LA STAMPA – LA PRIMA VOLTA DI TORINO A UNA MANIFESTAZIONE NO TAV

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Il vicesindaco Montanari oggi alla marcia contro le trivelle
 Oltre al vicesindaco torinese e al sindaco di Rivalta, partecipano in via ufficiale i Comuni di Almese, San Didero, Sant’Ambrogio, Susa, Vaie, Venaria Reale, Villar Focchiardo
09/07/2016
MASSIMO MASSENZIO
TORINO

Dopo la vittoria del Movimento 5 Stelle alle elezioni amministrative, per la prima volta anche il Comune di Torino aderisce ufficialmente a una manifestazione No Tav. Oggi pomeriggio a Rivalta il vicesindaco torinese Guido Montanari (fino a pochi giorni fa assessore proprio a Rivalta) parteciperà alla «passeggiata esplorativa» ideata dal Comitato Val Sangone. 

Montanari rappresenterà il sindaco Chiara Appendino, impegnata al Gay Pride, ma non indosserà la fascia tricolore per questioni legate al regolamento comunale. La scaletta predisposta dagli organizzatori prevede comunque un suo intervento per spiegare le possibili conseguenze sull’ambiente del cantiere dell’Alta velocità e l’ex assessore all’Urbanistica marcerà in testa al corteo e fianco del primo cittadino rivaltese Mauro Marinari. 

Le parole alla marcia No-Tav a Rivalta

Il ritrovo è fissato per le 16 in via Balegno, davanti all’ex Mulino, da dove si partirà per visitare i luoghi dove dovrebbe passare il tracciato della Torino-Lione, che a Rivalta dovrebbe avere uno dei cantieri più grandi e impattanti di tutta la linea. Alla passeggiata saranno presenti anche i rappresentanti dei Comuni di Almese, San Didero, Sant’Ambrogio, Susa, Vaie, Venaria Reale, Villar Focchiardo: gli attivisti No Tav si attendono una massiccia partecipazione che potrebbe attirare un migliaio di persone. 

L’idea di organizzare questa manifestazione è nata lo scorso 7 giugno, quando Rivalta si è svegliata col rumore di due trivelle che stavano eseguendo i carotaggi sulla collina di San Vittore e alle spalle del cimitero. A proteggere i due siti la Prefettura aveva schierato più di cento uomini fra poliziotti e carabinieri, ma il sindaco Marinari era stato tenuto all’oscuro di tutto: «La nostra città è stata militarizzata senza preavviso – ricorda Marinari – È stato un assaggio di quanto potrebbe accadere per anni se partissero i lavori sul nostro territorio per il Tav, un’opera devastante e costosa». Anche domani il corteo sarà guardato a vista da un imponente schieramento di forze dell’ordine: «Tutte le manifestazioni che abbiamo organizzato in passato a Rivalta, ma anche nella vicina Rivoli, si sono sempre svolte in maniera pacifica – aggiunge il primo cittadino rivaltese – Sono convinto che sarà così anche questa volta e vigileremo affinché nessun provocatore tenti di infiltrarsi. Sarebbe semplicemente controproducente e dannoso. Mi auguro invece che siano presenti tanti cittadini rivaltesi per manifestare la loro contrarietà a questa imposizione inutile e dannosa».

ECCO L’AGENDA NAZIONALE DI HILLARY CLINTON

hillary clinton
DI ALAN NASSER
 
counterpunch.org
L’agenda nazionale della Clinton si intreccia con quella estera: “Dominio a 360 gradi ” in tutto il globo, precariato in crescita negli Stati Uniti
 
Harry Truman sorprese gli americani con la sua richiesta di una sanità gratuita per tutti, su modello dei governi europei; Johnson lo fece estendendo le riforme della Great Society*, e pure Nixon lo fece con un’ondata di provvedimenti regolatori e di spesa sociale da lui approvati, superando Johson su diversi fronti “Keinesiani”. Hillary Clinton invece non ci offrirà simili sorprese. La sua impronta tangibile nello scivolamento a destra del partito ci fa dedurre con ferrea logica ciò che possiamo aspettarci dal “mostro” sia sul fronte interno che su quello estero.
Il suo attacco imminente alla classe lavoratrice unisce l’austerità neoliberista alle strategie di dominio in politica estera del Partito Neocon-Democratico. Ciò che segue è un sunto abbastanza breve.
 
Dominio ad ampio raggio e limiti delle ambizioni imperiali
 
Se non sapessimo nulla della storia del capitalismo imperialista e della sua attuale manifestazione, dando per assodato un mondo di nazioni che mostrano livelli differenti di ricchezza e potere, potremmo immaginare uno schieramento geopolitico ne quale il mondo è diviso in diverse aree, mentre le nazioni dalle economie più potenti esercitano la più grande influenza regionale. “Influenza regionale” andrebbe declinata in una determinazione dei poteri maggiormente autoritaria – previa consultazione con altre potenze regionali – dei principali assetti delle relazioni commerciali, accordi di cooperazione e politiche di investimenti. Questo sarebbe un mondo “multipolare” senza egemonia globale di un singolo. I conflitti potenziali si eviterebbero con: 1) nessuna potenza principale aspirante al dominio globale, e 2) le potenze principali della regione, che rappresentano i legittimi interessi delle nazioni che la costituiscono, partecipano a dei negoziati per scongiurare i conflitti assieme alle altre principali potenze regionali. Personalmente non raccomanderei né sconsiglierei un assetto simile. Il punto è che vi è un certo numero di possibili assetti globali che ad uno sguardo politico presentano aberrazioni non immediate. Non è il mondo in cui viviamo.
 
Il nostro mondo presenta una classe dirigente americana pienamente impegnata in quello che il Pentagono ed il resto del mondo chiamano Full Spectrum Dominance (dominio ad ampio raggio ndr) (FSD). Il concetto del quale è implicito nel progetto imperiale. Non appena le ambizioni imperiali vengono in essere, il mondo è – e deve essere – il limite. Nel mondo odierno, dominato esclusivamente dal potere capitalista, e nel quale ogni regione è legata con quasi tutte le altre sia industrialmente che finanziariamente, il conflitto capitalista significa che il potere imperiale non può essere condiviso. Quando molteplici aspiranti imperi sono coesistititi, gli accordi ebbero vita breve: la guerra ha sempre sottomesso tutti tranne uno.
 
Il colpo di mano di Washington per l’FSD significa che l’egemonia deve andare verso la guerra perpetua. I liberal preferiscono addossare la colpa della guerra perpetua a Bush, Cheney &co. Ma l’FSD è il Washington Consensus, e la guerra continua è stata assicurata da Obama nel suo discorso in occasione… del Nobel per la pace!
 
Mentre il potere di Washington è senza alcun rivale del calibro dell’Unione Sovietica, i paletti dell’impero sono piantati: se non sei con noi sei contro di noi. Gli Usa non devono solo restare insuperati in campo militare, ma neppure affiancati; ogni nazione in grado di contrastare un’aggressione statunitense deve essere considerata uno stato nemico. Le elite Usa vedono Cina e Russia come il maggiore attuale o potenziale deterrente all’egemonia globale Usa. La Russia è perciò circondata dal potere militare Usa, le repubbliche ex sovietiche vengono attratte nella principale alleanza di Washington, la Nato e le flotte Usa stazionano nei pressi delle acque territoriali Usa. The Navy Times riporta senza giri di parole che “Gli Usa inviano una squadra navale d’attacco per fronteggiare la Cina… L’esercito Usa ha dispiegato una piccola flotta nel Mar Cinese del Sud.”
 
Questo per quanto riguarda il “pilone Asiatico”. E dietro a tutto ciò sta Hillary Clinton. Un pizzico di coscienza storica ci farebbe riconoscere in tutto questo l’apertura di un conflitto armato. Non c’è bisogno di un’intenzione esplicita per entrare in guerra. Ma questo è uno scenario che enfatizza enormemente il rischio di un confronto militare. Sussulto al pensiero di come potrebbe essere la Crisi dei Missili di Cuba di un domani.
 
Il pilone Asiatico e il crescente impoverimento della classe lavoratrice statunitense
 
E’ stato un mantra delle elite e del loro presidente che i lavoratori americani debbano abituarsi a sopportare salari più bassi e uno standard di vita in calo, al fine di “gettare nuove basi per la crescita” o di riconoscere la realtà della globalizzazione oppure… Il 14 Aprile 2009 Obama, in un discorso alla Georgetown University ci ha detto che noi “dobbiamo consumare meno a casa nostra ed esportare di più all’estero”. Lo stesso anno Jeffery Immelt, amministratore delegato della General Electric, due anni prima della sua nomina a capo del Consiglio della Presidenza per il lavoro e la competitività, ha ricordato presso il Detroit Economic Club che “ Noi tutti sappiamo che i consumi americani non possono guidare la nostra ripresa. Questa economia deve essere guidata da investimenti ed esportazioni…”
 
Queste osservazioni sottendono una logica implicita che ci dice chiaramente come si sia esaurita l’eredità del New Deal e della Great society, ed anche del ritorno all’economia degli anni ’20: nessun aiuto governativo ai salari bassi e stagnanti, tutti gli aumenti di produttività vanno in teoria al capitale e l’inevitabile conseguenza matematica di queste politiche è una sempre crescente diseguaglianza. 
Ora: i salari bassi hanno una doppia funzione: essi abbassano la principale componente dei costi totali di produzione e fanno perciò salire i profitti. In un periodo di maggior competizione internazionale, i bassi salari sono il fattore chiave per la riduzione dei costi ed il rilancio della competitività nell’export. In un discorso del 2010 presso la Import-Export Bank Obama ha sottolineato la priorità politica della competitività nell’export: “ I mercati mondiali più in crescita sono al di fuori dei nostri confini. Dobbiamo competere per questi mercati perché anche altre nazioni lo stanno facendo.” Come disse Immelt nel 2011: “Ci siamo globalizzati per vendere i nostri prodotti. Siamo grandissimi esportatori Usa….oggi andiamo in Brasile, Cina e India, perché è lì che stanno i nostri clienti. E’ lì che stanno i mercati…dei nostri prodotti principali, l’ 80% dei quali viene venduto fuori dagli Usa” Il messaggio è chiaro: i consumatori d’oltremare devono sostituirsi all’ormai esaurito potere d’acquisto dei consumatori Usa; essi assorbiranno l’output dell’industria statunitense. I lavoratori americani somiglieranno sempre più ai lavoratori sfruttati dei paesi poveri dipendenti dall’export.
 
Hillary Clinton è salita a bordo della nave dell’impoverimento. Nel 2011 ha annunciato che “la nostra ripresa economica interna dipenderà dalle esportazioni e dalla capacità delle aziende americane di sfruttare la vasta e crescente fascia di consumatori in Asia. Il “pilone asiatico” consiste nel rimpiazzare – come consumatori dei prodotti Usa – la classe lavoratrice americana impoverita con quella estera, preservando nel frattempo l’egemonia globale Usa. I lavoratori americani continueranno di sicuro a comprare la produzione delle aziende Usa, puntellando col debito gli esigui salari, ma verranno visti sempre più –sia dalle elites e dagli analisti- come un mero costo di produzione piuttosto che una fonte di guadagno. La Clinton metterà tutte le proprie energie in questo progetto. Col tempo, non ci sarà modo per i lavoratori americani di sconfiggere la guerra del presidente contro i lavoratori. Non mi sorprenderebbe se la sua impopolarità futura dovesse superare il suo attuale disprezzo da parte della gente.
 
Non possiamo sovrastimare la priorità dei circoli di potere di reindirizzare l’economia Usa verso quelli che sono visti dalle elites come i mercati del futuro. Lo scorso anno il segretario della Difesa Usa Ashton Carter ha esplicitato alcuni dettagli sulle linee guida geostrategiche che sottostanno al pilone Asiatico/politica dei bassi salari delle elite:
 
“Già vediamo i paesi della regione (Asia-Pacifico) mentre cercano di spartirsi questi mercati… creando diversi singoli accordi commerciali negli ultimi anni… accordi che … lasciano gli Usa ai margini. Ciò mette a rischio l’accesso Usa a questi mercati in crescita. Dobbiamo decidere se lasciare che ciò accada. Se stiamo aiutando a spingere la nostra economia e le nostre esportazioni… e rinsaldare la nostra influenza e la nostra leadership nella regione del mondo che cresce più velocemente; o se, invece, ci stiamo escludendo dal gioco… La regione Asia.Pacifico è quella che definisce il nostro futuro di nazione… metà della popolazione mondiale vivrà lì entro il 2050… più di metà della classe media globale e dei relativi consumi verranno da quella regione… il Presidente Obama ed io vogliamo assicurare che … il business può competere con successo per questi potenziali mercati… nel prossimo secolo, nessuna regione sarà più importante… per la prosperità Usa.”
 
Carter in un discorso un mese più tardi ha definito chiaramente il tipo di aggressione geopolitica che sarà necessaria per un simile blitz commerciale: “Non dovranno esserci errori: gli Usa voleranno, navigheranno e opereranno ovunque le leggi internazionali lo consentano, come facciamo in tutto il mondo”. Ed ha anche chiarito che questo sarebbe stato il modo in cui gli Usa avrebbero mantenuto il Domino ad Ampio Raggio in Asia, esplicitando l’intenzione di Washington di diventare la principale potenza egemone dell’Asia-Pacifico per i decenni a venire”. Il pezzo su “ovunque le leggi internazionali lo consentano” è un non-sense. Washington ha mostrato che laddove le leggi internazionali contrastano con le ambizioni imperiali, le leggi internazionali hanno la peggio.
 
Il neoliberismo interno si intreccia all’aggressione imperiale all’estero. L’agenda di Washington è coerente nel suo insieme. L’influenza della Clinton ci fa fortemente presagire degli esiti preoccupanti qui e all’estero.
 
Alan Nasser
 
 
 
17.06.2016
 
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VALENTINO FANCELLO
Postato il Domenica, 03 luglio 2016
 

SOMMET BELLICISTE DE L’OTAN A VARSOVIE (II) : NOSTALGIES ET REVES FOUS DU NOUVEAU “DRANG NACH OSTEN”

FB pour PCN-INFO/ 2016 07 08 (II)/

avec PCN-SPO – Le Temps/

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PIH - OTAN FB varsovie II (2016 07 08) FR

La chancelière allemande Angela Merkel a « déploré jeudi l’attitude de la Russie en Ukraine » (sic) et « la perte de confiance qui en résulte » (resic). « Lorsque la prévalence du droit et l’inviolabilité des frontières sont remises en cause par des mots et des actes, alors la confiance diminue », a-t-elle dit devant les députés allemands.

Mais ?!?

– L’OTAN qui se développe depuis des années et installe des missiles aux frontières russes, ce n’est évidemment pas un comportement agressif.

– Le soutien des pays de l’OTAN à un gouvernement issu de pseudo élections, à une Junte de bandits et de fascistes, cela incite à avoir confiance dans les pays ouest-européens bien sûr.

– Quand au “droit et l’inviolabilité des frontières” évoqués par Merkel on doit lui rappeler l’annexion de la RDA (on dit « anschluss » en allemand) par la RFA du fait de l’absence de référendum (en Occident, je sais que c’est une horreur de donner la parole aux peuples) et aussi d’absence de modification de la constitution ce qui est pourtant une des Lois fondamentales de la RFA.

– Sans oublier le Kosovo, volé à la Serbie et érigé en état-fantoche par la dite OTAN …

Le projet européen se meurt du colonialisme US via l’OTAN, de l’existence d’un « parti américain » (dixit de Gaulle et Thiriart) aux commandes de ses pays et du retour de l’impérialisme de Berlin qui se caractérise par l’égoïsme d’une Allemagne vieillissante et la rapacité de ses banques.

Ce pourquoi, cela dit en passant, ceux qui soutiennent encore le concept d’un « Axe Paris – Berlin – Moscou » (concept initié par notre PCN au début des Années 90, mais c’était il y a près de vingt-cinq ans …) manipulent un outil géopolitique dépassé, devenu inexistant et donc contre-productif. Répéter en retard les vieux concepts des autres et ne rien comprendre aux bases de l’action géopolitique ne fait pas de vous un fin analyste. Juste un perroquet idiot (« papagal idiot » en roumain) !

Le projet européen ne peut renaître que dans le retour à la base du mouvement premier nécessaire au recouvrement de sa souveraineté : le combat contre l’OTAN, pour le retour des soldats US chez eux et la fin des missiles US en Europe.

Pour que l’Europe vive, US GO HOME!

Fabrice BEAUR,

SG du PCN

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RDC. LE MINISTRE MENDE REPOND SUR LA DESTABILISATION OCCIDENTALE ET L’AFFAIRE KATUMBI (RTNC)

PANAFRICOM-TV/

RDC. LE MINISTRE DE LA COMMUNICATION LAMBERT MENDE REPOND SUR LA DESTABILISATION OCCIDENTALE ET L’AFFAIRE KATUMBI

PANAFTV - RDC point presse min Mende (2016 07 07) FR

Mende qualifie notamment Moise Katumbi (condamné en RDC pour escroquerie) « d’un ignorant qui doit rentrer aux études » …

* Video sur https://vimeo.com/173904846

« POINT PRESSE » DU 7 JUILLET 2016 SUR LA

RTNC / RADIO TELEVISION NATIONALE DU CONGO

Un punto tecnico sulla Tav e sugli espropri per il Terzo valico

http://radioblackout.org/2016/07/un-punto-tecnico-sulla-tav-e-sugli-espropri-per-il-terzo-valico/

Radio Blackout 105.250 FM

DI  · 8 LUGLIO 2016

Notavterzovalico

Uno sguardo logistico sul Tav e le sue infrastrutture, un approfondimento su quegli aspetti che, per quanto riguarda il trasporto merci, in passato hanno favorito progetti di tunnel come Torino-Lione e Terzo Valico. In logistica negli ultimi 25 anni vi sono stati cambiamenti radicali che, proprio in vista di utilizzare maggiormente la ferrovia per il trasporto merci, permettono di fare delle scelte alternative che vanno contro tali progetti.

E poi ancora, gli espropri dei territori per la costruzione del Terzo valico previsti per il 19 luglio e contro cui è stata chiamata una mobilitazione con l’intento di bloccarli. A quattro anni dal primo tentativo di esproprio Cociv, consorzio costruttore del Terzo Valico, non è ancora riuscito a chiudere questa partita. In questi anni sono state decine le giornate di lotta organizzate dal movimento per impedire la presa in possesso dei terreni necessari alla realizzazione della nuova linea ferroviaria ed è a partire da questo che sono stati accumulati due anni di ritardo sulla tabella di marcia dei lavori.

L’alleanza per la Torino – Lione perde consensi

Anche a Bardonecchia voci NOTAV?

http://bardonews.blogspot.it/2016/07/lalleanza-per-la-torino-lione-perde.html#more

BARDO NEWS

giovedì 7 luglio 2016

 
I tunnel di base ferroviari aprono buchi nella montagna e nelle finanze pubbliche? … E il trasporto su gomma se ne avvantaggia sempre più

Lavori al tunnel del San Gottardo (foto: D.Friendlos)
All’inizio del mese di Giugno è stato inaugurato il tunnel di base del Gottardo. Il progetto generazionale, in quanto a durata, aumenta l’urgenza di una politica dei trasporti concordata a livello alpino. In Francia emergono chiari segnali.

Éric Piolle, sindaco della città francese di Grenoble, definisce ormai inattuale il progetto di collegamento ad alta velocità Lione-Torino, un’opera dal costo di 26 miliardi di euro. La città di Grenoble ha appena deciso il proprio ritiro dal protocollo d’intenzione di finanziamento sottoscritto da 13 enti locali francesi per un ammontare complessivo di circa un miliardo di euro. Al finanziamento della prima tappa dovrebbero contribuire anche lo Stato e le ferrovie francesi con ulteriori 1,2 miliardi e l’Italia con 2,9 miliardi di euro. Dall’UE si auspica un finanziamento pari al 40% dei costi dell’opera…
«Il progetto è stato concepito 25 anni fa sulla base di ipotesi di sviluppo del trasporto merci deliranti», spiega il sindaco di Grenoble. Mentre in realtà il trasporto ferroviario è in calo da venti anni. Anche le aspettative sul numero di passeggeri, prosegue Piolle, sono crollate a un quinto rispetto alle previsioni del 1991. «Questo progetto non porta alcun miglioramento del trasporto ferroviario», sarebbe meglio investire per migliorare le linee esistenti.
Anche altrove vengono sollevate questioni di principio. Uno studio su incarico del Parlamento Europeo del 2014 mette in discussione la necessità della Lione-Torino. Sono stati considerati in particolare gli effetti prodotti dall’apertura del tunnel di base del Gottardo, inaugurato il 1° Giugno 2016 come parte della Nuova ferrovia transalpina svizzera (NFTA). Affinché la NFTA produca i vantaggi attesi è necessario che le linee di accesso siano per quanto possibile completate. In Italia si procede a rilento. La CIPRA Italia in una conferenza stampa la settimana scorsa ha annunciato la necessità di una svolta in materia di trasporti. Finora il 90% delle merci viene trasportata su gomma. «Al momento tutto lascia intendere come il nostro Paese non abbia saputo approfittare dell’occasione creata dalla Svizzera per accompagnare adeguatamente lo sviluppo del progetto e così le merci in arrivo dalla Svizzera sui treni proseguiranno verso la Pianura Padana su TIR», critica il direttore Francesco Pastorelli.
Al Brennero, il valico alpino più frequentato, procedono i lavori per il previsto tunnel ferroviario. I critici, tra i quali la CIPRA Sudtirolo, chiedono una «strategia del percorso migliore» anziché una «strategia del percorso a basso costo»: se il traffico per il trasporto merci scegliesse il percorso attraverso le Alpi più breve anziché quello dal costo inferiore, al Brennero transiterebbe solo circa un terzo dei veicoli pesanti attuali, mentre il tunnel di base del Gottardo, con una adeguata politica di trasferimento, potrebbe avere un transito sufficientemente intenso per essere gestito in modo economicamente redditizio.
Pare che nell’insieme il sistema di sviluppo ferroviario perda consensi perché vengono messi in campo progetti troppo grandi, lunghi da realizzare e costosi per le finanze pubbliche. Mentre il trasporto su gomma, in sordina, continua a farla da padrone… Potrebbe quasi sembrare un piano congeniato per favorirlo…
 
Bardo News (Fonte CIPRA ITALIA) 

OTAN : LA RUSSOPHOBIE AU COEUR DU SOMMET DE VARSOVIE

# PCN-INFO/ SOMMET BELLICISTE DE L’OTAN A VARSOVIE : COMMENT LA RUSSOPHOBIE GALOPANTE SERT DE PRETEXTE A L’IMPERIALISME A L’EST (LE NOUVEAU “DRANG NACH OSTEN”), ET A LA COURSE AUX ARMEMENTS !

LM pour PCN-INFO/ 2016 07 08/

avec PCN-SPO – Le Temps/

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 PIH - OTAN varsovie I (2016 07 08) FR

“La Russie dans le viseur du Sommet de l’OTAN” titre Le Temps, qui ajoute que “L’Alliance atlantique se réunit ces vendredi et samedi à Varsovie, en Pologne. Il s’agit du premier sommet organisé dans une capitale de l’ancien bloc soviétique. Les Etats membres vont tenter d’afficher leur unité face à la Russie “. “Déploiement de bataillons dans les pays d’Europe frontaliers de la Russie, exercices et budgets militaires en hausse: à Varsovie, les dirigeants de l’OTAN vont décider le renforcement de l’Alliance à l’Est. Une mesure sans précédent depuis la chute de l’URSS”, commente Le Temps (Genève). Le tout sur un fond de russophobie galopante, de propagande belliciste et de nouvelle guerre froide ! Nouvelle “guerre glaciaire” disent mêmes certains géopolitologues américains …

Le géopoliticien Jordis Von Lohausen, disciple de Thiriart, avait raison dès 1991 : les guerres de l’OTAN sont menées contre les intérêts vitaux à long terme des peuples de la Grande-Europe de Vladivostok à Reykjavik …

Et les politiciens “européens” du NATO sont des traîtres à notre grande patrie continentale !

LM / PCN-INFO

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ALERTE INFO : SAIF AL ISLAM KADHAFI TOUJOURS EMPRISONNE !

PANAFRICOM/ 2016 07 08 (16H GMT)/

 saif

“Une source militaire confie à Reuters que Saïf Al-Islam Kadhafi est toujours en prison“, titre le media russe RT ce 9 juillet !

“Saïf Al-Islam, fils de l’ancien dirigeant libyen Mouammar Kadhafi, resterait détenu dans la prison libyenne dans laquelle il séjourne depuis la chute de son père en 2011“, a assuré une source militaire, contredisant une information parue plus tôt. «Nous démentons que Saïf Al-Islam a été libéré» a indiqué à Reuters une source militaire d’une faction de l’opposition à Mouammar Kadhafi, la puissante milice municiapale de Zentan (ou Zenten), qui maintient le fils de ce dernier en captivité depuis 2011 à Zentan, dans l’ouest libyen.

Pourtant, un avocat proche de la famille Kadhafi ainsi qu’une autre source basée à Zentan, cités par France 24, avaient assuré plus tôt que “le prisonnier avait bénéficié d’une mesure d’amnistie“. Si l’information n’était parue que quelques heures avant ce nouveau démenti, l’avocat avait assuré que “Saïf Al-Islam était libre depuis la mi-avril“. Nouvelle invraisemblable pour les spécialistes de la Libye, mais aussi reprise par tous les médias douteux du Net et certains médias russes peu soucieux de sources sérieuses …

Reste à déterminer les raisons de cette fausse info, sans doute destinée à appuyer une nébuleuse opération politique opposants les fractions islamistes libyennes . Je ferai noter que la milice-cité de Zenten est le principal point d’appui à l’Est libyen (au-delà de Tripoli vers la Tunisie) du soi-disant général Kalifa Hifter, qui avec son armée privée confisquée lors de son putsch de février 2015, dite « Armée nationale libyenne » (sic), est le principal homme fort de Washington en Libye (il est un agent de la CIA depuis la fin des années 80) et le vrai patron du gouvernement de Tobrouk. Opposé à la fois au gouvernement libyen soutenu par l’ONU de Faraj (l’ONU n’ayant fait qu’accentuer les divisions, il y a désormais 3 gouvernements en Libye) et à celui de Tripoli soutenu par la coalition islamiste Farj Libya, Hifter a tout à craindre d’un affaiblissement de Zenten, inévitable si cette fraction lâchait son otage Saif al Islam !

SAIF AL-ISLAM KADHAFI : L’OTAGE DES ISLAMISTES DE ZENTAN QUI GARANTIT UN CHANTAGE !

Seif al-Islam est détenu à Zentan, à 170 km au sud-ouest de Tripoli, depuis son arrestation en novembre 2011 par une brigade d’anciens combattants rebelles originaires de cette localité. Précisons – car de fausses nouvelles circulent sur le net – qu’il n’est d’aucune manière lié à la Résistance Verte armée ou politique libyenne et qu’il n’en est encore moins le chef ou le « guide » … Seif al-Islam, 39 ans, est aussi visé par un mandat d’arrêt de la CPI pour « crimes contre l’humanité » commis pendant la répression du coup d’état islamo-monarchiste du 15 février 2011 organisé et financé par les USA, la France et l’OTAN, et qui a été transformée en conflit armé par l’OTAN lorsque Kadhafi ne s’est pas effondré. La junte fantoche de Benghazi qui usurpait le pouvoir en Libye au nom de l’OTAN, puis les divers « gouvernements » fantoches libyens et la CPI, se disputent le droit de le juger.

Seif est en fait l’objet d’un chantage entre Ajmi al-Atiri, le chef islamiste commandant de la « brigade de Zenten », un gang islamiste armé, et les islamistes de Tripoli (et avant eux au CNT). Qui a permis à ce gang d’obtenir des positions de force dans l’Armée fantoche organisée par le CNT après la chute de Tripoli et Syrte fin 2011, et surtout d’accéder à son juteux financement par le Qatar, l’OTAN et les fonds spéciaux français (l’argent dont dispose secrètement et sans contrôle l’Elysée et le premier ministre). Depuis fin 2011, le chantage s’est poursuivit entre les chefs de Zentan et toutes les fractions qui ont successivement contrôlé Tripoli, les enjeux étant bien plus élevés et concernent directement les rapports de force entre les gangs islamistes armés qui se disputent les richesses de la Libye.

Second fils de l’ancien dirigeant libyen Mouammar Kadhafi, Saïf al-Islam Kadhafi avait aussi  été condamné à mort pour «crimes de guerre et répression de manifestations pacifiques» pendant la révolte de 2011, lors d’un procès fantoche tenu en juillet 2015. Où ses geôliers de Zentan ne l’avaient évidemment pas laissé comparaître !

LE CHAOS DE LA LIBYE POST-KADHAFI SOMALISEE !

Cette affaire en dit long sur les limites étroites de l’autorité réelle des pseudo « gouvernements libyens » qui se succèdent à Tripoli ou Tobrouk,  et sur le chaos qui règne en Libye. Il n’y a plus d’état, de gouvernement, d’autorité. Et ces « gouvernements » ne sont qu’une partie des nombreux gangs islamistes lourdement armés qui organisent le chaos en Libye. Sans oublier AQMI, DAECH  et cie ! Ajoutons à tout cela les manoeuvres concurrentes des multinationales pétrolières – la guerre est ouverte entre le français Total et les majors anglo-saxons – et les agendas divergents des USA, de la France et du Qatar.

Sans oublier les anciennes municipalités de la Jamahiriya de Kadhafi, qui après 40 ans de Démocratie Directe municipale, où tribus et anciens cadres jamahiriyens ont organisé une autonomie de fait qui ne reconnaît pas l’autorité centrale. C’est le cas à Zentan ou Misratta, comme à Bani Walid ou Sebah, où les milices d’auto-défense municipales ont chassé les gangs islamistes armés dès 2012 …

LUC MICHEL / PANAFRICOM

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