D’Alema si adegua: “Il Pd per salvare il Paese”

L’ex Presidente del Consiglio utilizza gli argomenti del “pensiero unico”. Ingroia è solo un estremista 


Matteo Mascia

Massimo D’Alema ha scelto di difendere l’ortodossia postcomunista. Gli elettori dei vecchi Ds non hanno alternative, devono votare convintamente il partito di Bersani. Non ci sono possibilità per le altre liste. Le sue dichiarazioni elettorali ci fanno dimenticare per un attimo il suo atteggiamento degli ultimi mesi; integerrimo e disposto a tutto pur di evitare una virata del partito verso posizioni eccessivamente liberal.
Per prima cosa, l’ex Presidente del Consiglio demolisce i partiti a sinistra di Sel. “La lista Rivoluzione civile è un guazzabuglio di tutti i partitini estremisti che abbiamo conosciuto nel corso di questi anni e che hanno creato tanti danni alla sinistra”, ha ammonito D’Alema. Parole che ricalcano quelle pronunciate dal vecchio compagno Veltroni nel 2008, quando non perdeva occasione per ricordare la necessità di esprimere un “voto utile”. Una scelta responsabile dell’eliminazione dei partiti con la falce e il martello dal Parlamento.
Il presidente del Copasir ha spiegato anche quanto sta accadendo in queste ore in Lombardia: “Alla lista Ingroia abbiamo chiesto di non presentare una lista inutile ma di indicarci piuttosto una personalità da mettere nella nostra lista per evitare che Berlusconi vinca le elezioni. Non c’è nulla di cui vergognarsi, è totalmente ragionevole, ciò che è vergognoso è l’aver detto di no e di volersi presentare per vincere le elezioni. Questo modo di ragionare è la quintessenza dell’estremismo”.
Insomma, il vecchio “bambino prodigio” del Pci sarebbe addirittura favorevole ad una riconsiderazione del diritto di elettorato passivo. Va bene presentare una lista a Milano, questa però non deve disturbare il Pd ed i suoi candidati. Idee che – in tutta sincerità – sono da rigettare senza possibilità di contestualizzazioni ulteriori. Intervenendo ad una trasmissione radiofonica, D’Alema non ha avuto timore nell’utilizzare gli argomenti del “pensiero unico economico”. Anche per lui, l’Italia era sull’orlo del baratro al momento delle dimissioni di Silvio Berlusconi. “Noi abbiamo lasciato il debito pubblico al 103 per cento del PIL – ricorda il deputato riferendosi al governo Prodi II – Berlusconi in tre anni lo ha portato al 121. Dopodiché è chiaro che in una situazione così drammatica Monti ha dovuto aumentare le tasse per arginare il rischio della bancarotta, questi sono i numeri. Un Paese che non vuole guardare la realtà e che quindi poi prende le decisioni in modo cieco dopo non si lamenti. Questa è la realtà, non è l’opinione di D’Alema o l’opinione di Monti e spero che il Paese voglia voltare pagina, perché se torna a scegliere male pagheremo un prezzo altissimo tutti”.
La scelta giusta corrisponderebbe ai piani del Partito democratico, movimento che ha già preso contatti con Washington. Il suo responsabile Esteri avrebbe fornito rassicurazioni ad Obama in merito agli assetti della prossima legislatura. È notorio quanto i “nostri interlocutori internazionali” siano vicini alle scelte ed alle politiche di Mario Monti. Su questo tema, D’Alema ha detto la sua: “Noi siamo l’unico grande partito del Paese – ha chiarito l’ex Pci – Un partito che ha più del 30 per cento dei voti, quando il secondo ne avrà 15 per cento, quindi voglio partire da un semplice considerazione elementare: in tutti i Paesi democratici una grande forza che da sola ha il doppio della forza della seconda è la principale forza di governo del Paese. Sono gli altri che debbono dire come vogliono rapportarsi al Pd, sembra che il Pd acquisti un senso o un altro a seconda che si metta con Vendola o altri. A mio giudizio, con un criterio democratico, noi ci candidiamo a governare l’Italia sulla base di un programma certamente di rigore finanziario ma anche, come ha detto tante volte Bersani, di maggior impegno per il lavoro, per la crescita economica, per la giustizia sociale. Io sono convinto che intorno a questo programma è possibile avere una convergenza sia di progressisti, come Vendola che è stato con noi fin dal primo momento, sia con le forze moderate che sono raccolte intorno a Monti. Questa convergenza deve essere intorno al nostro programma, d’altro canto quando un partito che ha il 5 per cento si allea con un partito che ha il 33 per cento è abbastanza probabile prevalga l’impostazione del secondo. È democrazia, non prepotenza”.
Parafrasando, si capisce come sarà riservata a Vendola poca libertà di manovra. Le decisioni principali saranno assunte dal Pd, a Sel non resterà che adeguarsi. Anche perché, in caso contrario, ci saranno sempre gli eletti montiani disposti a tendere una mano al centrosinistra. Con tutta probabilità, D’Alema avrà un posto d’osservazione privilegato. Le indiscrezioni lo danno già seduto tra i banchi del Governo di Montecitorio con la delega agli Affari esteri. Un incarico di prestigio per un politico che non ha accetta di essere rottamato dalla nouvelle vague piddina. Lui ci sarà e vorrà dire la sua.


24 Gennaio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18720

 

D’Alema si adegua: “Il Pd per salvare il Paese”ultima modifica: 2013-01-24T21:28:00+01:00da davi-luciano
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