Moratoria sulla costruzione di virus letali rimessa in discussione

ARTICOLO | 21 DICEMBRE, 2012 – 08:08 | DA DAVIDE ZACCARIA

Virus influenza aviaria

Virus dell’influenza aviaria H5N1. Foto della UAF Center for Distance Education (flickr.com/photos/uafcde)

Questa settimana i maggiori esperti di virus influenzali si sono incontrati nella sede del National Institutes of Health, a Bhetesda, per discutere di un argomento molto controverso: è opportuno costruire in laboratorio ceppi altamente infettivi e letali del virus dell’influenza aviaria, a scopo di ricerca?

Il virus in questione è tristemente famoso: si tratta del ceppo H5N1, noto anche come virus dei polli, sebbene in realtà non infetta solo i polli ma anche altre specie di uccelli, come ad esempio i piccioni. Normalmente non infetta gli esseri umani, ma a volte capita, soprattutto nelle fattorie dell’estremo oriente dove c’è uno stretto contatto con polli e maiali.

Il maiale è un mammifero particolare, perché oltre ad avere delle cellule molto simili alle nostre, per qualche motivo ha anche alcuni recettori di superficie molto simili a quelli degli uccelli, per cui il virus dell’influenza aviaria può infettare, oltre agli uccelli, anche il maiale. Sovente i maiali si infettano attraverso l’acqua: i piccioni che svolazzano sulle fattorie hanno la cattiva abitudine di scacazzare un po’ dove capita, e a volte centrano gli abbeveratoi degli animali.

Tra i miliardi di particelle virali che si moltiplicano nei maiali, può accadere che si formi un mutante in grado di riconoscere anche i recettori tipici dei mammiferi, quelli che assomigliano ai nostri, e quando succede il passaggio dal maiale all’Uomo diventa più facile. Quando infine un mutante riesce a trasmettersi anche da persona a persona, le conseguenze possono essere molto sgradevoli.

Tornando al forum di Bhetesda, la logica della sperimentazione contestata è questa: si realizzano delle varianti del virus influenzale, selezionando i ceppi in base alla letalità e alla capacità di trasmissione, per avere dei modelli da studiare e quindi prepararsi a reagire all’eventuale comparsa di ceppi simili a quelli costruiti in laboratorio. Si crea un mostro in grado di uccidere milioni di persone per prepararsi a uccidere un mostro che se nascesse potrebbe uccidere milioni di persone.

Esperimenti simili in effetti sono già stati effettuati e pubblicati in passato, non senza preoccupazioni. Un anno fa, il 20 dicembre del 2011, il governo degli Stati Uniti chiese di non pubblicare per intero due articoli sull’influenza aviaria, perché le informazioni in essi contenute potevano rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale. Il rischio era dovuto al fatto che avevano creato dei virus letali. Gli autori del lavoro acconsentirono alla censura, ma posero il problema di come divulgare le informazioni alla comunità scientifica: scienza e segreti non vanno d’accordo.

Una prima vivace discussione sull’argomento si aprì nel gennaio scorso, e si concluse con una moratoria di 60 giorni, che poi fu estesa fino ad oggi. Adesso la discussione si è riaperta, e molti scalpitano per dare il via libera ai finanziamenti.

Questo tipo di ricerca è molto controversa, perché comporta dei rischi notevoli, a fronte di benefici ipotetici: secondo diversi scienziati, le previsioni sul comportamento dei virus basate sui modelli di laboratorio sono altamente speculative e quindi imperfette ( Science, 22/06/2012 ).

I rischi maggiori sono due: la guerra biologica e la fuga accidentale dal laboratorio.

Il genoma di un virus è formato da una sequenza di nucleotidi non difficile da riprodurre con le tecniche di ingegneria genetica attualmente in uso, per cui anche se non si ha il virus, se si conosce la sua sequenza si può comunque fabbricare. Di conseguenza, da una documentazione dettagliata si possono ricavare informazioni sufficienti per costruire un’arma.

Anche la possibilità di fuga accidentale non è da sottovalutare, se si considera che una pandemia potrebbe avere conseguenze catastrofiche.

Nei laboratori che lavorano sui virus esistono diversi livelli di sicurezza, che vanno da 1 a 4, dove 4 è il livello massimo. Attualmente per gli esperimenti sui virus influenzali si usano laboratori di livello 3, ma ultimamente per la produzione dei ceppi letali è stato proposto il livello 4.

I laboratori di livello 4 devono avere misure di sicurezza particolarmente severe, che comprendono tute ermetiche a pressione positiva, stanze sotto vuoto, stanze a pressione negativa, illuminazione con raggi ultravioletti, porte con sicurezze elettroniche per fare in modo che non si possano aprire contemporaneamente. L’aria o l’acqua non possono uscire dal laboratorio senza essere disinfettate, e ad ogni ingresso ci sono docce di decontaminazione. In Italia abbiamo 2 laboratori di livello 4, a Milano e a Roma.

Per gli scienziati favorevoli alla fine della moratoria, l’utilizzo di laboratori di livello 4 e una serie eccezionale di protocolli di sicurezza dovrebbero abbassare i rischi a un livello accettabile. C’è però chi ha posto il problema della proliferazione: se si da il via alla ricerca, il numero di ceppi letali potrebbe diventare piuttosto alto, e anche il numero di laboratori che li usano potrebbe diventare un po’ troppo grande.

Attualmente c’è un numero ristretto di laboratori di massima sicurezza, che conservano un ristretto numero di specie virali particolarmente pericolose: il virus del vaiolo, Ebola e alcuni altri killer da febbre emorragica.

Ilaria Capua, virologa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Legnaro, tra i firmatari della moratoria, ha posto un problema molto serio: che succede se decidiamo di continuare a finanziare questo tipo di ricerca, e dopo 20 anni ci ritroviamo con 200 laboratori che fabbricano virus letali? I progressi tecnologici potrebbero portare questi virus anche in paesi con condizioni politiche e tecniche non ideali, siamo sicuri di riuscire a mantenere il controllo per gli anni a venire? Abbiamo davvero bisogno di costruire virus sempre più letali e sempre più infettivi?

A quasi un anno di distanza dall’inizio della moratoria, la comunità scientifica è ancora divisa: da una parte c’è chi ritiene che sia meglio procedere con la sperimentazione, per prepararsi al meglio contro il possibile avvento di un nuovo virus killer, dall’altra chi ritiene che il rischio di perdere il controllo sia troppo grande.   In mezzo c’è un virus che fa paura. Si tratta “solo” di capire se fa più paura il virus che si fa da sé o quello che facciamo noi.

Nel frattempo, se nelle fattorie cinesi coprissero gli abbeveratoi con una tettoia … a volte basta poco per evitare una catastrofe.

http://testelibere.it/article/moratoria-sulla-costruzione-di-virus-letali-rimessa-discussione

 

Moratoria sulla costruzione di virus letali rimessa in discussioneultima modifica: 2013-01-08T22:08:00+01:00da davi-luciano
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