Si sgonfia clamorosamente la ‘pista antisemita’ riguardo le uccisioni avvenute presso il ‘museo ebraico’ di Bruxelles lo scorso week-end, su cui tanto il regime sionista di occupazione quanto tutti i media proni e allineati a Tel Aviv si erano avidamente gettati appena la notizia dell’eccidio si era diffusa.
La pista antisemita scoppia come una bolla di sapone quando si diffonde la consapevolezza che i due ebrei uccisi nella capitale belga lavoravano per un’organizzazione, la ‘Nativ’, direttamente collegata col Mossad e incaricata di convincere ebrei europei, nordamericani e di altri paesi a prendere parte all’invasione e all’occupazione illegale della Palestina.
Di più, nel recente passato, per sei anni almeno il canale televisivo sionista Channel 10 ha ammesso che i due, Emanuel e Miriam Riva hanno operato in Germania alle dirette dipendenze del Mossad stesso. L’uccisione di due agenti venduti a un Governo straniero (pur mantenendo passaporto e cittadinanza belga) é molto più probabilmente ascrivibile a un episodio di guerra tra servizi segreti o di Resistenza armata contro le politiche razziste e invasive di Tel Aviv che a un casuale episodio di razzismo antiebraico.
Ancora una volta emerge in tutta la sua gravità il problema della doppia lealtà dei sionisti europei, che preferiscono diventare agenti e spie di un Governo straniero (razzista e colpevole di Apartheid e Crimini contro l’Umanità) che non restare fedeli alla loro patria di nascita.
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