Monti simpatico umorista: “Vi ho tassato per il vostro bene”

4 gennaio 2013

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 C’e’ solo una ragione per cui mi piacerebbe che qualcosa simile a un ‘governo Monti 2′ esistesse: la gente si abituerebbe a vedere che non c’e’ la cattiveria del tassatore nel mio volto e che per il bene degli italiani ho dovuto fare quello.

 Il Vampiro Monti ci prende sonoramente per il culo. Con quest’ultima dichiarazione vuole persino passare per il tassatore magnanimo che ha sempre e solo voluto il nostro bene. Il premier presenta il suo nuovo movimento, un’accozzaglia di impresentabili e imbarazzanti matusalemme con l’aggiunta di quella “scelta civica” che somiglia solo a restaurazione e prima repubblica.

Avrà successo alle urne? Onestamente pensiamo di no. Ma in ogni caso il suo anno da tassatore incallito ci rimarrà sul groppone per molti anni

http://www.ilfazioso.com/monti-simpatico-umorista-vi-ho-tassato-per-il-vostro-bene.html

Roma, 5 gen. – “In soli 13 mesi abbiamo dimostrato quanto si potra’ fare nei prossimi 5 anni” AGI

“Redditometro non è Stato di polizia” 


Ma le nuove regole penalizzano onesti

Direi che anche la Ue usa lo stesso umorismo del suo galoppino Monti

La Ue boccia l’Imu: «Serve più equità»

 

Ue: l’Italia è nella «trappola della povertà» (08/01/2013)

Roma, 5 gen. – “In soli 13 mesi abbiamo dimostrato quanto si potra’ fare nei prossimi 5 anni” AGI

 “Redditometro non è Stato di polizia”  Ma le nuove regole penalizzano onesti

 e la Ue prende per il culo, prima esige il sangue dei popoli per il debito e lo spread e poi….

“Nella sua architettura, l’Imu, riconosce Bruxelles, «include alcuni aspetti di equità», come la deduzione di 200 euro per la prima casa,” 

Eh già. Peccato abbiano aumentato la rendita catastale del 60%

Ma dai?

 Ma il 18 dic dichiarava:

ECCO PERCHE’ LE BANCHE VOGLIONO ACCAPARRARSI IL NOSTRO CONTANTE

 

Nella vita comune, l’utilizzo del denaro contante è  una delle cose più normali che esista. La possibilità di utilizzare denaro contante, per compensare transazioni commerciali, costituisce elemento di libertà di  ogni essere umano, oltre che motore di sviluppo alla crescita economica e al benessere collettivo. Quotidianamente, avvengono milioni e milioni di transazioni che hanno come contropartita l’utilizzo del denaro contate,  senza il quale, con ogni probabilità, parte di queste non avverrebbero mai, o avverrebbero in maniera sensibilmente ridotta
Di Paolo Cardenà
Vincitori e Vinti  
Pensate alle piccole spese quotidiane che ognuno di noi compie per il soddisfacimento dei propri bisogni, dei propri desideri,   delle proprie ambizioni, dei propri vizi,  e delle proprie libertà. Pensate ad un caffè consumato in un bar, all’acquisto del pane dal panettiere, o ad una bibita offerta ad un amico. Oppure, ancora, pensate alla paghetta data settimanalmente ai propri figli, o ad un acquisto di un determinato oggetto, che deve rimanere segreto. Queste transazioni, semplicemente, avvengono utilizzando carta moneta.   In mancanza della possibilità di  spesa per mezzo del contante, queste avverrebbero in maniera significativamente ridotta poiché, ognuno di noi, sarebbe ben disposto a rinunciare a qualcosa  per tutelare la nostra privacy e il nostro perimetro di riservatezza. Ognuno di noi sarebbe disposto a rinunciare a qualcosa  se le modalità di acquisto non fossero pratiche come oggi avviene. 


L’utilizzo del denaro contante è semplice, è pratico, è efficace, è veloce e non è costoso.

Questo, unito alla possibilità di utilizzare anche altre forme di pagamento che il progresso tecnologico ha reso disponibile, contribuisce ad elevare il grado di efficienza della società e delle pratiche commerciali le quali, a seconda dei casi, richiedono strumenti di pagamento più o meno consoni a talune tipologie di spese. Tuttavia, in questo ridicolo paese, si sta diffondendo il pensiero che abbassare la soglia di utilizzo del contante, o meglio eliminarlo del tutto, contribuirebbe a risolvere il problema dell’evasione fiscale e anche quelli  economici.  Nulla di più falso ed infondato, e ciò per una serie innumerevole dei ragioni, alcune delle quali sono riportate in seguito, ed altre, ancor più ben dettagliate, potete trovarle qui (LETTURA CONSIGLIATA).


Nel corso dei secoli, la necessità degli stati e quindi della politica, di contare sempre più sull’appoggio del sistema bancario per il finanziamento degli abusi di spesa della macchina statale e dei privilegi di politici (spesso corrotti ed incapaci), ha favorito l’instaurarsi di  una connivenza simbiotica tra la politica e il sistema bancario. Ciò  per reciproca convenienza: quella della politica di poter contare sui favori dei banchieri; e quella di quest’ultimi, di poter godere di  un quadro normativo di  favore per incrementare i propri affari e, in caso di dissesti, contare sull’interventismo statale. Ne costituisce un esempio eclatante, tutti i salvataggi bancari effettuati in giro per il mondo, in questi anni di crisi. Non ultimo, nel contesto italiano, anche i ripetuti interventi di salvataggio a favore Monte Paschi, di cui in questo sito si è discusso molto. A conferma della connivenza  esistente tra politica e sistema bancario per reciproca convenienza,  nel contesto italiano, di recente, si è verificata un’inquietante  circostanza che dovrebbe indurci a riflettere e a guardare al fenomeno con grande preoccupazione.  Nel  2011, infatti, in nome della lotta all’evasione fiscale,  il limite di spesa del contante, è passato dai 5000 euro, ai 2500, fino ad arrivare agli attuali 1000.00 euro. Come se ciò non bastasse, anche i pensionati che  riscuotono un assegno pensionistico superiore ai mille euro, ex lege, sono stati obbligati ad aprire un conto corrente presso un istituto bancario. 


Quindi, appare ben evidente quanto grande sia stato il regalo offerto   alle banche che, ora,  possono contare un numero più elevato di clientela alla quale applicare commissioni e vendere servizi. Per contro, il sistema bancario, sempre in nome della lotta all’evasione, è stato obbligato a fornire all’anagrafe tributaria tutte le movimentazioni di qualsiasi rapporto bancario, intrattenuto da ogni cliente. E qui, il nesso  sulla reciproca convenienza, appare evidente ed inquietante. In pratica, in nome del dogma della lotta all’evasione, lo Stato  ha disposto un quadro normativo di favore per il sistema bancario, ottenendo come contropartita la possibilità di indagare sulla vita di ogni cittadino, evocando a se il controllo su intere masse di popolazione. Questo articolo, pur non avendo ad oggetto la diffusione di argomentazioni circa le modalità di contrasto all’evasione fiscale e di quanto sia insensato   condurre questa lotta limitando l’uso del contante, giova comunque  segnalare che, la grande evasione, ossia quella che arreca danni milionari o miliardari alle casse dello Stato è proprio quella posta in essere dalle istituzioni bancarie, dalle multinazionali e dalle lobby di potere. Non è un caso, infatti, che il Ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera, sia indagato per una evasione fiscale miliardaria posta in essere proprio quando egli era ancora ai vertici di Intesa San Paolo, solo per citare un esempio.


Non deve sorprendere, quindi, che i promotori e gli ideologi di questo pensiero e della crociata contro l’utilizzo del contante, siano proprio quei soggetti che traggono maggior vantaggio dalla riduzione o dalla eliminazione del contante: ossia le banche, che trova nella politica un prezioso alleato a favore dei propri interessi. Non è un caso che, nel contesto italiano, negli ultimi tempi, si sia assistito ad un proliferare di preoccupanti segnali espressi sia dal mondo politico che dai banchieri, orientati proprio ad una significativa riduzione dell’utilizzo del contante o, peggio, alla completa eliminazione.

Nel tema che ci occupa, la realtà è che, l’eliminazione del denaro contante e il contestuale passaggio della moneta elettronica, ha un unico grande vincitore: il sistema bancario. Ciò per il semplice fatto che, in questo caso, la banche (Stato) avrebbero il controllo  sulle nostre vite e pressoché su tutte le transazioni compiute, lucrando le relative commissioni sulle operazioni effettuate.  Ma questo non è il solo vantaggio. Essendo il nostro sistema a riserva frazionaria, le banche, gestendo la massa di depositi che a quel punto si troverebbero nelle loro disponibilità,  finirebbero per incrementare  esponenzialmente la capacità di emettere moneta scritturale; ossia la non moneta. 


Il denaro, per il sistema bancario, è elemento sul quale fonda i propri affari: in buona sostanza è la merce da vendere.  Avere il controllo e la gestione di tutto il denaro, per la banca, è un moltiplicatore del proprio business e quindi di redditività.

In un sistema basato sulla riserva frazionaria quale è il nostro, accade che i 1000,00 euro che vengono depositati in banca,  possono  diventare (per il sistema bancario) fino a 100.000, ossia cento volte tanto. E ciò è possibile per l’effetto moltiplicativo  dei depositi. Siccome sulle somme depositate la banca è tenuta ad accantonare solo l’1% del deposito (nel nostro caso 10 euro, l’1% di 1000) per far fronte ad eventuali esigenze di cassa e richieste di rimborso delle sostanze depositate, ne consegue che le altre 990 possono essere  immesse nuovamente nel sistema, mediate la concessione di prestiti. A questo punto i 990 euro concessi in prestito, vengono nuovamente depositati sul sistema bancario e la banca, dopo aver provveduto ad accantonare un’altro 1% (9.90 euro in questa seconda fase) della somma depositata,  avrà nuovamente a disposizione 980.10 da poter  concedere di nuovo in prestito, e così via fino a che non si sarà esaurito l’effetto moltiplicatore sul deposito iniziale. Ossia fino a quando non si sarà prodotta moneta virtuale per 100.000 euro a fronte dei 1000 euro di deposito reale iniziale. In sostanza, per ogni mille euro di deposito, la banca potrà moltiplicare fino a 100.000 euro, la materia oggetto dei propri affari: il denaro. 


Sulla massa di prestiti concessi, in questo caso 99.000 euro,  la banca trae un enorme profitto applicando un tasso di interesse che chi ha usufruito del prestito  dovrà rimborsare a determinate scadenze, unitamente al capitale preso in prestito. Alla luce del ragionamento appena esposto, risulta del tutto agevole comprendere l’interesse da parte del sistema bancario affinché si giunga alla completa eliminazione della denaro contante. Tanto meno sarà il contante in circolazione, tanto più elevata sarà la possibilità riservata alle banche di incrementare il proprio giro d’affari e aumentare a la redditività prodotta, che si traduce in bonus milionari pagati ai super manager.

In un contesto operativo come quello appena enunciato, accade inoltre  che, fino a quando la banca non avrà riscosso tutto il denaro concesso in prestito, resta esposta al pericolo che tutti i depositanti chiedano di riavere le sostanze depositate di cui la banca non dispone  poiché ha creato dal nulla moneta per 100.000 euro, a fronte di depositi per soli 1000 euro. In questo caso, il sistema bancario risulterebbe insolvente. Quindi, con l’eliminazione del contante, il sistema bancario, in un solo colpo, per effetto di un’imposizione normativa lesiva degli interessi delle collettività e della libertà della popolazione, scongiurerebbe il verificarsi di un vero e proprio incubo per il sistema bancario che, benché remoto, non è detto sia impossibile: la corsa agli sportelli.


In una realtà  ove le condizioni praticate dal sistema bancario nei confronti della propria clientela tendono ad appiattirsi convergendo verso pricing del tutto simili, l’unica forma di concorrenza antagonista allo strapotere bancario, resta proprio l’utilizzo del contante.

Privare la popolazione dalla possibilità di utilizzare moneta contante, significa privarla della principale forma di dissenso e dissociazione nei confronti dell’arroganza bancaria; oltre che della libertà. 

Un aumento di moneta non determina nessun beneficio, men che meno se si tratta di moneta del tutto astratta. Al riguardo, numerose sono le teorie economiche sostenute  da altrettante scuole di pensiero, che ci confermano gli effetti distorsivi prodotti da un aumento indiscriminato della moneta poiché, questa pratica,   oltre a creare una ricchezza effimera pronta a sciogliersi come la neve al sole,  finirebbe anche per  ridurre il  potere di acquisto di ogni unità di moneta. Tutto ciò, avverrebbe, depredando i cittadini  della loro ricchezza, e arricchendo ancora di più chi ha il controllo della gestione delle moneta: le BANCHE.

Proprio per le ragioni sopra esposte e per le altre che potete trovare qui, vi rinnovo l’invito ad aderire all’iniziativa CONTANTE LIBERO.

 

http://www.vocidallastrada.com/2013/01/ecco-perche-le-banche-vogliono.html

Altro disastro di Monti, i dati sull’evasione peggiori di quando c’era il Cav

finanza

Tra i tantissimi insuccessi dell’anno passato insieme ai professori arrivano anche dati deludenti dal recupero dell’evasione, come riporta Libero

Si scopre che il 2012, l’anno montiano della tolleranza zero, si chiuderà con un recupero di denaro evaso in linea con il 2011.  Lo scorso anno lo Stato ha incassato circa 12,7 miliardi. Al primo dicembre di quest’anno è arrivato a 11 e Salvatore Lampone, direttore centrale dell’Accertamento, in un colloquio con «Il Messaggero» ha fatto presente che «c’è stata una lieve flessione degli incassi da ruoli, che passano per Equitalia, per le note vicende e per via della maggiore rateizzazione. In generale l’anno», conferma Lampone, «si chiuderà in linea con il precedente». O forse poco meno. Nessun cenno al fatto che, visto le premesse, l’anno doveva chiudersi almeno con un +30% di recuperi.

I famosi blitz a Cortina (e simili) non sono serviti a nulla e anzi hanno provocato una crisi dei consumi. E non scordiamoci, per esempio, della tassa sul lusso: inizialmente ipotizzati 390 milioni di gettito ne sono stati incassati 92.

In definitiva si è recuperato gli stessi 12 miliardi del 2011, ma si è fatto crollare di 1 punto il Pil con tutte le tasse montiane. Un vero capolavoro

http://www.ilfazioso.com/altro-disastro-di-monti-i-dati-sullevasione-peggiori-di-quando-cera-il-cav.html

Ecco la finta spending review del Governo: riassunti 50 dirigenti

8 GENNAIO 2013

spending

Altro che tagli, al Governo ci hanno preso ovviamente per il sedere. Pubblica amministrazione rimasta intatta e pochi interventi dove serviva veramente. E poi vieni a scoprire, come segnala Il Giornale, che nelle stanze del potere nulla cambia

A Palazzo Chigi già la chiamano spending rewind, storpiando il termine-chiave del governo Monti. Evocano il nastro che si riavvolge, per vedere sempre lo stesso film.

Quello dei 50 dirigenti della presidenza del Consiglio, decaduti il primo novembre causa indispensabili tagli e i risparmi, che adesso già starebbero rientrando alla spicciolata e senza dare nell’occhio, con gli stessi incarichi e gli stessi stipendi di prima.

Costano ognuno alla pubblica amministrazione tra i 150 e i 250mila euro l’anno ed era stato annunciato con grande clamore un risparmio di circa 14 milioni di euro, grazie al decreto legge in vigore da metà agosto, che prevede l’utilizzazione di risorse interne per ridurre i costi.

Una situazione incredibile se si pensa che HANNO un dirigente ogni 6 persone. Lavorano a Palazzo Chigi e nelle 20 sedi distaccate in 4.000, compresi 700 militari e abbiamo circa 450 dirigenti di prima e seconda fascia: solo 250 sono di ruolo e tutti gli altri esterni o comandati da altre amministrazioni

Di una politica di soli annunci era accusato il Cavaliere. Monti da questo punto di vista sembra un fenomeno, leggendo certe notizie

Calabria: scoperta una “Stonehenge all’italiana”

http://www.ildiscodifesto.it/2013/01/calabria-scoperta-una-%E2%80%9Cstonehenge-all%E2%80%99italiana%E2%80%9D/

Calabria: scoperta una “Stonehenge all’italiana”

   Posted by: barbara   in Archeologia dei misteri

dal sito: www.segnidalcielo.it

 

Pietre che potrebbero essere la testimonianza di un passato lontano migliaia di anni. Un sito dalle sembianze magiche, pressoché impenetrabile in pieno inverno. Qui non ci arriva nessuna strada che puo’ definirsi tale: è necessario risalire la sommità della montagna a piedi, sfidando la fittissima vegetazione e la popolazione di vipere in agguato. Siamo in Calabria nel Gran Bosco di Stilo, a cavallo tra le Serre e l’Aspromonte. Arrivati sul luogo la sensazione più suggestiva è di trovarsi davanti a una ‘Stonehenge’ italiana, un villaggio megalitico non a cielo aperto. C’è anche una costruzione a forma piramidale che domina tra gli alberi.

Sappiamo bene che la Calabria è da sempre luogo intriso di leggende. In special modo la zona ionica, nel territorio delle serre vibonesi, ove è collocato il comune di Nardodipace. Luoghi in cui si narra di misteriose “chiocce dai pulcini d’oro”, di neonati da immolare per ottenere la conoscenza dell’ubicazione di un tesoro nascosto. Luoghi in cui la credenza popolare vietava di avventurarsi, ma alcuni “temerari”, violando il tabù popolare, hanno scoperto recentemente una serie di strutture megalitiche che coprono un vasto territorio.

Sono attese ulteriori verifiche, ma dalle ricerche sinora svolte pare proprio siano opera umana. Una notizia che, sebbene all’estero abbia generato molto clamore, in Italia non ha ricevuto l’eco che merita. La particolarità di queste strutture è che si tratta di “triliti”, una forma che riscontriamo principalmente nel megalitismo bretone e in particolare nella nota Stonehenge. Una scoperta archeologica che assume un’importanza fondamentale nel panorama della preistoria italiana e delle sue genti per diversi motivi. La peculiarità morfologica di questo territorio, sovente soggetto a movimenti tellurici, tenderebbe, infatti, a escludere il suo utilizzo per l’erezione di strutture artificiali.
Ma la particolarità della scoperta riguarda soprattutto il fatto che l’area interessata dai megaliti risulta enorme. Secondo quanto rilevato dal team di studiosi, guidati dal professor Alessandro Guerricchio, ordinario di Geologia dell’Università della Calabria, queste strutture offrono un grande contributo allo studio della civiltà neolitica insediata nel nostro paese e in particolare in zone montane come quelle delle serre vibonesi. Sono stati fotografati blocchi di granito del peso stimato di oltre 200 tonnellate, grandi mura, probabilmente di fortificazione, pilastri sormontati da un “architrave”.

Il tutto è parte di un vasto progetto che impegnò per la sua erezione notevoli forze umane. Un popolo che senza dubbio aveva un’organizzazione militare o sacerdotale che gli permetteva di coordinare gli enormi sforzi necessari all’estrazione e al trasporto degli enormi blocchi di granito ritrovati a Nardodipace. La scoperta è stata segnalata da un appassionato di archeologia che, ritenendo quelle zone quantomeno “particolari” dal punto di vista morfologico, ha voluto rendere partecipe il comune di Nardodipace, il quale ha contattato l’Università della Calabria. Il ruolo del professor Guerricchio, diventa fondamentale in questa vicenda.
Il perché è presto detto: il sito identificato non sarebbe, a detta di molti archeologi, opera dell’uomo, ma della forza della natura. Guerricchio, dopo numerosi sopralluoghi è giunto alla conclusione, da geologo, che questi “ammassi rocciosi” non sono capitati lì per caso, ma vi sono stati portati dall’uomo e disposti secondo un preciso ordine. Come finirà la vicenda non è ancora chiaro. Quel che è certo è che il comune di Nardodipace si sta adoperando affinché sia istituito una sorta di “parco del Neolitico” basato sulla scoperta di Guerricchio. Nel frattempo, alcune università americane stanno effettuando indagini sul posto. Solo un’intervista con il diretto interessato avrebbe potuto fornirci le informazioni utili a saperne di più sulla scoperta. Abbiamo pertanto raggiunto il professor Guerricchio che ci ha fornito gentilmente la sua collaborazione.

Professor Guerricchio, può parlarci della scoperta che avete realizzato in Calabria? 
“Vorrei sottolineare per prima cosa che la mia testimonianza è fatta a nome di tutti i componenti del gruppo di studio che alla fine di settembre 2002 aveva presentato i risultati delle ricerche sino ad allora svolte nel convegno tenutosi a Scalea (CS) intitolato Preistoria e Protostoria della Calabria, organizzato dall’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria e dalla Soprintendenza Speciale al Museo Nazionale Preistorico Etnografico ‘Luigi Pigorini’ di Roma. Detto gruppo di lavoro è costituito, oltre che dal sottoscritto, dagli ingegneri Valeria Biamonte, Roberto Mastromattei e Maurizio Ponte, dal dottor Marco Guerricchio e da Vincenzo Nadile e Alberto Pozzi. Devo precisare che per gli aspetti più squisitamente storico-archeologici mi limiterò all’essenziale in quanto non dispongo di una specifica competenza, essendo professore ordinario di Geologia Applicata in una Facoltà di Ingegneria. La scoperta è stata realizzata nel territorio comunale di Nardodipace (VV) a seguito di una serie di rilevamenti di campagna, integrati dall’esame di fotografie aeree stereoscopiche. Durante questi rilevamenti sono stati individuati, in località Sambuco e Ladi, a circa 1 km dal centro abitato, i resti di cinque strutture megalitiche e ciclopiche, definibili sia come ‘dolmen’, sia come una sorta di ‘triliti’, strutture originariamente costituite da tre pietre, due ‘pilastri’ rocciosi chiusi alla in sommità da un ‘architrave’. Tali ritrovamenti hanno costituito oggetto di tre relazioni inviate all’Amministrazione comunale di Nardodipace la quale, successivamente, ha comunicato che vi era già stata una prima segnalazione ufficiale alla Soprintendenza di un ritrovamento di interesse archeologico in quel territorio da parte del sig.Vincenzo Nadile, senza che però vi fosse alcun riscontro da parte della stessa autorità. Le prime cinque scoperte hanno suggerito di estendere il rilevamento geologico-archeologico, stavolta con il coinvolgimento del sig. Nadile, dapprima ad altre località del territorio di Nardodipace e poi agli adiacenti territori comunali di Serra S. Bruno (VV) e di Stilo (RC), in particolare nelle zone di Monte Pecoraro e di Pietra del Caricatore.

L’analisi di quest’area molto più estesa ha consentito l’individuazione di numerose altre strutture, in pochi casi fra loro raffrontabili ma prevalentemente dotate di una loro configurazione autonoma, in termini di forma geometrica e di dimensione. Non desidero avventurarmi in valutazioni di valenza archeologica per formulare un’interpretazione attendibile della funzione a suo tempo svolta da queste ‘strutture’, ma a esse si possono estendere considerazioni valide per altre strutture megalitiche italiane ed europee, la cui realizzazione ha certamente richiesto un enorme dispendio di energia umana, possibile solo se tale popolo era dotato di una precisa organizzazione sociale e sostenibile soltanto in base a profonde motivazioni cultuali. Qualsiasi altra funzione avrebbe potuto essere assolta con strutture costituite da elementi molto più piccoli e, conseguentemente, con dispendio di mezzi ed energie molto inferiori. Anche eventuali funzioni difensive non giustificano il trasporto e l’erezione dei monoliti delle dimensioni osservate in quelle zone. Inoltre, il concetto di struttura difensiva, pur ipotizzato, lascia qualche perplessità per la presenza di diversi ingressi individuati in alcune di queste vestigia ‘trilitiche’ e che, a rigor di logica, vanificherebbe la funzione esclusivamente o prevalentemente militare.

Tale interpretazione è stata inizialmente presa in considerazione per l’alto numero di tali strutture megalitiche, non solo nel territorio di Nardodipace, ma anche in quelli confinanti, quasi a rappresentare una cinta muraria a difesa di un abitato, ubicabile, forse, nella zona ove attualmente sorge Nardodipace Nuovo. Successivamente, però, il ritrovamento di blocchi di forma e dimensioni completamente diverse e l’assenza quasi sistematica delle mura di collegamento fra strutture megalitiche contigue ha condotto ad accantonare, almeno per il momento, l’interpretazione di cinta muraria, privilegiando, in quanto più realistica, la funzione di tipo sacrale e sepolcrale. E’ ipotizzabile che chi guidava questa comunità, il detentore del potere (religioso o temporale), abbia richiesto questi enormi sforzi nei periodi dell’anno in cui la lavorazione dei campi non impegnava la popolazione. Nel caso dovesse prevalere, a seguito di ulteriori studi e approfondimenti, l’interpretazione culturale e sepolcrale, nulla esclude che le popolazioni legate a questi megaliti vivessero ad altitudini meno elevate di quelle delle strutture e che ci fosse una sorta di attività sacrale da svolgersi in montagna, che in effetti, da sempre rappresenta un luogo di avvicinamento alla divinità (per gli antichi era addirittura la sua sede N.d.R.). Noi speriamo nel contributo della componente archeologica ufficiale, unitamente all’analisi di eventuali reperti derivanti da una campagna sistematica di scavi. È certo, comunque, che le strutture megalitiche rinvenute sono una chiara testimonianza della cultura della pietra delle popolazioni neolitiche vissute in quest’area calabrese probabilmente fra il III e il II millennio a.C.”.

Questo ritrovamento è da considerarsi come un’importante scoperta archeologica. Ma c’è chi ritiene che tali resti non siano assolutamente opera dell’uomo.
In questo caso essi sono distribuiti su un territorio la cui estensione è al momento stimata nell’ordine di 60 km2, che diventano 20 km2 se ci limitiamo al solo comprensorio di Nardodipace. Enorme, quindi. Ne consegue che si tratta certamente di un’importante scoperta archeologica, soprattutto, perché è il primo caso documentato, per quanto di mia conoscenza, di ritrovamenti neolitici in una zona montana, diversamente cioé dai noti rinvenimenti lungo pianure costiere e fluviali della Calabria. Tale scoperta rappresenta, tra l’altro, la spinta iniziale a una serie di ricerche in altre aree montane calabresi dove, ne sono certo, si perverrà a ritrovamenti analoghi. Ci sono state, come ovvio, delle voci discordanti che hanno voluto vedere, tralasciando le fantasticherie di interventi di extraterrestri o di cadute di meteoriti, una genesi naturale e non umana di queste ciclopiche strutture megalitiche, formate di duri e resistenti blocchi granitici. Per qualcuno si tratterebbe di affioramenti derivanti da fenomeni di erosione naturale nelle rocce di granito, che avrebbe come risultato la costituzione di ammassi rocciosi di aspetto prismatico o sferoidale, note in geologia come ‘Tor’. Per quest’ultima analisi, in particolare, mi riferisco alle dichiarazioni di un ‘controllore geologo’ che la Soprintendenza ha inviato sui luoghi per verificare l’effettivo valore archeologico da me attribuito alle strutture”.

Il suo parere come geologo è importante per poter affermare con sicurezza che i reperti non sono opera della natura…
Per quanto i blocchi dei triliti possano presentare facce piane derivanti da attività tettoniche preesistenti che hanno agevolato la loro estrazione dalla cava, vi sono diversi indizi dell’intervento umano per la loro erezione:
• la cura nell’assemblaggio dei blocchi;
• la grande attenzione agli incastri fra gli elementi contigui, che, nel caso degli ‘architravi’ era agevolata da geometrie ‘a conca’ prodotte da lavorazioni con lo scalpello;
• la loro disposizione geometrica a rappresentare una vera e propria ‘architettura’, con piani o basi di appoggio squadrate su cui gravano i ‘pilastri’ costituiti a loro volta da blocchi di aspetto più o meno geometrico (cubico o parallelepipedo). Questi ultimi recano, talora, incisi ‘pittogrammi’;
• la presenza di ‘piste’ di ampiezza variabile da 1,5 a 4 m, e generalmente disposte lungo i crinali montuosi, delimitate da blocchi squadrati e ben allineati. Tutto ciò garantisce la natura antropica di queste costruzioni. Le strutture rinvenute si presentano molto spesso sotto forma di ‘macerie’, cioè con i blocchi disposti in maniera casuale sul terreno, e talvolta gravanti su ‘tumuli’ artificiali. Il disfacimento della geometria originaria è da ricondursi ai numerosi sismi, alcuni di grande impatto energetico, che da sempre colpiscono l’area in esame”

Un quesito importante, a questo punto: tali enormi blocchi di granito, da dove provengono? E, soprattutto, come sono stati portati in loco?
L’intero territorio delle serre vibonesi e, in particolare, quello di Nardodipace sono costituiti da rocce magmatiche intrusive di tipo granitico, la cui età risale al Paleozoico superiore (Carbonifero superiore-Permiano inferiore) ossia circa 290÷270 milioni di anni fa, denominate Batolite di Stilo. Le suddette rocce intrusive sono attraversate da sistemi di fratture di origine tettonica e gravitativa. Ne deriva una disomogeneità che ne facilita l’estrazione dalle cave. E’ verosimile che alcune strutture, soprattutto, quelle disposte lungo i versanti dei numerosi rilievi della zona, siano state realizzate estraendo blocchi di roccia dura dalla sommità dei rilievi stessi, facendoli poi scendere, con l’ausilio di ‘rulli’ lignei e di argani, lungo i versanti attraverso la realizzazione di ‘piste’, di cui attualmente si osservano le delimitazioni costituite da massi squadrati regolarmente allineati. La messa in loco dei blocchi e la giustapposizione reciproca, sarebbe stata agevolata da una serie di strutture, sopraelevate rispetto al suolo, appositamente realizzate e, quindi, rimosse. È presente, comunque, sul versante meridionale del Monte Pietra Spada (1140 m) una chiara evidenza di un’antica cava in cui si notano diversi pinnacoli rocciosi di 3-4 m di altezza rappresentanti il residuo non cavato delle attività di estrazione. Tale interpretazione è confermata dal fatto che la cava è ubicata a una quota maggiore rispetto alle aree sede delle strutture megalitiche e ciclopiche. Nella stessa zona vi sono blocchi appena distaccati dall’ammasso roccioso secondo le fratture preesistenti destinati poi ad essere lavorati e successivamente trasportati e altri, già sagomati, disposti poco più a valle lungo il versante della cava. È in questa zona che, con buona probabilità, potranno essere rinvenuti gli utensili (leve, asce, mazze, ecc.) impiegati nell’estrazione e nella lavorazione dei blocchi. Si può ragionevolmente ritenere che in qualche caso i blocchi abbiano subìto trasferimenti fino a 5 km in linea d’aria dalla cava di Monte Pietra Spada, utilizzando le tecniche indicate”.

Sono previste ulteriori indagini prospettive con riferimento a possibili tumuli?
È in programma l’attivazione di una campagna di indagini geologiche non distruttive con l’utilizzo di tecniche magnetometriche, del georadar e della geoelettrica, realizzando, in dettaglio, una mappa ad alta risoluzione del sottosuolo. Tale campagna sarà integrata da un rilievo aerofotogrammetrico all’infrarosso a medio-bassa quota, utile a causa della fitta vegetazione che caratterizza la quasi totalità dei siti in esame e che rende difficoltose le ricerche da terra. Inoltre, si prevede uno studio di datazione assoluta con il metodo del C-14 per individuare l’intervallo temporale di riferimento di reperti (residui di materiale organico, cocci, vasellame o quant’altro) che potranno essere rinvenuti in corrispondenza delle emergenze archeologiche e a seguito di scavi”.

Cosa dobbiamo aspettarci da queste ulteriori ricerche?
Innanzitutto, si auspica il rinvenimento di utensili con i quali sono stati sagomati i blocchi rocciosi costituenti le strutture megalitiche e di vasellame che consentano una più precisa datazione di queste ultime, un’identificazione delle popolazioni di quel periodo e un’eventuale ubicazione di una loro città di montagna. 
La ricerca è anche ovviamente finalizzata all’individuazione di ulteriori emergenze, con particolare riferimento a eventuali strutture subsuperficiali nei pressi dei blocchi granitici esistenti, a oggi ancora non identificate ma che, dall’esame di cartografie topografiche e di foto aeree stereoscopiche, si intuisce siano presenti su un territorio molto più esteso di quello sinora investigato”.

In altri siti archeologici risalenti al Neolitico, si è potuto appurare che la disposizione dei massi riproduce o inquadra particolari riferimenti astronomici. Il sito di Nardodipace segue la stessa impostazione?
Sarà compito dell’archeo-astronomia stabilire se la disposizione delle strutture megalitiche e ciclopiche dei territori di Nardodipace, Serra S. Bruno e Stilo possa essere ricondotta a configurazioni di costellazioni celesti o ad altri riferimenti astronomici. A livello intuitivo, senza la benché minima pretesa di fornire una validità scientifica a quanto dirò, mi sento di azzardare una rassomiglianza tra la disposizione planimetrica delle strutture prima ricordate e la conformazione della costellazione dello Scorpione o di quella di Bootes, in cui primeggia la stella Arturo. Non me ne vorranno gli archeoastronomi se venisse fuori, invece, che trattasi del Piccolo Carro, come visibile 2.000-3.000 anni fa, in cui le strutture ciclopiche di Pietra del Caricatore, che in planimetria si collocano esattamente a nord del comprensorio dei ritrovamenti, corrispondono alla Stella Polare… ma è questa è solo una battuta scherzosa!

A cura della Redazione Segnidalcielo

 

BUGIARDI, CAROGNE, CRIMINALI

 

DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info

Vi raccontano balle, e con quelle vi convincono a flagellarvi, a sputare sangue, ad accettare l’agonia delle Austerità.
Chi siamo noi lavoratori italiani? Ma certo! Siamo dei brocchi, bamboccioni, sfaccendati, sempre in malattia, arretrati, passacarte incollati alla macchinetta del caffè in corridoio. Quindi l’Italia non è competitiva, quindi siamo i ‘Maiali’ d’Europa (PIIGS), quindi è colpa nostra, quindi le frustate di Monti e Fornero sono salvifiche, ce le meritiamo, zitti, capo chino. E zitti stiamo, mentre ci massacrano i redditi e la sicurezza del lavoro, mentre ci spremono come limoni perché siamo dei ciabattari al lavoro, eh? Vero?
NO! FALSO! Falso, Giannino, ignorante. Falso, Polito, ignorante. Falso, Alesina, Zingales, Giavazzi, Boldrin, Monti, Grilli, Fornero, truffatori bugiardi e criminali, voi e i vostri paggi. 

La competitività di un lavoratore viene misurata dai falchi del Vero Potere in termini di Unit Labour Cost. Questo metro di misura tiene conto di due fattori: il costo del lavoro all’ora in relazione alla produttività di quel lavoratore in quell’ora. Cioè: quanto mi costi per un’ora di lavoro e quanto mi produci in quell’ora. Il rapporto fra i due è espresso con un numero che va da 0,50 (lavoratore super competitivo) a 0,80 (lavoratore non competitivo). Ok? 
Dove sta l’Italia? Sta a 0,69. E dove stanno quelli ‘bravi’? La Gran Bretagna a 0,72. Il Belgio a 0,71. La Francia a 0,69. L’Austria a 0,70. La Danimarca a 0,73. La Svezia a 0,69. Gli USA a 0,69. L’Olanda a 0,69. La Germania a 0,65. (1)
E allora? Ballisti e carogne dediti alla fustigazione di un Paese per le tasche dei vostri padroni a Francoforte? Noi ciabattari italiani non dovevamo essere a 0,80 o peggio? Come mai siamo invece come o meglio degli altri? E come mai la Grecia soffia sul collo della Germania con un 0,66? Come mai la Spagna è a 0,68, il Portogallo 0,69? E la straziata Irlanda addirittura straccia la Germania con uno 0,61? Eh? Bastardi criminali? Ma non eravamo i PIIGS noi che invece, numeri alla mano, siamo lavoratori più che competitivi? 
Vi raccontano balle, e con quelle vi convincono a flagellarvi, a sputare sangue, ad accettare l’agonia delle Austerità per riempire le tasche di un nugolo di speculatori. Con le menzogne vi umiliano, vi fanno sentire colpevoli e quindi meritevoli di più flessibilità, di meno salario, di più ore sotto torchio.
Ieri è morta una donna. Si era dimessa dal pronto soccorso con un’angina violenta perché non poteva permettersi di perdere i due giorni di lavoro necessari agli esami clinici. Marito licenziato, figlia di 8 anni a casa, lei faceva le pulizie in nero. Cioè: “i sacrifici che abbiamo chiesto agli italiani”, ha detto Monti. Doveva andare a lavorare. Contate quanti sono morti così quest’anno. E peggio. 
Questi sono crimini. Ma non ci sono le leggi per punirli.
Paolo Barnard
Fonte: http://paolobarnard.info
Link: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=539
6.01.2013

(1) Attitudes to Work. Summary Report. European Roundtable of Industrialists, Ott. 2012 

Fonte: comedonchisciotte.org

2013: L’ANNO DELLA SEPARAZIONE TRA EBREI AMERICANI E ISRAELE ?

Data: Lunedì, 07 gennaio 

 DI BRADLEY BURSTON 

 Se gli ebrei americani pensano che quello che si sta facendo a nome loro, sia auto-distruttivo, oppressivo, ottuso e sbagliato, è ovvio che vogliono fermarlo.

 Quando un giorno, in futuro, tutto sarà crollato, gli israeliani finalmente si renderanno conto di quali e quanti siano stati i segnali di avvertimento non recepiti?

 Ma è possibile che mentre si avvicina sempre più il punto del collasso, mentre suonano tutti gli allarmi, quando incombe il pericolo reale, gli israeliani non vogliono ancora dare ascolto a certe voci ?

 La risposta potrebbe stare nel modo in cui reagiscono gli israeliani che pensano che “una rondine non fa primavera”,  quando interpretano come una forzatura,  che si vuol fare sul loro mondo politico, le osservazioni della comunità ebraica americana.

Infatti, appena cominciato il nuovo anno, ci sono segnali che indicano il 2013 come l’anno in cui gli ebrei degli Stati Uniti – per lo più, quelli liberali, quelli impegnati per la tolleranza, per il pluralismo, e per una vigorosa, e sincera ricerca della pace – di fatto si stanno dissociando dalla politica di questo stato di Israele.

 Continueranno a sostenere l’esistenza di un Israele come punto di equilibrio tra Stato di Israele e cultura ebraica, nel rispetto dei diritti delle minoranze e dei valori democratici e resteranno attivi nel favorire il benessere dei più disagiati  di Israele.

 Ma molti ebrei americani stanno già prendendo le distanze con le parole e con i fatti da un governo che considera ormai arrogante e miope, comandato dalla smania di una corsa agli insediamenti, sprezzante dei diritti dei Palestinesi e degli altri non-ebrei, estraneo alle preoccupazioni di una classe media che sta sprofondando e alla rovina dei più poveri, sprezzante di tutte le preoccupazioni del mondo ebraico.

 La spinta verso sempre maggiori insediamenti nei territori colpisce soprattutto le prospettive di pace israelo-palestinesi, e deride Washington – dimostrando una ambigua insensibilità per i diritti e per  i rituali degli ebrei non-ortodossi.

 Nelle ultime settimane, alcuni dei paladini più influenti di Israele negli Stati hanno messo in guardia dalle intransigenti politiche israeliane e dai partiti che potrebbero portare  “alla auto-distruzione di Israele” (Jeffrey Goldberg, The Atlantic), e al  “suicidio della nazione” (Thomas Friedman).

 Come sempre i leader israeliani hanno fatto orecchie da mercante. Niente.

 Anche quando la questione tocca direttamente le preoccupazioni religiose degli ebrei americani, la risposta del governo è sprezzante e condiscendente quanto disonesta.

 Solo la scorsa settimana, dopo anni di proteste, il primo ministro  ha dato incarico a Natan Sharansky  di esaminare i motivi per cui gli ebrei degli Stati Uniti siano sconvolti dai continui arresti per le violazione al divieto,  posto dagli  ortodossi,  che non consente alle donne di pregare ad alta voce indossando scialli di preghiera sul lato occidentale del Muro.

 Poche ore dopo, comunque, l’Ufficio del Primo Ministro ha inviato un messaggio agli israeliani, che puntualizzava che l’incarico era solo esplorativo.

 “Non ci sono cambiamenti nel modo di pregare  presso il Muro occidentale e non è stata insediata nessuna commissione” hanno dichiarato dall’ufficio di Netanyahu.

 Ci sono israeliani che fanno di tutto per non ricordare che ll’appoggio americano, assicurato dagli ebrei degli Stati Uniti, è la risorsa strategica che rende possibili tutte le altre attività strategiche. Le elezioni del 2012, dopo tutto, hanno visto che i membri di spicco della Direzione  del Likud-Beiteinu, in particolare il Vice Presidente della Knesset , Danny Danon ha fatto una campagna attiva contro il Presidente Obama.

 Ma orami è passato.

 Adesso che la campagna elettorale di Israele si sta avvicinando, il partito favorito, il Likud-Beiteinu, che ripresenta i responsabili di quasi tutti i provvedimenti antidemocratici promulgati negli ultimi quattro anni, sta mostrando con parole e fatti la strada che potrà allontanare gli ebrei americani da Israele.

 C’è, per esempio, Moshe Feiglin, che entrerà nella Knesset dopo le elezioni del 22 gennaio. Qualcosa della sua filosofia politica si può leggere in un articolo del 2004 sui coloni radicali, in cui vengono riportate le parole di Feiglin sul New Yorker:

 “Perché chi non è ebreo dovrebbe aver voce in capitolo nella politica di uno stato ebraico?” disse Feiglin. “Da duemila anni, gli ebrei hanno sognato uno stato ebraico, non uno stato democratico. La democrazia dovrebbe servire come  valore per  uno stato, non per distruggerlo.”  In ogni caso, Feiglin proseguì: “Non si può insegnare a una scimmia a parlare e non si può insegnare a un arabo a essere democratico. Abbiamo a che fare con una cultura di ladri e di rapinatori. Maometto, il loro Profeta, era un ladro, un assassino e un bugiardo. L’arabo distrugge tutto ciò che tocca.”

 Poi c’è un politico alle prime armi Yair Shamir, catapultato dal nulla ai livelli più alti del Likud-Beiteinu, grazie in parte all’eredità del padre, Primo Ministro defunto,  che combatté con l’allora Presidente George W. Bush  per la costruzione dei nuovi insediamenti.

 La scorsa settimana, un articolo di fondo di Yair Shamir è stato intitolato: “Nelle relazioni Israele-USA, gli insediamenti sono del tutto fuori discussione.”

 Sbagliato. Come aveva già inavvertitamente dimostrato,  suo padre tempo fa.

 Ma il candidato Shamir è andato oltre. Riprendendo dove Danon aveva lasciato, Shamir ha attaccato Obama per la nomina di John Kerry come segretario di stato – sulla prosecuzione degli insediamenti.

 In sostanza, Shamir  ha detto che il consenso alla costruzione degli insediamenti è la condizione che vincola le relazioni Israele-USA : “. Molti ritengono che la sua nomina possa dissuadere Israele dall’attuare la sua decisione di costruire migliaia di appartamenti a Gerusalemme, in Giudea e in Samaria, e possa essere  considerata come un ostacolo alle relazioni  Israele-USA”.

 Gli ebrei americani vogliono sapere cosa si sta trafficando a loro nome. In nome del giudaismo. E se gli ebrei americani pensano che quello che si sta facendo a nome loro, sia auto-distruttivo, oppressivo, ottuso e sbagliato, è ovvio che vogliono fermarlo.

 Gli ebrei americani si sono stancanti di sentirsi dire che opporsi alle politiche di Israele mette in pericolo gli israeliani. Il ricatto non è persuasione. Se la convinzione sia così forte che può andare avanti anche senza l’appoggio degli ebrei americani, c’è la possibilità di scoprirlo molto presto.

 Bradley Burston

1.01.2013

 Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

Crisi:Spagna;rivolta fabbri, no a cambio serratura sfrattati

Ecco il coraggio di chi non si nasconde dietro l’ipocrita frase “Sto solo facendo il mio lavoro” e si schiera dalla parte dei suoi simili.

Possono a ragione ben dire che hanno dignità.

 

Crisi:Spagna;rivolta fabbri, no a cambio serratura sfrattati

Rifiutano collaborare con banche e Tribunali: ‘Abbiamo dignita”

07 GENNAIO, 15:48

(ANSAmed) MADRID, 7 DIC Parte da Pamplona – famosaa per la corsa dei tori lasciati liberi tra la gente nelle feste di San Firmino – la rivolta contro gli sfratti per morosita’, che in Spagna hanno causato negli ultimi mesi almeno nove suicidi e che hanno interessato dall’inizio della crisi circa 400 mila persone. L’assemblea dei fabbri della citta’ capoluogo della Navarra ha infatti deciso che non collaborera’ piu’ con gli ufficiali giudiziari e con le banche per sostituire le serrature agli alloggi degli sfrattati.


”Ci rimettiamo economicamente – ha spiegato il presidente dell’Assemblea, Iker de Carlos – ma abbiamo una dignita’.

Pertanto, d’ora in poi i messi del tribunale dovranno rivolgersi a fabbri che non siano della nostra regione. Quello che si vede in televisione e’ diverso da quando si va sul posto. Sai che stai contribuendo a mandare fuori dalle loro case persone che dovranno continuare a pagare un debito perpetuo. Sappiamo che non sara’ una rivoluzione, ma vogliamo servire come uno stoppino della Navarra per accendere il fuoco”.

La protesta dei fabbri di Pamplona e’ seguita con attenzione dai loro colleghi che stanno esaminando la possibilita’ di applicarla in altre citta’ e di chiamare a raccolta tutta la categoria. Il fabbro viene chiamato dal Tribunale per forzare la porta e montare una serratura nuova dopo che l’ufficiale giudiziario ha eseguito il pignoramento e mandato via gli occupanti, persone che a causa della crisi non riescono piu’ a pagare i mutui. ”Prima di essere professionisti siamo delle persone – ha avvertito al El Pais il presidente della Federazione spagnola, David Ormaechea -. Assistiamo a drammi enormi e non possiamo piu’ partecipare inermi a questi eventi”.

(ANSAmed).

GOVERNANCE MONDIALE NEL 2013

By admin  /   7 gennaio, 2013 

DI NICHOLAS WEST 

 

È incredibile che parlare di un governo mondiale in molti circoli sia ancora considerato un argomento complottista. Fortunatamente, il risveglio politico mondiale a cui si riferiva l’ arci-globalista Zbigniev Brzezinski (1) sta fornendo sempre più giustificazioni per un uso del linguaggio globalista. 

Uno spererebbe che una iniziativa relativamente nuova del Council on Foreign Relations, che si sta espandendo, possa mettere a tacere ogni voce riguardo il desiderio di formare un governo globale che presumibilmente ponga fine ai problemi del mondo. 

L’ iniziativa chiamata Council of Councils (2) è stata presentata ad una recente tavola rotonda dove si discuteva dei principali problemi del mondo e dove si riteneva necessaria una cooperazione multilaterale. Le discussioni e le raccomandazioni rilasciate da questa convention di esperti sono importanti da tenere a mente la prossima volta che vi bollano come complottisti. Il titolo della tavola rotonda era: Sfide per un Governo Globale nel 2013. 

Proprio come abbiamo già visto da altri think tank come il Project For A New American Century, The Royal Society (3), Brookings Institute (4), ed altri, le loro idee sono diventate realtà con una frequenza che non è una coincidenza, così dovremmo prestare molta attenzione a quello che dicono. 

L’ iniziativa del Council of Councils fu annunciata nel marzo del 2012 e identifica chiaramente una strategia per la formazione di alleanze attraverso una serie problemi comuni stabiliti dal CFR. Importante da notare che sin dall’ inizio il CFR si è dichiarato come non schierato, ed è qui che vengono ingannati i neofiti. Non schierato suona come una cosa positiva, che va oltre le solite divisioni politiche, suona come indipendente e alla oggettiva ricerca della verità. 

Comunque, quando si capisce che nelle loro parole, “i membri fondatori del Council of Councils comprendono istituzioni leader del diciannovesimo secolo, a cui ha seguito il Group of Twenty (G20)”, si comincia ad avere un accenno che la loro versione di non schierato significa che sono flessibili all’ uso di qualsiasi linguaggio politico sia loro utile per raggiungere i loro risultati che vanno oltre ogni concetto di nazionalismo. 

Il partito del CFR è un Partito Unico Mondiale 

Ci sono state molte previsioni per il 2013 (5): politiche, economiche (6) e ambientali. Queste previsioni fanno un grande passo verso la conferma quando leggiamo gli scritti dei think tank di elite: loro ci dicono esplicitamente qual è il piano. Le conferenze stesse illustrano molto di quello che ci possiamo aspettare dall’ agenda globalista per il 2013, e sembra allinearsi perfettamente con gli eventi che punterebbe in favore di un sistema unico mondiale dal controllo centralizzato. 

Dal sito del CFR

 

CONFERENZE 

conferenza regionale di Mosca del Council of Councils (7) 12-13 dicembre 2012 

Il 12 e 13 dicembre 2012 il CFR si raduna per la seconda conferenza regionale del Council of Councils: “Russia, Europa e il futuro della Global Governance” 

i partecipanti discuteranno questi quattro temi principali 

-la presidenza della Russia per il G20 

-la crisi dell’ Eurozona e l’ economia mondiale 

-la Siria e la funzione del Consiglio di Sicurezza UN 

-cybersicurezza e riforme istituzionali 

agenda della conferenza regionale di Mosca del Council of Councils (8) 

documenti della conferenza: Prospettive per la presidenza della Russia al G20 (9) 

conferenza regionale a Singapore del Council of Councils (10) 

30-31 ottobre 2012 

Il 30 e 31 ottobre 2012 il CFR si raduna per la prima conferenza regionale del Council of Councils: “L’ Asia ad un punto di svolta: priorità principali per il ventunesimo secolo” 

i partecipanti discuteranno questi cinque temi principali 

-stabilizzare il sistema finanziario mondiale 

-far avanzare la liberalizzazione del commercio 

-rafforzare la sicurezza marittima e la libertà di navigazione 

-valutare le proliferazione di minacce in Asia 

-il futuro dell’ Asian Security Cooperation 

report dei relatori per il Council of Councils Asia Regional Conference (11) 

agenda della Council of Councils Asia Regional Conference (12) 

Conferenza Inaugurale del Council of Councils (13) 

12-13 marzo 2012 

Il CFR si raduna per la conferenza inaugurale del Council of Councils il 12 e 13 marzo a Washington, DC. I partecipanti affronteranno quattro temi principali 

-lo stato generale della governance mondiale e cooperazione multilaterale 

-lo status della non-proliferazione nucleare (focus sull’ Iran) 

-il futuro del dollaro come moneta di riserva mondiale 

-i criteri per gli interventi umanitari, sulla scia del cambio di regime in Libia, e del perdurare della crisi in Siria

 

I documenti qua sopra sono di pesante lettura, come minimo, ma fanno eco a quello che vediamo continuamente svolgersi sul palcoscenico mondiale al punto tale che possono essere intesi come un modello. 

I temi qua sopra possono essere riassunti in queste 5 direttive:

 

1- gestire il collasso dell’ economia mondiale e il declino del dollaro come moneta di riserva mondiale (stabilizzare il sistema finanziario mondiale) 

2- gestire gli “interventi umanitari” tramite una rappresentanza delle Nazioni Unite (mantenendo la narrazione del violento dittatore, necessaria per un cambio di regime) 

3- gestire l’ Eurasia, i.e. L’ influenza economica della Cina e l’ influenza politica della Russia (liberalizzazione del commercio in Asia e la presidenza della Russia al G20) 

4- gestire il nucleare negli “stati canaglia” (Corea del Nord e Iran, “proliferazione”) 

5- gestire internet (cybersicurezza e relative istituzioni)

 

Per capire come operano i manager della crisi come il CFR, dobbiamo guardare le loro false premesse. Ogni singolo punto citato come necessario di una riforma è stato creato in anticipo, così da poter tenere conferenze e proporre una vasta gamma di soluzioni. 

Collasso Economico: Think Tank come il CFR vorrebbero farci credere che la crisi economica che stiamo affrontando sia semplicemente accaduta, forse per cattive politiche o scarse regolamentazioni in alcuni paesi. Comunque, il collasso economico che abbiamo visto è la diretta conseguenza del consolidamento del sistema bancario mondiale in 6 mega-banche che ora sono al di sopra della legge. Un governo mondiale accrescerà solo questo problema, passando dal consolidamento per arrivare ad un sistema bancario mondiale spadroneggiato dalle stesse entità che hanno saccheggiato il pianeta. Inoltre gli sforzi sembrano concentrati per imporre un sistema bancario privato in ogni paese per controllare la moneta. Le banche centrali sono il vero obbiettivo delle guerre imperialiste dell’ Occidente (14). 

 

Interventi Umanitari: si possono usare tutti gli eufemismi del mondo, ma non esiste una bomba d’ amore; eppure questo è quello che si propone ogni volta. Soprattutto il CFR cita questi interventi dopo la distruzione e lo smantellamento della Libia – prima era il paese economicamente e socialmente più ricco del Nord Africa e ora è in frantumi e lasciato nelle mani di una compagnia di genocidi (15). La Siria è ora in procinto di essere salvata dalla campagna di bombardamenti della NATO, dai rifornimenti di armi verso i terroristi di Al-Qaeda dell’ opposizione, e dalle campagne di propaganda che hanno lo scopo di convincere la comunità mondiale – ancora una volta – che armi di distruzione di massa sono state usate dall’ attuale regime contro il suo stesso popolo. E anche questo regime probabilmente cadrà, seguito da genocidi settari (16). 

 

Destabilizzazione del Medio Oriente: Questa è la versione pesante che si traduce in una vera e propria dichiarazione di guerra. Le guerre in Medio Oriente sono iniziate sempre con una menzogna, ed ogni azione in seguito è stata ad appannaggio della minaccia delle armi di distruzione di massa. C’ è un’ adesione di facciata pagata per “la povera gente oppressa da (riempite voi)”, ma abbiamo visto la morte di più di un milione di civili iracheni, civili afghani, e l’ aumento di vittime civili per l’ attacco di droni in tutto il Medio Oriente e in Africa. Le opprimenti sanzioni imposte all’ Iran (17) sono il primo focolaio di una vera e propria guerra che potrebbe tradursi in milioni e milioni di vittime. Questa crescente destabilizzazione è integrata nel sistema globalista, non certo qualcosa che vogliono evitare. 

Riorganizzazione Geopolitica: Questa potrebbe anche essere chiamata egemonia globale. Da tutto questo caos scaturirà ordine, secondo think tank come il CFR. L’ eliminazione dei “paesi canaglia” è il cuore dell’ agenda globalista, che ricerca l’ unificazione nelle mani di poche e potenti regioni. 

Nel 1974 Brzezinski rispose alla domanda: Che cos’ è il Nuovo Ordine Mondiale?

 

Dobbiamo cambiare il sistema internazionale per un sistema globale in cui nuove forze attive e creative – sviluppate recentemente – dovrebbero essere integrate.

 

Questo è stato usato con grandi risultati dagli Stati Uniti per iniziare guerre dove regimi “terroristi” potevano essere sovvertiti o smantellati, e le loro bandiere (risorse) catturate. Allo stesso modo, le guerre finanziarie creano il bisogno di riorganizzazione. Come dichiarato nella Prospettive per la presidenza della Russia al G20 (18):

 

In generale, gli autori vorrebbero vedere il G20 emergere dall’ essere un semplice comitato di crisi per diventare un gruppo direttivo duraturo per l’ economia mondiale… 

Un approccio più spietato a chi arriva a partecipare ai tavoli importanti e il numero di presentazioni formali fatte durante gli incontri sarebbe un altro importante contributo alla Russia per tornare alle origini. (il grassetto è mio)

 

Ci sono infatti molte pedine sulla Grande Scacchiera, ma sembra essere un’ urgenza fare del 2013 un anno di trasformazione nel “Grande Gioco” (19) che potrebbe portare allo scenario di una Terza Guerra Mondiale come definitivo consolidamento sia politico che economico. 

 

Controllo di Internet: La Cina ha appena implementato la registrazione nominale (20) per gli utenti di internet. Se questa imposizione può essere fatta su oltre un miliardo di persone, come faranno gli Stati Uniti a resistere? Comunque gli Stati Uniti non sono abituati ad un sistema gestito centralmente così esplicito come la Cina, avranno quindi bisogno di false flag che terrorizzino per implementare queste politiche draconiane. È già tutto scritto, l’ annuncio di virus sponsorizzati dallo stato (21) come lo Stuxnet e la sua progenie, così come il terribile avvertimento proveniente dalla McAfee riguardo un quasi certo Progetto Blitzkrieg (22), che dovrebbe essere realizzato nel 2013 con lo scopo di colpire le istituzioni finanziarie. 

Conclusioni 

L’ agenda per una governance globale esiste e lo spostamento verso un governo mondiale è in esecuzione. Le soluzioni discusse alle conferenze del think tank coprono diverse discipline, geopolitica, scienza, salute, economia e comunicazioni. Sono tutti inizi per una fusione in un’ agenda globale di controllo centralizzato. Questa fusione si sta manifestando a ritmo accelerato, in coppia con il rapido risveglio dell’ umanità alla sua condizione di schiavitù. Siamo, come il titolo di un libro di Brzezinski del 1970, Between of Two Ages (Tra due Epoche) (23). È l’ epoca dei meccanismi di controllo di potere impazziti e bloccati in una battaglia di ere con lo spirito di quelli che rifiutano di essere controllati totalmente. 

Il 2013 sembra essere la soglia dove scopriremo quale forza avrà lo slancio per decidere del futuro. 

Postfazione 

Qui ci sono alcuni estratti presi da un recensore su Amazon.com di Between Two Ages, con i commenti del recensore (tra parentesi) ed i miei (grassetto); dovrebbero illustrare che o Brzezinski è un legittimo profeta, oppure è stato strumentale all’ orchestrazione di un think tank di quello che abbiamo visto accadere. 

Between Two Ages è stato pubblicato nel 1970 

“L’ era tecnotronica richiede l’ apparizione graduale di una società più controllata. Tale società dovrebbe essere dominata da un’ elite libera dai valori tradizionali. Presto sarà possibile far valere una sorveglianza quasi completa su ogni cittadino e mantenere file aggiornati con gran parte delle informazioni personali del cittadino. Questi file saranno oggetto di recupero istantaneo da parte delle autorità” (Eccellente previsione anche se adesso è un po’ peggio) – Intercettazioni senza mandato sono state approvate per altri 5 anni (24), togliendo ogni vincolo alla nuova struttura della NSA (25) che aprirà a settembre 2013. 

“In una società tecnotronica la tendenza sembrerebbe essere di aggregazione del sostegno individuale di milioni di cittadini non coordinati, facilmente alla portata di personalità carismatiche e attraenti che sfruttino le ultime tecniche di comunicazione per manipolare le emozioni e controllare la ragione”. (Fox CNN Facebook?) – I social media ed il controllo effettuato efficacemente dalla privatizzazione della libertà di parola. La recente chiusura di Facebook per i dissidenti politici (26) è solo un accenno di come questo meccanismo d’ aggregazione possa diventare uno strumento di repressione governativa. 

“Oggi siamo di nuovo testimoni dell’ emergere di una elite transnazionale… [I cui] legami oltrepassano i confini nazionali… È probabile che tra non molto le elite della maggior parte dei paesi avanzati saranno estremamente internazionaliste o globaliste nello spirito e nelle prospettive… Lo stato-nazione sta gradualmente cedendo la sua sovranità… Ulteriori progressi richiederanno maggiori sacrifici americani. Dovranno essere fatti maggiori sforzi per modellare una nuova struttura monetaria, con qualche rischio per l’ attuale posizione relativamente favorevole dell’ America.” – Precisamente quello che si cerca di trovare nelle Sfide per un Governo Globale nel 2013, come indicato prima. 

Interessante a pagina 57 “Dal 2018, la tecnologia permetterà ai leader delle nazioni principali, diverse tecniche per condurre guerre segrete, dove solo il minimo necessario delle forze di sicurezza verranno utilizzate. Una nazione può attaccare un rivale di nascosto con mezzi batteriologici, indebolendo accuratamente la popolazione (anche se con un minimo di morti) prima di prenderne il possesso con le proprie forze armate. In alternativa, tecniche di modificazione del clima potrebbero essere utilizzate per produrre lunghi periodi di siccità o tempeste…” (Il mondo non è già andato oltre?) – Sì è andato oltre: il “minimo necessario delle forze di sicurezza” lo vediamo nella guerra con i droni. Basta guardare agli scenari di guerra del 2017 (27), la General Atomics ha progettato una nuova generazione di Predator C Avenger proprio per ridurre le unità umane. Oh, e questi useranno un “raggio della morte” – anche questo lo trovate a pagina 57. Le modifiche climatiche in uno scenario di guerra sono riportate esplicitamente nel report del 1996 della Air Force: Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather by 2025 (28).

 

altre fonti per questo articolo: 

 

Nicholas West 

 

L’antieuropeismo necessario, l’antiamericanismo indispensabile

US - EU flag 3D

di Gianni Petrosillo

Essere antieuropeisti e, pertanto, decisamente recalcitranti alla concretizzazione di questa Unione, basata su trattati ed accordi sconvenienti per i popoli che ne fanno parte, da quelli economici a quelli politici (con commissioni che si occupano della grandezza dei piselli e teste di pisello che non arrivano a capo di nulla), non significa essere contro l’Europa. Quest’ultima esiste, non solo in quanto innegabile espressione geografica, piuttosto perché ha un passato millenario fatto di prossimità, di battaglie, di alleanze, di pacificazioni, di tradimenti, di rivalità, di porosità e di sbarramenti reciproci, estrinsecatesi in un campo culturale omogeneo ma non meno conflittuale, frutto di un destino secolare d’interdipendenze e dipendenze tra nazioni e popolazioni che si sono abbracciate e massacrate; dunque, essa c’è negli eventi, nelle cose e negli uomini a prescindere dai suoi recenti apparati artificiali troppo deboli, corrotti, insignificanti e distanti dalla realtà per poter contribuire a dispiegare una vera sovranità continentale.

Per questo, possiamo dire che l’Europa sussisteva più consapevolmente, con maggiore spinta e coerenza (di ciascuno Stato) , prima che fosse perfezionata la sua scialba architettura istituzionale attuale la quale, appunto, rappresenta la negazione del “sogno” urgente dell’ edificazione di un insieme geopolitico eterogeneo eppure indipendente, orientato ad una politica di potenza sinergica tra partner “cugini” (di affratellamento parlano solo gli idioti che non hanno il senso della Storia), come risultato di un grande gioco di prospettive ed orizzonti di entità statali contigue, non sovrapponibili ma, tuttavia, concordi nel perseguire comuni (per quanto possibile) obiettivi internazionali e mondiali. Forse, la Grande Europa invocata da De Gaulle, oppure, anche qualcosa di meglio.

Qualche tempo fa in un articolo su l’EspressoLucio Caracciolo, ha scritto, con altre parole, che questa Europa non è se stessa perché il suo progetto, il piano che la informa e la modella, è estraneo alle sue genti e alla sua storia autentica.

Dice Caracciolo: “La sfera semantica della parola ‘Europa’ s’è allargata fino a perdere ogni contorno. Si offre dunque come strumento di politiche le più varie, spesso opposte, quasi mai coerenti, sempre vaghe…Non un progetto, il suo contrario: lo schiacciamento dell’orizzonte che corrode l’obiettivo della politica, cioè costruire una comunità. E la noia di ripetere all’infinito lo stesso frasario apotropaico”.

Siamo, dunque, ben lontani da un perimetro politico d’intenti concreti, persino fuori dai confini evenemenziali della realtà, per questo  fragilmente agganciati a formule magiche ed illusioni evidenti che metamorfosano il programma politico della fondazione unitaria in un dogma religioso col quale scomunicare gli scettici e gli eretici, denigratori di ciò che ormai è per molti diventato, inequivocabilmente, un vero incubo di sudditanza. Qual è il vulnus originario che impedisce all’Europa di darsi una vita propria e un percorso autonomo nelle direzioni strategiche di questa fase? Perché al posto di questi elementi abbiamo messo solidaristiche menzogne brussellesi e riti procedurali di vestali europeiste che non portano a nulla se non ad un maggiore asservimento delle collettività europee alle logiche mercantilistiche globali (mai neutrali) e a quelle militari di organismi orientati da Washington (come la Nato)?

In questo passaggio Caracciolo è, finalmente, dissacrante come pochi. Del resto, non se ne può fare a meno considerato che si tratta di stracciare un mito dell’origine europeista che fa mitologicamente pietà come tutto il resto dell’UE: Schuman, De Gasperi, Monnet, Spinelli, Spaak, Adenauer…Macchè, questi sarebbero stati padri impotenti senza lo zio Sam: “A Roma nel 1957”, prosegue Caracciolo, “si battezza una comunità che è la faccia economico-europea di una strategia americana avviata con il piano Marshall (1947) e strutturata militarmente nella Nato, braccio armato del patto Atlantico (1949)”. Il nostro mito dell’origine, quello discendente dai “numi spirituali” sopracitati, nasconde in verità qualcosa che ha ben poco di narrativo e troppo d’impositivo. In quel preciso istante abbiamo smesso di essere europei per diventare Occidentali, in contrapposizione all’altro mondo sovietico, il blocco Est che occorreva battere ed isolare, come deciso dai nuovi padroni egemonici dell’Ovest. Per tali ragioni “lo spazio CEE è scavato in quello della Nato, tanto che nel tempo i due insiemi finiranno quasi per condividere gli stessi confini. La ratio comunitaria è la crescita economica ed il benessere comune di ciò che residua delle potenze continentali, incardinandole nel campo delle democrazie alleate, protette e largamente eterodirette dagli Stati Uniti”. Fin qui Caracciolo ha ogni ragione ma si sbaglia quando afferma che con la caduta dell’URSS e la conclusione della Guerra Fredda gli statunitensi si disinteressano dell’Europa. Non è così, anzi proprio perché “meno importante” nella disfida geopolitica del XXI secolo l’Europa diventa maggiormente sacrificabile, essendo costretta anche pagare il prezzo più alto della crisi economica e delle manovre americane in tutta l’area eurasiatica. Da bastione di difesa contro il comunismo a zona cuscinetto dove scaricare le frizioni di specifiche e variegate azioni internazionali, il cui costo salirà mano a mano che aumenterà la potenza delle aree sfidanti l’egemonia yankee, Russia in primis. L’UE è stata così configurata proprio per svolgere al meglio questo ruolo passivo e arrendevole, per la preservazione d’interessi sovranazionali non suoi e persino in contrasto con la sua stessa sopravvivenza. Siamo, insomma, nati per soffrire e per perire in nome di un Occidente che ci ha sottomessi. Unicamente quando l’Europa si deciderà a rompere le sbarre occidentali che la tengono prigioniera si prefigurerà un nuovo destino, senza catene, di cui potrà sentirsi artefice.

 

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