Vietare Dieudonné? E perché non vietare l’effusione di Hollande a Riyadh?

Bahar Kimyongür Global Research, 8 gen 2014

Dobbiamo ridere o piangere di fronte al linciaggio mediatico, giudiziario e finanziario delle élites francesi contro un comico mentre il presidente François Hollande si trascina presso la dinastia dei Saud per presentarsi a una delle più oscurantiste, violente e razziste famiglie reali del mondo. Nel Paese che porta il nome della famiglia regnante, unico al mondo, le massime autorità religiose affermano che la terra è piatta come un tappeto da preghiera e accusano di blasfemia coloro che sfidano le loro tesi. Secondo stime, vi sono tra 10000 e 30000 prigionieri politici in Arabia Saudita. La discriminazione è un sistema contro sciiti, donne, lavoratori migranti, laici…
Secondo l’indice mondiale delle persecuzioni cristiane pubblicata dalla ONG Open House, l’Arabia Saudita è il secondo Paese al mondo dove i cristiani sono i più perseguitati. I non musulmani non possono visitare la Mecca e Medina. Torture, punizioni corporali, esecuzioni, censura completano l’oscuro record della famiglia regnante.
Ad agosto, il blogger saudita Raif Badawi è stato condannato a sette anni di carcere e 600 frustate per aver proclamato l’uguaglianza tra “musulmani, cristiani, ebrei e atei.” Oggi, Raif Badawi è minacciato di decapitazione per aver proposto un dibattito sulla religione. È accusato di apostasia, un reato punibile con la pena di morte.
La politica estera dei Saud non è certo più incoraggiante. Diversi gruppi terroristici sono infatti creature dei servizi d’intelligence sauditi in Siria, Iraq, Libano, Sahel, Yemen, Caucaso e Pakistan. Ispirati dalle autorità religiose saudite, questi eserciti dell’odio assassinano ogni giorno decine di innocenti, per puro divertimento, come le SS.
E’ davvero necessario ricordare che, a differenza dei sermoni wahhabiti, gli sketch di Dieudonné non hanno mai ucciso nessuno? Milioni di cittadini francesi hanno difficoltà a comprendere come i loro leader possano condannare un comico e incensare un regime tirannico come quello dei Saud. Se la “democrazia francese” è pronta a coprirsi di ridicolo e di vergogna vietando il tour di Dieudonné, in tutta onestà, si dovrebbe anche vietare la rappresentazione del suo presidente a Riyadh, dove ha lodato la “preziosa saggezza” di re Abdullah.
L’umorismo di Hollande avrà forse divertito la corte, ma probabilmente non farà ridere le vittime siriane dei missili Milan francesi forniti dall’Arabia Saudita ad al-Qaida.

Copyright © 2014 Global Research

Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://www.statopotenza.eu/10031/vietare-dieudonne-e-perche-non-vietare-leffusione-di-hollande-a-riyadh

SI PRESENTANO ALLA CARITAS: “NON POSSIAMO ACCOGLIERVI, SIETE ITALIANI”

SE questa storia fosse vera non sarebbe un atto di razzismo e discriminazione? Grande esempio di eguaglianza 2.0.
Anche se mi dissocio dai termini astiosi verso gli stranieri dell’articolo, non è questo il punto. I poveri devono essere tutelati a prescindere dalla nazionalità, credevo fosse questa l’eguaglianza

GENNAIO 12, 2014 REDAZIONE   
VENEZIA – Si sono presentati alla Casa alloggio San Raffaele a Mira in via Riscossa per avere ospitalità. I preti e i ‘volontari’ della Caritas li hanno mandati via, accolgono solo stranieri. E’ la denuncia che arriva a VoxNews da alcuni cittadini della zona, testimoni della vicenda. Tutto confermato, incredibilmente, dal direttore del centro.

E’ accaduto negli ultimi due mesi ad oltre 70 persone, tutti italiani in condizioni economiche disperate.
«Nella casa alloggio San Raffaele a Mira», spiega Vendramin, il responsabile, abbiamo, come Caritas, 23 ospiti stranieri. Il problema è che in questi ultimi mesi tanti disperati da tutti i comuni della Riviera si sono presentati qui e hanno chiesto di poter essere ospitati al pari degli stranieri. Queste persone sono senza un lavoro, senza un tetto e hanno una situazione economica disperata a causa di divorzi e affido della casa alla moglie con figli». E loro li mandano via.

Perché «alla casa alloggio per stranieri», dice Vendramin, «per regolamento non possiamo ospitare italiani e stranieri contemporaneamente, nascerebbero tensioni pericolose. Arriva gente poi da Dolo, Vigonovo, Stra e noi cerchiamo di mandarli a Mestre ma spesso lì è pieno. Serve a questo punto una struttura per tutto il comprensorio o a Mira o in un altro paese della zona». Ricapitolando: noi diamo soldi alla Caritas perché privilegi gli immigrati. Non passa nemmeno per l’anticamere del cervello a questi farabutti di mandare via gli immigrati e ospitare gli italiani. Guai. Anzi, in una difficilmente comprensibile ossessione, chiedono sempre più clandestini, non ne hanno mai abbastanza.

«Sempre più spesso arrivano qui persone giovani», dice Vendramin, « che cercano oltre ad un pasto anche un letto. Nel territorio spesso li indirizziamo alle parrocchie per avere un aiuto immediato».

Intanto, sempre in zona, sono oltre 200, gli anziani nei 17 comuni della Riviera del Brenta e Miranese costretti a rovistare fra le immondizie per mangiare. A loro lo Stato non dà la paghetta di 45€ che dà ai clandestini appena sbarcati.
http://voxnews.info/2014/01/12/si-presentano-alla-caritas-non-possiamo-accogliervi-siete-italiani/

Armi chimiche siriane, i porti italiani si ribellano ma il governo tira dritto

visto che bisogna mantenere la promessa fatta si scarichino le armi chimiche nel giardino di casa della Bonino e del giornalista. E gli altri paesi quante ne prendono di sta roba?
12/01/2014

Giovedì la decisione: Brindisi e Cagliari dicono no
REUTERS

Il cargo danese Ark Futura porterà le armi dal porto siriano di Latakia a uno italiano dove saranno caricate su una nave speciale Usa
L’Italia intende annunciare giovedì il porto dove avverrà il trasferimento delle armi chimiche in arrivo dalla Siria sulla nave americana che le distruggerà. Le destinazioni candidate restano soprattutto Brindisi, Cagliari, Augusta, Taranto, Gioia Tauro, e la decisione verrà presa in base alle valutazioni tecniche in corso. Le preoccupazioni internazionali emerse nelle ultimi ore, quindi, dovrebbero trovare risposta il 16 gennaio.
Damasco, anche se in ritardo, sta trasferendo le sue armi nel porto di Latakia, dove una parte è già stata caricata su una nave danese. Questa nave le trasferirà nel porto dove verranno caricate sulla Cape Ray, l’unità americana attrezzata a distruggerle con l’idrolisi. Gli Stati Uniti non possono prelevare direttamente le armi nel porto siriano, per ovvie ragioni diplomatiche, e quindi effettuare il transito in sicurezza è diventata una delle priorità più importanti per la Organization for the Prohibition of Chemical Weapons, che gestisce l’intera operazione.
L’Italia ha offerto un porto, ma appena sono emersi i candidati sono arrivati anche i rifiuti. Il «Wall Street Journal» ne ha parlato ieri in un pezzo intitolato «Local Opposition in Italy Risks Delaying Syrian Arsenal Destruction», cioè le resistenze locali in Italia rischiano di ritardare la distruzione dell’arsenale siriano. Il «Wsj» cita in particolare il no di Brindisi, e la lettera che il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci ha inviato al presidente del Consiglio Letta, dicendo che «noi rigettiamo l’ipotesi di Cagliari con rabbia e choc, e la combatteremo in ogni maniera possibile».
Nonostante queste resistenze, Roma è determinata ad andare avanti. Giovedì il rappresentante della Opcw sarà in Parlamento per partecipare ad una audizione, e in quella occasione il ministro degli Esteri Bonino conta di annunciare il nome del porto. Nel frattempo sono in corso le valutazioni tecniche, tipo il pescaggio e la lontananza dalle zone abitate, che determineranno la scelta.
Mantenere la promessa fatta è molto importante per l’Italia, perché tutti i Paesi che collaborano a questo processo guadagnano crediti sul piano della promozione della pace. Inoltre Roma nei prossimi mesi sarà il crocevia di molti dossier fondamentali del Medio Oriente. A febbraio ospiteremo una conferenza per il sostegno delle forze armate libanesi, che ha peso tanto nella crisi siriana, quanto nei rapporti con l’Iran. In seguito, forse a marzo, terremo il delicato incontro che punta a ricostruire la stabilità in Libia. In questi giorni, poi, si sta ragionando anche sulla possibilità di organizzare proprio a Roma un appuntamento per affrontare l’emergenza umanitaria in Siria, dove l’Onu cerca 4,4 miliardi di dollari per aiutare oltre 9 milioni di persone. In questo quadro, l’Italia non vuole mancare alla promessa fatta di assistere il disarmo di Damasco.

http://www.lastampa.it/2014/01/12/esteri/armi-chimiche-siriane-i-porti-italiani-si-ribellano-ma-il-governo-tira-dritto-H6IvI3xWi7sZGzTG9txvKL/pagina.html

I crimini dei ribelli in Siria che piacciono all’Occidente – Siria – Documento Eccezionale: I sopravvissuti al massacro di Adra

Siria – Documento Eccezionale: I sopravvissuti al massacro di Adra
Vivi per miracolo raccontano l’orrore vissuto
 
di Sergio Basile
 
Il-Massacro-di-Adra-Siria
 Siria – Continua lo strazio del popolo siriano
 
Adra, Damasco – Inizia un nuovo anno di speranza per le sorti della Siria e del Medioriente, ma intanto continua lo strazio del popolo siriano (in gran parte di fede cristiana) e non cessano gliatti di discriminazione e persecuzione di ogni sorta contro i seguaci di Cristo costretti ad esodi forzati da oltre tre anni a questa parte. Ciò per evitare di andare incontro alla morte o a forme di persecuzione e prigionia forzata più o meno legalizzate e bypassate anche dalla stessa comunità internazionale (vedi embarghi commerciali). Evidentemente qualcuno, nei piani alti dei palazzi “che contano”…  ha deciso la condanna a morte del Paese e la cancellazione della sua millenaria cultura cristiana. Copioni già visti in paesi come Iraq, Libia, Egitto, ecc.. Il dramma siriano del quale torniamo a parlarvi – tra l’indifferenza, le menzogne mediatiche e la complicità di molte nazioni occidentali  – si ricollega in parte alla smania di potere e conquista difrange fondamentaliste islamiche che da quattordici secoli insanguinano il Medioriente e il Nord Africa, con la complicità – specie nell’ultimo secolo – di governi massonici ed anticristiani (specie occidentali); ma d’altra parte – come visto e documentato in più occasioni:vedi articoli in allegato – esso si ricollega a fenomeni di neocolonialismo che abbiamo già abbondantemente esaminato in oltre 1000 articoli, attraverso i quali l’Osservatorio “Qui Europa” ha cercato – almeno in piccola parte – di controbilanciare l’enorme disinformazione prodotta dalla quasi totalità dei media di regime di cosiddetta “prima fascia”, che da oltre tre anni sostengono in maniera assolutamente tendenziosa e menzognera le respponsabilità del governo Assad in merito alla suddetta “crisi”.
 
 La Denuncia del patriarca di Baghdad
 
Il pericolo di estinzione delle comunità cristiane in Siria e Medioriente – ed in tutti i luoghi limitrofi, considerati “culla” del Cristianesimo – sta diventando oggi fin troppo evidente, come rivendicato più volte negli ultimi mesi e nel discorso di fine anno dallo stesso Papa Francesco e dagli altri patriarchi ortodossi ed appartenenti alle altre chiese cristiane. Nei giorni scorsi lo ha notato e denunciato con forza anche il Patriarca di Baghdad, Louis Sako,  il quale  in una conferenza sul cristianesimo e la libertà – convegno organizzato dal Religious Freedom Project della Georgetown University a Roma – ha sostenuto come anche in Iraq, negli ultimi 10 anni,  850.000 cristiani iracheni siano stati costretti ad abbandonare il loro Paese.
 
 Video – I sopravvissuti al massacro di Adra raccontano l’orrore vissuto
http://www.youtube.com/watch?v=8x5uGfC8loc
 
Uno dei più cruenti e drammatici episodi, in tal senso, si è consumato di recente ad Adra, Siria, dove lo scorso 11 dicembre 2013, la grande città industriale (100 mila abitanti) sita a 40 km a nordest della capitale Damasco è stata vittima di un tremendo massacro. Nelle ultimi giorni in collaborazione con l’esercito nazionale siriano, più di 5.000 civili sono stati evacuati dalla città. I cittadini – assediati da gruppi terroristici armati da più di due settimane – nel video che segue raccontano il terrore vissuto: massacri, decapitazioni, mutilazioni … il tutto giustificato in base alla mentalità settaria wahhabita per mano dei Takfiri. E intanto i governi “democratici” occidentali continuano a nascondersi dietro a un dito. Chi libererà l’umanità da questo cancro? Quando i cristiani troveranno finalmente pace e cessarà il tempo della grande persecuzione? In attesa della diplomazia internazionale, l’unica arma davvero efficace per ora resta la preghiera, assieme alla denuncia. Dire la verità, nel tempo del grande inganno globale è forse l’atto più rivoluzionario.
 
di Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)

Neurologo Avverte l’alluminio presente nelle scie chimiche è la causa “dell’aumento esplosivo delle malattie neurodegenerative”

dr-russell_blaylock-mug
Internet è piena di storie riguardanti le “scie chimiche” e la geoingegneria per combattere il “riscaldamento globale” e fino a poco tempo fa, prendevo queste storie con le pinze. Una delle principali ragioni del mio scetticismo era che raramente avevo visto quello che stavano descrivendo nei cieli. Ma nel corso degli ultimi anni ho notato un gran numero di queste scie e devo ammettere che non sono come le scie di condensazione. Sono ampie e stabilizzate in uno schema ben definito che lentamente si trasformano in nuvole artificiali.
La mia preoccupazione principale è che stanno spruzzando tonnellate di composti di alluminio di dimensioni nanometriche. È stato dimostrato nella letteratura scientifica e medica che le particelle nanometriche sono infinitamente più reattive e producono un intensa infiammazione in un certo numero di tessuti. Di particolare interesse è l’effetto che queste nanoparticelle hanno sul cervello e sul midollo spinale e l’elenco crescente di malattie neurodegenerative tra cui la demenza di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la sclerosi laterale amiotrofica (ALS), le quali sono fortemente correlate all’esposizione con l’alluminio ambientale.
this-is-your-brain-on-chemtrails-sm
Le nanoparticelle di alluminio non sono solo infinitamente più infiammatorie, ma penetrano facilmente nel cervello attraverso una serie di percorsi come il sangue e i nervi olfattivi (i nervi dell’odore nel naso). Recenti studi hanno dimostrato che queste particelle passano lungo le vie neurali olfattive che si ricollegano direttamente alla zona del cervello che è, non solo la zona più colpita dall’Alzheimer, ma anche il primo organo ad ammalarsi.
Il percorso di esposizione intra-nasale rende la polverizzazione di enormi quantità di nanoaluminio nei cieli particolarmente pericolosi, in quanto sarà inalato da persone di tutte le età, compresi i neonati e i bambini piccoli, per molte ore se non continuamente. Sappiamo che le persone anziane hanno la maggiore reazione a questa esposizione all’alluminio. A causa della micro-dimensioni delle particelle di alluminio, anche i sistemi di filtraggio delle case dove abitiamo non ce la fanno a rimuovere l’alluminio, prolungando così l’esposizione anche in ambienti chiusi.
 
Oltre che ad inalarle, queste nanoparticelle di alluminio saturano il terreno, l’acqua e la vegetazione con livelli altissimi, anche 100 volte sopra il limite consentito dalla legge. Normalmente l’alluminio viene scarsamente assorbito dal tratto gastrointestinale ma il nano-alluminio viene assorbito in quantità elevate. L’alluminio assorbito si distribuisce ad un gran numero di organi e tessuti, compreso il cervello e il midollo spinale e provoca delle tremendi reazioni infiammatorie nei polmoni.
Prego che i piloti che stanno spruzzando questa sostanza pericolosa comprendano appieno che stanno distruggendo la vita e la salute delle loro famiglie. Inclusi i nostri ‘bravi’ funzionari politici. Una volta che il terreno, le piante, e le fonti idriche saranno fortemente contaminate non ci sarà alcun modo per invertire il danno fatto.
Le contromisure devono essere prese ora per evitare la nascita di un disastro sanitario di enormi proporzioni. Se il progetto di aereosol non viene fermato immediatamente vedremo un aumento esplosivo delle malattie neurodegenerative che attualmente si verificano negli adulti e negli anziani in tassi senza precedenti, così come i disturbi nello sviluppo neurologico dei nostri bambini.
 
Dr. Russell L. Blaylock
 

Tumore al cervello sparito cambiando regime alimentare

Massimiliano Diaco racconta la guarigione del padre affetto da metastasi al cervello
 
IMG_9107-1024x682
“Non so se sono completamente guarito. Ma una cosa sicuramente posso dirla: mi sento benissimo”
 
Chi c’era a Be4eat 2013 lo ricorda bene. Occhi lucidi e voce rotta per l’emozione, Antonio Diaco e suo figlio Massimiliano sono andati diritti al cuore. E lì ci sono rimasti. Perché la loro storia inizia come tante altre in Italia e raccontarla, nel suo epilogo, fa bene. Fa bene a chi la dice.  Ma soprattutto, fa bene a chi l’ascolta.
 
“Non sai mai a chi può arrivare la tua storia” sottolinea Massimiliano. “E’ per questo che ho convinto mio padre a salire sul palco a Vicenza: per ridare una speranza a chi non ne ha più. E per dirgli di non smettere mai di combattere, perché una soluzione può esserci, solo che bisogna faticare per ottenerla”.
 
 
39 anni, un lavoro come consulente informatico a Milano, Massimiliano di cose da dire ne ha. E molte. Soprattutto da quando, due anni fa, la sua vita si è stravolta a seguito dell’ennesima diagnosi di tumore ai danni di suo padre.
E’ il mio lavoro. Sono consulente informatico. Cercare su google una spiegazione a tutto ciò che ci stava accadendo mi è sembrata l’azione più logica. Da allora non ho più smesso di cercare”.
 
La testimonianza di tuo padre è stata toccante. So che non voleva venire e che si sentiva in imbarazzo a raccontare la sua storia…
“Mio padre è sempre stato molto riservato e parlare su un palco a più di 700 persone lo imbarazzava tantissimo. Ma mi ha voluto accontentare perché ne ha capito l’importanza. E poi mi ha confidato che mi deve un favore…”.
 
Effettivamente qualcuno potrebbe dire che la tua presenza è stata, per fortuna, piuttosto “ingombrante”…
“Lo ammetto. Sono stato pressante. Ma agivo solo nel suo interesse. Dopo le prime due diagnosi di tumore e la chemioterapia successiva non riuscivo a capire come poter affrontare anche il terzo round. E lui era ancora più stanco e spaventato di me.”
 
Raccontaci con calma.
“Mio padre aveva 57 anni quando gli diagnosticarono il primo tumore al polmone destro. Eravamo tutti fiduciosi: i medici dopo l’intervento dissero che il polmone risultava pulito e che quindi non c’era bisogno di sottoporsi a chemioterapia. Nel corso degli accertamenti pre-operatori avevano riscontrato un infarto ai danni del cuore a causa di una disfunzione alla valvola mitralica di cui nessuno sapeva nulla. Una volta aggiustata anche questa, l’hanno rilasciato con la raccomandazione di non fumare più. E così è stato. Mio padre non ha più toccato una sigaretta. E tutto sembrava andare per il meglio, fino al 2009 quando da un controllo risultò un’altra massa tumorale sul polmone sinistro”.
 
Questa volta, però, la chemioterapia c’è stata…
“Dopo il secondo intervento, un ciclo di chemioterapia è stata d’obbligo. E sul principio ha funzionato. Ciò che tuttavia mi sorprendeva è che nei controlli successivi all’intervento e alla terapia non ci fossero dei consigli o delle indicazioni terapeutiche per evitare che il cancro si ripresentasse una terza volta. Cosa potevamo fare per non trovarci ancora in questa situazione? Cosa stavamo sbagliando? Niente. Nessuno sapeva risponderci”.
 
Fino al 2011.
 
 
“Era giugno e c’era un caldo infernale. Così, dal nulla, mio padre inizia a stare malissimo. Chiamiamo l’ambulanza e al pronto soccorso ci dicono che è solo un colpo di calore e che non c’è nulla di grave. Ma il giorno dopo le cose non stavano proprio così. Mio padre si muoveva in modo strano e parlava molto lentamente. Così ho aperto google: volevo sapere cosa stava succedendo e perché. La mia ricerca mi ha portato dritto da un neurologo, il dr. Paolo Rege-Gianas, che con una TAC ha delimitato una massa tumorale di origine metastatica nella zona del parlato. L’operazione risultava impossibile e mio padre è stato indirizzato ad una radioterapia mirata per rimpicciolire il cancro. Dentro di me, tuttavia, ribollivo di domande senza risposta”.
 
E’ qui che ha avuto inizio la tua lunga ricerca.
“Una ricerca che ancora continua e che, penso, non terminerà mai. Avevo due possibilità davanti a me: affidarmi per la terza volta al sistema o cercare una via alternativa, sperando in un risultato diverso. Ho scelto quest’ultima strada e per fortuna posso dire che ha funzionato. Ma non è stato tutto rose e viole…”
 
Convincere tuo padre penso sia stata la parte più dura.
“In principio ho dovuto insistere un bel po’. Del resto era lui stesso a non voler più sottoporsi alla chemioterapia che i medici gli avevano consigliato. Quindi una via alternativa andava trovata e la mia ricerca inseguiva solo chi in questa guerra per la vita aveva avuto successo: non volevo teorie. Solo pratica e risultato. E’ così che sono incappato prima nel video di “A delicate balance” e successivamente nel video “Le cure proibite del cancro”: il centro di tutto era l’alimentazione. E io volevo saperne di più.”
 
Cosa ha convinto tuo padre a seguirti?
“All’inizio nulla in realtà. Decisi di cambiare per primo la mia alimentazione in modo da riscontrare su me stesso i benefici di questa scelta, ma il mio esempio non smuoveva di un millimetro mio padre che continuava a mangiare come aveva sempre fatto e mi seguiva di malavoglia nelle diverse conferenze mediche cui lo trascinavo. Fino a quando nel novembre del 2011 lo convinsi a partecipare ad un seminario del dr. Young a Firenze. Qui gli è stato fatto sul momento un esame del sangue (si è offerto volontario) e il professore americano gli prescrisse di bere 6 litri di acqua ionizzata alcalina al giorno e di seguire strettamente l’alimentazione raccomandata nel suo libro “Il miracolo del PH alcalino”. Non so cosa sia scattato e perché. Ma all’uscita da quella conferenza mio padre è capitolato e ha accettato di seguirmi per le 12 settimane necessarie al trattamento. Non una in più, ma neanche una in meno. E da quel momento la nostra vita è cambiata completamente”.
 
Tutta la famiglia ha iniziato a seguire un nuovo stile alimentare…
“Tutti. Mio padre, mia madre ed io. Abbiamo chiesto al dr. Rege-Gianas, oggi divenuto un nostro grande amico, di seguirci. E abbiamo interpellato la dottoressa Michela De Petris, dietologa ed esperta nella terapia nutrizionale del paziente oncologico a Milano, oltre ovviamente al sostegno di Rocco Palmisano, naturopata e iridologo che ha curato la pubblicazione in Italia del libro del dr. Young. In poco tempo avevamo così il nostro estrattore e la nostra dieta per i  primi 3 mesi. Ci siamo sottoposti a 5 sessioni di idrocolon-terapia e ci siamo attenuti uno ad uno a tutti i principi esposti sul libro. All’inizio non è stato facile, lo ammetto. L’abitudine è dura a morire. E nutrirsi di estratti di verdure verdi ricche di clorofilla e litri di acqua ionizzata alcalina per i primi giorni può sembrare strano e poco credibile. Ma con il passare dei giorni ci sentivamo tutti sempre meglio e sempre più in forze. Io ho continuato a lavorare e devo ammettere che mi sentivo benissimo. In casa facevamo a gara a chi la mattina aveva la saliva e l’urina più alcalina, e abbiamo imparato a giocare un po’ con una terapia che in principio era tutto meno che usuale. Poco prima della fine delle 12 settimane, nel corso di una visita di controllo, il risultato fu incredibile:  la massa tumorale di mio padre si era ridotta a poco più di un puntino ed oggi, a distanza di un anno, il neurologo conferma che non c’è più. Il cancro è stato assorbito e lo si può vedere dalle sue lastre. Mio padre ha smesso la pastiglia per la pressione, ha tolto quella per le crisi epilettiche e sta bene. Anzi, sta benissimo. Si è iscritto ad un corso di cucina naturale vegan-macro-bio e oggi ha preso il diploma di cuoco. Insieme costruiamo e inventiamo piatti, a metà tra il crudo e il cotto. Ci divertiamo a sperimentare insieme nuovi gusti e nuove combinazioni. E la nostra vita è cambiata completamente”.
 
Da come parli, tuttavia, mi sembra di capire che la guarigione di tuo padre sia solo uno dei tanti risultati ottenuti in questi due anni?
“Combattere insieme, a tu per tu con mio padre, mi ha cambiato. Ci ha cambiati. Ci ha reso più forti, più uniti. Ma soprattutto ci ha dato un sogno: quello di continuare questa ricerca aiutando più persone possibili. Per questo stiamo lavorando insieme al dr. Rege-Gianas per costruire in Italia un centro capace di unire tutte queste scoperte, terapie e consigli alimentari in vista della salute e della prevenzione. I lavori sono solo all’inizio. Ma non demordo.”
 
Hai un messaggio per chi ti sta leggendo?
“Di non mollare mai. Di diffidare da ciò che è semplice e di non smettete mai di combattere: una speranza c’è sempre. Bisogna solo impegnarsi per ottenerla”.
 
 
fonti:
 
 

I vampiri dell’energia

gennaio 10, 2014
 
Dean Henderson 9 gennaio 2014
 
Le élite globali sanno che l’energia è fondamentale per la vita. Controllare l’energia significa controllare i popoli. Quattro colossi non solo possiedono il petrolio, ma praticamente tutte le fonti energetiche del pianeta. Nel mio libro Big Oil e i suoi banchieri…, li chiamo i Quattro Cavalieri: Royal Dutch/Shell, Exxon Mobil, Chevron-Texaco e BP Amoco.
  
Royal Dutch/Shell ed Exxon-Mobil sono i maggiori e i più integrati verticalmente dei Quattro Cavalieri. Questi colossi guidano la carica all’integrazione orizzontale dell’industria energetica, investendo molto nel gas naturale, carbone e uranio. Con la caduta del muro di Berlino, l’Europa dell’est, la Russia, i Balcani e l’Asia centrale furono aperti a Big OilExxon-Mobil ha costituito una joint venture con la compagnia petrolifera di Stato ungherese Afor prima che il Muro toccasse il suolo. BP Amoco si prese la quota di maggioranza di Lukoil della Russia. Secondo Kurt Wulff dell’impresa d’investimento petrolifera McDep Associates, i Quattro Cavalieri si scatenarono nei nuovi pascoli dell’Estremo Oriente, vedendo un incremento patrimoniale nel 1988-94 così: Exxon-Mobil 54%, Chevron-Texaco 74%, Royal Dutch/Shell 52% e BP Amoco 54%. Il Cartello petrolifero Rockefeller/Rothschild ha più che raddoppiato il proprio patrimonio collettivo in sei  anni. Russia e Asia Centrale contengono oltre la metà delle riserve di gas naturale del mondo. Royal Dutch/Shell aprì la strada per pompare queste riserve formando una joint venture con Uganskneftegasin per l’enorme giacimento di gas in Siberia di cui Shell detiene una quota del 24,5%. Shell fu il primo produttore mondiale di gas naturale dal 1985, spesso con una joint venture con la Exxon-Mobil. Nel settore del gas naturale al dettaglio degli Stati Uniti, Chevron-Texaco possiede Dynegy, mentre Exxon-Mobil possiede Duke Energy. Entrambi furono protagonisti, insieme alla Enron, dei picchi sul gas naturale del 2000, sconvolgendo l’economia della California e portando al fallimento il principale ente dello Stato, Pacific Gas & ElectricExxon-Mobil ha vasti interessi negli impianti di produzione energetica nel mondo, tra cui la piena proprietà della China Light & Power di Hong Kong.
Negli anni ’70 Big Oil investì 2,4 miliardi dollari nell’esplorazione dell’uranio. Controlla ora oltre metà delle riserve di uranio mondiali, fondamentali per alimentare le centrali nucleari. Chevron-Texaco e Shell svilupparono anche una joint venture per costruire reattori nucleari. Exxon-Mobil è il produttore leader di carbone negli Stati Uniti e ha la seconda maggiore riserva di carbone dopo la Burlington Resources, l’ex ferrovia controllata da BN, che nel 2005 fu acquistata dalla Conoco-Phillips controllata dalla famiglia DuPont. Royal Dutch/Shell possiede miniere di carbone nel Wyoming attraverso la sua controllata ENCOAL e in West Virginia attraverso l’Evergreen MiningChevron-Texaco possiede Pittsburgh e Midway Coal Mining. Sette dei primi quindici produttori di carbone negli Stati Uniti sono compagnie petrolifere, mentre l’80% delle riserve di petrolio degli Stati Uniti é controllato dalle nove maggiori aziende. Sia Royal Dutch/Shell che Exxon-Mobil comprano sempre più giacimenti di carbone.
La concentrazione di potere nell’energia non si limita agli USA. In Colombia, Exxon-Mobil possiede enormi miniere di carbone, BP Amoco possiede vasti giacimenti di petrolio e Big Oil controlla tutte le vaste risorse non rinnovabili del Paese. Nel 1990 Exxon-Mobil importava il 16% del suo greggio per gli USA dalla Columbia. I Quattro Cavalieri hanno investito pesantemente in altre imprese minerarie. La Shell detiene i contratti a lungo termine con diversi governi per la fornitura di stagno attraverso la sua controllata Billiton, che ha miniere in Brasile e Indonesia, dove è il più grande produttore di oro del Paese. Billiton s’è fusa con la Broken Hill Properties dell’Australia  diventando il più grande conglomerato minerario del mondo, la BHP BillitonShell gode anche di relazioni accoglienti con la seconda più grande società mineraria del mondo, la Rio Tinto, le cui direzioni sono storicamente intrecciate. La regina d’Olanda Juliana e Lord Victor Rothschild sono i due maggiori azionisti di Royal Dutch/ShellShell ha recentemente iniziato ad investire pesantemente nel settore dell’alluminio. Shell Canada è il primo produttore di zolfo del Canada. Shell gestisce interessi sul legname in Cile, Nuova Zelanda, Congo e Uruguay e una vasta industria floreale in aziende agricole di Cile, Mauritius, Tunisia e Zimbabwe. Ieri, la BHP Billiton, tentacolo della Shell, ha annunciato un tentativo di acquisizione ostile da 38,6 miliardi dollari della canadese Potash CorpBHP Billiton già possiede Anglo-Potash e Athabasca Potash. La proprietà delle Potash Corp. Gli darebbe il controllo di oltre il 30% del mercato globale del potassio. Il potassio è un componente necessario in qualsiasi coltura agricola.
BP Amoco, attraverso la sua controllata ARCO, è diventata uno dei sei maggiori produttori di bauxite del mondo, da cui deriva l’alluminio. Ha miniere in Giamaica e in altre nazioni caraibiche. Chevron-Texaco controlla oltre il 20% del grande gruppo minerario AMAX, il principale produttore di tungsteno degli Stati Uniti e grandi aziende agricole in Sud Africa e Australia. Exxon-Mobil Oil possiede Superior e Falconbridge Mining, grandi produttori canadesi rispettivamente di platino e nichel. Exxon possiede anche Hecla Mining, uno dei maggiori produttori di rame e argento del mondo, e Carter Mining, uno dei primi cinque produttori di fosfato al mondo, con miniere in Marocco e in Florida. Sono necessari i fosfati per trattare l’uranio, mentre l’acido fosforico è la chiave per la produzione petrolchimica, che i Quattro cavalieri controllano anche.
Un altro veicolo dell’egemonia dei Quattro Cavalieri nel settore energetico è la joint venture. Per decenni prima che la Chevron si fondesse con Texaco nel 2001, le società hanno commercializzato prodotti petroliferi in 58 Paesi sotto il marchio Caltex. Hanno inoltre gestito Amoseas e Topco come joint venture, prima di fondersi. La Caltex possiede raffinerie in Sud Africa, Bahrain e Giappone. Nelle Filippine, Caltex e Shell controllano il 58% del settore petrolifero. Quando il dittatore  filippino Ferdinand Marcos introdusse la legge marziale nel 1972, il vicepresidente della Caltex Frank Zingaro commentò: “La legge marziale ha notevolmente migliorato il clima degli affari.” Exxon e Mobil condivisero anche molte joint ventures in tutto il mondo, prima della loro fusione nel 1999, tra cui PT Stanvav Indonesia. La Royal Dutch/Shell e Exxon-Mobil crearono una joint venture per il Mare del Nord chiamato Shell Expro nel 1964, mentre nel 1972 la Shell si legò alla Mitsubishi in Brunei per la fornitura di petrolio al Giappone. Shell detiene il 34% della Petroleum Development Oman in partnership con Exxon-Mobil. Saudi Aramco, Consorzio iraniano, Iraqi Petroleum CompanyKuwait Oil Company e ADCO degli Emirati Arabi Uniti rappresentano tutti la collusione dei Quattro Cavalieri. In Iran e Iraq tali cartelli furono nazionalizzati. Ecco perché il Cartello petrolifero dei Rockefeller/Rothschild fece invadere l’Iraq e ora minaccia l’Iran. I nostri ragazzi muoiono, il nostro debito vola e chi ottiene il primo contratto petrolifero in Iraq, la Royal Dutch/Shell, il secondo la BP e il terzo la Exxon-Mobil, e così avete il quadro.
L’energia è fondamentale per la vita. Ecco perché il Congresso dovrebbe nazionalizzare i Quattro Cavalieri e formare una Società dell’Energia statunitense incentrata sulle alternative sostenibili. E’ tempo di abbandonare i vampiri energetici e prendere il controllo delle nostre vite.
 
Dean Henderson è autore di quattro libri: Big Oil & Their Bankers in the Persian Gulf: Four Horsemen, Eight Families & Their Global Intelligence, Narcotics & Terror Network, The Grateful Unrich: Revolution in 50 Countries, Das Kartell der Federal Reserve e Stickin’ it to the Matrix.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Il Senegal e il peschereccio russo Oleg Najdenov: una guerra per le risorse del continente africano

gennaio 11, 2014
 
“Queste esplosioni, troppo precise per il popolo delle sabbie. Solo gli assaltatori imperiali sono così precisi.”
 
senegal-seizes-russian-trawler
Il leader politici russi leggono i commenti di Zebra Station Polaire e soprattutto lo scambio con il mio corrispondente brasiliano “Jan”?
L’amico Igor Korochenko, editorialista della rivista Natsjonalnaja Oborona e curatore del blog Defense & GP, ha inviato ai leader politici russi il contenuto delle nostre discussioni sul fermo del peschereccio russo e la mia tesi sulla guerre per le risorse in Africa?
Basta scherzare! Eppure, dopo aver accusato Greenpisse, le autorità russe sembrano aver percepito ciò che tutti sanno ed è noto perfino ai leader politici senegalesi: la posizione del peschereccio russo Oleg Najdenov fu comunicata ai leader politici senegalesi dalla marina francese [da un Atlantique 2 delle FES] e il fermo rientra nella lotta tra ex-potenze coloniali e potenze emergenti dei BRIC! Santa Intelligence
Il fermo di un peschereccio russo per motivi oscuri da parte delle forze armate senegalesi, pone la domanda: come tale Stato di terzo rango, anche se di livello regionale, ha “osato” affrontare con tale coraggio e ferocia i pescatori di una potenza del Consiglio di Sicurezza? Diversi fattori portano a credere, allo stato attuale delle informazioni disponibili, che “il coraggio” dei suddetti senegalesi non sia proprio ma probabilmente dovuto alla diplomazia e alla marina francesi. Il topo senegalese ruggisce all’ombra del Gallo gallico e del berretto con pon-pon della marina francese. Le foto pubblicate dal ministero della Difesa dell’Atlantique 2 in pattugliamento, descrivono chiaramente i fatti: l’ufficiale senegalese è a bordo dell’Atlantique 2 di pattuglia solo nel ruolo di secondo violino e di collegamento del ministro della pesca.
Tale incidente s’inserisce perfettamente nella guerra delle potenze occidentali contro i loro concorrenti dei BRIC in Africa, per controllare le risorse del continente. Si può anche dire   probabilmente che sia la prima volta che la Francia si scontra con le nazioni BRIC dopo il vertice di Parigi, dove Hollande, indossando le pantofole di Jules Ferry e il casco coloniale del maresciallo  Lyautey, annunciava il roll-back della Francia in Africa: la Francia, che in dieci anni ha perso metà del suo mercato in Africa a vantaggio della Cina e dei Paesi emergenti, “mira a raddoppiare in cinque anni il commercio” con il continente, come aveva detto Hollande del Mali.
Quali sono gli elementi che fanno sospettare un sostegno occulto della diplomazia e dei militari  francesi a tale arrembaggio? Il peschereccio russo fu avvistato e rilevato “da un aereo francese”. Probabilmente l’Atlantique 2 di Dakar, degli Elementi francesi in Senegal (EFS). Le informazioni sul fermo del peschereccio russo e, in particolare, sull’esatta ubicazione, sono quindi di origine francese. Indi, è alla marina e alla diplomazia francesi che dovrebbe rivolgersi la diplomazia russa per avere le prove [fotografie aeree, registrazione radar, ecc.] della presenza o assenza del peschereccio russo nella zona economica esclusiva del Senegal, più precisamente nella zona di pesca mista di Guinea Bissau e Senegal. Per dignità, i marinai dell’Oleg Najdenov rifiutarono ogni contatto e soprattutto ogni aiuto dalla marina francese.
La presenza nell’entourage del ministro della Pesca Ali al-Haidar, un senegalese “nativo”, come  mostra bene una foto, della consorteria di “biologi marini” francesi e, soprattutto, di Daniel Pauly. Gran parte del lavoro accademico di tale individuo è costituita da pubblicazioni che denunciano il “saccheggio” dei pescherecci russi e cinesi al largo delle coste africane. La tesi di Daniel Pauly è che il Senegal dovrebbe proibire qualsiasi accordo che autorizzi le navi russe e cinesi a pescare nelle acque senegalesi. Questa bella anima preoccupata dalla sorte dei pescatori senegalesi limita, tuttavia, la sua compassione escludendo dalla sua crociata i pescherecci francesi e spagnoli, che non “saccheggiano” ma “pescano scientificamente“. Le autorità russe sembrano aver scoperto l’esistenza di tale individuo e delle sue pubblicazioni! Resta da vedere quale sarà ora la posizione dei leader politici e militari russi. Igor Korochenko si chiede, tra il serio e il faceto, se “inviare un Tu-160″ in risposta allo sfregio del Senegal: un Tu-160 da Cuba o Venezuela davvero potrebbe realmente compiere questa “diplomazia aerea”, e sarebbe interessante sapere come reagirebbe l’ex-potenza colonialeCommentando la situazione in Africa, ha scritto: “Se un peschereccio francese venisse abbordato, la Legione Straniera sarebbe già balzata su Dakar e giustiziato il capo dello Stato“. L’invio di un sottomarino lanciamissili da crociera è  un’altra opzione da considerare nell’ambito della “diplomazia navale“.
Il Brasile ha scelto il Gripen NG per il programma FX-2. I leader politici brasiliani devono ora scegliere un velivolo pre-strategico capace, in particolare, di “bloccare” l’accesso al Sud Atlantico dalle basi di Fortaleza o del Natal, se vogliono mantenere il vantaggio diplomatico ed economico sul continente africano. I Paesi BRIC dovrebbero anche ispirarsi al linguaggio dell’opposizione senegalese, che non sembra apprezzare particolarmente il ministro della Pesca, pubblicando documenti del suo dipartimento per criticarlo su tale caso. Il sostegno al separatismo in Casamance potrebbe anche essere un mezzo di pressione efficace sui leader politici senegalesi!
Aggiornamento dell’11 gennaio 2014: la marina francese ha appena risposto! Non si tratta di un Atlantique 2, ma di un Falcon 50M. Non mi sono sbagliato e il nero di servizio c’è sempre. Dovrebbe essere lo stesso… In tale tipo di missione, il Falcon 50M ha a bordo un ispettore per la protezione e la sorveglianza delle attività di pesca senegalese. L’ispettore deve accertare i casi di pesca illegale. Durante i voli di sorveglianza, cinque pescherecci furono fermati perché  illegalmente presenti nella ZEE senegalese. Uno di essi fu abbordato dalle autorità senegalesi ed ora si trova nel porto di Dakar.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Shangai: un palazzo di 13 piani appena terminato si ribalta

Ci sarà mica per caso lo “zampino” qualche nostro ingegnere?

O magari qualche “archistar” spagnolo?

gen 9

Minhang_Shangai_crollo_GN

Nei nostri articoli abbiamo visto quanto l’ attenzione nella progettazione di un qualsiasi edificio sia importante: alcune opere, nonostante l’ iniziale scetticismo, sono state erette con la convinzione di far parte della “storia” delle grandi città e di essere ricordate per la loro imponenza, altre invece si spera vengano dimenticate nel minor tempo possibile.

Minhang_Shangai_crollo6_GN

Questa volta vogliamo parlare di queste ultime e principalmente di un palazzo a Shangai che alle 5:30 di una mattina di giugno nel 2009 è crollato, uccidendo un operaio.
Sono assurde le dinamiche che hanno portato al crollo, come assurda è l’ incapacità e la mancanza di buon senso che l’ uomo è in grado di mettere nella costruzione di un edificio.

Minhang_Shangai_crollo4_GN

Andiamo con ordine…
Ci troviamo precisamente a Minhang, un distretto di Shangai con una popolazione di più di 2 milioni di abitanti, in cui è molto alta la densità (circa 5800 ab./km²) e altrettanto alta è la velocità con cui si costruisce, mal rispettando così le misure minime di sicurezza.

Minhang_Shangai_crollo2_GN

Abbiamo qui un palazzo di 13 piani che è crollato non spezzandosi, ma letteralmente ribaltandosi, con le cause del disastro che sono principalmente due:

Scavo del parcheggio sotterraneo a sud del palazzo e riporto a nord;
Sbagliata progettazione dei pali di fondazione;

Minhang_Shangai_crollo1_GN

Spieghiamo meglio:

A fianco dell’ edificio (precisamente a sud) era stato progettato un parcheggio sotterraneo di 4,6 metri di profondità ma, iniziati gli scavi, la terra di riporto si è deciso di accatastarla nella parte opposta (a nord) fino a che non si è raggiunta un’ altezza di 10 metri dal piano di campagna. A questo punto ed a edificio praticamente terminato (infatti erano già stati venduti 489 dei suoi 629 appartamenti) si è creata una pressione laterale dovuta al peso del cumulo di terra di riporto che ha cambiato radicalmente la struttura del suolo, diventato ancora meno solido per le abbondanti piogge dei giorni precedenti. La risultante di questa pressione (circa 3000 tonnellate) ha superato così la capacità dei pali e il palazzo si è ribaltato verso sud.

Minhang_Shangai_crollo3_GN

Ora la fondazione, un altro problema molto grosso e forse la più importante causa del crollo: FONDAZIONE SU PALI CAVI NON ARMATI, e il tutto per un edificio di 13 piani di altezza!
Se fossero stati armati avrebbero sicuramente retto la pressione (di taglio) che però qui, come si vede dall’ immagine, li ha spaccati di netto.

Minhang_Shangai_crollo7_GN

La commissione ha sottolineato che tutti gli errori dell’impresa edilizia sarebbero potuti essere facilmente evitati e costruire ancora questi tipi di palazzi, oltretutto con i fortissimi terremoti che purtroppo colpiscono queste zone, è indice ancora di una forte carenza costruttiva della Cina.

Fateci sapere cosa ne pensate.

Fonte: http://www.ingegneriaedintorni.com/

http://momentoingegneria.wordpress.com/2014/01/09/shangai-un-palazzo-di-13-piani-appena-terminato-si-ribalta/

WI-FI: il distruttore invisibile della nostra salute

By Edoardo Capuano – Posted on 09 gennaio 2014
 
aaa
Quella che risulta essere la principale minaccia per la nostra salute è anche naturalmente quella che più viene tenuta nascosta dai media. Un giro economico più che miliardario, legato ai settori in piena crescita della telefonia e della tecnologia wireless in genere, monopolizza infatti l’informazione, impedendo che si sappia a livello di massa un’inquietante verità: l’esposizione alle radiazioni di microonde a basso livello (Wi-Fi) è causa conclamata di irreversibili danni cerebrali, cancro, malformazioni, aborti spontanei, alterazioni della crescita ossea. E la fascia di popolazione più a rischio è rappresentata in assoluto dai bambini e dalle donne.
 
Non stupisce quindi che tutto questo fosse ben noto e documentato in ambito medico e scientifico già molto prima che la tecnologia Wi-Fi dilagasse in tutte le nostre case, arrivando quotidianamente alla portata anche dei bambini. Gli effetti biologici non solo pericolosi, ma letali di questa tecnologia sono stati abilmente tenuti nascosti al pubblico per preservare i lauti profitti delle aziende e per foraggiare le tasche dei vari Bill Gates, Steve Jobs e Carlo De Benedetti.
 
Come ha dimostrato il Professor John Goldsmith, consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Epidemiologia e Scienze della Comunicazione, l’esposizione alle radiazioni di microonde Wi-Fi è diventata ormai la prima causa di aborti spontanei: addirittura nel 47,7% dei casi di esposizione a queste radiazioni, i casi di aborto spontaneo si verificano entro la settima settimana di gravidanza. E il livello di irraggiamento incidente sulle donne in esame partiva da cinque microwatt per centimetro quadrato. Un tale livello potrebbe sembrare privo di senso per un non scienziato, ma diventa però più significativo se diciamo che è al di sotto di quello che la maggior parte delle studentesse riceve in un’aula dotata di trasmettitori Wi-Fi, a partire dall’età di circa cinque anni in su.
 
Il dato ancora più allarmante è che nei bambini l’assorbimento di microonde può essere dieci volte superiore rispetto agli adulti, semplicemente perché il tessuto celebrale e il midollo osseo di un bambino hanno proprietà di conducibilità elettrica diverse da quelle degli adulti a causa del maggiore contenuto di acqua. L’esposizione a microonde a basso livello permanente può indurre ‘stress’ cronico ossidativo e nitrosativo e quindi danneggiare i mitocondri cellulari (mitocondriopatia). Questo ‘stress’ può causare danni irreversibili al DNA mitocondriale (esso è dieci volte più sensibile allo stress ossidativo e nitrosativo del DNA nel nucleo della cellula). Il DNA mitocondriale non è riparabile a causa del suo basso contenuto di proteine istoniche, pertanto eventuali danni (genetici o altro) si possono trasmettere a tutte le generazioni successive attraverso la linea materna.
 
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato questi rischi in un documento di 350 pagine noto come “International Symposium Research Agreement No. 05-609-04” (“Effetti biologici e danni alla salute dalle radiazioni a microonde – Effetti biologici, la salute e la mortalità in eccesso da irradiazione artificiale di microonde a radio frequenza”). La sezione 28 tratta in modo specifico i problemi riguardanti la funzione riproduttiva. Questo documento è stato classificato ‘Top Secret’ e i suoi contenuti celati dall’OMS e dall’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection – Commissione Internazionale per la Protezione dalla Radiazione Non-Ionizzante).
 
Da un ottimo articolo di Barrie Trower pubblicato dall’edizione italiana della rivista Nexus, apprendiamo quali sono i rischi principali per i bambini esposti all’uso di cellulari e a tecnonologie Wi-Fi:
 
L’irradiazione di microonde a bassi livelli influenza i processi biologici che danneggiano la crescita fetale.
 
Non solo: gli stessi processi biologici sono coinvolti per:
 
– Barriera Ematoencefalica: si forma in 18 mesi e protegge il cervello dalle tossine. Si sa che viene alterata.
 
– Guaina Mielinica: ci vogliono 22 anni perché si formino i 122 strati di cui è composta. È responsabile di tutti i processi cerebrali, organici e muscolari.
 
– Cervello: ci vogliono 20 anni perché si sviluppi (vi assicuro che i cellulari non lo aiutano in questo).
 
– Sistema Immunitario: ci vogliono 18 anni perché si sviluppi. Il midollo osseo e la densità ossea sono notoriamente influenzati dalle microonde a bassi livelli come pure i globuli bianchi del sistema immunitario.
 
– Ossa: ci vogliono 28 anni per lo sviluppo completo. Come menzionato, il grande contenuto di acqua nei bambini rende sia le ‘ossa molli’ che il midollo particolarmente attraenti per l’irradiazione con microonde. Il midollo osseo produce le cellule del sangue.
 
Chiaramente, quelli che decidono per noi stanno sottovalutando una pandemia di malattie infantili finora sconosciuta nelle nostre 40.000 generazioni di civiltà, che può coinvolgere più di una metà delle mamme/bambini irraggiati al mondo.
 
Alla luce di questi dati allarmanti e delle previsioni di molti scienziati secondo i quali, se proseguirà con questo ritmo la diffusione incontrollata dei sistemi Wi-Fi, entro il 2020 il cancro e le mutazioni genetiche saranno diffusi in tutto il mondo a livello pandemico, molti paesi stanno fortunatamente correndo ai ripari, varando leggi che limitano per i bambini l’uso dei cellulari e rimuovendo dalle aule scolastiche i dispositivi wireless.
 
Il Comitato Nazionale Russo per la Protezione dalle Radiazioni NON-Ionizzanti, in un proprio documento di ricerca intitolato “Effetti sulla salute dei bambini e adolescenti” ha evidenziato nei bambini esposti a queste radiazioni:
  1. 85% di aumento delle malattie del Sistema Nervoso Centrale
  2. 36% di aumento dell’epilessia
  3. 11% di aumento di ritardo mentale
  4. 82% di aumento di malattie immunitarie e rischio per il feto.
E nel 2002, 36.000 medici e scienziati di tutto il mondo hanno firmato l’ “Appello di Friburgo”. Dopo dieci anni, l’Appello è stato rilanciato e mette in guardia in particolare contro l’uso del Wi-Fi e l’irradiazione di bambini, adolescenti e donne incinte. Quello di Friburgo è un appello di autorevoli medici internazionali che in Italia ha purtroppo trovato scarso ascolto.
 
E allora che fare?
 
Come proteggere noi stessi, e soprattutto i nostri bambini, da questa letale minaccia invisibile?
 
Il sito Tuttogreen ha diramato un utile prontuario, consistente in dieci consigli pratici, che qui di seguito vi riporto:
 
1) Non fare usare i telefoni cellulari ai bambini, se non in caso di emergenza. Tollerati gli SMS, ma è meglio ridurre anche quelli. In Francia, non a caso è stata vietata la pubblicità dei telefoni cellulari rivolta ai minori di 14 anni;
 
2) Utilizzare sempre gli auricolari con cavo (non quelli wireless). Anche l’uso del vivavoce è consigliabile;
 
3) In caso di presenza di poca rete o di mancanza di campo, non effettuare chiamate. In questi casi sarà necessaria più potenza radiante, con conseguenti maggiori radiazioni;
 
4) Usare il cellulare meno possibile in movimento, come ad esempio in treno e in automobile. Il rischio costante di diminuzione del segnale aumenta in questi casi l’emissione di radiazioni;
 
5) Non tenete il cellulare vicino all’orecchio o vicino alla testa in fase di chiamata, quando le radiazioni sono più forti. Fatelo semmai dopo aver atteso la risposta;
 
6) Non tenete il cellulare in tasca dei pantaloni, nel taschino della camicia o nella giacca che indossate;
 
7) Cambiate spesso orecchio durante la conversazione e, soprattutto, riducete la durata delle chiamate;
 
8) Utilizzate il più possibile, quando potete farlo, la linea fissa non wireless, oppure strumenti di instant messaging come Skype o similari;
 
9) Non addormentatevi mai con il cellulare vicino alla testa, ad esempio usandolo come sveglia;
 
10) Scegliete sempre modelli che abbiano un basso valore di SAR (tasso di assorbimento specifico delle radiazioni).
 
Un undicesimo consiglio lo aggiungo io: se proprio dovete utilizzare un cellulare per comunicare con il mondo che vi circonda, evitate di usare gli smartphone. Sono in assoluto i più pericolosi!
 
Autore: Nicola Bizzi / Fonte: losai.eu