“La Nato ora è il nemico”. Putin non dimentica il caccia abbattuto dai turchi

Vladimir Putin comincia l’anno nuovo mettendo le cose in chiaro: l’espansione della Nato è una “minaccia per la sicurezza nazionale” della Russia. E’ quanto si legge nella nuova strategia di sicurezza nazionaleapprovata e firmata dal presidente Putin. Il documento viene aggiornato ogni sei anni e indirizza la politica estera del Paese. Secondo quanto si legge, l’aumento delle truppe Nato ai confini della Russia è definito “una violazione delle norme che regolano il diritto internazionale”. Putin e la Russia non hanno dimenticato l’abbattimento del caccia russo a opera di aerei turchi, e la Turchia è un Paese facente parte della Nato, che si suppone debba essere responsabile, e non abbattere un aereo di un Paese amico per una presunta violazione degli spazi aerei. “L’indipendenza” della Russia sullo scacchiere internazionale ha provocato “la reazione da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati, interessati a mantenere il loro dominio nella sfera degli affari internazionali”, si legge ancora nel nuovo piano di strategia nazionale approvato da Vladimir Putin. “Un processo di militarizzazione e corsa alle armi si sta sviluppando nelle regioni vicine alla Russia. La priorità nazionale della Russia – si sottolinea – è avere lo status di potenza globale di primo piano”.

Putin: l’Occidente finanzia gruppi armati per deporre governi legittimi

Detto questo, il nuovo documento di strategia nazionale prevede l’uso della forza militare “solo se ogni altra misura risulta inefficace”. In questo senso la prevenzione di conflitti militari viene affidata al mantenimento “a un giusto livello” del “deterrente nucleare” così come di un “giusto grado di prontezza al combattimento delle forze armate”. L’istigazione alle “rivoluzioni colorate” (come quella ucraina, ndr) è “una delle principali minacce per la sicurezza nazionale della Russia”, dice poi il documento firmato da Putin. Tra i responsabili vengono considerati “gruppi radicali che usano ideologie estremiste nazionaliste e religiose, Ong straniere e internazionali e privati cittadini”. Nel documento si sottolinea inoltre come “la pratica di deporre governi politici legittimi si stia diffondendo”. In questo Putin si riferisce certamente alla Siria, dove il presidente Bashar al Assad è osteggiato dall’Occidente da anni, tanto da provocare una guerra armata contro di lui finanziando e foraggiando terroristi islamici.

Il messaggio di buon anno del presidente Putin ai cittadini della Federazione Russa

Il presidente Putin parla alla nazione allo scoccare della mezzanotte del 1° gennaio

© Sputnik. Alexei Druzhinin

22:02 31.12.2015

Allo scoccare della mezzanotte di Mosca il presidente Putin ha rivolto ai cittadini russi il tradizionale messaggio di auguri.

Cittadini della Russia! Cari amici!

Tra pochi minuti incontreremo il Nuovo Anno, il 2016. L’avvicinarsi di questo momento meraviglioso, tra passato e futuro, ci è familiare sin dall’infanzia. Lo aspettiamo con gioia, speranza ed entusiasmo; crediamo in un futuro migliore e più chiaro.

Come da tradizione, celebriamo questa festa in famiglia, con le persone più care. Naturalmente, non tutti riescono a festeggiare il Nuovo Anno con le proprie famiglie. Occorre lavorare negli ospedali e nelle fabbriche, adempiere il servizio militare e civile, sorvegliare i confini e vigilare per garantire la nostra sicurezza in terra, in mare e nell’ aria.

Siamo grati a tutti coloro che, giorno e notte, nei giorni feriali e nei giorni festivi, sono sempre in servizio. Soprattutto oggi desidero congratularmi con i nostri soldati che stanno combattendo contro il terrorismo internazionale, che difendono gli interessi nazionali della Russia all’estero, dimostrando volontà, determinazione e carattere. Di queste qualità abbiamo bisogno noi tutti, sempre, ovunque e in ogni caso.

Il successo di tutto il Paese dipende dal lavoro proficuo e dai risultati di ciascuno di noi. Condividiamo gli stessi obiettivi, il desiderio di fare del bene per la patria e di reggere la responsabilità del suo destino.

Nel 2015 che sta per terminare abbiamo celebrato il 70° anniversario della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica. La nostra storia, l’esperienza dei padri e dei nonni, la loro unità in tempi difficili e la forza di spirito sono un grande esempio per noi. Ci hanno aiutato e ci aiuteranno a rispondere in modo adeguato alle sfide moderne.

Cari amici! Ora nella notte di Capodanno sentiamo molto chiaramente quanto per noi siano preziosi i nostri cari, come è importante che ogni cosa vada bene per tutti loro, che siano in salute, che la cura e le attenzioni dei figli riscaldino i genitori e che a loro ritorni ciò che di buono ci hanno insegnato e ci insegnano.

Che i nostri figli crescano intelligenti e attivi, che l’amore e la compassione, la generosità e la bontà d’animo siano la nostra guida negli affari di tutti i giorni!

Allo scoccare del Nuovo Anno restano pochi secondi. Auguriamoci il successo, la gioia e la felicità, ringraziamoci a vicenda per la comprensione e il sostegno, per la partecipazione e la sensibilità e brindiamo alla prosperità e al benessere della Russia!

Buone Feste! Buon 2016!

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/politica/20151231/1817898/Putin-messaggio-mezzanotte.html#ixzz3w6G1m3dC

Il Professor Zichichi smonta le eco-balle su clima e smog

 http://www.imolaoggi.it/2015/12/29/il-professor-zichichi-smonta-le-eco-balle-su-clima-e-smog/

“Proibiamo di immettere veleni nell’aria con leggi draconiane” ma ricordiamoci che “l’effetto serra è un altro paio di maniche, e noi umani c’entriamo poco. Sfido i climatologi a dimostrarmi che tra cento anni la Terrà sarà surriscaldata. La storia del climate change è un’opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare l’indimostrabile”.

antonino_zichichi

Antonio Zichichi, 85 anni, in una intervista a Il Mattino avverte: “Noi studiosi possiamo dire a stento che tempo farà tra quindici giorni, figuriamoci tra cento anni”.E poi si chiede Zichichi: “In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla, se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni”.

Lo scienziato spiega che “per dire che tempo farà tra molti anni, dovremmo potere descrivere l’evoluzione del tempo istante per istante sia nello spazio che nel tempo. Ma questa evoluzione si nutre anche di cambiamenti prodotti dall’evoluzione stessa. È un sistema a tre equazioni che non ha soluzione analitica”. Quindi perché molti scienziati concordano sul riscaldamento globale? “Perché hanno costruito modelli matematici buoni alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri liberi, arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni per fare in modo che i risultati diano loro ragione. Ma il metodo scientifico è un’altra cosa”.

E “occorre distinguere nettamente tra cambio climatico e inquinamento. L’inquinamento esiste, è dannoso, e chiama in causa l’operato dell’uomo. Ma attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un’enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale. L’azione dell’uomo incide sul clima per non più del dieci per cento. Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali dei quali a oggi gli scienziati, come dicevo, non conoscono e non possono conoscere le possibili evoluzioni future. Ma io sono ottimista”.  LIBERO

Il Nobel Rubbia smonta la bufala dei cambiamenti climatici

 http://www.imolaoggi.it/2016/01/01/il-nobel-rubbia-smonta-la-bufala-dei-cambiamenti-climatici/

imolaoggi

venerdì, 1, gennaio, 2016

rubbia

Carlo Rubbia, fisico italiano, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984, smonta la grande bufala dei cambiamenti climatici.

Il discorso è stato tenuto al Senato nel 2014. Malgrado ormai molti scienziati abbiamo apertamente denunciato la frode del global warming, Bergoglio, la Boldrini ed i suoi accoliti di sinistra (che scienziati non sono) continuano a imperterriti a prendere in giro i cittadini con un mostruoso spreco di denaro pubblico e parlando di riscaldamento globale e fantomatici “migranti climatici”.

16 GENNAIO, ROMA, NEL 25° DELL’ATTACCO ALL’IRAQ: CON L’IRAQ, CON TUTTI I POPOLI AGGREDITI, MARTIRIZZATI, CHE RESISTONO

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/01/15-gennaio-roma-nel-25-dellattacco.html

SABATO 2 GENNAIO 2016

 
Il 16 gennaio varie forze anti-guerra manifesteranno a Roma contro le guerre in corso. Alcune piattaforme sono del tutto inadeguate, altre altamente equivoche. La guerra diventa una realtà astratta, senza genitori. Molte guerre vengono dimenticate: Jugoslavia, Afghanistan, Ucraina, le aggressioni israeliane a Libano e Gaza, addirittura qualcuno s’è scordato della Siria. La nonviolenza assurta a imperativo categorico e dogmatico getta indecenti ombre sulla resistenza di popolo in Siria, Iraq, ovunque si eserciti la criminalità imperialista. Il testo del Comitato No Guerra No Nato che qui accludo rappresenta a mio avviso il corretto atteggiamento con cui partecipare alla manifestazione del 16 gennaio. 
 
https://vimeo.com/150178826 Questo è il link che porta al mio docufilm “IRAQ, GENOCIDIO NELL’EDEN”, girato in Iraq durante l’embargo degli anni ’90. Gli altri miei dolcufilm sull’Iraq sono: “CHI VIVRA’, IRAQ!” e “UN DESERTO CHIAMATO PACE”, ottenibili scrivendo a visionando@virgilio.it.
Come e perché il Comitato No Guerra No Nato partecipa alla manifestazione del 16 Gennaio contro la Nato
— Venticinque anni fa, nelle prime ore del 17 gennaio 1991, iniziava nel Golfo Persico l’operazione «Tempesta del deserto», la guerra contro l’Iraq che apriva la fase storica che stiamo vivendo.
Questa guerra, preparata e provocata da Washington, veniva lanciata nel momento in cui, dopo il crollo del Muro di Berlino, stavano per dissolversi il Patto di Varsavia e la stessa Unione Sovietica. Approfittando della crisi del campo avversario, gli Stati Uniti rafforzavano con la guerra la loro presenza militare e influenza politica nell’area strategica del Golfo.
La coalizione occidentale, formata da Washington, inviava nel Golfo una forza di 750 mila uomini, di cui il 70 % statunitensi, agli ordini di un generale Usa. Per 43 giorni, l’aviazione statunitense e alleata effettuava, con 2800 aerei, oltre 110 mila sortite, sganciando 250 mila bombe, tra cui quelle a grappolo che rilasciavano oltre 10 milioni di submunizioni. Partecipavano ai bombardamenti, insieme a quelle statunitensi, forze aeree e navali britanniche, francesi, italiane, greche, spagnole, portoghesi, belghe, olandesi, danesi, norvegesi e canadesi. Il 23 febbraio le truppe della coalizione, lanciavano l’offensiva terrestre. Essa terminava il 28 febbraio con un «cessate-il-fuoco temporaneo» proclamato dal presidente Bush.
La guerra del Golfo fu la prima guerra a cui partecipava, sotto comando Usa, la Repubblica italiana, violando l’articolo 11, uno dei principi fondamentali della propria Costituzione. I caccia Tornado dell’aeronautica italiana effettuarono 226 sortite, bombardando gli obiettivi indicati dal comando statunitense.
Nessuno sa con esattezza quanti furono i morti iracheni nella guerra del 1991: sicuramente centinaia di migliaia, per circa la metà civili. Alla guerra seguiva l’embargo, che provocava nella popolazione più vittime della guerra: oltre un milione, tra cui circa la metà bambini.
Subito dopo la guerra del Golfo, gli Stati Uniti lanciavano ad avversari e alleati un inequivocabile messaggio: «Gli Stati Uniti rimangono il solo Stato con una forza, una portata e un’influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali. Non esiste alcun sostituto alla leadership americana» (Strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, agosto 1991).
La Nato, pur non partecipando ufficialmente, in quanto tale, alla quella guerra, mise a disposizione le sue forze e le sue strutture. Pochi mesi dopo, nel novembre 1991, il Consiglio Atlantico varava, sulla base della guerra del Golfo, il «nuovo concetto strategico dell’Alleanza». Nello stesso anno in Italia veniva varato il «nuovo modello di difesa» che, stravolgendo nuovamente la Costituzione, indicava quale missione delle forze armate «la tutela degli interessi nazionali ovunque sia necessario».
Nasceva così la strategia che ha guidato le successive guerre sotto comando Usa – contro la Jugoslavia nel 1999, l’Afghanistan nel 2001, l’Iraq nel 2003, la Libia nel 2011, la Siria dal 2013 – accompagnate nello stesso quadro strategico dalle guerre di Israele contro il Libano e Gaza, della Turchia contro i curdi del Pkk, dell’Arabia Saudita contro lo Yemen, dalla formazione dell’Isis e altri gruppi terroristi funzionali alla strategia Usa/Nato, dall’uso di forze neonaziste per il colpo di stato in Ucraina funzionale alla nuova guerra fredda e al rilancio della corsa agli armamenti nucleari.
Su tale sfondo il Comitato No Guerra No Nato ricorda la guerra del Golfo di 25 anni fa, nel massimo spirito unitario e allo stesso tempo nella massima chiarezza sul significato di tale ricorrenza, chiamando a intensificare la campagna per l’uscita dell’Italia dalla Nato, per una Italia sovrana e neutrale, per la formazione del più ampio fronte interno e internazionale contro il sistema di guerra, per la piena sovranità e indipendenza dei popoli.
Noi non mettiamo tutti sullo stesso piano. Questa guerra viene dall’Occidente. Il terrorismo viene dall’Occidente. La crisi mondiale viene dall’Occidente.
Tutti coloro che hanno firmato l’appello di questo comitato, e che ne condividono l’analisi e gli scopi, sono invitati a partecipare alla manifestazione romana del 16, e alle manifestazioni che verranno realizzate nei centri minori di ogni parte d’Italia, con queste precise posizioni. Noi chiediamo a tutti i cittadini italiani di unirsi a noi nella richiesta di un’Italia neutrale.
Comitato No Guerra No Nato
 
Pubblicato da alle ore 08:48