Uniti dall’odio

Manuel Ochsenreiter 29 gennaio 2014
 
Il Prof. Aleksandr Dugin è un filosofo e professore all’Università statale di Mosca. Dugin è il leader internazionale del “Movimento eurasiatista”, ed è noto per il libro ‘Fondamenti di geopolitica’.
 
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Prof. Dugin, i media mainstream e le dirigenze politiche occidentali descrivono la recente situazione in Ucraina come un conflitto tra l’alleanza dell’opposizione democratica e liberale pro-europea e un regime autoritario con un dittatore come presidente. È d’accordo?
Dugin: Conosco tale storia e ritengo che questo tipo di analisi sia totalmente sbagliato. Non possiamo dividere il mondo di oggi come nella Guerra Fredda. Non c’è un “mondo democratico” che si erge contro un “mondo antidemocratico”, come molti media occidentali riportano.
 
Il vostro Paese, la Russia, è uno dei nuclei di questo cosiddetto “mondo antidemocratico” se crediamo ai nostri media mainstream. E la Russia con il Presidente Vladimir Putin cerca d’intervenire nella politica interna ucraina, leggiamo…
Dugin: Questo è completamente sbagliato. La Russia è una democrazia liberale. Date un’occhiata alla costituzione russa: abbiamo un sistema elettorale democratico, un parlamento funzionante, un sistema di libero mercato. La Costituzione si basa sul modello occidentale. Il nostro presidente Vladimir Putin governa il Paese in modo democratico. Non siamo una monarchia, una dittatura, un regime comunista sovietico.
 
I nostri politici in Germania chiamano Putin “dittatore”!
Dugin: (ride) Su quali basi?
 
A causa delle sue leggi contro gli LGBT, il sostegno alla Siria, i processi contro Mikhail Khodorkhovskij e ‘Pussy Riot’…
Dugin: Così lo chiamano “dittatore”, perché a loro non piace la mentalità russa. Ogni punto che Lei ha citato è completamente legittimo democraticamente. Non c’è un singolo elemento “autoritario”. Quindi non dobbiamo confonderci: anche se non piace la politica della Russia non si può negare che la Russia sia una democrazia liberale. Il Presidente Vladimir Putin accetta le regole democratiche del nostro sistema e le rispetta. Non ha mai violato una sola legge. Così la Russia è parte del campo democratico liberale e il modello da guerra fredda non serve a spiegare la crisi ucraina.
 
Quindi, come possiamo descrivere tale conflitto violento e sanguinoso?
Dugin: Abbiamo bisogno di una chiara analisi geopolitica e di civiltà. Dobbiamo accertare i fatti storici, anche se in questi giorni non sono in voga!
 
Che vuol dire?
Dugin: L’Ucraina di oggi è uno Stato che non è mai esistito nella storia. Si tratta di una nuova entità.  Questa entità ha almeno due parti completamente diverse. Queste due parti hanno un’identità e una cultura diversa. C’è l’Ucraina occidentale, unita nella sua identità all’Europa orientale. La stragrande maggioranza delle persone che vivono in Ucraina occidentale si considera europea dell’Est. E tale  identità si basa sul rifiuto completo di qualsiasi idea panslava con la Russia. I russi sono considerati nemici esistenziali. Possiamo dire così: odiano i russi, la cultura russa e, naturalmente, la politica russa. Ciò è una parte importante della loro identità.
 
Non ne siete irritato in quanto russo?
Dugin: (ride) Per nulla! Si tratta di una parte dell’identità. Non significa necessariamente che vogliono entrare in guerra contro di noi, ma non sono come noi. Dobbiamo rispettarlo. Guardate, gli statunitensi sono odiati da molti più popoli e l’accettano. Così, quando gli ucraini occidentali ci odiano, non è né male, né bene, è un fatto. Diciamo semplicemente accettiamolo. Non tutti ci amano!
 
Ma gli ucraini orientali sono russi quanto e anche più di Lei!
Dugin: Non così in fretta! La maggior parte delle persone che vivono nella parte orientale dell’Ucraina condivide una comune identità con il popolo russo, storica, di civiltà e geopolitica. L’Ucraina orientale è un Paese russo ed eurasiatico. Quindi ci sono due Ucraine. Lo vediamo assai chiaramente alle elezioni. La popolazione è divisa in ogni importante questione politica. Soprattutto  quando si tratta delle relazioni con la Russia, siamo testimoni di come drammatico diventi il problema: una parte è assolutamente anti-russa, l’altra parte assolutamente filo-russa. Due diverse società, due Paesi diversi e due diverse identità storiche nazionali vivono in una sola entità.
 
Quindi la domanda è quale società domina l’altra?
Dugin: Questo è una parte importante della politica ucraina. Abbiamo le due parti e abbiamo la capitale Kiev. Ma a Kiev abbiamo entrambe le identità. Non è né la capitale dell’Ucraina occidentale né dell’Ucraina orientale. La capitale della parte occidentale è Lvov, la capitale della parte orientale è Kharkov. Kiev è la capitale di un’entità artificiale. Ciò è importante per capire il conflitto.
 
I media occidentali ed ucraini “nazionalisti” sarebbero fortemente in disaccordo con il termine “artificiale” per lo Stato ucraino.
Dugin: I fatti sono chiari. La creazione dello Stato di Ucraina nei confini attuali non è il risultato della Storia. Fu una decisione burocratica e amministrativa dell’Unione Sovietica. La Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina fu una delle 15 repubbliche dell’Unione Sovietica dal 1922 al 1991. In tutti questi 72 anni i confini della repubblica cambiarono spesso, con una parte significativa di quella che oggi è l’Ucraina occidentale annessa dall’Armata Rossa nel 1939, e con l’aggiunta della già russa Crimea, nel 1954.
 
Alcuni politici ed analisti dicono che la soluzione più semplice sarebbe la partizione dell’Ucraina in  uno Stato orientale e uno occidentale.
Dugin: Non è così facile come potrebbe sembrare, perché avremmo problemi con le minoranze nazionali. Nella parte occidentale dell’Ucraina vivono molte persone che si considerano russe, oggi.  Nella parte orientale vive una parte della popolazione che si considera ucraina occidentale. Vedete: una semplice partizione dello Stato non risolverebbe davvero il problema, ma ne creerebbe uno nuovo. Possiamo immaginare la separazione della Crimea, perché quella parte dell’Ucraina è territorio popolato solo da russi.
 
Perché sembra che l’Unione europea sia tanto interessata ad “importare” tutti questi problemi?
Dugin: Non è nell’interesse dell’alleanza europea, ma degli Stati Uniti. Si tratta di una campagna politica contro la Russia. L’invito di Bruxelles all’Ucraina di adesione all’occidente ha subito creato un conflitto con Mosca e un conflitto interno all’Ucraina. Ciò non sorprende per nulla chi conosce la società e la storia ucraina.
 
Alcuni politici tedeschi hanno detto di esser sorpresi dalle scene di guerra civile a Kiev…
Dugin: Questo la dice lunga sull’istruzione politica e storica dei vostri politici riguardo la crisi in Ucraina…
 
Ma il presidente ucraino Viktor Janukovich ha rifiutato l’invito occidentale.
Dugin: Certo. E’ stato eletto dal Sud filo-russo e non dall’occidente. Janukovich non può agire contro l’interesse e la volontà della sua base elettorale. Se avesse accettato l’invito dell’UE sarebbe stato considerato un traditore dai suoi elettori. I sostenitori di Janukovich vogliono l’integrazione con la Russia. Per dirla chiaramente: Janukovich ha semplicemente fatto ciò che gli era assai logico. Nessuna sorpresa, nessun miracolo. Semplicemente logica politica.
 
Vi è ora una alleanza delle opposizioni politicamente molto pluralista contro Janukovich: Questa alleanza comprende liberali, anarchici, comunisti, gruppi di destra, gay, anche nazionalisti e gruppi e teppisti neo-nazisti. Cosa tiene insieme tali diversi gruppi ed ideologie?
Dugin: Sono uniti dal solo odio contro la Russia. Janukovich è ai loro occhi un ascaro della Russia, amico di Putin e uomo dell’Oriente. Odiano tutto ciò che ha a che fare con la Russia. Questo odio li tiene insieme, questo è un blocco dell’odio. Per dirla chiaramente: l’odio è la loro ideologia politica.  Non amano l’Unione europea o Bruxelles.
 
Quali sono i principali gruppi? Chi domina l’opposizione?
Dugin: Sono chiaramente i più violenti gruppi neo-nazisti del cosiddetto Euro-Maidan. Suscitano  violenze e una situazione da guerra civile a Kiev.
 
I madia mainstream occidentali sostengono che il ruolo di tali gruppi estremisti è drammatizzato dai media filo-russi per diffamare l’intera alleanza dell’opposizione.
Dugin: Certo. Come vogliono giustificare che l’Unione europea e i governi europei sostengono neo-nazisti estremisti e razzisti oltre i confini dell’UE, mentre all’interno compiono azioni melodrammatiche e gravi anche contro i gruppi dell’estrema destra più moderata?
 
Ma come possono, per esempio, i gruppi gay e gruppi liberali di destra e di sinistra combattere a fianco dei neo-nazisti, noti per non essere per nulla gay friendly?
Dugin: Prima di tutto, tutti questi gruppi odiano la Russia e il presidente russo. Questo odio li rende compari. E i gruppi liberali di sinistra non sono meno estremisti dei gruppi neo-nazisti. Tendiamo a pensare che siano liberali, ma si sbaglia terribilmente. Soprattutto in Europa orientale e in Russia molto spesso le lobby omosessuali e gruppi ultranazionalisti e neonazisti sono alleati. Anche la lobby omosessuale ha idee assai estreme su come deformare, rieducare e influenzare la società. Non dobbiamo dimenticarlo. Le lobby gay-lesbiche non sono meno socialmente pericolose dei neo-nazisti.
 
Sappiamo che una tale alleanza è presente anche a Mosca. Il blogger liberale e candidato alla carica di sindaco di Mosca Aleksej Nawalnij fu supportato da una tale alleanza di organizzazioni per i diritti dei gay e di gruppi neo-nazisti.
Dugin: Esattamente. E questa coalizione filo-Nawalnij fu sostenuta anche dall’occidente. Il punto è che ciò non ha nulla a che fare con l’ideologia di tali gruppi. Non interessa all’occidente.
 
Che vuoi dire?
Dugin: Cosa accadrebbe se un’organizzazione neo-nazista sostenesse Putin in Russia o Janukovich in Ucraina?
 
L’UE avvierebbe un’enorme campagna politica sui media mainstream occidentali per sottolineare un tale scandalo.
Dugin: Esattamente. Quindi si tratta solo da quale parte stia un dato gruppo. Se il gruppo è contro Putin, contro Janukovich, contro la Russia, l’ideologia non è un problema. Se tale gruppo sostiene Putin, la Russia o Janukovich, l’ideologia diventa immediatamente un problema enorme. Si tratta solo del lato geopolitico cui appartiene il gruppo. Non è altro che geopolitica. E’ una buona lezione su ciò che accade in Ucraina. La lezione ci dice: la Geopolitica domina questi conflitti e nient’altro.  Assistiamo a ciò anche in altri conflitti, in Siria, Libia, Egitto, Caucaso, Iraq, Iran…
 
Qualsiasi gruppo sia a favore dell’occidente è un gruppo di “buoni” senza badare se sia estremista?
Dugin: Sì e qualsiasi gruppo contro l’occidente, anche se laico e moderato, sarà definito “estremista” dalla propaganda occidentale. Tale approccio domina i campi di battaglia geopolitici di oggi. Puoi essere il combattente salafita più radicale e brutale, puoi odiare gli ebrei e mangiare organi umani di fronte a una telecamera, finché lotti per gli interessi occidentali contro il governo siriano sei un alleato rispettato e sostenuto dall’occidente. Quando si difende una società multi-religiosa, laica e moderata, tutti ideali occidentali, ma si ha una posizione contraria agli interessi occidentali, come il governo siriano, sei un nemico. Nessuno è interessato a ciò in cui credi, è solo il lato geopolitico scelto che è giusto o sbagliato per la potenza egemone occidentale.
 
Prof. Dugin, in particolare i gruppi di opposizione ucraina che si fanno chiamare “nazionalisti” sarebbero fortemente in disaccordo con Lei. Affermano: “Siamo contro la Russia e contro l’UE, abbiamo una terza posizione!” Ironicamente anche il combattente salafita in Siria avrebbe detto la stessa cosa: “odiamo gli americani tanto quanto il governo siriano“. C’è qualcosa di simile a una possibile terza posizione in questa guerra geopolitica di oggi?
Dugin: L’idea di avere una terza e indipendente posizione tra i due blocchi dominanti è molto comune. Ho avuto alcune interessanti interviste e colloqui con una figura di spicco della guerriglia separatista cecena. Mi confessò che in realtà credeva nella possibilità di una Cecenia islamica indipendente e libera. Ma più tardi capì che non c’era una “terza posizione”, nessuna possibilità. Capì che combatteva contro la Russia per l’occidente. Era uno strumento geopolitico dell’occidente, un ascaro della NATO sul campo di battaglia caucasico. La stessa brutta verità colpisce l’ucraino “nazionalista” e il combattente salafita arabo: sono ascari dell’occidente. E’ difficile accettarlo, perché a nessuno piace l’idea di essere l’utile idiota di Washington.
 
Per dirla chiaramente: la “terza posizione” è assolutamente impossibile?
Dugin: Oggi senz’altro. Ci sono una potenza terrestre e una marittima in geopolitica. La potenza terrestre oggi è la Russia, quella marittima Washington. Durante la seconda guerra mondiale la Germania cercò d’imporre una terza posizione. Tale tentativo si basava proprio su quegli errori politici di cui parliamo adesso. La Germania continuò la guerra contro la potenza marittima rappresentata dall’impero inglese, e contro la potenza terrestre rappresentato dalla Russia. Berlino  combatté contro le principali forze globali e perse la guerra. Il finale fu la completa distruzione della Germania. Così, se neanche la forte e potente Germania dell’epoca non fu abbastanza forte per imporre la terza posizione, come gruppi molto più piccoli e deboli potrebbero farlo oggi? E’ impossibile, si tratta di un’illusione ridicola.
 
Chiunque affermi, oggi, di lottare per una “terza posizione” indipendente è in realtà un ascaro dell’occidente?
Dugin: Nella maggior parte dei casi, sì.
 
Mosca sembra essere molto passiva. La Russia non supporta alcun suo delegato nei Paesi dell’UE. Perché?
Dugin: La Russia non ha un’agenda imperialista. Mosca rispetta la sovranità e non interferisce nella politica interna di nessun altro Paese. Ed è una onesta e buona politica. Lo vediamo anche in Ucraina. Vediamo molti più politici dell’UE e addirittura politici e diplomatici degli USA recarsi a Kiev per sostenere l’opposizione, che politici russi sostenere Janukovich in Ucraina. Non dobbiamo dimenticare che la Russia non ha interessi egemonici in Europa, ma gli statunitensi sì. Francamente parlando, l’Unione europea non è un vero e proprio ente europeo, è un progetto transatlantico imperialista. Non serve gli interessi dei cittadini europei, ma dell’amministrazione di Washington. L’”Unione europea” è in realtà anti-europea ed “Euro-Maidan” è in realtà “anti-euro-Maidan”. I violenti neonazisti in Ucraina non sono “nazionalisti” o “patriottici” o “europei”, sono solo ascari degli USA. Lo stesso vale per i gruppi per i diritti degli omosessuali, le organizzazioni come FEMEN o i gruppi di protesta liberali di sinistra.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Missione compiuta, il Fmi presta 506 milioni di dollari alla Tunisia

ora si che la Tunisia si è “civilizzata”..

giovedì, 30, gennaio, 2014
30 GEN – Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha annunciato di avere sbloccato prestiti a favore della Tunisia per 506 milioni di dollari, con diversi mesi di ritardo a causa dell’instabilità politica nel Paese.
Il consiglio di amministrazione dell’Fmi, che rappresenta 188 Stati membri, ha indicato di avere dato il via libera ai fondi nell’ambito del piano di aiuti per 1,7 miliardi di dollari accordato al Paese nel giugno scorso per accompagnare la sua transizione politica.
http://www.imolaoggi.it/2014/01/30/missione-compiuta-il-fmi-presta-506-milioni-di-dollari-alla-tunisia/

Crisi, commerciante 62enne suicida a Firenze

Berlusconi negava la crisi ed i giornali ne han parlato per mesi ed i politici dell’opposizione condannavano tale affermazione. Giustamente.
Si diffondono i suicidi e si comincia a parlare di suicidi per crisi, ma sotto al governo tecnico di Monti tanto caro al mondo presentabile della società civile ed ecco che si PUO’ e si deve NEGARE I SUICIDI PER CRISI ECONOMICA. Ved il caro Gennaro Carotenuto.
Se lo dice il mondo del caviale e champagne, dobbiamo crederci senza riserva. E’ alquanto ripugnanto che i signori dell’eguaglianza discrimino le morti a seconda dell’opportunità politica.

giovedì, 30, gennaio, 2014
FIRENZE, 30 GEN – Un commerciante di 62 anni si è suicidato sparandosi un colpo di pistola nella sua casa nei pressi di Firenze. E’ successo ieri pomeriggio. L’uomo non ha lasciato scritti per spiegare il gesto, tuttavia i primi accertamenti dell’Arma considerano l’ipotesi delle difficoltà economiche.
Il 62enne aveva un negozio in centro. La moglie avrebbe detto ai carabinieri che l’attività era in crisi, escludendo che il marito fosse colpito da depressione.
http://www.imolaoggi.it/2014/01/30/crisi-commerciante-62enne-suicida-a-firenze/

Expo 2015: palcoscenico per la Moneta Unica Mondiale?

certo, vuoi non credere a Washington che vuole questa moneta come segno di pace nel mondo? Caspita almeno cambiassero il copione delle fregnacce raccontate per imporre l’euro. Che davvero credete sia una moneta che serve alla finanza ed ai banchieri?? Ma no dai, complottisti. Il nome poi, tipico dei credenti nella religione massonica, stile legge del contrappasso. Uniti della diversità. Quale diversità che è proibito pensare in modo diverso, se sei contrario all’euro sei addirittura perseguibile dai servizi segreti. Se non ti accordi al pensiero politically correct violi la legge..quale diversità che avere una propria cultura ed identità nazionale è considerato razzista???
 
 
Mercoledì, Gennaio 29th/ 2014
– di Sergio Basile –
Letta, Van Rompuy, Barroso, Pittela & Co in pompa magna a Bruxelles per la presentazione dell’Expo:
ma l’esposizione universale dovrebbe essere anche il palcoscenico ideale per presentare la nuova “Moneta Unica Mondiale
La nuova arma di dominio mondiale dell’usurocrazia internazionale: tutto rientra nel progetto Rothschild
e degli “Illuminati” del 1° Maggio 1776
►Video in allegato:
   – Moneta Unica Mondiale (Tg2 20/9/2011)
   – Simbolismo satanico della Moneta Unica Mondiale
   – Auriti spiga il valore della Moneta
 
      – I Demoni del Danaro
 
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 Expo 2015 – Presentazione al Parlamento Europeo
 
Milano, Bruxelles –  L’Expo 2015 di Milano sarà presentato ufficialmente  oggi 28 gennaio 2014 presso la sede di Bruxelles del Parlamento Europeo. Il premier-tecnico non eletto Enrico Letta rappresenterà l’Italia assieme al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, al Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, al direttivo della società Expo 2015 – Diana Bracco e Giuseppe Sala – e al Presidente della commissione agricoltura, Paolo De Castro.: tutti accolti dai Vice-presidenti italiani dell’Eurocamera, Gianni Pittella (PD,  in quota al gruppo ALDE) e Roberta Angelilli. Presenti anche il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il Presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso e il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani. Grandi affari per soliti noti e multinazionali a parte – e qualche possibilità di lavoro in più per i comuni mortali dell’eurogabbia italica.. briciole – l’expo è atteso anche per un altro evento: la probabile presentazione del prototipo della “moneta unica mondiale“: progetto che risale per la verità al 2010. Ma per capire meglio, conviene fare un piccolo salto nel passato.
 
L’Expo 2015 e la moneta unica mondiale
 
Era l’Agosto del 2012 quando l’uomo Bilderberg Mario Monti – appena dimesso dalla prima poltrona europea della Trilateral Commission –  si apprestava a dare le prime distruttive spallate al Bel Paese, a botte di spread e con la complicità delle agenzie (a delinquere) del rating. In quei giorni era anche il tempo – qualche nostro lettore lo ricorderà – in cui  Beppe Grillo invocava la “chiusura” per fallimento del Parlamento Italiano – poi finì per mandarci i suoi – e, a fasi alterne, la diffusione su scala regionale di una sorta di moneta locale emessa a costo zero per – sostenevano i grillini – “mandare avanti l’economia regionale e combattere il signoraggio“. Ma evidentemente era tutto fumo negli occhi… buoni propositi e nulla più per accattivarsi le simpatie delle masse e controllare le proteste di piazza in rapido fermento, come una sorta di effetto Monarch. Ma era anche il tempo in cui Grillo cominciava a discostarsi dalla linea monetaria di Giacinto Auriti (vedi qui –  http://www.youtube.com/watch?v=Rb9qfndKL7s), dopo averlo seguito in giro per l’italia in diversi congressi ed aver parlato di signoraggio ed “inganno monetario” nei suoi famosissimi “Reset”. Ma – giusto per restare in tema di usura – era anche il tempo della pronunzia costituzionale in merito al dittatoriale “Meccanismo Europeo di Stabilità” (MES) da parte della Consulta Tedesca e delle “strategiche” preoccupazioni del Presidente Barack Obama, “sulla tenuta dell’euro e dell’Eurozona“.
 
I Simboli del Nuovo Ordine Mondiale e le due aree di conquista
 
Frattanto l’intellighenzia mondialista non perdeva tempo e preparava la fase finale del “Governo Unico Mondiale“, proprio a partire da due aree: 1) dalla colonia Europa, posta sotto il dominio Usa dal ’43-45 in poi e messa in ginocchio dall’usurocrazia internazionale e dalla progressiva creazione di un unico stato europeo, i cosiddetti “Stati Uniti d’Europa“. E ciò specie su spinta della Commissione Ue che continuava – e lo ha fatto fino ad oggi – ad arrogare a sé gli ultimi scampoli di sovranità nazionale rimasti agli stati dell’Eurozona, avviliti e umiliati da una crisi indotta e pilotata2) dal Medioriente/Africa, macroarea continentale messa a ferro e fuoco e destabilizzata con conseguente innesco di un irrefrenabile processo iper-immigrativo verso l’Europa, tramite lo stratagemma delle ingannevoli “Primavere Arabe” (vedi qui Il Piano Kalergi – La Terzomondializzazione dell’Europa e l’Eurocasta – Seconda Parte).
 
Expo 2015 – Test Sperimentale del NWO Coin
 
Per contro, proprio in quesi giorni del 2012, veniva annunciata la presentazione ufficiale della “Moneta Unica Mondiale” in occasione dell’Expo 2015 di Milano attraverso un primo test sperimentale pubblico mediante la diffusione – ai circa 30 milioni di turisti previsti – della UFWC (United future world currency) denominata anche Nwo Coin o Eurodollaro: prototipo di quella che dovrebbe essere la moneta unica mondiale del prossimo futuro, cioè il coronamento del disegno mondialista promosso in tempi non sospetti – dopo la Seconda Guerra Mondiale – dal multimiliardario statunitense  David Rockefeller, dai suoi club occulti e dal suo esercito di fidi banchieri illuminati. Vedi – tra l’altro – i “nostri” fedeli uomini Goldman Sachs: Mario Monti, Mario Draghi e Romano Prodi. Una soluzione, questa, che già si stava presentando a tutti come l’unica stada per uscire dalla crisi economica mondiale.
 
Il Superamento progressivo del progetto transitorio chiamato “Euro”
 
Sull’onda di queste novità possiamo leggere anche le prime avvisaglie anti-euro di europeisti doc. Ormai il progetto euro, pare davvero superato: d’altronde doveva essere solo un qualcosa di transitorio al fine di accelerare il “Piano Finale“. A presentare la soluzione della crisi come frutto di questa “svolta monetaria” saranno, dunque, gli stessi artefici di questo grottesco baraccone “piramidale”. Allora comprendiamo anche i tentativi dell’eurocasta di invertire rotta sull’euro stesso: proprio di ieri lunedì 27 gennaio 2014 – vedi qui Nuovo Ordine, Euro, FED, BCE: quello che Tajani non dice  – è giunta la dichiarazione del vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, secondo il quale “la moneta unica è oggi troppo forte per le esportazioni“. “Serve – ha contnuato Tajani – una banca centrale come la Federal Reserve degli Usa…”. Ed evidentemente – aggiungiamo – un unico governo mondiale… Visto tra l’altro la piena unità raggiunta tra Europa ed America con il patto di libero scambio (OGM inclusi) Ue-Usa, stretto tra Barroso ed Obama, per un mercato unico“Non è un dogma la Bce e non è un dogma l’Euro cosi com’è  – ha infine aggiunto Tajani –  deve diventare una vera moneta ed essere governata come una vera moneta”… Terminologie che ci sembrano tanto introdurre quella che dovrebbe essere l’ultima fase del progetto del NWO: la moneta unica mondiale per l’appunto. Stabile e capace di unire in un “unico abbraccio” i popoli.
 
La profezia del “Big Brother” di George Orwell
 
In tempi non sospetti (2011) a dar conferma a questo piano anche le dichiarazioni rilasciate dallo stesso promotore dell’iniziativa UFWC , l’economista italiano Sandro Sassoli (vedi video giù in allegato). L’euro – come sostenuto in altri articoli – sarebbe stato solo il primo passo verso l’unificazione dei popoli in un’unica area monetaria, culturale, economica e militare mondialeUn pretesto puro, dunque, per la nascita di un super-stato accentratore e liberticida, dove – evidentemente – l’alternativa non sarà ammessa: una sorta di “Big Brother” Orwelliano (vedi “George Orwell 1984”) magistralmente descritto nell’omonimo film cult degli anni ottanta, che vi invitiamo a vedere (vedi video giù in allegato).
 
La UFWC e il G8 di L’Aquila del 2009
 
La moneta in questione, la UFWC o NWO Coin – è bene ricordarlo, per scandire le tappe principali del progetto mondialista – fu presentata per la prima volta in occasione del G8 del 2009 a l’Aquila (Italia) – vedi video giù in allegato o il sito dell’associazione United Future World Currency – UFWC) – e creata “nel nome dell’unificazione delle radici culturali e spirituali dei popoli di tutto il mondo“. Per l’Italia il contributo essenziale alla veste grafica della moneta è stato dato dal professor Guido Crapanzano, rappresentante dell’équipe italiana nel gruppo internazionale di lavoro che ha scelto il design dell’euro-banconota. Lavoro sponsorizzato – tra l’altro – dal Cavaliere (Silvio Berlusconi) in persona, nonché dal Ministero del Tesoro italiano e da tutta l’intellighenzia di sinistra che conta. Chissà quanti teschi  e quanti gufi popoleranno in quell’ipotetico giorno l’Europa e l’Italia, o quel che ne resterà, visto quello che sta accadendo. Ma ovviamente il sistema farà di tutto per addolcire l’amara medicina, anzi il velenoso intruglio.
 
Il pensiero unico e l’unica religione?
 
Apprezzamenti in vista dell’esperimento sulla moneta giunsero dalla Casa BiancaUna moneta che Washington “benedì” e giudicò capace “di parlare un unico, comprensibile linguaggio per incoraggiare l’innato desiderio dell’umanità di spingersi sempre più lontano, di superare i limiti e muoversi verso principi di pace, libertà, fratellanza e comprensione”. Ovviamente – badate bene – così come avvenuto con l’euro, e ancor di più,  l’unità monetaria euro-statunitense e mondiale spingerebbe i grandi burattinai mondialisti verso un evidente e “necessario” processo di omolgazione politica, culturale e (perchè no!) religiosa (?) ancor più aggressivo e sistematico. Magari, perchè no, sull’onda di una nuova crisi pilotata o sulle ali di un’asprimento di quella in essere nell’Eurozona. Avanti tutta, dunque, verso un unico governo, un’unica simbologia ed un pensiero unico! Che ne sarà in quei giorni dei dissidenti politici e dei liberi pensatori!  Che ne sarà del Cristianesimo e delle millenarie culture dei popoli europei, costretti all’omologazione forzata anche sull’onda del “Piano Kalergi” (vedi qui –Il Piano Kalergi – La Terzomondializzazione dell’Europa e l’Eurocasta -Seconda Parte ). Un’idea ce l’abbiamo! Ed è purtroppo molto chiara! Per fortuna la fede ci insegna a non disperare mai ed a confidare sempre in Dio, nell’azione concreta e nella preghiera quotidiana.
 
I “Pregi” della Moneta Unica Mondiale
 
Come dicevo, i seguacvi del nuovo strumento di dominio e controllo globale stanno affilando le armi e stanno cercando di convincere subdolamente che accettare la nuova moneta sarà indispensabile: come del resto stanno facendo con la grande alternativa ad essa, la moneta elettronica.  (vedi qui – Dominio Mondiale e Moneta Elettronica – Rivelazioni Eccellenti). Una moneta che potrebbe essere stata concepita anche come complementare al NWO Coin. Già nel 2010 giravano curiose teorie di convenienza, sulla base del fatto che nel mondo esistessero circa 150 valute diverse. Con la moneta unica mondiale, secondo costoro, si sarebbe semplificato radicalmente l’utilizzo di denaro tra gli Stati: 1) eliminando i costi di cambio2) aumentando fortemente gli scambi commerciali tra gli Stati del mondo ed ottenendo una maggiore concorrenza economica ed un contestuale aumento dei posti di lavoro; 3) Aumentanto le relazioni tra i popoli (fattore positivo – a loro dire – per l’armonia nel mondo: peccato che l’inghippo stia a monte…); 4) Eliminando il problema dei deprezzamenti pilotati della moneta da parte di alcuni Stati (e delle stesse agenzie di rating create dalle stesse persone che oggi ci propongono la soluzione al problema da essi stessi causato. Il solito giochino…) ed eliminando la speculazione valutaria, una causa – a parer loro – delle crisi delle economie (ingenerate, ovviamente, sempre dalla stessa mano “salvatrice”); 5) Eliminando il problema delle fluttuazioni valutarie6) Monitorando con facilità le condizioni di ricchezza/povertà nei vari continenti; 7) Controllando l’inflazione. 8) Creando – Aggiungiamo – un governo unico mondiale più “sicuro e giusto” che possa controllare meglio 7 miliardi e mezzo di abitanti, come ci insegna – scusate il sarcasmo – George Orwell nel suo celebre film “Orwel 1984“. E già! Una moneta unica richiede un unico governo.. E questo il vero obiettivo che la globalizzazione e le connesse politiche liberali e (fateci caso) socialiste, con i loro profeti, hanno perseguito dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Inoltre va detto che con l’adozione della moneta unica mondiale si dovrebbe necessariamente riformare la Banca Mondiale di modo che possa svolgere adeguatamente il ruolo di Banca Centrale Mondiale, con effetti liberticidi che già vediamo per grandi linee con la politica seguita dalla BCE nell’Eurozona: uno degli esempi più calzanti di questo diabolico inganno globale.
 
Alcuni Profeti della “Moneta Unica Mondiale”
 
Secondo costoro “a chiedere la moneta unica mondiale ci sono cittadini e rilevanti esponenti del panorama economico e politico, le banche e importanti istituzioni finanziarie del mondo. Giusto per citare qualcuno di questi falsi profeti, possiamo citare Morrison Bonpasse, autore di “The Single Global Currency – Common Cents for the World”; Robert Triffin e il suo “Dollaro, Euro e moneta mondiale”; il Nobel per l’economia Robert Mundell, e la sua dichiarazione rilasciata nell’ottobre 2004 al congresso mondiale dell’associazione IAFEI (International Association of Financial Executives Institutes); Romano Prodi, e la sua dichiarazione del 16 luglio 2009, su “Il Messaggero” nell’articolo intitolato “La sfida di una moneta unica mondiale”. Dichiarazione presente anche sul suo sito: vedi qui http://www.romanoprodi.it/articoli/italia/la-sfida-di-una-moneta-unica-mondiale_924.html ); Silvio Berlusconi e il suo parere favorevole dato nel maggio 2009 sempre al sopracitato dottor Sandro Sassoli, general project coordinator dell’associazione “United Future World Currency”. Per questi ed altri falsi profeti della nuova economia monetaria mondiale qualora si provassero i grandi vantaggi di una moneta mondiale sarebbe evidentemente assurdo tornare indietro…
 
Moneta Unica Mondiale – L’Impero di Mammona e i Volto di Lucifero
 
Nel Vangelo Gesù descrive il denaro con un nome preciso, Mammona, contrapponendo questa figura a quella di Dio Padre. Chiaro riferimento, dunque, al nemico per eccellenza: Lucifero, Satana, il DiavoloGiacinto Auriti, Ezra Pound ed altri illustri studiosi ed esperti di usura, hanno definito nei loro scritti la moneta come lo sterco del Diavolo. Auriti stesso – autore della “Teoria del volore indotto della moneta” – ebbe il merito di aver riportato al centro del dibattito nazionale ed internazionale il problema della moneta-debito e dello strumento usato dall’usurocrazia internazionale per controllare le masse, comprimerne i diritti ed espropriare l’universalità dei beni pubblici e privati, preannunciando proprio la dittatura mondiale del NWO auspicata già tre secoli prima da Mayer Amshel Rothschild, Adam Weishaupt e dalla massoneria internazionale all’indomani del congresso tenuto il 1° Maggio el 1776 a Francoforte, nel quale – tra l’altro – si diede vita alla setta degli illuminati e si pianificarono le importanti rivoluzioni che di lì a poco avrebbero cambiato la storia. Guardando al volto scelto per la nuova moneta unica mondiale che ci vorrebbero propinare “per il nostro bene”… non possiamo non notare un particolare agghiacciante ed inequivocabile (vedi video giù in allegatosu una faccia della moneta compare uno strano disegno floreale con una sorta di fiore a forma di fiamma (o fiamma camuffata) che emerge sulla parte superiore del disegno. Unendo i punti delle estremità della strana figura l’immagine che ne viene fuori – guardacaso – non è quella di Gesù Cristo.. Anzi! Indovinate un pò qual è? Altra sopresa poi, girando la faccia della moneta, dove si legge chiaramente il motto massonico “Uniti nella Diversità“, tanto caro alla stessa Unione Europea. Un tipo di unione, della quale francamente vorremmo fare volentieri a meno!
 

Foa: l’Italia è già in mano agli uomini di Mario Draghi

Scritto il 29/1/14
«Povero Renzi, non ha ancora capito che, se mai andrà al governo, non potrà comandare». Idem gli altri “volti nuovi” (o semi-nuovi) della politica, da Grillo a Vendola fino al leghista Salvini, tutti «destinati a vedere vanificate le loro riforme: che siano di destra o di sinistra, sono accomunati dallo stesso destino. Perché il vero potere è altrove. Così vicino, eppure invisibile», incarnato dagli uomini dislocati a Roma dal vero dominus dell’Italia, Mario Draghi. Secondo Marcello Foa, se la Seconda Repubblica ha portato ad esecutivi più longevi ma non troppo stabili – Berlusconi, Prodi – fino al super-tecnocrate Monti e alle larghe intese di Letta, è per via del «male endemico che però non spiega la cronica inefficienza dei governi», a cui è stato impedito di cambiare la politica. Chi frena? Per capirlo, si tratta di scoprire «chi ha in mano l’apparato del governo, chi pubblica sulla Gazzetta Ufficiale disposizioni di legge illogiche, incongruenti, contraddittorie al punto da vanificare, casualmente, la riforma generando sconcerto nell’opinione pubblica, che naturalmente se la prende con i soliti partiti».

La spiegazione: «Chi ha la facoltà di velocizzare o di rallentare l’immenso apparato dello Stato: le persone che hanno questa facoltà esistono e possiedono le chiavi del potere», scrive Foa in un post sul “Giornale”, citando un articolo di “Italia Oggi” del maggio scorso, firmato da Roberto Narduzzi. Titolo: “Draghi ha già piazzato i suoi uomini in tutti i posti chiave dell’economia”. Per attivare lo scudo anti-spread, scrive Narduzzi, occorre «offrire garanzie manageriali ai prestatori che devono di fatto approvare la qualità della squadra italica chiamata a gestire il programma». Draghi lo sa bene, aggiunge “Italia Oggi”, e non ha perso tempo: «Non è affatto casuale l’arrivo di uomini di Bankitalia ai posti chiave della finanza pubblica. Fabrizio Saccomanni come ministro dell’economia e Daniele Franco alla Ragioneria dello Stato». Sono «persone di qualità e di cui Draghi si fida», ovvero «persone giuste per interagire con la Bce, il Fmi o la Commissione se l’attivazione dello scudo si fa realtà». Altre pedine strategiche: alla direzione generale del Tesoro un certo Vincenzo La Via, proveniente dalla Banca Mondiale, e all’Agenzia delle Entrate un tecnocrate come Attilio Befera, «molto stimato da Draghi». A questo punto, «soltanto il bilancio dell’Inps, oggetto di feroci critiche per Inpdap ed esodati, sfugge al controllo tecnico di un Draghi boy».

Il “vero premier italiano”, quello che governa dall’Eurotower Bce di Francoforte in perfetta sintonia con Napolitano, ha messo a punto ogni casella chiave per gestire gli effetti operativi dell’attivazione italiana dello scudo anti-spread, osserva Foa, rileggendo “Italia Oggi”. «Il tono dell’articolo è compiaciuto e compiacente. Come dire: bravo Draghi!». Con questi sistemi, aggiunge Foa, si governano le istituzioni grazie a «tecniche di occupazione del potere», vanificando ogni dialettica politica fondata sul confronto democratico, grazie al super-potere di «membri altolocati delle élite che contano davvero». Lo conferma un altro servizio, firmato da Andrea Cangini sul “Quotidiano Nazionale”: “Leggi e governanti ‘ostaggio dei tecnici’. Così i grandi burocrati guidano la politica”. «Lo Stato sono loro», taglia corto l’ex ministro Altero Matteoli, «e la repubblica è appesa alle loro decisioni». Destra e sinistra non contano, di fronte al potere dei super-burocrati: ragioniere generale dello Stato, capi di gabinetto, direttori di dipartimento, capi dell’ufficio legislativo dei ministeri più importanti. «Hanno dunque in pugno il paese, e da quasi vent’anni sono sempre gli stessi», restando nel recinto di «una casta chiusa, irresponsabile ed autoreferenziale».

Osserva ancora Cangini: sono 15-20 individui, sempre quelli. «Il più noto è Vincenzo Fortunato, ex Tar, più di 500.000 euro di stipendio l’anno fino a poco tempo fa». I super-tecnocrati nostrani «sono il vero e inamovibile potere italiano», sintetizza un ex ministro diessino, confortato da un suo omologo ex forzista. Entrambi sostengono che le bollinature, cioè il via libera contabile della Ragioneria ad ogni provvedimento di spesa, «vengono concesse solo se il provvedimento rientra nella ‘visione’ politica del ragioniere generale. In caso contrario vengono negate o subordinate a scelte ‘politiche’ diverse». C’è un’altra cosa su cui i due ex ministri, pur di opposti schieramenti, concordano: «I burocrati ministeriali scrivono le norme e gestiscono le informazioni in maniera iniziatica, in modo da risultare indispensabili». Un monopolio difficile da scalfire, chiosa Foa. «Capito chi governa davvero l’Italia?». Loro, gli yes-men che rispondono al signore della Bce, privatizzatore del sistema bancario italiano, uomo del Bilderberg e della Goldman Sachs nonché esponente del Gruppo dei Trenta, vera e propria cupola del super-potere finanziario mondiale attraverso cui l’élite planetaria domina il nostro destino.

http://www.libreidee.org/2014/01/foa-litalia-e-gia-in-mano-agli-uomini-di-mario-draghi/

Nessun dolore

il femminismo come ogni prodotto di marketing elettorale è così. Strabico. Quando serve contro il nemico si lancia, quando “avvantaggia” l’avversario si rinfodera l’arma.

Pubblicato 30 gennaio 2014 – 4.29 – Da Claudio Messora
 
Cosa sarebbe successo se un Alessandro Di Battista, un Riccardo Nuti, un Fraccaro, un Di Maio, un Roberto Fico o chiunque altro del Movimento 5 Stelle avesse caricato una deputata del Pd, di Forza Italia, di Sel, di NCD o di qualunque altro schieramento politico diversamente parlamentare? Lo so che lo sapete, ma ve lo dico lo stesso. Repubblica avrebbe titolato: “La violenza inaudita dei grillini nel tempio della democrazia”. Il Corriere avrebbe fatto un editoriale al vetriolo di Pierluigi Battista o di Cazzullo o di Aldo Grasso. L’Unità avrebbe gridato al baratro medioevale in cui i barbari populisti stavano gettando un Paese una volta civile, mentre Libero e Il Giornale avrebbero pubblicato una foto di Grillo deformata da una smorfia che al confronto Mel Gibson in Brave Heart, con mezza faccia blu, sarebbe sembrato una fanciullo nel giorno della sua prima comunione. Tutti i telegiornali avrebbero aperto con le immagini oscene di un deputato della Repubblica che mette le mani addosso a una giovano donna, per di più madre di un bimbo piccolo. I sondaggisti avrebbero fatto a gara per misurare le percentuali di consenso vertiginosamente bruciate da un gesto inqualificabile e destinato a ricordare, ad imperitura memoria, i pericoli cui un voto scellerato dato a un movimento di fascisti, nazisti, picchiatori, vicini all’estrema destra di Le Pen e di Alba Dorata, esponeva una nazione che vanta una tradizione millenaria di pensiero, di arte e di cultura come l’Italia. Il Presidente della Repubblica avrebbe monitato severamente e, con viva e vibrante soddisfazione, avrebbe finalmente potuto urlare che i Cinque Stelle “se ne fregano dei problemi della gente”, e avrebbe allargato e consolidato le ormai striminzite intese. Le elezioni europee sarebbero state pesantemente condizionate, perché non si può mandare in Europa una tribù di selvaggi cavernicoli privi del lume della ragione, mentre il Papa avrebbe messo in guardia dal decadimento morale e spirituale cui un popolo distante dalla religione e da Dio incorre, se non ritorna sulla retta via. Ma soprattutto, Laura Boldrini l’avrebbe menata per mesi sul maschilismo primigeno dei grillini, retaggio di una cultura dell’odio nei confronti delle donne, e il responsabile sarebbe stato immediatamente sospeso dall’aula fino a fine legislatura, insieme al suo capogruppo e a tutti coloro che non avessero immediatamente preso le distanze da un gesto tanto degradante, umiliante, mortificante e squalificante. L’Italia sarebbe precipitata nel caos e per mesi non si sarebbe parlato d’altro.
Invece l’ha fatto uno di Scelta Civica. Un montiano, quello che era venuto a salvarci da noi stessi e dalla nostra incapacità di autogestirci. E niente… nessun monito, nessuna enciclica, nessuna genuflessione, nessuna condanna, nessun talk show, nessun dolore, tranne La Gabbia di Paragone. Nessuna Lilli Gruber indignata, nessuna femminista invitata a dissertare sulla necessità di dare un segnale chiaro e inequivocabile, nessuno psicologo chiamato a spiegare le ragioni del ritorno dei tempi bui, nessuna legge speciale invocata, nessuna vittima in lacrime a recitare la scena madre dalla D’Urso, nessuna blogger radical chic a twittare inferocita. Niente, nulla di nulla, zero riporto zero.
Questa è la dimostrazione più lapalissiana che c’è del marcio e non è in Danimarca, ma in un Paese che ha una classe dirigente da cancellare dalla storia subito, perché emana un fetore rancido e insopportabile: il puzzo di ipocrisia, di opportunismo e di decomposizione di chi ha perso la dignità minima che si conviene a un essere umano; di chi, se non conviene, non prova nessun dolore. Loredana, lo schiaffo che hai preso l’hanno dato all’Italia onesta, quella che non ti lascerà sola.
http://www.byoblu.com/post/2014/01/30/nessun-dolore.aspx

UKRAINE : DOUBLE JEU A KIEV, TROUBLE JEU A BERLIN ET AVERTISSEMENT A MOSCOU

Luc MICHEL pour PCN-INFO / 2014 01 29 / avec AFP – RIA Novosti – PCN-SPO /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office PIH - LM double et trouble jeu à Kiev (2014 01 29) FR

Pour comprendre ce qui se passe à Kiev : imaginez un panier de crabes qui joueraient au poker menteur. Mensonges, mediamensonges, mouvements occultes en coulisses, déstabilisations en tous genres, intimidations, effets de manche. Politiciens ukrainiens, politiciens de l’UE, activistes néofascistes de plusieurs pays, spindoctors de OTPOR/CANVAS et cie, Bruxelles, Berlin, Varsovie, CIA, BND … A tous les niveaux une absence totale de sincérité. Le parlementarisme dans ce qu’il a de pire. La diplomatie occidentale dans ce qu’elle a de plus détestable. Tous tricheurs, tous menteurs …

En arrière-plan de cette mêlée confuse, le Kremlin, qui, lui, en bon joueur d’échec, ne participe pas au grand poker menteur. Mais tient en mains la seule carte réelle, non truquée, du dossier : les 15 milliards de dollar dont l’Ukraine a besoin pour ne pas être en faillite en 2014 …

 DOUBLE JEU A KIEV.

LE GRAND POKER MENTEUR DU PANIER DE CRABES UKRAINIEN …

Le Parlement discutait ce mercredi à Kiev de « nouvelles concessions à l’opposition, notamment d’une amnistie des manifestants arrêtés » pendant les troubles en Ukraine, où la représentante de la diplomatie européenne, Catherine Ashton, tenterait « de concourir à une sortie de crise » selon les médias de l’OTAN. Une crise que les politiciens de l’UE ont inspirée, alimentée, versant sans cesse de l’huile sur le feu. Terrible exposition de la duplicité de Bruxelles !

S’exprimant devant les députés à la reprise d’une session extraordinaire ouverte la veille, Léonid Kravtchouk, premier président de l’Ukraine après l’indépendance en 199 – la version ukrainienne de Eltsine, un de ces politiciens corrompus qui a mis l’Ukraine à l’encans -a quant à lui, de manière un peu dramatique, souligné que son pays s’était retrouvé “au bord de la guerre civile”.  Il s’est ensuite prononcé pour l’adoption d'”un plan de règlement du conflit”, une intervention accueillie par une ovation de l’assemblée.

“L’opposition et le pouvoir poursuivent le dialogue pour sortir de la crise (…). Le gouvernement, pour sa part, est prêt à assurer les conditions nécessaires à la stabilisation nationale”, a dans le même temps déclaré le chef par intérim du gouvernement, le vice-Premier ministre Serguiï Arbouzov. C’était la première réunion du gouvernement, désormais chargé de gérer les affaires courantes, depuis la démission mardi du Premier ministre Mykola Azarov, qui a entraîné celle de l’ensemble du cabinet, après deux mois de contestation en Ukraine.

Pour Taras Berezovets, un expert politique interrogé par l’AFP, “la menace d’un recours (par les autorités) à la force demeure”. “Pour le moment, ces pourparlers ne sont qu’un moyen pour le pouvoir de gagner du temps en vue d’organiser un (tel) scénario de recours à la force”, estime cet analyste, qui ne juge “pas possible pour les représentants des partis d’opposition d’entrer au gouvernement”. Car alors, et très probablement sans l’aide de Moscou, ce serait à l’opposition pro-occidentale de gérer la faillite annoncée. Terrible piège tendu par Yanoukovitch à ses ennemis …

La seule solution, selon Taras Berezovets, est de “trouver un candidat indépendant” pour le poste de Premier ministre, en faveur duquel, tant les députés proches du chef de l’Etat Viktor Ianoukovitch que de l’opposition pourraient voter, citant le nom du milliardaire Petro Prochenko, un oligarque ukrainien. Cet ancien ministre des Affaires étrangères qui a fortune dans le chocolat, apparaît comme une personnalité de compromis, car il a travaillé aussi bien avec l’actuelle équipe en place qu’avec l’opposition.

Au milieu de ces « incertitudes », comme dit sans rire l’AFP, la diplomatie européenne avec son hypocrisie et sa duplicité. Lady Ashton, arrivée mardi soir à Kiev après un sommet Russie-UE à Bruxelles largement consacré à cette crise, doit pour sa part s’entretenir avec  Ianoukovitch, et les dirigeants de l’opposition, qui ont maintenu la pression sur le pouvoir. Avec la bénédiction et les encouragements de Bruxelles !

Pour découvrir comment Bruxelles contribue à « pacifier la crise ukrainienne », relire mon édito :

LE COUP D’ETAT AYANT ECHOUE, USA ET UE PREPARENT LA DESTABILISATION DE L’ETAT UKRAINIEN

http://www.lucmichel.net/2013/12/12/pcn-info-le-coup-detat-ayant-echoue-usa-et-ue-preparent-la-destabilisation-de-letat-ukrainien/

Yanoukovitch joue la montre. Celui-ci a déjà lâché du lest mardi avec la démission du gouvernement et l’abrogation de lois répressives sur les manifestations, et les députés doivent désormais débattre d’une amnistie des manifestants emprisonnés. Mais dans le même temps, le Parti des régions du président, avec semble-t-il l’appui du KPU, le puissant Parti communiste d’Ukraine, organise des manifestations à Kiev, Odessa et Sebastopol contre cette amnistie.

« L’incertitude régnait encore mercredi quant aux conséquences de ces concessions sur le mouvement de contestation, marqué la semaine dernière par des affrontements qui ont fait au moins trois morts » commente l’AFP. La démission du gouvernement est “une première étape”, mais “ce n’est pas suffisant”, a déclaré, dans un message transmis de sa cellule, l’opposante emprisonnée (pour corruption et non délit politique) et ancien Premier ministre Ioulia Timochenko, une oligarque qui a fait fortune dans le gaz.

Le calme régnait mercredi matin dans le centre de Kiev recouvert d’une fine couche de neige, seule une poignée de militants de l’opposition casqués et armés de bâtons “patrouillant” sur la place de l’Indépendance. La fameuse milice néonazie ‘Praviy Sektor’. Fameuse depuis que Libération (Paris) et The Guardian (Londres) lui ont consacré leurs unes. ‘Praviy Sektor’ qui entend dépasser les néofascistes de Svoboda et les conservateurs d’UDAR (la version ukrainienne de la CDU-CSU de Merkel) sur leur extrême-droite. Mais « Certaines des impressionnantes barricades érigées ça et là semblaient même à l’abandon » révèle l’AFP.

Mais, malgré des températures ancrées sous les -10 degrés, les contestataires restaient mobilisés, continuant de considérer pour certains que la seule véritable “victoire” serait que le président Ianoukovitch abandonne ses fonctions.

Hors de la capitale, le siège de l’administration dans près de la moitié des régions de l’Ouest – base du nationalisme xénophobe et antisémite ukrainien – reste occupé par les manifestants, qui réclament le départ des gouverneurs nommés par le chef de l’Etat. Mais, là aussi, la situation semblait s’être apaisée.

Consciente du piège, l’opposition a rejeté l’offre de Viktor Ianoukovitch de confier les rênes du gouvernement à l’un des ténors du mouvement de contestation, Arseni Iatséniouk. “La démission de Ianoukovitch serait une mesure logique”, a déclaré l’ancien boxeur Vitali Klitschko, l’un des autres leaders de l’opposition, proposant cependant de régler les problèmes “un à un”.

 TROUBLE JEU A BERLIN.

LE ROLE NOCIF DE L’ALLEMAGNE EN EUROPE DE L’EST

Derrière le coup d’état rampant de Kiev on retrouve l’ombre pesante de Berlin.

La chancelière allemande Angela Merkel n’en a pas moins hésité à déclarer ce mercredi que « les personnes qui manifestent avec l’opposition en Ukraine défendaient des valeurs européennes » et devaient « être entendues ».

Madame Merkel, qui a oublié visiblement Hitler, ferme donc les yeux sur le noyau dur des soi-disant « pro-européens » : les troupe de choc néofascistes et antisémites de SVOBODA, l’ex ‘Parti National Social Ukrainien’ allié du FN, nostalgique des pogroms et des hordes bendéristes (1) de 1941-45. Dont les députés ont été élus en octobre 2014 précisément sur un programme xénophobe … anti UE ! Et celles de ‘Praviy Sektor’.

Pour découvrir les « valeurs européennes » des partisans du ‘Maidan’ et des ‘Bendéristes’, relire mon édito :

LIBERATION (PARIS) EN AVEUX : LE ‘MAIDAN’ DE KIEV EST BIEN UNE INSURRECTION FASCISTE !

http://www.lucmichel.net/2014/01/24/pcn-info-liberation-paris-en-aveux-le-maidan-de-kiev-est-bien-une-insurrection-fasciste/

Derrière ces ‘bendéristes’, nostalgiques du fascisme ukrainien de Bendera, des pogroms antisémites et anti-polonais et des divisions ‘galiciennes’ de la Waffen SS, on retrouve précisément les services spéciaux de Berlin. Et la grande ombre du ‘général gris’ Gehlen, fondateur des services spéciaux de la Bundesrepublik après avoir été le chef des réseaux anti-soviétiques à l’Est du IIIe Reich. Le protecteur précisément de Bendera – exécuté à Munich après la guerre – et des néofascistes ukrainiens.

Il faut rappeler le rôle de l’Allemagne dans l’expansion de l’OTAN en Europe centrale et dans les Balkans. On connaît le jeu de l’Allemagne en Slovénie, Bosnie et Croatie qui ont directement conduit à l’éclatement de la Yougoslavie en 1991-99. On voit aujourd’hui le rôle en pointe de Berlin dans l’affaire ukrainienne. Avec le ministre Guido Westerwelle et le comte Lambsdorff au Parlement européen. Et le BND allemand qui traite depuis près de sept décennies les néofascistes ukrainiens (ou baltes).

Au cœur des manifestants de Kiev, avec les leaders du coup d’état rampant (dont le citoyen allemand Klitschkos, leader du Parti UDAR, porté à bout de bras par Berlin), on se souvient du ministre allemand Westerwelle, abusant de son statut diplomatique. Le tout avec derrière lui le drapeau rouge et noir des néofascistes ukrainien, le même que celui des bandes antisémites de Bandera en 1941-45. Déjà sous contrôle de Berlin …

Certains – au sein des Eurasistes russes de droite notamment – entretiennent encore des illusions sur un défunt « Axe Paris-Berlin-Moscou ». Ce qui était possible il y a 20 ans ne l’est plus. La France de Sarkollande est rentrée dans l’OTAN et est devenue le meilleur allié des USA (c’est la réalité de l’Axe Washington-Paris). Et Berlin, à qui Washington laisse entretenir les rêves géopolitiques des IIe et IIIe Reich, est le cœur de l’OTAN en Europe centrale, comme Paris l’est en Afrique …

 AVERTISSEMENT SANS FRAIS A MOSCOU

A Moscou on vient de donner un avertissement sans frais à Kiev. On rappellera que la nouvelle « révolution de couleur » ukrainienne est né « soudainement » de la décision, fin novembre, de Viktor Ianoukovitch de renoncer à signer un accord d’association en préparation depuis des années avec l’UE, qui aurait conduit l’Ukraine au pillage et à la faillite, pour se tourner vers la Russie moyennant une ligne de crédit de 15 milliards de dollars et la baisse du prix du gaz (l’UE promettait 400 millions d’Euros …).

A Moscou, et de retour de Bruxelles précisément , Vladimir Poutine, a fait savoir que la Russie allait « attendre la formation du nouveau gouvernement ukrainien pour s’assurer qu’il y a lieu de mettre en oeuvre les accords conclus en décembre sur une aide de 15 milliards de dollars ».

“Attendons la formation du nouveau gouvernement ukrainien”, a déclaré M. Poutine lors d’une réunion de travail, cité par l’agence publique Ria Novosti. Il répondait au Premier ministre, Dmitri Medvedev, qui soulignait qu’il ne fallait mettre en oeuvre ces accords qu’après avoir pris connaissance de la composition du nouveau gouvernement. “Concernant la nécessité de mettre en oeuvre tous les accords, nous devons le faire de manière réfléchie, et nous ne pourrons le faire de manière réfléchie que quand nous saurons quel sera le nouveau gouvernement, qui y travaillera, et quels seront ses principes de travail”, avait déclaré M. Medvedev.

Dans le grand poker menteur ukrainien, un seul joueur ne bluffe pas. Un seul tient en main la seule carte non biseautée, celle des 15 milliards de dollars qui peuvent sauver l’Ukraine de la faillite. Les occidentaux le haïssent copieusement, les médias de l’OTAN l’insultent en premanence. C’est Vladimir Vladimirovitch Poutine …

Luc MICHEL

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Photo : Les « valeurs européennes » – dixit Merkel – du noyau dur du Maidan, la milice ‘Praviy Sektor’ : sur le bouclier le slogan ‘88’ pour ‘Heil Hitler’ (HH, la 8e lettre de l’alphabet). Un chancelier allemand qui a précédé Mme Merkel …

SI CHIAMA SVALUTAZIONE SALARIALE, BELLEZZA.

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Gli italiani hanno la brutta abitudine di svegliarsi tardi e, quando lo fanno, offrono la sensazione che siano caduti dal pero.
Non capisco tutta questo discutere  per il caso Electrolux che, come ben saprete, ha elaborato una proposta per  mantenere in vita la produzione negli stabilimenti italiani.
 
da Leggo
 
«Il problema è che i prodotti italiani risentono di costi produttivi superiori a quelli dei concorrenti». Un’analisi che coincide con quella di Electrolux, che ha lanciato l’ultimatum ai dipendenti dei 4 stabilimenti friulani: gli stipendi italiani sono troppo alti, o si adeguano a quelli di altri Paesi o si tagliano i posti di lavoro.
 E’ la prospettiva delineata, secondo i sindacati, dall’azienda svedese nell’incontro di ieri a Mestre: gli stipendi devono scendere da 1.400 euro al mese, a 700-800 euro. Servirebbe anche una riduzione dell’80% dei 2.700 euro di premio aziendale, la riduzione delle ore lavorate a 6, il blocco dei pagamenti delle festività, il taglio del 50% di pause e permessi sindacali e lo stop agli scatti di anzianità.
 Ma la spending review potrebbe non bastare: per mantenere la produzione nel Paese, servirebbe almeno una chiusura. La vittima predestinata è lo stabilimento di Porcia (Pordenone), 1.160 persone, dove non è previsto alcun piano industriale: le lavatrici prodotte lì costano, a pezzo, 30euro di troppo, e sono vittima della concorrenza dei marchi Far Est, Samsung ed Lg. Per gli altri tre stabilimenti italiani, ci sarebbero dei tagli lineari ma vi sarebbero come contropartita – se il piano passasse – investimenti di 40 milioni di euro per Solaro, 28 milioni per Forlì e 22 milioni per Susegana.
 
E questa è la cronaca di questi giorni che racconta una storia nota, ossia che in Italia è assai difficile fare impresa e mantenere competitivi sui mercati internazionali i prodotti che si producono in Italia.
Le cause sono sempre le stesse e sono altrettanto note: eccesso di tassazione, eccessiva burocrazia, tasso di cambio non rappresentativo della struttura economica italiana che rende meno competitivi i prodotti italiani, e chi più ne ha  ne metta.
La cronaca di un paio d’anni fa, precisamente dell’agosto del 2011, invece, raccontava della letterina della BCE all’allora governo italiano, presieduto da Silvio Berlusconi.
Giusto per ricordarvelo, si da il caso che, al secondo punto delle raccomandazioni prescritte in quella lettera, era scritto:
 
C’é anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione,
 
Quindi, non si capisce proprio la sorpresa che possa suscitare questo caso, essendo stato descritto nei minimi dettagli e anticipato già dall’agosto 2011.
E cosa è accaduto in questi due anni? È accaduto che la disoccupazione è aumentata e ora, per la semplice legge della domanda e dell’offerta, essendoci più manodopera disponibile ad essere occupata (offerta), chi è in cerca di  lavoro è destinato ad accettarlo a condizioni meno favorevoli.  Quindi vengono compressi i salari, con la speranza che questo sacrificio possa contribuire a far guadagnare posizioni di competitività alle imprese italiane, altrimenti prossime all’estinzione.
 
Per dirla in maniera più semplice, lo stato obeso e avvezzo a nutrirsi con dosi sempre maggiori di burocrazia e quindi di ricchezza sottratta agli italiani, anziché mettersi a dieta, preferisce scaricare sui lavoratori le proprie colpe, che si traducono in salari più bassi  che tendono a compensare  anche la perdita di competitività determinata da un tasso di cambio sfavorevole rispetto ai competitors stranieri.
Il tutto, ovviamente, si consuma sotto lo sguardo vigile dei sindacati e dei partiti che mentono spudoratamente ai lavoratori sul futuro che li attende, poiché, permanendo le condizioni attuali, saranno destinati a diventare parte significativa di un enorme bacino di manodopera a basso costo.
 
Ciò che sto affermando è (o meglio dovrebbe essere) cosa nota. Tant’è vero che lo stesso Mario Monti, qualche mese fa, intervistato da una emittente televisiva americanasi lodava per aver distrutto la domanda internaal fine di riequilibrare i passivi della bilancia commerciale italiana. Tasse più alte, non compensate da politiche economiche espansive, sottraggono reddito spendibile alle famiglie. Un minor reddito fa crollare i consumi, quindi la domanda interna. Una minore domanda interna fa esplodere la  disoccupazione, che aggrava la recessione, che contrae le entrate dello stato. Quindi, si generano buchi nel bilancio dello stato che devono essere compensati con nuovo gettito fiscale. E  si riparte dall’inizio.
 
Capisco che in Italia ci sia l’esigenza di riempire le pagine dei giornali sussidiati o quella di offrire dibattiti televisivi privi di senso,  dove  siedono ritualmente  politici e sindacalisti (il più delle volte analfabeti economici, o,  nel migliore dei casi, in malafede)   che, con la solita retorica vuota di contenuti, si esercitano a farvi la morale o a suggerirvi come potete arrivare alla fine del mese, senza proporre alcuna soluzione seria e fattibile. Ma di questa crisi, caro lettore,   è stato già scritto più o meno tutto. E questo è solo una parte dell’epilogo, che è stato anch’esso scritto.
Urlare quando la realtà presenta il conto è assai poco utile. E accrescere il risentimento e le avversità verso coloro che hanno scritto il vostro gramo futuro, costituisce solo una magra consolazione che non sarà utile  a salvarvi il culo. Il cui culo, loro,  non subendo alcuna svalutazione salariale, ce l’hanno già ben riparato. Voi no, invece.
 

L’IMBROGLIONE FIORENTINO, GLI SFRUTTATORI SVEDESI E GLI STROZZINI ITALIANI

di Leonardo Mazzei
tre-porcate
29 gennaio. Renzi ha fretta, l’Electrolux ha fretta, le banche italiane hanno fretta. Tutti hanno fretta di incassare alla svelta.
 
Un premio al 37% per una truffa al 100%
 
Il piccolo imbroglione fiorentino vuol fare il colpo grosso. Ha come compare un imbroglione d’altro calibro ed esperienza, dal quale riceve consigli, ma del quale sa di non potersi fidare del tutto. Dunque la trattativa va avanti, ma l’esito rimane incerto. Ora il numero magico è 37 (percento), stante ad indicare la nuova soglia del premio di maggioranza. Sarebbe questa la risultante delle telefonate sulla «linea rossa» Firenze-Arcore, la fenomenale mediazione tra il 35% iniziale e il 38% suggerito dal Quirinale.
 
Ora, cosa cambi questo aumento di due ridicoli punti percentuali dal punto di vista costituzionale, da quello dei più elementari diritti democratici, proprio non si sa. Truffa era e truffa rimane. Forse l’uomo del Colle, il lestofante numero uno che non si può criticare sennò quelli del Pd abbandonano l’aula, ha bisogno di un appiglio europeo per far passare la porcata.
 
E qui c’è un bel problema, perché in Europa un simile premio di maggioranza esiste in una sola nazione: la Grecia. Che sia un caso? Forse no, dato che anche in quel disgraziato paese è stato introdotto solo di recente, per l’esattezza nel 2007. Il premio ellenico è del 16% e, tornando all’Italia, con il passaggio da una soglia del 35% a quella del 37%, si abbasserebbe il premio dal precedente 18% portandolo appunto al 16%.
 
Ma, Grecia per Grecia, nascono allora altri problemi. Perché ad Atene il premio va al primo partito, non alla coalizione (ed in Italia, in base ai voti delle ultime politiche, il premio andrebbe al M5S…). Inoltre, il premio greco non garantisce la maggioranza assoluta, mentre lo sbarramento è per tutti al 3%. Giratela come volete, ma un sistema antidemocratico come quello congegnato dal duo Renzi-Berlusconi proprio non ha concorrenti.
[Sulle novità dell’ultimora in materia di legge elettorale vedi il PS in fondo all’articolo, Ndr]
 
Gli 800 euro dei salari prossimi venturi
 
Ma la nuova Legge Truffa non la stanno congegnando per dilettarsi con i numeri. Certo, ognuna delle bande in lotta (non chiamiamoli partiti, per favore) ha i suoi specifici interessi, in ultima analisi traducibili in numeri. Ed è di questo che si stanno occupando alacremente i rispettivi capibanda. Ed è da qui che è sbucato il sorprendente 37. C’è però qualcosa di più: l’interesse del blocco dominante ad avere un governo stabile e sicuro a garanzia di una politica antipopolare che non deve ammettere troppe indulgenze. Un interesse certo non nuovo, ma che va facendosi sempre più necessità.
 
E qui arriva il numero 800 (euro), che è il salario cui dichiara apertamente di tendere la Electrolux per gli operai degli stabilimenti italiani, pena il trasferimento delle fabbriche in Polonia ed Ungheria.
 
Ecco un altro numero su cui riflettere: ottocento. Ora la domanda dovrebbe essere: ma si può davvero vivere con ottocento euro al mese? Ognuno sa la risposta, ma proprio per questo nella politica italiana nessuno si fa la domanda.
 
La conseguenza è che, anziché respingere al mittente la pretesa della multinazionale svedese —magari minacciando la requisizione di impianti che hanno fra l’altro goduto di lauti finanziamenti pubblici— la parola d’ordine è «trattativa». Ma su che cosa si dovrebbe trattare, sulla misura di una fame garantita, magari passando da 800 a 900 euro?
 
Che questa sia la logica di chi tratta per spostarsi da un 35 ad un 37 non c’è dubbio. Ma così come due punti percentuali non rendono costituzionale una Legge Truffa coi fiocchi, non saranno i piccoli aggiustamenti a cui pensa il governo a salvare gli operai della Electrolux da un futuro di miseria.
 
Già, ma quella della Electrolux è «una proposta razionale», come non si è certo vergognato di dire (anzi,twittare) a caldo il finanziere Davide Serra, il miliardario finanziatore di Renzi, giusto a dimostrare come tutto si tiene.
 
Proposta razionale. Certo, dal punto di vista capitalistico è così. Che questo sia accettabile socialmente dovrebbe essere però tutt’altra questione. O no?
 
E’ questo un passaggio davvero cruciale, che chiama in causa alcune questioni non più rinviabili. Esse attengono alla moneta unica, causa prima della perdita di competitività delle merci italiane, attengono alle politiche di austerità, che attraverso la crescente pressione fiscale acuiscono ancor di più questa perdita. Ma attengono altresì —e non in misura minore— ai meccanismi della globalizzazione, da cui occorre sganciarsi ricorrendo anche a misure protezionistiche a difesa delle produzioni nazionali.
 
Orrore, orrore, tremendo orrore! Già mi sembra di sentire le alte grida dei difensori dell’«altra Europa», quella che non esiste, ma che a loro potrebbe servire per continuare a sproloquiare da qualche scranno parlamentare. Bene, sproloquino pure, ma ci dicano almeno per una volta come pensano di far fronte al disastro salariale, e dunque sociale, che si profila. Ce lo dicano, non per noi, ma per quegli operai che ancora vorrebbero rappresentare.
 
Eh già, perché il caso Electrolux non è certo destinato a rimanere isolato. E se non si vogliono affrontare i nodi di cui sopra, incluso quello della moneta e di una «svalutazione esterna» (cioè monetaria) pilotata politicamente da un governo popolare d’emergenza, quello che ci attende è la «svalutazione interna», di cui il taglio salariale sarà giocoforza il piatto forte.
 
C’è consapevolezza di tutto ciò? Che ce l’abbiano gli altreuristi non sappiamo, anche se non vorremmo far troppo torto alla loro intelligenza. Che ce l’abbiamo gli oligarchi che ci governano non c’è invece alcun dubbio, dato che quella della «svalutazione interna» è esattamente la loro linea.
 
Intanto un bel regalino alle banche
 
E mentre il dramma sociale avanza, di cosa si occupano costoro in questa strana fine di gennaio. Ma di fare un bel regalo alle banche, ci mancherebbe! Il 2014 entra nel vivo, e con esso i controlli della Bce sulle banche[sull’Unione bancaria europea decisa dal recente Ecofin torneremo presto, Ndr]. Cosa c’è di meglio, allora, che passargli sottobanco un po’ di soldi pubblici!
 
Già, quei soldi pubblici per i quali milioni di italiani hanno fatto anche di recente la fila per aumentarli un totcon la mini-IMU. E che sono così preziosi quando c’è da aumentare di 3 euro una pensione…
 
In questo caso invece no. Le banche chiamano, lo Stato risponde. Di cosa si tratta in pochi lo sanno. Mica si occupano di questo i mezzi di informazione! E poco deve occuparsene lo stesso parlamento, altrimenti – è questa la minaccia – ripristiniamo la seconda rata 2013 dell’IMU, così imparate a farvi troppe domande: ecco il democraticissimo ragionamento del governo Letta.
 
Stiamo ovviamente parlando dell’affaire Bankitalia, una sporca operazione che sta venendo alla luce nei suoi contorni reali solo grazie alla meritoria opposizione dei parlamentari del M5S. Contorni reali che stamattina appaiono anche sulle insospettabili pagine dell’Huffington Post.
 
Leggiamo:
 
«In cambio di un gettito extra per la tassazione una tantum delle plusvalenze, gli istituti potranno beneficiare di quote rivalutate da iscrivere al patrimonio di vigilanza in vista dei test europei e assicurarsi dividendi fino a 450 milioni di euro. In più grandi soci come Intesa e Unicredit, detentori di quote superiori al 3%, saranno costretti a vendere nei prossimi anni le proprie partecipazioni in eccesso. Al mercato, se ci saranno acquirenti. O allo Stato, che sarà obbligato a riacquistarle, con esborsi di diversi miliardi».
 
Se i beneficiari sono noti —trattandosi delle banche private che detengono le quote di Bankitalia— si calcola che la perdita annua per le casse dello Stato sarà di 750 milioni di euro a partire dal 2014. Bene, non contenti di ciò, ed allo scopo di imbrogliare le carte, il governo ha legato questa rapina di denaro pubblico alla seconda rata dell’IMU. Ed alla richiesta del M5S di scindere le due cose, in modo da procedere in tempi utili sull’IMU (il decreto è in scadenza), lasciando il tempo necessario alla discussione sull’affaire Bankitalia, la risposta del governo è stato un secco no.
 
Un’arroganza degna di chi vuol prendersi il 53% dei seggi magari con il 20% dei voti —effetto del mix tra premio di maggioranza e soglie di sbarramento, di cui ci siamo occupati in quest’altro articolo. Degna di chi pensa bene che chi sgobba per otto ore e più lo debba fare per un salario da fame. Degna di una classe politica infame, da cacciare al più presto.
 
PS delle 14,30 – Avevamo appena pubblicato questo articolo, quando le agenzie hanno battuto la notizia del nuovo accordo Pd-Forza Italia o, se preferite, Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale. Il numero magico del 37% è confermato; il premio – udite, udite! – è stato “abbassato” al 15%; lo sbarramento per le liste coalizzate è “sceso” dal 5 al 4,5% (di quelle non coalizzate niente si dice); mentre viene accettata anche dal Pd la clausola salva-Lega. Di cos’altro c’è bisogno per ribadire che si tratta di una porcata al cubo, di una Legge Truffa senza precedenti?
http://sollevazione.blogspot.it/2014/01/limbroglione-fiorentino-gli-sfruttatori.html

Regione Toscana: 157 pensioni d’oro ad ex consiglieri

ma che volete che scoppino scandali nella terra più presentabile e giusta che ci sia? Lì mai nessuno va sotto la Regione a protestare e urlare ladri…

29-01-2014
La Regione Toscana garantisce ben 157 vitalizi agli ex membri dell’assemblea regionale e ai loro congiunti. Si tratta, per il solo 2013, di una cifra che supera i 4,6 milioni di euro, con un aumento monstre di 1 milione di euro rispetto all’anno precedente.
http://voxnews.info/2014/01/29/regione-toscana-157-pensioni-doro-ad-ex-consiglieri/