FANTASTICO SPUTTANAMENTO DI TUTTA L’OPERAZIONE “ATTACCO CHIMICO A DOUMA”!!!

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MONDOCANE

VENERDÌ 13 APRILE 2018

https://www.facebook.com/thedurancom/videos/670391636625753/ 

Al link qui sopra trovate la prova decisiva, sconvolgente, inconfutabile, di quanto falsa e infame sia stata l’accusa ad Assad di aver bombardato con armi chimiche la cittadina di Douma. Si vede una sede della brigata di jihadisti asserragliata nell’ultimo fortilizio di Al Nusra nella provincia di Ghouta, in cui persone lavorano dietro un tavolo, altre persone appaiono sfaccendate e molti bambini giocano a palla. Improvvisamente viene fatta suonare la sirena di un allarme aereo e i ragazzini e bambini, come per un esercizio perfettamente imparato in prove, si buttano per terra e si fingono morti o morenti.

Immediatamente compaiono sanitari in camici bianchi a somministrare soccorsi, soprattutto mascherine d’ossigeno e schiumogeni da far poi uscire dalle bocche delle “vittime”.

Nel 1912 in Siria, a Homs, avevo visto un filmato dello stesso genere: istruttori adulti disponevano corpi di minori e bambini sul pavimento e con una sostanza rossa gli dipingevano addosso del sangue”. Dopodichè arrivavano le telecamere dei media amici a riprendere “l’ennesima strage di Assad”. Lo si vede nel mio docufilm “Armageddon sulla via di Damasco”.Allora né la Turchia, né l’Arabia Saudita, né i servizi uccidentali avevano ancora insegnato ai jihadisti di fabbricarsi armi chimiche (poi da loro sperimentate su conigli, come illustrato da un altro video che a suo tempo avevo messo in rete).

E’ sulla base di una “prova” come quella recitata dagli attori di una presunta strage chimica, definitivamente smascherata da questo e altri video, che una conventicola di gangster, autodefinitisi donne e uomini politici, capi di Stato, primi ministri, ministri, dei più potenti Stati occidentali, sostenuti nei loro crimini da uno sterminato coro di cortigiani, servi, prostitute, pali, politici e mediatici, si preparano a fare altri milioni di morti, frantumare e spezzare via un altro paese e poi altri paesi ancora.

Non ci basta? Non ci basta per utilizzare ogni nostra residua energia, rabbia, odio (sì quell’indispensabile odio che le Boldrini e gli Zuckerberg vorrebbero esorcizzare, con quanto resta di conflittualità, in quanto offensivi nei confronti dell’establishment), forza, rispetto per noi stessi e per l’umanità  e lanciarla contro i responsabili di queste efferatezze e quelli che gli tengono bordone?

Questo è un appello che ho scritto per la Lista Comitato No Nato.

Gli Usa, il Regno Unito, la Francia, Israele, con la Nato al seguito, dopo averlo minacciato, preparano un attacco alla Siria, Stato arabo laico, democratico e socialista  ancora in piedi dopo 7 anni di aggressione e massacri, attacco che inevitabilmente coinvolgerà i suoi alleati, russi, iraniani e Hezbollah e non potrà non provocare reazioni e  culminare in una catastrofe planetaria, addirittura nucleare.

Coloro che promettono di attaccare sulla base di un’evidente macchinazione provocatoria, come quella dell’ennesimo presunto uso di armi chimiche a Ghouta da parte di Assad, proprio nel momento di una sua decisiva vittoria sul mercenariato jihadista, sono gli stessi che hanno trascinato il mondo in guerra dopo guerra sulla base di bugie, falsità, inganni, come le armi di distruzione di massa di Saddam, la responsabilità per l’11 settembre dell’Afghanistan, i bombardamenti sul proprio popolo di Gheddafi e Assad. Procedono alla distruzione e sottomissione di qualsiasi elemento statuale non allineato, causando milioni di morti innocenti e inenarrabili devastazioni. Ognuna di queste operazioni costituisce un crimine contro l’umanità.

Oltre al martirizzato popolo siriano, oggi è a rischio l’intera umanità per il fanatismo bellico e la frenesia di potere e ricchezza dei dirigenti di una minoranza che pretende di definirsi “comunità internazionale”, rappresentandone non più del 17%. Di fronte a questa corsa verso il suicidio planetario siamo finora rimasti attoniti e passivi. Se non è ora il momento per sollevarsi in massa, senza distinzione di ideologie e posizioni geopolitiche, riprendendo il filo di una lotta contro gli sterminatori, i profittatori di guerre e genocidi, gli schiavisti di un’economia che per affermarsi travolge popoli, nazioni, pezzi di mondo, domani non lo è più di certo.

Muoviamoci, organizziamoci, ribelliamoci, denunciamogli assassini e i loro complici. Assediamoli! Fermiamoli! Ne va della vita.

Lista Comitato No Nato.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 17:42

Il rettilario uccidentale, il verminaio jihadista, gli sciacalli della stampa: A TUTTO GAS

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MONDOCANE

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(Ragazzi è lungo, ma non credo non potesse esserlo, data la portata degli argomenti. Prendetevela calma, per un po’ non disturbo)

Quel pazzo di Assad…

I siriani sono un popolo di inebetiti che si fanno governare da un mentecatto sadomasochista che utilizza un esercito di deficienti. Così, nella provincia di Ghouta,  da cui terrroristi jihadisti al soldo di Usa, Israele, Turchia e Arabia Saudita facevano il tiro al piccione sui civili di Damasco, liberata al 90% a costo di interrabili sacrifici e costi, con decine di migliaia fuggiti dai jihadisti che rientravano alle loro case, cosa fanno Assad, esercito e siriani plaudenti? Cosa fanno  dopo che Usa, UK e Francia, notoriamente in fregola di massacri, avevano promesso castighi spaventosi in caso di attacco chimico di Assad? Cosa fanno dopo che l’avevano sfangata nel 2013  dalla stessa identica accusa di aver ucciso qualche centinaio di bimbetti siriani con i gas nervini, sfangata grazie alla smentita dei satelliti russi, grazie alla scoperta di alcuni genitori che quei cadaverini appartenevano a loro figli rapiti da Al Nusra settimane prima nella zona di Latakia e grazie alla consegna e totale distruzione sotto controllo ONU (cioè Usa) dell’INTERO arsenale di armi chimiche siriano? Cosa fanno?

Manco fosse l’idra trumpiana composta da un Bolton (Sicurezza Nazionale Usa), o un Pompeo (Dipartimento di Stato), o una Gina Hagel (CIA), invasati di eccidi, guerre e torture, Assad ordina un’apocalisse chimica su donne e bambini a Douma, ultimo fortilizio in cui sono asserragliati i mercenari israelo-saudi-Nato che si fanno forti dello scudo umano imposto alla popolazione. Un esercito di fratelli, sorelle, padri e figli di quelle donne e di quei bambini, esegue con la coscienza umana e civile di un cyborg alimentato a bile nera di cobra. E il popolo? Plaude, in attesa che ad Assad gli giri di prendersela chimicamente con un altro dei loro quartieri o villaggi.

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In ogni caso, la genialata di Assad è servita a un effetto collaterale. Sempre che collaterale sia. Negli ultimi due venerdì, Israele ha commesso più omicidi di Jack lo Squartatore in 30 notti ad alto tasso di neuroni roventi. Avete presenti i videogiochi con i quali i registi culturali statunitensi educano il pupo yankee a trovare il massimo del godimento e del riconoscimento di cittadino dabbene per quanti più bipedi disintegra, città rade al suolo, paesi fa deflagrare? I cecchini di Tsahal appostati al sicuro per il tiro al piccione contro manifestanti a mani nude, stomaci rinsecchiti e vesti sbrindellate, a quella scuola si sono fermati. Ma nello Stato degli ebrei eurocaucasici incistato in Palestina, hanno seguito corsi di perfezionamento. Ebbene, grazie a Ghouta chi parla più di mattanze ebraiche a Gaza?  E neanche di porcate di Facebook contro la nostra incolumità-privacy-libertà?

Quel demente di Putin…

Allargando lo sguardo a un altro settore del cottolengo puntato da Usa e soci, si elevano in tutta la loro agghiacciante demenza il presidente di 150 milioni di russi, appena riconfermato con un adesione che nessun governante occidentale si sogna, il suo servizio di intelligence, fin qui considerato uno dei più professionali del mondo, e il suo popolo che agli altri due tributano un’ irresponsabile fiducia.  Cosa  fa Putin mentre le armate Nato bussano a tutti i suoi confini, su di lui si abbatte un ciclone mediatico  di odio, calunnie, falsità, deformazioni, invenzioni, di tutte le camarille giornalistiche dell’Occidente  e ogni elezione andata male viene attribuita ai malefizi dello “zar del Cremlino” (salvo poi, oplà, risultare originata dagli occidentalissimi Facebook e Cambridge Analytica)? Cosa fa l’autocrate di Mosca mentre sta come al circo la partner del lanciatore dei coltelli, solo che stavolta quello prova a coglierci?

Il supermago dei vecchi servizi ordina ai supermaghi di quelli nuovi di beccare un vecchio arnese russo dello spionaggio britannico, sparargli un po’ di gas nervino con il logo “made in Russia”, per bonus extra spararne un po’ anche a sua figlia in visita dalla Russia, e ottenere che il Russiagate, finora mantenuto nei limiti di una mano elettorale data a Trump, Brexit, Di Maio e Salvini (ora entrerà in lizza anche Orban), esploda come uno Zeppelin su tutto il pianeta, con fiamme che ci si ripromette avvolgeranno l’intero “impero del male”.

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E meno male che c’è Bolton

Come farebbero i reggitori del mondo libero, civile, democratico a vincere il confronto con la barbarie se non avessero di fronte antagonisti con tali eccelsi quozienti d’intelligenza? Come farebbero a portare avanti la loro battaglia per i diritti umani, contro le molestie alle donne, l’odio per Hillary, Boldrini e Asia Argento, contro i fascisti perennemente risorgenti. contro i bulli a scuola, contro chi, rigettando il neoliberismo dei “liberal”, precipita nella regressione del sovranismo, dell’egoistica autodeterminazione, del rifiuto del multiculturalismo che si ottiene attraverso il ginnico movimento di popolazioni sollevate dal loro obsoleto contesto storico, contro chi, insomma, si oppone al miglioramento della razza?

Come farebbero senza quelli, modernamente di destra, che astutamente si fanno passare per sinistra (parlo del manifesto e di chi il giornaletto sorosiano tiene per “quotidiano comunista” e ci scrive, vero Manlio Dinucci?), mollando quella zavorra che non sa stare a tavola, non si veste UE e vota populista. Quella destra rigenerata che da George Soros si è fatta insegnare come per gabbare lo santo e farla finita con la festa della pace imbelle, della sovranità affidata al popolino, dei diritti degli scansafatiche, del rispetto tra Stati, basta calcare la penna o la voce quando si scrive o si dice “sinistra”. Dite che il trucco si vede? Non quando da mane a sera (gli smart dicono h24) ti sventolano sul muso la bandiera arcobaleno dei diritti umani con al centro Asia Argento che si bacia con la Boldrini.

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 Statista Usa

Come farebbero a sventare le mostruose macchinazioni contro l’umanità di  questa baraonda di squinternati se non disponessero della sollecitudine di un Bolton che da sempre perora l’annientamento nucleare di Stati delinquenti come Iran e Nordcorea; se non ci fosse un Pompeo che, da capo Cia, con la sua sezione eugenetica era riuscito a modificare biologicamente i testicoli degli agenti nemici in granelli di popcorn; se non ci fosse una Gina Hagen che, nelle carceri segrete Cia in Tailandia, ha personalmente provveduto a rimuoverli del tutto, quei coglioni?

 Watchdog di chi?

Come farebbero senza la stampa a edicole e schermi unificati, bellezza? Per modelli supremi di giornalismo watchdog del potere vanno presi organi che, come il New York Times o il Washington Post osannato dal noto lobbista Spielberg, invece sono da sempre  watchdog del lettore, le zanne le affondano nel lettore che, osando divergere, diventa bodrinianamente un “hater”, odiatore. E male gliene deve incorrere. Lo sanno bene il “manifesto” e la sua lobby. Tanto bene che quando a Michele Giorgio, corrispondente a Tel Aviv, incombe l’onere di stigmatizzare le carneficine israeliane a Gaza, istantaneamente il giornale rigurgita di rievocatori della Shoah, delle infami leggi razziali, dell’antisemitismo che infesta l’Europa come la peste del 1630, o la spagnola del 1917. Si ristabilisce lo squilibrio.

Di qua Netaniahu, di là Soros

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Del resto si tratta di una divisione dei compiti. Sta diventando di evidenza solare la competizione tra due tendenze storiche dell’ebraismo, una nazionalista e una mondialista. Non è questo il momento per andare ad analizzarne le origini, i teorici, gli esecutori. Ma da una parte c’è lo stato europeo (di semiti ci sono solo gli arabi convertiti) fondato in Palestina con le sue mire espansioniste e il ruolo di sorvegliante della regione del petrolio e delle marche al confine tra impero occidentale e il resto del mondo. E qui ci sono i Begin, gli Sharon, le Golda Meir, i Ben Gurion, tutto il cucuzzaro terrorista e guerrafondaio del Grande Israele, fino a Netaniahu. Dall’altra parte c’è la globalizzazione imperialista, stadio supremissimo del capitalismo transnazionale che, con la forza delle armi, della sorveglianza e del dollaro, deve travolgere statualità, comunità, identità, sovranità, per un unico governo mondiale di spirito talmudista. E qui, dall’oceano di ricchezza e potere chiamato Wall Street, svettano i Rothschild, i Warburg, i Barclay, i Goldman Sachs, i Rockefeller e il formidabile braccio operativo Soros.

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Quando il grande giornalismo è investigativo

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Torniamo alla stampa, baby. Particolarmente valida è ovviamente quella investigativa. Chi, investiga meglio nelle botteghe, nei retrobottega e negli scarichi del regime? Chi giorno dopo giorno, non risparmiando mai nessuno, fa le pulci ai notabili corrotti, ai trasformisti, ai tagliaborse parlamentari, ai palloni gonfiati, ai ciarlatani e saltimbanchi tra Senato, Montecitorio e Palazzo Chigi, non risparmiando neppure i potentati di economia, banche, industria. Nessuno come lui, Marco Travaglio! E “Il Fatto Quotidiano”. Non per nulla su Ghouta apre a tutta pagina: “Il gas di Assad fa strage”. Perbacco che precisione, tempestività, controllo di tutte le fonti. E naturalmente Trump deve fare “la voce grossa”, Tale Fabio Scuto ci dimostra, indagini indipendenti alla mano, che “Assad se lo può permettere dato che Trump ha annunciato il ritiro delle truppe Usa” (curioso, proprio alla vigilia della strage chimica. Ci ha fatto una bella figura di moderato). Ora però, con questi crimini di Assad, tutto cambia, per forza, e ci si può dare dentro, il Male Assoluto, con i suoi missili pirati, ha dato il via, 17 morti …), E poi, sempre Scuto, Assad “non ha fatto che ripetere l’attacco chimico su larga scala del 2013” e ora si appresta  a “fare pulizia dei gruppi islamisti sul Golan e a Idlib”. Del resto, “Assad è libero di massacrare, uccidere (massacrare non basta), bombardare e devastare ogni enclave dell’opposizione”.

Da “tagliagole” a “opposizione”

“Opposizione”. Ricordate quando di quella che oggi chiamano opposizione giravano i video con civili e soldati siriani, libici e iracheni scuoiati, linciati, impiccati, crocifissi, chiusi in gabbia e incendiati o affogati? Oggi “Opposizione”, un po’ come i laburisti a Londra. Un po’ come quella di Travaglio a ogni fake news, bufala, balla, panzana. Grande giornale investigativo. Che però, non batte nessun altro giornalone, servizio tv. Tipo quello di Sky, all’indomani di Ghouta, dove tale Coen (!) passeggia lungo la Skywall commentando immagini di orrore bellico. La prima è la bambina al napalm del Vietnam. Lontanissima, sbiadita, ma accredita tutte le altre, tutte di orrori commessi da nemici degli Usa. Ovviamente comprese le foto da studio di morticini in spiaggia e bimbi sanguinolenti in ambulanza, icone anti-Assad al merito dei soccorritori Cia Elmetti Bianchi, fino a alle bambine schiumanti e sotto docce purificanti a Ghouta, sempre degli Elmetti Bianchi. Quei credibilissimi Elmetti bianchi fondati dal mercenario inglese Le Mesurier, finanziati dai governi di Londra e Washington  e che, imparzialmente, compaiono solo nelle aree in cui poi possono fraternizzare con i terroristi.

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Alla convention di Ivrea i 5 Stelle hanno cacciato Jacopo Iacoboni  della Stampa che si stava intrufolando con badge taroccata. Iacoboni scrive sul giornale che gareggia con Repubblica (stessa proprietà De Benedetti-Sion, dopo la fusione in “Stampubblica”) per chi è più filo-Stato Profondo Usa ed è diretto da Maurizio Molinari che ha tutti i titoli per rivendicare la palma di direttore più filoisraeliano dopo quello del Jerusalem Post. Chi si è erto indignato e zeppo di prosopopea contro questa esclusione della sacra categoria, contro questo liberticidio, è stato Enrico Mentana. Passi per lui, grande funambolo tra specchi veri e specchi deformanti, ma gli è venuta dietro, come al pifferaio di Hamelin, tutta l’armata dei galli del pollaio della nostra quotidiana disinformazione, cresta rossa, gonfia e inalberata. In testa, a bandiere di libertà di stampa spiegate, Federazione della Stampa e Ordine dei Giornalisti. Farebbero bene, prima, di sciacquarsi la bocca e, poi, a sputare quel nugolo di parassiti della verità di cui vantano la rappresentanza. A dispetto delle parecchie cose dei 5 Stelle più recenti  che mi sconcertano, compresa la grottesca e impropria esaltazione del fortilizio Nato Estonia a Ivrea, con la cacciata di Jacoboni ho solidarizzato.

Manifesto, Repubblica e Hillary, uniti nella  lotta

Epitome di tutto, in mancanza, il lunedì, del sinistro ma omologo “manifesto”, è la prima pagina de “La Repubblica”. Sembra composta da qualche emissario del rettilario che abita nei bassifondi (politici) di Washington. “Attacco chimico, una strage, Trump: Assad animale, paghi”; “Ordini e divieti, la burocrazia del Califfato” su come amministra e governa, quasi decentemente, il mercenariato jihadista degli Usa; “Non si ferma l’onda nera di Orban”. Vedeste, a proposito di “haters”, il “manifesto”! Onda ovviamente nerissima per il giornale che ha per figure politiche stelle polari come Hillary Clinton, George Soros, e i rivoluzionari democratici serbi, libici e siriani. “Despota xenofobo e illiberale” (detto da chi ha quei riferimenti, è convincente), visto che Orban preferisce Putin a Trump e qualsiasi ungherese a Juncker, governa uno dei paesi con maggiore crescita e minore disoccupazione, ha elevato il livello di vita delle classi lavoratrici, ha più immigrati per abitanti di qualsiasi altro paese europeo. Tutta roba che si direbbe di sinistra, epperò ha messo sù un muro, é sovranista, anche se un po’ meno di Usa, Israele, Germania, Francia, UK, Vaticano, ha cacciato  i sinistri di Soros e, dunque, è di destra e, per Furio Colombo, un nazista.

Non poteva mancare il richiamo in prima, con tanto di ritrattino carino, “Asia Argento, Laura Boldrini: Perché in Italia MeToo (sapete, quella gigantesca operazione di vittimismo da guerra anti-maschio) ha perso la sua battaglia… abbiamo l’obbligo di aiutare le donne a reagire”. Detto da queste due, imbarazzante. Per le donne, prima ancora che per tutti gli altri generi.

La grande zucca

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Il meglio di sé, Calabresi Jr, direttore del tabloid scandalistico, lo dà nelle due pagine interne dedicate alla provocazione Usa-UK-Francia-Israele-Saudia. E il supermeglio lo dà uno che l’universo mondo dei boccaloni considera il trombone d’oro del giornalismo, non per nulla presente in tutte le vetrine tv ispirate a Bilderberg. Se il commentatore dozzinale della stampa dozzinale, cioè di regime e impero, è il gonzo, dalla grossolanità evidente a chiunque non abbia il naso otturato da fumi sinistri, Vittorio Zucconi è il ganzo che ti avvolge nella garza profumata del pietismo e dell’aborro “da Sarajevo a Douma, quelle sporche guerre sporche”. E già si è parato il culo e a te ha somministrato la vasellina.

Al termine di tre colonne di geremiadi autocelebranti la propria integrità morale, ecco “in cauda venenum”: “A Douma sotto le bombe di Assad, si muore asfissiati anche per noi”. “Venenum anche in medio”, però, dato che la correttezza professionale, alimentata anche dalle approfondire inchieste non condotte sul campo (impedite dall’ONU/ Usa) e corroborata dagli esperti russi che sul luogo hanno trovato né gas nervino, né cloro, ma solo acqua e fumogeni e bambini attaccati all’ossigeno, non lo esime dall’aggiungere qua e là lo stesso concetto: “Bambini asfissiati dalle bombe di Assad… linea rossa delle armi chimiche che Assad superò impunemente… l’apoteosi più sporca del sudiciume bellico…”. Cazzo, come gliele canta alle sporche guerre, il grande giornalista!

Chi prevede, chi benedice

Ma almeno Zucconi parla ex post, qualcosa dell’accaduto il suo talento di analista deve averlo pur immaginato per scrivere tutte quelle cose così tranchant. Altri, dotati di preveggenza, hanno parlato addirittura ex-ante. Come quel Tiresia sciuffellato di Boris Johnson, o quella creatura da laboratorio Bilderberg, Emmanuel (dall’ebraico “Dio è con noi” e pour cause) Macron, che avevano annunciato pioggia di fuoco su Assad qualora osasse usare armi chimiche. O come la stessa Chiara Cruciati del “manifesto” che, nella sua incontinenza orgasmatica per i toy boy curdi degli Usa, tra cui intravedeva inesistenti assiri, turcomanni, drusi, venusiani, riuniti in democratica, ecologica, femminista federazione, mai ha notato che questi confederali hanno fatto pulizia etnica e consegnato un terzo della Siria e 10 basi agli americani. Dal che andava dedotto che Assad è un farabutto nazionalista,  che addirittura assediava la povera Ghouta piena di donne e bambini.

Quanta sintonia!  Anche con Amnesty che a pochi giorni dalla bufala di Ghouta, come sempre trescava con chiunque volesse far fuori siriani e Siria lanciando disperati appelli a fermare il genocida assedio di Assad a Ghouta. Non mancava che la sanzione suprema. Quella dell’autorità più alta, incorruttibile, sacra. E Bergoglio non si è fatto pregare. A poche ore dal botto di Ghouta ha fatto lo Zucconi: “Basta guerre!” Ma, soprattutto, “Basta armi chimiche nelle bombe”. E benedetto sia chi le ferma. Chiedetevi chi, in Siria, ha aerei e lancia bombe. E poi non stupitevi dell’allineamento di un prete che in Argentina condivideva fasti e nefasti della dittatura. Del resto, com’è che si chiama Macron?

UNE NOUVELLE SERIE D’ARTICLES » QUI COMPLETENT LES ANALYSES GEOPOLITIQUES QUOTIDIENNES : « L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE »

KH pour LM DAILY / 2018 04 09/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

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« La Géopolitique, je le dis, et c’est une affirmation personnelle, est la science majeure du XXIe siècle ! Au XIXe siècle, la science majeure était l’Economie politique. L’Economie politique de Marx.

L’économie politique de Friedrich List qui est le père du Nationalisme économique. La science également d’Adam Smith, le père du libéralisme.

A l’époque, l’Economie politique expliquait le monde. Aujourd’hui, et vous pouvez faire le tour des laboratoires idéologiques, il n’y a que la Géopolitique qui explique le monde »

– Luc MICHEL (Colloque d’Abidjan, avril 2016).

« L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE », une nouvelle série d’articles qui, avec l’autre Série « LES EMISSIONS QUI COMPLETE L’ANALYSE », viennent préciser et compléter les analyses géopolitiques quotidiennes de Luc MICHEL sur son « GEOPOLITICAL DAILY » …

Depuis le 25 août 2017, ce sont 200 longues analyses quotidiennes qu’a publié le « Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique », sur près de 2.000 pages, avec une vision syncrétique qui mêle les Géoidéologies néoeurasiste et néopanafricaniste dans un grand projet continental unitaire. 200 analyses complétées par une grosse centaine de « Complément Video », pour comprendre la marche du monde.

Pour Luc MICHEL, la Géopolitique est un moteur pour l’action, loin des spéculations intellectuelles stériles. Il a toujours insisté sur « le rapport essentiel du passage de la Théorie à la Pratique » :

« Pour paraphraser le grand philosophe Goethe, je dirais que gris est l’arbre de la théorie. Et vert l’arbre de la Praxis, de la pensée mise en action, celle qui porte les fruits du futur. Dans sa conclusion du CAPITAL, Marx affirmait que « le temps était venu pour les philosophes de transformer le monde et non plus seulement de le penser » .

J’affirme aujourd’hui que le temps est venu pour les géopoliticiens de changer le monde ! » (LM, Tripoli, oct. 2009) …

Photo :

Mars 2012. Luc Michel avec le Gouverneur d’Astrakhan, sur le Delta gelé de la Volga (par moins 50°), en mission de Monitoring avec EODE pour la Présidentielle russe de 2012 … _____________________________

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

APRES L’AFRIQUE, VOICI PARIS QUI SERT D’INFANTERIE COLONIALE A WASHINGTON EN SYRIE

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 04 09/

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« Les dirigeants européens de l’OTAN participent aux guerres américaines contre les intérêts fondamentaux de leurs peuples »

– Général Jordis Von Lohausen

(géopoliticien de la Grande-Europe, 1995).

J’explique depuis longtemps les rapports de soumission de Paris à Washington, depuis que Sarkozy a réintégré la France dans le commandement militaire de l’OTAN (1), et le mode de fonctionnement de l’Axe géostratégique américano-français en Europe, au Proche-Orient et en France (2).

Exemple syrien et question kurde à l’appui, j’analysais hier sur PRESS-TV comment Paris joue le sale rôle dans cet Axe. Et comment les dirigeants français et européens de l’OTAN « participent aux guerres américaines contre les intérêts fondamentaux de leurs peuples » (dixit le géopoliticien autrichien Jordis Von Lohausen, disciple de Thiriart) (3).

* Voir sur PCN-TV/

PRESS TV (IRAN) DEBAT AVEC LUC MICHEL :

ULTIMATUM FRANÇAIS EN SYRIE. QUEL JEU JOUE PARIS ?

(8 AVRIL 2018)

sur https://vimeo.com/263765852

* Voir aussi sur le même sujet sur PCN-TV/ PRESS TV DEBAT AVEC LUC MICHEL:

LA FRANCE ATTAQUERA-T-ELLE LA SYRIE ?

(9 MARS 2018)

sur https://vimeo.com/259401028

LES GUERRES AMERICAINES CONTRE LA ‘GRANDE-EUROPE’ :

LA TRAHISON DES « ELITES » COMPRADORES ATLANTISTES ET SINGULIEREMENT FRANCAISES AU PROFIT DE WASHINGTON

Dans les « guerres de Yougoslavie » les USA, servilement suivi par les politiciens de l’OTAN, se sont engagés dans une série de guerre « contre les intérêts de la Grande-Europe ». Après la Yougoslavie, il y aura l’Afghanistan, l’Irak, le soi-disant « printemps arabe », la Libye. Et la Syrie, nouvel acte mais hélas pas le dernier de la tragédie ouest-européenne !

Des guerres où les valets européens de Washington ont contribué directement à la destruction de leurs alliés géopolitiques potentiels, aux systèmes socio-politiques les plus proches d’eux. Des jeunes européens – et notre cœur saigne devant leur sacrifice inutile au service d’intérêts qui ne les concernent en rien – sont allés et vont mourir toujours pour Washington !

Relire à propos de la Syrie ce que j’écrivais pour les guerres des Balkans (4), c’est exactement la même trahison des « élites » athantistes … Les guerres des USA sont en effet des guerres contre la « Grande-Europe » (de Vladivostok à Reykjavik, le concept géopolitique d’où est issu le Néoeurasisme) et pour la domination de l’Eurasie au XXIe siècle. Ce qui implique aussi le contrôle des sources d’énergie (Pétrole, Gaz, Uranium) et de leurs voies d’acheminement (Balkans, Proche-Orient, Asie centrale).

EN SYRIE LES USA LAISSENT A LA FRANCE LE SALE BOULOT

« Les girouettes auxquelles Donald Trump a habitué l’opinion publique ne devraient guère la tromper : Les États-Unis préparent une guerre mondiale en Syrie », disait l’agence iranienne Fars ce 6 avril !. Il serait simpliste de croire que les États-Unis d’Amérique et leurs alliés lâcheraient de sitôt prise au Moyen-Orient en général et en Syrie en particulier après y avoir dépensé, comme le dit le marchand Trump, quelques 7 billions de dollars en 17 ans. En Syrie où les Américains ont donné l’ordre à la France de déployer ses troupes à Manbij et à Remelin les 1er et 2 avril.

La liste des objectifs US serait bien longue :

le Pentagone veut contrôler les champs gazo-pétroliers et des morceaux de territoire. Après avoir perdu la Ghouta orientale qui aurait dû servir de base arrière à une vaste offensive lancée depuis la rive orientale de l’Euphrate contre la capitale, offensive terrestre conjuguée à des frappes aux missiles depuis la Méditerranée, les Américains réfléchiraient au front sud.

Après tout, la province de Deraa, limitrophe d’Israël et de la Jordanie, reste l’ultime bastion où devraient être contrés l’État syrien et ses alliés sous peine de voir les régions les plus stratégiques syriennes revenir dans le giron de l’État. Secondés par l’aviation russe, l’armée syrienne et le Hezbollah préparent une vaste offensive à lancer contre Deraa, Quneitra et Suweida. Les enjeux sont à la hauteur des défis. Le territoire est immense, jonché de collines qui rendent la progression difficile. Armés et financés depuis 2011 par Israël et la Jordanie, les terroristes de l’ASL et Cie y sont nombreux, et retranchés dans les montagnes. Les stratèges du Pentagone comptent sérieusement sur l’ensemble de ces entraves pour provoquer un enlisement de l’armée syrienne et de ses alliés dans le sud.

Or l’engagement militaire de la France dans des combats au sol a prouvé que d’autres facteurs viennent d’entrer en ligne de compte :

Ce scénario diabolique, Trump et ses généraux croient en avoir vu et revu tous les détails et y voient l’ultime recours face l’inévitable victoire de la Syrie. Est-ce une vision réaliste? Pas si sûr: les médias occidentaux n’en parlent pas, mais à Raqqa, à Manbij, à Deir ez-Zor, il se passe des choses : les bases US qui ont poussé dans l’est et le nord de Syrie comme des champignons sont visées, avec en toile de fond des morts que le Pentagone tente de dissimuler. Ce qu’il ne fera sans doute pas pour le contingent français ni pour aucun autre contingent européen.

LA FRANCE IRA-T-ELLE S’ENGAGER DANS LES COMBATS EN SYRIE ?

Le président français, Emmanuel Macron a prétendu que « la France n’envisageait pas une opération dans le nord syrien qui ne rentrerait pas dans le cadre des opérations de la coalition américaine ».

Mais certaines informations ont fait état ces derniers jours d’un déploiement des forces françaises non loin de la ville de Manbij dans le nord de la Syrie. Ce déploiement a provoqué même des réactions du côté de la Turquie dont le président a menacé la France d’une riposte militaire. Dans la foulée, Emmanuel Macron a appelé le 6 avril son homologue russe en exigeant de lui qu’il fasse pression sur Damas pour «mettre un terme à l’escalade militaire constatée au cours des derniers mois». S’agit-il d’un ultimatum?

LE CHEVAL DE TROIE FRANÇAIS INVITE DANS LE « PROCESSUS D’ASTANA » PAR LE CHEVAL DE TROIE TURC !

À peine 24 heures avant la tenue du sommet d’Ankara, un journal turc a affirmé que « la France avait formulé le désir d’intégrer les pourparlers ». Selon Daily Sabah, « la Turquie aurait bien accepté la demande contrairement à l’Iran qui lui, y aurait apposé une fin de non-recevoir » (4). Selon des sources iraniennes, ce « non » à la participation française « serait à la fois un refus iranien et un refus russe. Or, Ankara aurait souhaité simplement parler du refus de Téhéran et ceci dans le but probable d’éviter une friction avec la Russie ».

Toujours est-il que le camp occidental a été le grand absent du sommet d’Ankara et du processus d’Astana qu’il n’a d’ailleurs cessé de saper depuis son lancement en janvier 2017. Car ce processus éloigne soigneusement tout risque de démembrement de la Syrie au contraire de celui de Genève promu par les Occidentaux.

ULTIMATUM DE PARIS A POUTINE

L’entretien téléphonique de ce vendredi 6 avril entre les présidents français et russe avait surtout l’air d’un dialogue de sourds, les deux parties ayant évoqué leurs positions respectives concernant la Syrie.

Le locataire de l’Élysée «a engagé la Russie à exercer pleinement son influence sur le régime syrien» pour «mettre un terme à l’escalade militaire constatée au cours des derniers mois», afin de «permettre la protection des populations civiles, la reprise crédible des négociations sur une transition politique inclusive et prévenir toute résurgence de l’État islamique dans la région», a fait savoir l’Élysée.

Est-ce un entretien de président à président ou plutôt une mise en garde?

Alors que le dernier bastion des terroristes d’al-Nosra (ex al-Qaida en Syrie) dans la Ghouta, à savoir à Douma, est sur le point d’être évacué et que le camp occidental y voit un échec, les propos tenus par le président français ont une consonance particulière. Surtout que la France a déployé ses soldats à Manbij en soutien aux États-Unis dont le président avait annoncé un retrait de ses troupes de la Syrie avant d’être désavoué par les généraux du Pentagone.

Cité par l’agence TASS, le président russe a tenu de son côté à rappeler à son homologue français au cours de l’entretien du 6 avril, ce dont le sommet d’Ankara avait décidé et qui n’est pas de nature à plaire au camp atlantiste : « une coopération accrue visant à assurer la stabilité à long terme de la Syrie, renforçant la souveraineté, l’unité, l’indépendance et l’intégrité territoriale de ce pays ».

La France est-t-elle prête à accepter une telle solution?

Au sortir d’une rencontre organisée le 30 mars avec le président français, l’un des représentants kurdes de la Syrie avait annoncé que la France allait envoyer des soldats à Manbij où des forces américaines sont présentes. Khaled Issa, le représentant du Kurdistan syrien (Rojava) en France avait ainsi dit lors d’une conférence de presse :  « La France va renforcer son dispositif militaire ».

ACCORD FRANCO-AMERICAIN POUR FAIRE PRESSION SUR LA RUSSIE EN SYRIE

Emmanuel Macron et Donald Trump ont eu un entretien téléphonique ce vendredi 2 mars 2018. (Photo d’illustration). Les présidents français et américain se sont entendus, au téléphone, pour faire pression sur la Russie en rapport avec la trêve en Syrie.

Le président français Emmanuel Macron et son homologue américain Donald Trump se sont entretenus au téléphone, ce vendredi 2 mars, et ont trouvé un accord pour appeler la Russie à exercer une pression sur la Syrie « afin qu’elle applique immédiatement la résolution 2401 du Conseil de sécurité de l’ONU sur l’instauration d’une trêve dans la Ghouta orientale », rapporte Reuters. Lors de leur conversation téléphonique, les deux présidents ont décidé de travailler ensemble pour appliquer la résolution onusienne, en vue de permettre « la cessation des hostilités, l’acheminement de l’aide humanitaire et l’évacuation des blessés et malades », ajoute l’agence Reuters.

Ce vendredi 2 mars, Moscou a mis en garde Washington « contre les accusations infondées à l’encontre de Damas ». La Russie pointe du doigt les États-Unis, « qui prononcent de fausses accusations pour justifier leurs frappes sur la Syrie ». Le porte-parole du Centre russe pour la réconciliation des parties en conflit en Syrie, Vladimir Zolotuhin, a déclaré que « les tirs de mortier des terroristes contre les couloirs humanitaires mis en place dans la Ghouta orientale se poursuivaient malgré la trêve ». En vertu d’un décret du président Vladimir Poutine, une trêve humanitaire quotidienne a été instaurée dans la Ghouta orientale depuis le 27 février entre 9 h et 14 h, heure locale. De ce fait, le secteur est divisé en quatre parties, pour chacune desquelles deux couloirs humanitaires ont été envisagés.

Les groupes armés terroristes retranchés à Douma dans la Ghouta orientale, tels que Jaïch al-Islam, refusent aux civils la possibilité de quitter les zones de combat, une stratégie qui semble correspondre à celle du « bouclier humain », selon les experts en géopolitique. Le Conseil de sécurité des Nations unies avait voté le samedi 24 février, à l’unanimité, une résolution sur l’instauration d’un cessez-le-feu humanitaire en Syrie d’une durée d’un mois. Sous la pression de la Russie, les groupes terroristes ont été exclus de cette trêve.La résolution a été approuvée par les 15 membres du Conseil de sécurité de l’ONU. Elle appelle toutes les parties concernées à cesser les hostilités pendant un délai d’un mois en Syrie pour un accès humanitaire à certaines zones assiégées, notamment dans la Ghouta orientale.Le cessez-le-feu ne s’applique pas aux opérations militaires contre les groupes terroristes al-Qaïda, Front al-Nosra et Daech.

NOTES ET RENVOIS :

(1) Voir sur PCN-TV / GEOPOLITIQUE :

LA POLITIQUE ETRANGERE DE LA FRANCE / LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS – 007 sur https://vimeo.com/129992000 Sujets abordés :

* LA GRANDE POLITIQUE INTERNATIONALE DE LA FRANCE (1958-2008) La Grande politique du général de Gaulle.

Les racines lointaines dans la realpolitique de la Monarchie (François Ier, Richelieu, Louis XIV).

les sources de l’anti-américanisme du général.

Les Années 60 : départ de l’OTAN, renvoi du SHAPE, Québec, Indochine, Russie.

La part d’ombre négative : la Françafrique et les Réseaux Foccart.

Les Années Pompidou-Giscard, puis la dérive de Miterrand et Chirac.

* LA FRANCE SOUMISE AUX USA DEPUIS 2008

La grande trahison : Sarkozy et Hollande ou la vassalisation américaine de la France.

La nouvelle politique de la France vassalisée : Atlantisme, pro Sionisme, alliances du Golfe (Qatar, Emirats, Arabie Saoudite), agressions militaires (Libye, Syrie, Afrique).

La Françafrique maintenue malgré le discours progressiste.

* LAXE PARIS-MOSCOU OU L’ESPOIR MORT-NE

Le concept d’Axe Paris-Moscou.

Son invention par le PCN en 1992-93, sa récupération.

Le rôle de Berlin (Axe Paris-Berlin-Moscou).

Pourquoi ce concept est-il obsolète depuis 2008.

Les illusions des intellectuels des Droites conservatrices française et russe sur sa persistance.

(2) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ FRANCE 2008-2018 (I) : COMMENT LA FRANCE REBELLE DU GENERAL DE GAULLE EST DEVENUE LA FRANCE VASSALE SOUMISE AUX USA DES SARKOZY-HOLLANDE-MACRON !?

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/09/luc-michels-geopolitical-daily-france-2008-2018-i-comment-la-france-rebelle-du-general-de-gaulle-est-devenue-la-france-vassale-soumise-aux-usa-des-sarkozy-hollande-macron/

 (3) Le général et géopolitologue autrichien Lohausen (1907-2002), ancien membre de l’Etat major du Maréchal Rommel, proche des patriotes anti-nazis du 20 juillet 1944, s’inscrit dans la suite des thèses géopolitiques de Jean Thiriart sur « l’Europe de Vladivostok à Dublin ». Jordis VON LOHAUSEN a écrit des pages élogieuses sur le projet européen de THIRIART dans les Années 1960-75, sous le titre « REICH EUROPA », en Français « L’EMPIRE D’EUROPE ». Nous avons largement diffusé cette longue analyse publiée en Allemand et l’avons traduite en Français, Anglais, Italien, Espagnol et Russe.

Le livre principal de géopolitique du général, « MUT ZUR MACHT. DENKEN IN KONTINENTEN » (Vowinckel, Berg am See, 1979), traduit pour la petite histoire en Français par une des secrétaires de THIRIART, s’inscrit dans l’Ecole d’HAUSOFER, mais reprend aussi de nombreuses conceptions de THIRIART.  LOHAUSEN parle notamment de « l’Europe de Madrid à Vladivostok ». Dans l’exemplaire offert par LOHAUSEN à THIRIART en 1983 (et qui m’a été légué avec sa bibliothèque en 1999) figure la dédicace suivante : « En respectueux hommage à un grand Européen ».

LOHAUSEN a aussi visiblement été influencé par le concept du « Grand Espace continental de Flessingue à Vladivostok » de Ernst NIEKISCH.

Dont on méconnaît profondément l’influence sur les jeunes officiers allemands des Années 1930-34, qui recherchaient une alternative au Nazisme (notamment avec les initiatives du Général SCHLEICHER, le « général rouge »  qui voulait barrer la route à HITLER avec un Front uni des syndicats, de la Reichwehr et des nationalistes à la gauche du NSDAP », le « Quer front », le Front Transversal).

Pour Lohausen, « l’Europe puissance passe par la réunion de la grande communauté de peuples européens au sein d’un espace continental allant de ‘Cadix à Vladivostok’, il s’agit donc de construire une ‘Europe grand-eurasienne’. »

(4) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ GEOPOLITIQUE RETROSPECTIVE : LES GUERRES DES USA SONT DES GUERRES CONTRE LA ‘GRANDE-EUROPE’ ET POUR LA DOMINATION DE L’EURASIE AU XXIe SIECLE. OU COMMENT LES POLITICIENS DE L’UE ET DE L’OTAN FONT CES GUERRES CONTRE LES INTERETS VITAUX DE LEURS PEUPLES … (LES GUERRES DE YOUGOSLAVIE III)

sur http://www.lucmichel.net/2017/11/26/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-retrospective-les-guerres-des-usa-sont-des-guerres-contre-la-grande-europe-et-pour-la-domination-de-leurasie-au-xxi/

(Sources : SANA – AFP – Interfax – Fars – EODE Think-Tank)

Photo :

Les deux France.

Celle du général de Gaulle (départ de l’OTAN, Axe Paris-Moscou, grande politique arabe).

Et celle du « parti américain » (Giscard, Mitterrand, sarkozy, Hollande, Macron) …

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

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A Roma “O la troika o la vita!”

In diversi mi avete chiesto quando ci sarebbe stata una presentazione del mio docufilm “O LA TROIKA O LA VITA – EPICENTRO SUDa Roma.
Organizzata dalla rivista “Indipendenza” , venerdì 13 aprile alle 20.30 presenterò il film al Circolo ARCI della Garbatella, Via Pullino 1, Metro Garbatella.
 
Sarà l’occasione per scambiarci notizie e riflessioni su quelli che sono i temi del lungometraggio: l’aggressione dei poteri transnazionali, europei e mondiali, al Sud del mondo e dell’Europa, a partire dalla Grecia e a finire con l’Italia, sullo sfondo delle grandi problematiche che imperialismo e mondialismo hanno suscitato in termini di guerre, terrorismo, nazionicidi, devastazioni di ambiente e comunità.
Fulvio
Locandina Indipendenza. Roma. O la Troika o la vita

Perchè Gentiloni ha regalato i giacimenti di petrolio alla Francia?

bello questo amore fraterno europoide ? Cedi cedi, butta via la sovranità che è un feticcio….complimenti (vorrei ricordare ai sedicenti difensori della costituzione che cedere la sovranità è un atto eversivo) 

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(Claudio Antonelli per la Verità) – Nove giorni e poi il trattato di Caen entrerà in vigore anche se il nostro Parlamento non l’ ha ratificato. Nel 2015 l’ allora ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, incontra in Francia il suo omologo Laurent Fabius. Sottoscrivono un accordo per ridefinire i nuovi confini marittimi tra i due Paesi. Le acque territoriali francesi in prossimità della Corsica passano da 12 a 40 miglia, mentre il confine al largo della parte nordoccidentale della Sardegna si allarga addirittura fino alle 200 miglia. Tutto mare in più che finisce a Parigi con tutto ciò che c’ è dentro: soprattutto il pesce.
L’ accordo ha già fatto scandalo. Soprattutto perché non se ne comprende in alcun modo la logica sottostante. Quale è la contropartita? Apparentemente non si vede. Ma la notizia ancor più scandalosa l’ ha riportata ieri il quotidiano Italia Oggi. Dentro il trattato c’ è un cavillo che – di fatto – regala ai cugini d’ Oltralpe anche lo sfruttamento di gas, petrolio e idrocarburi.
Al largo della costa sarda è stata da tempo individuata una mega riserva di gas da 1,4 trilioni di metri cubi di gas e 0,42 miliardi di barili di petrolio. Per avere un’ idea delle dimensioni, il giacimento egiziano Zohr (in mano all’ Eni) è considerato il più grande al mondo e ha una riserva potenziale di 5,5 miliardi di barili equivalenti di petrolio. In pratica 11 volte tanto la scoperta fatta nelle acque italiane. L’ articolo 4 del trattato prevede che nel caso sia possibile accedere alla riserva presente sotto il fondale italiano, avviando la trivellazione direttamente dal versante francese, a Parigi sarà concesso il semaforo verde alle estrazioni.
La clausola non è di semplice interpretazione. Resta infatti da chiarire se a fronte della concessione al nostro Paese arriverebbero almeno delle royalty. Per il resto lo scippo appare chiaro. Anzi trasparente, visto che è addirittura autorizzata dal governo di Roma. Al momento il giacimento potenziale (presente nella zona marina E) è congelato.
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L’ azienda norvegese che aveva chiesto l’ autorizzazione ai carotaggi ha ricevuto l’ alt circa due anni fa. Ma quando sarà entrato in vigore l’ accordo sarà possibile aggirare il confine e procedere. Sommando alla prima fregatura economica quella ambientale. Il nostro Paese avrebbe solo i rischi (limitati a dire il vero) senza potere aggiungere i benefici per le casse dello Stato. L’ unico in grado di bloccare il meccanismo è in questi giorni lo stesso Gentiloni.
La Francia infatti, vedendo l’ ostruzionismo del Parlamento italiano, ha avviato con un semplice decreto una procedura amministrativa unilaterale, nata a sua volta da una consultazione pubblica consentita da Bruxelles. L’ iter del procedimento scade il prossimo 25 marzo. In caso di silenzio-assenso e quindi di mancato ostruzionismo da parte di Roma sarà persino inutile che il prossimo Parlamento intervenga. Lo scippo si consumerà automaticamente. Tanto più che è davvero difficile sperare che il sottoscrittore dell’ accordo – adesso nelle vesti di presidente del Consiglio – possa cambiare idea. Resta da sperare che i movimentisti sardi trovino eco anche lungo la penisola.
In prima fila c’ è Mauro Pili, ex presidente della Regione Sardegna, ex deputato di Forza Italia, ora leader del movimento Unidos, che si batte per la libertà del popolo sardo. È sempre Italia Oggi a riportare le sue dichiarazione: «La Francia sta tentando un’ operazione simile a quella di due anni fa, scongiurata dopo una grande mobilitazione e una incisiva azione parlamentare.
Questa volta, però, il governo francese ha avviato una procedura amministrativa che sta trovando l’ Italia spiazzata. In pratica con un decreto avviene l’ annessione di porzioni di acque internazionali direttamente connesse con il mare sardo». La preoccupazione della politica sarda si concentra, ovviamente, sui danni del comparto ittico.
E potrebbe nelle prossime ora riuscire a trovare alleati anche in Toscana e Liguria, regioni che a loro volta si vedrebbero costrette a cedere pezzi di mare.
L’ anno scorso era intervenuto l’ assessore fiorentino all’ agricoltura, Marco Remaschi, avanzando preoccupazioni per i pescatori professionisti che vivono a Viareggio e all’ isola d’ Elba.
Al di là dei fatti, resta un grande mistero da risolvere. Perché cedere a Parigi porzioni di mare e concessioni (indirette) sui nostri idrocarburi senza nulla in cambio. Oppure se c’ è qualche contropartita, il governo dovrebbe esplicitarla. I dossier tra Italia e Francia sono numerosi. Dalla condivisione della cantieristica navale, alla difesa comune, arrivando fino al pattugliamento del Sahel. Un tema quest’ ultimo molto delicato, visto che il governo del Niger ci ha definito indesiderati e ciò rafforza l’ idea che la missione militare italiana nasceva appunto da una specifica richiesta dell’ intelligence parigina.
L’ accordo di Caen avrebbe avuto un senso se la controparte fosse stata il controllo totale dei cantieri di Stx, un colpo grosso per Fincantieri. Solo che Emmanuel Macron ha prima nazionalizzato l’ azienda di Saint Nazaire e poi l’ ha lasciata al nostro Paese mantenendo il controllo di fatto. Prendersi anche mare e idrocarburi sarebbe anche una beffa.
Pubblicato su 16 Mar 2018 da infosannio

Aldo Moro 40 anni dopo – La sconvolgente deposizione raccolta da Imposimato: “le forze speciali di Dalla Chiesa stavano per liberare Moro, ma una telefonata dal VIMINALE li fermò” !!!

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Il giorno prima di morire, Aldo Moro era a un passo dalla salvezza: le forze speciali del generale Dalla Chiesa stavano per fare irruzione nel covo Br di via Montalcini, sotto controllo da settimane. Ma all’ultimo minuto i militari furono fermati da una telefonata giunta dal Viminale: abbandonare il campo e lasciare il presidente della Dc nelle mani dei suoi killer. E’ la sconvolgente rivelazione che Giovanni Ladu, brigadiere della Guardia di Finanza di stanza a Novara, ha affidato a Ferdinando Imposimato, oggi presidente onorario della Corte di Cassazione, in passato impegnato come magistrato inquirente su alcuni casi tra i più scottanti della storia italiana, compreso il sequestro Moro. Prima di passare il dossier alla Procura di Roma, che ora ha riaperto le indagini, Imposimato ha impiegato quattro anni per verificare le dichiarazioni di Ladu, interrogato nel 2010 anche dal pm romano Pietro Saviotti.
Decisive, a quanto pare, le testimonianze degli ex “gladiatori” sardi Oscar Puddu e Antonino Arconte, l’allora agente del Sismi che tempo fa rivelò di
aver ricevuto da Roma la richiesta di contattare in Libano i palestinesi dell’Olp per favorire la liberazione di Moro, ben 14 giorni prima che lo statista venisse effettivamente rapito. Secondo il brigadiere Ladu, all’epoca semplice militare di leva nei bersaglieri, la prigione romana di Moro, in via Montalcini 8, era stata individuata dai servizi segreti e da Gladio e controllata per settimane. Non solo: «L’8 maggio del 1978 – scrive  Piero Mannironi suLa Nuova Sardegna – lo statista Dc che sognava di cambiare la politica italiana doveva essere liberato con un blitz delle teste di cuoio dei carabinieri e della polizia, ma una telefonata dal Viminale bloccò tutto, e il giorno dopo Moro fu ucciso. Il suo cadavere fu fatto ritrovare nel portabagagli di una Renault rossa in via Caetani. In quel momento – continua Mannironi – la storia italiana deragliò da un percorso progettato da Moro e dal suo amico-nemico Berlinguer, tornando nello schema ortodosso della politica dei blocchi e incamminandosi poi verso un tragico declino morale».
Il giudice Imposimato, ora avvocato, conobbe il super-testimone Giovanni Ladu soltanto nel 2008: «Si presentò nel suo studio all’Eur insieme a due colleghi, autorizzato dal suo comandante». Il brigadiere delle Fiamme Gialle aveva scritto un breve memoriale, nel quale sosteneva di essere stato con altri militari a Roma, in via Montalcini, per sorvegliare l’appartamento-prigione in cui era tenuto il presidente della Dc. Un appostamento cominciato il 24 aprile 1978 e conclusosi l’8 maggio, alla vigilia dell’omicidio di Moro. Perché Ladu ha atteso ben trent’anni anni prima di parlare? «Avevo avuto la consegna del silenzio e il vincolo al segreto – ha detto a Imposimato – ma soprattutto avevo paura per la mia incolumità e per quella di mia moglie. La decisione di parlare mi costa molto, ma oggi spero che anche altri, tra quelli che parteciparono con me all’operazione, trovino il coraggio di parlare per ricostruire la verità sul caso Moro».
Ladu ha raccontato che il 20 aprile del 1978 era partito dalla Sardegna per il servizio militare. Destinazione: 231° battaglione bersaglieri Valbella di Avellino. Dopo tre giorni, lui e altri 39 militari di leva furono fatti salire su un autobus, trasportati a Roma e alloggiati nella caserma dei carabinieri sulla via Aurelia, vicino all’Hotel Ergife. Furono divisi in quattro squadre e istruiti sulla loro missione: sorveglianza e controllo di uno stabile. A tutti i militari fu attribuito uno pseudonimo, e Ladu diventò “Archimede”. Lui e la sua squadra presero possesso di un appartamento in via Montalcini che si trovava a poche decine di metri dalla casa dove, dissero gli ufficiali che coordinavano l’operazione, «era tenuto prigioniero un uomo politico che era stato rapito». Il nome di Moro non venne fatto, ma tutti capirono.
Il racconto di Ladu è ricco di dettagli: controllo visivo 24 ore su 24, micro-telecamere nascoste nei lampioni, controllo della spazzatura nei cassonetti. Per mimetizzarsi, i giovani militari di leva indossavano tute dell’Enel o del servizio di nettezza urbana. Così controllarono gli spostamenti di “Baffo”, poi riconosciuto come Mario Moretti, che entrava e usciva sempre con una valigetta, o della “Miss”, Barbara Balzerani. Vestito da operaio, un giorno Ladu fu inviato con un commilitone a verificare l’impianto delle telecamere all’interno della palazzina dove era detenuto Moro. Invece di premere l’interruttore della luce, il brigadiere sardo si sbagliò e suonò il campanello. Aprì la “Miss” e Ladu improvvisò con prontezza di spirito, chiedendo se era possibile avere dell’acqua.
Un racconto agghiacciante nella sua precisione, continua il reporter della “Nuova Sardegna”. Nell’appartamento sopra la prigione di Moro erano stati piazzati dei microfoni che captavano le conversazioni. La cosa che stupì Ladu era che il personale addetto alle intercettazioni parlava inglese. «Scoprimmo in seguito – ricorda – che si trattava di agenti segreti di altre nazioni, anche se erano i nostri 007 a sovrintendere a tutte le operazioni». Altri particolari: era stato predisposto un piano di evacuazione molto discreto per gli abitanti della palazzina ed era stata montata una grande tenda in un canalone vicino, dove era stata approntata un’infermeria nel caso ci fossero stati dei feriti, nel blitz delle teste di cuoio, le unità speciali antiterrorismo dei carabinieri di Dalla Chiesa.
«L’8 maggio tutto era pronto – dice ancora Ladu – ma accadde l’impensabile. Quello stesso giorno, alla vigilia dell’irruzione, ci comunicarono che dovevamo preparare i nostri bagagli perché abbandonavamo la missione. Andammo via tutti, compresi i corpi speciali pronti per il blitz e gli agenti segreti. Rimanemmo tutti interdetti perché non capivamo il motivo di questo abbandono. La nostra impressione fu che Moro doveva morire». Ladu ha raccontato di aver sentito dire da alcuni militari dei corpi speciali che tutto era stato bloccato da una telefonata giunta dal ministero dell’interno. Mentre smobilitavano, un capitano intimò al brigadiere sardo: «Dimenticati di tutto quello che hai fatto in questi ultimi 15 giorni». Successivamente, seguendo una trasmissione in tv, Ladu avrebbe riconosciuto uno degli ufficiali che coordinavano l’operazione: il generale Gianadelio Maletti, ex capo del controspionaggio del Sid, che i militari in quei giorni avevano soprannominato, per la sua pettinatura, “Brillantina Linetti”.
Imposimato è rimasto inizialmente perplesso e diffidente: il racconto di Ladu sconvolge tutte le esperienze investigative precedenti, ne annulla tutte le certezze e, soprattutto, pone un problema terribile: bloccando il blitz, qualcuno avrebbe quindi decretato la morte di Aldo Moro. «Per quattro anni, così, quel racconto rimase sospeso, in attesa di conferme e riscontri», aggiunge Mannironi. «Fino a quando non comparve il “gladiatore” Oscar Puddu». Grazie all’ex agente della “Gladio”, il quadro di quei giorni drammatici del 1978 è parso completarsi, trovando una nuova credibilità. Nel frattempo, lo stesso Imposimato aveva conosciuto altri ex “gladiatori” sardi, Antonino Arconte e Pierfrancesco Cancedda, e ascoltato i loro sconvolgenti racconti sul caso Moro: «Confermavano che nel mondo dei servizi segreti si sapeva dell’imminente sequestro di Moro». Arconte, in particolare, ricorda di aver personalmente consegnato, a Beirut, l’ordine di contattare l’Olp per stabilire un contatto con le Br, prima ancora del sequestro Moro. L’uomo a cui all’epoca Arconte consegnò il dispaccio, il colonnello Mario Ferraro, del Sismi, anni dopo fu trovato morto nella sua abitazione romana, in circostanze mai chiarite.
«Giovanni Ladu, poi, non aveva e non ha alcun interesse a risvegliare i fantasmi che popolano uno dei fatti più oscuri della vita della Repubblica», osserva il giornalista della “Nuova Sardegna”. «Lui, soldato di leva in quel 1978, venne proiettato in un universo sconosciuto del quale sapeva poco o nulla». Ma perché il Sismi per una missione così delicata scelse di utilizzare quel manipolo di ragazzi inesperti? «Vista l’età, erano meno visibili, meno sospettabili da parte dei terroristi». Inoltre, non erano soli: secondo Ladu, erano controllati dal generale Musumeci, dai suoi uomini e da 007 che parlavano inglese. Resta da capire chi avrebbe fatto quella telefonata dal Viminale che, secondo questa ricostruzione, avrebbe condannato a morte Aldo Moro. A fermare Musumeci, conclude Mannironi, potevano essere solo Cossiga, ministro dell’interno, o Andreotti, presidente del Consiglio. Secondo Oscar Puddu, il generale Dalla Chiesa insistette per il blitz, ma fu bloccato da Andreotti e Cossiga. «Lo convocarono a Forte Braschi, la sede del Sismi, e lo redarguirono duramente». Come si sa, Dalla Chiesa fu poi trasferito a Palermo, dove fu ucciso in un agguato organizzato da Cosa Nostra.

BACK TO BALKANS : THE GEOPOLITICAL SITUATION (SEEN FROM THE USA)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 02/

 Making Sense of the Balkans

Apr 6, 2018

LM.GEOPOL - Back to balkans (2018 04 06) ENGL 2

What might qualify in Germany or the United States as “political instability” would be seen as business as usual in the Balkans, where insecurity and political violence are all too common. Consider the following two examples. In Montenegro, NATO’s newest member, two car bombs exploded in the past seven days and a major protest against violence is being planned by a Western-funded nongovernmental organization for the weekend. In Kosovo, just days after Kosovar forces arrested and deported a Serbian government official, the prime minister fired his interior minister and his intelligence chief for deporting six Turks accused of being involved in the Gulenist movement, which Turkey blames for the 2016 attempted coup, without his approval. (The Kosovar president has refused to accept the dismissal of the intelligence chief, and he remains in his post.) In other parts of the world, events like these might attract attention. But in the Balkans, they barely raise eyebrows.

The region’s historical obstacles might have been overcome if the West were still the primary outside power calling the shots. But the leverage the West has in the Balkans is not what it once was. Instead, a three-way competition between the West, Turkey and Russia is emerging.

The West realizes this and has tried to respond. NATO has admitted Montenegro as a member and wants to do the same with Macedonia as soon as possible. As part of a Western effort to isolate Russia after the alleged spy poisoning in the U.K., a number of Balkan states chose to expel Russian diplomats. But efforts such as these might well be too little, too late. The EU cannot promise the same kind of prosperity it was offering in the early 2000s, and Russia has already shown what a U.S. security guarantee is worth.

Turkey is also a key NATO country, but it has a different agenda in the region, rooted both in its imperatives and its history as a great power in southern Europe. It is not powerful enough yet to assert itself in the Balkans and has bigger problems right now in Syria. Still, Turkey is slowly building political and economic influence in the region. Turkish President Recep Tayyip Erdogan felt sufficiently comfortable with Turkey’s position to condemn Kosovo’s prime minister for firing his interior minister.

Russia’s position in the region is stronger. It maintains a close working relationship with Serbia and with Republika Srpska, a predominantly Serbian enclave in Bosnia that is increasingly acting like an independent entity. Serbia has flirted with the West but cannot tolerate Kosovo’s independence, and Russia’s need to maintain Serbia as an ally has become even more serious as the Intermarium countries become more united against Moscow.

The Balkans isn’t on the verge of chaos. But developments in this part of the world have to be understood differently now in the context of a discredited EU, a weak and desperate Russia, and an ambitious but uncertain Turkey. Political violence in Montenegro, the lack of progress in Serbia-Kosovo relations, Serbian riots in Kosovo, name changes and other intrigue in Macedonia, the deterioration of Bosnia’s tenuous political structure and biker gangs running amok are all par for the course in the Balkans. But what is par for the course in the Balkans can have ramifications for the world simply by virtue of the Balkans’ geography and history. World War I started in the Balkans. That is not to say World War III will start there – it is merely to say that every action has an equal and opposite reaction, and as the strategic context around the Balkans changes, so too will the Balkans.

The post Making Sense of the Balkans appeared first on Geopolitical Futures

Rising stars in troubled times

While Western Europe has struggled after the 2008 financial crisis, Eastern European cities have proved resilient. Eastern Europe has exhibited some impressive growth rates over the past decade. Companies from around the world continue to target Eastern Europe for investment because of the human capital the region brings to bear.

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LM.GEOPOL - Back to balkans (2018 04 06) ENGL 4

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* With the Geopolitician of the Eurasia-Africa Axis:

Geopolitics – Geoeconomics – Geoidology – Geohistory –

Geopolitisms –  Neoeurasism – Neopanafricanism

(Seen from Moscow and Malabo):

SPECIAL PAGE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

ALERTE ROUGE : SYRIE. ‘UNE ATTAQUE AMÉRICAINE EST SOUPÇONNÉE’ (SANA)

 

SYRIA COMMITTEES/ COMITES SYRIE/

КОМИТЕТЫ СИРИИ/ 2018 04 09 (5h)/

SYRIA - Frappe us I (2018 04 09) FR

Conflit en Syrie – « Un aéroport militaire touché par des frappes », selon un média d’Etat syrien : Plusieurs missiles se sont abattus tôt ce lundi sur un aéroport militaire syrien dans le centre du pays, selon l’agence officielle syrienne qui fait état de “soupçons” à l’égard des Etats-Unis.”Plusieurs missiles ont frappé l’aéroport de Tayfur. Une attaque américaine est soupçonnée”, a rapporté l’agence SANA.

Cette attaque intervient au moment où Washington, Paris, mais aussi Ankara (qui vient une fois de plus de retourner sa veste), hurlent sans preuve à une « attaque chinique » à Douma (dernier bastion des djihadistes alliés aux occidentaux et aux turcs en Ghouta orientale, banlieue de Damas). Accusations qualifiées avec raison de « farce » par Damas, Moscou et Téhéran …

LM / SYRIA COMMITTEES WEBSITE

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https://vimeo.com/syriacommitteestv

https://vimeo.com/syriacommitteestv3

ULTIMATUM FRANÇAIS EN SYRIE. QUEL JEU JOUE PARIS ?

 

* Voir sur PCN-TV/

PRESS TV (IRAN) DEBAT AVEC LUC MICHEL :

ULTIMATUM FRANÇAIS EN SYRIE. QUEL JEU JOUE PARIS ?

(8 AVRIL 2018)

sur https://vimeo.com/263765852

vignettefrancesyrie

* QUE DIT PRESS TV :

« Certaines informations ont fait état ces derniers jours d’un déploiement des forces françaises non loin de la ville de Manbij dans le nord de la Syrie. Ce déploiement a provoqué même des réactions du côté de la Turquie, dont le président a menacé la France d’une riposte militaire. Dans la foulée, Emmanuel Macron a appelé le 6 avril son homologue russe en exigeant de lui qu’il fasse pression sur Damas pour « mettre un terme à l’escalade militaire constatée au cours des derniers mois ».

Alors que le dernier bastion des terroristes d’al-Nosra dans la Ghouta, à savoir Douma, est sur le point d’être évacué et que le camp occidental y voit un échec, les propos tenus par le président français ont une consonance particulière. Surtout que la France a déployé ses soldats à Manbij en soutien aux États-Unis, dont le président avait annoncé un retrait de ses troupes de Syrie avant d’être désavoué par les généraux du Pentagone.

Cité par l’agence ITAR-TASS, le président russe a tenu de son côté à rappeler à son homologue français, au cours de l’entretien du 6 avril, ce que le sommet d’Ankara avait décidé et qui n’est pas de nature à plaire au camp atlantiste : une coopération accrue visant à assurer la stabilité à long terme de la Syrie, renforçant la souveraineté, l’unité, l’indépendance et l’intégrité territoriale de ce pays.

Luc Michel, géopoliticien, et Habib Tawa, analyste politique, s’expriment à ce sujet. »

* LE COMMENTAIRE DE PCN-TV :

Luc MICHEL explique les rapports de soumission de Paris à Washington, depuis que Sarkozy a réintégré la France dans le commandement militaire de l’OTAN, et le mode de fonctionnement de l’Axe géostratégique américano-français en Europe, au Proche-Orient et en France.

Exemple syrien et question kurde à l’appui, il explique comment Paris joue le sale rôle dans cet Axe. Et comment les dirigeants français et européens de l’OTAN « participent aux guerres américaines contre les intérêts fondamentaux de leurs peuples » (dixit le géopoliticien autrichien Jordis Von Lohausen, disciple de Thiriart) …

ALLER PLUS LOIN :

* Voir sur PCN-TV/ GEOPOLITIQUE :

LA POLITIQUE ETRANGERE DE LA FRANCE/ LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS – 007

sur https://vimeo.com/129992000

* Lire sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ FRANCE 2008-2018 (I) : COMMENT LA FRANCE REBELLE DU GENERAL DE GAULLE EST DEVENUE LA FRANCE VASSALE SOUMISE AUX USA DES SARKOZY-HOLLANDE-MACRON !?

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/09/luc-michels-geopolitical-daily-france-2008-2018-i-comment-la-france-rebelle-du-general-de-gaulle-est-devenue-la-france-vassale-soumise-aux-usa-des-sarkozy-hollande-macron/

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