Archivi giornalieri: 30 gennaio 2014
Missione compiuta, il Fmi presta 506 milioni di dollari alla Tunisia
ora si che la Tunisia si è “civilizzata”..
giovedì, 30, gennaio, 2014
30 GEN – Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha annunciato di avere sbloccato prestiti a favore della Tunisia per 506 milioni di dollari, con diversi mesi di ritardo a causa dell’instabilità politica nel Paese.
Il consiglio di amministrazione dell’Fmi, che rappresenta 188 Stati membri, ha indicato di avere dato il via libera ai fondi nell’ambito del piano di aiuti per 1,7 miliardi di dollari accordato al Paese nel giugno scorso per accompagnare la sua transizione politica.
http://www.imolaoggi.it/2014/01/30/missione-compiuta-il-fmi-presta-506-milioni-di-dollari-alla-tunisia/
Crisi, commerciante 62enne suicida a Firenze
Berlusconi negava la crisi ed i giornali ne han parlato per mesi ed i politici dell’opposizione condannavano tale affermazione. Giustamente.
Si diffondono i suicidi e si comincia a parlare di suicidi per crisi, ma sotto al governo tecnico di Monti tanto caro al mondo presentabile della società civile ed ecco che si PUO’ e si deve NEGARE I SUICIDI PER CRISI ECONOMICA. Ved il caro Gennaro Carotenuto.
Se lo dice il mondo del caviale e champagne, dobbiamo crederci senza riserva. E’ alquanto ripugnanto che i signori dell’eguaglianza discrimino le morti a seconda dell’opportunità politica.
giovedì, 30, gennaio, 2014
FIRENZE, 30 GEN – Un commerciante di 62 anni si è suicidato sparandosi un colpo di pistola nella sua casa nei pressi di Firenze. E’ successo ieri pomeriggio. L’uomo non ha lasciato scritti per spiegare il gesto, tuttavia i primi accertamenti dell’Arma considerano l’ipotesi delle difficoltà economiche.
Il 62enne aveva un negozio in centro. La moglie avrebbe detto ai carabinieri che l’attività era in crisi, escludendo che il marito fosse colpito da depressione.
http://www.imolaoggi.it/2014/01/30/crisi-commerciante-62enne-suicida-a-firenze/
Expo 2015: palcoscenico per la Moneta Unica Mondiale?
Foa: l’Italia è già in mano agli uomini di Mario Draghi
Scritto il 29/1/14
«Povero Renzi, non ha ancora capito che, se mai andrà al governo, non potrà comandare». Idem gli altri “volti nuovi” (o semi-nuovi) della politica, da Grillo a Vendola fino al leghista Salvini, tutti «destinati a vedere vanificate le loro riforme: che siano di destra o di sinistra, sono accomunati dallo stesso destino. Perché il vero potere è altrove. Così vicino, eppure invisibile», incarnato dagli uomini dislocati a Roma dal vero dominus dell’Italia, Mario Draghi. Secondo Marcello Foa, se la Seconda Repubblica ha portato ad esecutivi più longevi ma non troppo stabili – Berlusconi, Prodi – fino al super-tecnocrate Monti e alle larghe intese di Letta, è per via del «male endemico che però non spiega la cronica inefficienza dei governi», a cui è stato impedito di cambiare la politica. Chi frena? Per capirlo, si tratta di scoprire «chi ha in mano l’apparato del governo, chi pubblica sulla Gazzetta Ufficiale disposizioni di legge illogiche, incongruenti, contraddittorie al punto da vanificare, casualmente, la riforma generando sconcerto nell’opinione pubblica, che naturalmente se la prende con i soliti partiti».
La spiegazione: «Chi ha la facoltà di velocizzare o di rallentare l’immenso apparato dello Stato: le persone che hanno questa facoltà esistono e possiedono le chiavi del potere», scrive Foa in un post sul “Giornale”, citando un articolo di “Italia Oggi” del maggio scorso, firmato da Roberto Narduzzi. Titolo: “Draghi ha già piazzato i suoi uomini in tutti i posti chiave dell’economia”. Per attivare lo scudo anti-spread, scrive Narduzzi, occorre «offrire garanzie manageriali ai prestatori che devono di fatto approvare la qualità della squadra italica chiamata a gestire il programma». Draghi lo sa bene, aggiunge “Italia Oggi”, e non ha perso tempo: «Non è affatto casuale l’arrivo di uomini di Bankitalia ai posti chiave della finanza pubblica. Fabrizio Saccomanni come ministro dell’economia e Daniele Franco alla Ragioneria dello Stato». Sono «persone di qualità e di cui Draghi si fida», ovvero «persone giuste per interagire con la Bce, il Fmi o la Commissione se l’attivazione dello scudo si fa realtà». Altre pedine strategiche: alla direzione generale del Tesoro un certo Vincenzo La Via, proveniente dalla Banca Mondiale, e all’Agenzia delle Entrate un tecnocrate come Attilio Befera, «molto stimato da Draghi». A questo punto, «soltanto il bilancio dell’Inps, oggetto di feroci critiche per Inpdap ed esodati, sfugge al controllo tecnico di un Draghi boy».
Il “vero premier italiano”, quello che governa dall’Eurotower Bce di Francoforte in perfetta sintonia con Napolitano, ha messo a punto ogni casella chiave per gestire gli effetti operativi dell’attivazione italiana dello scudo anti-spread, osserva Foa, rileggendo “Italia Oggi”. «Il tono dell’articolo è compiaciuto e compiacente. Come dire: bravo Draghi!». Con questi sistemi, aggiunge Foa, si governano le istituzioni grazie a «tecniche di occupazione del potere», vanificando ogni dialettica politica fondata sul confronto democratico, grazie al super-potere di «membri altolocati delle élite che contano davvero». Lo conferma un altro servizio, firmato da Andrea Cangini sul “Quotidiano Nazionale”: “Leggi e governanti ‘ostaggio dei tecnici’. Così i grandi burocrati guidano la politica”. «Lo Stato sono loro», taglia corto l’ex ministro Altero Matteoli, «e la repubblica è appesa alle loro decisioni». Destra e sinistra non contano, di fronte al potere dei super-burocrati: ragioniere generale dello Stato, capi di gabinetto, direttori di dipartimento, capi dell’ufficio legislativo dei ministeri più importanti. «Hanno dunque in pugno il paese, e da quasi vent’anni sono sempre gli stessi», restando nel recinto di «una casta chiusa, irresponsabile ed autoreferenziale».
Osserva ancora Cangini: sono 15-20 individui, sempre quelli. «Il più noto è Vincenzo Fortunato, ex Tar, più di 500.000 euro di stipendio l’anno fino a poco tempo fa». I super-tecnocrati nostrani «sono il vero e inamovibile potere italiano», sintetizza un ex ministro diessino, confortato da un suo omologo ex forzista. Entrambi sostengono che le bollinature, cioè il via libera contabile della Ragioneria ad ogni provvedimento di spesa, «vengono concesse solo se il provvedimento rientra nella ‘visione’ politica del ragioniere generale. In caso contrario vengono negate o subordinate a scelte ‘politiche’ diverse». C’è un’altra cosa su cui i due ex ministri, pur di opposti schieramenti, concordano: «I burocrati ministeriali scrivono le norme e gestiscono le informazioni in maniera iniziatica, in modo da risultare indispensabili». Un monopolio difficile da scalfire, chiosa Foa. «Capito chi governa davvero l’Italia?». Loro, gli yes-men che rispondono al signore della Bce, privatizzatore del sistema bancario italiano, uomo del Bilderberg e della Goldman Sachs nonché esponente del Gruppo dei Trenta, vera e propria cupola del super-potere finanziario mondiale attraverso cui l’élite planetaria domina il nostro destino.
http://www.libreidee.org/2014/01/foa-litalia-e-gia-in-mano-agli-uomini-di-mario-draghi/
Nessun dolore
il femminismo come ogni prodotto di marketing elettorale è così. Strabico. Quando serve contro il nemico si lancia, quando “avvantaggia” l’avversario si rinfodera l’arma.
Pubblicato 30 gennaio 2014 – 4.29 – Da Claudio Messora
Cosa sarebbe successo se un Alessandro Di Battista, un Riccardo Nuti, un Fraccaro, un Di Maio, un Roberto Fico o chiunque altro del Movimento 5 Stelle avesse caricato una deputata del Pd, di Forza Italia, di Sel, di NCD o di qualunque altro schieramento politico diversamente parlamentare? Lo so che lo sapete, ma ve lo dico lo stesso. Repubblica avrebbe titolato: “La violenza inaudita dei grillini nel tempio della democrazia”. Il Corriere avrebbe fatto un editoriale al vetriolo di Pierluigi Battista o di Cazzullo o di Aldo Grasso. L’Unità avrebbe gridato al baratro medioevale in cui i barbari populisti stavano gettando un Paese una volta civile, mentre Libero e Il Giornale avrebbero pubblicato una foto di Grillo deformata da una smorfia che al confronto Mel Gibson in Brave Heart, con mezza faccia blu, sarebbe sembrato una fanciullo nel giorno della sua prima comunione. Tutti i telegiornali avrebbero aperto con le immagini oscene di un deputato della Repubblica che mette le mani addosso a una giovano donna, per di più madre di un bimbo piccolo. I sondaggisti avrebbero fatto a gara per misurare le percentuali di consenso vertiginosamente bruciate da un gesto inqualificabile e destinato a ricordare, ad imperitura memoria, i pericoli cui un voto scellerato dato a un movimento di fascisti, nazisti, picchiatori, vicini all’estrema destra di Le Pen e di Alba Dorata, esponeva una nazione che vanta una tradizione millenaria di pensiero, di arte e di cultura come l’Italia. Il Presidente della Repubblica avrebbe monitato severamente e, con viva e vibrante soddisfazione, avrebbe finalmente potuto urlare che i Cinque Stelle “se ne fregano dei problemi della gente”, e avrebbe allargato e consolidato le ormai striminzite intese. Le elezioni europee sarebbero state pesantemente condizionate, perché non si può mandare in Europa una tribù di selvaggi cavernicoli privi del lume della ragione, mentre il Papa avrebbe messo in guardia dal decadimento morale e spirituale cui un popolo distante dalla religione e da Dio incorre, se non ritorna sulla retta via. Ma soprattutto, Laura Boldrini l’avrebbe menata per mesi sul maschilismo primigeno dei grillini, retaggio di una cultura dell’odio nei confronti delle donne, e il responsabile sarebbe stato immediatamente sospeso dall’aula fino a fine legislatura, insieme al suo capogruppo e a tutti coloro che non avessero immediatamente preso le distanze da un gesto tanto degradante, umiliante, mortificante e squalificante. L’Italia sarebbe precipitata nel caos e per mesi non si sarebbe parlato d’altro.
Invece l’ha fatto uno di Scelta Civica. Un montiano, quello che era venuto a salvarci da noi stessi e dalla nostra incapacità di autogestirci. E niente… nessun monito, nessuna enciclica, nessuna genuflessione, nessuna condanna, nessun talk show, nessun dolore, tranne La Gabbia di Paragone. Nessuna Lilli Gruber indignata, nessuna femminista invitata a dissertare sulla necessità di dare un segnale chiaro e inequivocabile, nessuno psicologo chiamato a spiegare le ragioni del ritorno dei tempi bui, nessuna legge speciale invocata, nessuna vittima in lacrime a recitare la scena madre dalla D’Urso, nessuna blogger radical chic a twittare inferocita. Niente, nulla di nulla, zero riporto zero.
Questa è la dimostrazione più lapalissiana che c’è del marcio e non è in Danimarca, ma in un Paese che ha una classe dirigente da cancellare dalla storia subito, perché emana un fetore rancido e insopportabile: il puzzo di ipocrisia, di opportunismo e di decomposizione di chi ha perso la dignità minima che si conviene a un essere umano; di chi, se non conviene, non prova nessun dolore. Loredana, lo schiaffo che hai preso l’hanno dato all’Italia onesta, quella che non ti lascerà sola.
http://www.byoblu.com/post/2014/01/30/nessun-dolore.aspx
UKRAINE : DOUBLE JEU A KIEV, TROUBLE JEU A BERLIN ET AVERTISSEMENT A MOSCOU
Luc MICHEL pour PCN-INFO / 2014 01 29 / avec AFP – RIA Novosti – PCN-SPO /
https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office
Pour comprendre ce qui se passe à Kiev : imaginez un panier de crabes qui joueraient au poker menteur. Mensonges, mediamensonges, mouvements occultes en coulisses, déstabilisations en tous genres, intimidations, effets de manche. Politiciens ukrainiens, politiciens de l’UE, activistes néofascistes de plusieurs pays, spindoctors de OTPOR/CANVAS et cie, Bruxelles, Berlin, Varsovie, CIA, BND … A tous les niveaux une absence totale de sincérité. Le parlementarisme dans ce qu’il a de pire. La diplomatie occidentale dans ce qu’elle a de plus détestable. Tous tricheurs, tous menteurs …
En arrière-plan de cette mêlée confuse, le Kremlin, qui, lui, en bon joueur d’échec, ne participe pas au grand poker menteur. Mais tient en mains la seule carte réelle, non truquée, du dossier : les 15 milliards de dollar dont l’Ukraine a besoin pour ne pas être en faillite en 2014 …
DOUBLE JEU A KIEV.
LE GRAND POKER MENTEUR DU PANIER DE CRABES UKRAINIEN …
Le Parlement discutait ce mercredi à Kiev de « nouvelles concessions à l’opposition, notamment d’une amnistie des manifestants arrêtés » pendant les troubles en Ukraine, où la représentante de la diplomatie européenne, Catherine Ashton, tenterait « de concourir à une sortie de crise » selon les médias de l’OTAN. Une crise que les politiciens de l’UE ont inspirée, alimentée, versant sans cesse de l’huile sur le feu. Terrible exposition de la duplicité de Bruxelles !
S’exprimant devant les députés à la reprise d’une session extraordinaire ouverte la veille, Léonid Kravtchouk, premier président de l’Ukraine après l’indépendance en 199 – la version ukrainienne de Eltsine, un de ces politiciens corrompus qui a mis l’Ukraine à l’encans -a quant à lui, de manière un peu dramatique, souligné que son pays s’était retrouvé “au bord de la guerre civile”. Il s’est ensuite prononcé pour l’adoption d'”un plan de règlement du conflit”, une intervention accueillie par une ovation de l’assemblée.
“L’opposition et le pouvoir poursuivent le dialogue pour sortir de la crise (…). Le gouvernement, pour sa part, est prêt à assurer les conditions nécessaires à la stabilisation nationale”, a dans le même temps déclaré le chef par intérim du gouvernement, le vice-Premier ministre Serguiï Arbouzov. C’était la première réunion du gouvernement, désormais chargé de gérer les affaires courantes, depuis la démission mardi du Premier ministre Mykola Azarov, qui a entraîné celle de l’ensemble du cabinet, après deux mois de contestation en Ukraine.
Pour Taras Berezovets, un expert politique interrogé par l’AFP, “la menace d’un recours (par les autorités) à la force demeure”. “Pour le moment, ces pourparlers ne sont qu’un moyen pour le pouvoir de gagner du temps en vue d’organiser un (tel) scénario de recours à la force”, estime cet analyste, qui ne juge “pas possible pour les représentants des partis d’opposition d’entrer au gouvernement”. Car alors, et très probablement sans l’aide de Moscou, ce serait à l’opposition pro-occidentale de gérer la faillite annoncée. Terrible piège tendu par Yanoukovitch à ses ennemis …
La seule solution, selon Taras Berezovets, est de “trouver un candidat indépendant” pour le poste de Premier ministre, en faveur duquel, tant les députés proches du chef de l’Etat Viktor Ianoukovitch que de l’opposition pourraient voter, citant le nom du milliardaire Petro Prochenko, un oligarque ukrainien. Cet ancien ministre des Affaires étrangères qui a fortune dans le chocolat, apparaît comme une personnalité de compromis, car il a travaillé aussi bien avec l’actuelle équipe en place qu’avec l’opposition.
Au milieu de ces « incertitudes », comme dit sans rire l’AFP, la diplomatie européenne avec son hypocrisie et sa duplicité. Lady Ashton, arrivée mardi soir à Kiev après un sommet Russie-UE à Bruxelles largement consacré à cette crise, doit pour sa part s’entretenir avec Ianoukovitch, et les dirigeants de l’opposition, qui ont maintenu la pression sur le pouvoir. Avec la bénédiction et les encouragements de Bruxelles !
Pour découvrir comment Bruxelles contribue à « pacifier la crise ukrainienne », relire mon édito :
LE COUP D’ETAT AYANT ECHOUE, USA ET UE PREPARENT LA DESTABILISATION DE L’ETAT UKRAINIEN
Yanoukovitch joue la montre. Celui-ci a déjà lâché du lest mardi avec la démission du gouvernement et l’abrogation de lois répressives sur les manifestations, et les députés doivent désormais débattre d’une amnistie des manifestants emprisonnés. Mais dans le même temps, le Parti des régions du président, avec semble-t-il l’appui du KPU, le puissant Parti communiste d’Ukraine, organise des manifestations à Kiev, Odessa et Sebastopol contre cette amnistie.
« L’incertitude régnait encore mercredi quant aux conséquences de ces concessions sur le mouvement de contestation, marqué la semaine dernière par des affrontements qui ont fait au moins trois morts » commente l’AFP. La démission du gouvernement est “une première étape”, mais “ce n’est pas suffisant”, a déclaré, dans un message transmis de sa cellule, l’opposante emprisonnée (pour corruption et non délit politique) et ancien Premier ministre Ioulia Timochenko, une oligarque qui a fait fortune dans le gaz.
Le calme régnait mercredi matin dans le centre de Kiev recouvert d’une fine couche de neige, seule une poignée de militants de l’opposition casqués et armés de bâtons “patrouillant” sur la place de l’Indépendance. La fameuse milice néonazie ‘Praviy Sektor’. Fameuse depuis que Libération (Paris) et The Guardian (Londres) lui ont consacré leurs unes. ‘Praviy Sektor’ qui entend dépasser les néofascistes de Svoboda et les conservateurs d’UDAR (la version ukrainienne de la CDU-CSU de Merkel) sur leur extrême-droite. Mais « Certaines des impressionnantes barricades érigées ça et là semblaient même à l’abandon » révèle l’AFP.
Mais, malgré des températures ancrées sous les -10 degrés, les contestataires restaient mobilisés, continuant de considérer pour certains que la seule véritable “victoire” serait que le président Ianoukovitch abandonne ses fonctions.
Hors de la capitale, le siège de l’administration dans près de la moitié des régions de l’Ouest – base du nationalisme xénophobe et antisémite ukrainien – reste occupé par les manifestants, qui réclament le départ des gouverneurs nommés par le chef de l’Etat. Mais, là aussi, la situation semblait s’être apaisée.
Consciente du piège, l’opposition a rejeté l’offre de Viktor Ianoukovitch de confier les rênes du gouvernement à l’un des ténors du mouvement de contestation, Arseni Iatséniouk. “La démission de Ianoukovitch serait une mesure logique”, a déclaré l’ancien boxeur Vitali Klitschko, l’un des autres leaders de l’opposition, proposant cependant de régler les problèmes “un à un”.
TROUBLE JEU A BERLIN.
LE ROLE NOCIF DE L’ALLEMAGNE EN EUROPE DE L’EST
Derrière le coup d’état rampant de Kiev on retrouve l’ombre pesante de Berlin.
La chancelière allemande Angela Merkel n’en a pas moins hésité à déclarer ce mercredi que « les personnes qui manifestent avec l’opposition en Ukraine défendaient des valeurs européennes » et devaient « être entendues ».
Madame Merkel, qui a oublié visiblement Hitler, ferme donc les yeux sur le noyau dur des soi-disant « pro-européens » : les troupe de choc néofascistes et antisémites de SVOBODA, l’ex ‘Parti National Social Ukrainien’ allié du FN, nostalgique des pogroms et des hordes bendéristes (1) de 1941-45. Dont les députés ont été élus en octobre 2014 précisément sur un programme xénophobe … anti UE ! Et celles de ‘Praviy Sektor’.
Pour découvrir les « valeurs européennes » des partisans du ‘Maidan’ et des ‘Bendéristes’, relire mon édito :
LIBERATION (PARIS) EN AVEUX : LE ‘MAIDAN’ DE KIEV EST BIEN UNE INSURRECTION FASCISTE !
Derrière ces ‘bendéristes’, nostalgiques du fascisme ukrainien de Bendera, des pogroms antisémites et anti-polonais et des divisions ‘galiciennes’ de la Waffen SS, on retrouve précisément les services spéciaux de Berlin. Et la grande ombre du ‘général gris’ Gehlen, fondateur des services spéciaux de la Bundesrepublik après avoir été le chef des réseaux anti-soviétiques à l’Est du IIIe Reich. Le protecteur précisément de Bendera – exécuté à Munich après la guerre – et des néofascistes ukrainiens.
Il faut rappeler le rôle de l’Allemagne dans l’expansion de l’OTAN en Europe centrale et dans les Balkans. On connaît le jeu de l’Allemagne en Slovénie, Bosnie et Croatie qui ont directement conduit à l’éclatement de la Yougoslavie en 1991-99. On voit aujourd’hui le rôle en pointe de Berlin dans l’affaire ukrainienne. Avec le ministre Guido Westerwelle et le comte Lambsdorff au Parlement européen. Et le BND allemand qui traite depuis près de sept décennies les néofascistes ukrainiens (ou baltes).
Au cœur des manifestants de Kiev, avec les leaders du coup d’état rampant (dont le citoyen allemand Klitschkos, leader du Parti UDAR, porté à bout de bras par Berlin), on se souvient du ministre allemand Westerwelle, abusant de son statut diplomatique. Le tout avec derrière lui le drapeau rouge et noir des néofascistes ukrainien, le même que celui des bandes antisémites de Bandera en 1941-45. Déjà sous contrôle de Berlin …
Certains – au sein des Eurasistes russes de droite notamment – entretiennent encore des illusions sur un défunt « Axe Paris-Berlin-Moscou ». Ce qui était possible il y a 20 ans ne l’est plus. La France de Sarkollande est rentrée dans l’OTAN et est devenue le meilleur allié des USA (c’est la réalité de l’Axe Washington-Paris). Et Berlin, à qui Washington laisse entretenir les rêves géopolitiques des IIe et IIIe Reich, est le cœur de l’OTAN en Europe centrale, comme Paris l’est en Afrique …
AVERTISSEMENT SANS FRAIS A MOSCOU
A Moscou on vient de donner un avertissement sans frais à Kiev. On rappellera que la nouvelle « révolution de couleur » ukrainienne est né « soudainement » de la décision, fin novembre, de Viktor Ianoukovitch de renoncer à signer un accord d’association en préparation depuis des années avec l’UE, qui aurait conduit l’Ukraine au pillage et à la faillite, pour se tourner vers la Russie moyennant une ligne de crédit de 15 milliards de dollars et la baisse du prix du gaz (l’UE promettait 400 millions d’Euros …).
A Moscou, et de retour de Bruxelles précisément , Vladimir Poutine, a fait savoir que la Russie allait « attendre la formation du nouveau gouvernement ukrainien pour s’assurer qu’il y a lieu de mettre en oeuvre les accords conclus en décembre sur une aide de 15 milliards de dollars ».
“Attendons la formation du nouveau gouvernement ukrainien”, a déclaré M. Poutine lors d’une réunion de travail, cité par l’agence publique Ria Novosti. Il répondait au Premier ministre, Dmitri Medvedev, qui soulignait qu’il ne fallait mettre en oeuvre ces accords qu’après avoir pris connaissance de la composition du nouveau gouvernement. “Concernant la nécessité de mettre en oeuvre tous les accords, nous devons le faire de manière réfléchie, et nous ne pourrons le faire de manière réfléchie que quand nous saurons quel sera le nouveau gouvernement, qui y travaillera, et quels seront ses principes de travail”, avait déclaré M. Medvedev.
Dans le grand poker menteur ukrainien, un seul joueur ne bluffe pas. Un seul tient en main la seule carte non biseautée, celle des 15 milliards de dollars qui peuvent sauver l’Ukraine de la faillite. Les occidentaux le haïssent copieusement, les médias de l’OTAN l’insultent en premanence. C’est Vladimir Vladimirovitch Poutine …
Luc MICHEL
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Photo : Les « valeurs européennes » – dixit Merkel – du noyau dur du Maidan, la milice ‘Praviy Sektor’ : sur le bouclier le slogan ‘88’ pour ‘Heil Hitler’ (HH, la 8e lettre de l’alphabet). Un chancelier allemand qui a précédé Mme Merkel …
SI CHIAMA SVALUTAZIONE SALARIALE, BELLEZZA.
L’IMBROGLIONE FIORENTINO, GLI SFRUTTATORI SVEDESI E GLI STROZZINI ITALIANI
http://sollevazione.blogspot.it/2014/01/limbroglione-fiorentino-gli-sfruttatori.html
Regione Toscana: 157 pensioni d’oro ad ex consiglieri
ma che volete che scoppino scandali nella terra più presentabile e giusta che ci sia? Lì mai nessuno va sotto la Regione a protestare e urlare ladri…
29-01-2014
La Regione Toscana garantisce ben 157 vitalizi agli ex membri dell’assemblea regionale e ai loro congiunti. Si tratta, per il solo 2013, di una cifra che supera i 4,6 milioni di euro, con un aumento monstre di 1 milione di euro rispetto all’anno precedente.
http://voxnews.info/2014/01/29/regione-toscana-157-pensioni-doro-ad-ex-consiglieri/