Le 15 banche commissariate da Bankitalia a rischio Bail In: ecco come proteggere i propri risparmi

Sono 15 le banche commissariate da Bankitalia a rischio Bail In: in sostanza, se uno di questi istituti fallisce verrà imposto un contributo ad azionisti, obbligazionisti e correntisti con depositi superiori a 100.000 euro. Ecco quali sono e come proteggere i propri risparmi.

Con un comunicato del 21 settembre 2015 la Banca d’Italia, in qualità di Autorità nazionale di risoluzione delle crisi nell’ambito del Meccanismo di risoluzione unico europeo, ha istituito al suo interno l’Unità di Risoluzione e gestione delle crisi. L’Unità coopererà, oltre che con il Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, con il Single Resolution Board e il Single Resolution Fund.

Le procedure di amministrazione straordinaria in essere al 21 settembre 2015 e quelle di liquidazione volontaria e di liquidazione coatta amministrativa saranno da oggi gestite dall’Unità neo-istituita. Direttore dell’Unità di Risoluzione e gestione delle crisi è il dott. Stefano De Polis, coadiuvato dal vice direttore dott. Pierluigi Conti.

Questa Unità di Crisi, come riporta Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano”, “è stata appena istituita sulla base della direttiva dell’Unione europea che ha introdotto il meccanismo del bail in, vale a dire il principio che, in caso di crac di un istituto, impone un contributo di azionisti, obbligazionisti e (in ultima istanza) dei correntisti con depositi superiori a 100.000 euro”.

LE BANCHE A RISCHIO BAIL IN

Nell’elenco, pubblicato sul sito di Bankitalia, risultano:

1.           Istituto per il credito sportivo

2.           Cassa di risparmio di Ferrara

3.           Banca delle Marche

4.           Bcc Irpina

5.           Cassa di risparmio di Loreto

6.           Banca popolare dell’Etna

7.           Banca padovana credito cooperativo

8.           Cru di Folgaria

9.           Credito trevigiano

10.         Banca popolare delle province calabre

11.         Cassa di risparmio della provincia di Chieti

12.         Banca di Cascina

13.         Bcc Banca Brutia

14.         Bcc di Terra d’Otranto

15.         Banca popolare dell’Etruria e del Lazio

GLI INTERMEDIARI A RISCHIO

Oltre ai quindici istituti ci sono anche quattro intermediari non bancari a rischio Bail In:

1.           Medioleasing S.p.A.

2.           Commercio e finanza S.p.A.

3.           EstCapital sgr

4.           Prisma sgr.

COSA FARE?

Secondo la task force guidata da De Polis “non risulterebbero, al momento, pericoli imminenti” ma resta il fatto che con il Bail In in vigore da gennaio 2016 questi sono gli istituti e gli intermediari più esposti e, quindi, più deboli finanziariamente.

In ogni caso, prima che tutto crolli e che i debiti degli istituti finiscano sulle spalle dei correntisti, l’Unità di Crisi avrà a disposizione tre strumenti: “vendere una parte dell’attività a un acquirente privato; trasferire temporaneamente le attività e passività a un’entità (bridge bank) costituita e gestita dalle autorità per proseguire le funzioni più importanti, in vista di una successiva vendita sul mercato; trasferire le attività deteriorate a un veicolo (bad bank) che ne gestisca la liquidazione in tempi ragionevoli”.

Solo in extrema ratio si arriverà al Bail In. Ma è del tutto evidente che i correntisti degli istituti commissariati non possono certo dormire sonni tranquilli.

 Fonte: L’Infiltrato

Ma guarda un po chi c’è tra i “benefattori” che aiutano gli immigrati a venire in Europa: la guida del perfetto clandestino offerta da Soros

Ma quant’è filatropo quel magnate che ha costruito la sua fortuna con le speculazioni finanziarie fraudolente per cui è ricercato in Malesia….il povero Soros….si capisce per quale motivo MAFIA CAPITALE VA PROTETTA e condannato e perseguito chiunque sia contrario al business sulla tratta di umani (ovviamente un razzista)

soros2

settembre 23 2015

di Francesco Meneguzzo –

Isola di Lesbo, Grecia, 23 set – Passato sotto l’assoluto silenzio della stampa italiana, è di pochi giorni fa lo scoop di Sky News il cui inviato Jonathan Samuels ha trovato, presso l’Isola di Lesbo in Grecia, un vero e proprio manuale operativo del perfetto clandestino, ancora in buone condizioni tra giubbotti di salvataggio e resti di gommoni arenati sulla spiaggia, intitolato “w2eu”, cioè “benvenuti in Europa” e recante sulla copertina la suggestiva fotografia di un giovane su una spiaggia al tramonto, mentre guarda il mare, un paio di remi ai suoi piedi.

 Il “codice” è scritto in arabo e contiene i numeri di telefono delle organizzazioni in grado di aiutare gli immigrati durante il viaggio, come la Croce Rossa e l’Unhcr – alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.

La stessa sigla “w2eu” corrisponde per altro a un portale internet realizzato con estrema professionalità, aggiornato e molto documentato, sulla cui home page si legge: “w2eu fornisce contatti e consigli ai rifugiati e migranti lungo il loro cammino. Alle frontiere esterne dell’Europa, alle persone è rifiutato l’ingresso, sono imprigionate e deportate. Tuttavia, la gente continua a venire. w2eu.info sostiene te che vieni in Europa nella tua battaglia per una vita migliore”.

  Portale internet dell’organizzazione w2eu – clicca sull’immagine per accedere

Il primo delirio è seguito da un secondo di simile tenore, precisamente una citazione, sulla cui autenticità non è dato riscontro, di una non meglio specificata “donna eritrea”, guarda caso “in arrivo sull’isola di Lesbo”: “Ora posso vedere chiaramente a cosa somiglia l’Europa, che [l’Europa] manda i suoi eserciti a combatterci nel mare e ci sbatte in orribili prigioni. Insieme noi dobbiamo iniziare un secondo viaggio verso un altro posto sicuro che potrebbe esistere nel futuro”. Proprio così.

Per chiudersi poi con una dichiarazione che non ha bisogno di commento: “Diamo il benvenuto a tutti i viaggiatori nelle loro difficili traversate e auguriamo a tutti loro buon viaggio – perché la libertà di movimento è un diritto di tutti!”.

Lo stesso portale w2eu dedica poi dettagliatissimi dossier a tutti i paesi europei, tra cui ovviamente l’Italia, della quale si denuncia la “gestione rigidissima dell’immigrazione” regolata dalla legge “Bossi-Fini”, nonché si segnala una grande quantità di contatti utili agli immigrati illegali, tra i quali spiccano a Roma la Comunità di Sant’Egidio e l’Arci – Nuova associazione, a Milano il Centro Naga-Har, Naga – Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti e tanto per cambiare Arci – Todo cambia, e ancora Bari, Firenze, Prato, Bologna, Venezia

Oltre a w2eu, dietro il libretto dell’immigrato perfetto compare l’organizzazioneWatchTheMed-Alarmphone, il cui portale internet è parimenti di elevatissima qualità e offre informazioni in tempo reale su base geografica interattiva delle segnalazioni di gruppi di presunti profughi in mare, detta “Watch the Mediterranean Sea”, una “piattaforma di osservazione online” il cui obiettivo dichiarato in home page è quello di “…monitorare i decessi e le violazioni dei diritti dei migranti alle frontiere marittime dell’Unione Europea”.

 AP-nr-670

 Il numero di telefono satellitare di emergenza di WatchTheMed per sostenere i soccorsi in mare (parzialmente offuscato) – clicca sull’immagine per accedere

 WatchTheMed offre agli immigrati in mare anche un numero di telefono satellitare di emergenza, appunto “Alarm Phone”, riportato nel manuale dell’immigrato,operativo 24 ore su 24 e il cui obiettivo dichiarato è quello di assicurarsi che la guardia costiera competente si attivi effettivamente in base alle chiamate degli immigrati in pericolo, nonché di esercitare pressione sulla stampa e i politici affinché le operazioni di salvataggio siano tempestive ed efficaci. Un cane da guardia della sicurezza in mare degli immigrati clandestini. Notevole è il fatto che che sulla stessa pagina delAlarm Phone si rimandi proprio al portalew2eu.info per maggiori informazioni sulla situazione corrente per i rifugiati nei paesi europei.

Proprio a WatchtTheMed appartiene tale Sonia, che non ha voluto rivelare a Sky News il suo cognome, la quale ha dichiarato che “gli attivisti della nostra rete distribuiscono gratuitamente queste guide in Turchia”, nonché sulle isole dell’Egeo, ad Atene e in altre città greche, aimigranti, insieme ad altri opuscoli sulla sicurezza in mare del mare sono stati distribuiti ai migranti: “Si tratta di un servizio di soccorso che offriamo ai rifugiati”.

Sonia parla correntemente in arabo, riceve le chiamate dalla sua casa in Austria, ed è una dei molti volontari di WatchTheMed: “Siamo un grande gruppo di circa 100 persone”, sostiene, aggiungendo che “siamo presenti in tutta Europa e Nord Africa”.

A questo punto la domanda sorge spontanea: chi finanzia questa guida distribuita ai migranti e le associazioni che li sostengono? Molti sostengono che sia la guida dell’immigrato via mare sia le due principali organizzazioni che lo sostengono rimandino niente meno che alla grande ricchissima associazione per di diritti umani Human Rights Watch(HRW), a sua volta finanziata per 100 milioni di dollari sui 128 del capitale dichiaratamente detenuto dalla Ong dal leggendario finanziere, speculatore e presunto filantropo George Soros. In effetti, la HRW è citata più volte nei portali w2eu eWatchTheMed.

Oltre a collimare perfettamente con le indiscrezioni riportate in agosto dal periodico austriacoInfoDirekt, vicino ai servizi segreti austriaci e illustrate dettagliatamente su queste colonne, in merito al ruolo del magnate americano di origine ungherese, insieme al Dipartimento di Stato Usa, nella promozione dell’invasione europea da parte delle masse di immigrati irregolari, lo stesso premier magiaro Viktor Orban, uno che di solito non le manda a dire, ha puntato il dito proprio contro George Soros in una recente intervista al giornale Hungary Today, accusandolo di sostenere direttamente e indirettamente le Ong che favoriscono l’immigrazione illegale, le quali si stanno costruendo “una fortuna” sulle rovine della crisi immigratoria.

 Fonte: Il Primato Nazionale

Il Pentagono conclude che l’America non è sicura se non conquista il mondo. Il piano di guerra USA contro la Russia

Loro vogliono solo donare democrazia no? !?! Se funzionò con noi perché dovrebbe fallire con le altre nazioni?!?!!? “revisionista” Nuova parola d’ordine per identificare il nemico e commissionare alla stampa a libro paga articoli apposta per demonizzare chi ancora non è sottomesso al Washington Consensus

cowboy

Il Pentagono ha rilasciato la sua “Strategia militare nazionale degli Stati Uniti d’America 2015” in giugno.

Il documento annuncia un cambio di obiettivo, dai terroristi ad “attori statuali” che stanno “sfidando le norme internazionali”. E’ importante capire cosa queste parole significhino. I governi che sfidano le norme internazionali sono nazioni sovrane che perseguono politiche indipendentemente dalle linee di Washington. Questi “Stati revisionisti” sono minacce non perché pianifichino di attaccare gli Stati Uniti, che il Pentagono ammette non sia un obiettivo né della Russia né della Cina, ma perché essi sono indipendenti.

Siate sicuri di cogliere il punto: la minaccia è l’esistenza di Stati sovrani la cui indipendenza di azione li rende “Stati revisionisti”. In altre parole, la loro indipendenza è in disaccordo con la dottrina neoconservatrice di “Unica Potenza”, che dichiara che le azioni indipendenti siano un diritto solo di Washington. L’egemonia data a Washington dalla storia preclude ad ogni altra nazione la possibilità di essere indipendente nelle sue azioni. Per definizione, una nazione con una politica estera indipendente da Washington è una minaccia.

Il rapporto del Pentagono definisce come “Stati revisionisti” la Russia, la Cina, l’Iran e la Corea del Nord. L’obiettivo primario è posto sulla Russia. Washington spera di cooptare la Cina, nonostante le “tensioni nell’area Asia-Pacifico” causate dalla difesa cinese della sua sfera di influenza, una difesa “incoerente con il diritto internazionale” (questo detto dagli USA, grandi violatori del diritto internazionale), girando quello che rimane del mercato dei consumatori americani alla Cina. Non è ancora certo che l’Iran sia scampato allo stesso destino che Washington ha imposto all’Irak, all’Afghanistan, alla Libia, alla Siria, alla Somalia, allo Yemen, al Pakistan, all’Ucraina e, attraverso la sua complicità, alla Palestina.

Il rapporto è sufficientemente audace nella sua ipocrisia, come del resto ogni documento di Washington, da dichiarare che la Casa Bianca e i suoi vassalli “sostengono le istituzioni e i processi dedicati alla prevenzione dei conflitti, al rispetto della sovranità e al rafforzamento dei diritti umani.” Questo detto dall’apparato militare di un governo che ha invaso, bombardato e rovesciato 11 governi, uccidendo e costringendo all’esodo milioni di persone dal regime di Clinton a quello attuale che sta lavorando per rovesciare governi in Armenia, Kirghizistan, Ecuador, Venezuela, Bolivia, Brasile, e Argentina.
Nel documento del Pentagono, la Russia è sotto attacco per non aver agito “in accordo con le norme internazionali” che significa che la Russia non segue l’egemonia di Washington e non si comporta come un vassallo, che è il comportamento da riservare all’Unica Potenza.

In altre parole, questo è un rapporto scritto dai Neoconservatori al fine di fomentare la guerra con la Russia.
Nient’altro può essere detto in merito a questo rapporto del Pentagono, che giustifica la guerra a oltranza finché nessuno esista. Senza guerra e conquiste gli Stati Uniti non sono sicuri. Questo percorso verso una fine del mondo nucleare viene ripetuto in maniera martellante ogni giorno nelle teste degli Americani e dei vassalli europei dalle agenzie di stampa occidentali. “La guerra ci rende sicuri!”.

Il modo di Washington di guardare alla Russia è lo stesso che Catone il Censore riservava a Cartagine. Catone finiva ogni suo discorso al Senato Romano con la frase “Carthago delenda est”.
Questo rapporto del Pentagono ci dice che la guerra con la Russia è il nostro futuro a meno che la Russia non accetti di diventare uno Stato vassallo come ogni altro Paese in Europa, il Canada, l’Australia, l’Ucraina e il Giappone. Altrimenti, i Neoconservatori hanno deciso che è impossibile per gli Americani tollerare di vivere in un mondo in cui gli altri Paesi prendano decisioni indipendentemente da Washington. Se l’America non può essere l’Unica Potenza che decide per il mondo, meglio che si muoia tutti. Almeno è quanto mostreranno i Russi.

Paul Craig Roberts

Fonte traduzione di M. Janigro

Tratto da: byebyeunclesam

INCREDIBILE IN SENATO: M5S E PD BOCCIANO 2 ARTICOLI DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO

pdtricolore

E così il Senato bocciò i diritti universali dell’uomo

– di Gianfranco Amato –

Commissione Giustizia del Senato, 30 luglio 2015, primo pomeriggio. L’insolazione che rischiano i turisti dell’Urbe a causa delle temperature torride pare aver colpito la maggioranza degli onorevoli senatori riuniti in Commissione, nonostante il refrigerio loro offerto dagli efficienti impianti di condizionamento d’aria. Va in scena, infatti, un teatrino surreale dall’epilogo davvero inquietante. L’ottimo senatore Lucio Malan presenta un ordine del giorno nel quale si legge, tra l’altro, che «il Senato impegna il Governo a non violare i due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori nella scelta di educazione da impartire ai propri figli (artt. 18 e 26); a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

Parrebbe un’affermazione quasi lapalissiana in un sistema istituzionale che si autodefinisce democratico. Chi oserebbe mai mettere in dubbio la sacra Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo? E invece no! Nel bislacco mondo sublunare delle istituzioni italiane c’è chi ha osato, eccome. Non soltanto la senatrice Cirinnà, ma molti onorevoli componenti della Commissione strepitano come vestali scandalizzate alla proposta del povero Malan, accusato di aver messo in dubbio l’onore del governo. Sì, perché, con una motivazione pelosa e ipocrita, i senatori sconcertati contestano l’ordine del giorno in quanto, così come formulato, esso avrebbe potuto insinuare il dubbio che lo stesso governo avesse intenzione di violare i diritti fondamentali dell’uomo. Il buon senso popolare definisce questo atteggiamento “coda di paglia”.

Interviene, con la saggezza che gli è consueta, il presidente della Commissione Francesco Nitto Palma, il quale tenta di riportare i senatori alla ragione attraverso la proposta di una modifica a quella parte dell’ordine del giorno oggetto di scandalo. Lo stesso presidente suggerisce, infatti, di riformulare ulteriormente il testo dell’ordine del giorno, prevedendo che il governo sia chiamato ad impegnarsi nel «continuare a garantire e a rafforzare» la tutela dei diritti fondamentali riconosciuti ed affermati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nonché eliminando il riferimento testuale ai richiamati articoli 18 e 26.

A questo punto, i senatori contestatari sono costretti a gettare la maschera, dimostrando che il problema non era tanto la formulazione del documento, quanto il contenuto di merito dello stesso. Così, quei componenti della Commissione Giustizia non hanno mostrato alcun ritegno nel votare contro o nell’astenersi, che – com’è noto – al Senato equivale al voto contrario.  L’ordine del giorno, quindi, è stato clamorosamente bocciato con otto voti a favore (Fi, Ncd, Lega, senatore Orellana del Gruppo Misto) e dodici fra astenuti (M5S e alcuni Pd) e contrari del Partito Democratico (Cirinnà, Del Giudice, Lumia). I resoconti dei lavori della Commissione Giustizia del Senato consegneranno alla storia questa vergogna.

Resterà scritto a peritura memoria che un’istituzione “democratica” ha deciso di bocciare un ordine del giorno di questo tenore: «Il Senato impegna il Governo a continuare e a rafforzare la tutela dei due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori della scelta di educazione da impartire ai propri figli; a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

Si potrebbe sdrammatizzare la vicenda rievocando il classico “pasticcio all’italiana”, e imputare tutto alla dabbenaggine, alla superficialità, al pressapochismo dei senatori, giustificandoli col fatto di non essersi resi conto, di non aver compreso appieno la portata del documento sul quale hanno espresso voto contrario. Noi temiamo, invece, che quel voto nasca da una lucida e deliberata volontà, e rappresenti l’inquietante prodromo della deriva totalitaria che si sta profilando all’orizzonte del nostro Paese, il segno premonitore di quella dittatura del pensiero unico» che papa Francesco continua coraggiosamente a denunciare. Cupi presagi di un totalitarismo alle porte.

Fonte

Tratto da: Lo Sai

Tav, alzati Lazzaro. E spunta Esposito

Pubblicato Venerdì 25 Settembre 2015, ore 14,24
 

L’imprenditore valsusino imputato nel processo sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte avrebbe chiesto aiuto al senatore torinese per ottenere commesse. Peraltro previsto da una legge regionale. “Una enorme bufala costruita sul nulla” replica il politico

L’imprenditore valsusino Ferdinando Lazzaro, imputato nel processo “San Michele”, dal nome dell’operazione dei Carabinieri sulle presunte infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte – era riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf” nell’ambito delle iniziative messe in atto per partecipare ai lavori della Torino-Lione. È quanto si ricava da un rapporto dei Carabinieri del Ros presente negli atti dell’inchiesta, oltre 3mila pagine. Fra i nomi citati dagli investigatori ai quali si sarebbe rivolto Lazzaro figurano quelli di Stefano Esposito, senatore Pd e oggi assessore ai Trasporti del Comune di Roma, di Marco Rettighieri, all’epoca direttore generale dl Ltf, del consigliere regionale del Pd Antonio Ferrentino e dell’ex dirigente della Provincia di Torino Paolo Foietta, ora commissario del governo e presidente dell’Osservatorio.I fatti risalgono al 2012, quando l’esistenza dell’inchiesta non era ancora nota e non si sapeva che Lazzaro, titolare dell’Italcoge, fosse un personaggio monitorato dagli investigatori per alcuni rapporti con uomini legati alla criminalità calabrese. Ora è accusato di sversamento illegale di rifiuti, mentre attende la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello relativo a turbativa d’asta. Indagini che, peraltro, non hanno condotto a nessun capo di imputazione per reati associativi di stampo mafioso dello stesso Lazzaro, che si ritrova oggi, in un modo un po’ singolare, in un procedimento che ha ben altre e più importanti contestazioni.

Il senatore Esposito assicura di non aver ricevuto nessun avviso di garanzia: “Se sono indagato lo dicano – aggiunge il politico che su Facebookironizza (“Da oggi sono uno ‘ndranghetista anch’io, dovete chiamarmi don Stefano”) ricevendo tanti messaggi di solidarietà – altrimenti chiedo io ai Ros di rendere pubblica una segnalazione che feci, mi pare nel 2013, in merito a ciò che l’imprenditore Lazzaro mi raccontò relativamente agli appalti della Sitaf. La denuncia – ricorda Esposito – che secondo me aveva elementi di natura penale, l’ho fatta davanti al capitano Fanelli. Per la verità comunque non mi risulta di essere intervenuto sui lavori Tav. So che dopo quella mia denuncia i Ros chiamarono altre persone che avevo segnalato e che potevano essere utili. Dal mio punto di vista non ho altro da aggiungere”. In merito poi a Rettighieri, tirato in ballo nello stesso rapporto dice: “È una persona al di sopra di ogni sospetto, chiamato anche a risolvere i problemi di Expo”. E se gli si chiede quale sia oggi la sua posizione sulla Tav, l’assessore risponde sicuro: “Sempre la stessa, a favore e a maggior ragione”. E peraltro non ha mai fatto mistero di aver sempre cercato di coinvolgere nei lavori le imprese del territorio valsusino, condizione, del resto, prevista espressamente da una legge regionale, sostenuta in modo bipartisan, dal centrosinistra e dal centrodestra. “Una enorme bufala costruita sul nulla – attacca Esposito – dove la ‘ndrangheta non c’entra un fico secco”.

L’imprenditore nel 2012 si vantò della campagna mediatica che, grazie all’aiuto di alcuni politici piemontesi, sostenne il suo ingresso nei lavori per il Tav. In quel periodo furono pubblicati degli articoli in cui si affermava che le aziende locali non dovevano essere escluse dalla realizzazione dell’opera. Lazzaro, in questa vicenda, era una espressione del “Consorzio Valsusa”. In una intercettazione, l’impresario racconta di essersi andato a lamentare con il parlamentare Esposito della posizione “poco indulgente” di Cmc. “Gli ho detto che questi fanno i tiranni – riferisce all’interlocutore – e lui ha preso il telefono e ha chiamato direttamente il presidente di Cmc”. Anche il presidente del Consorzio Valsusa, l’ex senatore Pd Luigi Massa, raccontò durante una telefonata intercettata di avere parlato con Esposito, il quale, a suo dire, gli riportò il contenuto di uno scontro con la Cmc: “Non mi frega un c… – avrebbe detto il parlamentare –. Vengo a piedi giunti contro di voi che siete i capifila. Vedete voi”.
I Ros annotano che sul proprio sito ufficiale, Esposito il 21 aprile 2012 rilanciò un articolo sulla questione pubblicato da un quotidiano. A Lazzaro venne anticipato che su un altro giornale sarebbe comparsa un’intervista dell’allora assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino (che “giudicava inaccettabile l’esclusione delle aziende valsusine”). I carabinieri riportano anche un sms fra Lazzaro e Massa: “Benissimo, anche Ferrentino sollecita Saitta per Tav” (Ferrentino era allora un sindaco della Valle, Antonio Saitta all’epoca era presidente della Provincia).
Negli atti si legge inoltre che erano le “cosche crotonesi” a voler partecipare ai lavori per il Tav in Valle di Susa attraverso “ditte di movimento terra di soggetti intranei o comunque vicini alla consorteria”. Lo scrivono nel 2012 i carabinieri del Ros in un rapporto alla procura di Torino entrato ora negli fascicoli del processo “San Michele”. Gli investigatori focalizzarono l’attenzione su due imprenditori, Ferdinando Lazzaro e Giovanni Toro, futuri imputati in “San Michele”, i quali (pur non facendo parte delle cosche) “di fatto pongono a disposizione del sodalizio mafioso le proprie realtà imprenditoriali”, compiendo anche “atti diretti a scoraggiare eventuali concorrenti”. Secondo il rapporto, l’associazione di imprese Cmc (che aveva ottenuto da Ltf i lavori del Tav) aveva tentato di sganciarsi da Lazzaro, che a sua volta, per ottenere “un atteggiamento più indulgente nei suoi confronti”, si rivolse ai politici piemontesi.

Esposito, Lazzaro, Foietta e Ferrentino: tutta una grande famiglia?

post — 26 settembre 2015 at 01:22

12006375_10200799622629711_4679320561690353205_nL’affare Tav è un pò come una grande famiglia. L’abbiamo sempre sputo, non abbiamo mai avuto remore nel dirlo ed ora qualcun’altro in più di noi ne sarà convinto. Persino i Ros lo sono, e da un rapporto legato all’operazione contro la ndrangheta in Piemonte San Michele, escono alcune informative legate ad alcune intercettazioni che collegano un pò di quelli che sino sempre stracciati le vesti per il Tav e per la legalità (da applicare a piacimento contro i notav).

Ed ecco che in un sol rapporto escono i nomi di Stefano Esposito, Paolo Foietta (presidente dell’osservatorio Torino Lione), Antonio Ferrentino, il direttore generale di Ltf Marco Rettighieri, e il presidente del (defunto in malo modo) Consorzio Valsusa Luigi Massa. Tutti tirati in ballo, in modo o nell’altro Ferdinando Lazzaro, uno dei proprietari dell’Italcoge (poi Ital costruzioni), uno dei vanti della politica piemontese, perchè imprenditore residente in Valsusa, impegnato nelle opere preliminari del Tav, nonchè elevato martire a causa dei notav brutti,sporchi e cattivi.

Solo che poi si scopre che tra le tante cose, Lazzaro è anche indagato per questa operazione antimafia e ancora una volta i politici si tav si dimostrano poco lungimiranti. Poi adesso si scopre che Lazzaro ha chiesto aiuto un pò a tutti per sedersi alla grande mangiatoia del Tav, e tutti i nomi sopracitati sembrerebbe che una mano non gliel’hanno negata. Chi con una telefonata, chi con una mail, chi con chissa cosa.

Non abbiamo letto questa informativa, leggiamo dai giornali come tutti ma il buon Senatore/Assessore non avrà visto di buon grado il titolo de La Stampa:

12065702_10206531523400203_7775906120566834498_n

Il dato che esce in maniera chiara è come ancora una volta esista chiaramente un Sistema Tav, fatto di amicizie, legami e favori che fa di tutto per tenere in piedi il carrozzone impresentabile che è quest’opera. E’ persino imbarazzante commentare tale notizia, ma per una volta non siamo noi a doverlo fare, ma chi di solito spreca pagine e pagine per riportare le parole “ferme e decise” di “politici di famiglia”

10421500_10204621184836808_5094527712475864998_n

Leggi anche

Tav, “aderenze politiche” di imprenditore coinvolto in processo per mafia. “Per lui interventi del senatore Esposito”

Nucleare: accettereste di abitare in una polveriera?

La guerra nucleare è costantemente vicina alla nostra vita tutti i giorni anche se nessuno lo racconta. Un convegno per i diritti all’esistenza dell’umanità

di Davide Amerio.

È iniziato questa mattina a  il seminario di “Riflessione e di proposta per la denuclearizzazione” che vede impegnati esperti italiani e francesi in un confronto per ottenere il bando delle armi nucleari. Il 26 settembre (domani) è la giornata ONU per il disarmo .

La stragrande maggioranza delle popolazioni del mondo non se rende conto ma viviamo costantemente su una immensa Santa Barbara che può esplodere in qualsiasi momento sterminando l’. Con il venir meno delle tensioni internazionali causate dalla guerra fredda non è diminuito il rischio di una guerra nucleare. Negli arsenali di 9 stati si possono contare circa 16.000 bombe nucleari e ciascuna di esse ha una potenza pari a 30 volte quella di Hiroshima. Circa 2000 di queste bombe sono montate su missili in stato di allerta permanente, pronti a partire in 15 minuti.

Dal 1945, spiegano gli studiosi, in media ogni 6 anni il mondo è stato a un soffio dallo scoppio di una guerra nucleare. Per quanto tempo si può confidare di aver fortuna in uno stato di precaria sopravvivenza? L’equilibrio mondiale è basato sul terrore e sulla minaccia dell’uso di queste armi e nessuno può offrire garanzie che queste non vengano utilizzate anche a fronte di un banale errore umano.

Il lavoro del seminario si articola proprio per rispondere a questa condizione perenne di precarietà della sopravvivenza della specie umana; è ben comprensibile che una quantità di simili armamenti, se attivati anche per errore, scatenerebbe la fine del mondo. Se il lancio riguardasse anche solo un numero limitato di testate, i riflessi prodotti dalla devastazione ambientale in una zona, a causa della potenza messa in campo, avrebbero conseguenze disastrose su tutto il pianeta. Pensiamo ai casi “circoscritti” degli incidenti nelle centrali nucleari per produrre energia civile.

Occorre agire, politicamente, per creare le condizioni di condanna del principio della “deterrenza” a mezzo di armi nucleari, spiega  (anti-giornalista – come ama definirsi – studioso e obiettore alle spese militari e nucleari). Ciò che deve essere sancito è il diritto dell’umanità alla sua sopravvivenza che è costantemente minacciato dalla deterrenza nucleare. A margine del Conferenza della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop 21) che si terrà a Parigi il novembre prossimo, l’idea degli studiosi è di lanciare una dichiarazione-appello ai  per costituire una “carta dei diritti dell’umanità“.  Gli stati moderni, per loro storia e costituzione, godono dei principi di sovranità in quanto essi devono impegnarsi nella protezione, in primo luogo, dell’umanità e dei diritti della persona. Se l’umanità nel suo complesso è costantemente minacciata dalla presenza di arsenali militari, quale senso ha la sovranità degli stati?

La questione presenta risvolti complessi alla luce del , spiega l’avv. Fabio Strazzeri; l’azione degli accordi internazionali e dei trattati si è concentrata sulle limitazioni alla violenza durante i conflitti. Ma l’uso della “violenza nucleare” pone un diverso problema nel momento in cui determina le sorti dell’intera umanità a prescindere dalle motivazioni – e dalle ragioni di parte, – che possono aver scatenato il conflitto.

Le organizzazioni come l’Onu, pur possedendo uno statuto di tipo pacifista che ammette il ricorso alla guerra solo nel caso di legittima difesa, non sono più sufficienti ad affrontare una materia così delicata e complessa. Il concetto stesso di “legittima difesa” che, nel diritto, viene ammesso in proporzione all’offesa ricevuta (per esempio: se qualcuno mi ruba una mela non gli posso sparare), viene nel caso del nucleare a cadere in contraddizione. Comunque sia una “difesa” con l’utilizzo di armi nucleari è sempre sproporzionata rispetto all’offesa ricevuta in quanto foriera di  del nemico o causa di una risposta altrettanto violenta che conduce allo  dell’intera umanità.

Una soluzione può essere trovata promuovendo meccanismi internazionali che vertano a creare una “consuetudine” all’interno del diritto internazionale valevole per tutte le nazioni. Gli accordi rettificati per la “non proliferazione” delle armi nucleari sono insufficienti per risolvere la questione dello pericolo di sterminio. A tal proposito Navarra ricorda che Stati Uniti e Italia sono inadempienti: i primi per aver comunque apportato migliorie tecnologiche alle testate nel nostro paese (le nuove testate saranno classificate come B61-12 anziché B61) e il nostro paese vìola i trattati fornendo supporto logistico. A tal riguardo è nota, agli esperti, la motivazione reale dell’acquisto dei nuovi caccia F35 americani: sono preposti al trasporto delle nuove testate B61-12.

Vi invitiamo a partecipare al convegno in corso. troverete interessanti argomentazioni e avrete la possibilità di discutere con tecnici ed esperti. Riportiamo il programma del Convegno (già presente nella nostra sezione Eventi):

Venerdi 25 settembre 2015

  • Ore 9.00 – 9.30 – Saluti di benvenuto e introduzione al Seminario da parte di Alfonso Navarra, coordinatore dei lavori seminariali. Lettura delle due petizioni. Lettura di messaggi e contributi “esterni”. “Il diritto alla sopravvivenza dell’umanità nuovo diritto umano”.
  • Ore 9.30 – 9.50 – Relazione di Fabio Strazzeri. Il diritto nell’era nucleare.
  • Ore 9-50- 10.30 – discussione sulle relazioni di Navarra e Strazzeri
  • Ore 10.30 – 11.00 – Relazione di Jean Marie Collin. Stato attuale delle trattative per il  e prospettive per l’Assemblea dell’ONU di settembre-ottobre 2015: l’impegno della Rete internazionale dei parlamentari per il .
  • Ore 11-00 – 12.00 – discussione sulla relazione di Collin
  • Ore 12.00 – 12.30 – Relazione di Luigi Mosca. Rischi di uso di armi nucleari per errore. La “rimozione” del problema nucleare.
  • Ore 12.30 – 13.30 – discussione sulla relazione di Mosca
  • Ore 13-30 – 14.30 – pausa pranzo
  • Ore 14.30 – 14.45 – Relazione di PierCarlo Racca. L’istituzionalizzazione della difesa popolare nonviolenta.
  • Ore 14. 45– 15.00 – Relazione di Laura Tussi. Il dialogo per la pace.
  • Ore 15.00 – 15.30 – discussione
  • Ore 15.30 – 16.00 – Relazione di Roberto Cotti. Come Parlamento e governo italiano affrontano le problematiche della denuclearizzazione.
  • Ore 16.00 – 17.00 – Discussione
  • Ore 17.00 – 17.30 – Relazioni di Giuseppe Farinella (Energia Felice) e Renato Zanoli (MAN).
    I rapporti tra nucleare civile e militare. La geopolitica dell’energia.
  • Ore 17.30 – 18.30 – Discussione
  • Ore 18.30 – 19.00 – Giro di interventi conclusivo dei relatori (Cinque minuti a testa).

Sabato 26 settembre 2015

  • Ore 9.00 – 9.30 – Relazione di Alfonso Navarra e Giuseppe Farinella (Energia Felice) . L’attuazione del referendum antinucleare ed il deposito unico nucleare.
  • Ore 9.30 – 10.00 – Poiezione documentario su Saluggia.
  • Ore 10.00 – 11.00 – discussione su relazione Navarra e documentario.
  • Ore 11.00 – 11.30 – L’opposizione ai tasporti nucleari attraverso la Valle di . Interventi di: Amministrazione Comunale di , Alberto Perino, Luca Giunti e Massimo Alovisi, TG Valle Susa.
  • Ore 11.30 – 11.50 – Relazione di avvocato Daniela Bauduin. “Trasporto di materie radioattive tra esigenze di ordine pubblico e tutela della salute”.
  • Ore 11.50 – 13.00 – Discussione su 
  • Ore 13.00 – 13.30 Giro di interventi conclusivo dei relatori. Chiusura dell’iniziativa.

(D.A. 25.09.15)

REPARTI RUSSI PARTECIPANO ALLA BATTAGLIA DI ALEPPO AL FIANCO DELL’ESERCITO SIRIANO ED HEZBOLLAH

“Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità.
Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”.
Proverbio Arabo 
25 SET 2015
AUTORE 

All’alba di ieri fonti israeliane affermano che reparti russi dei fanti di Marina, della 810 Brigata, hanno attaccato le postazioni dell’ISIS nella base aerea di Kweiris, ad Est di Aleppo, assieme all’Esercito siriano ed agli Hezbollah per liberare la base e ripulirla della presenza dei miliziani takfiri.

Nella base attaccata dalle forze congiunte russe/siriane, secondo le informazioni di intelligence, sono presenti miliziani ceceni sotto il comando di Abu Omar al-Shishani, uno dei capi ceceni, jihadisti di lingua russa e provenienti dalla Georgia, che sono ricercati dalle autorità russe per i crimini commessi sul suolo russo, sospettati di aver preso parte ad attentati terroristici avvenuti nel Caucaso. Questo spiega perchè i russi lo hanno scelto come primo obiettivo: per regolare i conti oltre alla necessità di rompere l’accerchiamento dei miliziani dell’ISIS su Aleppo, la seconda città della Siria.

Queste notizie hanno immediatamente allarmato le autorità israeliane che seguono con molta attenzione gli avvenimenti in Siria e non si aspettavano un coinvolgimento così diretto ed immediato dei reparti russi nella guerra sul territorio siriano. In particolare spavanta gli israeliani il fatto che i reparti russi affianchino non solo l’Esercito siriano ma anche Hezbollah, la formazione sciita libanese che Israele considera una organizzazione “terroristica” perchè difende il Libano dalle aggressioni di Israele e dell’ISIS .

Alle autorità di Israele invece sembra del tutto normale apppoggiare i gruppi terroristi come il Fronte Al Nusra che combattono in Siria per rovesciare il governo di Al-Assad, sembra normale rifornirli, proteggerli con la propria aviazione, assisterli e ricoverarli nei propri ospedali. Ci sono “terroristi buoni” e “terroristi cattivi”, secondo l’entità sionista. Anzi sembra che le autorità israeliane siano particolarmente preoccupate per le loro “creature” e temono che i russi possano ucciderle o catturarle e pubblicare tutte le prove della collusione di Israele con le organizzazioni terroriste che operano in Siria.

Per questo alcuni giornali israeliani come Debka File, normalmente ben informati, iniziano a lanciare “strilli” metaforici e denunciare che “Putin ha tradito gli accordi con Netanyahu”, ci aveva assicurato che le truppe russe non sarebbero intervenute nei combattimenti, questo cambia la natura dell’intervento russo ed altre lamentele simili.

I commentatori israeliani notano che l’affiancamento dei russi all’Esercito siriano non avveniva dal 1974, anno della Guerra del Kippur, quando Israele riuscì ad occupare le ature del Golan siriano (da cui non si è mai ritirato) e da dove partono alcuni gruppi di miliziani jihadisti che godono della protezione dell’Esercito israeliano e svolgono incursioni sul territorio siriano. Sono gruppi assistiti e protetti da Israele tanto che Tel Aviv invia gli elicotteri a recuperare i miliziani feriti e li ricovera presso i suoi ospedali, cosa ormai nota.

Il fatto grave per Israele è che i russi si trovino al fianco di Hezbollah, nemico giurato di Israele in quanto difende il Libano dalle incursioni israeliane. Israele teme che molte delle nuovi armi sofisticate consegnate dai russi alla Siria possano finire nella disponibilità di Hezbollah rafforzandone le sue capacità militari. Questo perchè Hezbollah da molto tempo affianca l’Esercito siriano nelle operazioni contro i gruppi terroristi, ben consapevole che, se cadesse la Siria di Al -Assad, i terroristi jihadisti dilagherebbero anche nel Libano e massacrerebbero la popolazione sciita, drusa e cristiana che vive nel paese dei cedri. Tanto che in Hezbollah si sono arruolati anche molti cristiani ed è stata formata la prima Brigata cristiana di Hezbollah.

Il conflitto in Siria con l’arrivo dei russi è ormai ad una svolta : il baluardo del governo di Al-Assad contro il terrorismo jihadista si è rafforzato e i piani di USA ed ISraele per rovesciare il regime e disarticolare il paese arabo sono stati bloccati da Putin. Israele deve adesso “ingoiare il rospo” e cambiare i suoi piani.

Fonti: Debkafile  Al Ahed News

Traduzione e commenti: Luciano Lago

Germania, spuntano i primi negazionisti: “Le Golf diesel non sono mai esistite”

 Lercio
di  il 25-09-2015
Immagine: Froofroo (Wikimedia) elaborata da Andrea Canavesi

Immagine: Froofroo (Wikimedia) elaborata da Andrea Canavesi
 

Wolfsburg – Lo scandalo emissioni Volkswagen, che in questi giorni sta scuotendo la Germania, rischia di provocare nella popolazione tedesca uno shock senza precedenti. La vergogna è pari solo a quella che ha colpito il popolo teutonico alla scoperta che, a dispetto del nome, i Tokio Hotel fossero tedeschi. Per le strade di Wolfsburg si respira imbarazzo, difficile ottenere dei commenti dai cittadini. Un uomo, non senza difficoltà, riesce a pronunciare qualche frase: “Ci sentiamo terribilmente in colpa. Siamo sempre stati attenti alla salute delle persone e poi arrivano questi stronzi e inquinano spudoratamente con le loro canzoni di merda. E adesso anche questa storia della Volkswagen! Chiediamo scusa a tutti”.

Come già successo per i campi di sterminio nazisti, anche sul fronte Volkswagen si registrano le prime posizioni negazioniste. Alcuni movimenti estremisti si spingono fino a negare l’esistenza stessa delle Golf diesel. Per conto di Lercio incontro Pierre Littbarski, leader del Movimento NazionalGolfista. Lo intervisto girando in auto per le strade di Wolfsburg.

Le Golf diesel non sono mai esistite – afferma sicuro Littbarski – quelle che stiamo vedendo circolare per strada sono innocue Golf elettriche o a energia solare. Le notizie che sentiamo nei tg sono opera della propaganda antigolfista. C’è chiaramente un disegno volto a screditare il popolo tedesco, così come accadde durante la seconda guerra mondiale, chiedete a Miss Italia”.

Littbarski mi spiega anche qual è la fonte delle sue teorie: “E’ uscito proprio la settimana scorsa un libro di David Irving, ‘La guerra di Hitler al gasolio’, in cui si evince chiaramente l’avversione della Germania verso qualsiasi tipo di emissione fin dai tempi del Terzo Reich. Ormai tutti sanno che le camere a gas nei campi di concentramento non sono mai esistite, su questo spero di non doverci tornare più. Quindi niente Zyklon B dalle fantomatiche docce dei lager e niente emissioni inquinanti dalle Volkswagen, se leggi il libro trovi tutte le prove che vuoi. E poi è sufficiente guardare le foto satellitari per verificare che in tutta la Germania non c’è neanche un distributore di gasolio. Perché queste cose voi giornalisti non le dite? La storia delle emissioni è una favola. Credo che dietro le Golf diesel ci siano gli ebrei [sogghigna ripensando all’immagine che ha appena evocato NdR]Insomma, non siamo noi a essere ‘negazionisti’, siete voi a essere ‘emissionisti’”.

Littbarski non si scompone neanche quando gli faccio notare che questa intervista la stiamo facendo nella mia Golf diesel del 2013. Gli mostro il libretto di circolazione. “So bboni tutti a mettece ‘na scritta”, mi risponde con un inspiegabile dialetto romano. E per rafforzare il concetto scende dall’auto, avvicina la faccia al tubo di scarico e respira a pieni polmoni.

Decido che è il momento di lasciarlo con le sue certezze. Ma prima di andar via, sapendo che scrivo per un giornale italiano, Littbarski vuole farmi un’ultima rivelazione: “Hai presente la semifinale dei Mondiali 2006, Germania-Italia 0-2, con gol di Grosso e Del Piero? Ecco, non si è mai giocata”.

Eddie Settembrini

Tav, “aderenze politiche” di imprenditore coinvolto in processo per mafia. “Per lui interventi del senatore Esposito” | Il Fatto Quotidiano

Minacciato e fallito, nel momento di difficoltà l’imprenditore Ferdinando Lazzaro sapeva cosa fare: chiamava i politici Pd e gli amministratori favorevoli alla Tav Torino-Lione e chiedeva loro aiuto. Si tratta del senatore Stefano Esposito, ora commissario del governo alla Torino-Lione e assessore ai Trasporti al Comune di Roma. Nonché autore del libro “Sì Tav” insieme a un altro politico dem citato nell’informativa, l’ex dirigente della Provincia di TorinoPaolo Foietta, ora commissario del governo e capo dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. Infine, il consigliere regionale PdAntonio Ferrentino. Adesso non sarà così facile per l’imprenditore cercare il loro aiuto. Lazzaro, più volte obiettivo di presunti atti vandalici dei No Tav, ha difficoltà più grandi: la settimana scorsa è cominciato il processo “San Michele” in cui è accusato dalla Dda di sversamento illegale di rifiuti, mentre la procura di Torino indaga ancora sul fallimento della sua Italcoge  [ ndr qui una mia nota su FB, pubblicata ad agosto 2011, sul fallimento ITALCOGE] e aspetta la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello per turbativa d’asta.

Ndr: per comprendere le evoluzioni di Italcoge è fondamentale ripercorrerne la storia, anche quella giudiziaria, perché Lazzaro balza alle cronache nel lontano 1993 , quando aveva  avuto in appalto dalla Sitaf lavori per 12-13 miliardi. Da un articolo su La Stampa, 10 marzo 1993: “Le imprese di Lazzaro e dei fratelli minori Salvatore, Giuseppe e Gaetano erano già state «visitate» dai finanzieri nel 1988 e nel gennaio dell’anno scorso. Allora era in attività anche la «Icet Snc», liquidata nei mesi scorsi. Nella contabilità di quella società e della «Lazzaro» FURONO SCOPERTE FALSE FATTURAZIONI. La prima volta per centinaia di milioni, la SECONDA PER TRE MILIARDI. Il costruttore è ricorso AL CONDONO per sanare la propria posizione giudiziaria: deve versare un miliardo nelle casse dello Stato. La strada che porta alla cava Cantalupo di Meana costruita dall’impresa Lazzaro La famiglia Lazzaro è originaria di Brente, in Sicilia, e arriva in Piemonte negli Anni Settanta in coincidenza con il boom edilizio dell’Alta Valsusa. Si inserisce nei cantieri edili di Cesana. Benedetto è il più intraprendente: si butta in politica e si fa eleggere CONSIGLIERE COMUNALE a Susa nella Lista dc contando su un pacchetto di 400 voti raccolti fra i siciliani residenti in zona. Tira la volata ai fratelli nei rapporti sociali ed economici. Contemporaneamente cresce il suo peso imprenditoriale nel campo degli appalti pubblici. Ottiene dall’Anas più incarichi per lo sgombero della neve sulle statali dell’Alta Valsusa. E nel 1989 comincia a lavorare per la Sitaf. Nel 1990 tenta di lanciare il nipote Ferdinando chiedendo un posto per lui nella lista per le ultime elezioni comunali di Susa, ma trova opposizione negli amministratori locali del partito. In altre occasioni appoggia candidati democristiani. Con gli appalti Sitaf arrivano per Lazzaro commesse per miliardi. ”

I contatti con la politica sono documentati da un’informativa inviata dal Ros dei carabinieri dell’ottobre 2012 nell’ambito dell’indagine “San Michele” sulla locale di ‘ndrangheta di San Mauro Marchesato (Kr) insediata nel capoluogo piemontese. Nell’informativa conclusiva dell’indagine si legge che Lazzaro, la cui società Italcoge era fallita nell’estate 2011, nella metà dell’aprile 2012 rischiava di perdere alcuni subappalti perché l’associazione temporanea di imprese Cmc non voleva affidarli a una società fallita. Per questo si dà da fare smuovendo il direttore generale di Ltf Marco Rettighieri, il presidente del Consorzio Valsusa Luigi Massa (ex senatore Ds) e il senatore Pd Stefano Esposito. I Ros scrivono che Lazzaro è riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf”. Il politico Pd, apertamente Sì Tav, avrebbe contattato il presidente della Cmc di Ravenna in presenza di Lazzaro, che si lamentava della “posizione poco indulgente adottata da Cmc nei loro confronti” per l’ottenimento del movimento terra. La questione emerge in una telefonata intercettata tra Lazzaro e un altro importante imprenditore della Val di Susa, Claudio Martina, e quelle con Luigi Massa. Esposito ha replicato all’Ansa: “Non ho ricevuto nessun avviso di garanzia. Se sono indagato lo dicano altrimenti chiedo io ai Ros di rendere pubblica una segnalazione che feci”, dichiara riferendosi a una denuncia da lui fatta nel 2013.

In un’altra informativa agli atti dell’inchiesta, scritta nell’ottobre 2012, si legge: “Sono emerse altresì aderenze di Lazzaro con personaggi politici e della pubblica amministrazione, artatamente utilizzate per volturale alla neo costituita Italcostruzioni licenze e autorizzazioni giù nella disponibilità della fallita Italcoge”. Si tratta di una licenza per utilizzare una cava a Meana di Susa, una licenza rilasciata alla Italcoge, ma scaduta da due anni e mai rinnovata.

È il 3 settembre 2012 e nel cantiere sta per entrare una delegazione nazionale del Pd: presenti, tra gli altri, Stefano Fassina, l’ex presidente della Provincia Antonio Saitta e Luigi Massa, ex deputato Pds poi diventato presidente del Consorzio Valsusa, che raggruppa imprenditori locali vincitori di unappalto da 12 milioni di euro per lo smaltimento degli scarti. Lazzaro contatta il fratello Antonio, gli dice di aver appena parlato con Ferrentino: “Riesci a parlare con Ferrentino da solo. Le (sic) dici che abbiamo bisogno di mettere a posto due cose lì per la cava, per l’autorizzazione che non è mai arrivata”. Il 17 settembre 2012 dopo coinvolge anche il dirigente dell’area territorio e trasporti della Provincia di Torino Foietta. Secondo per il Ros avrebbe garantito “il suo interessamento per addivenire a una soluzione della vicenda”. Lazzaro gli chiede di intervenire: “Stavo facendo la pratica per il rinnovo. Poi nel frattempo la Italcoge che era titolare è andato giù e quindi loro a settembre dell’altro anno l’hanno archiviata e io nel frattempo poi cosa ho fatto? Avendo poi nel frattempo ripreso la società con un’altra partita Iva, quindi ho l’affitto del ramo d’azienda (vicenda oggetto dell’indagine per turbativa d’asta, ndr). Ripresentare tutto da capo sarebbe abbastanza macchinoso”. Foietta risponde: “Allora mi faccia una mail. Lei mi indichi anche il funzionario che aveva seguito la pratica (…). Quindi in modo da riuscire a risalire alla vicenda (…) E se però mi mette anche il nome specifico del funzionario con cui avete avuto rapporti mi è più utile, così vedo di evitare giri. Evito una ricerca”.

Dall’annotazione emerge anche la paura di Lazzaro per le notizie diffuse dai No Tav, dal leader Alberto Perino e dal Movimento 5 Stelle di Torino sui suoi contatti con personaggi dubbi come Bruno Iaria, condannato in via definitiva il 23 febbraio scorso capo della locale della ‘ndrangheta di Courgné, assunto nel 2007 nella Italcoge. Nelle telefonate intercettate l’imprenditore spiega di aver sempre denunciato i calabresi che gli chiedevano il pizzo, ma – sottolineano i carabinieri – nelle banche dati delle forze dell’ordine non c’è nessuna denuncia del genere. Anzi, con alcuni calabresi fa affari: è lui che fa ottenere a Giovanni Toro, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo “San Michele”, il subappalto per asfaltare il cantiere della Torino-Lione a Chiomonte.

Su queste relazioni la consigliera regionale Francesca Frediani e il senatore Marco Scibona del Movimento 5 Stelle chiederanno presto chiarimenti in Consiglio regionale e in Parlamento: “È inquietante la familiarità con cui tali personaggi si rivolgono ad esponenti di primo piano della politica piemontese – affermano -. Giova ricordare inoltre come Foietta e Ferrentino abbiano condiviso per molti anni e condividano tuttora con il neo assessore ai lavori pubblici di Roma Stefano Esposito un lungo percorso politico segnato dal sostegno al progetto Tav”.

Sorgente: Tav, “aderenze politiche” di imprenditore coinvolto in processo per mafia. “Per lui interventi del senatore Esposito” – Il Fatto Quotidiano

Vedi anche:

MAFIA E AFFARI IN VALSUSA / CHIUSE LE INDAGINI DELL’INCHIESTA SAN MICHELE. IL RUOLO DELLA CAVA DI SANT’AMBROGIO, IL TENTATO AGGANCIO ALLA TAV E LA GESTIONE ILLECITA DEI RIFIUTI DI LAZZARO | ValsusaOggi

Ma al maxi processo contro i NO TAV di mafia NON SI POTEVA PARLARE. “Un fatto tecnico”. Insomma: tecnicamente la mafia non esiste.

Nota a margine, ma neanche troppo… Se, come sembrerebbe da una rapida lettura di questi articoli che citano rapporti del ROS, la mafia nel TAV (e non solo) c’è, eccome, e ha potuto contare su appoggi politici di un certo rilievo, allora chi gridava NO MAFIA quel 27 giugno 2011 all’avanzare delle ruspe di Italcoge nel terreno che oggi  è occupato dal fortino / cantiere, aveva RAGIONE. Peccato che non sia stato possibile parlare di MAFIA nel corso del maxi processo che per più di due anni si è tenuto in aula bunker. Ricordo in particolare una testimonianza, all’udienza del 10 giugno 2014,  aula bunker, quella che sembrava essere la cornice preferita dalla Procura di Torino per i processi ai NO TAV. Eravamo quasi alle ultime battute per i testi della difesa, e fu Revelli ad aprire una nuova prospettiva sulle giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011, oggetto del processo a 54 attivisti.Il noto politologo e professore ordinario di Scienza della Politica e sistemi politici comparati presso Università Piemonte Orientale studia da anni il movimento e le sue dinamiche, ne condivide l’ideologia e racconta, essendo stato testimone diretto di quelle giornate, di non aver visto “atteggiamento bellicoso, tutt’al più ci si preparava ad una resistenza passiva”. All’avanzare della ruspa, nelle operazioni di sgombero, i manifestanti gridavano “mafia!mafia” ed è su questo particolare che si innesca il tentativo, da parte della difesa (Avv. Bertone) di fare ammettere un’informativa dei Carabinieri risalente al 2011, su vicende oggetto del processo Minotauro che potrebbero confermare qualcosa di più del sospetto della vicinanza di alcune aziende coinvolte nei lavori alla Maddalena con esponenti di spicco della ‘ndrangheta (il caso Iaria /Martina / Italcoge). Il collegio, con una decisione ad alta velocità, chiude la lunga discussione e senza colpi di scena, accoglie le opposizioni del PM e dell’avv. Bertolino (SAP e ITALCOGE-fallimento, parti civili in questo processo) e NON AMMETTE il documento.
Di mafia e ‘ndrangheta, insomma, non si deve parlare. “E’ un fatto tecnico”, spiega Quinto Bosio. Certo. Quindi “tecnicamente” la mafia, ancora una volta, non esiste.
E poco importa che un altro avvocato della difesa aggiunga un ulteriore dettaglio sul fallimento Italcoge (che è parte civile), facendo notare che il curatore (anche esponente delle forze dell’ordine) è stato costretto di recente a dare le dimissioni in quanto coinvolto in altra vicenda giudiziara. Questa è l’Italia.

Vedi:

Al maxi processo “tecnicamente” la ‘ndrangheta non è ammissibile (diretta 10 giugno)

Non stupisce che proprio il senatore Stefano Esposito sia stato scelto per partecipare all’evento “Trasparenza e legalità negli appalti pubblici”, come relatore al Senato ddl riforma del codice appalti, proprio questo pomeriggio a Torino, in Via Corte d’Appello 16. Certamente una lezione imperdibile.

legalitaespochi

Qui il video della testimonianza di Revelli

REVELLI3