Zugliano. Rapina e botte a 3 minorenni. I ragazzi fanno arrestare 2 pluri-pregiudicati

se dovessimo mettere a ferro e fuoco noi le città per ogni aggressione, stupro, violenza, rapina sarebbe tutti i giorni un casino. Se fosse stato a parti invertine ci sarebbero i tggi e giornali che aprono con titoli che già immaginiamo….
05/03/2018 
Una rapina ai danni di 3 sedicenni di Zugliano, uno dei quali è finito in ospedale con prognosi di 8 giorni, è stata messa a segno a suon di calci e pugni da due nordafricani che dopo essere stati identificati dai Carabinieri di Thiene sono finiti agli arresti domiciliari.
Si tratta del trentenne Alouani Othmane e del 25enne Mouhtadi Yassine, entrambi originari del Marocco e pluri-pregiudicati per reati contro il patrimonio.
La loro identificazione è stata resa possibile dal preciso racconto dei ragazzini, che dopo averle prese di santa ragione ed essere stati derubati di portafogli e telefoni cellulari, hanno prontamente chiamato il 112 per chiedere aiuto.
I fatti
Sabato alle 17 la segnalazione ai Carabinieri di Thiene da parte dei 3 minorenni di Zugliano, che hanno dichiarato di essere stati avvicinati da 2 nordafricani mentre passeggiavano in piazza. Lì l’aggressione da parte dei due adulti, con calci e pungi per farsi dare soldi e telefoni. Quindi la fuga dei malviventi a bordo di una Mercedes. Gli uomini del comandante Davide Rossetti sono quindi risaliti all’identità della proprietaria dell’auto, una donna residente a Breganze, nota per le sue frequentazioni con un gruppo di pregiudicati marocchini, residenti a Lugo di Vicenza. I Carabinieri, quindi, si sono precipitati a casa di uno di questi, dove era parcheggiata l’autovettura segnalata. Da lì è scattata la perquisizione domiciliare, che ha consentito di ritrovare i proventi della rapina, telefoni cellulari e portafogli dei ragazzi, che sono stati successivamente restituiti  ai legittimi proprietari.
Le conseguenze
Uno dei 3 minorenni è dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale di Santorso, dove ha riportato una prognosi di 8 giorni per abrasioni al volto. I due nordafricani sono finiti agli arresti domiciliari e ora sono in corso verifiche per accertare se i due pluri-pregiudicati hanno commesso reati simili ai danni di altre persone. Al momento il giudizio direttissimo non è ancora stato fissato.
Mouhtadi Yassine Alouani Othmane

PaP: sovranità è un feticcio. Proprio come sostengono i banchieri

feticcio? E la vs amata costituzione antifascista? Non dice che la sovranità appartiene al popolo? E allora che intendi per “potere al popolo” ????????????????  Di quale popolo?

Ma che caso che la sovranità sia qualcosa di detestato da banchieri, filantropi, speculatori, Mattarella, insomma, gente del popolo …
 PAP sovranità feticcio
PaP: SENZA POPOLO NÉ POTERE
 
22 febbraio 2018 – Come si addice agli assassini, riandiamo sul luogo del delitto. Parliamo della lista Potere al Popolo.
 
Dopo aver spiegato in almeno quattro occasioni le ragioni del nostro dissenso programmatico —il 4 dicembre: JE SO’ PAZZO: L’ESERCITO DEI SOGNATORI; il 20 dicembre “POTERE AL POPOLO”… QUALE POPOLO?; il 10 gennaio: POTERE AL POPOLO: DÉJÀ VU, O QUASI, infine il 25 gennaio VERSO LE ELEZIONI, SCHEDA 4: POTERE AL POPOLO —, vi chiederete perché ci torniamo su?
E’ presto detto, perché più ci avviciniamo al 4 marzo, più Potere al Popolo esibisce cosa davvero è, più la nostra distanza politica aumenta. In particolare dobbiamo segnalare quanto va dicendo Viola Carofalo, che non è una qualunque ma, appunto, la “capessa politica”.
 mattarella cedere sovranità
Prendete l’intervista concessa dalla “capessa” il 20 febbraio a Vanity Fair. Sorvoliamo sulle amenità ed gli stucchevoli luoghi comuni di sinistra. Alla domanda secca, cruciale: “Perché un elettore dovrebbe votarvi?”; la risposta è sintomatica: «Perché abbiamo gli stessi problemi». Un condensato di populismo demagogico, un anti-élitismo di bassa lega. Oltre a ricordare che la farsa elettorale è piena zeppa di politicanti che pigliano per il culo i cittadini dicendogli “abbiamo i vostri stessi problemi”, vorremmo dire alla Carofalo che ciò che qualifica una forza politica è la soluzione che da dei problemi, non i problemi stessi.
 Draghi sovranità
 
E, a proposito di soluzioni, è da sottolineare quanto la “capessa” afferma in un’ intervista calda calda rilasciata a MicromegaL’intervistatore, Giacomo Russo Spena, pur in modo ruffiano, le fa due domande importanti, le risposte sono programmatiche.
 
D. «Nel programma parlate di “rompere l’Unione Europea dei trattati”. Che intendete? La dicitura è alquanto ambigua. Ad esempio, siete pro o contro l’euro?
 
R. Dobbiamo lavorare su due livelli: un Plan A e un Plan B. Non siamo contrari all’Europa in senso nazionalista, ma l’Unione Europea così com’è non va bene. È da riformare perché con la gabbia dell’austerity e coi vincoli del pareggio di bilancio, in questi anni, ci hanno imposto soltanto smantellamento dello Stato sociale, tagli a servizi, sanità, scuola, pensioni e compressione dei diritti sul lavoro. La risposta non sta nell’inseguire le destre né nell’abbracciare il concetto di sovranità nazionale – sono e resto internazionalista – ma nella costruzione di un’Europa che dia diritti ed opportunità alle classi popolari. Questo è il piano A. Ma se si scoprisse che questi trattati non sono riformabili dall’interno, o che non ci siano i rapporti di forza per farlo, guardiamo con interesse ad un piano B. Non moriremo per l’Europa, siamo disposti anche a rompere con essa.
D. E in cosa consisterebbe questo piano B? Il ritorno alla patria?
rockefeller sovranità
 
R. Non ci interessa la sovranità nazionale, quella è un feticcio, ma un’unione con gli altri Paesi del Sud Europa, in difficoltà come l’Italia, coinvolgendo anche gli Stati del Nord Africa. Un’Europa del Mediterraneo – popolare e solidale – contro la locomotiva tedesca».
La Carofalo non poteva esprimere meglio di come ha fatto uno dei collanti politici che tiene assieme i diversi cocci della sinistra poterepopulista. Non rottura e uscita dalla Ue ma ancora la barzelletta, comune a un po’ tutte le forze politiche, della sua “riforma”. Se poi non si riforma allora “piano B”. Quale? Vattelapesca! Un unico concetto luccica nella notte fonda di questo fantomatico “Piano B”: giammai la sovranità nazionale, perché sarebbe nazionalismo di destra, piuttosto l’unione dell’Europa del Sud assieme al Nord Africa — abbiamo spiegato l’aleatorietà di questa Unione del Sud, butta lì alla bene e meglio come contentino ad Eurostop. [1]
 
Quanto afferma la Carofalo, siccome non poteva esprimere meglio il profilo politico antinazionale (ergo anti-popolare) e cosmopolitico (non lo confondiamo, abbiate pietà di noi, con l’internazionalismo) di questa lista, speriamo aiuti i compagni che ci criticano a capire perché non siamo saliti a bordo della scialuppa poterepopulista.
 
Speriamo poi di poter soffermarci su quello che a noi pare l’elemento identitario più  devastante di questa lista, la concezione dei diritti LGBT*QIA+[2]

Die Linke: la sinistra italiota (o collusa?) è differente…..e si vede dagli stipendi e precariato

Ecco l’intervista completa, tradotta in italiano, a Sahra Wagenknecht, parlamentare e leader della componente marxista del partito della sinistra tedesca, Die Linke. Una posizione lucida e coerente contro l’immigrazione di massa, giudicata uno strumento per fomentare le guerre tra poveri e ridurre salari e diritti sociali.
die linke immigrazione
Sahra Wagenknecht (Die Linke):
«Riteniamo che le persone perseguitate politicamente abbiano diritto all’asilo. Ma pensiamo che né per la Germania né per i paesi di origine sia opportuno promuovere e favorire la migrazione di manodopera. Da un lato nei paesi di origine è soprattutto la classe media istruita a migrare, e questo avviene a spese dei più poveri, che non vengono perché non possono. E non abbiamo interesse a creare ulteriore concorrenza in Germania nel settore a basso salario dando alle imprese ancora di più la possibilità di giocare mettendo l’uno contro l’altro, perché tanto avranno sempre qualcuno che a causa della situazione personale è disposto a lavorare per un salario peggiore. Tutto cio’ non ha senso e noi non lo appoggiamo […]
ci impegniamo per le persone a cui le cose non vanno bene, che sono anche i perdenti delle politiche degli ultimi anni. E vorremmo anche un ordine economico globale che impedisca alle persone di essere cacciate dalle loro case. Ad esempio quando parliamo di rifugiati vediamo che solo il 10% di tutti i rifugiati ce la fa ad arrivare nei paesi sviluppati, il 90% vive vicino alla propria terra di origine, la maggior parte di loro viene lasciata da sola e senza aiuto. Dobbiamo aiutarli in quei paesi, a casa loro».

Appena 16 euro al giorno per 10 ore lavorative, il calvario di due ragazze italiane in negozio cinese

è integrazione anche questa. Poi guai a chiedere il reddito di cittadinanza, se venisse percepito, COME SI POTREBBE RICATTARE I LAVORATORI? La mafia dello sfruttamento sarebbe fregata, il dumping sociale abbattuto. Guai per gli sciacalli

23/02/2018 CATANIA – Nella mattinata odierna, personale del Commissariato Borgo-Ognina ha effettuato controlli straordinari finalizzati alla prevenzione e repressione delle violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e dei reati in materia di sfruttamento dei lavoratori. Un controllo è stato effettuato in un esercizio commerciale cinese in centro, insistente su un’area di circa 200 metri quadrati.
Sin da subito sono state riscontrate evidenti criticità per ciò che riguarda la salubrità e la sicurezza dei luoghi di lavoro, con particolare riferimento alla mancanza di spogliatoi e armadietti per i dipendenti, alla sporcizia e alla mancanza degli attestati di formazione dei lavoratori. Per tali motivi, al titolare D.W. sono stati contestati i reati previsti dal decreto legislativo 81/2008.
Durante il controllo, è stato accertato che in quel negozio lavoravano due ragazze italiane, senza contratto, che percepivano, per 10 ore lavorative al giorno, un compenso di 1,60 euro l’ora. Le due dipendenti hanno riferito di accettare tali condizioni di pagamento poiché versano in uno stato di bisogno.
Per questi motivi, il titolare dell’ esercizio commerciale è stato indagato anche per lo sfruttamento dei lavoratori mediante sfruttamento dello stato di bisogno (art. 603 bis c.p.).
Vista la grave violazione dei diritti dei lavoratori, sul posto è stato richiesto anche l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro che, preso atto della situazione, ha effettuato un accesso ispettivo e ha sospeso l’attività in argomento.
Al commerciante scorretto sarà comminata una sanzione che può arrivare a un massimo di 3.600 euro per ogni lavoratore, oltre i contributi non versati.
Infine, all’interno dell’esercizio è stata accertata la presenza di un impianto di videosorveglianza finalizzato al controlli dei lavoratori: anche per questi motivi, si procederà ai sensi della normativa vigente.
senzatetto

Se non hai i soldi, o non li fai fruttare alle coop LO STATO TI UCCIDE

Milano senzatetto
DUE UOMINI, UNO DI 76 ANNI, Ernesto, ED UN ALTRO DI 47 ANNI, Massimiliano R. Su di loro nessuno scrive ma chi erano queste due persone?
CHI LI HA UCCISI? Sì, certo, il freddo. Ernesto è morto NEL SUO APPARTAMENTO, ma non poteva permettersi LE BOLLETTE. Non poteva permettersi il riscaldamento tanto sono una RAPINA. Il secondo NON POTEVA permettersi una casa. Come tanti. O peggio, se ce l’hanno una casa, ma perdono il lavoro, o per bollette o per tasse pignorano e finisci in strada. Perché lo stato li lascia IN STRADA???? Ma davvero volete far credere che se la scelgono sta vita o vi scaricate la coscienza? Ah giusto, pensare al popolo è da POPULISTI, FA SCHIFO. A MILANO ci sono almeno 200 senza tetto QUANTO E’ STATO STANZIATO PER LORO??????
Solo ora come scrive Repubblica, 1 febbraio 2018 SI DEGNANO DI CENSIRLI A MILANO- Si stimano in 4-5 MILA “unità”, guai a chiamarle persone.
Pensate sia migliorata la situazione da allora? Qualcuno se ne è mai interessato? Il problema era noto da tempo, non ci si arriva dall’oggi al domani. Che hanno fatto le istituzioni?????? Come spendono l’enorme gettito fiscale dei contribuenti? Quanto hanno stanziato per questi 50 mila senza tetto????????????
Ernesto, l’italiano morto di freddo senza luce nè gas nella Milano che mantiene migliaia di profughi
23 febbraio 2018
Milano, 2018. Ernesto, italiano, 76 anni, è morto all’inizio di febbraio. I Vigili del Fuoco, che sono entrati scardinando la porta, chiamati dai vicini preoccupati, lo hanno trovato morto sul suo materasso. Non un letto, un materasso. Di freddo. Perché non aveva un letto Ernesto, italiano di 76 anni. E non aveva la luce e l’acqua calda: perché non poteva pagare le bollette. Mica era un profugo, a lui niente hotel e niente pocket money.
Così muore un italiano, a Milano, nel 2018. A proposito: Ernesto era affidato ai Servizi Sociali. Se ne sono fottuti, pensano ai profughi, loro.
Milano, 28 milioni di euro per migliorare la vita dei profughi
 
I contribuenti verseranno per l’accoglienza dei migranti a Milano 28 milioni di euro, cinque in più dell’anno scorso. A parità di posti letto, si punta su «una maggiore qualità – spiega Majorino – vogliamo passare da 422 a mille posti Sprar e diminuire da 965 a 400 quelli nei grandi centri di accoglienza». Lo Sprar non prevede solo vitto e alloggio ma anche corsi di italiano e percorsi di avviamento al lavoro per gli ospiti, da qui l’aumento di spesa. fonte
ARTICOLO SUL SECONDO SENZATETTO UCCISO DALL’INDIFFERENZA DELLO STATO E DALLE SINISTRE TANTO SOLIDALI SOLO CON CHI FA FRUTTARE SOLDI A MAFIA CAPITALE. NO “IL GIORNO”, NON L’HA UCCISO BURIAN L’AVETE UCCISO VOI
Per giunta, Sala si è prodigato per avvisare dei posti letto al caldo ben 200 SENZATETTO DI MILANO. E’ UNA CIFRA DEGNA DI UN PAESE CIVILE?????????? E PER LORO NON CI SONO CASE E POSTI IN HOTEL???????? PERCHE’? Si certo, sono loro che si rifiutano ma bella risposta di comodo, rifiutano di stare ammassati come in un lager, per luoghi dove alle 8 del mattino ti buttano fuori?
 
Burian letale: senzatetto morto di freddo vicino alla stazione Centrale
La vittima, 47 anni, era un ex chef caduto in disgrazia. Appello del sindaco Sala: “I clochard accettino di passare la notte nei centri”
Pubblicato il 27 febbraio 2018
Ultimo aggiornamento: 27 febbraio 2018 ore 16:12
Milano, 27 febbraio 2018 – Vittima del Burian, il freddo vento siberiano che in questi giorni ha portato a un drastico abbassamento delle temperature. Un uomo di 47 anni è stato trovato in arresto cardiaco questa notte in via Vittori Pisani a Milano, nei pressi della stazione Centrale. Senza successo i tentativi di rianimazione del 118, con i sanitari giunti sul posto con un’ambulanza e un’automatica. L’intervento è delle 8.18 e sono stati allertati anche gli agenti di polizia locale.
La vittima è un cosiddetto clochard di ritorno,  conosciuto come ‘il Max’Lui, infatti, faceva questa vita ormai da alcuni anni, ma prima di diventare clochard aveva avuto una storia normale, con una moglie e un lavoro di discreto successo. Prima di finire in strada, abitava a Paderno Dugnano. “Faceva lo chef, e aveva lavorato in alberghi e ristoranti, anche di lusso – ha raccontato all’Ansa Marco, un senzatetto che frequenta la piazza antistante la stazione – e guadagnava anche bene. Poi ha avuto problemi nel matrimonio, ha cominciato ad andare in depressione, poi a bere, e via così ha perso il lavoro e poi ha cominciato la vita di strada”. A trovarlo è stato il portiere di un palazzo, al civico 22 di via Vittor Pisani: “Arrivo sempre prima dell’apertura della portineria, ed ero andato a prendere il caffè con un collega – ricorda – quando arriviamo ci tocca sempre chiamare la polizia locale per fare allontanare i dieci-venti senzatetto che troviamo qui davanti, e l’Amsa per far ripulire tutto. Quando sono arrivati gli altri si sono alzati, come accade sempre, lui purtroppo no”.
Proprio per scongiurare episodi come quello della scorsa notte, in questi giorni il Comune di Milano ha potenziato la capacità ricettiva delle strutture di ricovero, invitando i clochard a recarsi nei centri. E il sindaco Giuseppe Sala è tornato oggi sull’argomento: “La tragica notizia della scomparsa di un senzatetto rafforza la nostra convinzione che queste persone vanno aiutate. Per questo non fermeremo la nostra azione: già da stamane polizia locale e Protezione civile sono di nuovo all’opera per aiutare e convincere i senzatetto ad accettare l’aiuto di Milano. Ieri ho chiesto al comandante della polizia locale di intervenire per cercare di convincere i senzatetto che stazionano nella nostra città ad accettare il nostro aiuto ed usufruire delle strutture del Comune: sono stati contattati più di 200 di loro e, da quanto mi riferiscono, solo otto hanno accettato la nostra offerta. Come ho già sottolineato, la legge non ci permette di obbligarli ad accettare un letto al caldo nei nostri centri”.

Dietro lo spauracchio del “fascismo” il timore dello Stato

Una delle prime cose che ti insegnano alle superiori alle lezioni di economia è che il mercato gradisce poco la presenza dello stato (salvo quando lo deve sovvenzionare) 

23 febbraio 2018
La campagna elettorale che volge al termine è stata dominata dal tema della “minaccia fascista”, spauracchio agitato dalla sinistra liberal e dai suoi media di riferimento. C’è di dice che il pericolo del fascismo sia stato resuscitato per soccorre una sinistra in profonda crisi, senza idee e destinata ad una storica sconfitta alle elezioni del 4 marzo: in realtà, è probabile che lo spauracchio fascista sia tornato per restare ed occupi la scena politica italiana ed europea anche nei prossimi anni. Demolito lo Stato a vantaggio dei poteri euro-atlantici, in economia come nella sicurezza, qualsiasi tentativo di restaurarlo sarà infatti bollato come “fascismo” dall’élite liberal. Lo Stato è l’ultimo baluardo contro la globalizzazione e la dissoluzione delle nazioni nella società cosmopolita.
Stato e globalizzazione: ne rimarrà soltanto uno
Uno spettro si aggira nella campagna elettorale che sta per chiudersi: è lo spettro del fascismo”. All’orizzonte, però, non si vedono né camice nere, né balilla, né dopolavoro, né partito unico, né l’IRI, né l’OVRA, né culti della personalità: c’è chi dice, quindi, che la minaccia del fascismo sia stata resuscita in vista delle elezioni del 4 marzo. Scopo dell’operazione sarebbe soccorre la sinistra uscita letteralmente a pezzi dall’esperienza Letta-Renzi-Gentiloni, cercando di infonderle nuova vita grazie al suo storico cavallo di battaglia: l’antifascismo, appunto.
Se così fosse, lo spauracchio del fascismo dovrebbe dissolversi dopo il voto: chiuse le urne, contate le schede, iniziato l’iter per l’incerta formazione del prossimo governo, anche la minaccia del totalitarismo dovrebbe scomparire, senza peraltro aver rinvigorito la sinistra che si avvia ad una storica disfatta. Ma è davvero così?
L’antifascismo è soltanto un comodo tema da campagna elettorale per la sinistra in crisi di idee e d’identità? No, “la minaccia del fascismo” è tornata per restare e caratterizzerà, nei prossimi anni, non soltanto la vita politica italiana: ma anche quella tedesca, francese, americana, etc. Senza considerare, poi, quegli Stati che già mostrano evidenti tratti di “fascismo” secondo i canoni squisitamente liberali: la Russia di Vladimir Putin.
L’élite liberale, infatti, quella che sostiene da sempre il processo d’integrazione europea, quella che controlla l’ONU e le banche centrali, quella che ha impresso un’enorme accelerazione al commercio mondiale negli anni ‘90 cooptando la Cina, quella che supervisiona i flussi migratori che stanno investendo l’Europa, ha un’idea piuttosto allargata di “fascismo”. Il termine, dai connotati fortemente dispregiativi, è affibbiato a qualsiasi politica economica/interna/sociale che intralci i piani dell’establishment euro-atlantico: frenare l’immigrazione incontrollata è fascismo, attentare all’indipendenza della banca centrale (si veda il caso ungherese) è fascismo, sostenere la natalità contro i piani neo-malthusiani è fascismo, porre dazi o stimolare la domanda interna col varo di grandi opere è fascismo.
Ma chi frena l’immigrazione, ripristinando la difesa dei propri confini? Lo Stato.
Chi avanza pretese di controllo sull’emissione di moneta? Lo Stato.
Chi incentiva la natalità con piani ad hoc? Lo Stato.
Chi pone dazi a salvaguardia delle imprese nazionali o sostiene la domanda aggregata con opere infrastrutturali? Lo Stato.
Uno Stato forte ed efficiente, sicuro di sé, geloso delle proprie prerogative ed attento ai propri interessi è, agli occhi dell’élite cosmopolita che predica la globalizzazione, “fascismo”. Ne consegue che qualsiasi azione tesa a restaurare lo Stato sarà automaticamente etichettata come “fascismo” da chi individua nello Stato il maggiore ostacolo ai suoi piani di globalizzazione sfrenata e cancellazione delle nazioni: ecco perché lo spauracchio del “fascismo” non è transitorio ed accompagnerà l’intero Occidente nei prossimi anni.
Entrata in una fase  di deflusso la globalizzazione, cresciute a livello allarmante le diseguaglianze all’interno della società, falliti i sogni di diluirli in aggregati sovranazionali (gli Stati Uniti d’Europa) o di cannibalizzarli (Siria, Iraq e Spagna), gli Stati stanno rialzando la china. L’establishment liberal schiuma di rabbia e grida: “torna il fascismo!”.
Lo Stato, aggregato di più famiglie (l’unita base che si sta in ogni cercando di cancellare) è una volontà indipendente, un’autorità a sé stante: un individuo che, erigendosi nel mondo, impedisce quel livellamento universale, “il Grande e Santo Impero Universale massonico”, che dovrebbe cancellare lingue, culture e razze. La difesa dello Stato è, agli occhi dell’oligarchia euro-atlantica, l’azione più esecrabile e abbietta: è apostasia. È fascismo.
In vista delle elezioni, Stefano Feltri, firma di diversi giornali liberal e attualmente vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, ha pubblicato per Einaudi “Populismo Sovrano. I populismi si alimentano di un’illusione, che può essere pericolosa: il recupero della sovranità. Ma si tratta di una promessa che non si può mantenere, perché le leve del potere sono, ormai, inesorabilmente altrove.”
Non agitatevi, consiglia Feltri, perché le leve del potere sono ormai “inesorabilmente altrove”. Non è, però, un “altrove” metafisico: sono le stanze ovattate della BCE e della FED, le riunione segrete della Trilaterale e del Gruppo Bilderberg, il palazzo di vetro delle Nazioni Unite, i vari organismi che propugnano “più Europa, più mercato, più globalizzazione, più immigrazione”. Sapendo dove si trova il potere, è anche possibile riappropriarsene e c’è un solo strumento per farlo: lo Stato. Forte, coeso e sovrano.
Se l’élite liberal, la cuspide ai vertici della globalizzazione, l’esigua minoranza che supervisiona questa grande dittatura economica e sociale, ritiene che sia “fascista” difendere e restaurare lo Stato, ebbene, non possiamo che dirci fascisti.
FedericoDezzani

Francia: via subito i finti profughi, un anno di carcere per chi oltrepassa confine

beh Macron non era la salvezza contro quella xenofoba di Marine?

22 febbraio 2018
Gendarmerie e migranti Ventimiglia (foto di repertorio)
Diritto all’asilo, ma “effettivo” e politica di dissuasione per i migranti irregolari (in gran parte economici). Il governo Macron oggi ha annunciato una stretta sul caos invasione. La Francia introduce così il reato di “superamento illegale della frontiera” che prevede la pena di un anno di reclusione e 3750 euro di multa per coloro che, ad esempio, oltrepassano illegalmente il confine a Ventimiglia. I “sans-papiers” rischiano fino a 5 anni di carcere.
In tal senso, nei giorni scorsi alcuni “no borders” avevano inscenato una “camminata della solidarietà” attraverso il cosiddetto Passo della morte tra il confine italiano e Mentone.
Inoltre, è stato previsto l’innalzamento dei tempi di detenzione nei centri che in Francia corrispondono ai nostri Cie (Centri di identificazione ed espulsione) da 45 a 90 giorni, più altri eventuali 45 giorni.
Per quanto riguarda i finti profughi, ossia la maggioranza dei migranti che non ottengono subito il diritto d’asilo anche perché non provenienti da zone di guerra, è in programma un meccanismo di espulsione e rimpatrio molto più rapido. I termini per ottenere l’asilo saranno ridotti dall’attuale media di 11 mesi a soli 6 mesi. Poi fuori.
Tra l’altro, già lo scorso dicembre sono state istituite le cosiddette “brigate mobili” per controllare gli ospiti degli alberghi e residenze gestiti dal ministero degli Affari sociali e lo scorso ottobre davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo il presidente francese era stato esplicito: “Lo statuto di rifugiato deve essere dato nel Paese di origine”.
I provvedimenti, secondo il governo Macron, sono stati adottati a seguito delle “pressanti” richieste dei cittadini francesi, stufi del caos migranti, ma non hanno mancato di sollevare polemiche soprattutto da parte degli esponenti della “gauche”.