramenti e passibile di aumentare, a causa dell’innalzamento dell’allarme sull’ “avanzata dell’estrema destra” e delle posizioni antitetiche in materia di immigrazione” scrive la relazione degli apparati di sicurezza dello Stato facendo propria la tesi degli opposti estremismi che in questi giorni viene abbondantemente – e non casualmente – veicolata  dai mass media e dal dibattito delle forze politiche. In secondo luogo i servizi di intelligence continuano a legittimare la tesi dei fascisti come espressione politica del disagio sociale “Queste formazioni (quelle di destra, ndr), per accrescere il proprio seguito, cavalcano inoltre situazioni di disagio sociale legate soprattutto alle problematiche abitative e occupazionali, promuovendo iniziative propagandistiche, provocatorie (anche all’insegna del nostalgismo fascista) e di contestazione”.

Qualche preoccupazione sul futuro emerge però anche dal rapporto dei servizi segreti. “Le tensioni legate ai flussi migratori e ai processi di integrazione rappresentano una piattaforma che la destra oltranzista può strumentalizzare anche per propagare messaggi che, rivolti specialmente agli attivisti di nuova generazione, tendono ad accentuare la diffidenza e l’intolleranza nei confronti del “diverso”, con il rischio di derive xenofobe”.

La relazione annuale è un ponderoso rapporto di 129 pagine dedicato anche al terrorismo jihadista, alle crisi regionali e attori globali, al fenomeno migratorio e alle minacce al sistema paese (in particolare sul piano economico), più un appendice di 21 pagine interamente dedicata alla cybersicurezza.

Se è pur vero che oggigiorno l’unica certezza è diventata l’incertezza” – é scritto nella premessa del rapporto – “compito principale dell’intelligence è appunto quello di fornire al decisore politico informazioni e scenari attendibili e completi”. Conoscere il nemico e cosa pensa non è materia esclusiva dei servizi segreti.

Il testo integrale della relazione dei servizi di intelligence potete leggerlo qui: http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2018/02/Relazione-2017.pd

AFRICOM ET RECOLONISATION US DE L’AFRIQUE (X): LE PROJET GEOPOLITIQUE US EN AFRIQUE DERRIERE L’ACTION DE L’AFRICOM

 

* PANAFRICOM TV/

AFRICOM ET RECOLONISATION US DE L’AFRIQUE (X):

LE PROJET GEOPOLITIQUE US EN AFRIQUE DERRIERE L’ACTION DE L’AFRICOM (AVEC LE ‘ZOOM AFRIQUE’ DE PRESSTV – IRAN)

sur https://vimeo.com/257458461

Vignette PANAF-TV africom 10

* Sujet de cette PARTIE X :

Derrière l’action de l’AFRICOM et de l’US Army, il y a une vision et un projet géopolitiques des USA pour l’Afrique. Et des pays et régimes africains qui servent de portes d’entrée à l’ingérence et aux armées de Washington …

* Nous reprenons dans cette série, sur la Recolonisation de l’Afrique par les USA et la mainmise militaire de l’AFRICOM et de l’US Army sur le Continent noir, une sélection de « Flash info » de la Télévision francophone d’Etat iranienne PRESS TV, diffusés dans la quotidienne « Zoom Afrique ».

PRESS TV s’inspire directement des analyses du géopoliticien Luc MICHEL (patron des Réseaux panafricains PANAFRICOM) sur cette Recolonisation de l’Afrique par les USA, sous prétexte du soi-disant « Printemps africain », qui est la menace principale en Afrique aujourd’hui. Paris et la Françafrique étant devenu les auxilliaires militaires de l’AFRICOM (la nouvelle « infanterie sénégalaise du Pentagone » dit Luc MICHEL), « le nouveau sherif de l’Afrique » comme l’a dit le Général US Mattis, chef du Pentagone sous Trump, en avril

2017 sur la base française de Djibouti …

# COMPRENDRE L’ARRIERE-PLAN GEOPOLITIQUE DU DOSSIER :

QUELLE EST LA THESE DE LUC MICHEL ?

LE PANAFRICANISME DOIT REGARDER VERS L’AVENIR. LA GEOPOLITIQUE AFRICAINE DE 2016 N’EST PLUS CELLE DES ANNEES 1960-2007 …

Il y a un arrière-plan géopolitique au soi-disant « printemps africain » de 2014-2018.

La thèse de Luc MICHEL, c’est que cet arrière-plan a changé depuis 2007-2008, que 2007 et 2008 ont été des tournants géopolitiques en Afrique … « Beaucoup de panafricanistes ont une vision du passé, un logiciel bloqué il y a 10, 20 ou 50 ans, nous dit-il. La haine justifiée de la Françafrique leur occulte la réalité de LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE PAR LES USA. Le retour de la France dans l’OTAN organisé par Sarkozy en 2007, la création de l’AFRICOM, le commandement unifié de l’US Army pour l’Afrique, par Bush II et Obama en 2007-2008, sont les marques de naissance d’une nouvelle donne géopolitique en Afrique.

Comme dans l’OTAN, la collaboration militaire et politique franco-américaine se double d’une « CONTRADICTION INTERNE » (caractéristique du Bloc américano-occidental) : l’allié militaire français est aussi le concurrent économique des USA, qu’il faut évincer des marchés africains (Alliés politico-militaires dans l’OTAN, les pays de l’UE sont opposés aux USA depuis les Années ’80 par la guerre économique USA vs UE et la guerre financière Dollar vs Euro).

Autrement dit Paris tire les marrons du feu pour Washington en Afrique !

Lors du « sommet USA-African Leaders » de Washington début août 2014, Obama a annoncé une vague de changements de régime sur le continent, par les méthodes habituelles des USA (révolution de couleur ou soi-disant « printemps arabe » -sic-, cloné en « printemps africain » -resic-). De nombreux pays ont ensuite été secoués par les vents mauvais de ce « printemps arabe » venu de Washington. De 15 à 20 pays sont concernés. Notamment Le Brurundi, où la révolution de couleur a échoué et a fait place au terrorisme. La RDC qui est la cible principale (le « pivot géopolitique » de l’Afrique) et le Cameroun (qui est le pivot du Golfe de Guinée), où des scénarios de révolution de couleur sont en cours d’implantation. La Guinée-Equatoriale et le Tchad, où le dialogue national a asséché le terrain pour une révolution de couleur …

_______________

# PANAFRICOM/

PANAFRIcan action and support COMmittees :

Le Parti d’action du Néopanafricanisme !

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AFRICOM ET RECOLONISATION US DE L’AFRIQUE (IX): LE PIVOT GEOPOLITIQUE DU NIGER (2). LA GUERRE DES DRONES US AU NIGER

 

* PANAFRICOM TV/

AFRICOM ET RECOLONISATION US DE L’AFRIQUE (IX):

LE PIVOT GEOPOLITIQUE DU NIGER (2).

LA GUERRE DES DRONES US AU NIGER

(AVEC LE ‘ZOOM AFRIQUE’ DE PRESSTV – IRAN)

sur https://vimeo.com/257457729

Vignette PANAF-TV africom 9

* Sujet de cette PARTIE IX :

Comment le NIGER est le pivot géopolitique de l’intervention militaire US en Afrique ?

Quand la « guerre des drônes US » armés (déjà menée en Afghanistan et au Pakistan) commence en Afrique par lme Niger …

* Nous reprenons dans cette série, sur la Recolonisation de l’Afrique par les USA et la mainmise militaire de l’AFRICOM et de l’US Army sur le Continent noir, une sélection de « Flash info » de la Télévision francophone d’Etat iranienne PRESS TV, diffusés dans la quotidienne « Zoom Afrique ».

PRESS TV s’inspire directement des analyses du géopoliticien Luc MICHEL (patron des Réseaux panafricains PANAFRICOM) sur cette Recolonisation de l’Afrique par les USA, sous prétexte du soi-disant « Printemps africain », qui est la menace principale en Afrique aujourd’hui. Paris et la Françafrique étant devenu les auxilliaires militaires de l’AFRICOM (la nouvelle « infanterie sénégalaise du Pentagone » dit Luc MICHEL), « le nouveau sherif de l’Afrique » comme l’a dit le Général US Mattis, chef du Pentagone sous Trump, en avril

2017 sur la base française de Djibouti …

# COMPRENDRE L’ARRIERE-PLAN GEOPOLITIQUE DU DOSSIER :

QUELLE EST LA THESE DE LUC MICHEL ?

LE PANAFRICANISME DOIT REGARDER VERS L’AVENIR. LA GEOPOLITIQUE AFRICAINE DE 2016 N’EST PLUS CELLE DES ANNEES 1960-2007 …

Il y a un arrière-plan géopolitique au soi-disant « printemps africain » de 2014-2018.

La thèse de Luc MICHEL, c’est que cet arrière-plan a changé depuis 2007-2008, que 2007 et 2008 ont été des tournants géopolitiques en Afrique … « Beaucoup de panafricanistes ont une vision du passé, un logiciel bloqué il y a 10, 20 ou 50 ans, nous dit-il. La haine justifiée de la Françafrique leur occulte la réalité de LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE PAR LES USA. Le retour de la France dans l’OTAN organisé par Sarkozy en 2007, la création de l’AFRICOM, le commandement unifié de l’US Army pour l’Afrique, par Bush II et Obama en 2007-2008, sont les marques de naissance d’une nouvelle donne géopolitique en Afrique.

Comme dans l’OTAN, la collaboration militaire et politique franco-américaine se double d’une « CONTRADICTION INTERNE » (caractéristique du Bloc américano-occidental) : l’allié militaire français est aussi le concurrent économique des USA, qu’il faut évincer des marchés africains (Alliés politico-militaires dans l’OTAN, les pays de l’UE sont opposés aux USA depuis les Années ’80 par la guerre économique USA vs UE et la guerre financière Dollar vs Euro).

Autrement dit Paris tire les marrons du feu pour Washington en Afrique !

Lors du « sommet USA-African Leaders » de Washington début août 2014, Obama a annoncé une vague de changements de régime sur le continent, par les méthodes habituelles des USA (révolution de couleur ou soi-disant « printemps arabe » -sic-, cloné en « printemps africain » -resic-). De nombreux pays ont ensuite été secoués par les vents mauvais de ce « printemps arabe » venu de Washington. De 15 à 20 pays sont concernés. Notamment Le Brurundi, où la révolution de couleur a échoué et a fait place au terrorisme. La RDC qui est la cible principale (le « pivot géopolitique » de l’Afrique) et le Cameroun (qui est le pivot du Golfe de Guinée), où des scénarios de révolution de couleur sont en cours d’implantation. La Guinée-Equatoriale et le Tchad, où le dialogue national a asséché le terrain pour une révolution de couleur …

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LE COMPLOT CONTRE LE BURUNDI ET LA RDC CONTINUE !

 

Vers 07h00 (Douala/Yaoundé)

et 07H00 (Bruxelles/Paris/Berlin)

Luc Michel en Duplex EODE-TV avec Malabo depuis Bruxelles Présentation par Falone Tchounya

AFRIQUE MEDIA

* en STREAMING sur http://lb.streamakaci.com/afm/

* WebTV sur http://www.afriquemedia-webtv.org/

CE MATIN AU SOMMAIRE DE ‘LIGNE ROUGE’, LA GRANDE MATINALE D’AFRIQUE MEDIA DE CE 28 FEVRIER 2018 …

THÈME.

« LA DESTABILISATION DES GRANDS LACS »

AMTV - LIGNE ROUGE LM déstabilisation grands-lacs (2018 02 28)

1- Des ong françaises appellent à suspendre la coopération de Paris avec les forces de sécurité de RDC

2- « le Burundi et la RDC sont.des abattoirs » selon le SG de l’ONU

LUC MICHEL :

DESTABILISATION DES GRANDS-LACS. LE COMPLOT CONTRE LE BURUNDI ET LA RDC CONTINUE !

* Le Géopoliticien Luc MICHEL (patron de EODE Think-Tank) expliquera :

Pourquoi la région des Grands-Lacs, et singulièrement le Burundi et la RD Congo, sont les cibles permanentes et prioritaires du soi-disant « Printemps africain » depuis 2014 ?

Quelle est la vision de la Géopolitique franco-américaine sur cette région et comment Washington entend y appliquer la « Théorie des dominos » ?

Pourquoi cette nouvelle attaque d’ONG françaises contre Kinshasha ?

Quel est le dessous des cartes de cette nouvelle affaire de déstabilisation du Congo ?

Pourquoi cette attaque de l’ONU contre le Burundi et aussi la RDC ?

Qui mène cette nouvelle affaire et pour le compte de qui ?

* Il répondra en particulier au dernier rapport du secrétaire-général de l’ONU, qui parle des « abattoirs du Burundi et de RDC » :

Quelle est la réponse du Burundi ?

Qu’a dit l’ambassadeur de Bujumbura à l’ONU Shingiro ?

L’ambassadeur du Burundi parle de « complot » et de « dossier injustifié ». A-t-il raison ?

Les unions régionales (COMESA et CAE) disent l’inverse de l’ONU. Et la Guinée Equatoriale, qui siège comme membre non permanent du Conseil de Sécurité, a soutenu Bujumbura hier. Quelle analyse ?

ALLER PLUS LOIN …

* Voir sur EODE-TV/

LUC MICHEL: GEOPOLITIQUE DU CONGO.

LE PIVOT DE L’AFRIQUE

Sur https://vimeo.com/195241814

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

PANAFRICOM-TV BURUNDI/ LUC MICHEL:

GEOPOLITIQUE. LA DESTABILISATION DES GRANDS-LACS (TANGANYKA, 3 MAI 2016)

Sur https://vimeo.com/165410068

* Voir sur PANAFRICOM-TV/ LUC MICHEL:

GRANDS-LACS. LE PANAFRICANISME FACE AU NEOCOLONIALISME (DECRYPTAGE, TELE50, KINSHASHA)

Sur https://vimeo.com/166779297

AFRIQUE MEDIA / EODE-TV

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GEOIDEOLOGIE. ESQUISSE DU NEOPANAFRICANISME (II) : LES GRANDS AXES DU NOUVEAU PANAFRICANISME

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 02 28/

LM.GEOPOL - Geoidéologie néopanafricanisme II (2018 02 28) FR (1)

« Je terminerai simplement par une réflexion qui paraphrasera celle de Marx au XIXe siècle :

Le grand Marx disait que « les philosophes jusque-là avaient interprété le monde et qu’il était temps qu’ils changent désormais le monde » … J’affirme aujourd’hui que la géopolitique offre au monde la seule vision pour le changer. Les géopoliticiens doivent aujourd’hui jeter les fondations de ce nouveau monde ! »

– Luc MICHEL

(Symposium des Partisans du Livre Vert, Tripoli, octobre 2009).

PARTIE II/ QUE’EST CE QUE LE NEO-PANAFRICANISME ?

Quelles sont les grandes questions qui seposent au Néopanafricanisme :

* Les quatre générations du panafricanisme : comment chaque génération naît des échecs de la précédente ?

* Quelle est a quatrième génération panafricaniste, la nôtre ?

* Comment passer des idéologies à la géopolitique et au pragmatisme ?

* Panafricanisme d’en haut et Panafricanisme d’en bas : comment chefs d’état panafricanistes et masses panafricaines font avancer la cause ?

II-1 – LA NOUVELLE GENERATION PANAFRICAINE

J’en viens maintenant à ce qui est un futur possible du Panafricanisme, ce que j’ai appelé justement le NEOPANAFRICANISME (10) (11).

C’est un Panafricanisme qui est soutenu par des gens comme moi qui, au départ, animent la télévision panafricaine ‘Afrique media’. Je m’expliquerai aussi sur le combat d’’Afrique média’.

Il y a eu en fait quatre générations de panafricanistes :

– La toute première, celle des Congrès panafricains.

– La deuxième génération, çe fut celle de Lumumba, de Nasser, de Nkrumah. Celle de ces chefs africains qui ont cru – mais les Européeistes y ont cru aussi sur le vieux continent – qu’il suffisait de vouloir une Nation africaine, de combattre pour une idée transnationale pour qu’elle prenne corps, pour qu’elle se propage.

Cela n’a pas fonctionné.

– La troisième génération, c’est celle de l’Union Africaine. Celle de Kadhafi.

– La quatrième, c’est évidemment celle que nous représentons tous, celle à laquelle, pour la première fois dans l’histoire du Panafricanisme, adhèrent des masses populaires considérables.

Le Néopanafricanisme, aujourd’hui, ce n’est plus une affaire d’intellectuels, c’est l’affaire de gens du peuple parfois peu éduqués. C’est une affaire de masses considérables dans la jeunesse de tous les pays africains. Une chaîne de télévision comme ‘Afrique Media’ est née de cela principalement. C’est une interaction entre une chaîne et son public. Mais aussi un public qui a été conscientisé par sa chaîne.

Cette génération elle ne croit plus aux idéologies. Elle ne veut plus entendre parler de tout ce qui a raté. Elle croit au Panafricanisme en lui-même. Elle pense, et c’est mon avis aussi, que le Néopanafricanisme peut devenir une idéologie complète, globale avec sa vision du monde et sans devoir épouser quelque chose d’autre pour exister, un « Communautarisme africain » !

Vous noterez que l’Afrique suit la marche du monde parce qu’au centre du Vieux Continent, il y a ce que l’on appelle le « Néoeurasisme.

C’était une curiosité intellectuelle dans les années 80. C’est en fait une idéologie russe des années 20, dont j’ai été le premier à reparler dans les années 80 (12). Mais, aujourd’hui, c’est l’idéologie officieuse de l’Etat russe.

Les Russes pensent que l’on peut tout bâtir autour de cela. Il faut que l’Afrique suive évidemment la même démarche.

LE NEOPANAFRICANISME TOUCHE A LA FOIS L’AFRIQUE D’EN HAUT ET L’AFRIQUE D’EN BAS

C’est un panafricanisme qui touche à la fois l’Afrique d’en haut et l’Afrique d’en bas. Avec les gens que je rencontre, avec les gens avec qui je discute, particulièrement dans les sommets de l’Union Africaine et ailleurs, il y a des gens qui me disent suivre ce Néopanafricanisme. Ce sont des ambassadeurs, ce sont des chefs d’État, ce sont des ministres. Il y en a quasiment dans tous les pays africains, même si certains gouvernements n’ont pas pris l’option panafricaine, il y a des panafricanistes en leur sein.

C’est aussi une idéologie d’en bas parce que parce qu’elle touche vraiment les gens des masses populaires. Il y a par exemple au Cameroun un mouvement contre le Franc CFA. C’est la « Coalition pour l’abolition du Franc CFA ». Elle est animée par des artistes de rue, elle est animée par des étudiants très jeunes qui sont par exemple encore au collège. C’était un phénomène qui auparavant était tout à fait impensable.

II-2 – LES GRANDS AXES DU NEO-PANAFRICANISME

Quels sont les grands axes du Néopanafricanisme :

* Praxis et action : une idée en marche

* Un humanisme. Contre tout repli identitaire

* Une vision géopolitique continentale : vers un Bloc continental africain auto-centré

* Pourquoi les africains doivent lire Friedrich List ?

* L’Etat africain : un impératif inévitable

* Un panafricanisme des masses

* Quand la conscience des masses précède celle des élites (une première historique)

* Pour une démocratie africaine souveraine: l’Afrique doit cessé de suivre l’agenda et les thématiques occidentales

* Le rôle d’Afrique Média. La bataille des médias au coeur de la grande politique du XXIe siècle

* La recherche des nouvelles alliances

LE NEOPANAFRICANISME C’EST AVANT TOUT « UNE IDEE EN MARCHE » ET UN HUMANISME !

Les grands axes de ce NEOPANAFRICANISME reposent sur une IDEE CENTRALE :

tout d’abord il faut de l’action ! Le Panafricanisme c’est « une idée en marche » (13). L’idée en marche est-ce que Mazzini le grand européen de 1830 disait du mouvement de libération et d’unification de l’Europe, il disait « nous sommes une idée en marche ». Le Grand Victor Hugo disait LUI « je suis une force qui va » ! C’est la même idée, c’est ce que les marxistes appelaient la « Praxis ». Marx n’avait pas tort sur tout évidemment, bien au contraire !

LA DEUXIEME CHOSE : c’est la centralité mise sur l’humanisme, le Néopanafricanisme aujourd’hui c’est un humanisme. C’est l’opposition même à ce qui est le repli identitaire, les idées racialistes, les idées de division, les Petit-nationalismes … L’Africain aujourd’hui est un citoyen du monde, il a son mot à dire dans ce monde et il a beaucoup à apporter au monde. Il faut aller redécouvrir l’histoire africaine et beaucoup d’autres choses !

BLOC CONTINENTAL AFRICAIN ET « NATIONALISME ECONOMIQUE PANAFRICAIN »

LA TROISIEME CHOSE : c’est évidemment la centralité mise sur les thèses géopolitiques. L’idée du « Bloc continental », c’est cela c’est fondamental. Derrière l’idée du Bloc continental, il y a l’idée du développement. Le grand théoricien du développement des états, c’est un allemand qui vivait aux États-Unis et qui s’appelle Friedrich List, au milieu du XIXe siècle. C’est lui qui pose les jalons de ce que l’on a appelé – et c’est péjoratif chez certains intellectuels, alors que cela ne devrait pas l’être, le « Nationalisme économique » (14). Il pose les conditions du développement des États qu’il appelle « en voie de développement ».

Les États en voie de développement pour lui ce sont les États-Unis de 1830-1865, c’est l’Allemagne de 1830-1871. Mais ce sera aussi la Communauté européenne de 1958-1990 (devenue l’UE). Les idées de List était partagées par les concepteurs de la CECA et de la CEE, mais cela était caché parce que l’on ne voulais pas donner à l’Europe qui se construisait sur les cendres du nazisme une caution allemande. Il lance une série d’idées économique : il dit tout d’abord qu’il faut faire tomber à l’intérieur les barrières douanières, en Allemagne il lance un mouvement qui s’appelle le « Zollverein » (l’Union douanière). C’est ce qui permet l’unification allemande, le IIe eich de Bismarck de 1871. Aux Etats-Unis c’est la même chose : il n’y a plus de droits de douane entre États américains, mais il y en avait avant 1810 par exemple.

C’est la même chose sur laquelle l’Afrique doit réfléchir aujourd’hui !

Friedrich List défini un deuxième concept, qui n’est pas née du tout dans les laboratoires du Fonds monétaire international : c’est l’idée de « l’émergence ». Certains économistes ont l’impression que le concept d’émergence apparaît dans les années 80, mais en fait c’est un thème qui apparaît en 1820 ! Il faut en Afrique relire Friedrich List !!! Ce sont vraiment les clés du démarrage économique et unitaire du continent africain.

UN NEOPANAFRICANISME POUR LES MASSES AFRICAINES

LA CARACTERISTIQUE SUIVANTE du NEO-PANAFRICANISME c’est que c’est « un panafricanisme des masses ». Les masses populaires sont prêtes pour le panafricanisme. Et je vais ajouter pour ceux qui connaissent bien les théories de Lénine sur la « spontanéité révolutionnaire » que nous sommes dans un schéma en Afrique aujourd’hui qui est inédit dans l’histoire ! De tous temps dans l’histoire, ce sont les élites qui ont précédé les masses ; aujourd’hui au niveau du Panafricanisme ce sont les masses africaines qui précèdent les élites, qui précèdent les chefs d’État, qui précèdent les partis politiques.

Allez écouter les jeunes, les ouvriers dans les rues de Douala, de Yaoundé ou de Ndjaména et vous aurez une immense surprise ! Ils vont infiniment plus loin dans leur désir d’Afrique que les gouvernements.

C’est un phénomène tout à fait nouveau qui me rend optimiste, parce que ce désir d’Afrique des masses on ne pourra pas l’étouffer ! Et je vais ajouter que dans les 20 années qui vont venir les hommes politiques africains qui voudront aller à l’encontre de cela – que ce soit par petit-nationalisme, que ce soit par pesanteur politique, ou encore pire parce qu’il y a une bourgeoisie africaine compradore qui est très heureuse dans son statu quo néo-colonial -, il faut le dire, ces gens vont se heurter aux masses panafricaines !

POUR UNE « DEMOCRATIE AFRICAINE SOUVERAINE »

LA DERNIERE CARACTERISTIQUE : le Néopanafricanisme dit que l’Afrique doit choisir sa voie vers le développement économique et vers la démocratie.

Il faut aussi voir ce qui se fait en Chine, il faut aller voir ce qu’il se fait en Russie. Il ne faut pas aller uniquement prendre ce modèle américano-occidental qui va d’une crise économique à l’autre et dont je ne pense pas que cela soit une réussite.

Il y a également la question des institutions politiques. Moi je prône ce que j’appelle « la Démocratie africaine souveraine ».

C’est ce que l’on essaye de mettre en place par exemple en Guinée Equatoriale avec le président Obiang Nguema Mbassogo, un système démocratique qui fonctionne avec un dialogue avec l’opposition patriotique, avec des ministres de l’opposition dans le gouvernement.

Il faut mettre un terme à ces guerres civiles qui déchirent les peuples africains. Il faut sortir de ça. L’Afrique ne s’unira pas, ne se développera pas, si elle n’adopte pas l’esprit qui a été celui des Européens en 1945, malgré Auschwitz, malgré le IIIe Reich nazi. De Gaulle, qui est un des vainqueurs de l’Allemagne, va quand même tendre la main à Bonn et il y parle en allemand. C’est de cette démarche là donc je parle aujourd’hui …

II-3 –  LA PLACE DE L’AFRIQUE DANS LE MONDE MULTIPOLAIRE

Quelles sont les questions qui se posent pour le devenir de l’Afrique au XXIe siècle :

* La tentation du repli isolationniste africain

* Pourquoi l’Afrique ne peut plus se libérer seule

* La dimension est la clé du monde de demain : des Grands espaces aux Léviathans géopolitiques

* La nécessité de nouvelles alliances géopolitiques : vers un Axe Eurasie-Afrique

* Pourquoi la globalisation s’oppose à l’émergence africaine

* Pourquoi l’Afrique doit refuser les idéologies du monde globalisé :

ni Mc World ni Djihad

* Ne plus subir les visions géopolitiques des autres

REPLI ISOLATIONNISTE AFRICAIN OU NOUVELLES ALLIANCES GEOPOLITIQUE ?

J’en arrive au bout de ma démarche qui est de résumer les grands axes du NEO-PANAFRICANISME. Ma conviction profonde c’est que l’Afrique seule ne s’en sortira pas.

Il y a actuellement au sein du Panafricanisme des gens qui disent que « nous devons nous replier sur nous-mêmes », que « les africains doivent se replier sur la culture africaine », que « l’Afrique doit s’isoler pendant une génération » … Ne rêvons pas, nous sommes dans un monde globalisé, avec une superpuissance agressive, lesUSA, avec d’autres qui aspirent à le devenir, on ne va pas oublier les africains pendant une génération. Il n’y aurait alors pas de sursaut africain dans 20 ou 30 ans !

Il ne faut pas un isolationnisme africain, l’Afrique ne peut pas se libérer seule parce que ce sont les lois d’airain de la Géopolitique.

Lorsque j’ai dit que « la géopolitique explique le monde », elle explique aussi comment on a une concentration de la puissance. La montée dans la dimension, on l’a déjà connue dans l’Antiquité classique. Donc dans l’Antiquité, on est passé des Cités-États aux royaumes, puis on est allé aux empires Chaque fois c’est la même chose ! Ce qui était possible avec des petits groupes d’états, dans l’Europe à six ou à huit de 1958 (par exemple). Ce que l’on a appelé le Panarabisme qui a échoué et qui était celui de Nasser, du Ba’ah, ou encore tcelui de Kadhafi, ont échoué Car Les pays arabes avaient perdu cette dimension dès les années 80. Et qui était possible pour l’Afrique dans les années 80 et 90, cela ne tient plus aujourd’hui

QUEL EST LE FUTUR DU MONDE, NON PAS DANS DEUX OU TROIS SIECLES, MAIS DANS 25 OU 30 ANS ?

Ce sont les « super blocs géopolitiques » ! Les Américains nous montrent ça : il y a actuellement le Traité Nafta, que beaucoup de monde n’ont pas compris, qui organise l’intégration de l’Amérique du Nord dans un bloc économique ; Et la xénophobie anti-mexicaine de Trump ne fera qua reporter de quelques années cette intégration nord-américaine. Rappelez-vous que les États-Unis suivent les préceptes de Friedrich List. Du bloc économique vous partez vers le bloc politique : c’est l’intégration du Mexique, des États-Unis et du Canada Et il y a aussi le Traité TAFTA, qui vise à l’intégration de l’Union Européenne, pour qu’elle échappe à la Russie.

Nous avons aussi l’exemple de l’Eurasie avec la Russie, qui est tout de même la deuxième puissance militaire mondiale forte de ses 9.000 tête atomique, et celui conjoint de la Chine puissances régionales de premier plan : ils se sont unis dans une union géopolitique que l’on appelle « l’Organisation de coopération de Shanghai ». C’est une union de 13 républiques ex-soviétiques, de la Russie, de la Chine. Viennent d’y adhérer en juillet dernier l’Inde, le Pakistan et l’Iran. Si tous ces gens ensemble, dont le but est un monde multipolaire, pensent que seuls ils n’ont aucune chance, est-ce que vous pensez que l’Afrique, qui n’a pas d’industrie lourde, qui n’a pas de grande armée, qui n’a pas d’armes nucléaires, pourra peser sur la balance mondiale ??? Non évidemment !

IL FAUT DONC POUR L’AFRIQUE DE NOUVELLES ALLIANCES GEOPOLITIQUES ALTERNATIVES

Il faut donc pour l’Afrique de nouvelles alliances géopolitiques. Et elles sont logiques : il faut se tourner vers cette union de l’Eurasie et faire un « AXE GEOPOLITIQUE EURASIE-AFRIQUE » (15) ! Egalitaire car il n’est pas question évidemment de revenir un quelconque colonialisme. J’ai entendu souvent évoquer une « Chinafrique » qui est une réalité, une « Usafrique » … Faut-il craindre une « Russafrique » ? Le leader idéologique de ce Bloc de Shanghai eurasien c’est la Russie. Mais avec elle il n’y aura pas de « Russafrique ». Parce que la Russie n’est pas en Afrique pour recoloniser ou pour les matières premières. Allez voir une planisphère : la Fédération de Russie y est plus grande que l’Afrique, un Etat-continent, ils ont tout ce que l’Afrique a, pétrole, gaz, uranium …

Il faut que l’Afrique échappe aux griffes du bloc américano-occidental !

Parce que si elle ne le fait pas, il n’y aura jamais de monde multipolaire Et la Russie recherche des partenaires géopolitiques.

C’est ce qu’un chef d’État comme le président Obiang Nguema Mbassogo (dont je soutiens l’action depuis plusieurs années, parce que lui a une vision pour l’Afrique) a compris. Et il a signé des accords militaires ouvrant les ports de Guinée Equatoriale à la Flotte russe par exemple au mois de juillet 2016 et des accords militaires avec Pékin en juillet 2017. Cela assure un équilibre des puissances et on en revient à cet équilibre qui existait en Afrique avant 1991 et qui a permis la libération de beaucoup de pays africains .

II-4 – CONCLUSION :

LE CHEMIN DU MONDE NOUVEAU COMMENCE EN AFRIQUE !

* L’Humanisme panafricain porte la libération intégrale de l’homme

* Pourquoi l’unification africaine est la première clé du monde multipolaire

* Paraphraser Marx : les géopoliticiens doivent changer le monde !

Je terminerai sur deux idées centrales !

LA PREMIERE c’est que l’Afrique doit arrêter de subir et de voir le monde avec les idéologies et la géopolitique des autres. Un livre indique ce que l’Afrique doit refuser : c’est un livre qui s’appelle « Mac Word versus djihad ». C’est ce que nous vivons aujourd’hui ,les deux grandes idéologies globalisées, celle de la globalisation capitaliste made in USA et celle du djihadisme ou de l’islamisme radical. La vision américaine du livre est évidemment que l’on devrait choisir entre les deux … Moi je dis « ni Mac word ni djihad » ! Et surtout en Afrique.

LA SECONDE IDEE c’est qu’il faut comprendre une chose : c’est que ce monde multipolaire où il va naître en Afrique où il ne naîtra jamais !!! L’Afrique c’est le continent neuf, c’est le continent de l’avenir, c’est la réserve de beaucoup de choses pour les autres. Suivant que ce sera une Afrique devenue indépendante, qui va se faire respecter, qui va venir à la table des autres puissances qui veulent un monde égalitaire, ou suivant que cette Afrique va être recolonisée par le Bloc américano-occidentale, l’avenir du monde va changer !

Une Afrique qui n’est pas libre, cela veut dire un monde qui ne le sera pas. S’imaginer que tant qu’un homme africain connaîtra ce que moi j’appelle « la troisième génération de l’esclavage », celle de la Finance mondiale, celle des modèles étrangers imposés, un homme ne pourra être libre sur terre, c’est une illusion.

C’est une des raisons de mon combat panafricain, parce que j’aime l’Afrique, parce que j’ai été conquis par l’Afrique. Il y a aussi des raisons intellectuelles, c’est-à-dire que le combat pour l’Afrique est la première étape vers un monde nouveau. Il implique ensuite les autres étapes, comme par exemple la libération de l’Europe occidentale. Et il n’y aura jamais d’Europe occidentale qui sortira de ce Bloc américano- atlantiste s’il n’y a pas une Afrique libre.

CHANGER LE MONDE :

Je terminerai simplement par une réflexion qui paraphrasera celle de Marx au XIXe siècle :

Le grand Marx disait que « les philosophes jusque-là avaient interprété le monde et qu’il était temps qu’ils changent désormais le monde » … J’affirme aujourd’hui que la Géopolitique offre au monde la seule vision pour le changer. Les géopoliticiens doivent aujourd’hui jeter les fondations de ce nouveau monde !

NOTES :

(10) Voir sur PANAFRICOM/

IDEOLOGIE : ESQUISSE DU NEOPANAFRICANISME. L’IDEE PANAFRICAINE EN MARCHE AU XXIe SIECLE …

sur http://www.lucmichel.net/2017/08/30/panafricom-ideologie-esquisse-du-neopanafricanisme-lidee-panafricaine-en-marche-au-xxie-siecle-2/

Esquisse du « Néopanafricanisme » au travers des débats fondateurs de trois grands événements intellectuels : Colloque d’Abidjan (7-8 mai 2016), Conférence de Bujumbura (4 mai 2016), Café Politique de Kinshasa (13 mai 2016) :

* Colloque « Repenser le Panafricanisme pour une grande génération africaine » à l’Assemblée Nationale de Côte d’Ivoire Abidjan, Côte d’Ivoire, 7-8 avril 2016 Luc Michel, Roland Lumumba, Franklin Nyamsi (coordinateur), des universitaires français, ivoiriens, camérounais, congolais …

* Conférence «  Le Burundi au cœur du Panafricanisme » Bujumbura, Burundi, 4 mai 2016 Luc Michel, Willy Nyamitwe (coordinateur), les représentants de la Politique burundaise – CNDD-FDD (parti présidentiel) et opposition -, société civile, parlementaires, presse nationale …

* Café politique du PPRD

Kinshasa, Congo RDC, 13 mai 2016

Henri Mova (SG du PPRD, parti présidentiel de RDC), Luc Michel.

(11) Voir PANAFRICOM/ UNIFICATION ET LIBERATION DE L’AFRIQUE ! LES BASES IDEOLOGIQUES DE PANAFRICOM : L’ABC DU NEOPANAFRICANISME (LUC MICHEL, JUIN 2016)

sur http://www.lucmichel.net/2017/08/30/panafricom-tv-unification-et-liberation-de-lafrique-les-bases-ideologiques-de-panafricom-labc-du-neopanafricanisme-luc-michel-juin-2016/

* « Le Néopanafricanisme est une idée en marche » : Esquisse et Bases idéologiques du Néopanafricanisme …

En 6 videos (Intro – 6 parties – Conclusions), nos bases idéologiques

: Les 33 points de la Libération panafricaine !

Video 1 sur : https://vimeo.com/171024047 Video 2 sur : https://vimeo.com/172043800 Video 3 sur : https://vimeo.com/172044731 Video 4 sur : https://vimeo.com/172047681 Video 5 sur : https://vimeo.com/172601903 Video 6 sur : https://vimeo.com/172606353

* Voir aussi la Page officielle PANAFRICOM II/ IDEOLOGIE DU NEOPANAFRICANISME :

Sur https://www.facebook.com/Panafricom2/

(12) Cfr. PCN-TIMELINE / IDEOLOGIE / 1984 : LE PCN REINVENTE L’‘EURASISME’ MODERNE

sur http://www.lucmichel.net/2014/05/30/pcn-timeline-ideologie-1984-le-pcn-reinvente-leurasisme-moderne/

Et : PCN-SPO /

L’EURASIE EST UNE IDEE EN MARCHE. MAIS QUI PARLAIT DE L’EURASIE ET DE L’EURASISME IL Y A 30 ANS ?

Sur http://www.lucmichel.net/2014/05/31/pcn-spo-leurasie-est-une-idee-en-marche-mais-qui-parlait-de-leurasie-et-de-leurasisme-il-y-a-30-ans/

(13) Voir LES BASES IDEOLOGIQUES DE PANAFRICOM: L’ABC DU NEOPANAFRICANISME – PARTIE VI & CONCLUSIONS. IL FAUT UN “PARTI D’ACTION” POUR L’AFRIQUE !

Video sur https://vimeo.com/172606353

Notamment :

Le Néopanafricanisme étape initiale incontournable (la nécessité du parti avant la Révolution ou de l’église avant la religion).

Le Néopanafricanisme : Une idée en marche ! (L’exemple historico-idéologique de Mazzini).

L’Afrique a besoin d’un “Parti historique révolutionnaire” (L’exemple révolutionnaire du “Risorgimento” italien : nécessité d’un “parti d’action” pour l’Afrique en appui de la diplomatie et des Etats Panafricains).

(14) Voir LES BASES IDEOLOGIQUES DE PANAFRICOM: L’ABC DU NEOPANAFRICANISME – PARTIE II. LE NATIONALISME CONTINENTAL PANAFRICAIN

Video sur : https://vimeo.com/172043800

Notamment :

Le Nationalisme économique panafricain clé du développement et de l’émergence africaine.

Pourquoi l’Afrique doit lire Friedrich List !

La nécessité de l’industrie lourde et l’accumulation du capital africain.

(15) Ecouter en podcast audio sur EODE-TV :

L’AXE GÉOPOLITIQUE “EURASIE-AFRIQUE” (PAR LUC MICHEL) https://www.youtube.com/watch?v=R4h-rDNk-oM

Photos :

Pour un « Parti d’action néopanafricaniste » : Luc Michel avec les « jeunes leaders de RDC » (Marche au quartier Matonge en hommage à Papa Wemba (mai 2016), Luc Michel avec les présidents Obiang Nguema Mbasogo (Malabo, avril 2015), Nkurunziza (Bujumbura, mai 2016), Kabila (Kinshasha (fin mai 2016).

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

(Sources : EODE Think-Tank – EODE-Books – PCN-Timeline – Panafricom –

Panafricom-TV)

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

LA NUOVA LINEA FERROVIARIA TORINO-LIONE: RIAPRIRE IL CONFRONTO

Il 23 Febbraio 2018 è stato reso pubblico un appello rivolto al governo e alle forze politiche per un ripensamento sostanziale sul progetto TAV Torino-Lione.
L’appello è sottoscritto da: 
Sandra Bonsanti, Massimo Bray, Francesca Chiavacci, Stefano Ciafani, don Luigi Ciotti, Vittorio Cogliati Dezza, Paolo Cognetti, Gastone Cottino, Vezio De Lucia, Giuseppe De Marzo, Vittorio Emiliani, Carlo Freccero, Mauro Furlani, Nadia Fusini, Elio Germano, Paul Ginsborg, Valter Giuliano, Franco Marcoaldi, Valerio Mastandrea, Luca Mercalli, Tomaso Montanari, Giorgio Nebbia, Moni Ovadia, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Riccardo Petrella, Christian Raimo, Marco Revelli, Paolo Rumiz, Salvatore Settis, Gino Strada, Gianni Tognoni, Sergio Ulgiati, Edoardo Zanchini.

LA NUOVA LINEA FERROVIARIA TORINO-LIONE: RIAPRIRE IL CONFRONTO

Dopo trent’anni di proclami e di progetti il TAV Torino-Lione è ancora ai blocchi di partenza, essendo state realizzate solo alcune opere preparatorie, anche se «l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera» è stato autorizzato dal Parlamento che ha ratificato precedenti accordi tra Italia e Francia.

Nel frattempo molte cose sono cambiate. La linea originariamente programmata è diventata un semplice “asse ferroviario” in cui si alternano nuove tratte progettate per sostenere l’alta velocità e tratte della preesistente linea storica (così facendo venir meno anche la coerenza interna del progetto). La Francia, pur senza mettere in discussione il tunnel di base di 57 km nella zona di confine, ha rinviato di decenni la scelta riguardante le rimanenti tratte comprese nel suo territorio. L’Italia ha ribadito l’intenzione di realizzare il tunnel (assumendosi, in maniera del tutto irrazionale, l’onere del 58 per cento delle relative spese benché esso insista sul territorio italiano solo per il 21 per cento) ma ha allo stesso tempo seguito nei fatti l’esempio francese per gran parte delle tratte site nel proprio territorio, salvo mascherare il rinvio con motivazioni meno trasparenti.

In questo quadro è stato pubblicato nei giorni scorsi un documento dell’Osservatorio per la Torino-Lione istituito presso la Presidenza del Consiglio in cui si riconosce che «molte previsioni fatte 10 anni fa, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione Europea, sono state smentite dai fatti», salvo poi giustificare comunque la realizzazione del tunnel di base e di altri interventi non meno devastanti in territorio italiano adducendo nuove opinabili ragioni concernenti l’asserita necessità di ammodernare un’infrastruttura obsoleta e non integrata.

Siamo, dunque, di fronte a un’opera progettata e studiata per far fronte a un aumento a suo tempo definito insostenibile dei traffici che viene infine deliberata dandosi atto del conclamato venir meno di tale presupposto. Si tratta di un’evidente anomalia tanto più grave se si considera che le “nuove ragioni” non sono sorrette da alcuna analisi indipendente dei costi-benefici e del ciclo di vita dell’opera e sono contestate da autorevoli tecnici di diversa estrazione, con riferimento sia agli studi previsionali sia ai modelli analitici utilizzati (la cui scarsa attendibilità ha determinato, alcuni mesi fa, la presentazione alla Procura della Repubblica di Roma, da parte di diversi soggetti tra cui alcuni sindaci della Valle, di un esposto tuttora – a quanto consta – in fase di indagini preliminari).

In tale contesto elementari ragioni di trasparenza e di prudenza impongono un supplemento di riflessione e la riapertura da parte del Governo di un confronto con la popolazione locale, le istituzioni interessate, i tecnici da queste nominati e, più in generale, il mondo degli studiosi e dell’economia.

Per questo rivolgiamo alla politica e alle autorità di governo un appello pressante. La decisione di costruire la linea ferroviaria è stata presa quasi trent’anni fa. Oggi tutto è cambiato (sul piano delle conoscenze dei danni ambientali, nella situazione economica, nelle politiche dei trasporti, nelle prospettive dello sviluppo) e i lavori per il tunnel di base non sono ancora iniziati. Aprire un tavolo di confronto reale su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative non provocherebbe, dunque, né battute d’arresto né ritardi. Sarebbe, al contrario, un atto di responsabilità e di intelligenza politica. Un tavolo di confronto pubblico e trasparente, con la partecipazione di esperti nazionali e internazionali, da convocare a breve, è nell’interesse di tutti. Perché c’è bisogno di capire per decidere di conseguenza, confermando o modificando la scelta effettuata in condizioni del tutto diverse da quelle attuali.

Chiediamo dunque alle forze politiche e alle autorità di governo di aprire una nuova fase, di ascoltare i tecnici che da tempo studiano il problema, di non deludere tanta parte del Paese, di dimostrare con i fatti che si vuole davvero perseguire l’interesse pubblico. Lo chiediamo con forza e con urgenza, consapevoli che ad essere in gioco è anche la credibilità delle istituzioni, sempre più delegittimate dal perdurante rifiuto di prendere in considerazione le istanze e le aspettative dei cittadini.

23 febbraio 2018

Sandra Bonsanti (giornalista e scrittrice)
Massimo Bray (già ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo)
Francesca Chiavacci (presidente nazionale Arci)
Stefano Ciafani (direttore generale Legambiente)
don Luigi Ciotti (presidente Libera e Gruppo Abele)
Vittorio Cogliati Dezza (ambientalista)
Paolo Cognetti (scrittore)
Gastone Cottino (già preside della Facoltà di giurisprudenza di Torino)
Vezio De Lucia (urbanista)
Giuseppe De Marzo (economista, coordinatore della Rete dei Numeri Pari)
Vittorio Emiliani (giornalista e scrittore)
Carlo Freccero (autore televisivo e scrittore, componente Consiglio di amministrazione Rai)
Mauro Furlani (presidente Federazione nazionale Pro Natura)
Nadia Fusini (scrittrice e critica letteraria)
Elio Germano (attore)
Paul Ginsborg (storico)
Valter Giuliano (giornalista e ambientalista)
Franco Marcoaldi (poeta)
Valerio Mastandrea (attore)
Luca Mercalli (metereologo e climatologo)
Tomaso Montanari (storico dell’arte, presidente Libertà e Giustizia)
Giorgio Nebbia (ambientalista)
Moni Ovadia (attore e drammaturgo)
Giovanni Palombarini (magistrato)
Livio Pepino (magistrato)
Riccardo Petrella (economista)
Christian Raimo (scrittore)
Marco Revelli (storico e politologo)
Paolo Rumiz (giornalista e scrittore)
Salvatore Settis (archeologo e storico dell’arte)
Gino Strada (medico, fondatore di Emergency)
Gianni Tognoni (medico, segretario Tribunale permanente dei popoli)
Sergio Ulgiati (professore di Analisi del ciclo di vita e Certificazione ambientale)
Edoardo Zanchini (vicepresidente nazionale Legambiente)

Scibona: non siamo più ai tempi del Fascimo (nota al Prefetto)

https://www.tgvallesusa.it/2018/02/scibona-non-piu-ai-tempi-del-fascimo-nota-al-prefetto/

TG Valle Susa - Informazione indipendente

 

COMUNICATO

TAV/ORDINANZE PREFETTO –  (): “Non siamo più al tempo del !”

Il Numero 37 è un numero primo ed in Piemonte è il numero del primato dell’attività legislativa arrogatasi dalla Prefettura di Torino, infatti 37 sono le ordinanze contrarie alla Costituzione che continuano a vietare la circolazione stradale in Valle di Susa.

Pensate che l’attività legislativa (decreto legge) riservata al Governo dalla Costituzione non può avere efficacia per più di 60 giorni se non interviene il Parlamento. Eppure, da noi, in Valle di Susa, i divieti della Prefettura di Torino, riservati dalla Costituzione al Parlamento, hanno durata ultraquinquennale.

La misura è colma, l’articolo 16 della Costituzione contiene una riserva di legge in tema di circolazione e la Prefettura di Torino la infrange da troppo tempo attraverso un potere di origine fascista ridimensionato dalla Corte Costituzionale. Non siamo più al tempo del fascismo! Oppure qualcuno ha piegato lo curvatura spazio temporale per ritornare al tempo di Mussolini?

Ed è inutile sottolineare come queste ordinanze siano contingibili ed urgenti, è palese a tutti che 37 ordinanze ripetute in oltre 5 anni siano emanate per contenere un problema prevedibile ed ordinario. A tal proposito ho presentato, oltre un anno fa, ricorso al Presidente della Repubblica avverso tali ordinanze, ricorso rimasto inceppato in questa burocrazia amministrativa esasperante.

Marco Scibona, Senatore M5S

Tav tunnel sotto il Frejus un deposito nucleare francese?

https://www.tgvallesusa.it/2018/02/tav-tunnel-frejus-un-deposito-nucleare-francese/

 TG Valle Susa - Informazione indipendente

Il FQ fa emergere lo scandalo della TAV sotto il Frejus, inutile. Davvero? Non per la Francia, che vuole costruire nella galleria un laboratorio nucleare. A spese Italiane.

 
Era chiaro dall’inizio che c’era qualcosa che non ci avevano detto, ossia spingere per il  della  sotto il  era totalmente inutile, almeno a livello economico.

Sappiamo però che la  aveva bisogno di ampliare il suo laboratorio di Modane per le ricerche nucleari, piazzandone uno al confine con l’Italia, proprio sotto il Frejus. Per questo lo scavo sarebbe dovuto partire nel 2013, ecco l’articolo:

E’ davvero successo? Ossia i francesi vogliono utilizzare la galleria TAV per ampliare/costruire  il loro laboratorio nucleare? Mettendo, nel caso, a rischio la salute degli italiani vicinali al tunnel? I politici dovrebbero dare una risposta a questa domanda, lecita.

O magari era tutta una bufala la volontà di ampliare il laboratorio francese di Modane, tutti gli articoli in rete sono una bufala… Chissà! E magari anche i residui che si tirano fuori dallo scavo TAV, dicevano fossero anche radioattivi, inyteressante!

Mi sa che non ci è stata detta tutta la verità sui reali fini della TAV. Fini che NON POSSONO ESSERE ECONOMICI; come ben indicato dal Fatto Quotidiano oggi. Strano, la sinistra è al potere da anni ma il problema dell’inutilità della TAV sorge solo oggi, appena prima di una sconfitta epocale del PD.

Lasciare il cadavere all’avversario eh? A pensar male….

http://physicsatmwatt.web.cern.ch/physicsatmwatt/Presentations/MW-Mosca.pdf

Non è forse il caso di indagare?

Fosse per me sigillerei la TAV domattina, lato italiano, ampliando invece il valico. Se i francesi vogliono fare i loro laboratorio nucleare (militare) nascondendolo sotto il Frejus –  e facendolo pagare anche agli Italiani – beh, possono fare da soli. Anche perchè, è vero, il traforo TAV è perfettamente inutile a livello economico. Ma magari non per fini militari (…).

Riassunto: per l’Italia, oltre al danno (dell’austerità EU) anche la beffa (di dover pagare per i laboratori nucleari francesi)?

Ai posteri.

Votate bene italiani, questa sarà l’elezione italiana più importante dal dopoguerra, ne va della vostra sopravvivenza come persone libere e relativamente benestanti.

di Fantomas per Scenaerieconomic.it