Appello per la raccolta fondi per le spese legali del movimento anche alla luce dell’ultima condanna al risarcimento danni a LTF

16 gennaio 2014 alle ore 20.32

Appello per la raccolta fondi per le spese legali del movimento anche alla luce dell’ultima condanna al risarcimento danni a LTF.   Da far girare con ogni mezzo.  

COLPEVOLI DI DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI.

CHIEDIAMO A TUTTI UN APPOGGIO E UNA SOLIDARIETA’ CONCRETA.

Il tribunale ordinario di Torino, sezione distaccata di Susa, in data 7/1/2014 depositata in data 14/1/14 ha sentenziato: “dichiara tenuti e condanna Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, in solido tra di loro, al pagamento a parte attrice [LTF] di euro 191.966,29 a titolo di risarcimento del danno;” oltre al pagamento sempre a LTF dieuro 22.214,11 per spese legali, per un importo totale di euro 214.180,40. La causa civile era stata intentata da LTF perché a suo dire gli era stato impedito di fare in zona autoporto di Susa il sondaggio S68 la notte tra l’11 e il 12 gennaio del 2010. I sondaggi S68 e S69 erano inutili e infatti non sono mai stati fatti né riproposti sia nel progetto preliminare sia nel progetto definitivo presentato per la tratta internazionale del TAV Torino – Lyon.

Quella notte, all’autoporto centinaia di manifestanti erano sulla strada di accesso all’area per impedire l’avvio del sondaggio. La DIGOS aveva detto che non sarebbero arrivate le forze di polizia per sgomberare il terreno dai manifestanti ma che sarebbero venuti gentilmente a chiedere di poter fare il sondaggio, se avessimo rifiutato se ne sarebbero andati. E così avvenne.

Poi si scoprì che era una trappola per tagliare le gambe ai NO TAV con una nuova tecnica: richiesta di danni immaginari per centinaia di migliaia di euro a carico di qualche personaggio del movimento.

LTF aveva nascostamente stipulato un contratto di utilizzo di due aree di circa 150 mq cadauna, mai registrato, con la CONSEPI spa, che vantava un diritto di superficie sull’area di proprietà del comune di Susa per una cifra completamente folle: 40.000 euro per i primi quattro giorni e 13.500 euro al dì per i giorni successivi per un totale dichiarato di 161.400 euro IVA compresa. Questo contratto serviva solo per gonfiare i costi e quindi la richiesta di danno. In merito la CONSEPI SPA nella relazione di bilancio 2010 scriveva testualmente:

“Si tratta di una vicenda a tutti ormai ben nota e che risale ad un periodo nel quale l’attività dei corsi di guida sicura di Consepi, rivolti soprattutto ai ragazzi neopatentati erano al amassimo del loro svolgimento.”  ….“La Società interpellata dalla stessa Prefettura oltre che da LTF, fece chiaramente presente tali considerazioni chiedendo un rinvio di qualche settimana dei sondaggi, rimarcando il fatto che se questi fossero stati procrastinati l’onere per LTF sarebbe stato di gran lunga inferiore a quelli che contrattualmente si assumevano.”  …. “L’onere sopportato da LTF deriva pertanto dal fatto che quest’ultima e la Prefettura, nonostante le esplicite richieste di rinvio di Consepi, sono state irremovibili sulle date dei sondaggi.”

Infatti LTF aveva stipulato con la CONSEPI, in violazione di ogni principio di buon andamento della gestione dei fondi pubblici, una scrittura privata per accedere ai predetti terreni, sborsando ben 161.400 euro alla stessa CONSEPI per avere in concessione un terreno di pochi metri quadrati già oggetto di una autorizzazione amministrativa per occupazione temporanea a costo quasi zero, come prevede la legge italiana sugli espropri ed occupazioni temporanee.

Il fatto che sia del tutto ingiustificata la somma pagata da LTF a CONSEPI è sancita in modo inequivocabile anche dalla Commissione Europea che, come confermato dall’OLAF (Ufficio antifrode europreo) rispondendo ad una nostra segnalazione in merito, con la lettera Prot. N° OF/2010/0759 in data 29/10/2013 affermava che “La Commissione Europea non ha pagato le spese in quanto non ammissibili”

Il fatto che tutta l’inutile campagna di sondaggi di inizio 2010 fosse solo un colossale bluff per dire all’U.E. che i lavori erano iniziati, è testimoniato dal fatto che dei 34 sondaggi previsti ne furono effettuati soltanto 5 per una lunghezza complessiva di metri lineari 243 rispetto ai 4.418 metri lineari previsti.

 Ora gli avvocati del movimento presenteranno appello, ma essendo una causa civile, se LTF pretende il pagamento immediato, occorrerà pagare al fine di evitare pignoramenti o ipoteche sui beni delle tre persone condannate al risarcimento.

Il MOVIMENTO NO TAV non ha le possibilità economiche per fare fronte a queste pretese. Tutto questo è stato concertato e messo in atto solo al fine di stroncare la nostra lotta.

Non a caso sul quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2010, poco prima dell’inizio della causa, si leggeva “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori potrebbero utilizzare per contenere la protesta”.

Il MOVIMENTO NO TAV sta già sostenendo un pesantissimo onere per le difese legali, a cui si aggiunge questa batosta tremenda, che da solo non può sopportare. Per questo, con molta umiltà, ma altrettanta dignità e fiducia,  chiede a tutti quelli che ci dicono: “Non mollate!”, “Siete l’unica speranza di questo Paese”, “Resistete anche per noi” di dare un concreto appoggio aiutandoci economicamente in modo che possiamo resistere ancora contro questo Stato e questi Poteri Forti e mafiosi che ci vogliono per sempre a cuccia e buoni.

Ci sono più di 400 persone indagate per questa resistenza contro un’opera imposta, inutile e devastante sia per l’ambiente sia per le finanze di questo Stato e che impedisce di fare tutte le altre piccole opere utili.

ANCHE UTILIZZANDO QUESTI SPORCHI MEZZI NON RIUSCIRANNO A FERMARE LA RESISTENZA DEL POPOLO NO TAV.

Aiutateci a resistere, grazie.

MOVIMENTO NO TAV

I contributi devono essere versati esclusivamente sul conto corrente postale per le spese legali NO TAV  n.1004906838 – IBAN – IT22L0760101000001004906838  intestato a Pietro Davy

È arrivato il Lattav!

http://www.tgvallesusa.it/?p=4761

SCRITTO DA: CONTRIBUTI – GEN• 16•14

 2368731585_09288d02ebdi G. F.

Oggi alle 13 circa una ventina di No Tav, i più appartenenti a Torino e Cintura, hanno dato vita ad una originale protesta contro la campagna mediatica a sfavore del movimento e in solidarietà con i 4 compagni accusati di terrorismo  e detenuti alle Vallette.
Ponendo il fuoco sulle false dichiarazioni del nostro militonto Pd, onorevole Esposito, in merito alle presunte molotov ritrovate sullo zerbino di casa, hanno disposto su un analogo zerbino di fronte alla Rai una decina di bottiglie di latte riportanti l’effige del nostro citato nemico.
Pettorine e volantini ricusavano le sue  false accuse e al grido di : “ È ARRIVATO IL LATTAV” si precisava come le uniche molotov dei No Tav siano purtroppo  il latte e il territorio avvelenato dai gas Cs in Val Clarea.
La diffusione di volantini a tema e le parole di chi si susseguiva al megafono ribadivano con forza la ricusazione di ogni accusa di terrorismo, mettendo in luce l’utilizzo asservito al potere ed alla magistratura di stampe e televisioni.
Non si perdeva occasione inoltre di spiegare chi e cosa vuol dire essere No Tav, riproponendo il collegamento tra lotte sociali, spreco del denaro pubblico, danno ambientale, impatto altamente tossico sulla salute.
I digos sopraggiunti non potevano che consolarsi con la solita consuetudine di fare fotografie e filmati, per una raccolta di figurine che non potrà mai essere terminata.
All’introvabile Feroce Saladino di un tempo, figurina storica e di grande pregio, fa da contrappunto oggi  l’introvabile  Sconfitto No Tav.
Un altro piccolo granello a dar fastidio all’ingranaggio del Treno ad Alta Velocità.
Grazie ai compagni per la condivisione e per averci messo faccia e idee.
E per concludere una canzoncina da canticchiare sempre meno sommessamente :
“Come mai, come mai, sempre palle dalla RAI… le notizie d’ora in poi le daremo solo noi”.

La magistratura non ha la benda – come dimostra la vicenda NO TAV sa dove mirare

ripeto senza niente togliere a Cota ed alla sua giunta in quanto a malefatte, noto come sempre una certa disparità di trattamento della cosiddeta imparziale magistratura ed è evidente a chi obbedisca, vedi persecuzione contro i NOTAV.

Spese pazze in Sicilia, anche Faraone tra gli 83 consiglieri indagati per peculato
Shopping in gioielleria, regali di nozze, acquisti di auto: deputati delle ultime tre legislature dell’Ars, secondo gli investigatori, hanno speso oltre dieci milioni di fondi ai gruppi. Tra loro, anche l’ex governatore Raffaele Lombardo e il responsabile Welfare del Pd che dice: “Innocente, ma pronto a passo indietro se la vicenda è di ostacolo al partito”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/14/spese-pazze-in-sicilia-anche-faraone-tra-gli-83-consiglieri-indagati-per-peculato/843485/

La magistratura non dice processate Faraone e gli altri 83
Così come non chiede ed esige l’arresto se non si dimettono i 100 e vari parlamentari DEL PD che  occupano abusivamente le poltrone con un premio di maggioranza DICHIARATO INCOSTITUZIONALE. Ma il Pd sa a differenza del centro destra come sostiene qualcuno, come si rispettano le istituzioni

SE I SOLDI VENGONO RUBATI AL PARTITO SCATTA L’ARRESTO IMMEDIATO – SE VENGONO RUBATI AI CITTADINI SCATTA LA CARRIERA POLITICA

SPESE PAZZE. ARRESTATO L’EX VICEPRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA SCIALFA – Accusato di aver sottratto 70 mila euro alle casse dell’IDV
di Selena Marvaldi
E’ stato arrestato, nell’ambito dell’indagine sulle spese del gruppo dell’IDV, Italia dei Valori, Nicolò Scialfa, ex vicepresidente della Giunta regionale della Liguria.
L’indagine, come si legge su Repubblica.it, interessava un periodo di tempo compreso tra il 2010 e il 2012 e, assieme a Scialfa, sono stati perquisiti gli dalla Guardia di Finanza gli uffici di altri tre consiglieri regionali: Marilyn Fusco, Stefano Quaini e Marusa Piredda.
Scialfa però sembra essere il caso più clamoroso: a lui viene contestato infatti di essersi appropriato di 70 mila euro, senza giustificazioni, appartenenti ai fondi del gruppo. Per riuscirci, inoltre, avrebbe falsificato le firme di vari consiglieri e anche del tesoriere, Giorgio de Lucchi, indagato a sua volta.
Ora l’ex-vicesindaco è agli arresti domiciliari, indagato per peculato, falso e truffa aggravata.
http://www.imperiapost.it/spese-pazze-arrestato-lex-vicepresidente-della-regione-liguria-scialfa-accusato-di-aver-sottratto-70-mila-euro-alle-casse-dellidv/

Un conto salato per il legittimo e pacifico dissenso dei No TAV

Apprendiamo con sgomento la notizia della condanna in primo grado da parte del Tribunale di Torino di Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, giudicati colpevoli di aver ostacolato le operazioni di carotaggio di Ltf in località Traduerivi nel 2010, sondaggi che oltretutto sono risultati assolutamente inutili per il prosieguo della progettazione.

Adesso dovranno risarcire proprio quella società che sta infliggendo un enorme danno alla valle in cui vivono, pagando una somma superiore a 200.000 euro (cifra spropositata che, esclusi circa 22.000 euro di spese legali, deriva dalla fattura per l’affitto per 15 giorni di una porzione di terreno agricolo da utilizzare per i sondaggi).

L’accanimento nei confronti dei No TAV che manifestano pacificamente il loro dissenso attuando forme di resistenza non violenta è indice di una volontà repressiva che non potrà che acuire ancora di più la tensione in Valsusa.
Non faremo mancare la nostra solidarietà ed iniziative di sostegno per affrontare un simile impegno economico, nell’attesa che venga il giorno in cui saranno gli abitanti della valle a presentare il conto dei danni subiti.

Marco Scibona – Senatore M5S Piemonte
Alberto Airola – Senatore M5S Piemonte
Laura Castelli – Deputata M5S Piemonte
Ivan Della Valle – Deputato M5S Piemonte
Davide Bono – Consigliere regionale M5S Piemonte

COMUNICATO STAMPA

I sottoelencati difensori, parti processuali nel proc. pen. n. 18038/11 a 54 attivisti NO TAV per i fatti relativi alle manifestazioni del 27/6 e del 3/7/2011, attualmente in corso presso la IV Sezione del Tribunale di Torino, osservano quanto segue:

sin dall’inizio del suddetto processo, complesso per il numero degli imputati, delle persone offese e dei testimoni indicati dalle parti e per la rilevanza sociale della questione sottesa ai fatti per cui è processo, il Collegio difensivo aveva sottolineato la necessità di gestire il dibattimento in termini di normalità ed aveva rilevato, invece, come la scelta di tenere il processo presso l’Aula delle Vallette, con cadenza bisettimanale e con un orario dalle ore 9 alle 17, rendesse sostanzialmente impossibile ai sottoscritti difensori un esercizio pieno e sereno del diritto di difesa. Onde evitare inasprimenti della questione, si è cercata, allora, la via di una conciliazione tra gli interessi in discussione; il tentativo, lungo e faticoso, aveva finalmente prodotto un risultato positivo nell’incontro organizzato del Presidente del Tribunale, in data 3/12/2013 alla presenza del Collegio giudicante, delle parti processuali e del Presidente e della Consigliera Segretaria del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.

In quella riunione, era stato raggiunto un sostanziale accordo, in base al quale il processo sarebbe proseguito presso il Palazzo di Giustizia, con udienze con cadenza settimanale e con l’impegno delle parti ad elaborare un calendario con il nominativo dei testi da escutere, udienza per udienza, onde avere certezza sulla conclusione in tempi accettabili (indicati nell’ottobre 2014) dell’istruttoria dibattimentale.

Sempre in un’ottica di collaborazione, i sottoscritti avevano accettato che le udienze dei giorni 7 e 23 dicembre si svolgessero ancora nell’Aula presso il Carcere delle Vallette, convinti che il percorso concordato sarebbe stato rispettato, convinzione confermata, tra l’altro, da una bozza provvisoria di calendario redatta dal Presidente del Collegio e dalla predisposizione da parte del P.M. del calendario delle udienze riservate all’escussione dei suoi testi.

Secondo accordi informali con il Presidente del Collegio all’udienza del 23/12 sarebbe stata data ufficialità al nuovo calendario di udienza e sarebbe stato sancito il rientro del processo alla sua sede naturale, il Palazzo di Giustizia.

Inopinatamente, invece, alla conclusione dell’udienza del 23/12, non solo il processo è stato rinviato al 10/1/2014 sempre presso l’Aula c.d. “bunker”, ma è stato, altresì, comunicato che nemmeno il calendario già predisposto poteva ritenersi confermato.

Alla successiva udienza del 10/1/14, poi,  è stato informalmente comunicato che il processo sarebbe proseguito sempre presso la c.d. Aula Bunker, riservando, altresì, l’ufficializzazione del calendario d’udienza.

Tutto ciò premesso, i sottoscritti difensori, certi di aver cercato ogni via per una definizione di buon senso, e che tenesse conto dei diversi interessi contrapposti, delle questioni in discussione, ritengono ingiustificato e incomprensibile il diniego alla prosecuzione del processo nella sua sede naturale e la mancata ufficializzazione del nuovo calendario delle udienze.

Ribadiscono l’oggettiva impossibilità di garantire, nelle attuali condizioni, un sereno e concreto esercizio del diritto di difesa.

Rilevano come le attuali modalità di svolgimento del processo sottolineino una asserita “diversità” del processo in corso rispetto agli altri processi, che si svolgono presso il Palazzo di Giustizia e con modalità ordinarie, per presunte ragioni di ordine pubblico che parevano, peraltro, superate in esito agli incontri tenutisi con il Presidente del Tribunale, alla presenza delle parti processuali.

Ritengono fondamentale informare l’opinione pubblica di quanto sta accadendo, che contrasta con lo svolgimento di un processo nel pieno rispetto delle garanzie per gli imputati, in un clima di serenità e di imparzialità, come la Costituzione impone.

Riservano ogni ulteriore iniziativa a tutela del diritto di difesa dei propri assistiti.

Torino, 13 gennaio 2014

 

Avv. Bertone Stefano                                           Avv. Bisacca Simone

Avv. Bongiovanni Massimo                                 Avv. Ciarlantini Gabriella   

Avv. Colletta Valentina                                         Avv. Cognini Paolo    

Avv. D’Agostino Aurora                                    

Avv. D’Amico Emanuele                                      Avv. Deorsola Manuela

Avv. Fattizzo Lea                                                 Avv. Ghia Danilo       

Avv. Grenci Ettore                                              Avv. Lamacchia Roberto     

Avv. La Matina Maurizio                                     Avv. Losco Eugenio   

Avv. Lucentini Marco                                          Avv. Melano Marco

Avv. Milano Federico                                          Avv. Molè Andrea

Avv. Novaro Claudio                                           Avv. Panini Tiziano

Avv. Patrito Cristina                                            Avv.  Pellegrin Enzo

Avv. Pezzucchi Sergio                                        Avv. Rasulo Maria Teresa

Avv. Romano Giuseppe                                      Avv. Sabattini Simone

Avv. Straini Marco                                               Avv. Stroppiana Roberto    

Avv. Vitale Gianluca 

Lo smemorato senatore Esposito e i “mandanti morali” No Tav

http://www.squer.it/of/il-senatore-esposito-e-mandanti-tav/

scritto da Nicola Chiappinelli – Pubblicato il 15 gen 2014 15:18

C’è un senatore del Pd di nome Stefano Esposito, è nato nei pressi di Torino quasi 45 anni fa, e sul suo blog personale ha una sezione speciale, chiamata “SI TAV”, in cui è presente una spiegazione (datata, ma più o meno dettagliata) del perché è a favore della tratta Torino-Lione, “una delle grandi infrastrutture previste nel progetto di grandi reti transeuropee dei trasporti lanciato ad Essen nel 1994 e la cui importanza è stata autorevolmente ribadita in varie sedi [..] anche al fine di favorire una ripresa di ruolo guida del Piemonte nell’economia europea e nella competizione mondiale“.
Fin qui tutto accettabile; meno inizia ad esserlo, invece, l’approccio verso chi si oppone all’alta velocità, il cosiddetto movimento “No Tav“, che a suo parere non è “contro l’opera ma contro la realizzazione del progetto, contro una corretta valutazione dei rischi per la salute e l’ambiente.
È la strategia dello struzzo, del no a prescindere, basata su pregiudizi e preconcetti, senza verifiche e confronti di merito [..] per dire no, in modo aprioristico e pregiudiziale.

Stefano Esposito è colui che a fine 2011, attaccando un liceo che aveva inviato una rappresentativa di studenti in gita in Val Susa, scrisse al preside: “Non si può contrabbandare per ‘approfondimento sulla convivenza civile e sulla cittadinanza’ una gita tra le montagne valsusine al seguito dei No Tav, e voler conoscere le ‘ragioni’ di chi si contrappone illegalmente e violentemente allo Stato e alle forze dell’ordine non ha proprio nulla a che vedere con l’educazione alla legalità, ma ne rappresenta lo stravolgimento della stessa.”

Stefano Esposito è quello che nel luglio scorso rivolse a Marta Camposani, un’attivista denunciata per resistenza a pubblico ufficiale dopo le proteste della settimana precedente (in seguito alle quali accusò la polizia: “Ho ricevuto una manganellata in faccia, mi hanno toccata nelle parti intime e mi hanno insultata”), questo tweet:

Stefano Esposito @stefanoespositoParte da Pisa per andare a fare la guerra allo stato, prende giustamente,qualche manganellata e si inventa di essere stata molestata  10:59 PM – 21 Lug 2013
E Stefano Esposito è anche quello che, ancora ad agosto 2013, scrisse provocatoriamente su Twitter che “i No Tav sono tutti fascisti ed i poliziotti sono partigiani, questa è la verità in Valle di Susa“, causando l’immediata reazione della sezione dei partigiani di Bussoleno: “Giacché molti appartenenti a questa sezione A.N.P.I. sono anche militanti No Tav e contemporaneamente, quotidianamente si spendono nella lotta antifascista [..] esorta il senatore Stefano Esposito ad evitare in futuro accostamenti di tale gravità [..] e a tenere un comportamento ed un linguaggio consono al ruolo istituzionale che egli ricopre.
Stefano Esposito @stefanoesposito La polizia ha caricato i delinquenti . arrestati 2 esponenti di askatasuna. 1 poliziotto ferito.
yamunin @yamunin “Delinquenti ” chi @stefanoesposito? Come i partigiani erano “banditen”? 12:56 AM – 20 Lug 2013
Il senatore Si Tav due giorni fa è tornato sulle prime pagine per il ritrovamento di tre bottiglie incendiarie davanti alla porta della sua abitazione (anche i siti d’informazione italiani si sono divertiti a mettere queste bottiglie in posizioni diverse, chi dentro, chi fuori, chi sotto casa).
A seguito delle discussioni originate dall’episodio, e della solidarietà partorita da vari schieramenti, Esposito ha ammesso poi d’aver preso in considerazione l’idea di abbandonare l’impegno politico, per stanchezza: “All’inizio esisteva un movimento No Tav legittimo, ma è da tanto tempo che quel movimento è scomparso, un movimento che esponeva le proprie opinioni civilmente. Ma questi oggi sono groppuscoli infiltrati, usano la Tav, ma potrebbero usare qualsiasi altra cosa, adesso è emulazione“.
Quindi, in un intervento alla trasmissione radiofonica di Giuseppe Cruciani La Zanzara (qui il video), Esposito ha pure aggiunto che “è fin troppo facile individuare i mandanti morali delle molotov“.
Come chi scrive “libri contro la Torino-Lione che giustificano azioni violente. Per esempio Livio Pepino, ex capo di magistratura democratica [..] che invece di prendere le distanze attacca Caselli che reprime questi fenomeni”. Ma non solo, a motivare moralmente gesti simili sarebbero pure “quegli artisti che sventolano sui loro palchi le bandiere No Tav senza sapere di che cazzo parlano”, da Fiorella Mannoia a “quel capellone pugliese, come si chiama…” (vedi Caparezza).
Un tiro nel mucchio, quello di Esposito, che ignora evidentemente le provocazioni da lui stesso partorite in questi anni, e che è stato accolto su Twitter con commenti di questo livello:

Per battere i notav ora si passa ai maxirisarcimenti

http://www.notav.info/post/per-battere-i-notav-ora-si-passa-ai-maxirisarcimenti

tav08Non bastano le denunce, le galere, l’escalation di capi d’accusa, i processi a mezzo stampa con un’informazione a guinzaglio, per battere il movimento notav. Da tempo il piano tecnico e quello economico dell’opera non hanno più spazio nel dibattito politico perché evidentemente la lobby del tav ha definitivamente rinunciato a qualsiasi parvenza democratica. Ormai la voce deve essere una sola, quella che vuole il tav a tutti i costi e commissari di governo, politici o ministri che siano, procedono con annunci o conferenze stampa unilaterali. Il motivo è sempre più chiaro: in qualsiasi occasione di confronto/scontro politico o tecnico che sia,  i favorevoli all’opera sono usciti con le ossa rotte.
Non c’è nessuna ragione per fare la Torino Lione, se non la ragione di Stato, quella che con il monopolio della forza, fa eseguire decisioni prese senza alcuna partecipazione dei cittadini interessati.
Non diciamo questo per lamentarci, non lo abbiamo mai fatto e abbiamo sempre preso in considerazione i rischi insiti in una lotta di resistenza popolare come la nostra. Non ci aspettiamo nessun favore da nessuno e non ci aspettiamo nemmeno correttezza da quelli che rappresentano il nostro nemico ( avversario sarebbe troppo poco).
La ragion di Stato di cui sopra è rappresentata da un coro e da un’unione d’intenti e azioni tese solo a indebolirci, a sfiancarci, a spaventare il nostro popolo. Arresti, processi in aule bunker, fogli di via, denunce di ogni genere non ci hanno piegato ed ora, dopo la condanna di Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, ci troviamo di fronte ad un nuovo tassello della strategia di indebolimento dei notav.

I tre notav sono stati condannati al risarcimento dei danni che un presidio avrebbe causato a Ltf a Susa nella zona autoporto nel 2010. Sono chiamati a corrispondere 214mila euro a Ltf perché non riuscì a insediare uomini e macchinari per fare dei sondaggi geognostici in quell’area.
Ognuno può verificare la partecipazione di quei giorni e può tirare le sue conclusioni: i tre non possono essere responsabili del blocco dei sondaggi perché è quantomeno assurdo che in tre si possa giungere ad un risultato del genere. C’è molto di più: l’area interessata era una porzione dell’autoporto di Susa (comunale), abbandonata a se stessa e assolutamente improduttiva. Quella sera in cui le forze dell’ordine scesero al presidio con centinaia di notav, presero atto della manifestazione notav in corso e parlarono con i tre condannati, che essendo sindaco e vice sindaco avevano tutta la legittimità di parlare con le forze dell’ordine. C’era anche Perino, come sempre avviene. Quell’atto era chiaro a tutti che era simbolico, scopriremmo negli stessi giorni e in seguito come altri sondaggi vennero compiuti in valle di Susa e nella cintura di Torino con centinaia di uomini delle forze al seguito, con blitz notturni e con l’inganno. La farsa dei sondaggi prosegui per tempo ma Ltf non fece le trivellazioni calendarizzate e ogni sondaggio durò molto meno del previsto creando non pochi dubbi sulla veridicità di quelle azioni lautamente finanziate. Serviva mettere qualche bandierina alla lobby del tav, e in parte ci riuscirono. ( si scontrarono più tardi con la caparbietà dei notav e in un occasione mandarono all’ospedale una signora e un giovani in condizioni loto gravi)
Tornando alla sera incriminata e alla condanna, i tre notav sono stati condannati perché hanno parlato con le forze dell’ordine, così con l’inganno, e a loro hanno imputato il blocco dei lavori , o meglio l’impossibilità di farli. Non entriamo nel merito del processo e della sentenza, lo faremo in seguito, ci limitiamo ad anticipare due anomalie: in decine si sono autodenunciati per quella sera, dicendo io c’ero come loro, e le loro testimonianze e autodenunce non sono state accettate; i terreni in oggetto e la loro valutazione sono frutto di conti gonfiati come avviene sempre nel sistema tav e la cifra del risarcimento non è veritiera.
Detto questo il fatto su cui qui vogliamo porre l’attenzione è un altro: sul quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2010, poco prima dell’inizio della causa, si diceva “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori, potrebbero utilizzare per contenere la protesta”, e questo è puntualmente avvenuto con la condanna. Ltf in una nota di commento alla sentenza oggi ha sostenuto: “Al di là del risarcimento economico la decisione del Tribunale costituisce l’ennesimo riconoscimento da parte della giustizia italiana della legalità e correttezza delle procedure per un’opera prioritaria condivisa da Unione Europea, Italia e Francia”.
Ecco proprio questo è il punto: il maxirisarcimento serve a questo, ad affermare la famosa ragion di stato costi quel che costi. Più semplicemente questa è un’intimidazione vera e propria di chi si rifugia dietro ad espedienti perché incapace di convincere della bontà dell’opera una popolazione intera e buona parte dei cittadini italiani.
Non ci lasceremo intimidire nemmeno da questo, per noi il ragionamento è semplice: chi tocca uno tocca tutti e Alberto, Loredana e Giorgio non saranno soli, ma sostenuti da un popolo intero.
Poi si andrà ad altri giudizi e vedremo se la sentenza sarà legittimata ma di questo ne parleremo nel dettaglio nei prossimi giorni.

Frecciarossa, un biglietto da 4 miliardi l’anno Il Tesoro costretto a coprire il gigantesco buco previdenziale del fondo ferrovieri

http://www.lanotiziagiornale.it/frecciarossa-un-biglietto-da-4-miliardi-lannoil-tesoro-deve-coprire-il-gigantesco-buco-previdenziale-del-fondo-ferrovieri/

Pubblicato da Marco Castoro il 14 gennaio 2014

di Stefano Sansonetti

Una bomba previdenziale che di fatto è già esplosa nel più assoluto silenzio. E che per il momento costa alle casse dello Stato una vera fortuna. Parliamo di 4 miliardi di euro che ogni anno il ministero del Tesoro è costretto a trasferire per coprire i buchi del fondo pensioni per il personale delle Ferrovie dello Stato. Inutile girarci intorno, si tratta di un salasso che soltanto negli ultimi cinque anni è costato 19,7 miliardi. Ma il conto, secondo le previsioni, sarebbe anche destinato a salire. Un problema di non poco conto per il ministero dell’economia guidato da Fabrizio Saccomanni, che con l’ausilio del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, sta cercando disperatamente di razionalizzare la spesa pubblica.

La situazione
Sta di fatto che le cifre in gioco emergono in tutto il loro peso dal bilancio dello Stato. Non si tratta di trasferimenti diretti dal Tesoro alle Ferrovie, ma di risorse che ogni anno vengono destinate alla voce “contributo per la copertura del disavanzo del fondo pensioni per il personale delle Fs”. Nello stesso bilancio pubblico, quindi, si riconosce la necessità di andare a coprire quello che senza dubbio è uno squilibrio finanziario. In ultima analisi, quindi, parliamo di un trasferimento che, seppure in forma indiretta, beneficia il gruppo guidato da Mauro Moretti. Naturalmente il problema ha origini risalenti nel tempo, quando i vertici di Fs non erano gli attuali. Ma gli effetti si stanno scaricando tutti ancora oggi sulle casse pubbliche. Come si è arrivati a questa situazione che ora non fa dormire sonni tranquilli a Saccomanni e Cottarelli?

La storia
Diciamo subito che un tempo i trasferimenti erano girati direttamente al fondo pensioni del personale di Fs, istituito nel lontano 1908. E’ stata poi una legge del 1999 a sopprimere la struttura, di fatto trasformandola in un fondo speciale gestito dall’Inps, con efficacia da 2000. La cosa più impressionante, in ogni caso, è vedere l’escalation di trasferimenti. Nel 2006, per esempio, il Tesoro ha girato 3,857 miliardi, leggermente calati a 3,7 l’anno successivo. Dal 2008 al 2011, però, l’assegno è salito a 3,9 miliardi per ciascun esercizio. Nel 2012 siamo cresciuti a 4 miliardi, la stessa cifra presa in considerazione per il 2013. Ma non è finita qui, perché nelle previsioni per il prossimo triennio si prevedono somma anche più alte: 4,3 miliardi per il 2014, che salgono a 4,35 miliardi per ciascuno degli anni 2015 e 2016. Un conto salatissimo: considerando il decennio che va dal 2006 al 2016 sarà costato in tutto 44 miliardi di euro. Naturalmente risorse rigorosamente pubbliche. Ora, questo andazzo è oggetto di attenta riflessione a via XX Settembre per vari motivi.

I nodi
In primis c’è un’ovvia (ma molto grave) questione di sostenibilità finanziaria. La domanda è molto semplice: fino a che punto lo Stato può permettersi di staccare un assegno annuale di circa 4 miliardi di euro? Il problema, peraltro, è già stato stigmatizzato dalla Corte dei Conti, che in un duro passaggio nella sua relazione al bilancio 2011 dell’Inps ha fortemente auspicato “misure di risanamento delle gestioni in dissesto, oltre che di quelle in forte squilibrio, tra le quali meritano segnalazione i trattamenti pensionistici degli enti disciolti e le pensioni dei dipendenti delle Ferrovie dello Stato». Insomma, non si può più rimanere con le mani in mano. Anche perché situazioni simili si vivono per altre società pubbliche come Poste. Qui, come raccontato da La Notizia del 19 novembre 2013, lo squilibrio previdenziale dell’ex Ipost, anche questo trasfuso nell’Inps, è ormai arrivato a costare un miliardo di euro l’anno.

Il capitolo trasferimenti
Tra l’altro i documenti finora predisposti da Cottarelli sulla spending review sembrano voler metter nel mirino anche i pesanti trasferimenti pubblici girati a Fs per il contratto di Servizio. Dall’ultimo bilancio del gruppo viene fuori che nel 2012 si è trattato di 2,2 miliardi di euro, di cui 514 milioni derivanti direttamente dallo Stato e 1,7 miliardi dalle regioni. Naturalmente La Notizia ha chiesto al gruppo Fs di commentare le questioni relative alle sofferenze previdenziali e ai trasferimenti. Senza però avere risposta.

“Occupazione” di terreni Ltf, condannato il No Tav Perino

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/01/15/news/occupazione_di_terreni_ltf_condannato_il_no_tav_perino-75996334/

Sentenza civile contro il leader del movimento e il sindaco di San Didero e il suo vice: dovranno risarcire alla società 192mila euro di danni per i ritardi nell’avvio di un cantiere a Susa nel gennaio 2010

di ERICA DI BLASI

"Occupazione" di terreni Ltf,  condannato il No Tav Perino

Alberto Perino 

Il leader del movimento No Tav Alberto Perino è stato condannato a risarcire Ltf per i danni derivanti da una manifestazione di quattro anni fa. Con lui anche Loredana Bellone, primo cittadino di San Didero, e Giorgio Vair, vicesindaco nello stesso Comune. Dovranno pagare 192 mila euro più 22 mila per le spese processuali.

La condanna è stata emessa dal tribunale civile di Susa. I fatti contestati risalgono al gennaio 2010, quando i No Tav occuparono illegalmente alcuni terreni dell’autoporto di Susa, in località Traduerivi. Quegli stessi terreni che erano destinati alla prima fase dei sondaggi per la Torino-Lione. Perino e altri attivisti, tutti successivamente identificati, si rifiutarono di andarsene: “È resistenza passiva”. Di fatto bloccarono però l’apertura del cantiere. Gli imputati, dopo la sentenza di questa mattina, hanno già annunciato che presenteranno ricorso.

Per quell’episodio Perino e altri 9 attivisti erano già stati condannati in sede penale per invasione di terreni a multe comprese tra i 400 e gli 800 euro. “Al di là del risarcimento economico – afferma Ltf in una nota – la decisione del Tribunale costituisce l’ennesimo riconoscimento da parte della giustizia italiana della legalità e correttezza delle procedure per un’opera prioritaria condivisa da Unione Europea, Italia e Francia”.

Stefano Esposito, No Tav: “Le molotov? Abbiamo sempre a mente la scuola Diaz…” (FOTO)

http://www.huffingtonpost.it/2014/01/14/stefano-esposito-no-tav-scuola-diaz_n_4594023.html?utm_hp_ref=italy

L’Huffington Post  |  Pubblicato: 14/01/2014 12:52 CET  |

stefano esposito no tav

“Permetteci anche di dubitare ogni volta che una bottiglia con liquido infiammabile viene ritrovata da qualche parte. Abbiamo sempre alla mente la scuola Diaz di Genova e chi è stato condannato di recente tra le forze di polizia”. Sono queste le parole pubblicate sul sito web “notav.info” riguardo alle tre bottiglie molotov ritrovate sul pianerottolo di casa del senatore Pd Stefano Esposito, vicepresidente della commissione Trasporti a Palazzo Madama. Un politico da sempre favorevole alla costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione.

Proprio mentre il senatore riceve la solidarietà e l’applauso di Palazzo Madama, arriva il post a firma del movimento No Tav che si intitola “La visibilità con bottiglie, polli, foglietti e scritte”. In questo caso, non c’è nessuna solidarietà: “Permetteteci – viene scritto – di non unirci al coro dei “povero Esposito”, permetteteci di stare nel coro dei “basta Esposito”!.

Leggete il post integrale:

Ci troviamo a commentare ancora una volta l’ennesimo motivo per cui il senatore del Pd Stefano Esposito si trova in prima pagina sui giornali. Non per commentare quell’attività parlamentare di cui nessuno darebbe notizia perchè sterile, nemmeno per le sue uscite di cattivo gusto su molti argomenti e nemmeno per l’ennesima bufala sul tav, ma ancora una volta perchè una qualche minaccia lo ha sfiorato. Succede sempre così, quando la visibilità del “ragazzo di strada” cala, insieme alle motivazioni del tav (adesso ad esempio i risarcimenti alle ditte per cui tanto si è prodigato sono arenati), ecco che succede qualcosa che lo riporta in auge. Sarà un caso?Siccome velatamente le accuse della stampa sono giù puntate sui i notav, permetteteci di pensare male perchè dopo stelle a cinque ( o sei ) punte sul cofano della macchina, bigliettini di minaccia anonimi, polli sullo zerbino di casa e altro che non ricordiamo, il gioco per divenatere famosi inizia a stancare.

Permetteci anche di dubitare ogni volta che una bottiglia con liquido infiammabile viene ritrovata da qualche parte. Abbiamo sempre alla mente la scuola Diaz di Genova e chi è stato condannato di recente tra le forze di polizia.

Permetteteci di non unirci al coro dei “povero Esposito”, permetteteci di stare nel coro dei “basta Esposito”!

Assalto al cantiere