SEQUESTRO GATTI-MONTANARI; CAMPAGNA ELETTORALE DELLO STATO DI POLIZIA – VOTARE, OH OH… LA DOMANDA È: CHI È IL PIÙ DETESTATO DA QUELLI CHE IO PIÙ DETESTO?

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2018/03/sequestro-gatti-montanari-campagna.html

MONDOCANE

GIOVEDÌ 1 MARZO 2018

 
Votare nel paese venduto a papi, francesi, spagnoli, tedeschi, americani…

Che questo fosse uno Stato in mano a briganti, ladri, corrotti, sociocidi, vendipatria, bari e tecno-bio-fascisti lo si sapeva. Lo si sapeva, misurando a spanne, più o meno da quando Togliatti, ministro della Giustizia, in perfetta sintonia con la pugnalata alle spalle di Yalta, decretò l’amnistia per tutto l’apparato amministrativo fascista. Ma lo si sospettava fin da quando, nel 1943, l’invasore Usa si accordò con la mafia per la risalita della penisola dalla Sicilia, garantendo in cambio una perenne coabitazione tra criminalità organizzata e classe dirigente al governo del paese sotto tutela USA, tramite Lucky Luciano, Salvatore Giuliano, “Gladio”, Cia, Pentagono, Goldman Sachs (per dire Rothschild e tutto il cucuzzaro di Wall Street) e poi UE.

Da De Gasperi a Berlinguer, passando per puntelli minori, liberale, repubblicano, socialdemocratico e i radicali in funzione di mosca cocchiera, fino all’attuale cosca renzusconiana, il maficapitalismo italiota ha attraversato solo due crisi. Una minore, provocata dai sussulti autonomisti del capo-ladrone Craxi, del tutto velleitaria per i troppi scheletri nell’armadio del soggetto, e una maggiore, quando dal 1968 al 1977 una generazione traversale e interclassista rivoluzionaria riuscì a imporre le uniche riforme di civiltà e progresso dal dopoguerra ad oggi. A questo tentativo fu posto fine mediante la militarizzazione del conflitto (terrorismo, strategia della tensione, organizzazioni armate) gestita da elementi atlantisti interni ed esterni precedentemente citati.

“Fascisti, seminatori di paura e odiatori”: falso scopo di chi ci odia e campa sulla nostra pauraDa tempo, ma con particolare accanimento in vista di queste elezioni politiche, la conventicola finanzcapitalista (appunto Goldman Sachs, Rothschild, Bilderberg e relativi domestici nostrani) del mondialismo fondato sulla riduzione della popolazione e sulla sua deidentificazione, alla quale rispondono quasi senza eccezioni, più o meno consapevolmente, le forze politico-economiche italiane, sta tentando di chiudere i giochi attraverso il taglio metaforico delle corde vocali a qualunque cosa si manifesti fuori dall’establishment. La travolgente campagna trasversale per l’anestizzazione di ogni conflitto dal basso verso l’alto, si basa sulla criminalizzazione di critici e non conformati. A questi disturbatori è data, con classico transfert, la qualifica prepolitica di odiatori, seminatori di paura e fake news. In parallelo si opera il depistaggio politico-mediatico dalla propria feroce guerra tecno-bio-fascista a popoli e ceti subordinati o subordinandi, allo scontro con la sloganistica e iconografia di soggetti paramussoliniani la cui irrilevanza politica e numerica è immutata da mezzo secolo.

Sopprimere la scienza non lobbizzata
In vista del voto preteso da chi ha venduto,il paese e ne ha sodomizzato e poi sventrato i rimasugli, si verifica un episodio assolutamente emblematico dello Stato di Polizia largamente realizzato attraverso, appunto, la soppressione delle voci discordanti, la sorveglianza generale e capillare, la connivenza di sempre più vaste componenti degli apparati di sicurezza e della giustizia, la complicità di un sistema mediatico ormai interamente integrato a portavoce dei poteri criminali. Ne sono venuto a conoscenza attraverso una radio privata e, poi, attraverso una petizione in rete. L’incredibile abuso non è certo apparso sui giornaloni e schermoni.

Una settimana fa la ricercatrice di fama mondiale sulle nano particelle, Antonietta Gatti, da me intervistata nel suo laboratorio di Modena sulle conseguenze delle attività militari nei poligoni sardi (vedi il docufilm “L’Italia al tempo della peste”), aveva deposto al processo di Lanusei sui danni e sulle morti derivanti dalle esplosioni e sperimentazioni da decenni praticate nel poligono di Salto di Quirra. Le ricerche che ne hanno fatto un’esperta mondiale delle nanoparticelle, consulente dell’ONU e di vari governi italiani, avevano portato all’individuazione negli organismi di persone e animali della zona di metalli pesanti con esiti letali. Metalli derivanti dalle sostanze sparse sul territorio dalle esplosioni nel Poligono. Gli elementi forniti da Gatti rischiavano di appesantire fortemente la posizione degli imputati, militari e politici conniventi. Uno sgarro intollerabile alle Forze Armate italiane ed estere, al Ministero della Difesa, alle società produttrici di esplosivi, alla Nato.

Due giorni dopo la deposizione, facendo pensare all’irruzione nel covo di un narcoboss a Medellin, la Guardia di Finanza piomba nell’abitazione e nel laboratorio della Prof.ssa Gatti e di suo marito e collaboratore, Prof. Stefano Montanari e sequestra tutto: computer, documentazioni, apparecchi ature di laboratorio. Vent’anni di ricerche e risultati portati via. Una perdita inenarrabile per i due ricercatori e per la scienza mondiale. Pretesto? Qualcuno aveva obiettato sulla gestione del loro microscopio elettronico. Causa? Gatti e Montanari avevano infranto un tabù, quello per il quale sono stati già inflitto gravi conseguenze alla vita e alla professione di medici e scienziati. I risultati delle loro ricerche avevano messo in discussione le verità dogmatiche sull’illibatezza dei vaccini imposti dalla Lorenzin e degli armamenti adoperati dai generali. Nei prossimi giorni i dati che Gatti avrebbe portato al processo avrebbero inchiodato gli imputati.

Con i militari già spiazzati e furibondi per le risultanze della Commissione parlamentare sull’uranio da loro adoperato in poligoni e guerre, sui soldati ammalati e uccisi in massa per mancanza di protezioni (risultanze da loro respinte con inaudita mancanza di correttezza istituzionale), la denuncia di Gatti e Montanari ha fatto traboccare il vaso. E varcare il limite oltre il quale uno Stato diventa di polizia.

Ho citato questo recentissimo episodio perché mi pare che ben esemplifichi il processo nel quale siamo coinvolti e la direzione nella quale esso si muove. Quando a due scienziati di valore internazionale, invisi a tutti ma sostenuti dai 5Stelle, si sottraggono con atto di forza legalizzato il lavoro di una vita e gli strumenti per portarlo avanti, esattamente nel momento in cui questo lavoro stava provocando imbarazzo e intralcio a responsabili di reati configurati da magistratura e commissione parlamentare e che incidono su un’impunità che si vuole mantenere assoluta; quando tale lavoro e le conseguenze giuridico-politico-economiche che ne potrebbero derivare mettono a repentaglio l’arbitrio di poteri economici assicurato da referenti politici… sappiamo per chi non votare.

Bonino, Fornero, Pinotti, Boschi, Lorenzin, Fedeli, Gelmini, Carfagna…Lilli-Bilderberg-Gruber:”Più donne al potere”
Sarebbe bastato sapere cosa la coppia di ”donne al potere” Fornero-Bonino, il cui vissuto si riflette magnificamente nei volti, ha inflitto a pensionati, lavoratori, giovani, esodati, con il plusvalore boniniano del supporto a ogni macello Nato o israeliano (chi semina odio? Chi paura?), a ogni nefandezza del distruttore di Stato e sradicatore di popoli Soros. Sarebbe bastata la loro trasmigrazione da un polo partitico di nequizie all’altro per capire che Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, non sono che i vertici di un pentagono della “governabilità” che esprime, forse, un tasso variabile di pericolosità nell’istante, ma sempre un tasso fisso di incompetenza, furfanteria e strizzate d’occhio a chi delinque in alto.

Liberi e uguali (agli altri)E la variabile degli spodestati Bersani, D’Alema e del venerabile Grasso, con nel taschino gli eterni onanisti del bertinottismo-vendolismo-sorosismo? Questo follicolo della lebbra che ha infestato l’Italia dalla caduta del Muro, con protagonisti il D’Alema delle bombe sui civili serbi e il Bersani dalle lenzuolate delle liberalizzazioni economicide, sta alla casa madre PD come Lipari sta alla Sicilia. Anche per densità mafiosa. La passione che gli porta “il manifesto”, ci rasserena su quanto la triste brigata non turbi i sonni di George Soros e dello Stato Profondo americano. Del resto, questo strillone di complemento, “comunista”, del mondialismo antisovranista si inserisce alla perfezione nella processione dei turibolanti mediatici che, oltre ogni vergogna deontologica, politica e morale, tributano incensi sacralizzanti a un rottame umano, delinquente patentato, pozzo di nequizie e volgarità, che pretende di portare ancora avanti la sua versione della coabitazione tra politica, economia e criminalità.

Narciso in parlamento? 
Per strapparvi una risatina vi ricordo che resta in lizza la conventicola Giulietto Chiesa-Antonio Ingroia, “Lista del popolo” (i populisti fanno schifo, ma il popolo fa pur sempre gola). Una roba che solo dallo sconfinato solipsismo narcisista dei due della “mossa del cavallo” poteva scaturire. Sarò impietoso, ma è troppo esilarante sciorinarvene candidati e sostenitori. C’è il generale (Rapetto) che si candidò a sindaco di Roma. C’è chi lo assistette nella scalata ed è l’avvocato Diotallevi, presidente del “Comitato di Liberazione Municipale”, cerimoniere di Parlamento e Quirinale e membro di “Persona è futuro”, “laboratorio di cultura politica” di cui si dice che sia gradito a Soros. C’è il romanziere e avventuriero Nikolaj Verzbickij. che, nell’autobiografico “L’educazione siberiana”, ci racconta delle sue origini da cacciatori siberiani, ma anche russe, polacche, ebree e tedesche, dei tatuaggi che pratica e dei coltelli che progetta (Il Fatto Quotidiano:”La bufala che venne dal freddo”). A nobilitare il tutto ci sono il bigottissimo medievalista anticomunista Cardini, il vignettista comunistissimo Vauro e, chissà perché, Davide Riondino.

C’è un precedente nell’affannosa corsa di Giulietto verso il popolo. Avverso ai 5 Stelle per l’insufficiente rigore in politica estera, il giornalista già coerentemente di Stampa, Unità e Radio Liberty, trovò come madrina per il lancio in parlamento di un movimento No Nato Paola De Pin, senatrice uscita dai 5 Stelle. In solidarietà con la collega Gambaro, finita prestissimo nel PD, De Pin dà vita al Gruppo Azione Popolare che sosterrà le larghe intese di Gianni Letta. Dopo un fugace innamoramento per Tsipras, approda, all’insaputa dei suoi elettori, ma in combutta con altri voltagabbana, in ILIC (Italia Lavori in Corso). Incontenibile, nella ricerca del suo Shangrilà, Da Pin aderisce ai Verdi, insieme ad un altro ex-grillino sponsor di Chiesa: il senatore Bartolomeo Pepe, tenendo però un piede anche nella staffa di GAL (Grandi Autonomia e Libertà), quel nobilissimo gruppetto di senatori, con Razzi e Scilipoti, che onora la governabilità rendendosi disposto a qualunque soccorso. Dopo una manifestazione, non anti-Nato ahinoi, ma anti-migranti ad Oderzo, che indice e cui partecipa da sola, la senatrice ex-5 Stelle, ex-Giulietto, ex- No Nato, ex-tutto, completa il suo percorso con il naturalissimo approdo, indovinate un po’ dove: a Forza Nuova (grazie a Andrea Scanzi per i dati).

Gli ex-voto
C’è in FB chi mi chiede ossessivamente per chi voterei. E giù, una dopo l’altra, le ipotesi che gli sembrano attendibili: LeU? No. PCI? No. PC di Rizzo? No. PCL di Ferrando? No. Altri PC? No. PaP? Qui mi arrendo e ora rispondo, per quanto non mi sembri che quesito e responso agitino le sinapsi e le coronarie di sterminate masse. Voi sapete che ho un’età. L’unico vantaggio che riconosco a coloro che avanzano (?) sotto queste sigle è che mi fanno sentire giovane, quasi adolescente. Nel senso che mi ritrovo tra vecchi, magari ventenni (pochini), ma stagionati. O meglio, in una dimensione spaziotemporale dove tutto è rimasto fermo a otto lustri fa e, più o meno, negli stessi luoghi, spesso centri sociali. Leggo di mirabolanti visioni di società belle e giuste. Leggo di classe operaia che è sempre l’avanguardia, anche se ora sono sopraggiunti i migranti, i precari e le donne. Leggo di diritti sociali e civili. Leggo parole che sono le stesse di quarant’anni fa. Tutte giuste. E scivolo nel crepuscolo di Guido Gozzano: „Non amo che le rose | che non colsi. Non amo che le cose | che potevano essere e non sono | state…“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!
Rispetto al discorso tossico che ci avviluppa oggi, i propositi dei rispettabilissimi compagni di PaP andrebbero anche bene. Solo che manca qualcosa. Manca che non ti sei accorto che le classi e le società sono state rivoltate come calzini e che oggi c’è uno 0,1% che spoglia e, un po’ per volta, strozza il restante 99,9%. Manca che non hai capito cos’è e a cosa servono il terrorismo e le nuove tecnologie. Manca che non sai smascherare le False Flag, a partire da un 11 settembre che ha cambiato mondo e storia. Manca che non ti accorgi che quando parli di migranti e accoglienza, contro razzisti e xenofobi, rendi credito all’ipocrisia dei dominanti e non hai capito niente di cosa significhi svuotare di esseri umani il Sud del mondo per riempirlo di militari e multinazionali e per fare a pezzi il Sud d’Europa. Manca la consapevolezza che ti scagliano contro un fascismo di cartapesta perché tu non veda quello vero, moderno, fine-del-mondo. Manca un discorso appena decente su guerre, Nato, basi militari di chi occupa il nostro territorio e la demistificazione delle campagne di diffamazione dei paesi da calpestare e sotterrare. Manca la comprensione di quanto geopolitica e Rothschild determino la sorte di chi presidia i cancelli della fabbrica delocalizzata. Di cosa prospettano gli Usa e a cosa serva la Russia, la Siria e a cosa, invece, servano i curdi a stelle e strisce più stella di David (per i quali sono andati addirittura a militare, nel segno di una generosità terribilmente sprovveduta, alcuni militanti No Tav). Manca il ricordo che i nostri momenti migliori sono stati Dante, il Risorgimento, la resistenza partigiana, Gramsci, tutti coloro che volevano un Italia libera e sovrana. Sovrana e non serva sciocca della globalizzazione in salsa UE o mondialista.

Un’ottima pippa, o un accoppiamento così così?
Ed ecco che votare per Potere al Popolo, per quelli che si ritengono i veri antagonisti, come la candidata, bandiera dei No Tav, Nicoletta Dosio (l’altra bandiera, Alberto Perino, grandissima figura di combattente con visione a 360 gradi, sta con i 5 Stelle), significa corroborare l’inganno planetario ordito dai veri padroni. Significa compiacersi di godere da soli, senza effetto alcuno. Su amici e nemici. Eppure votare bisogna. Siamo manipolati, disinformati, raggirati. Del nostro voto fanno quello che vogliono. Ma di noi se astenuti fanno ancora meglio quello che vogliono.

Grandi donne, grandi lotte

Ho visto un bellissimo film delle donne che, un secolo fa, a forza di arresti, mazzate, scioperi della fame, scontri con la polizia, ordigni incendiari, conquistarono il diritto al voto. Erano le suffragettes. Per sollevare il vessillo della loro lotta e interrompere la corsa dei cavalli a Epsom, davanti a re Giorgio V, Emily Davison ci rimise la vita. Beato il paese che produce eroine. Le suffragettes rimarrebbero male se non votassimo. Antonietta Gatti è una di loro.

Chissà perché quel mio interlocutore non mi ha chiesto dei 5 Stelle. Deve aver ritenuto l’ipotesi troppo improbabile, forse scandalosa… Io posso solo dire che, per quante perplessità mi suscitino le parole, mosse e cravatte di Luigi Di Maio, con tanti 5 Stelle ho fatto esperienze che contano. Se tengo presente Alessandro Di Battista, che conosco, i suoi alti e bassi, la forza della sua indignazione, l’impegno a essere preparato, penso, spero che non sia ancora il momento di ammainare la bandiera della rabbia e indossare quella della rispettabilità, con conseguente ricollocazione del M5S nello spazio politico. M5S che resta comunque in prima fila nella difesa di welfare, lavoro, ambiente, anche se occorrerebbe meno casualità nella selezione dei quadri e, finalmente, una visione complessiva, culturale e ideologica, della società che si vuole.

Di più non è dato, ma filmando e raccontando la lotta contro il TAV, il TAP, i gasdotti, le trivelle, le basi Usa a partire dal MUOS a Niscemi, le discariche e gli inceneritori, i poligoni della morte in Sardegna, le missioni militari, i decreti sui vaccini, le rapine dei banchieri, gli scempi del dopo-terremoto, le cementificazioni, tra tanti cittadini singoli, comitati e associazioni, senza casacca partitica, come forza parlamentare ho trovato sempre e solo i 5 Stelle. Mi auguro che sappiano tenere dritta la barra. In ogni caso mi riservo il diritto di pentirmene.

E poi c’è una considerazione risolutrice, per quanto in negativo: il M5S fa paura, odio, schifo a tutti coloro che a me fanno paura, odio, schifo. Detto questo, al momento so solo per chi NON voterò e mi specchio in Eugenio Montale: “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.

 

MOSCOU, TEHERAN ET L’UNIFICATION DE L’EURASIE (I) : POURQUOI L’AXE PEKIN – MOSCOU – TEHERAN EST-IL LA REALITE GEOPOLITIQUE DESTINEE A DURER ET A SE RENFORCER EN EURASIE ?

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 03 01/

LM.GEOPOL - Alliance russie iran I (2018 03 01) FR 2

« En termes stratégiques, Israël ne présente plus aucun intérêt pour la Russie qui pense d’ores et déjà à une alliance eurasiatique, impossible à réaliser sans la présence iranienne »

– Debkafile (Israël, 10 février 2018).

LM.GEOPOL - Alliance russie iran I (2018 03 01) FR 3

« Les équations politico-militaires ont changé hier après l’écrasement de l’avion de chasse d’Israël. C’est dire qu’Israël a reçu une grosse claque de la part de l’armée syrienne, puisque cela a remis en cause leur fameux ’Dôme de fer’ semant la panique parmi les Israéliens.

L’événement mérite de faire l’objet d’une réflexion plus approfondie, d’autant plus que l’avion s’est écrasé au cœur d’Israël »

– Cheikh Nabil Farouk (membre du Conseil central du Hezbollah chargé de la supervision des activités de la lutte armée).

« Ne nous leurrons pas, cependant. Sauf changement imprévu de nature considérable dans la région, la Russie n’est pas à la veille de devenir l’allié d’Israël. Opposée par définition aux Etats-Unis, la Russie a opté pour une stratégie qui la ramène à des alliances tactiques avec l’Iran, le Venezuela, la Corée du Nord et d’autres indésirables. De plus, les Russes sont déterminés à n’abandonner pour rien au monde leurs alliés des temps anciens – ceux de l’ère soviétique – L’Organisation de Libération de la Palestine et le Président syrien Bachar el Assad »

– Jforum (20 février 2018).

UN MOT A MES LECTEURS

Lorsque j’ai commencé à pratiquer l’analyse géopolitique au début des Années ’80, avec notre « Ecole géopolitique euro-soviétique » (1), cette science sortait d’un long purgatoire. Assimilée à l’expansionisme du IIIe Reich, alors qu’elle avait émergé au XIXe siècle à lafois aux USA, en France et en Allemagne, elle était devenue une science maudite. Interdite même en URSS, alors que Staline la pratiquait en maître. J’ai vu la Géopolitique resurgir, avec notamment en France le géographe Lacoste et la Revue ‘Hérodote’. Et j’en ai fait la colonne vertébrale de ma pensée.

Quarante ans plus tard, je suis agacé non par le succès de la Géopolitique, mais bien par le fait qu’elle soit galvaudée. Certains qui « font de la géopolitique » (comme on fait du tricot ou de la

byciclette) n’en maîtrisent aucun des fondements. D’autres croient qu’il suffit de plagier les idées d’un éditorial, de noter quelques axes d’une analyse télévisée sérieuse (et incomprise), ou encore de dire « géopolitique » cinq fois dans une phrase (en faisant des sauts de cabri, pour paraphraser de Gaulle), pour analyser la marche géopolitique du monde.

En particulier, la guerre de Syrie, où s’accumulent les intervenants et les fronts, où les « guerres par procuration » (« proxy wars ») s’additionnent, et où la complexité des événements appelle au raisonnement froid, lucide, a vu émerger ce que j’ai appelé ironiquement « la géopolitique de l’émotion » (qui est tout sauf de l’analyse géopolitique) (2). A propos des coups de poker opportunistes de la Turquie, certains se sont égarés (3). C’est aussi le royaume brumeux des théoriciens complotistes et négationnistes. Où tout simplement des amateurs de « Unes choc » pour attirer le lecteur …

1 – L’ALLIANCE ENTRE MOSCOU ET TEHERAN VA-T-ELLE DURER ?

Après les « tournants géopolitiques » (sic) de Erdogan (qui est resté et reste membre de l’OTAN), nos analystes de l’émotion se saisissent en ce moment des relations entre Moscou et Téhéran. Dont ils annoncent qu’elle vont se briser (sic), dont ils évoquent de sombres « accords secrets entre américains et russes » (resic). Oubliant que la base de leurs raisonnements fallacieux, ce ne sont pas des documents russes ou iraniens, mais bien des analyses destinées à leurrer l’opinion publique et à tenter d’opposer les partenaires de Damas. Analyses qui proviennent d’officines liées à Tsahal ou au Mossad, comme le soi-disant Think-Tank israélien ‘Debka’ …

L’Axe Pékin – Moscou – Téhéran, qui est un axe à trois, repose sur des fondamentaux géopolitiques indispensables à l’unification du continent eurasiatique voulue par Moscou (et son Néoeurasisme) et Pékin (avec ses « nouvelles routes de la Soie ») :

– Tout d’abord précisément ce double projet à la fois géoéconomique et géopolitique – l’unification continentale économique préparant celle géopolitique, selon les théories du « nationalisme économique » de Friedrich List – impose l’inclusion de Téhéran, puissance régionale émergente et surtout pivot géopolitique de l’Eurasie au Proche-Orient (4) ;

– Ensuite, la géopolitique de la Caspienne, vue de manière similaire depuis Moscou et depuis Téhéran, impose elle aussi un Axe Russo-iranien (5).

Dès lors les analyses provocatrices israéliennes, où l’alliance russo-iranienne et le retour de la parité stratégique imposée par Moscou entre Israël et ses adversaires fait paniquer, n’ont aucune chance de se réaliser. C’est la première fois depuis 1982 qu’un avion de combat israélien est abattu par la DCA syrienne. «  Cet événement, dit le ‘New York Times’, a remis en question les compétences de l’armée de l’air israélienne » !

Et face à ce que Téhéran apporte aux projets eurasiatiques de Moscou et Pékin, Tel-Aviv n’a rien à offrir (6). Et surtout ce qu’oublient nos analystes émotifs ou complotistes, l’Eurasie c’est la puissance continentale qui seule pourra vaincre la Thalassocratie américaine. On le sait à Washington et on n’y recherchera aucun accord avec le double ennemi continental sino-russe. Relire Zbigniew Brzezinski !

2 – LA DONNEE FONDAMENTALE AU PROCHE-ORIENT :

LA FIN DE LA NEUTRALITE RUSSE VIS-A-VIS D’ISRAEL

En dépit d’intenses efforts diplomatiques, qui se doublent d’une offensive médiatique de Tel-Aviv et de ses alliés, personne, à commencer par les Israéliens eux-mêmes, n’a été pris au piège : « ce qui reste dans les esprits, c’est moins l’image du supposé drone iranien abattu au Golan que celle de la carcasse du F-16 de l’armée de l’air d’Israël, carbonisé en plein cœur de la Galilée », dit ‘Debka’

(il faut lire ‘Debka’, non pour y trouver des analyses fiables, mais bien pour comprendre ce que pensent les généraux israéliens) ;

‘Debkafile’, site proche des milieux du renseignement de Tsahal (comme l’américain ‘stratfor’ l’est du Pentagone) revient d’ailleurs sur la «

 trace russe  dans cette débâcle qui devrait, toute raison garder, pousser Israël à revoir sa stratégie en Syrie ». Le site croit savoir que « les 25 missiles S-200 qui ont visé les F-16 israéliens font partie d’un système de défense anti-missiles placé sous le commandement russe ». « En ce sens, la Russie était sans doute au courant de la riposte qu’allait effectuer la DCA syrienne, ce qui témoigne d’un profond changement des rapports stratégiques dans la région et réduit presque à néant les efforts de Tel-Aviv pour apaiser les tensions et ramener la situation à l’avant 10 février ».  Et ‘Debka’ d’ajouter :  « au plus fort des frappes israéliennes contre le sol syrien et de la cinglante riposte de la DCA syrienne, Netanyahu a contacté en urgence les présidents russe et syrien, car il a bien compris à quel point l’escalade des tensions risquait de devenir incontrôlable » !

Le site se réfère ensuite aux experts sécuritaires « qui évoquent le nom des missiles SAM-5 (S-200) comme étant celui qui ont abattu le

F-16 israélien, type de missiles dont la portée atteint le nord d’Israël ». « C’est un point à ne pas prendre à la légère », ajoute ‘Debka’ qui, visiblement en colère, se moque du ministre israélien des Affaires militaires Lieberman : « L’appel lancé par Netanyahu à Moscou et à Washington pour déclencher une désescalade va à rebours des fanfaronnades auxquels M. Lieberman nous a habituées, surtout l’une des plus récentes d’entre elles, aussi bien déplacée que non nécessaire, où il évoquait « une action militaire israélienne à la fois contre la Syrie et le Liban ». Lieberman est même allé jusqu’à menacer les ennemis d’Israël en ces termes : « ne mettez pas à l’épreuve notre patience ». « Et bien ce qui s’est produit samedi 10 février constitue très exactement cette mise à l’épreuve », conclut ‘Debka’

‘Debka’ annonce » la fin des liens  privilégiés d’Israël avec la Russie » (7) : « à vrai dire, les dialogues qu’entretiennent d’habitude Poutine et Netanyahu ne valent rien, car à chaque fois qu’une situation spéciale se produit, Poutine ne fait qu’agir en fonction des intérêts stratégiques de la Russie ». Debka ne pousse pas plus loin son analyse, mais il le dit de manière à peine voilée : « en termes stratégiques, Israël ne présente plus aucun intérêt pour la Russie qui pense d’ores et déjà à une alliance eurasiatique, impossible à réaliser sans la présence iranienne ».

INDIFFERENCE DES USA OU CYNISME MACHIAVELIQUE ?

Le tout face à l’indifférence des USA due aux errements et à l’amateurisme de l’administration Trump. A moins que ce ne soit à un cynisme machiavélique de Washington, dont la volonté de se maintenir en Syrie a tout à gagner d’une confrontation entre Israël et ses voisins.

‘Bloomberg’ reproche à Washington « son indifférence vis-à-vis de l’incident survenu ». Le journal américain ‘Daily Beast’ est clair à ce sujet lorsqu’il écrit : « Le samedi 10 février, on s’est rendu compte qu’Israël a des idées illusoires sur deux questions : la première, Israël s’imagine pouvoir être à l’abri de la guerre interne en Syrie. Et la seconde, il espère que sous la présidence de Donald Trump, les États-Unis seraient un allié plus fiable pour Tel-Aviv.

Mais douze heures après l’incident de samedi qui a abouti à la destruction d’un F-16 de l’armée israélienne par la DCA syrienne, les États-Unis sont restés silencieux. »

Le samedi 10 février, le Pentagone a publié un communiqué dans lequel il a apporté « sa sympathie » envers Israël, tout en soulignant « qu’il n’était pas impliqué dans l’intervention israélienne en Syrie » !

LES ESPOIRS DECUS DE NETANYAHU A MOSCOU

En toute connaissance de cause, s’appuyer sur la Russie dans l’objectif de « limiter l’influence de l’Iran dans la région » n’a encore apporté aucun résultat souhaitable pour Tel-Aviv. Le Premier ministre israélien a essayé, au cours de toutes ses visites ces derniers mois en Russie, de tracer «  les lignes rouges d’Israël au sujet de la présence iranienne en Syrie » et de convaincre ainsi le président russe Vladimir Poutine de « changer de stratégie sans pour autant, l’influencer en aucune façon : Poutine restait toujours calme, voire froid ». Lors d’une conversation téléphonique le 11 février avec Benjamin Netanyahu, Vladimir Poutine a évoqué les frappes aériennes menées par l’armée de l’air israélienne contre des cibles en Syrie, a annoncé samedi le Kremlin : « Moscou a appelé Tel-Aviv à éviter toute mesure susceptible de déclencher une nouvelle escalade des tensions », selon la même source.

Benyamin Netanyahu voulait convaincre Vladimir Poutine de la véracité de ses inquiétudes, mais ce dernier y a pas tenu tête. La réaction la plus médiatisée de Poutine en date du 23 août 2017, jour où le Premier ministre israélien en visite à Moscou a rappelé, aussi stressé qu’anxieux, à Poutine que « le Corps des gardiens de la Révolution islamique et les forces du Hezbollah libanais étaient prêts à attaquer Israël via la Syrie ». « Très calme, le président russe a noté que l’Iran était l’allié stratégique de la Russie au Moyen-Orient, mais qu’Israël est également un partenaire important pour la Russie dans la région » (c’était bien avant le 10 févier 2018), a annoncé à l’époque le quotidien russe ‘Pravda’.

Le ministre russe des Affaires étrangères, Sergueï Lavrov, avait toujours indiqué que « la présence iranienne en Syrie était légale » et que Moscou « n’avait donné aucune garantie pour un retrait des forces alliées iraniennes du territoire syrien ». Quelques heures après l’incident du 10 février, le ministère russe des Affaires étrangères a publié un communiqué dans lequel il a exprimé le mécontentement de Moscou contre les raids aériens israéliens sur la Syrie. « Nous n’admettons en aucune façon qu’un danger menace la vie des militaires russes en Syrie. Tous les pays doivent respecter la souveraineté nationale syrienne. Nous demandons à toutes les parties de faire preuve de retenue et de s’abstenir de tout acte qui compliquerait la situation », a écrit le ministère russe des Affaires étrangères dans un communiqué.

L’analyste chevronné israélien Chemi Shalev a évoqué, pour le journal ‘Haaretz’, « l’optimisme illusoire du premier ministre israélien Benjamin Netanyahu quant à l’établissement des liens étroits avec le président russe Vladimir Poutine et le fait de rallier Moscou à sa cause (…) Faisant preuve d’amitié sans précédent envers M. Poutine, Netanyahu a tenté de créer cette fausse image que la Russie pourrait se rallier avec Israël dans ses tentatives visant à contrer l’extension de la présence iranienne en Syrie et au Liban », a-t-il ajouté avant de confirmer le contraire.D’après lui, « la Russie a déjà montré qu’elle ne cherche que ses propres intérêts aussi bien au Moyen-Orient que dans d’autres points du globe et qu’elle n’accorde aucune importance aux intérêts d’Israël ».

3 – LA RAPPROCHEMENT RUSSIE – IRAN VA EN S’APPROFONDISSANT :

COMMENT LA RUSSIE VA PRENDRE OUVERTEMENT POSITION EN APPUI A L’IRAN

« Les raids israéliens sur la Syrie rapprochent Moscou et Téhéran » dit la presse israélienne « ces attaques conduiront la Russie à prendre ouvertement position en appui à l’Iran » …

Dans son numéro du 12 février, le journal israélien ‘Haaretz’ revenait sur les conséquences des attaques aériennes d’Israël sur la Syrie, en rapport avec l’écrasement, le 10 février, d’un F-16 israélien par la DCA syrienne. D’après le journal israélien, « ces opérations risquent de transférer l’épicentre de la guerre en Syrie vers un autre front inattendu et contraindre les Russes à prendre désormais ouvertement une position favorable à la partie iranienne ».

« Une intervention israélienne en Syrie pourrait entraîner cette conclusion que la crise syrienne relève plutôt d’une guerre contre Israël, que d’une guerre civile et cela aussi renforcera la position de l’Iran et de son allié Hezbollah ». Israël va « devoir suivre cette approche dans la perspective des relations entre trois pays que son l’Iran, la Russie et la Turquie. Or, en tout état de cause, ces trois pays vont essayer d’éloigner les États-Unis et Israël de la donne syrienne », conclut le journal israélien ‘Haaretz’.

NOTES :

(1) Voir sur PCN-TV /

NOTRE ECOLE GEOPOLITIQUE ET SA VISION DU MONDE (PARLONS DE NOUS – 1) / LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS – 002

sur http://www.lucmichel.net/2015/02/22/pcn-tv-notre-ecole-geopolitique-et-sa-vision-du-monde-parlons-de-nous-1-luc-michel-vous-en-dit-plus-002/

Au début des Années 80, THIRIART fonde avec José QUADRADO COSTA et moi-même l’« Ecole de géopolitique euro-soviétique » où nous prônons une unification continentale de Vladivostok à Reykjavik sur le thème de « l’Empire euro-soviétique » et sur base de critères géopolitiques.

Théoricien de l’Europe unitaire, THIRIART a été largement étudié aux Etats-Unis, où des institutions universitaires comme le « Hoover Institute » ou l’ « Ambassador College » (Pasadena) disposent de fonds d’archives le concernant. Ce sont ses thèses antiaméricaines « retournées » que reprend largement BRZEZINSKI, définissant au bénéfice des USA ce que THIRIART concevait pour l’unité continentale eurasienne.

Sur l’Ecole de géopolitique euro-soviétique, cfr. :

* José CUADRADO COSTA, Luc MICHEL et Jean THIRIART, TEXTES EURO-SOVIETIQUES, Ed. MACHIAVEL, 2 vol. Charleroi, 1984 ;

* Version russe : Жозе КУАДРАДО КОСТА, Люк МИШЕЛЬ и Жан ТИРИАР, ЕВРО-СОВЕТСКИЕ ТЕКСТЫ, Ed. MACHIAVEL, 2 vol., Charleroi, 1984.

Ce recueil de textes fut édité en langues française, néerlandaise, espagnole, italienne, anglaise et russe.

* Et : Жан ТИРИАР, « Евро-советская империя от Владивостока до Дублина », in ЗАВТРА ЛИ ТРЕТЬЯ МИРОВАЯ ВОЙНА ? КТО УГРОЖАЕТ МИРУ ?, n° spécial en langue russe de la revue CONSCIENCE EUROPEENNE, Charleroi, n° spécial, décembre 1984.

(2) Cfr ; Luc MICHEL, SYRIA COMMITTEES Website/ FAILLITE ABSOLUE DE LA « GEOPOLITIQUE DE L’EMOTION » EN RUSSIE …

sur http://www.lucmichel.net/2017/04/12/syria-committees-faillite-absolue-de-la-geopolitique-de-lemotion-en-russie-en-frappant-la-syrie-trump-a-suivi-les-conseils-derdogan-dixit-lafp/

(3) Cfr. Luc MICHEL, GEOPOLITIQUE/ QUEL SOI-DISANT ‘RAPPROCHEMENT TURCO-RUSSE’ ? ERDOGAN REUSSIT SON COUP DE POKER OPPORTUNISTE !

sur http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-quel-soi-disant-rapprochement-turco-russe-erdogan-reussit-son-coup-de-poker-opportuniste/

(4) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ DE L’AXE MOSCOU-TEHERAN A UN AXE EURASIATIQUE MOSCOU-PEKIN-TEHERAN :

COMMENT LA CHINE S’EST AUSSI RAPPROCHEE DE L’IRAN

sur http://www.lucmichel.net/2017/11/04/luc-michels-geopolitical-daily-de-laxe-moscou-teheran-a-un-axe-eurasiatique-moscou-pekin-teheran-comment-la-chine-sest-aussi-rapprochee-de-liran/

Et sur :

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

L’AXE MOSCOU-TEHERAN : UNE REALITE PUISSANTE A LA FOIS POUR L’EURASIE ET LE PROCHE-ORIENT

sur http://www.lucmichel.net/2017/11/02/luc-michels-geopolitical-daily-laxe-moscou-teheran-une-realite-puissante-a-la-fois-pour-leurasie-et-le-proche-orient/

(5) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ LA MER CASPIENNE : PIVOT STRATEGIQUE DE L’INTEGRATION EURASIATIQUE VERS L’IRAN

sur http://www.lucmichel.net/2017/12/26/luc-michels-geopolitical-daily-la-mer-caspienne-pivot-strategique-de-lintegration-eurasiatique-vers-liran/

(6) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ COMMENT MOSCOU S’ELOIGNE CHAQUE JOUR DAVANTAGE DE TEL-AVIV !?

sur http://www.lucmichel.net/2018/01/31/luc-michels-geopolitical-daily-comment-moscou-seloigne-chaque-jour-davantage-de-tel-aviv/

(7) Cfr ; sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ OU VA ISRAEL ? (I) : LA DEGRADATION IRREVERSIBLE DES RAPPORTS ENTRE MOSCOU ET TEL-AVIV … sur http://www.lucmichel.net/2018/02/23/luc-michels-geopolitical-daily-ou-va-israel-i-la-degradation-irreversible-des-rapports-entre-moscou-et-tel-aviv/

Et sur :

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

GRAND JEU AU PROCHE-ORIENT: POUTINE ‘NOUVEAU TSAR’ DE L’ORIENT (III).

LA FIN DE LA NEUTRALITE BIENVEILLANTE AVEC ISRAEL

sur http://www.lucmichel.net/2017/12/20/luc-michels-geopolitical-daily-grand-jeu-au-proche-orient-poutine-nouveau-tsar-de-lorient-iii-la-fin-de-la-neutralite-bienveillante-avec-israel/

(Sources : Debkafile – Bloomberg – The Daily Beast – Pravda.ru – Haaretz – EODE Think-Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

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ALBERTO BAGNAI: “IL PD HA DISTRUTTO L’ECONOMIA. I DISOCCUPATI SONO ALMENO IL TRIPLO”

16 febbraio 2018

“Le forze economiche che sostengono il PD non vogliono che scenda la disoccupazione, perché ciò che abbassa i salari aumenta le rendite. Il PD è il partito della rendita. Comprendendo sottoccupati e scoraggiati, l’Italia è in testa alla classifica sulla disoccupazione”
Professor Alberto Bagnai, docente di politica economica, punta di diamante degli economisti contrari alla moneta unica, candidato per la Lega alle Politiche, Renzi ha detto che lei è un pericoloso estremista che vuole sfasciare tutto.*
La mia candidatura è stata commentata dagli avversari politici come la dimostrazione del pericoloso estremismo della Lega. In particolare perché secondo i miei avversari politici io sarei uno che vuole sfasciare l’Europa. È divertente notare che immediatamente dopo, Toni Negri, forse leggermente più estremista del sottoscritto, ha rilasciato un’intervista a Vanity Fair nella quale auspicava che Bruxelles prendesse le redini del governo italiano. È la dimostrazione che esiste un provato estremismo tra i sostenitori del progetto europeo. Progetto che studiosi autorevoli come Vladimiro Giacchè, Luciano Barra Caracciolo e Giuseppe Guarino hanno dimostrato come sia incompatibile con la nostra Costituzione.
Non a caso gli avversari che mi danno dell’estremista sono quelli che hanno cercato di cambiare La Costituzione. Da questo punto di vista i conti tornano. Per quanto riguarda l’estremismo: nessuno vuole la guerra e nessuno vuole sfasciare alcunchè. Studi come quello del Fondo monetario internazionale dimostrano che da quando siamo nell’eurozona è in atto una disgregazione delle strutture economiche dei paesi. Nel senso che l’euro avvantaggia i paesi forti e svantaggia quelli deboli. È assolutamente moderata e prudente la posizione di Salvini che si pone il problema di cosa fare ove mai uno scenario di disgregazione dell’eurozona non venisse arrestato. Quello che può arrestarlo, come dice Stiglitz, sarebbe la volontà politica dei paesi del centro dell’Europa di cooperare con la periferia dell’Europa. Ma vediamo ogni giorno di più che questa volontà non c’è. E anzi vediamo che Bruxelles si prepara a un’ulteriore stretta sul sistema bancario che rischia di metterci definitivamente in ginocchio, cosa di cui il nostro attuale governo pare essere inconsapevole. Questo non è essere moderati e prudenti, è essere estremisti: l’estremismo del mercato, l’estremismo del pensare che affidandoci totalmente ai mercati finanziari loro sapranno cosa fare di noi. E infatti lo sanno: carne di porco.
Renzi e il governo PD portano avanti questo tipo di disegno piegandosi ai diktat di Bruxelles?
È un dato oggettivo che ho analizzato nel mio blog in un post intitolato Renxit (uscita da Renzi): i governi a guida PD o quelli tecnici sostenuti dal PD hanno portato avanti il programma contenuto nella lettera della Banca centrale europea dell’agosto 2011. Tutto quello che la Bce chiedeva, punto per punto, è stato fatto. Ad eccezione di modificare la costituzione, lì non ci sono arrivati per il voto del dicembre 2016. Hanno fatto la riforma che rende più stringenti le regole di bilancio, introducendo il pareggio di bilancio in Costituzione. Hanno abolito strati amministrativi intermedi come le province, anche se in modo pasticciato creando confusione. Sono intervenuti ulteriormente sul sistema pensionistico, con la riforma Fornero. Hanno rivisto le norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, col Jobs Act. Queste misure sono state chieste dall’Europa 7 anni fa e dopo 7 anni vediamo quello che hanno prodotto: un disastro, un deserto nell’economia italiana. Questa agenda era sbagliata, perché impedisce allo Stato di avere quegli ammortizzatori che consentono di intervenire quando c’è bisogno di sostenere l’economia in caso di crisi.
A proposito di deserto dell’economia, PD e ministri vari rivendicano grandi risultati sul fronte economico, esultano per il tasso di disoccupazione attuale, attribuiscono meriti al Jobs Act.
Il governo rivendica di aver ottenuto grandi risultati ed è normale che lo faccia, siamo in campagna elettorale, ogni elettore è in grado di fare la tara a queste affermazioni. Dobbiamo capire quanto la ripresa che si sta manifestando nell’economia italiana sia dovuta all’azione del governo o non sia piuttosto dovuta al traino delle altre economie, che stanno facendo tutte meglio dell’economia italiana, e questo non ci viene detto.
Nel suo blog scriveva che i dati reali della disoccupazione sono molto più alti: sommando disoccupati, scoraggiati e sottoccupato si sfiora il 40%, saremmo in situazione peggiore rispetto a Grecia e Spagna. Ma in televisione ci raccontano che la disoccupazione diminuisce e che c’è la ripresa, gli elettori cosa devono pensare?
Salvini dice che lui vorrebbe un paese normale. Una mia definizione di paese normale: quello in cui viene considerato occupato solo chi guadagna abbastanza da mantenere se stesso e la famiglia. Io sono nato in un paese normale: a quel tempo lavorava solo mio padre, poi mia madre quando siamo cresciuti ha voluto dedicarsi a un’attività lavorativa, ma l’ha fatto per scelta, non perché costretta dalla fame. Adesso se non hai almeno due lavori non puoi mantenere una famiglia, e a volte non bastano nemmeno a mantenere un figlio.
Le statistiche non sono truccate, si tratta di criteri statistici condivisi a livello europeo, ma come ho dimostrato nel post di agosto, l’Eurostat ha preso una decisione diversa rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti, dove il Bureau of labour statistics (ufficio di statistica del lavoro) riporta sei definizioni del tasso di disoccupazione. La più ampia considera disoccupati anche i lavoratori che hanno un part time involontario, cioè coloro che vorrebbero lavorare a tempo pieno ma non gli è consentito, e anche i lavoratori scoraggiati, coloro che non risultano disoccupati perché non stanno cercando un lavoro avendo rinunciato a cercarlo. Se si adotta questo criterio, l’Italia è in testa alla classifica della disoccupazione. Le stime ufficiali della disoccupazione, fornite dal governo per tranquillizzarci, sottostimano molto il fenomeno: i disoccupati veri, coloro che non mantengono una famiglia col proprio lavoro, sono circa il triplo di quello che ci viene raccontato. E lo sono in conseguenza di una serie di riforme che hanno precarizzato il mercato del lavoro. Se sei in un sistema nel quale l’aggiustamento macroeconomico deve avvenire con l’abbassamento dei salari, perché il valore della moneta rispetto a tuoi partner commerciali è 1 a 1, essendoci l’unione monetaria, devi rassegnarti ad avere più disoccupati. Il PD è il partito che genera disoccupati, il partito della disoccupazione.
Disoccupati o sottoccupati ma con il bonus una tantum del governo…
Gli 80 euro, o il reddito che io chiamo di “qualcosanza” (cittadinanza, dignità ecc.) sono ovviamente misure palliative, perché ti non risolvono il problema di pianificare il futuro. Sono misure che tutti percepiscono come insufficienti e non mettono in circolazione nell’economia abbastanza liquidità. La strada è quella degli investimenti pubblici che dovrebbero però essere finanziati con la moneta per non creare ulteriore debito. Non ci sarebbe alcuna controindicazione, salvo quella di far aumentare l’inflazione, che però è quello che tutti vogliono, senza riuscire ad ottenerlo. Fare una politica di investimento per la riqualificazione dei territorio, per la stabilizzazione dei precari, per non togliere infermieri e medici dagli ospedali, attiva un percorso di crescita che rende il debito pienamente sostenibile. La verità è che le forze economiche che sostengono il PD non vogliono che scenda la disoccupazione, perché ciò che abbassa i salari aumenta le rendite finanziarie. Il PD è anche il partito della rendita. Non è il partito dell’economia sana e produttiva, ma quello della grande finanza. La struttura economica dice questo: un partito che difende la grande rendita finanziaria. E questa è una critica che viene fatta anche da sinistra.
L’immigrazione indiscriminata, oltre che allarme sociale, determina delle storture dal punto di vista economico?
Un importante economista keynesiamo come Skidelsky lo ha autorevolmente sostenuto: inserire persone in un contesto nel quale le tutele per i lavoratori sono state abbassate, con provvedimenti come il Jobs Act, amplifica gli effetti negativi. L’economia è un sistema di vasi comunicanti: se ci sono persone disposte a lavorare per poco, il salario tenderà ad abbassarsi. Esiste anche il problema dell’allarme sociale. Accogliere i rifugiati è un dovere, ma la percentuale di costoro rispetto al totale degli arrivi è minima. Assistiamo al fallimento delle politiche di integrazione, non solo in Italia: il fallimento deriva anche dal rifiuto di un insieme condiviso di valori. Integrarsi significa assimilare dei valori, ma se i valori non ci sono non puoi assimilare nulla, così siamo tutti disintegrati, noi autoctoni e chi arriva. Sappiamo che i governi precedenti a quello Gentiloni si erano impegnati ad assorbire l’immigrazione in cambio di flessibilità di bilancio da parte della Ue, sulla base dell’ipotesi che gli arrivi fossero un fatto congiunturale e non strutturale. Questa politica dell’accoglienza ha attirato un enorme numero di persone, alcune delle quali sono morte in circostanze drammatiche. In questo l’Ue ha avuto un atteggiamento pilatesco. In Austria è stata schierata la gendarmeria, a Ventimiglia hanno chiuso le frontiere: i nostri partner europei dicono possono accettare i rifugiati, ma non i cosiddetti migranti economici. Perché questi ultimi li dovrebbe accettare l’Italia? Non è questo il modo per risolvere il problema. Tant’è che le stesse persone che ci hanno esortato sulla strada dell’accoglienza, con argomenti molto di pancia, molto demagogici, ora dicono che l’accoglienza indiscriminata è negativa, posizione che molti hanno letto come un autentico voltafaccia.

Orrore per rubare una borsetta: ​tunisino spacca i denti all’anziana

nessuna manifestazione di solidarietà verso una donna, per giunta in fascia debole, da parte delle “donne femministe” tanto in prima linea per i diritti delle donne, ma non interessa tanto della loro sicurezza se questa “istiga all’odio” e pregiudica “la condivisione delle diverse kulture”

L’ha aggredita per portarle via la borsa che conteneva pochi soldi e alcuni effetti personali. La ferocia di Idriss Nsibi le ha rotto due denti e il labbro
Bordighera – Ha strattonato una donna di 69 anni, Maria Artesi, mentre stava rincasando nel tardo pomeriggio e dopo averla scaraventata a terra, spaccandole due denti e il labbro, le ha portato via la borsa, contenente denaro e pochi effetti personali.
borsetta
Non contento, il giorno dopo ha rapinato del borsello un uomo, questa volta senza ferirlo e si stava preparando a commettere un altro scippo. Il tutto è avvenuto, tra il 16 e il 17 febbraio scorsi, a Bordighera (Imperia), sulla via Romana, nei pressi del Municipio. Idriss Nsibi, 29 anni, tunisino con una lunga sfilza di precedenti, è stato arrestato nel tardo pomeriggio di ieri dai carabinieri.
È stato grazie al frame di una telecamera del sistema di videosorveglianza cittadino, che i militari sono riusciti a identificare il giovane magrebino, senza fissa dimora, che pare si stesse preparando a scappare in Francia. Ma l’aspetto più inquietante è che quest’uomo – soggetto particolarmente violento e pericoloso – ha una sfilza di precedenti in Italia. È il mese di gennaio del 2013, quando viene arrestato con le accuse di maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona e lesioni, nei confronti della moglie venticinquenne. Malgrado i lividi sul viso, la donna non aveva mai trovato il coraggio di confessare gli abusi, per paura di ritorsioni. Ogni volta che finiva in ospedale, raccontava la solita favola della caduta accidentale. Bisognerà attendere la fine di dicembre del 2012, perché finalmente decida di recarsi in caserma dai carabinieri – approfittando del momentaneo allontanamento dell’uomo – per denunciare. La venticinquenne racconterà di essere stata più volte aggredita con calci, pugni e cavi elettrici usati come fruste.
Ma non finisce qui.
Idriss ha anche precedenti per droga e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, oltre che per rapina. È il primo pomeriggio del 9 aprile 2015, quando assalta una coppia di turisti originari di Asti, che stava passeggiando sull’Aurelia all’altezza del porto turistico di Bordighera. Dopo averli a lungo pedinati, strappa la borsetta alla donna. Dentro ci sono il portafoglio e uno smartphone. Nel tentativo di resistere allo scippo, la donna riporterà la contusione a una mano.
.Fabrizio Tenerelli – Gio, 22/02/2018

Sassi sulle auto, la spiegazione del nigeriano: “Nessuno mi dava un passaggio”

forse se usa così dobbiamo farla nostra sta kultura come auspica qualcuno

 Identificato il colpevole del folle gesto di ieri: si tratta di un nigeriano 23enne ospitato dalla caritas di Cremona
E’ successo ieri verso l’ora di pranzo. I carabinieri di pandino hanno fermato un uomo che lanciava sassi sulle auto dal ponte Adda.
Sassi sulle auto, placcato dai carabinieri
Sono stati gli automobilisti a notare l’uomo che lanciava sassi sulle auto dal ponte e ad allertare il 112. Prontamente sono intervenuti i carabinieri per fermare l’uomo. Lo straniero, un nigeriano 23enne, alla vista dei militari ha tentato la fuga nei campi e nella boscaglia. Raggiunto dai carabinieri ha opposto una strenua resistenza, brandendo un chiodo arrugginito lungo una ventina di centimetri.
Minaccia i carabinieri con un chiodo arrugginito
Viste le condizioni alterate dell’uomo, in preda a un vero e proprio raptus di follia, i carabinieri hanno richiesto l’intervento di un’autolettiga. L’uomo è stato portato in ospedale a Crema dove è stato sedato e tenuto sotto osservazione per diverse ore. L’uomo è stato identificato tramite fotosegnalamento, perchè non aveva con sè i documenti. Si tratta di un profugo nigeriano 23enne dimorante in una struttura della Caritas di Verona.
“Nessuno mi dava un passaggio”
H.J, queste le sue iniziali,  si è giustificato asserendo di aver agito così perchè si era perso e nessuno si fermava per dargli un passaggio.
L’uomo è stato dichiarato in stato di arresto per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Nella colluttazione sono rimasti leggermente feriti due carabinieri. Su disposizione del PM dellaProcura della Repubblica di Cremona, l’uomo è stato tradotto in carcere. Nella mattinata odierna seguirà il processo per direttissima. I carabinieri  invitano altri eventuali conducenti che sono rimasti vittime dell’azione criminosa a rivolgersi ai carabinieri di Pandino che stanno procedendo.
23 febbraio 2018

Romeno bruciò viva una donna . Pena ridotta: “Usò poco alcol”

le donne tanto emancipate in eterna lotta per i diritti delle donne non si sono indignate, roba di poco conto, insomma.

In appello pena ridotta e reato derubricato a omicidio preterintenzionale. Il caso arriva in Cassazione
Diede fuoco alla compagna, dopo averla pestata. Ma per i giudici quello del romeno senza fissa dimora non fu un omicidio volontario.
“Solo” preterintenzionale, perché – è la giustificazione adottota dal tribunale d’Appello – la quantità di alcol utilizzata per rendere la donna una torcia umana sarebbe stata troppo poca.
I fatti risalgono al settembre del 2014, come racconta il Tempo. In primo grado l’uomo venne condannato a 14 anni di galera per omicidio volontario. Quando gli agenti arrivarono nella tenda dove viveva con la compagna, Maria, trovarono la donna in fiamme (sarebbe morta poco dopo in ospedale) e una mezza bottiglia di alcol lì vicino.
In appello, però, i giudici accorciarono la pena detentiva e derubricarono il reato a omicidio preterintenzionale perché – scrive il quotidiano romano – “la quantità di alcol usata per dare fuoco alla convivente era poca e dunque avvalorava l’ ipotesi di una morte preterintenzionale”.
A vincere, in quell’occasione, fu l’avvocato difensore di Gurean Benoni, Alessio Senserini. Il quale era riuscito a convincere la toga che aver utilizzato solo mezza bottiglia di alcol significava che a uccidere la donna era stata la tuta acrilica indossata da Maria.
Il figlio della vittima e l’avvocato Domenico Nucci hanno dunque fatto ricorso alla Cassazione che ora dovrà decidere se gli esiti giudiziari dovranno essere revisionati e il processo di Appello riscritto.
Claudio Cartaldo – Gio, 22/02/2018