ATTAQUE TERRORISTE À OUAGADOUGOU: DERNIERS BILANS ET RÉACTIONS

Les opérations de sécurité ne seraient pas encore terminées au Burkina-Faso. Toute la nuit, les forces de sécurité ont lutté contre les terroristes qui occupaient un hôtel de luxe de la capitale, le Splendid Hôtel, depuis vendredi soir. Selon le ministère de l’Intérieur, il y a eu au moins 23 morts côté civils. Du côté des assaillants, quatre jihadistes ont été tués.

Papier mis à jour régulièrement

L’assaut lancé aux alentours de 1h30 (heure locale et TU) a permis d’évacuer 126 personnes, dont une trentaine de blessés. Le bilan provisoire communiqué par le président burkinabè Roch Marc Kaboré fait état d’au moins 23 morts de plusieurs nationalités. Sur son compte Twitter, Gilles Thibault, l’ambassadeur de France, indique que l’attaque a fait 27 morts, que la nationalité des décédés n’est pas encore connue et « qu’environ 150 personnes de 18 nationalités différentes » ont été « évacuées et traitées par le centre de soins primaires ».

Confusion sur les bilans

Du côté des assaillants, trois jihadistes ont été tués au Splendid Hôtel par les forces de sécurité burkinabè, appuyées par les forces françaises et américaines. « Il s’agit d’un Arabe et deux Africains noirs », a déclaré le ministre de la Sécurité, Simon Compaoré.

Selon un officier de gendarmerie burkinabè, un quatrième islamiste armé a été tué dans l’hôtel Yibi, où il s’était retranché après l’assaut donné par les forces de sécurité contre le Splendid Hôtel. L’officier a précisé que deux femmes faisaient parties du commando jihadiste. Mais cette information n’est pas confirmée.

L’attentat a été revendiqué par al-Qaida au Maghreb islamique (Aqmi), au nom du groupe al-Mourabitoune à l’origine en novembre dernier de l’attaque meurtrière contre un autre hôtel fréquenté par les Occidentaux, le Radisson Blu à Bamako.

Les réactions

Présent sur place ce samedi 16 janvier au matin, le président Roch Marc Christian Kaboré a appelé le peuple burkinabè au « courage » et à la « vigilance ». Le Burkina Faso « n’a jamais plié l’échine devant quoi que ce soit et ce n’est pas aujourd’hui que cela va commencer », a également assuré à la presse le président burkinabè.

Pour Guy Hervé Kam, avocat et porte-parole du Balai citoyen, un mouvement de la société civile bukinabè interrogé sur RFI, cette attaque jihadiste au cœur de Ouagadougou, est un coup dur pour la démocratie : « Nous venons de sortir des élections, aujourd’hui il y a pas mal d’interrogations qui se posent après cette attaque qui est revendiquée par Aqmi. Mais nous nous interrogeons toujours au Burkina sur les mobiles de cette attaque. Et la rapidité avec laquelle l’attaque a été revendiquée nous fait penser forcément que, oui, c’est une attaque contre la démocratie. »

« On savait pertinemment, poursuit Guy Hervé Kam, qu’on ne pouvait pas être un îlot dans cet océan de terrorisme en Afrique de l’Ouest. Mais c’est vrai que, depuis quand même un certain temps, la menace était plus pressante parce qu’on n’oublie pas aussi les relations supposées que l’ancien régime avait avec les groupes jihadistes qui sévissent en Afrique de l’Ouest. Et depuis lors, bien entendu, on se disait que ça pouvait arriver à tout moment. On a vu que c’est arrivé dans le Nord, c’est arrivé à l’Ouest, et on se disait quand même que Ouagadougou étant vraiment au centre, c’était assez compliqué. Mais voilà, c’est arrivé et le coup dur nous atteint en plein cœur. »

Le président français François Hollande a dénoncé de son côté une « odieuse et lâche attaque » et assuré que « les forces françaises apportent leur soutien aux forces burkinabè ». Le responsable du PS, Jean-Christophe Cambadélis, a pour sa part exprimé sur les réseaux sociaux, « tout son soutien au peuple burkinabè durement touché par la barbarie terroriste ».

Basse tasse e poca burocrazia: investire in Russia è ideale

Veduta di Mosca (foto d'archivio)

© Sputnik. Vladimir Pesnya

16:31 17.01.2016

Gli imprenditori stranieri impegnati in progetti d’investimento in Russia, affermano che fare affari è redditizio e il tempo che intercorre dalla presentazione del piano di business alla sua implementazione è decisamente breve, scrive “Il Giornale”.

La Russia è ideale per gli investimenti: ci sono diverse esperienze e riscontri che lo provano, scrive il quotidiano italiano “Il Giornale” citando il parere di Ernesto Preatoni, imprenditore italiano e fondatore della catena alberghiera “Domina”.

In Russia la situazione politica è stabile, il clima sociale è tranquillo, il Paese ha un debito pubblico molto piccolo, la tassazione è contenuta e i prezzi immobiliari sono ancora relativamente bassi, rileva Ernesto Preatoni.

In Russia, secondo l’imprenditore, si può iniziare a sviluppare il progetto e implementarlo in un tempo molto breve rispetto all’Italia.

Altri imprenditori italiani condividono il parere di Ernesto Preatoni, secondo cui fare business in Russia è vantaggioso: molti hanno investito nel settore immobiliare e nei cantieri in tutto il Paese. Catene alberghiere di proprietà italiana vengono costruite ad Ekaterinburg, Kaliningrad, Tyumen, osserva il quotidiano.

“Periodicamente veniamo in Siberia per monitorare l’avanzamento dei lavori, affidati ad una società di costruzione siberiana molto efficiente. Siamo anche sorpresi dai tempi veloci della burocrazia. Ci ha colpito il fatto che quasi sempre nei ruoli più alti, di maggiore professionalità, abbiamo a che fare con delle donne,” — vengono riportate le parole dell’ingegnere Giuseppe Rustignoli, socio dell’architetto Emiliano Sciacca dello studio “R+S Workshop” di Como.

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/economia/20160117/1906170/Italia-Business-Investimento-Immobiliare-Preatoni-Domina.html#ixzz3xbHaV8OY

Iran-Russia: i due pesi sulle sanzioni

 – Dom, 17/01/2016 – 08:39
L’Iran canta vittoria per l’imminente revoca delle sanzioni e le petroliere sono già pronte a salpare a pieno carico. L’aspetto paradossale è che la Russia, dopo aver giocato un ruolo chiave nella mediazione internazionale con Teheran, sia ancora sottoposta a sanzioni europee e americane, che suonano sempre più assurde.

Non solo la diplomazia russa ha dato man forte a convincere gli ayatollah a rinunciare alla corsa al nucleare in cambio della riabilitazione economica. Le forze di Mosca sono in prima linea contro lo Stato islamico con i raid in Siria. E pure la crisi nell’Est dell’Ucraina con la guerra sopita nel Donbass fa dei passi in avanti, anche se non ancora definitivi. Nonostante ciò la Russia viene punita, come se Vladimir Putin fosse il «cattivo» numero uno e gli ayatollah i «buoni», nonostante abbiano a che fare con le sanzioni fin dal 1979 con la rivoluzione khomeinista.

«Un grande giorno per il mondo» ha annunciato ieri a Vienna, il tessitore dell’intesa, il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. Nelle stesse ore era previsto l’avvio dell’accordo sul nucleare e la revoca delle sanzioni, che tecnicamente scatterà con la pubblicazione dell’ultimo rapporto dell’Agenzia atomica sul rispetto degli impegni da parte di Teheran. Zarif si è incontrato a Vienna con il segretario di Stato americano John Kerry. Sempre ieri è venuta alla luce la trattativa segreta per un clamoroso scambio di prigionieri. Gli Usa stanno rilasciando sette iraniani e Teheran ha liberato cinque iraniani con cittadinanza o legami stretti con gli Stati Uniti. Il più famoso è il giornalista del Washington Post, Jason Rezaian. Gli altri sono un ex marine, un imprenditore e un pastore che si era convertito al cristianesimo. Lo scambio sta avvenendo attraverso la Svizzera.

Nella capitale austriaca Zarif ha incontrato anche l’Alto rappresentante europeo, Federica Mogherini, raggiante per l’accordo a tal punto da lanciare un tweet vittorioso con tanto di selfie assieme al ministro degli Esteri di Teheran. Peccato che Mogherini pare dimentichi il ruolo della Russia nella storica intesa e non alzi un dito, neppure dopo i tentativi falliti con la Ue del premier Renzi, contro le sanzioni alla Russia.

Secondo un recente studio del gruppo assicurativo-finanziario Sace la fine delle sanzioni a Teheran potrebbe portare a un incremento dell’export italiano nel paese degli ayatollah di quasi 3 miliardi di euro nel quadriennio 2015-2018. Le migliori opportunità riguardano i comparti della meccanica strumentale, del petrolio e gas oltre che i trasporti. Al contrario, la Coldiretti, ha stimato che le sanzioni alla Russia pesano sul made in Italy con un crollo delle esportazioni del 27,5%. Solo nell’agroalimentare i danni sono di 20 milioni di euro al mese.

Esercito di Assad libera villaggio dal Daesh dove i terroristi avevano compiuto un eccidio

http://it.sputniknews.com/mondo/20160117/1903726/Siria-Crimini-Jihad-Terrorismo.html

Esercito di Assad

© Sputnik

09:46 17.01.2016

I fondamentalisti, secondo il governatore della provincia di Deir ez-Zor Mohammad Qaddur al-Ajnyyja, sono fuggiti nelle regioni limitrofe. Le vittime dei massacri dei terroristi sono state circa 280 persone.

Il governatore della provincia di Deir ez-Zor Mohammad Qaddur al-Ajnyyja ha riferito all’agenzia Sputnik che un gruppo di terroristi del Daesh (ISIS) è fuggito dal villaggio di al-Bagilya nelle regioni limitrofe dopo aver ucciso 280 persone a seguito dell’offensiva dell’esercito governativo siriano per liberare il centro.

“I terroristi erano entrati nel villaggio di al-Bagilya situato sulle rive dell’Eufrate, ad ovest della città di Deir ez-Zor, e massacrato intere famiglie per il fatto che l’esercito stesse avanzando verso questo centro per liberare la popolazione. Ci sono stati cruenti scontri con i combattenti del Daesh, i quali hanno subito pesanti perdite, alcuni sono riusciti a fuggire verso le regioni limitrofe sotto il controllo dei jihadisti,” — ha detto il governatore all’agenzia.

Secondo le fonti di “Sputnik”, i terroristi sono riusciti ad entrare nel centro grazie all’azione di 30 kamikaze. Inoltre una fonte ha riferito che tra le vittime dell’attacco figurano 20 uomini di un gruppo di volontari filo-Assad, così come le loro mogli e figli.

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20160117/1903726/Siria-Crimini-Jihad-Terrorismo.html#ixzz3xbFzwysN

Madia su dipendenti pubblici: “Per loro art.18 non si tocca”. Ma c’è un problema

http://www.newspedia.it/madia-su-dipendenti-pubblici-per-loro-art-18-non-si-tocca-ma-ce-un-problema/

L‘articolo 18 resterà in vigore per i dipendenti pubblici oppure no? Abbiamo già parlato della Riforma Pa e dei rapporti fra governo Renzi e statali.

E ora Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione, conferma le promesse fatte: “l’articolo 18 non si tocca, lo abbiamo sempre detto”. Lo ha dichiarato Marianna Madia ieri a Sky Tg24, anticipando alcuni punti della Riforma della Pubblica amministrazione.

“Ci sarà poi un testo unico sul pubblico impiego, non in questo consiglio dei Ministri, dove chiariremo tutta la normativa che riguarda il lavoro pubblico”.

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Il governo Renzi sarebbe insomma intenzionato a far valere quanto disposto dal Jobs Act, cioè l’eliminazione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, soltanto per i dipendenti privati.

L’addio all’art. 18 ha comportato la sparizione del reintegro del dipendente sul posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.

Le rassicurazioni della Madia si scontrano con la Corte di Cassazione. E la Consulta potrebbe bocciare il trattamento discriminatorio fra pubblici e privati. L’art. 18 sparirà anche per gli statali?

Perché non dovrebbe valere per gli statali? Perché, come ha spiegato Matteo Renzi a dicembre scorso, “se sei dipendente pubblico significa che hai vinto un concorso” (almeno così dovrebbe essere, dalle parti dell’Agenzia delle Entrate ci sono state eccezioni…).

Sempre Renzi: “Mi accontenterei di licenziare quelli che truffano, che rubano, che sono assenteisti. Senza che qualche giudice del lavoro li reintegri. Ma nel pubblico è impossibile che, cambiando maggioranza politica, si possa licenziare: sarebbe discriminatorio“.

Eppure la Corte di Cassazione, nel 2015, ha sancito che tutto lo Statuto dei lavoratori – incluse le modifiche apportate – va applicato anche ai dipendenti pubblici. E ci sono ottime probabilità, secondo il docente di diritto del lavoro Umberto Romagnoli, che la Corte Costituzionale confermi e individui “un profilo di incostituzionalità” e una “disparità di trattamento” fra gli statali e i dipendenti privati.

Gli statali possono insomma stare sereni: dopo i dipendenti privati impoveriti di diritti fondamentali e condannati al precariato permanente, dopo i pensionati abbandonati, dopo i medici umiliati, dopo la scuola distrutta, potrebbe arrivare anche il turno dei dipendenti pubblici.

Renzi non fa prigionieri.

LUC MICHEL SUR LE DOSSIER COTE D’IVOIRE-PROCES GBAGBO-PLAN DE TRANSITION SORO

LM & FB avec PANAFRICOM/ 2016 01 18/

https://vimeo.com/panafricomtv

https://www.facebook.com/panafricom

* Voir l’intervention intégrale de Luc MICHEL reprise sur PANAFRICOM-TV :

PROCES GBAGBO : LUC MICHEL CARBONISE LA CPI FANTOCHE ET PRONE LA RECONCILLIATION EN RCI (SUR AFRIQUE MEDIA, DEBAT PANAFRICAIN, 17.1.2016)

PANAF - LM repond sur la RCI gbagbo soro (2016 01 18) FR  (1)

https://vimeo.com/152075952/

* QUESTION DE BLAY-AZU DALI SUR LA ‘PAGE OFFICIELLE DE LUC MICHEL’ :

À quel moment Soro a-t-il demandé publiquement la libération de Gbagbo et de Blé Goudé ?

* REPONSE DE LUC MICHEL :

C’EST DANS SON “PROGRAMME DE TRANSITION” sur son site.

Programme en 3 points :

1/ retour des prisonniers de La Haye Gbagbo et Blé Goudé, libération des prisonniers politiques du FPI (dont Simone Gbagbo)

2/ ouverture d’un dialogue de réconciliation nationale véritable

3/ changement de constitution, du système présidentiel actuel, remplacé par une République parlementaire.

PANAF - LM repond sur la RCI gbagbo soro (2016 01 18) FR  (2)

CE PROGRAMME a été publié alors que se posait la constitutionnalité de la candidature de Ouattara et voulait remplacer l’élection présidentielle 2015 précisément par ce processus de transition.

Les “ennuis” de Soro ont alors commencé : poursuites d’officiers des FN par des juges ivoiriens, dossier judiciaire à Paris, cabale organisée par le nouveau régime burkinabé aux mains des américains.

POSEZ VOUS TOUS LA QUESTION : POURQUOI SORO EST-IL POURSUIVI PAR LES JUGES DE LA FRANCAFRIQUE A PARIS ET LES JUGES BURKINABE AU SERVICE DU NOUVEAU REGIME PRO-AMERICAIN DE OUGADOUGOU, ALORS QUE OUATTARA EST L’ENFANT CHERI DE WASHINGTON, DE PARIS ET DU FMI ?

Derrière la campagne actuelle contre Soro, il y a tous les réseaux de Paris et de Washington; Dont l’officine Jeune-Afrique. Il y a même des accusations, venant aussi de Paris, qui accusent Soro de l’attentat de Ouagadougou (sic), pourtant clairement perpétré par Al-Mpurabitoum de Mochtar Belmochatar, rallié à al-Qaida.

PANAF - LM repond sur la RCI gbagbo soro (2016 01 18) FR  (3)

OUVREZ LES YEUX. PENSEZ PAR VOUS MEME. CESSEZ DE CROIRE A LA PROPAGANDE OCCIDENTALE INFLITREE DANS UN CERTAIN DISCOURS AFRICAIN !

La paix en Côte d’Ivoire passe par un nouvel axe politique entre les forces du président Gbagbo et celles de Guillame Soro. En politique, il n’y a ni ennemis éternels ni amis éternels. Mon parcours politique depuis plus de 40 ans me l’a souvent enseigné !

C’est cet axe, et lui seul, qui permettra d’en finir avec le régime Ouattara et de réorganiser la vie politique ivoirienne autour d’une nouvelle constitution.

LM

PAGE OFFICIELLE :

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

# LIRE AUSSI LES EXPLICATIONS DE FABRICE BEAUR (SG DU RESEAU PANAFRICOM EURASIE) :

* QUESTION DE MEO NDEBI :

Si Guillaume soro est sincère, qu’il commence par faire libérer Simone Gbagbo qui est a côté de lui, il est PAN non ?

* FABRICE BEAUR :

Le président du Parlement ivoirien n’a aucune autorité ou influence sur l’appareil judiciaire entièrement contrôlé par Ouattara.

Guillaume Soro cherche des alliés justement afin de contrer l’usurpateur au poste de président de la RCI. Et il ne pourra le faire qu’avec ses anciens ennemis. Rappelez-vous tout de même que Blé Goudé et Soro étaient des amis avant, au collège notamment. Pourquoi ne pourraient-ils pas le redevenir maintenant pour le bien de la RCI ? On ne fait la Paix qu’avec ceux que l’on a combattu. Hors de question de faire la Paix avec l’employé du FMI et de la France. Par contre le président de l’AN et le président légitime et Blé Goudé peuvent et doivent s’entendre afin de gagner la partie. Les modalités ? C’est l’affaire de chacune de parties. On n’avance jamais en restant figé sur ses positions.

LM / FB / PANAFRICOM

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Colonia, verità sconvolgente: fu Taharrush, il “gioco” arabo dello stupro

14 gen 16
 
Provate a immaginare una donna che cammina per strada e che ha solo una colpa: veste all’occidentale e non è accompagnata da un uomo appartenente alla sua famiglia. Improvvisamente viene circondata da un gruppo di uomini, dieci, venti talvolta di più. Alcuni la circondano, altri fanno da palo e sviano i curiosi. Dal gruppo si staccano tre o quattro che iniziano a toccare i seni della poveretta, le toccano il sedere, se ha la sventura di portare la gonna, gliela alzano, le strappano le mutande e le infilano le mani nelle parti intime tra risa e scherni. In internet gira il video di una donna filmata durante questa pratica: se ve la sentite  ascoltate il suo urlo. E’ agghiacciante. Le più fortunate vengono lasciate andare, le altre vengono violentate dal branco.
 
(attenzione, questo video mette a prova la vostra sensibilità)
 
La pratica si chiama Taharrush ed è segnalata nei Paesi del Golfo, a cominciare dall’Arabia Saudita, ma anche in Tunisia, in Egitto, in Marocco, soprattutto al termine del Ramadan ma in genere in occasione di grandi assembramenti. Perché la folla è ricercata dagli uomini che praticano le molestie  di gruppo, la folla aiuta, nasconde, relativizza, la folla aiuta a punire le donne non velate. Come quelle che festeggiavano l’avvento del nuovo anno a Colonia e nelle altre città tedesche la notte di Capodanno.
 
La Bild l’altro giorno ha pubblicato i verbali delle donne che sono state aggredite. E’ un resoconto dell’orrore. A tutte hanno cercato di infilare dita nelle parti più intime. A tutte sono stati palpati seni e sedere. Tutte sono state circondate, umiliate, derubate. Alcune sono state violentate.
 
Ricorda qualcosa? Sì lo avete capito. Nelle piazze tedesche è stato praticato il Taharrush, il “gioco” dello stupro e non è una supposizione giornalistica ma la conclusione a cui è giunta la Polizia federale tedesca, che ora è molto preoccupata perché teme il ripetersi di questi episodi.
 
Dovremmo esserlo anche noi, ma scommetto che pochi di voi, cari lettori, avrete letto grandi titoli al riguardo. Come è avvenuto sin dall’inizio di questa drammatica vicenda, nei grandi media prevalgono l’imbarazzo, il silenzio, la compiacenza del politicamente corretto, dunque il desiderio ricorrente di non offendere il “diverso”. Nemmeno se è un criminale.
 
E qui occorre puntualizzare. Nessuno pensa che tutti gli islamici pratichino il Taharrush. Al contrario: nel Maghreb le autorità arabe e la maggior parte degli Imam condannano e perseguono il comportamento disumano compiuto da piccole minoranze. Dunque non si tratta di criminalizzare l’Islam, né tutti gli immigrati, bensì di capire, segnando il confine tra l’accoglienza e l’abuso, tra l’integrazione e l’arroganza.
 
La Svizzera insegna che un percorso di integrazione armonioso e ancorato al territorio permette di accogliere felicemente persone di diverse etnie, culture e religioni. Oggi nella Confederazione elvetica vivono profughi kosovari, iracheni, etiopi, afghani, arabi senza gravi problemi e i loro figli si sentono ticinesi, vodesi o zurighesi. Un percorso di straordinario successo, perché graduale e controllato.
 
Quando invece si permette a centinaia di migliaia di persone di arrivare simultaneamente in un Paese, seppur grande e federalista come la Germania, senza preparazione, senza un adeguato percorso, il risultato è antitetico rispetto alle lodevoli intenzioni. Non si fa del Bene, si promuove il Male. Si incoraggia una massa enorme di giovani non ad adeguarsi ai costumi e alla cultura del Paese, ma a imporre la propria visione degenerata del mondo. E la vista, il contatto con donne occidentali diventa per molti di loro irresistibile.
 
Possiamo accettarlo? La risposta dovrebbe essere scontata, ma di questi tempi non lo è; a molti apparirà come un atto di coraggio o come un inaccettabile affronto al politicamente corretto. E allora diciamolo forte. La risposta è no, e non per istigare all’odio religioso ma per difendere la nostra civiltà e i nostri valori. Perché se si tace passa il messaggio sbagliato ovvero che in questa Europa tutto è possibile. Anche stuprare una donna nel corso di una notte di festa. Una donna impura, una donna occidentale.

La guida senza patente diventa un caso

La patente è un documento assolutamente inutile, specialmente per come viene conseguita: un esame di teoria ed una prova pratica normalmente di qualche centinaio di metri all’età ormai tipica di 18 anni ed in base a questa, con rinnovi a dir poco demenziali, si può guidare per tutta la vita. Nessun riscontro pratico sulla reale capacità di guidare (per esempio un test al simulatore) e magari nel tempo sono cambiati i codici ed i veicoli….. Meglio sarebbe un riscontro “su strada” con una verifica “al volo” della conoscenza dei codici e della capacità reale di guidare e se è il caso una interdizione giudiziaria a guidare che se si viola questa sì comporti pesanti sanzioni penali. 
 
Nello schema del governo sulle depenalizzazioni non è più reato ma illecito amministrativo Polemica sulla cannabis. Orlando: «Misure diverse solo per chi la produce per usi terapeutici»
di Dino Martirano
 
ROMA Il governo, in vista del Consiglio dei ministri di venerdì 15, passa al setaccio la delega sulla depenalizzazione autorizzata dal Parlamento nel 2014 con la legge 67, in scadenza il 17 gennaio. Dal menu dei reati puniti con la sola pena pecuniaria da trasformare ora in illeciti amministrativi (atti osceni, abuso di credulità popolare, noleggio di materiale coperto da copyright, etc), sono già saltati i piatti forti: l’immigrazione clandestina e il disturbo della quiete notturna e ora balla — sempre con un occhio del premier Renzi rivolto alle reazioni dell’opinione pubblica — anche l’inottemperanza delle prescrizioni per chi è autorizzato a coltivare cannabis per scopi terapeutici. Nell’elenco delle depenalizzazioni resta, però, la guida senza patente.
 
Oggi l’articolo 116 (XV comma) del Codice della Strada prevede la sanzione penale dell’ammenda (da 2.257 a 9.032 euro) per chi guida senza aver conseguito l’esame e per chi circola con la patente scaduta. Lo schema di decreto legislativo preparato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando prevede di trasformare il reato in sanzione amministrativa solo per i casi in cui non ci sia recidiva. In pratica chi sarà scoperto a guidare senza patente per la prima volta eviterà sì il processo penale (che spesso finisce con la prescrizione), ma dovrà pagare una sanzione salatissima: da 5 mila a 30 mila euro. La seconda volta senza patente, nell’arco del biennio, c’è anche l’arresto fino a un anno e il calcolo della recidiva. Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione Giustizia della Camera, e anche gli uffici del ministro sono convinti che la sanzione salatissima sarà più efficace dell’ammenda. Tuttavia a Palazzo Chigi già hanno scelto la via del rinvio con l’immigrazione clandestina e la coltivazione della cannabis terapeutica. E dunque la coincidenza con l’approvazione del reato autonomo di omicidio stradale (previsto per fine mese alla Camera con l’ergastolo della patente, da 15 a 30 anni di sospensione, in caso di incidente mortale) potrebbe scatenare i centristi del Ncd che su droga e immigrazione hanno già guidato il fronte del no. La guida senza patente in caso di incidente mortale, puntualizza la relatrice Alessia Morani, sarebbe però una aggravante dell’omicidio stradale.
 
Il ministro Beatrice Lorenzin (Ncd) è stata la prima a dire ai colleghi che sulla cannabis era meglio «dare un segnale»: non depenalizzando perfino le rare inottemperanze delle prescrizioni previste per chi ha l’autorizzazione a coltivare le sostanze per scopi terapeutici. «I casi in cui è applicato questo reato sono pochissimi — ha commentato Orlando — e riguardano gli istituti di ricerca. Dunque, non sposta nulla questa depenalizzazione». Ecco, il reato da depenalizzare (introducendo una sanzione amministrativa fino a 30 mila euro) riguarda le case farmaceutiche autorizzate: «Chiunque non osserva le prescrizioni e le garanzie…» per la fabbricazione autorizzata delle sostanze (articolo 28, comma 2 del Testo unico sugli stupefacenti). Sia chiaro, spiega Donatella Ferranti, «nessuno ha chiesto la depenalizzazione della coltivazione della cannabis che resta sanzionata con il carcere… per cui, su questo reato del tutto marginale, è bene che il governo rispetti i principi di delega votati dal Parlamento».
 
L’articolo 659 del codice penale (disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone) rimane anche se le sanzioni sono modeste (fino a tre mesi di arresto e fino a 309 euro di ammenda) e non spaventano i gestori di discoteche e fiaschetterie. L’unica consolazione per i cittadini tartassati dalla movida sarà quella di poter chiamare ancora carabinieri e polizia. Senza il penale la competenza sarebbe dei vigili.
 
Avrebbe dovuto sparire anche il reato di immigrazione clandestina che magistrati e polizia chiedono di cancellare perché gli stranieri irregolari indagati («Per i quali spendiamo 1.000 euro ciascuno per l’avvocato d’ufficio», osserva Orlando) poi non possono testimoniare contro gli «scafisti» perché risultano indagati per reato connesso. Renzi, pressato da Alfano, ha chiesto un rinvio. E ora il Guardasigilli sta pensando a come tappare la falla: «Ci potrebbe essere un emendamento del governo al Senato al ddl penale anche per rispondere alla Corte di Strasburgo che, in via generale, ci invita a non applicare per i medesimi comportamenti la sanzione penale e la misura amministrativa». Reato cancellato ma solo nel momento in cui verrà rafforzata l’espulsione dello straniero applicata dal prefetto.
 
12 gennaio 2016 (modifica il 12 gennaio 2016 | 17:42)

LE PROCES GBAGBO-BLE GOUDE A LA HAYE : DEBAT VIF ET TENDU SUR LES PLATEAUX D’AFRIQUE MEDIA (DOUALA ET BRUXELLES)

# SUR AFRIQUE MEDIA TV CE DIMANCHE/

COMITES AFRIQUE MEDIA/ 2016 01 17/

https://www.facebook.com/AFRIQUE.MEDIA.TV/

https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

Capture DEBAT 2016 01 17    0

C’est çà le DEBAT PANAFRICAIN, le choc des opinions et la passion de l’Afrique !

Et comme le rapellait Luc MICHEL ce dimanche, « les téléspectateurs d’AFRIQUE MEDIA ont l’intelligence et la maturité pour se faire leur opinion et choisir ».

Le DEBAT de ce 17 février 2016, consacré au Procès Gbagbo-Blé Goudé (nouveau round le 28 janvier à la Haye) ne fait pas exception. Avec de grosses pointures comme Bikoro ou Jean de Dieu Ayissi on pouvait s’y attendre.

On y a vu surtout de nombreux téléspectateurs ivoiriens intervenir par téléphone (AFRIQUE MEDIA est la seule grande télévision qui donne la pearole en direct et sans censure à son public) et invectiver certains panelistes (notamment un pasteur) …

Capture DEBAT 2016 01 17    1

LUC MICHEL CARBONISE LA CPI, « TRIBUNAL FANTOCHE » …

* Voir son intervention intégrale reprise sur PANAFRICOM-TV :

PROCES GBAGBO : LUC MICHEL CARBONISE LA CPI FANTOCHE ET PRONE LA RECONCILLIATION EN RCI (SUR AFRIQUE MEDIA, DEBAT PANAFRICAIN, 17.1.2016)

https://vimeo.com/152075952/

Après avoir disséqué sans merci la CPI, « tribunal fantoche et inique aux mains des occidentaux », utilisant même le terme anglophone de « kangaroo court », et carbonnisé la procureur Ben Souda, « terriblement suffisante et insuffisante, incompétente malgré les millions de dollars finançant son office », le géopoliticien Luc MICHEL a analysé les répercussions du procès Gbagbo en Côte d’Ivoire même. On sait qu’il est souvent intervenu dans le dossier de la Côte d’Ivoire, y compris dans les médias ivoiriens …

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… MAIS PRONE LA RECONCILLIATION NATIONALE EN COTE D’VOIRE !

On rappellera la position originale de Luc MICHEL dans ce dossier.

Puisqu’il a toujours fait campagne depuis 2011 pour la libération de Gbagbo et Blé Goudé et contre la CPI. Et que bien avant il a organisé avec feu Me Vergès la défense de Milosevic contre le TPIY ancêtre de la CPI pour l’ex Yougoslavie.

MAIS le géopoliticien défend aussi le « Plan de transition » de Guillaume Soro, le président de l’Assemblée nationale ivoirienne, en RCI, sur la base du « retour de Gbagbo et Blé Goudé en RCI, de la libération de Mme Gbagbo et des prisonniers politique du FPI et une réconciliation nationale » pour en finir avec le Régime Ouattara. « En politique, il n’y a ni ennemis éternels ni amis éternels. Mon parcours politique depuis plus de 40 ans me l’a souvent enseigné », dit-il encore.

Luc MICHEL a pu longuement exposer ses positions et répondre à ses détracteurs sur les plateaux d’AFRIQUE MEDIA. Où l’on sait que sur les « sujets qui fâchent » (RCI, Burundi, Burkina Faso) il développe sans langue de bois des positions originales …

GK / COMITES AFRIQUE MEDIA

https://www.facebook.com/AFRIQUE.MEDIA.TV/

https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

[Mondocane – Blog di Fulvio Grimaldi] link selezione da “Un deserto chiamato pace”

docu film iraq 2
A questo link trovate una selezione di 20′ dal mio docufilm “UN DESERTO CHIAMATO PACE”, di 90′.
Il film è stato girato in Iraq durante la guerra del 2003 che ha inteso avviare la soluzione finale per la nazione irachena. Parla di informazione falsa e bugiarda, di un popolo forte, dignitoso, antico  e fiero, decimato dalla barbarie occidentale, della sua resistenza, della sua indescrivibile sofferenza.
Il film intero si può richiedere a visionando@virgilio.it.
Fulvio