LA CANZONE DI MADDALENA

http://claudiogiorno.wordpress.com/2014/01/27/la-canzone-di-maddalena/

gennaio 27, 2014

Mentre l’ex procuratore Giancarlo Caselli nella sua prima intervista da pensionato rilascia una dichiarazione molto impegnativa “a favore” del movimento No Tav, il suo successore protempore, Marcello Maddalena, raccoglie il testimone di chi deve tenere alta la guardia rispetto al rischio eversivo da “noi” rappresentato. Provo a procedere con ordine: Caselli (pur ribadendo le sue note convinzioni sul rischio eversivo) definisce le ragioni No Tav  “più che legittime”.  Posto che le sue parole siano state riportate correttamente è una dichiarazione forte! (pronunciata – tra l’altro –  in singolare coincidenza con il festival della scienza  in svolgimento a Roma dove sono di scena i linguisti, e che linguisti(!), visto che la star indiscussa è quel Noam Chomsky  che non risparmia critiche ai governi che si occupano solo della tutela e del consolidamento degli interessi finanziari sempre più disuguali. I profitti di quell’1% di finanzieri e lobbysti che si avviano ad accaparrarsi il 99% della ricchezza mondiale. Un manipolo di egoisti irresponsabili che purché non siano minacciati i loro patrimoni personali non esitano a “trattare” con le mafie globali “sdoganate” in quanto portatrici di capitali cui non è possibile rinunciare se si vuole mantenere la “massa critica” necessaria ai sempre più sproporzionati e spregiudicati programmi speculativi. Ma senza scomodare i massimi esperti mondiali di interpretazione del linguaggio c’è un’altra coincidenza temporale che mi stimola ad attribuire alla dichiarazione virgolettata un “valore aggiunto”: l’annuale riunione dei massimi esponenti dei potenti della terra (di cui sopra) nel paradiso fiscale ed extracomunitario di Davos, (luogo scelto – tra l’altro – dal nostro ministro dell’economia per comunicare la privatizzazione di Poste Italiane ed Enav ben prima che al parlamento!…Farneticazioni di un inguaribile ottimista destinate ad essere smontate fin dalla prima interpretazione autentica del Caselli pensiero? Cancello tutto, ma quel che è andato in scena quasi in contemporanea in quel medesimo palazzo di giustizia in cui il Procuratore Caselli era seduto fino a pochi giorni prima mi autorizza quantomeno a considerare immutabile il copione di coloro cui la politica ha da almeno due decenni delegato (assieme al “naturale” compito di individuare e punire chi si macchia di reati) anche quello di “risolvere” la contrapposizione sempre più esplosiva tra il diritto piegato ai “bisogni” della democrazia rappresentativa e il “bene comune” individuabile attraverso l’esercizio della democrazia diretta. 26pol1f01-milano-apertura-Anno-Giudiziario_FC_0030

Le parole di Maddalena sono state di assoluta continuità nel voler mettere “il No Tav” al primo posto delle preoccupazioni della procura subalpina. E (secondo il mio opinabile ma convinto pensiero) appaiono sinistramente collegate con quelle del procuratore della corte d’appello di Palermo che ha “redarguito” i pubblici ministeri del tribunale siciliano perché nel voler andare avanti nell’accertamento della verità sulla esistenza di una trattativa tra mafiosi assassini ed esponenti massimi delle istituzioni hanno chiamato in causa il Capo dello Stato, testimone delle lamentele di uno degli imputati eccellenti! Esagero? Provo a spiegare cosa intendo: Giusto una settimana fa Nino Di Matteo e Roberto Scarpinato sembra abbiano dovuto rinunciare ad essere presenti nella grande sala del Sacro Volto di via Nole nella partecipatissima manifestazione in ricordo di Paolo Borsellino indetta dalle “agende rosse” di Torino. Avrebbero dovuto intervenire con Sonia Alfano, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Europea, Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e Marco Travaglio. Ma l’imponente schieramento di polizia e i sofisticati apparati di controllo non sarebbero stati sufficienti per garantire che i due magistrati non rischiassero di rimanere vittima di un attentato. (Cosa che aveva impedito a Di Matteo addirittura di interrogare un testimone di giustizia presso il Tribunale di Milano solo qualche settimana prima!). Amministrare la giustizia in una città che non sa dare garanzie a un magistrato minacciato dai mafiosi che hanno ucciso Falcone e Borsellino a Palermo ma – lo si dimentica colpevolmente – il capo della nostra stessa procura Bruno Caccia, è più o meno preoccupante che la “possibile” deriva eversiva di un movimento di cittadini nato per difendere il proprio territorio non solo dal saccheggio delle risorse ambientali, ma proprio dalle infiltrazioni conclamate che hanno sin qui sempre accompagnato l’apertura dei cantieri? E’ troppo chiedere – con Erri De Luca – che almeno siano rispettate le “proporzioni”?

Borgone  Susa, 27 gennaio 2014 – Claudio Giorno

Tav: la magistratrura non urli al lupo al lupo

di: Davide Bono

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, alcuni esponenti della Magistratura torinese hanno manifestato viva preoccupazione per una “ripresa delle attività riconducibili a matrice eversiva” di natura anarchica che si sarebbero “inserite nel più vasto e del tutto legittimo fenomeno della resistenza no TAV”.

Da questa dichiarazione, frutto del lavoro della Procura torinese, su cui non possiamo avanzare dubbi metodologici, semmai perplessità ontologiche, deriva l’appello della magistratura alla politica: da una parte, l’appello condivisibile a “farsi carico delle preoccupazioni delle popolazioni interessate direttamente dai lavori”, dall’altra quello, a nostro parere inaccettabile, in quanto apparente presa di posizione politica, ad adottare “tutte le misure compensative…anche realizzandole in concreto”. Il consenso dei dissenzienti non si compra infatti con le “caramelle”, in un’ottica fortemente paternalistica e statalista.

Tali appelli si basano su premesse erronee ed ultronee, quale l’attribuzione del carattere strategico Europeo e nazionale dell’opera. Il TAV Torino Lione NON è opera strategica per l’Europa, come è stato, obtorto collo, costretto a confessare il governo avanti alla Camera dei Deputati. L’esistente linea convenzionale NON è prossima alla saturazione, come invece viene dolosamente indicato da chi ha a cuore esclusivamente il saccheggio della finanza pubblica, primario bene comune dei cittadini italiani. Bene comune e finanza pubblica che dovrebbero essere difesi dalla Giustizia Italiana, sia essa contabile, amministrativa e, di conseguenza, penale.

Ma se la Magistratura ponesse attenzione alle predette informazioni in modo autonomo e non attraverso la trasversale lente deformante della politica e, conseguentemente, del potere esecutivo, l’opposizione anche radicale a questa grande opera inutile, verrebbe valutata in modo così intransigente?

Paventare l’ombra del terrorismo, l’eversione e le nuove BR sul movimento No Tav è una costante trasversale della politica sin dal 2010, anno dell’esclusione delle Comunità locali Valsusine da ogni tavolo politico istituzionale, ben prima che passasse nelle penne e sulla bocca della magistratura.

Speriamo vivamente che ciò dipenda solo, per una volta, dalla lungimiranza della politica e non da una certa frattura del diaframma d’indipendenza tra i poteri dello Stato.

Noi questa eversione non la vediamo, ma sarà, certamente, nostra limitatezza e partigianeria.

E’ anche evidente a tutti che chi grida “al lupo, al lupo”, contribuendo alla repressione del buon senso, o non viene più ascoltato o, come la storia italiana recente insegna, fa comparire il lupo da luoghi remoti.

Davide Bono
MoVimento 5 Stelle Piemonte

TAV: allarmismo superficiale, disinformazione profonda

di: Marco Scibona
In occasione di un mio intervento al Senato ho indicato che sussiste un condizionamento, spero inconsapevole, degli organi istituzionali che si occupano del movimento No Tav.

Già più volte ho anche ricordato la superficialità di coloro i quali attribuiscono al Tav Torino Lione il carattere di opera strategica e di interesse europeo e nazionale.

Invito chiunque a documentarsi e a riflettere prima di farsi trascinare (dai c.d. poteri forti) ad utilizzare il tanto diffuso, quanto falso carattere strategico del Tav Torino Lione per giustificare ipotesi accusatorie di terrorismo ed eversione, provvedendo, altresì, a divulgare ingiustificati allarmismi, come successo all’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Il Tav Torino Lione NON E’ RICHIESTO DALL’EUROPA !

Invito a rileggersi quanto dichiarato alla Camera dal Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Rocco Girlanda:

 “Detto progetto (Ndr. Tav Torino Lione) non è, in effetti, secondo le previsioni europee, un percorso cosiddetto ad alta velocità”.
Invito, altresì, a rileggere la Sentenza del Consiglio di Stato Sezione 6 Sentenza 23.08.2007, n. 4482che aveva accertato l’uscita dell’opera TAV Torino Lione dalle opere strategiche ex L. 443/2001. 

Che il Tav Torino Lione sia un’opera strategica è una BUFALA per giustificare il saccheggio della “cosa pubblica” . Ciò che dovrebbe essere richiamato all’inaugurazione di un anno giudiziario è la costante, diffusa ed accertata continuità di

azioni e contiguità di interessi  tra politici e il mondo degli appalti pubblici gestiti da organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta. Al nord il Piemonte ha il tristissimo primato di penetrazione delle mafie nell’ambiente politico, come è stato accertato dalle sentenze Minotauro e come più volte sottolineato dal Dr. Caselli.

Le mafie in giacca è cravatta dovrebbero suscitare più allarme ed attenzione …..

Marco Scibona

Senatore MoVimento 5 Stelle Piemonte

LIVRE / L’EMPREINTE DE L’AMERIQUE : ‘LE DILEMME DU PRISONNIER’

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TEM - posts - LIVRE Le Dilemme du prisonnier (2014 01 26) (1)

Richard POWERS

Traducteur : Jean-Yves Pellegrin

Ed. Cherche-Midi

«  L’empreinte de l’Amérique (…) on va découvrir que la maladie d’Eddie Hobson n’est rien de moins que l’empreinte qu’a laissée l’Amérique en lui marchant dessus. Pour le comprendre, Powers nous entraîne dans les allées de l’exposition universelle de New York en 1939, il nous raconte l’entrée en guerre des États-Unis, la fougue patriotique de Walt Disney, qui participa à l’effort national en distrayant les foules, l’internement systématique de tous les citoyens américains d’origine japonaise »

– Le Figaro.

Une plongée dans l’âme et l’idéologie américaines, et dans l’industrie culturelle US …

Fin des années 1980, De Kalb, Illinois.

Eddie Hobson, Ailene et leurs quatre enfants ont toujours formé un clan très soudé. Mais, lorsque Eddie est frappé par une étrange maladie, la mécanique familiale se dérègle et les secrets de ce père pas comme les autres font peu à peu surface.

Pourquoi ce professeur d’histoire charismatique a-t-il élevé ses enfants, aujourd’hui adultes, dans l’amour de la culture, des énigmes et des jeux d’esprits, tout en les tenant toujours éloignés des réalités de leur temps ?

Et quelle est cette longue histoire qu’il élabore depuis près de trois décennies derrière une porte close ?

Alors qu’Eddie s’est enfui de l’hôpital pour une destination inconnue, le plus jeune de ses fils, Eddie Jr., part à sa recherche. Petit à petit, l’histoire du père se dévoile et, avec elle, c’est tout le XXe siècle qui défile, de l’Exposition universelle de New York, en 1939, aux essais nucléaires de Los Alamos, en passant par un projet grandiose de Walt Disney destiné à entretenir l’optimisme des populations durant la Seconde Guerre mondiale.

Dans cet éblouissant roman polyphonique, Richard Powers s’intéresse à l’industrie du divertissement, de Hollywood à Disneyland, et questionne notre besoin d’évasion. Il nous montre, à la lumière d’un demi-siècle d’une histoire passionnante, comment ce qui nous édifie, que ce soit la famille ou la culture, nous emprisonne tout autant.

 CE QU’ILS EN DISENT /

André Clavel – Lire (septembre 2013) :

« Avec Le Dilemme du prisonnier, publié en 1988 aux USA, nous découvrons le second roman de Powers, un interlude très intimiste et partiellement autobiographique…

Mais au-delà des confidences sur ce père dont Powers allait s’inspirer dans ses futurs romans, Le Dilemme du prisonnier est un précieux portrait de l’Amérique, un panorama où l’auteur de Gains -réédité cet automne en 10/18- évoque aussi bien l’exposition universelle de New York que les premiers essais nucléaires au Nouveau-Mexique, avec des zooms remarquables sur l’industrie du divertissement outre-Atlantique, lorsque Walt Disney détrôna l’oncle Sam. »

 CE QU’ILS EN DISENT /

Florence Noiville – Le Monde (5 septembre 2013) :

« Magnifique portrait de père sur fond de famille ” dysfonctionnelle “, Le Dilemme du prisonnier revisite un demi-siècle d’histoire américaine, de l’Exposition universelle de New York (1939) aux essais nucléaires de Los Alamos en passant par l’industrie du divertissement à Disneyland…

Eddie voudrait armer ses enfants pour la vie, mais s’il leur parlait, il les détruirait… Langage, famille, culture, histoire : ce qui nous façonne est aussi ce qui nous emprisonne. »

 CE QU’ILS EN DISENT /

Astrid Eliard – Le Figaro (19 septembre 2013)

« Quand Richard Powers se lance dans l’écriture du Dilemme du prisonnier, il a vingt-six ans. Il a perdu son père, et cette perte l’obsède, il voudrait la transfigurer dans un roman. C’est ainsi qu’est né Eddie Hobson. Enseignant, père de quatre enfants (plus un cinquième, qui raconte l’histoire, et qui n’est autre que Richard Powers), marié à la douce Ailene (…) la phrase préférée d’Eddie Hobson: il y a plus en nous que nous ne le soupçonnons. Cet adage vaut pour les êtres humains, les villes, les maisons blanches aux toits en pente, et enfin les livres comme Le Dilemme du prisonnier, une œuvre gigogne (…)

Le roman s’ouvre sur une réunion de famille. Eddie est au plus mal et ses enfants se sont rendus à ses côtés. Depuis des années, il souffre d’hallucinations, de crises qu’il a toujours refusé de faire diag­nostiquer. Cette maladie est un mystère bourdonnant, un secret dont on bavarde constamment, sans doute pour ne pas avoir à le percer. Chez les Hobson, le langage – et plus particulièrement les jeux de mots, spécialité du père – est à la fois un refuge et un écran. Il protège, distrait, de ce que la réalité comporte de plus effrayant. Page après page, l’écrivain nous mène à la rencontre de ce secret, dissimulé sous des strates d’histoires et de joutes verbales, et de l’homme qui le porte. Comme souvent chez le mélomane Powers, le roman est construit comme un concerto, un dialogue entre plusieurs voix narratives, plusieurs temporalités. C’est une façon de montrer que le destin individuel d’un être fait partie d’une somme de destins, bien plus vastes (…)

Dans chacun de ses tableaux -des morceaux de l’histoire américaine que Powers rend passionnants- se promène la petite et fragile figure d’Eddie Hobson. Il perdra un frère au combat, et beaucoup plus lors du premier essai nucléaire de l’histoire, à Alamogordo, au Nouveau-Mexique. Abîmé par la guerre, Eddie Hobson se retranche dans un monde parallèle, fait d’astuces, de devinettes, d’histoires, qu’il transmet à ses enfants. Walt Disney appellerait cela de «la poussière de fées», pour consoler des camps, des bombardements et de cette étrange maladie qui a frappé Eddie. Richard Powers a un autre mot pour ça, tout aussi merveilleux: roman. »

http://www.lefigaro.fr/livres/2013/09/19/03005-20130919ARTFIG00366-richard-powers-loin-du-monde-reel.php

RICHARD POWERS : BIO EXPRESS

Adolescent fasciné par les sciences, Richard Powers étudie la physique à l’Université de l’Illinois. Vite rattrapé par le virus de la littérature, il obtient un diplôme dans ce domaine en 1979, avant de travailler à Boston en tant que programmateur informatique. Il y fait la connaissance d’un photographe au musée des Beaux Arts, rencontre artistique le marquant si profondément qu’il abandonne son emploi afin d’écrire son premier roman, Trois fermiers s’en vont au bal , publié en 1985.

Il déménage ensuite aux Pays-Bas, où il écrit Prisoner’s Dilemma, puis The Gold Bug Variations, oeuvre alliant la génétique, la musique et l’informatique. Operation Wandering Soul est rédigé durant un séjour d’un an à l’université de Cambridge, avant son retour en Illinois. Ecrivain reconnu, il publie alors Galatea 2.2 en 1995, relatant les déviations d’une intelligence artificielle, et Gain en 1998, l’évolution parallèle d’une fabrique de produits chimiques et de la vie déclinante d’une femme atteinte d’un cancer.

Plowing the Dark, sorti en 2000, est construit sur le même modèle, abordant le concept de réalité virtuelle. En janvier 2003 est publié. Richard Powers poursuit son travail d’exploration quant aux effets de la science moderne sur les vies humaines, à travers ses romans.

Editeur            Le Cherche-Midi

ISBN  2749128420

EAN   978-2749128429

TEM / 26 janvier 2014 /

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ANTICIPATING THE EVENT : LUC MICHEL AND GEOPOLITICAL PROSPECTIVE ANALYSIS

Karel HUYBRECHTS for lucmichel.net / With CEPSE – PCN -SPO / 2014 01 26 /

http://www.lucmichel.net/

http://www.scoop.it/t/pcn-spo CEPSE - LM et prospective geopolitique (2014 01 26) ENGL

Once is not custom, we will talk about us and our leadership. And not only of the (chaotic) course of the World .

Explaining a crisis ‘after’ is (sometimes) well . Anticipating the event, is better.

That is successful geopolitical prospective analysis …

Pro-Western coup and urban guerilla in Kiev:

Read again the Analysis in French of Luc MICHEL of 1 December 2013.

Everything is announced …

UNDERSTANDING WHAT IS HAPPENING AND WHAT WILL HAPPEN IN UKRAINE . PSEUDO ‘COLOUR REVOLUTIONS’ AND REAL COUP D’ETAT MADE IN NATO DECRYPTED …

http://www.lucmichel.net/2013/12/01/pcn-info-comprendre-ce-qui-se-passe-et-ce-qui-va-arriver-en-ukraine-pseudo-revolutions-de-couleur-et-vrais-coups-detat-made-in-nato-decryptes/

Other examples ?

Seven years earlier , Luc MICHEL announced the birth of a geopolitical “Second Europe ” around Moscow. And announced the ideological , political and economic clash of Brussels and Moscow (1). The one whose present events in Kiev are the most brutal manifestation …

In early February 2011 , Luc MICHEL had, alone, taken the measure of the event and announced the attacks against Libya and Syria ( 2). At the same time , journalistic analysis , mainstream and non- mainstream, was wading through the mirages and the fumes of the pseudo- “Arab Spring” …

But we are far from journalism !

On another continent , Africa – we consider Africa and Eurasia as a single geopolitical theater – Luc MICHEL announced in April 2013 , eight months before everybody, the events of Central Africa and the “scenario of the devil” that Westerners , Africom and Françafrique ahead, play there ( 3). As in Libya and Mali …

 ANALYSIS AND PRAXIS

Our School of Thought – the European Communitarianism – has in a half-century of existence developed efficient and effective analytical and reading methods. At the confluence of two major streams, the neo- Machiavellian School (among others Machiavelli’s political science and the sociology of Pareto Roberto Michels , etc. ) and Marxism-Leninism , Luc MICHEL , leads a cold analysis, without unnecessary passion, without falling in the traps of ideology , propaganda or partisan history.

But he sustains this analysis by a Visionod the World (the Weltanschauung of German philosophers ) and History. And led his thoughts to action: Praxis. Luc MICHEL likes paraphrasing the words of Goethe : ” I ​​would say that gray is the tree of the theory. And green the tree of Praxis, of the thought put into action, the one that bears the fruit of the future . ” And reminds those of Marx, who stated that ” the time had come for philosophers to transform the world and not only to think it” …

” Specialist of geopolitics and revolutionary ideologies, what recognize even his bitterest opponents, he not only has expertise and encyclopedic knowledge . Especially he has a vision of the world and follows a strategic agenda. Unlike many intellectuals , he is also a man of action and organization , endowed with a real pedagogical talent to make intelligible the most complex situations, ” explained already radio THE VOICE OF AFRICA ( Tripoli) in 2007.

Beyond platitudes of the media , but also against the current of too simplistic analyzes of self-proclaimed “specialists”, Luc MICHEL explains that in geopolitics or ideology – he also speaks of “geo- ideology” – things are never simple . But a good prospective analysis can render them intelligible and predictable. “The future is not straight as Nevsky Prospekt ” V.I. LENIN said already …

KH

Version française sur :

http://www.lucmichel.net/2014/01/24/lucmichel-net-anticiper-levenement-luc-michel-et-lanalyse-prospective-geopolitique/

________________________

(1) Cf . EODE THINK TANK / Geopolitics / THESES ON THE ” SECOND EUROPE ” UNIFIED BY MOSCOW

In English (2006)/ http://www.pcn-ncp.com/why/why1.htm

& http://www.pcn-ncp.com/why/why2.htm

In French/ 3rd Edition 2013 Update (1st edition December 2006) :

http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-theses-sur-la-seconde-europe-unifiee-par-moscou/

(2) Cf . PCN- TV, ” The Arab world is on fire “: Interview in French of Luc MICHEL for PCN- TV, the so-called ” Arab revolutions ” ( Tripoli , February 7, 2011 ) .

VIDEO on Vimeo: http://vimeo.com/26435385

VERBATIM in English on the Website THE JAMAHIRIYAN RESISTANCE NETWORK:

http://www.elac-committees.org/2011/08/08/february-6-2011-luc-michel-announces-from-tripoli-the-western-aggression-against-libya-and-syria

(3) Cf . EODE THINK TANK / GEOPOLITIQUE / SELEKA ET CRISE EN CENTRAFRIQUE: LE DESSOUS DES CARTES

http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-seleka-et-crise-en-centrafrique-le-dessous-des-cartes/

‘STATO & POTENZA’ HA INTERVISTATO LUC MICHEL : IL PCN – IDEOLOGIA – PRAXIS – LOTTE

STATO & POTENZA / PCN-SPO / PCN-TV / 2014 01 26 /

 Video versione italiana :

https://vimeo.com/85083068 LM - PCN-TV VIDEO interview Stato & Potenza V. ITALIEN (2014 01 26) IT

‘STATO & POTENZA’ ha intervistato Luc MICHEL, presidente del Partito Comunitario Nazional-europeo (PCN), per saperne di più sulla sua organizzazione transnazionale, sulla sua ideologia, sul “comunitarismo europeo”, sulla sua prassi e i sui suoi 30 anni di combattimento per la Grande-Europa da Vladivostok a Reykjavik…

Intervista su ‘STATO & POTENZA’ :

http://www.statopotenza.eu/9861/la-grande-europa-contro-loccupante-usa

Tra gli argomenti trattati :

Comunitarismo Europea – Socialismo del XXI Secolo – Jean Thiriart – Stati Uniti d’ Europa – Unione Europea – Euro – Globalizzazione – Geopolitica del Belgio – nazionalismo fiammingo – ‘Rattachisme’ – Geopolitica della Francia – Eccezione Culturale Francese – Grande politico gollista – generale de Gaulle – Ascia Paris-Mosco – Ascia Washington-Tel Aviv-Parigi – Fronte Nazionale – Le Pen – FN belga – Geopolitica Germania – annessione della DDR – Paesi Baltici – smembramento della Jugoslavia – Ucraine – Politica italiana – democrazia cristiana – il colonialismo in Libia – Russia – URSS – implosione dell’Unione Sovietica – Impero euro-sovietico – Eurasiatismo – KPRF – Zouganov – tesi della ‘Seconda Europa’ – unificazione eurasiatica – CSTO – Gruppo di Shanghai – Grande Scacchiera – geopolitica degli Stati Uniti (Brezinski , Friedman , Stratfor ) – trento anni PCN – statalisti versus liberali …

http://www.lucmichel.net/2014/01/26/pcn-tv-stato-potenza-ha-intervistato-luc-michel-il-pcn-ideologia-praxis-lotte/

PCN-TV

ANALYSE GEOPOLITIQUE / LES VRAIES QUESTIONS SUR L’INTERVENTION FRANÇAISE EN CENTRAFRIQUE

EODE Think Tank /

Avec La Voix de la Russie – L’Axe Afrique-Russie  – EODE Press Office / 2014 01 25 /

https://www.facebook.com/EODE.Think.Tank

https://www.facebook.com/EODE.africa

http://www.eode.org/

Une analyse géopolitique de Mikhail GAMANDIY-EGOROV

EODE TT - questions sur la France en Centrafrique (2014 01 25) FR

(La Voix de la Russie / L’Axe Afrique-Russie) :

La récente intervention armée de la France en République centrafricaine a ouvert un certain nombre de questions. D’une part, sur les raisons de ce conflit interne qui paraissent encore assez obscurs. Et d’autre part, si le rôle joué par la France dans ce pays serait si « bénéfique » comme le prétend ardemment l’Elysée.

La plupart des médias nous annoncent que le conflit centrafricain s’enlise dans des affrontements inter-religieux avec comme résultat un véritable drame humain. Mais la question qui se pose, c’est le rôle de l’Etat français dans cette crise, présenté par certains comme étant le « sauveteur ». Pourtant, l’intervention actuelle des forces armées françaises ressemble plus à la nécessité de sécuriser une fois de plus ses intérêts que par la volonté « de mettre fin à une situation humanitaire catastrophique ». Sans oublier que l’instabilité que connait la Centrafrique, ainsi que d’autres pays d’Afrique francophone est bien souvent justement due au rôle peu pacifiste de l’élite hexagonale.

 LE CONTRÔLE DE L’ECONOMIE CENTRAFRICAINE PAR LA FRANCE MENACE PAR LA CHINE

A la base, il faut quand même rappeler que la République centrafricaine est un pays ayant connu dans son histoire plus ou moins récente un bon nombre de coups d’Etat dans lesquels l’Elysée ne jouait pas le dernier rôle, bien au contraire. Il faudrait aussi se rappeler que le fameux Jean-Bedel Bokassa qui s’était autoproclamé empereur, était à la base un pur produit du système de la Françafrique.

Aujourd’hui, les principales sociétés françaises contrôlent l’économie du pays et c’est un fait également bien connu : Bolloré, Areva, Total, France Telecom, Castel, CFAO… Tous ont leur part du gâteau. Mais à l’instar des autres pays d’Afrique, y compris francophones, la Chine a commencé sérieusement à nuire aux intérêts français depuis les dernières années. Principalement dans le domaine du pétrole dans lequel l’Empire du milieu a fait une entrée impressionnante. Preuve de ce rapprochement de la RCA avec la Chine, l’entreprise pétrolière d’Etat chinoise CNPC (China National Petroleum Corporation) a obtenu la reprise du permis de recherche, de développement et d’exploitation du site pétrolier de Boromata, situé dans le nord-est du pays.

Ce rapprochement rapide et dans un secteur clé comme le pétrole, entre la RPC et la RCA n’a pas seulement accentué les inquiétudes de Paris, lassé de perdre de plus en plus son influence dans ses « anciennes » colonies, mais aussi de Washington, également peu ravi des positions de force de la Chine sur le continent africain. Les câbles diplomatiques étasuniens sur cette question en sont une preuve nette. D’ailleurs en mars 2013, le désormais déchu Francois Bozizé avait affirmé sur les ondes de Radio France International (RFI) qu’il a été renversé « à cause du pétrole ».Mis à part le pétrole, Bozizé avait également commencé un rapprochement avec Pékin dans le domaine militaire, notamment à travers des programmes grâce auxquels des officiers centrafricains allaient suivre des formations en Chine. Un autre secteur que Paris a l’habitude de contrôler dans ce qu’il considère encore ses possessions.

EODE TT - questions sur la France en Centrafrique (2014 01 25) FR

 LES RAISONS CACHÉES DE L’INTERVENTION FRANÇAISE EN CENTRAFRIQUE

Selon plusieurs spécialistes, dont le journaliste camerounais Olivier Ndenkop, auteur de l’article « Les raisons cachées de l’intervention française en Centrafrique », les raisons de l’intervention armée française seraient purement d’ordre économique et politique, et aucunement humanitaire comme l’a martelé à plusieurs reprises François Hollande.

Ce que l’on peut noter aussi, c’est qu’à part le désir de contrer à tout prix la colossale influence chinoise en Afrique, il s’agit également d’une volonté de limiter l’influence grandissante d’autres acteurs, parmi lesquels l’Inde ou le Brésil. Sans oublier l’Afrique du Sud qui à titre de leader du continent africain est de plus en plus appelée à avoir une participation active dans la résolution des conflits sur le continent. En effet et depuis plusieurs années on pouvait observer l’agacement de l’Elysée de voir Pretoria vouloir jouer un rôle de plus en plus important dans la résolution des conflits, y compris en Afrique francophone.

 TOUJOURS LES INTERETS GEOPOLITIQUES

Pour revenir à l’intervention française en Centrafrique, elle est loin de faire l’unanimité au sein de la population centrafricaine. Certains affirment même qu’elle ne fait qu’attiser les violences entre les différentes milices et groupes de population. D’ailleurs, une manifestation a eu lieu tout récemment dans la capitale Bangui pour protester contre la présence militaire française, accusée de « partialité » dans le conflit centrafricain. Les protestataires scandaient notamment « Non à la France » et « Hollande criminel ».

Le drame humain centrafricain serait donc vraisemblablement un exemple supplémentaire d’affrontements entre intérêts économiques et géopolitiques opposés. Et une fois de plus, derrière les interventions armées dites « humanitaires » se cache tant bien que mal la volonté de préserver ou d’arracher à tout prix ses dividendes plutôt que de sauver véritablement des vies humaines.

Mikhail GAMANDIY-EGOROV

http://afriquerussie.wordpress.com/

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http://french.ruvr.ru/2013_12_24/Intervention-francaise-en-RCA-engagement-humanitaire-ou-enieme-tentative-de-contrer-la-Chine-9856/

http://www.eode.org/eode-think-tank-analyse-geopolitique-les-vraies-questions-sur-lintervention-francaise-en-centrafrique/

LA CRISE UKRAINIENNE “PAS UN AFFRONTEMENT EST-OUEST” ? VRAIMENT …

Luc MICHEL/ En Bref /

avec BBC – AFP – Teksti.org – Correspondance en Ukraine – PCN-SPO / 2014 01 26 /

« L’Amérique est avec vous ! »

– Sénateur US Mc Cain à Kiev.

LM.NET - EN BREF choc Est Ouest en Ukraine (2014 01 26)  FR

« L’Union douanière est un projet géopolitique de Moscou dont le but est de  restaurer l’empire (soviétique) qui s’est effondré en 1991»

– Boris Tarassiouk, dirigeant du ‘Maidan’,

ex-ministre orangiste ukrainien des Affaires étrangères.

L’info en direct d’Ukraine que vous ne lirez jamais sur les médias de l’OTAN !

La Crise ukrainienne n‘est “pas un affrontement Est-Ouest”, affirme William Hague, un des ténors de l’impérialisme anglo-saxon et vieux complice de Washington …

La crise en Ukraine ne doit « pas être lue à travers le prisme d’un affrontement Est-Ouest », a estimé ce dimanche 26 janvier 2014 le ministre britannique des Affaires étrangères, William Hague, appelant le gouvernement ukrainien à la modération et à abroger des “lois répressives” (sic). Pourtant inspirée de lois US, comme je le révélait dans un précédent édito.

« Nous sommes très inquiets de la situation en Ukraine. Je ne pense pas qu’elle doive être considérée comme un affrontement Est-Ouest. Si l’Ukraine noue un accord d’association avec l’Union européenne, c’est le peuple ukrainien qui en bénéficierait, mais aussi le peuple russe. Ce serait profitable à l’ensemble de la région et nous devons changer de narration sur cette question » (sic), a déclaré le ministre à la BBC. “J’ai parlé à mon homologue ukrainien vendredi pour l’appeler à la modération face aux violences et pour demander que les lois répressives contre la liberté d’expression et la société civile soient abrogées”, a ajouté M. Hague, encourageant “les deux parties au dialogue” (resic).

 UN LEADER DU ‘MAIDAN’ EN AVEUX :

L’AMBASSADE US A KIEV FINANCE ET ORGANISE LE COUP EN UKRAINE !

Pas un affrontement Est-Ouest ? Vraiment ???

Mais alors pourquoi au lieu de favoriser le dialogue les occidentaux organisent-ils les émeutes insurrectionnelles de Kiev ? Qui dans tout pays de l’UE ou du NATO seraient réprimées en tant que coup d’état rampant …

Car loin des médias de l’OTAN des révélations tombent sur le rôle des Occidentaux dans le coup violent de Kiev et de Lviv. Qui mettent directement en cause l’Ambassade US ! « Un million de plus de billets verts américains (dollars américains) pour « la révolution populaire» en Ukraine » dénonce un média ukrainien …

Qui précise que « Selon le service de renseignement de l’Ukraine, l’initiateur des émeutes d’hier à Kiev est l’un des leaders de ‘Avtomaidan’ (ndla : un des groupuscules néofascistes ukrainiens), Dmitry Bulatov. Il essaie d’arracher l’initiative aux autres leaders de l’opposition pro-UE: Klitschko, Yatsenouk et Tyagnibok. Il est à noter qu’une telle initiative a suivi une réunion secrète à l’ambassade américaine à Kiev. Cette rencontre avec l’ambassadeur Jeffry Payette a été divulguée par Alexei Gritsenko, le fils de Anatoly Gritsenko (ndla : leader déchu de l’opposition pro-européenne) ».

Dans une interview publiée sur le site web ‘TEKSTI.ORG’, Alexey Gritsenko a déclaré que Jeffrey Payette, lors d’une réunion avec Dmitry Bulatov, a promis un soutien complet pour cette attaque agressive. (ndla : Y compris les tentatives de prendre le Parlement et les bâtiments du gouvernement par les néo-nazis, ce qui a commencé et est toujours en cours). L’aide a été fournie par des agences contrôlées par les USA ». En particulier, la NDO, le premier des financiers d’OTPOR/CANVAS et des « révolutions de couleur », « l’Agence des États-Unis pour le développement international a commencé à financer activement ‘Avtomaidan’. »

Et ce n’est pas tout ! « Des sources proches de Poyarkov, un autre chef de ‘Avtomaidan’, a révélé plus. En particulier, grâce à la banque locale ‘Promeconombank’ il a été transféré environ 1 million de dollars sur les comptes de ‘Avtomaidan’ et d’autres organisations de droite ».

Le sénateur républicain et ancien candidat à  la présidentielle américaine John McCain a déclarait mi-décembre 2013 à Kiev devant des milliers d’opposants pro-occidentaux à Kiev qu’ils avaient « le soutien des Etats-Unis ». Mc Cain est précisément et surtout l’un des dirigeants des réseaux US qui organisent les « révolutions de couleur » et les « printemps arabe » . On l’a vu à Benghazi, à Tripoli (en octobre 2011, d’où il a appelé les Russes « à s’armer et à tuer Poutine comme l’avait été Kadhafi ») et en Syrie …

What else Mister Hague ?

Luc MICHEL

http://www.lucmichel.net/2014/01/27/lucmichel-net-la-crise-ukrainienne-pas-un-affrontement-est-ouest-vraiment/

Photo : Mc Cain à Kiev. A sa droite le leader de Svoboda, le parti néonazi ukrainien …

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La memoria ce l’abbiamo noi

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  •  Lunedì, 27 Gennaio 2014 10:55

La memoria ce l'abbiamo noi

“La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sómogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti.
Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi.
A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo.
Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo.
Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.
Così per noi anche l’ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell’offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell’offesa, che dilaga come un contagio. È stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.
Queste cose, allora mal distinte, e avvertite dai più solo come una improvvisa ondata di fatica mortale, accompagnarono per noi la gioia della liberazione. Perciò pochi fra noi corsero incontro ai salvatori, pochi caddero in preghiera. Charles ed io sostammo in piedi presso la buca ricolma di membra livide, mentre altri abbattevano il reticolato; poi rientrammo con la barella vuota, a portare la notizia ai compagni.”

Primo Levi, da La tregua

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