GLI AIUTI USA IN ARMI LETALI AI “RIBELLI SIRIANI” NON ERANO DESTINATI ALLA SIRIA, MA AL GRUPPO ISLAMISTA NON RICONOSCIUTO DA AL KAIDA. DESTINAZIONE IRAK. PER SMEMBRARLO.

Sembra paradossale, ma la situazione si fa finalmente più chiara ed era nell’aria da qualche tempo, al punto che mi sono azzardato a prevedere azioni durante il Ramadan ( vedi post precedente).

A quanti sembrava incomprensibile che gli USA stessero trattando con Iran e Russia ( su tavoli separati) per trovare un nuovo equilibrio nel Levante e dall’altro rifornissero la ribellione con nuove moderne armi negate in precedenza, adesso comincia a capire. Un gruppo armato equivalente a una divisione si è materializzato lanciandosi verso la città di Mossul ( la biblica Ninive) ed occupandola quasi senza incontrare resistenza.

Alcuni enigmi si rivelano non più tali:

a) la armi letali di cui ai comunicati ufficiali destinate ai ” ribelli siriani” erano in realtà destinate a questi “ribelli siriani”.

b) L’area occupata è la vecchia area sunnita fedele a Saddam Hussein ( Tikrit inclusa) ed è presumibile che vecchi partigiani pro Saddam abbiano aiutato – o almeno non ostacolato – l’attacco a Mossul ( mezzo milione di abitanti), nel cuore del distretto petrolifero arabo ( l’altra parte del nord Irak è curda).

In mancanza di Aleppo, Mossul potrebbe essere la capitale di un nuovo stato.

c) la zona, ripeto, è sunnita – come la zona curda a nord che però non è stata investita benché per gli attaccanti sarebbe stato logisticamente militarmente più sicuro operare a ridosso della frontiera turca – segno evidente di una tacita intesa coi curdi e quindi di una non intesa coi turchi a meno di un intervento diretto americano in materia. Il vantaggio per i curdi sarebbe la nascita di uno stato cuscinetto che aumenterebbe la separazione dal governo centrale e renderebbe impossibile un intervento militare del governo centrale contro eventuali secessionisti.

D’ altra parte, nessuno sarebbe così matto, nemmeno un islamista furente a Ramadan ( che inizia martedì), da penetrare in territorio nemico facendosi accerchiare da solo: i “ribelli” si sono insinuati tra due fasce di territorio iracheno, lungo il corso dell’Eufrate e lo hanno fatto solo se certi che uno dei lati non li avrebbe attaccati. Quello curdo.

d) I” ribelli” sono certamente dotati di armi antiaeree sofisticate e portatili, altrimenti il governo iracheno avrebbe usato la sua superiorità aerea per schiacciarli o almeno ritardarne l’avanzata. Per quanto indebolito, il governo Al Maliki dispone di forze superiori ai 10.000 volontari dell’EIIL che si dice siano sul campo e con interventi aerei mirati – di cui non si ha notizia – avrebbe potuto facilmente averne ragione, come è accaduto in Siria.

e) Il Washington Post di oggi attribuisce l’ottimo armamento dei ribelli alla presa di Mossul dove gli islamisti, secondo il giornalista, avrebbero saccheggiato l’arsenale. Evita di spiegare come e con quali armi avrebbero conquistato la città.

Segno evidente che hanno qualche traccia di imbarazzo a spiegare che le armi sono state usate per fini diversi da quelli autorizzati dal Congresso ( dove il senatore Mc Cain sarà lieto di chiudere un occhio).

f) Il numero di diecimila volontari fa pensare ai 10.000 volontari reclutati nei campi profughi in Giordania e addestrati dalla CIA come comunicato ufficialmente, ma mai giunti al fronte siriano in appoggio a chi combatteva contro Assad. ( vedere mio post del 6 giugno 2013 con un capoverso sui diecimila guerriglieri) .

Coincide il numero, l’addestramento, l’armamento e l’interesse della casa reale Giordana, imparentata con i reali iracheni trucidati ( Faisal e la moglie assieme al primo ministro Nuri el Said) nel 1958 dal generale Kassem che inaugurò la grande stagione dei golpe militari in Irak. Inoltre, appena occupato l’Irak, nacque una ipotesi monarchica di piazzare lo Zio del Re di Giordania sul trono. L’ipotesi tramontò per via di una violenta manifestazione antimonarchica di cui anche la RAI diede conto.

L’operazione Mossul è , come direbbero gli americani, ” double folded” ossia ha due obiettivi antitetici quanto basta per essere certi di raggiungerne almeno uno.

Da una parte fa pentire amaramente Il premier iracheno Nuri Al Maliki , sciita, d’essersi liberato dalle truppe USA che avrebbero assicurato la protezione dell’Irak e del suo regime. L’intesa naufragò per il rifiuto di Al Maliki di riconoscere lo status di non giudicabilità ai militari americani da parte dei tribunali iracheni. ( ….)

Il premier iracheno potrebbe adesso chiedere aiuto e consentire agli USA di tornare a presidiare in forze quel territorio per il quale hanno fatto ben due guerre, ma solo a prezzo di una umiliazione cocente in un paese in cui l’onore vale più della vita. Ma sempre meglio che soccombere, dico io.

L’altro obiettivo è più ambizioso: mutilare l’Irak ed unire il territorio così ottenuto alla fascia di Siria che comprenderebbe il territorio a est di Deir El Zohr e fino ai bordi di Aleppo e metterlo sotto una qualche forma di protettorato della monarchia Giordana ( o dei turchi) che verrebbe così compensata dai territori palestinesi persi nel ’48( con Israele) e da perdere ora ( con Abbas).

Questa sistemazione potrebbe far comodo anche ad Assad dato che gli lascerebbroe intatti i territori alauiti la cui popolazione percentualmente aumenterebbe rispetto ai sunniti residui che rimarrebbero nelle zone sottoposte al Baath.

La perdita dei campi petroliferi, sarebbe ampiamente compensata dai giacimenti in mare di gas di Leviathan e di Tamar ( vedasi la cartina del post precedente).

Ne nascerebbe uno stato nuovo sviluppato lungo il corso del fiume Eufrate, a conduzione sunnita, capace di interrompere la continuità territoriale sciita costituita da : Iran, Siriani, Hezbollah che toglie il sonno ai saudo-americani.

I territori siriani e Iracheni della Mezzaluna fertile sarebbero così suddivisi ciascuno in tre parti, dando vita a cinque nuovi staterelli,( più i preesistenti Libano, Giordania; Yemen, A. Saudita e i 6 emirati) tutti abbastanza ricchi di petrolio e gas, ma nessuno abbastanza forte da impensierire militarmente Israele o commercialmente gli USA.

Il loro stesso numero ne garantirebbe la litigiosità permanente e quindi la necessità di un arbitro. Un mercato enorme per esportare di tutto e per sfruttare le estrazioni petrolifere senza più subire i ricatti mercantili o nazionalisti subiti finora.

Segnali distonici: tensione alla frontiera turca: tra i cinque nuovi arrivati, c’è lo stato curdo ( con l’ Irak impedito a intervenire direttamente data l’esistenza del nuovo stato cuscinetto). Includerà o non includerà il Kurdistan turco? Come reagirà l’Iran? Assad accetterà , obtorto collo, l’accordo o chiederà compensazioni in Libano dove l’elezione del nuovo presidente aspetta di avere via libera.

Tensione in Arabia Saudita dove una eventuale crescita politica o territoriale della dinastia Hashemita giordana ( scacciata nel 1928 dalla Mecca dal fondatore della dinastia Abd el Aziz)non verrebbe vista di buon occhio, se non previo accordo con Israele, il convitato di pietra, dove la colomba Peres ha appena lasciato il posto all’ex ministro degli esteri Reuven Rivlin un falco con un compito immane: recuperare la credibilità incrinata dalla presidenza Katsav e dalla premiership Netanyahu.

Antonio De Martini
Fonte: www.corrieredellacollera.com
12.06.2014

GLI AIUTI USA IN ARMI LETALI AI “RIBELLI SIRIANI” NON ERANO DESTINATI ALLA SIRIA, MA AL GRUPPO ISLAMISTA NON RICONOSCIUTO DA AL KAIDA. DESTINAZIONE IRAK. PER SMEMBRARLO.ultima modifica: 2014-06-16T08:16:20+02:00da davi-luciano
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