GAY FA FICO E POLONIO FA PUTIN

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MONDOCANE

VENERDÌ 22 GENNAIO 2016

Una mia foto di Bloody Sunday sulla facciata della prima casa di Derry.
 
Altro che le sette piaghe che si abbatterono sul faraone per castigarlo, secondo l’invenzione biblica, della persecuzione del popolo ebraico (che da quella parti non c’era mai stato, ma che già allora andava costruendosi sul concetto di persecuzione e liberazione). Le sette piaghe, tra aerei a lui abbattuti o il cui abbattimento è a lui attribuito, denunce di doping, poi allargatesi all’universo mondo, demonizzazione in quanto omofobo, mandante di omicidi di giornalisti, massacratore di civili in Siria e via fantasticando, il presidente russo le ha da tempo superate. E chi non riesce a farsi una ragione di non essere più l’unico decisore delle sorti del mondo e, anzi, di essersi visto messo dietro la lavagna da un maestro che la sa e la fa infinitamente più lunga, sta dando fuori di matto. Perché per arrivare, dopo 10 anni di giri intorno alla faccenda, a fare di Putin il mandante “probabile” dell’omicidio al Polonio 10 del dissidente Litvinenko, bisogna aver pensato che l’opinione pubblica mondiale è rimbecillita al punto da accettare l’aberrazione giuridica di una sentenza di colpa emessa per “probabilità”. E nel caso dei media italiani, in questo succoso caso capitanati dalla lobby ebraica, il pensiero è fondato. A dispetto della risate omeriche che nei tempi dei tempi si perpetueranno di meridiano in meridiano sulla creatività dei magistrati britannici.
 
Sul “Fatto Quotidiano” che, rispetto alla stampa di regime fa eccezione positiva fino a quando non si arriva a pagina 18 “Esteri”, dove riesca a scalzare dallo strapuntino Cia-Mossad perfino i Molinari (La Stampa) e i Calabresi (Repubblica), si scatena l’addetto alla Russia di ogni infamia, Leonardo Coen. Giovinetto di buone speranze quando si presentò a “Lotta Continua”, di cui ero direttore, per fare un po’ di pratica. La fece così bene che, nel suo inebriamento per il giudice che ha condotto l’inchiesta, Robert Owen, scrive Sir Owen, ignorando che il titolo di Sir si congiunge esclusivamente con il nome del baronetto: Sir Robert. 
 
Dunque il losco personaggio,  spia pro-Occidente cara al venditore di tappeti e consumatore parossistico di vodka, Eltsin, è morto di polonio radiattivo dopo aver preso il tè con due agenti russi. Onde per cui sono loro che glie l’hanno messo nel tè e si sono poi dileguati. Putin che non li estrada, ne è evidentemente il mandante. Onde per cui: sanzioni. Altre sanzioni, visto che quelle inflitte finora non lo hanno ridotto alla ragione, non sono servite ad evitare la debacle occidentale in Medioriente, ma hanno rotto pesantemente le palle agli esportatori europei. Per placarne rabbia e frustrazione toccava aumentare il tasso di mostruosità dello “zar”. Incombe pur sempre, sugli Usa in crisi di credibilità oltreche di funzionalità, il terrore che quest’Europa, così intimamente appiccicata all’Asia e, dunque, alla Russia e poi alla Cina, senza neanche un mare di mezzo e con un reticolato crescente di Vie della Seta, possa, seppure per mere ragioni di sopravvivenza, tornare a rivolgersi al vicino, partner naturale e proficuo, oltreché meno ingombrante e prevaricatore.
 
Al collega (si fa per dire) Coen del “Fatto” fa difetto la memoria. Ai tempi in cui ambiva a esprmersi sul quotidiano “Lotta Continua”, io ero impegnato, unico allora nella stampa internazionale, a poter raccontare quanto avevo visto, unico giornalista straniero sul posto perchè sfuggito alle barriere “No Press” britanniche, il 30 gennaio 1972. Era il  “Bloody Sunday”, quando i parà di Sua Maestà uccisero a freddo a Derry, Irlanda del Nord,14 civili inermi (e mi spararono contro tre volte). Ne seguì un’inchiesta affidata, anche allora, a un prestigioso magistrato inglese, Lord Widgery.
 
Jack Duddy, 16 anni, prima vittima di Bloody Sunday (foto F.Grimaldi)
 
Venni chiamato a testimoniare solo dopo che la stampa di Dublino avva denunciato lo scandalo della mancata convocazione dell’unico giornalista straniero sul posto. Portai con me una novantina di bossoli raccolti da terra che dimostravano, inconfutabilmente, comegli spari provenissero tutti dai fucili pesanti “Sterling” del 1° Battaglione Paracadutisti. Corpo del reato che Widgery, astutamente, mi intimò di riportare via, senza che fosse esaminato. Né volle esaminare le mie foto delle esecuzioni, quella dei tre colpi tirati contro la mia finestra, le registrazioni della radio militare che ordinava la mia cattura “con qualsiasi mezzo”, né ascoltare la registrazione dell’intera strage. Ne risultò un’assoluzione degli assassini e, ovviamente, del governo mandante di Londra. Ma anche uno scandalo e un ridicolo internazionali che seppellirono l’alto magistrato con tutta la sua inchiesta. Londra fu costretta ad avviarne un’altra, quella di Lord Saville, meno incresciosa, in cui pure testimoniai e che, perlomeno, giunse ad attribuire la responsabilità a qualche testa matta tra gli ufficiali dell’esercito occupante. Ora si sta avviando, sotto pressione dell’indomabile popolo di Derry, una terza inchiesta, a cui sono stato convocato un’altra volta. E’ condotta dalla polizia nordirlandese. 200 soldati britannici convocati si rifiutano di testimoniare. Per ora uno solo è stato incriminato. In ogni caso Londra se la caverà. Come grazie al, da Coen venerato per il suo coraggio, “Sir Owen”.
 
Prima False Flag di fine secolo
Al Coen e agli altri corifei della giustizia britannica raccomando, inutilmente è ovvio, un altro ricordo. Quello di Lockerbie. 21 dicembre 1988, esplode  nel cielo della Scozia il volo Pan Am 103, 270 morti. Chi può essre il colpevole? Ma naturalmente solo lui, Muammar Gheddafi, da tempo sotto schiaffo  per le sue malefatte anti-occidentali, antidemocratiche, anti-multinazionali, anti-israeliane, anti-satrapi del Golfo. Tanto che, nell’86, Reagan ne aveva addirittura bombardato la casa, uccidendone una figlia. E subito si individuarono i due sicari: agenti libici, senza il minimo dubbio. Londra ne chiese l’estradizione. Fiducioso nella giustizia britannica, maestra delle genti, Gheddafi acconsentì, anche sotto la pressione delle micidiali sanzioni-ricatto inflitte da Usa e UE. Ma uno fu subito rispedito indietro perché troppo poco associabile al delitto. L’altro, Ali Al Megrahi, proclamatosi innocente per tutta la durata dell’infame montatura, venne condannato al carcere a vita da una corte scozzese in Olanda (?). Dopo corsi e ricorsi, nel 2009, fatti otto anni e mezzo, fu rilasciato da un giudice scozzese. Si disse “per motivi umanitari”. Ma passò alla storia – e non negli appunti di Coen e affini – la dichiarazione del magistrato che definì  la prima sentenza “un travestimento scandaloso della giustizia”.
 
Al Megrahi morì di cancro poco dopo, ma fece in tempo a vedere i britannici distruggere il suo paese, come avevano distrutto la sua vita. Ci consoliamo della certezza che con la Russia non sarà così. Intanto la moglie del fuoruscito si è messa a strepitare che all’infame assassino vengano inflitte altre sanzioni, oltre a quelle già comminategli dopo il colpo di Stato Nato-nazista in Ucraina. Di queste sanzioni, volute da una Washington in pieno marasma geopolitico e che mena calci all’impazzata per ogni dove e dalla sua appendice oltremanica, si dovrà ora incaricare anche l’Europa. Ancora una volta tranciandosi le gonadi. Come va facendo da Belgrado in poi.
 
 Frocio e stronzo pari son
Quell’eterosessuale appassionato che sono s’è sentito dare del frocio (oltreché del pezzo di merda, del cornuto, del testa di cazzo, del figlio di zoccola, et cetera), l’ultima volta pochi giorni fa, da un energumeno alticcio che sbraitava dall’altezza sicura del suo balcone. Avevo commesso il delitto di lesa proprietà privata legando per pochi minuti il bassotto Ernesto alla ringhiera della scala del condominio. Palazzo nel quale si trova anche uno studio di fisioterapia da me visitato. L’insulto fondato sulla specificità sessuale nel mio caso è meno grave perché di quella non sono rappresentante. Le sillabe vagano per l’aria e non colpiscono. Colpisce però l’intenzione. Frocio e stronzo, nel caso, pari erano 
 
Non lo racconto per pormi sullo stesso piano dell’allenatore-martire dell’Inter, ingiuriato con quel termine da un bifolco toscano, straordinario maestro della rotondologia, ma a cui le altezze vertiginose a cui  i meriti suoi e di Higuain lo hanno proiettato devono aver dato alla testa. Lo racconto perché mi colloca su un piano che è affollato da diversi milioni di italiani i quali, specie nel traffico, si sono tutti scambiati quell’epiteto e tutti i suoi surrogati regionali, probabilmente a partire dall’età della ragione e nei secoli dei secoli. Tanto più ora, nel caso dei maschilisti e omofobi che si vedono costretti a confrontarsi con una società dove contradditoriamente, in parallelo con Giovanardi e altri spiaggiati del cattolicesimo ultrà, la diversità sessuale è diventata di gran moda in politica, nei salotti, nella cultura, nel cinema. Insomma gay è anche fico.
 
Perfino, ci rivela il “manifesto”, il più recente ed eccellente  testimonial della categoria GLBTQ, nientemeno che allenatore di uno squadrone storico, da sempre qualificato per il primato in serie A, aveva fatto contundente uso dell’invettiva, addirittura potenziata in “frocio di merda” all’indirizzo del giornalista Alessio Da Ronchi della Gazzetta dello Sport. Il reo aveva diffuso al pubblico un litigio dell’allenatore con il giocatore Amaral, dipanatosi lungo fraseggi che deprecavano la presunta identità sessuale del brasiliano. Non era successo niente più di qualche mormorio gossiparo ai bordi del campo e tra gli addetti alla sfera rotolante.
 
E allora perché questo sollevar di scudi fino al settimo cielo dell’indignazione, questo invocare castighi divini e provvedimenti come neanche contro il Putin della presunta omofobia (del tutto inventata, se si guarda la legge in oggetto), questa graticola rovente su quale il nuovo San Lorenzo è stato rosolato?  A male parole, spesso schifosamente razziste (ma è acqua calda per arbitri, società e Federazione), ci si prende sistematicamente sulle gradinate, ai bordi del campo, negli spogliatoi, con l’arbitro, con l’automobilista che ti ha preceduto nel parcheggio, col compagno che non ti fa copiare il compito, o che, controsenso dei controsensi, ti ha fregato la ragazza. E Mancini non ha nemmeno fatto outing, come la rumoreggiante comunità GLBTQ vanterebbe. Anzi non pare nemmeno potersi ascrivere a nessuna delle definizioni che formano l’acronimo.
 

Devo ammettere che mi ci sono voluti molti anni e molte conoscenze preziose perché superassi, non tanto uno Zeitgeist  allora sonoramente intollerante verso i “diversi”, detti “invertiti” o “pederasti”, “ricchioni” o, in Liguria, “bulici”, quanto la diffidenza suscitatami dagli innumerevoli e insidiosi approcci da cui mi ero dovuto difendere da adolescente. Un età sotto tiro da parte di interessati di ogni genere, anche perché più suscettibile di subire influenze faste e nefaste. E ogni minoranza discriminata si salvaguarda con il proselitismo. Ammetto anche che le immagini dei Gay Pride mi risultano, e non per l’esibita “anormalità”, un insostenibile offesa al buon gusto, a qualsiasi criterio di eleganza, di una carica provocatoria irrimediabilmente a salve.

 
E’ che l’omosessualità, unendo gli affiliati contro soprusi e discriminazioni secolari, necessariamente è diventata categoria politica. Come fossero  falegnami,  o astronomi. E come tale, essendo questa l’usanza dei tempi, s’è fatta lobby. Per la giusta rivendicazione dei suoi diritti (che io sostengo a spada sguainata, per quanto preferisca riservare alla crescita e all’iniziazione dei bambini la bipolarità maschio-femmina). E una lobby ambisce a spazi, una categoria, legittima o criminale, si sostiene attraverso il reciproco aiuto tra i suoi membri (absit iniuria verbis). Niente di male, finchè tale solidarietà è finalizzata alla buona causa della propria legittimazione e dei propri diritti, o ad altre buone cause, magari come quella che brillava di forte luce propria su uno striscione nel corteo anti-guerra e anti-Nato del 16 gennaio e che schierava le lesbiche contro i crimini dei guerrafondai.
 
Forse, a partire dai Gay Pride, bisognerebbe  vedere un po’ come si schierano i GLBTQ sulle grandi questioni da cui dipendono la libertà, i diritti, la stessa sopravvivenza di tutti noi, etero, omo, fantasiosi vari. Forse bisognerebbe capire quale battaglia è genuina (immagino che per i più lo siano tutte), e quale viene utilizzata, anche a insaputa dei suoi protagonisti, come arma di distrazione di massa. Non può non colpire che è proprio nei governi e Stati che hanno più scheletri negli armadi, dove avanzano diritti civili come i matrimoni gay, gli uteri in affitto, le coppie di fatto di qualsiasi combinazione. Il che nulla toglie alla validità delle battaglie per questi diritti.. Avanzano marciando  su devastazione sociale, economica, poliziesca e guerresca. Non riesco a festeggiare quando Obama illumina di plauso il matrimonio tra due uomini, dietro ai quali si allarga all’infinito l’ombra che occulta genocidi da fame e da bombe.
 
E, nel nostro piccolo, uno come Cecchi Paone, per esempio, che si avventa lancia in resta sull’improvvido Sarri, ma sta pervicacemente dalla parte dei sociocidi e dei farabutti politici, primi responsabili delle sventure, ingiustizie e sofferenze di tutti, a chiunque specialità appartengano, non viene nobilitato dall’etichetta di omosessuale.  O, peggio perché sprofondato nel cinico e nel grottesco, quel Vladimir Luxuria che fa il coglionazzo nell’Isola dei Famosi, in Honduras, paese appena ferito a morte da un golpe amerikano e dove in quei giorni è stato ammazzato il leader del movimento gay e gli oppositori di ogni tipo vengono fatti fuori in massa. Ricordate lo sciagurato Sansonetti, direttore di “Liberazione”, che, con riferimento all’oscena trasmissione, in prima pagina strepita “Forza Vladimir!”? Non poteva il personaggetto mancare all’appuntamento delle Olimpiadi invernali russe a Sochi, per contribuire alla campagna russofoba della Cia. Se qualcuno, e non dovrebbe, gli dicesse “frocio”, intenderebbe “stronzo”, come penso abbia inteso quel signore sul balcone e anche l’allenatore del Napoli. Insomma i diritti, o sono intrecciati e indissolubili tutti, o rischiano di favorire il re di Prussia.
 

Due giornate di sospensione bastano. Ma diamole a chiunque non abbia l’avvertenza di ripulire il proprio vocabolario al passo con lo Zeitgeist.

Pubblicato da 

Aereo batte treno uno a zero

Parte il servizio aereo da Torino a Lione, in barba ai miliardi di spesa della ferrovia veloce

 
di Valsusa Report

Sarà così da Marzo la  inaugura un servizio business tra Torino Caselle e Lione Saint Exupery. Un volo aereo trisettimanale (mar-gio-ven), partirà da martedì 8 marzo 2016 con orario pomeridiano, ebbene si!, la compagnia aerea vola più veloce e porterà alcuni passeggeri al di là delle alpi, non saranno necessari anni di cantieri e super velocità terrestri, ammettendo che il supertreno sia passeggeri. Il volo è da sempre il più scelto tanto che molte delle compagnie aeree mondiali, stanno scegliendo anche il mercato dei più piccoli voli aerei, ed anche i piccoli ereoporti saranno usati.

Beechcraft 190

Il volo Torino-Lione della Twinjet decollerà e andrà oltralpe atterrando in 55 minuti. Non è nuovo questo servizio, a Caselle si tratta di un ritorno. I primi voli erano già partiti negli anni tra il 2000 ed il 2001 con Air France. L’aereo usato è il modernissimo e confortevone Beechcraft 1900 da 19 posti. Dunque Lione è già a portata di mano ed ha un viaggio velocissimo.

Archiviazione Boschi per ndrangheta: Csm riapre l’istruttoria ­

http://www.laretenonperdona.it/2016/01/21/61157/

22/1/2016

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Maria Elena Boschi e il padre Pier Luigi Boschi

La Prima Commissione del Csm riapre l’istruttoria sul procuratore di Arezzo Roberto Rossi. La decisione è stata presa dopo una lettera in cui il procuratore ha scritto di essersi occupato in passato di procedimenti riguardanti Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme, ma ha confermato di non aver mai avuto occasione di incontrarlo. Nelle sue audizioni al Csm Rossi non aveva parlato di queste inchieste e si era limitato a dire di non conoscere “nessuno della famiglia Boschi“.

Rossi ha deciso di scrivere al Csm dopo aver letto le notizie sulla possibile riapertura del fascicolo che lo riguarda e su cui la Prima Commissione aveva appena due giorni fa deliberato una proposta di archiviazione.

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Senatore Giarusso M5S

 

Nella sua lettera Rossi parlerebbe di più procedimenti, sui quali ora la Commissione intende fare approfondimenti: verificare quali vicende hanno riguardato e che esito hanno avuto. Il primo passo sarà la richiesta di informazioni e della documentazione relativa al Procuratore generale di Firenze, l’organo di vertice del distretto.

Il senatore Giarrusso (M5S): “Non solo Banca Etruria e massoneria deviata. Ora su papà Boschi arrivano anche le ombre, carte della DDA alla mano di aver fatto affari con uomini legati alla ‘ndrangheta. A questo punto il ministro Maria Elena Boschi deve rassegnare le dimissioni, perché una pesantissima e insopportabile ombra politica aleggia sulla sua famiglia ed anche su tutte le false riforme che hanno distrutto la Costituzione repubblicana.

Tav. ProNatura fa il punto sui finanziamenti della Torino-Lione

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Inserito il 22 gennaio 2016

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Un intervento di Mario Cavargna, presidente di ProNatura Piemonte

Il 31 dicembre 2015 è una data importante per fare qualche consuntivo della Torino-Lione perché è la data in cui è scaduta la proroga di due anni del programma 2007-2013 che, anche per le opere in corso, riguardava solo indagini geognostiche, studi e progetti. Il programma originario siglato con l’Unione Europea il 5 dicembre 2008 prevedeva spese per 2.091 milioni ed un contributo dell’Unione Europea di 671 milioni. Approssimando all’ipotesi massima i costi sostenuti da LTF/Telt nel 2015, per cui non si ha ancora il bilancio, le spese totali sono state solo 550 milioni in 9 anni, cosa che ha comportato la perdita di due terzi del contributo europeo, nonostante la generosa proroga. In qualsiasi altro caso questo risultato fallimentare avrebbe indotto ad abbandonare il progetto.

Sempre in tema di inaffidabilità, va segnalato anche che il solenne impegno preso in Prefettura dal commissario per il governo, Mario Virano, ai primi di gennaio 2013, secondo cui il tunnel della Maddalena sarebbe stato terminato entro il 31.12.2015 si è rivelata una altra affermazione assolutamente infondata, come noi avevamo sin da allora predetto. Alla fine del 2015 risultavano scavati nella nuda roccia solo 4.200 metri della galleria geognostica, e cioè il 55% della lunghezza prevista.

A fronte di questa inaffidabilità è assolutamente inconcepibile che il Governo continui a mantenere impegnati 700 milioni che non sono stati spesi e non sarebbero neppure intaccati perlomeno per i prossimi due anni, sempre che non si verifichino ulteriori problemi o quella rinuncia al progetto che noi continuiamo fortemente a chiedere.

La decisione del CIPE del 20 febbraio 2015, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 6 agosto 2015, a pag. 1 conferma che esisteva uno stanziamento di 680 milioni per il 2015 e di 150 milioni all’anno per i 15 anni successivi, secondo quanto deciso dal governo Monti a fine 2012.

Anche se non sono ancora disponibili i consuntivi di LTF/Telt per il 2015, la spesa massima inserita nel cronoprogramma per l’anno appena passato, dedotta di quanto riguarda il cantiere di Susa, che non è stato iniziato, corrisponde ad una quota italiana di 40 milioni. Si rendono quindi disponibili 640 milioni, che non è il caso di riportare visto che quanto già stanziato per il 2016 e per il 2017 è largamente superiore ai costi addebitabili per l’Italia. E’ quindi più che giusto chiedere che i 640 milioni non utilizzati per il 2015 più i 60 non utilizzati nel 2014, cioè 700 milioni in totale, siano restituiti alle necessità degli italiani, da cui son stati prelevati.

Mario Cavargna

Divieto di dimora a Torino e obbligo di firma per sei antagonisti del centro sociale Askatasuna

Per la resistenza a uno sfratto a luglio 2015

21 gennaio 2016
Divieto di dimora a Torino e obbligo di firma per sei antagonisti del centro sociale Askatasuna

(eikon)

La polizia di Torino ha notificato tre provvedimenti di divieto di dimora nel capoluogo piemontese e tre di obbligo di firma a sei antagonisti del centro sociale Askatasuna. Le misure cautelari, disposte dal gip Alessandra Pfiffner su richiesta del pm Andrea Padalino, sono relative all’opposizione a uno sfratto avvenuta lo scorso 29 luglio in via Prarostino, nel quartiere Campidoglio. Tra gli antagonisti colpiti dal divieto di dimora c’è Andrea Bonadonna,uno dei leader del centro sociale.

Ecco di chi è il ristorante inaugurato da Alfano a Catania, adesso il ministro spieghi

alfanobianco
21/01/2016 | by Massimo Malerba
Chi ci legge ricorderà il nostro post dedicato alla visita del ministro Angelino Alfano a Catania loscorso 29 settembre, in occasione della festa di San Michele Arcangelo, patrono delle forze di polizia. Allora denunciammo, in particolare, due fatti: lo sfarzo – contestato anche dai sindacati di polizia – con cui Alfano partecipò alle celebrazioni (fu accompagnato da […]

Chi ci legge ricorderà il nostro post dedicato alla visita del ministro Angelino Alfano a Catania lo scorso 29 settembre, in occasione della festa di San Michele Arcangelo, patrono delle forze di polizia. Allora denunciammo, in particolare, due fatti: lo sfarzo – contestato anche dai sindacati di polizia – con cui Alfano partecipò alle celebrazioni (fu accompagnato da ben 48 auto blu). Ma, soprattutto, raccontammo della partecipazione di Alfano, fuori dal contesto istituzionale, all’inaugurazione di un locale, Il Pitti. Per consentire che Alfano partecipasse a quest’evento, a titolo personale, fu chiuso un intero isolato. E furono rimosse e multate, senza un adeguato preavviso, le auto dei residenti.

Il Pitti

Il Pitti

All’epoca, ponemmo ad Alfano otto domande che non hanno mai trovato risposta se non la minaccia, da parte del Viminale, di un’azione legale nei nostri confronti. Ad Alfano chiedemmo, per esempio, perché mai avesse partecipato a quell’inaugurazione utilizzando i mezzi e gli uomini destinati alla missione istituzionale, perché venne chiusa la piazza adiacente e sanzionati i residenti. E, soprattutto, di chi fosse il ristorante che aveva inaugurato. Qui una foto della sera dell’inaugurazione.

risto

Ebbene, oggi qualche risposta possiamo finalmente darcela. Grazie ad un’operazione antimafia condotta stamane contro la famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano cui sono stati sequestrati oggi beni per milioni di euro tra ristoranti, centri di bellezza, autolavaggi e impianti sportivi. Tra i beni sequestrati anche un ramo d’azienda destinato alla gestione del ristorante“l’Oste di Tremestieri”, in via Roma 10/12 e un’unità della società commerciale “La Rena Rent Car.”, intestata a Giuseppe e Salvatore Caruso. E da chi sono gestiti il ristorante L’Oste di Tremestieri e  la ditta di noleggio La Rena Rent Car oggi sequestrati nel corso dell’operazione antimafia? Da Giuseppe e Salvatore Caruso e da Gianluca Giordano e cioè gli stessi titolari e gestori del Pitti (quest’ultimo non colpito da alcun provvedimento giudiziario).

Adesso Alfano risponda a queste domande: come può un ministro dell’Interno partecipare all’inaugurazione di un ristorante i cui titolari e gestori sono oggi destinatari di provvedimenti di sequestro, riferiti ad altri beni, nell’ambito di un’operazione antimafia. Quali rapporti intercorrono tra il ministro e questi soggetti?

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L’amianto spaventa Cociv: Terzo Valico a rischio?

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22 gennaio 2016 

Era oramai nell’aria dall’estate 2015 che si cominciava a verificare quanto denunciato pubblicamente da anni dal Movimento No TAV Terzo Valico.

L’amianto estratto dal cantiere di Cravasco, con concentrazioni sopra i limiti di legge, ha dato il via ad un susseguirsi di episodi che confermavano quanto previsto dal Movimento:

  • sospensione dei lavori;
  • estrazione dell’amianto con modalità che mettevano in pericolo la salute pubblica e dei lavoratori (compresa la polizia);
  • conferimento dello smarino contenente amianto fuori dal cantiere a Cava Castellaro, non idonea a quel tipo di smaltimento;
  • inutilità delle centraline di rilevamento delle fibre di amianto nell’aria, che non si sono attivate pur in presenza di concentrazioni oltre i limiti di legge;
  • attivazione della Procura, risultando indagati la ditta per lo smaltimento e il responsabile della sicurezza del cantiere di Cravasco, consulente scelto da COCIV;
  • intervento di ARPA che pretende controlli più approfonditi, perché quelli attuali hanno un margine d’errore del 98%;
  • ricorso al TAR da parte di COCIV per sottrarsi all’obbligo delle nuove metodologie richieste da ARPA (e di conseguenza, poter continuare ad usare quelle con un margine d’errore del 98%);
  • ripresa e subito sospensione, nel cantiere di Cravasco, di una fase di scavo sperimentale in presenza di amianto

Ed ora si aggiunge un tassello non di poco conto: mercoledì 20 gennaio sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale due determine di sospensione delle procedure di gara relative a Lotto Val Lemme e Lotto Cravasco, per rispettivamente 293 e 245 milioni di euro.
Sebbene le due determine si guardino bene dal menzionare il termine amianto come motivazioneEdilizia e Territorio ci conferma essere proprio questa la ragione.
Sono stati pertanto bloccati lavori per più di 500 milioni di euro e, se per Cravasco era oramai evidente che l’amianto stesse frenando da quasi 6 mesi il cantiere, per il lotto Val Lemme la sospensione apre due interrogativi: è già stato ritrovato anche lì l’amianto preannunciato dal Movimento ed è stato tenuto nascosto da qualcuno? Oppure riconoscono implicitamente che i No TAV avevano ragione e che l’amianto c’è e costituisce un problema enorme, per cui sanno già che andranno incontro agli stessi problemi incontrati sul versante ligure?
Quello però che è veramente interessante, sono i toni utilizzati nella determina pubblicata in gazzetta: non solo hanno sospeso sine die le due procedure di gara, al punto di consentire ai concorrenti di ritirare la propria candidatura senza penali, ma hanno messo già le mani avanti sui possibili scenari futuri.
Scrivono infatti che “COCIV si riserva, ove a proprio insindacabile giudizio ne ravvisi l’esigenza, di adottare una successiva determinazione con la quale si disponga di non procedere alla aggiudicazione della procedura medesima e di revocare il bando di gara (… omissis…) provvedendo eventualmente all’indizione di una rinnovata procedura di gara che contempli condizioni tecnico-economiche rispondenti alle nuove situazioni di fatto ed alle effettive occorrenze del COCIV”.
Tradotto dal burocratese, appare evidente che l’amianto spaventa a tal punto COCIV che quelle due gare potrebbero proprio saltare e solo eventualmente essere riemesse a nuove condizioni tecnico-economiche. Quell’eventualmente ha un significato pesantissimo, perchè lascia intuire che COCIV stia addirittura valutando la possibilità di non rifare quelle gare; infatti, se fosse sicuro di rifarle a seguito dell’annullamento delle precedenti, avrebbe scritto “in tal caso si procederà all’indizione di una rinnovata procedura di gara…”.
Nelle poche righe pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale trova conferma quanto esposto nell’estate 2014 da 12 cittadini alla Corte dei Conti: con l’amianto l’opera si interromperà oppure avrà costi decisamente maggiori.
E a proposito di costi: se è stata sospesa la procedura per il lotto Val Lemme, che senso ha costruire ora un campo base a Voltaggio, deturpare un paesaggio, se neanche COCIV è in grado di dare tempistiche e certezza che si faranno i lavori?
Siccome senza il lotto Val Lemme e Cravasco, il progetto attuale del Terzo Valico non può essere realizzato, perchè continuare a spendere i nostri soldi per lotti che in questo momento sono ulteriormente inutili, anche per chi fosse Si TAV?
La talpa che dovrebbe partire da Radimero, dove andrà se il lotto Val Lemme dovesse saltare? Farà una curva per aggirare l’ostacolo? Ci sarà un nuovo tracciato, di nuovo senza gara, quando invece sarebbe obbligatorio farla?

Comunicato sulla Conferenza Stato Regioni sui nuovi inceneritori

di seguito un comunicato da far girare sull’esito, per ora provvisorio in attesa del Decreto del presidente consiglio dei ministri, sulla nefasta previsione dell’art. 35 dell’ex Sblocca Italia ora legge 133/2014 ed il verbale commentato della Conferenza Stato Regioni di mercoledì 20 gennaio.
 
Dalla prima versione di novembre che prevedeva dodici nuovi impianti, oltre i sei già in teoria autorizzati, l’esito del confronto ha visto solo cinque o sei (il numero è impreciso) regioni dire un secco NO come Lombardia – Umbria – Marche – Abruzzo – Molise, mentre le altre di fatto hanno ACCETTATO lo schema di decreto …. limitandosi ad inserire solo inutili “emendamenti” il cui accoglimento ed efficacia è tutta da dimostrare.
 
Le regioni “condannate” per ora sono LAZIO – UMBRIA – MARCHE – ABRUZZO – CAMPANIA – SARDEGNA – SICILIA … questa ultima particolarmente bastonata con DUE impianti.
 
Come Movimento nazionale LEGGE RIFIUTI ZERO e come  ACE – Alliance Circular Economy condanniamo questo ennesimo atto che va nel senso opposto all’Economia Circolare oltre che alla realizzazione di una filiera occupazionale stabile del riciclo e della vera Green Economy ed alla necessaria tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
 
Rilanciamo ora con forza la nostra proposta come ACE di avviare una campagna popolare e nazionale di informazione e contro-proposta basata sul nostro programma e sul futuro sostenibile.
Il pres.te Ass.ne Zero Waste Lazio
comunicato

Verbale Consiglio comunale di Bussoleno del 18 gennaio e testo delibera no tav

CITTA’ METROPOLITANA DI TORINO
COMUNE DI BUSSOLENO
VERBALE DI DELIBERAZIONE

DEL CONSIGLIO COMUNALE N. 1

OGGETTO: NUOVA LINEA FERROVIARIA TORINO-LIONE, NUOVI SCENARI E TAVOLI ISTITUZIONALI: DETERMINAZIONE IN MERITO. 

L’anno duemilasedici, addì diciotto del mese di gennaio, alle ore 21.00 nella sala delle adunanze consiliari, convocato per determinazione del Sindaco con avvisi scritti e recapitati a norma di legge, si è riunito, in sessione straordinaria ed in seduta pubblica di prima convocazione, il Consiglio Comunale, del quale sono i membri i Signori:
ALLASIO Anna Maria Presente
FUCILE Ivano Antonio Presente
RICHIERO Arianna Presente
SOFFREDINI Gabriella Presente
MALACRINO’ Pasquale Andrea Presente
MILETTO Massimiliano Presente
AMPRIMO Valter Presente
VITULANO Alessandro Assente
PEIROLO Davide Presente
CASEL Luigi Presente
SACCO Davide Stelvio Presente
BALDO Daniela Rita Presente
RICHETTO Francesco Presente
SOS.
Totale presenti: 12
Totale assenti : 1
Assume la presidenza il Sindaco Anna Maria ALLASIO
Partecipa alla seduta il Segretario Comunale Dr.ssa Maria Grazia MAZZOLARI.

Il Presidente, riconosciuta legale l’adunanza, dichiara aperta la seduta.

ORIGINALE

La seduta è aperta alle ore 21.09.

I presenti in aula sono n. 12.
Assenti n. 1 (consigliere Vitulano assente giustificato).
In considerazione della richiesta da parte del gruppo di minoranza di convocazione del Consiglio Comunale con deposito della relativa proposta di deliberazione, il Segretario Comunale cui è stato indirizzato l’atto in esecuzione al Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale, ha rilevato in sede istruttoria che la trattazione dell’argomento de quo:
• in quanto relativo a problematiche di politica amministrativa, non costituisce deliberazione, per la natura dialettica che riveste, per cui, a norma dell’art. 49, 1° comma, D.Lgs. 18.8.2000 n. 267, non è richiesta la formazione di pareri tecnici;
• che non comporta spesa;
• che rientra nell’art. 42, 1 ° comma D.Lgs. 18.8.2000 n. 267 che conferisce al Consiglio Comunale poteri di indirizzo e controllo politico amministrativo.
___________________________________________________________
Il Sindaco legge la dichiarazione preliminare ed invita ad esprimersi i capigruppo:

“L’opposizione al Tav rappresenta ormai da molti anni uno dei temi ricorrenti nelle discussioni e nelle delibere del CC di Bussoleno. La contrarietà alla realizzazione di questa opera è stata espressa più volte, in questa sede, con delibere congiunte di minoranza e maggioranza, anche attraverso un CC aperto, sui luoghi interessati dal progetto.
Vi è stata unitarietà di intenti e condivisione di convincimenti tra maggioranza e minoranza, realizzata attraverso dialoghi e confronti costruttivi e propositivi.
La seduta di questa sera ha come odg una delibera presentata dal gruppo di minoranza ed una controproposta presentata dal gruppo di maggioranza, identica nei contenuti sostanziali, differente nella dialettica formale.
Il tema del CC sarà dunque l’analisi e la discussione del contenuto delle delibere.
Nei giorni scorsi sono comparsi striscioni e scritte sui muri di Bussoleno, con i quali si mette in dubbio la trasparenza e la buona fede dell’operato dell’Amministrazione (di cui peraltro tecnicamente anche la minoranza fa parte) riguardo i metodi di opposizione al TAV e frasi che offendono e sviliscono il ruolo del Sindaco e di tutta l’amministrazione.
Come consiglieri comunali, rappresentanti dei cittadini siamo tenuti a dissentire e prendere le distanze da queste azioni che non rispettano neppure la normale dialettica democratica.
Chiedo pertanto ai gruppi presenti di dissentire formalmente e prendere le distanze da queste azioni che offendono il ruolo istituzionale da noi tutti ricoperto”.

Il Capogruppo Amprimo legge intervento: 

“In questo consiglio comunale voglio esprimere la solidarietà mia e del gruppo che rappresento al sindaco e all’amministrazione per l’attacco anonimo attraverso striscioni e scritte di cui sono stati oggetto in questi giorni.
Parlo anche per le persone che come me non sono iscritte ad alcun partito pur avendo una loro collocazione.
Posso assicurare comunque che né il sindaco né gli altri amministratori obbediscono a logiche di partito, ma lavorano sempre per la ricerca del bene comune mettendo a disposizione le loro competenze.
Nella tradizione del nostro comune il confronto politico è sempre stato molto serrato e a volte anche duro, ma sempre alla luce del sole, negli ambiti istituzionali e nel rispetto reciproco.
Auspico che anche la minoranza dissenta e prenda le distanze da questi gravi gesti”.

Il Capogruppo Casel non ha capito la drammatizzazione. Non ha visto le scritte. C’è un Consiglio Comunale formalmente convocato per discutere un’o.d.g. e non credo che la delibera della maggioranza possa essere uguale a quella proposta dalla minoranza. E’ singolare che la minoranza abbia dovuto chiedere un Coniglio Comunale per discutere di scelte strategiche. Il Consiglio Comunale è il posto per discutere di TAV, chiedo di discutere senza uscire dall’ordine del giorno. Dopo il Consiglio Comunale si potrà stilare un documento di solidarietà al Sindaco.
Il Capogruppo Amprimo: sono stati fatti apprezzamenti anonimi, non è una questione di stato.
Il Vice Sindaco Fucile legge il testo delle frasi, del tenore similare: il PD ordina e l’amministrazione esegue.
Il Capogruppo Casel non si dissocia assolutamente se non per il fatto che sia stato sporcato un muro. Non paiono frasi offensive. 
Il Capogruppo Amprimo: non ho tessere di partito e scelgo il male minore aderendo al PD. Nessuno della Giunta prende ordini da nessuno. Le cose si fanno alla luce del sole.
Il Vice Sindaco Fucile: la questione prende una piega triste alla luce della collaborazione in questi mesi attuata visto che le scritte paiono offensive.
La maggioranza non è soddisfatta della posizione della minoranza ma il Consiglio Comunale va avanti.
Il Sindaco invita il Capogruppo Casel a leggere la proposta di delibera che lo stesso illustra nel dettaglio:
La posizione è di contrarietà all’opera. Non è una proposta volta ad imporre qualcosa ma serve per portare a discussione la problematica “tavolo”. Occorre mettere in atto atteggiamenti sostanziali per ostare all’opera con metodi istituzionali. E’ un passo per poter portare avanti le ragioni di contrarietà all’opera. Il Ministro Delrio non pone però in discussione la realizzazione dell’opera anche se ha incontrato i Sindaci della valle. Qui è emerso che il Commissario Foietta abbia rilevato di non essere istituzionalmente deputato a parlare se non in termini tecniciesecutivi e non in termini politici cioè se realizzare o no Tav. La delibera dice che il tavolo non solo non è utile, ma è dannoso. In aderenza ai programmi elettorali si chiede di non partecipare più a questo tavolo. Non ai tavoli, ma a questo tavolo finché il governo non indicherà qualcuno in grado di essere controparte istituzionale cioè partendo dall’opzione zero.

Se si discute di come fare l’opera vuol dire che non si è più contrari all’opera. In quest’ottica voglio dire sommessamente e senza essere offensivo che comunque un’influenza del PD si percepisce. 
Legge interamente la proposta di delibera che la minoranza ha formato nel testo che segue:
IL CONSIGLIO COMUNALE di BUSSOLENO

• Richiamate le proprie deliberazioni precedenti con le quali si esprimeva parere contrario alla realizzazione delle Nuova Linea Ferroviaria Torino-Lione;

• Richiamata la Delibera del Consiglio Comunale n.25 del 12-06-2014 con cui questa maggioranza ha approvato le linee programmatiche del sindaco e della giunta, come si evince dall’allegato “A” che recita nel punto riguardante il TAV:
Piena contrarietà alla realizzazione della linea Tav/Tac. In un momento di crisi e di disoccupazione come quello che stiamo affrontando la realizzazione di questa grande opera non rappresenta un buon esempio di spesa pubblica. Le priorità nel nostro paese sono ben altre: scuola, sanità, sicurezza e manutenzione delle linee storiche esistenti. Oltre ad essere costosissimo consideriamo il Tav inutile, pericoloso per la nostra salute e
devastante dal punto di vista ambientale. In quest’ottica riteniamo che il contrasto a questo progetto debba avvenire soprattutto sul piano del confronto istituzionale ed amministrativo, che ponga in primo piano l’ascolto delle istanze locali, che preveda una corretta ed imparziale informazione ai cittadini e l’approvazione di ogni scelta da parte del singoli Consigli Comunali.

• Ritenuto che in un momento di crisi e di disoccupazione, come quello che stiamo affrontando, la realizzazione di questa grande opera rappresenta uno spreco di risorse pubbliche, incidendo negativamente sul Bilancio dello Stato;

• Ribadito che un’opera pubblica, anche se ritenuta strategica dal Governo, si realizza solo con un ampio consenso anche “locale” costruendo nel dialogo una soluzione che affronti la questione dell’ammodernamento del sistema ferroviario Torino-Lione e del trasferimento dalla “gomma” al “ferro” di una quota considerevole del trasporto merci anche in relazione agli interventi previsti sugli altri valichi alpini nell’ambito di un disegno complessivo ad oggi assolutamente inesistente;

• Considerato che sono quasi terminati i lavori per il raddoppio del tunnel stradale del Frejus, opera in contrasto con la volontà di dirottare il trasporto delle merci dalla gomma al ferro;

• Tenuto conto di autorevoli studi che dimostrano l’anti-economicità del sistema ad Alta Velocità in Italia, che ha visto l’assegnazione degli appalti con procedure quantomeno discutibili (general contractor) che hanno generato un’impressionante aumento dei costi, dove le nuove linee sono state progettate senza un’analisi costi-benefici e sulla base di ipotesi di incremento del traffico già di per sé ottimistiche, senza considerare la drammatica condizione di crisi economica internazionale, nonché del continuo decremento di traffico registrato negli ultimi 10 anni sulla tratta Torino – Lyon;

• Tenuto conto del massiccio piano di soppressione di varie linee ferroviarie per il trasporto locale fondamentali per le economie locali e per la mobilità dei pendolari;

• A seguito dell’avanzamento dell’iter procedurale, che delinea un’opera che interessa il territorio del Comune di Bussoleno con considerevoli impatti ambientali, sia in fase di cantiere che in fase di esercizio;

• Preso atto che il confronto istituzionale nel merito e nel metodo dell’opera non si attua secondo modalità di trasparenza ed avviene in assenza di coinvolgimento fattivo delle Amministrazioni interessate;

• Considerato che il confronto con le popolazioni e le istituzioni locali («mai realizzato in val Susa, dopo il timido tentativo della fase iniziale dell’Osservatorio, presto superato dalla pregiudiziale secondo cui “di tutto si può discutere ma non della necessità che l’opera sia fatta”») non è un lusso, ma «un passaggio ineludibile in un sistema democratico». Continuare a ignorarlo produce «non solo una rottura sempre più difficile da sanare con la valle, ma anche una ferita profonda alla democrazia dell’intero paese»;

• Visto inoltre il compito dei Commissari di Governo Paolo Foietta ed il suo predecessore Mario Virano che si è sostanziato unicamente con l’apertura di tavoli di finto dialogo con le popolazioni locali, 

• Visto il compito a loro assegnato dal governo con l’articolo 1 del D.P.R. 23 aprile 2015 ovvero: “[…] è attribuito, fra gli altri, il compito di presiedere l’Osservatorio citato in premessa, che viene confermato secondo quanto previsto dai precedenti provvedimenti e sulla base delle intese promosse dalla Presidenza del Consiglio dci Ministri, fino al 31 dicembre 2016. Il Commissario straordinario, attraverso l’Osservatorio, in cui assume il coordinamento della delegazione governativa già costituita nell’ambito dell’Osservatorio medesimo, oltre a gestire gli effetti della cantierizzazione della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria Torino-Lione nel territorio dei comuni di Susa-Bussoleno, ed in quello dei comuni di Chiomonte e Giaglione, pone in essere, con la partecipazione dei rappresentanti degli enti locali e degli altri soggetti interessati, tutte le attività che costituiscono la governance del progetto volto alla realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione nel passaggio dallo stadio preliminare a quello definitivo per la tratta nazionale, così come già avvenuto in precedenza per la tratta internazionale” e che i Commissari sono risultati unicamente appiattiti su una linea politica di promotori dell’opera;

• Considerato che le sopraindicate tesi sono validate e confermate anche dalla recente espressione dell’autorità garante della concorrenza e del mercato con provvedimento esecutivo del 10 dicembre 2015 “che, in relazione all’incarico di direttore generale della TELT assunto dall’arch. Mario Virano sussiste l’incompatibilità post-carica prevista dall’art. 2, comma 4, Il periodo della legge n.215/04”;

• Richiamato infine come l’azione governativa, esplicata per mezzo dei Commissari, sia unicamente impostata sulla validazione politica dell’opera senza rispondere alle obiezioni tecniche accurate e puntuali mosse dalla Commissione Tecnica della ex-Comunità Montana e che il confronto con tali Istituzioni è ricondotto alla strategicità dell’opera e quindi all’insignificanza di ogni ragionamento e dato tecnico – scientifico;

DELIBERA

 Di ribadire l’assoluta contrarietà, per le motivazioni espresse in premessa e per quelle contenute nei precedenti atti deliberativi, alla realizzazione della nuova linea Torino-Lione e ad ogni ipotesi progettuale relativa alla costruzione di una nuova linea ferroviaria in Valle di Susa;

 Di ribadire che la realizzazione della linea ad alta velocità Torino Lione oltre a rappresentare un costo irragionevole per le casse pubbliche non è funzionale alle necessità del traffico merci, rappresenta un rischio per la salute delle comunità della Valle ed è insostenibile da un punto di vista ambientale;

Di rifiutare il principio delle compensazioni per la realizzazione di interventi comunque necessari a prescindere dalla realizzazione dell’opera, rigettando il principio che opere necessarie e richieste da anni, quali manutenzioni straordinarie, messa in sicurezza di scuole, salvaguardia del territorio da dissesto idrogeologico siano realizzate a titolo di compensazione anziché oggetto di pianificazione e realizzazione autonoma, senza essere vincolate alle grandi opere;

 Di rifiutare tavoli politici o tecnici di confronto in merito al progetto dove non venga presa in considerazione l’opzione zero. Ovvero un ragionamento onesto che metta in discussione l’utilità stessa di una nuova linea ferroviaria in Valle di Susa;
 Di considerare i tavoli proposti dal ministro Delrio e dal commissario Foietta i quali escludono con fermezza ogni ripensamento sulla realizzazione di una nuova linea ferroviaria, ovvero rifiutano l’opzione zero, in contrasto con le istanze locali di cui questa amministrazione vuole farsi promotrice così come evidenziato nel programma elettorale.

ED IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE

stante il presente deliberato

 A rifiutare l’interlocuzione con i soggetti (persone, aziende o enti governativi) che hanno il mandato unico di costruire e progettare la nuova linea ad alta velocità Torino Lione,
 A rifiutare l’invito e dunque a partecipare a qualsivoglia confronto o tavolo di trattativa che anche minimamente sfiori nel suo scopo o nel suo programma i punti precedentemente espressi, 

A ritenere, quindi, il commissario di governo Paolo Foietta persona non idonea ad una proficua interlocuzione al fine della soluzione del problema stesso. Commissario avente un chiaro e unico mandato istituzionale opposto a quello espresso dall’esito elettorale di questo Comune, nella presente e nelle precedenti legislature,

 A sottoporre al voto del Consiglio Comunale qualsivoglia azione istituzionale riguardante il tema-progetto nuova linea ferroviaria Torino Lione.
___________________________________________________________
Il Capogruppo Amprimo presenta la posizione della maggioranza
leggendo un testo che in gran parte ricalca quanto in precedenza udito
nella proposta della minoranza, come segue:

IL CONSIGLIO COMUNALE di BUSSOLENO

• Richiamate le proprie deliberazioni precedenti con le quali si esprimeva parere contrario alla realizzazione delle Nuova Linea Ferroviaria Torino-Lione;

• Richiamata la Delibera del Consiglio Comunale n.25 del 12-06-2014 con cui questa maggioranza ha approvato le linee programmatiche del sindaco e della giunta, come si evince dall’allegato “A” che recita nel punto riguardante il TAV:

Piena contrarietà alla realizzazione della linea Tav/Tac. In un momento di crisi e di disoccupazione come quello che stiamo affrontando la realizzazione di questa grande opera non rappresenta un buon esempio di spesa pubblica. Le priorità nel nostro paese sono ben altre: scuola, sanità, sicurezza e manutenzione delle linee storiche esistenti. Oltre ad essere costosissimo consideriamo il Tav inutile, pericoloso per la nostra salute e
devastante dal punto di vista ambientale. In quest’ottica riteniamo che il contrasto a questo progetto debba avvenire soprattutto sul piano del confronto istituzionale ed amministrativo, che ponga in primo piano l’ascolto delle istanze locali, che preveda una corretta ed imparziale informazione ai cittadini e l’approvazione di ogni scelta da parte dei singoli Consigli Comunali.

• Ritenuto che in un momento di crisi e di disoccupazione, come quello che stiamo affrontando, la realizzazione di questa grande opera rappresenta uno spreco di risorse pubbliche, incidendo negativamente sul Bilancio dello Stato;

• Ribadito che un’opera pubblica, anche se ritenuta strategica dal Governo, si realizza solo con un ampio consenso anche “locale” costruendo nel dialogo una soluzione che affronti la questione dell’ammodernamento del sistema ferroviario Torino-Lione e del trasferimento dalla “gomma” al “ferro” di una quota considerevole del trasporto merci anche in relazione agli interventi previsti sugli altri valichi alpini nell’ambito di un disegno complessivo ad oggi assolutamente inesistente;

• Considerato che sono quasi terminati i lavori per il raddoppio del tunnel stradale del Frejus, opera in contrasto con la volontà di dirottare il trasporto delle merci dalla gomma al ferro;

• Tenuto conto di autorevoli studi che dimostrano l’anti-economicità del sistema ad Alta Velocità in Italia, che ha visto l’assegnazione degli appalti con procedure quantomeno discutibili (general contractor) che hanno generato un’impressionante aumento dei costi, dove le nuove linee sono state progettate senza un’analisi costi-benefici e sulla base di ipotesi di incremento del traffico già di per sé ottimistiche, senza considerare la drammatica condizione di crisi economica internazionale, nonché del continuo decremento di traffico registrato negli ultimi 10 anni sulla tratta Torino – Lyon;

• Tenuto conto del massiccio piano di soppressione di varie linee ferroviarie per il trasporto locale fondamentali per le economie locali e per la mobilità dei pendolari;

• A seguito dell’avanzamento dell’iter procedurale, che delinea un’opera che interessa il territorio del Comune di Bussoleno con considerevoli impatti ambientali, sia in fase di cantiere che in fase di esercizio;

• Preso atto che il confronto istituzionale nel merito e nel metodo dell’opera non si attua secondo modalità di trasparenza ed avviene in assenza di coinvolgimento fattivo delle Amministrazioni interessate;

• Considerato che il confronto con le popolazioni e le istituzioni locali («mai realizzato in val Susa, dopo il timido tentativo della fase iniziale dell’Osservatorio, presto superato dalla pregiudiziale secondo cui “di tutto si può discutere ma non della necessità che l’opera sia fatta”») non è un lusso, ma «un passaggio ineludibile in un sistema democratico». Continuare a ignorarlo produce «non solo una rottura sempre più difficile da sanare con la valle, ma anche una ferita profonda alla democrazia dell’intero paese»;

• Visto il compito assegnato dal governo ai Commissari di Governo con l’articolo 1 del D.P.R. 23 aprile 2015 ovvero: “[…] è attribuito, fra gli altri, il compito di presiedere l’Osservatorio citato in premessa, che viene confermato secondo quanto previsto dai precedenti provvedimenti e sulla base delle intese promosse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, fino al 31 dicembre 2016. Il Commissario straordinario, attraverso l’Osservatorio, in cui assume il coordinamento della delegazione governativa già costituita nell’ambito dell’Osservatorio medesimo, oltre a gestire gli effetti della cantierizzazione della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria Torino-Lione nel territorio dei comuni di Susa-Bussoleno, ed in quello dei comuni di Chiomonte e Giaglione, pone in essere, con la partecipazione dei rappresentanti degli enti locali e degli altri soggetti interessati, tutte le attività che costituiscono la governance del progetto volto alla realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione nel passaggio dallo stadio preliminare a quello definitivo per la tratta nazionale, così come già avvenuto in precedenza per la tratta internazionale” e che non rientrano tra le prerogative dei Commissari a valutazione dell’”opzione zero”;

• Richiamato infine come l’azione governativa, esplicata per mezzo dei Commissari, sia unicamente impostata sulla validazione politica dell’opera senza rispondere alle obiezioni tecniche accurate e puntuali mosse dalla Commissione Tecnica della ex-Comunità Montana e che il confronto con tali Istituzioni è ricondotto alla strategicità dell’opera e quindi all’insignificanza di ogni ragionamento e dato tecnico – scientifico;

DELIBERA

➢ Di ribadire l’assoluta contrarietà, per le motivazioni espresse in premessa e per quelle contenute nei precedenti atti deliberativi, alla realizzazione della nuova linea Torino-Lione e ad ogni ipotesi progettuale relativa alla costruzione di una nuova linea ferroviaria in Valle di Susa;

➢ Di ribadire che la realizzazione della linea ad alta velocità Torino Lione oltre a rappresentare un costo irragionevole per le casse pubbliche non è funzionale alle necessità del traffico merci, rappresenta un rischio per la salute delle comunità della Valle ed è insostenibile da un punto di vista ambientale;

➢ Di rifiutare il principio delle compensazioni per la realizzazione di interventi comunque necessari a prescindere dalla realizzazione dell’opera, rigettando il principio che opere necessarie e richieste da anni, quali manutenzioni straordinarie, messa in sicurezza di scuole, salvaguardia del territorio da dissesto idrogeologico siano realizzate a titolo di compensazione anziché oggetto di pianificazione e realizzazione autonoma, senza essere vincolate alle grandi opere;

➢ Di rifiutare tavoli politici o tecnici di confronto in merito al progetto dove non venga presa in considerazione l’opzione zero. Ovvero un ragionamento onesto che metta in discussione l’utilità stessa di una nuova linea ferroviaria in Valle di Susa;

➢ Di essere disponibile a partecipare a confronti tecnico politici qualora riguardino l’utilità e la sostenibilità dell’opera e nei quali venga presa in considerazione l’opzione zero, senza che vengano posti limiti pregiudiziali al confronto, da svolgersi con tecnici designati dal Governo e dai Ministeri competenti, con diffusione in diretta streaming di tutti gli interventi al fine di garantire la trasparenza necessaria e la chiarezza dei contenuti di quanto discusso ed esaminato, come da orientamento maturato in seno all’Assemblea dei Sindaci dell’Unione Montana.

➢ Di considerare i tavoli che escludono ogni ripensamento sulla realizzazione di una nuova linea ferroviaria in contrasto con le istanze locali di cui questa amministrazione vuole farsi promotrice così come evidenziato nel programma elettorale.

➢ Di richiedere, di concerto con le altre Amministrazioni del territorio dell’Unione Montana una audizione parlamentare presso la Camera dei Deputati, IX Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni e il Senato della Repubblica, XIII Commissione Lavori pubblici Comunicazioni e Commissione Trasporti Regione Piemonte per illustrare con il supporto dei tecnici dell’ex Comunità Montana Vallesusa e Sangone, le motivazioni di ordine tecnico ed economico che dimostrano come la Nuova Linea Torino-Lione sia un’opera inutile, dannosa e antieconomica e come le decisioni finora assunte siano parziali e reversibili.

➢ Di sottoporre al voto del Consiglio Comunale qualsivoglia azione istituzionale riguardante il tema progetto Nuova Linea ferroviaria Torino Lione.
___________________________________________________________
Il Consigliere Richetto chiede interruzione del Consiglio Comunale per leggere la proposta della maggioranza.

All’unanimità viene votata con votazione palese l’interruzione del Consiglio Comunale alle ore 21.55.

Il Sindaco pertanto sospende la seduta.

Il Sindaco riapre la seduta alle ore 22.25.

Il Sindaco: siamo addivenuti ad una delibera unica con aggiunta una frase al testo della maggioranza, per cui si vota il testo con la seguente aggiunta: “Di chiedere al governo la nomina di rappresentante terzo con mandato di discutere l’opzione zero subordinando la partecipazione ai tavoli a tale nomina”.

Con votazione espressa per alzata di mano, per la delibera unica concordata in seduta odierna, che ha determinato il seguente risultato accertato e proclamato dal Presidente:

Presenti n. 12
Astenuti n. //
Votanti n. 12
Voti favorevoli n. 12
Voti contrari n. //

DELIBERA

➢ Di ribadire l’assoluta contrarietà, per le motivazioni espresse in premessa e per quelle contenute nei precedenti atti deliberativi, alla realizzazione della nuova linea Torino-Lione e ad ogni ipotesi progettuale relativa alla costruzione di una nuova linea ferroviaria in Valle di Susa;

➢ Di ribadire che la realizzazione della linea ad alta velocità Torino Lione oltre a rappresentare un costo irragionevole per le casse pubbliche non è funzionale alle necessità del traffico merci, rappresenta un rischio per la salute delle comunità della Valle ed è insostenibile da un punto di vista ambientale;

➢ Di rifiutare il principio delle compensazioni per la realizzazione di interventi comunque necessari a prescindere dalla realizzazione dell’opera, rigettando il principio che opere necessarie e richieste da anni, quali manutenzioni straordinarie, messa in sicurezza di scuole, salvaguardia del territorio da dissesto idrogeologico siano realizzate a titolo di compensazione anziché oggetto di pianificazione e realizzazione autonoma, senza essere vincolate alle grandi opere;

➢ Di rifiutare tavoli politici o tecnici di confronto in merito al progetto dove non venga presa in considerazione l’opzione zero. Ovvero un ragionamento onesto che metta in discussione l’utilità stessa di una nuova linea ferroviaria in Valle di Susa;

➢ Di essere disponibile a partecipare a confronti tecnico politici qualora riguardino l’utilità e la sostenibilità dell’opera e nei quali venga presa in considerazione l’opzione zero, senza che vengano posti limiti pregiudiziali al confronto, da svolgersi con tecnici designati dal Governo e dai Ministeri competenti, con diffusione in diretta streaming di tutti gli interventi al fine di garantire la trasparenza necessaria e la chiarezza dei contenuti di quanto discusso ed esaminato, come da orientamento maturato in seno all’Assemblea dei Sindaci dell’Unione Montana.

➢ Di considerare i tavoli che escludono ogni ripensamento sulla realizzazione di una nuova linea ferroviaria in contrasto con le istanze locali di cui questa amministrazione vuole farsi promotrice così come evidenziato nel programma elettorale.

➢ Di richiedere, di concerto con le altre Amministrazioni del territorio dell’Unione Montana una audizione parlamentare presso la Camera dei Deputati, IX Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni e il Senato della Repubblica, XIII Commissione Lavori pubblici Comunicazioni e Commissione Trasporti Regione Piemonte per illustrare con il supporto dei tecnici dell’ex Comunità Montana Vallesusa e Sangone, le motivazioni di ordine tecnico ed economico che dimostrano come la Nuova Linea Torino-Lione sia un’opera inutile, dannosa e antieconomica e come le decisioni finora assunte siano parziali e reversibili.

➢ Di sottoporre al voto del Consiglio Comunale qualsivoglia azione istituzionale riguardante il tema progetto Nuova Linea ferroviaria Torino Lione.

➢ Di chiedere al governo la nomina di rappresentante terzo con mandato di discutere l’opzione zero subordinando la partecipazione ai tavoli a tale nomina.

La seduta è chiusa alla ore 22.27.

Cambiare tutto perché niente cambi”: comunicato stampa delle associazioni ambientaliste sulla nuova versione del Decreto pro-inceneritori

Comunicato stampa
“Cambiare tutto perché niente cambi”: 
La nuova versione del Decreto pro-inceneritori delude Ambientalisti e Comitati che scrivono al Ministro Galletti evidenziando errori e incongruenze della bozza destinata alla Conferenza Stato-Regioni. “Il Ministro Galletti ci ripensi. Noi pronti a dare il nostro contributo”
 “Stessi punti critici e stesse ipotesi irricevibili”. Questo in sintesi il commento di Zero Waste Italy, Fare Verde, Greenpeace, Legambiente e WWF Italia alla vigilia della discussione di domani 20 gennaio nella Conferenza Stato Regioni della nuova bozza di DPCM attuativo dell’art. 35 del decreto legge n. 133/2014 che individua gli inceneritori considerati strategici a livello nazionale, il cosiddetto “Sblocca Italia”, già respinto a settembre grazie alla mobilitazione delle Associazioni e a un vasto fronte di Regioni che ne rigettarono l’impostazione e il disegno del Governo.
La nuova Bozza di Decreto, pur riducendo gli inceneritori strategici da 12 a 9 conferma gli assunti erronei pro-inceneritori di quello precedente, a partire da quello principale e più marcatamente sbagliato: pretrattamento dei rifiuti urbani residui (RUR) = incenerimento”, spiegano le Associazioni che oggi hanno scritto al Ministero dell’Ambiente . “Si continua a puntare sull’incenerimento quando l’andamento della produzione di rifiuti solidi urbani è da anni in calo. E la bozza di decreto presuppone che per corrispondere alle necessità di trattamento del rifiuto, obbligo previsto dalla Direttiva 99/31 sulle discariche, sia necessario far passare il RUR attraverso sistemi di trattamento termico. Ma non è così, e lo ribadiamo al Ministro dell’Ambiente Galletti, che con questo assunto testimonia il suo sbilanciamento a favore dell’incenerimento, in contrasto con le sue dichiarazioni pubbliche”.
 “La recente approvazione del ‘Collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014’ da parte del Parlamento italiano prevede una serie di interventi che vanno in assoluta controtendenza rispetto a questa bozza di DPCM, con ulteriori misure sulla prevenzione, il ritorno del vuoto a rendere, la promozione del compostaggio di comunità, lo stop al divieto del conferimento in discarica dei rifiuti ad alto potere calorifico ecc., misure che rendono ancor più macroscopici gli errori di impostazione della Bozza – hanno concluso i rappresentanti delle Associazioni -. Invitiamo il Ministro dell’Ambiente Galletti a ripensarci, aprendo un confronto vero per definire strategie e strumenti operativi che consentano davvero di procedere sulla strada della riduzione dei rifiuti, del recupero e riuso dei materiali e dello smaltimento della quota residua dei rifiuti in linea con le normative e gli scenari europei. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo di idee ed esperienze”.
Scheda sul testo del nuovo DPCM su incenerimento
L’unica novità rispetto alla bozza dell’agosto scorso è l’eliminazione dei 3 nuovi inceneritori previsti al Nord (Piemonte, Veneto, Liguria) perché si assume un “equilibrio a livello di macroarea Nord”. Per il resto viene confermata la previsione di 9 nuovi inceneritori nelle altre regioni già individuate (oltre all’ampliamento di un paio in Puglia e Sardegna).
Non vi è alcuna connessione logica con gli scenari incrementali previsti dal nuovo Pacchetto europeo sull’Economia circolare pubblicato il 2 dicembre 2015.Non vi è nessuna revisione dei calcoli per le Regioni con nuove programmazioni in corso di preparazione (sono stati rivisti i calcoli solo per le Regioni con nuovi Piani già approvati). Viene introdotto all’art. 6 un comma che prevede la possibilità di revisione periodica delle previsioni del Decreto, ma solo “in presenza di variazioni documentate”, dunque solo a consuntivo e non in base alle previsioni delle programmazioni regionali per il futuro. In un altro comma dell’art. 6 viene prevista la possibilità di tenere in considerazione anche “le politiche in atto relative alla dismissione di impianti (…) per le sole Regioni (…) caratterizzate da una sovraccapacità di trattamento (…)”: si tratta di un comma che intende evidentemente depotenziare il conflitto istituzionale con la Lombardia, ove il caso della sovraccapacità è clamoroso, ma senza alcuna coerenza con la previsione fondamentale della bozza che, individuando solo l’incenerimento come destinazione ultima del rifiuto residuo, cancella le previsioni, incluse nella precedente bozza, dei 3 nuovi inceneritori per il Nord.
Quindi, pur partendo da un punto condivisibile, cioè dalla necessità di allestire capacità di trattamento per superare le procedure di infrazione relative all’assenza di pretrattamento del rifiuto da smaltire, la bozza ribadisce il principio (irricevibile per le Associazioni) del “pretrattamento = incenerimento”, secondo un principio che non trova fondamento in alcuna Direttiva europea e che non tiene conto dei problemi che tale approccio porrebbe in prospettiva, visti gli scenari di massimizzazione progressiva del recupero di materia resi imprescindibili dalla crisi globale di scarsità delle risorse e dalla strategia dell’Unione europea sull’Economia circolare che vuole darvi soluzione.
Questo documento, inoltre, non tiene conto delle programmazioni che in vari territori si stanno sviluppando in altra direzione (impianti di pretrattamento a freddo intesi al recupero di materia, cosiddette “Fabbriche dei materiali”) con l’obiettivo di accompagnare una ulteriore crescita delle raccolte differenziate.
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http://www.zerowasteitaly.org/cambiare-tutto-perche-niente-cambi-comunicato-stampa-delle-associazioni-ambientaliste-sulla-nuova-versione-del-decreto-pro-inceneritori/