CLAMOROSO! Varoufakis: “era tutto pronto per uscire dall’Euro, poi Tsipras ha TRADITO”

tradire, l’unico valore costante delle sinistre
 Scritto il luglio 28, 2015
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La clamorosa rivelazione di Varoufakis: “Era già tutto pronto passare dall’Euro alla Dracma in una notte, ma Tsipras ci ha tradito” – dagospia.com
 
L’EX MINISTRO DELLE FINANZE GRECO AVEVA MESSO IN PIEDI UNA CELLULA SEGRETA PER CREARE UN SISTEMA BANCARIO PARALLELO, CHE AVREBBE POTUTO ‘TRASFORMARE’ L’EURO IN DRACMA CON UN COLPO DI CLIC: “VOGLIONO INCRIMINARMI PER TRADIMENTO, MA IL PIANO FUNZIONAVABENISSIMO”
 
Al team ha partecipato anche un esperto della Columbia University, che è entrato nei software del Fisco greco, sotto il controllo dell’ex troika, ottenendo le informazioni di tutti i contribuenti – Il sistema parallelo consentito ad Atene di creare liquidità in euro evitando lo “strangolamento finanziario” della Bce…
 
WSI – E’ uscito di scena come ministro delle Finanze, ma continua a essere molto attivo nel gridare al mondo tutti i retroscena che hanno interessato la Grecia nei giorni caldi delle ultime settimane, e anche degli ultimi mesi.
Yanis Varoufakis, appunto ex numero uno del dicastero delle Finanze, ha fatto l’ennesima rivelazione shock che sta provocando in queste ore forti tensioni politiche ad Atene.
Stando a quanto riportato da Kathimerini, in una teleconferenza con alcuni membri di hedge fund internazionali, Varoufakis ha svelato di aver ricevuto lo scorso dicembre da Alexis Tsipras un’autorizzazione precisa, allo scopo di pianificare un sistema parallelo di pagamenti in euro, che avrebbe potuto “trasformarsi” in dracma nell’arco di una notte, se necessario.
 
La richiesta si è tradotta nella creazione di un team, o meglio come riporta anche il Telegraph in un articolo firmato da Ambrose Evans-Pritchard, di una “cellula segreta”, composta da cinque funzionari guidati da Varoufakis, che hanno lavorato per mesi a un piano B di emergenza.
Al team ha partecipato anche un esperto di tecnologia della Columbia University di New York, che ha gestito la parte logistica della missione, compiendo anche operazioni di hackeraggio: l’esperto è riuscito infatti a entrare nei sistemi di software del Fisco in Grecia – sotto il controllo dell’ex troika – e ottenere tutti i dati e le informazioni relativi a ogni contribuente greco.
“Il primo ministro, prima che vincessimo le elezioni a gennaio, mi aveva dato l’ok a formulare un piano B. Io ho creato a quel punto un team molto competente, un piccolo team come doveva essere per rimanere nascosto, per ovvie ragioni”, ha detto lo stesso Varoufakis. A quel punto, “abbiamo deciso di violare lo stesso programma di software del mio ministero”.
Le dichiarazioni sono state riprese da Kathimerini e si riferiscono a una teleconferenza che risale allo scorso 16 luglio, dunque a una settimana dopo le dimissioni dell’ex ministro.
Varoufakis ha espressamente confermato al Telegraph che le dichiarazioni riportate da Kathimerini sono accurate, precisando tuttavia di non aver mai partecipato ad alcun complotto per tornare alla dracma, contrariamente a quanto è stato affermato dalla stampa ellenica.
 
“Il contesto di tutto ciò è che vogliono dipingermi come un ministro delle finanze disonesto, per farmi incriminare per tradimento. Fa tutto parte di un tentativo di annullare i primi cinque mesi di questo governo, e di buttarli nella spazzatura”, ha continuato.
Lui stesso ha poi spiegato che l’obiettivo delle operazioni di hackeraggio è stato quello di consentire al ministero delle Finanze di effettuare, nel caso di ricorso al piano di emergenza, trasferimenti digitali “premendo semplicemente un tasto”.
Il piano prevedeva l’esecuzione dei pagamenti attraverso il modello “IOU”, basato su un esperimento lanciato dalla California dopo il crac Lehman Brothers.
Un sistema bancario parallelo di questo tipo avrebbe consentito ad Atene di creare liquidità in euro evitando quello che Syriza definisce “strangolamento finanziario” della Bce. Varoufakis ha puntualizzato che il sistema “era stato sviluppato molto bene”.
 
“Ben presto avremmo potuto ampliarlo, utilizzando App sugli smartphone, avendo un sistema parallelo (bancario) operativo. Ovviamente sarebbe stato denominato in euro, ma sarebbe stato possibile convertirlo in nuova dracma” in caso di necessità
L’ex ministro ha aggiunto che il ricorso alle operazioni di hacker è stato necessario, dal momento che la troika aveva preso il controllo del Fisco all’interno del ministero delle finanze.
Il tutto si è poi concluso in un nulla di fatto.
“Quando il momento è arrivato, (Tsipras) ha deciso che era troppo difficile. Non so quando ha preso questa decisione. So solo che ho appreso (la notizia) esplicitamente la notte del referendum, ed è questo il motivo per cui ho presentato le mie dimissioni”.
Nelle registrazioni si sente Varoufakis dire: “Credo che i cittadini greci ci avessero autorizzati a trattare in modo energetico e forte, al punto che, se non fossimo riusciti a raggiungere un accordo efficace, avremmo dovuto considerare l’eventualità di uscire” dall’euro.
 

Milano: ragazzini stranieri lanciano sassi dal cavalcavia dell’A1, denunciati

martedì, 28, luglio, 2015
 
Cinque ragazzini, di origine straniera, sono stati fermati e denunciati dalla polizia stradale per aver lanciato dei sassi dal cavalcavia di San Zenone, sulla A1. Sarebbero loro infatti i responsabili del panico creato tra gli automobilisti dell’Autostrada del Sole, domenica pomeriggio, all’altezza di Melegnano.
I cinque avrebbero danneggiato due auto e sfiorato altre tre macchine che correvano lungo l’autostrada.
Schivando le pietre che piovevano sulla carreggiata, i guidatori hanno lanciato subito l’allarme, permettendo agli agenti della polizia stradale di Guardamiglio di individuare i cinque ragazzi e fermarli. Nessun ferito grave, grazie anche alla prontezza di riflessi degli automobilisti colpiti, che sono riusciti a fermarsi e allertare la stradale.
Una tragedia sfiorata, una “bravata” causata probabilmente dal forte senso di impunità ormai diffuso in Italia

17enne crocifisso e sgozzato, Prefetto: “situazione NON allarmante”

curioso, in Italia si passa per terroristi sanguinari e pericolosi se sciupi un compressore, MA SE VAI IN GIRO CON MACHETE A SGOZZARE CHI CAPITA A TIRO NON E’ PREOCCUPANTE
martedì, 28, luglio, 2015
 
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Reati “in netta diminuzione” e “situazione non allarmante”, ma anche la necessita’ di migliorare l’integrazione, attraverso progetti rivolti sia ai giovani che alla popolazione straniera. E’ quanto emerso dal comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Luigi Pizzi, che si e’ svolto a Sant’Angelo in Vado, dove pochi giorni fa e’ stato CROCIFISSO E SGOZZATO lo studente diciassettenne Ismaele Lulli, per mano di due albanesi, poi arrestati. Alla riunione hanno partecipato, tra gli altri, anche i sindaci di Fermignano, Urbania, Mercatello sul Metauro, Peglio, Borgo Pace, Sant’Angelo in Vado e Lunano.
 
 
Proprio l’omicidio a Sant’Angelo in Vado ha reso necessaria una riflessione sulla presenza delle comunita’ straniere sull’area, dalla quale e’ emerso che, pur nell’ambito complessivo di una situazione di buona integrazione degli stranieri con la popolazione locale, “sussistono tuttavia alcune problematiche derivanti dalla particolarita’ delle singole culture”. Da qui l’idea di progetti di integrazione, in modo che all’azione delle istituzioni scolastiche in termini di inclusione, si affianchi un’attivita’ di carattere educativo-culturale rivolta alle comunita’ straniere, con l’obiettivo di garantire ai giovani – e non soltanto a loro – l’acquisizione di principi culturali uniformi. Sul fronte del disagio giovanile, poi, sono in programma attivita’ sociali e culturali volte alla prevenzione soprattutto dei fenomeni dell’alcolismo e della tossicodipendenza, che nelle aree interne del pesarese hanno fatto registrare negli ultimi anni un sostanziale incremento.
Infine, verra’ intensificata l’attivita’ di controllo del territorio da parte di tutte le forze dell’ordine, anche attraverso un continuo interscambio di notizie relative a eventi legati all’ordine e alla sicurezza pubblica. (AGI)

Tagli alla sanità, Lorenzin: pazienti ricoverati solo in fase acuta della malattia

donne, chi le ha elette migliori a prescindere considerando solo un dato biologico???
Questa è eugenetica applicata, in base al censo. Chi ha i soldi si cura e si salva, gli altri crepino anche se con le loro tasse, ELEVATISSIME, la sanità l’ha pagata. Complimenti, DEMOCRAZIA
 martedì, 28, luglio, 2015
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“Sono perfettamente d’accordo con la ‘road-map’ indicata dal commissario alla spending Gutgeld, il polacco del Pd istruito negli USA). A me va benissimo la spending. E va benissimo utilizzare le risorse per coprire i buchi che abbiamo nella ricerca, per rendere disponibili a tutti i nuovi farmaci salvavita, e per sbloccare il turn over”.
Lo afferma il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in un’intervista a “Repubblica”, sottolieando che “il recupero di risorse e l’equilibrio di bilancio dato dalla maggiore produttività avrebbe anche delle ricadute sulle imposte. Penso al possibile abbassamento delle super aliquote Irpef delle Regioni che pesano sulle buste paga di tanti cittadini”.
Il ministro poi conferma che non ci saranno tagli lineari. “I 10 miliardi non vengono tolti dal fondo sanitario nazionale che ha già dato in questi ultimi anni. Negli ultimi anni abbiamo dovuto fare fronte a una spesa fuori controllo che peraltro non si è trasformata in migliori servizi ai cittadini. C’è invece la possibilità di recuperare risorse grazie a una maggiore efficienza e a una nuova organizzazione. Si calcola una cifra intorno ai 30 miliardi ma se riusciamo a trovarne 10 mi accontento“.
E la strategia per trovare questi fondi è ben delineata: “rafforzando la medicina territoriale. Portando i pazienti in ospedale solo quando necessario, ovvero per i momenti acuti della malattia. Razionalizzando la spesa per la medicina difensiva che costa 13 miliardi l’anno.
Poi c’è il patto della sanità digitale: incrociando i dati voglio capire non solo quanto spendo ma come spendo i nostri soldi”. Red-Cro-Bla

“Dublino”? Allora perché le navi europee traghettano clandestini nei porti italiani?

lunedì, 27, luglio, 2015

L’Europa continua ad assistere silente al processo migratorio che dall’Africa porta sul Vecchio Continente centinaia di migliaia di disperati. Una minima parte fugge da guerre o regimi dittatoriali, altri lasciano l’Africa per motivi economici, altri ancora per tentare di ricongiungersi a famigliari che li hanno preceduti nel tempo.

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Un flusso che va avanti da tempo e che coinvolge direttamente l’Italia, confine meridionale dell’Europa, impegnata prima con l’operazione Mare Nostrum ed ora sempre in prima linea seppure con il concorso di navi militari di Gran Bretagna, Germania, Islanda, Francia, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna Portogallo, Lituania e Malta, autorizzate ad arrivare nelle le acque territoriali libiche nel quadro dell’operazione Triton voluta dalla UE. Circa 17 navi battenti diverse Bandiere che di fatto proiettano a ridosso della Libia la propria sovranità nazionale, per imbarcare profughi alla deriva nel Mediterraneo e sbarcarli poi nei porti italiani, delegando all’Italia la gestione dell’accoglienza secondo un’interpretazione estrema di quanto previsto dalla Convenzione europea “Dublino III”.

Un Trattato considerato “pietra miliare” nella costruzione del Sistema europeo comune di asilo e che si richiama a principi generali analoghi a quelli della vecchia Convenzione di Dublino del 1990 e di Dublino II. In particolare, ogni domanda di asilo deve essere esaminata da un solo Stato membro e la competenza per l’esame di una domanda di protezione internazionale ricade in primis sullo Stato che ha svolto il maggior ruolo in relazione all’ingresso e al soggiorno del richiedente nel territorio degli Stati membri, salvo eccezioni (COM 2008/820, 03.12.2008, pag. 3).

Sulla base di questi contenuti l’Italia, “avamposto europeo di approdo dei migranti”, deve gestire l’accoglienza, attivare le procedure di riconoscimento, quelle eventuali di rimpatrio, assolvendo compiti non facili delegati dall’Europa con un’interpretazione di Dublino che andrebbe rivista alla luce della realtà contingente in cui si articola Triton.

Infatti, un buon numero di profughi arriva sul territorio nazionale dopo essere transitato sulla tolda di navi militari di altri Stati, che secondo il Diritto internazionale e del mare sono a tutti gli effetti parte integrante della Nazione di appartenenza e costituiscono, nella fattispecie, veri e propri “Centri di accoglienza” itineranti che nulla hanno a che fare con il territorio sovrano italiano.

Navi da guerra che mantengono la loro completa identità nazionale ed immunità (sovereign immunit) in alto mare, durante il transito nelle acque territoriali o il soggiorno nelle acque interne di un altro Stato con esenzione da fermo, ispezione, tasse e applicazione di leggi straniere. In sintesi una completa immunità dalla giurisdizione di qualsiasi Stato diverso da quello di bandiera (UNCLOS 95 e 96), naviglio anche esentato dall’esporre la “Bandiera di cortesia” una volta che attracca in un porto di una Nazione ospitante.

Forze navali che in navigazione ricoprono un ruolo esclusivo e polivalente esercitando di fatto Diritto, Forza e Diplomazia, come espressione totale dello Stato di appartenenza sia come entità territoriale sia sotto il profilo giuridico. Veri e propri “pezzi” di territorio nazionale proiettati sul mare che come tali dovrebbero essere soggetti alle regole ed alle Convenzioni ratificate dagli Stati Membri dell’Unione Europea, prima fra tutte la Dublino III.

Ciò premesso, non si comprende, quindi, perché le navi militari di altre nazioni europee che concorrono all’operazione Triton non applicano “Dublino” una volta che hanno imbarcato i profughi salvati in mare. La Convenzione, infatti, stabilisce chiaramente l’obbligo della gestione dell’accoglienza legata alla sovranità territoriale estendendola anche alle aree di transito aeroportuale laddove all’articolo 15 Dublino III prevede “la volontà di chiedere la protezione internazionale è manifestata” (e non più “quando la domanda d’asilo è presentata”) nella zona internazionale di transito di un aeroporto di uno Stato membro, tale Stato è quello competente.

Un articolo della Convenzione che più di altri indica chiaramente come fra gli obiettivi principali di “Dublino III” sia quello di impedire ai richiedenti di asilo di presentare domande in più Stati membri dell’Unione (asylum shopping) e di diminuire il numero di richiedenti trasportati da uno Stato ad un altro, come invece avviene nel momento che una nave militare del Regno Unito, piuttosto che francese o tedesca, sbarca migranti in un porto italiano delegando all’Italia l’applicazione della Convenzione di Dublino.

Il naviglio coinvolto in Triton è in larga misura militare e quindi a tutti gli effetti espressione del territorio nazionale di appartenenza. Una volta imbarcati i profughi dovrebbe quindi gestirli come se gli stessi fossero sbarcati a Lampedusa piuttosto che a Malta o in Normandia.

Non si comprende, quindi, il perché non siano applicate le norme attuative della nuova direttiva europea sull’accoglienza del 26 giugno 2013 ed il relativo regolamento attuativo (604/2013), pilastri normativi del sistema europeo di ingresso, asilo e soggiorno di profughi ed espressione di procedure comuni valide in tutta la UE.

Non è chiaro, quindi, il motivo per cui l’Italia non può dirottare in Germania o in Francia migranti sbarcati in Sicilia, mentre una nave militare francese o tedesca può “scaricare”, invece, sul territorio italiano migranti imbarcati sul proprio naviglio militare “svolgendo il ruolo dominante in relazione all’ingresso e al soggiorno di un richiedente nel territorio degli Stati membri”. Porzione di territorio europeo che nel rispetto degli accordi di Dublino, dovrebbe essere obbligato a dare protezione internazionale agli aventi diritto e nello stesso tempo a procedere al rimpatrio dei “migrati economici” e dei clandestini.

Forse la UE e l’Alto Rappresentante per la Politica estera europea Federiga Mogherini dovrebbero pretendere una più attenta applicazione dei trattati europei ed i mezzi di comunicazione nazionale dare più ampio risalto a queste incongruenze !

 
Fernando Termentini, 27 luglio 2015

Nella giornata di ieri 1810 clandestini prelevati al largo della Libia. 13 morti

L’importante è fingere che la stessa Ue dell’accoglienza condanna a morte per povertà e stenti italiani e greci che si suicidano o vivono in strada sfrattati. Quando si dice solidarietà ed eguaglianza, in nome di mafia capitale??? A seguito
Grecia: 1635 clandestini prelevati nel mar Egeo nel weekend
 
martedì, 28, luglio, 2015
 
Tredici cadaveri sono stati recuperati nel pomeriggio di ieri su un barcone diretto verso l’Italia, raggiunto da mezzi di soccorso al largo delle coste della Libia. Sullo stesso barcone vi erano altri 522 migranti che sono stati tratti in salvo. Non sono chiare al momento le cause del decesso dei 13 migranti.
L’interevento di soccorso è stato coordinato dalla centrale operativa di Roma della Guardia costiera che, ricevuta una richiesta di intervento, ha inviato in direzione del barcone la nave Le Niam della Marina militare irlandese inquadrata nel dispositivo Triton. Dal barcone l’equipaggio ha recuperato i tredici cadaveri ed i superstiti.
 
Nella giornata di ieri sono stati 1810 i clandestini prelevati presso le coste libiche in cinque distinte operazioni, tutte coordinate dal centro nazionale soccorsi della Guardia costiera. Ai soccorsi, oltre alla nave della Marina militare irlandese, hanno partecipato due unità di Medici senza frontiere ed un pattugliatore svedese.
 
Grecia: 1635 clandestini prelevati nel mar Egeo nel weekend
lunedì, 27, luglio, 2015
Tra venerdì mattina e stamani la guardia costiera greca ha prelevato e traghettato più di 1.600 migranti a bordo di imbarcazioni intercettate nel mare Egeo. Lo riferisce l’edizione online del quotidiano ateniese Kathimerini.
Le motovedette hanno effettuato in tutto 54 missioni di ricerca al largo delle coste di otto isole del Mar Egeo. Complessivamente sono state prelevate 1.635 persone

Somma Vesuviana, costretto a vivere in auto accoltella il sindaco

per quest’uomo non c’è posto. I 1810 migranti accolti ieri certo non sono rimasti all’addiaccio in strada
 
martedì, 28, luglio, 2015
 
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SOMMA VESUVIANA (NAPOLI) – Paura a Somma Vesuviana, dove il sindaco Pasquale Piccolo è stato aggredito e accoltellato per strada in pieno giorno. Dopo una mattinata a Palazzo Torino, Piccolo stava tornando a casa: mentre si dirigeva con un collaboratore verso l’auto è stato improvvisamente aggredito da un uomo che lo ha accoltellato ad un braccio in modo non grave.
L’AGGRESSORE – Piccolo si trova alla clinica Trusso di Ottaviano al momento. I medici stanno verificando le sue condizioni. Dopo poco è stato raggiunto dal suo vice Gaetano Di Matteo e dai familiari. Pare che l’identità dell’aggressore sia nota: si tratterebbe di un uomo della zona che da tempo vive in macchina, in condizioni di estremo disagio e povertà. L’aggressore è stato fermato dai carabinieri.
IL COMMENTO – “Bisogna abbassare i toni che ormai sono usciti dall’agone politico – è il commento a caldo il vicesindaco Di Matteo – perché ormai l’emergenza sociale si è fatta così grave che basta un niente per scatenare reazioni nelle persone disperate”.
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L’ARMÉE ISRAÉLIENNE POURRA S’ENTRAINER LIBREMENT EN GRÈCE.

Con questa, e tutto il resto che sta emergendo, ogni credito minimo residuo è marcito.In questo occidente, non se ne esce. Forse, il popolo Geco lo merita, come lo meritiamo noi. Altri Popoli proprio non si meritano tutto quello che stanno pagando a caro prezzo.
Seguendo il percorso statunitense il ministro greco della Difesa ha appena visitato Israele, dove ha firmato un documento SOFA (Status of Forces accordo) con il suo omologo Moshe Yaalon.
In base a questo “trattato”, le forze israeliane si addestreranno in Grecia e viceversa. Accordo eccezionale, in quanto solo gli Stati Uniti hanno firmato un tale scambio con Israele. Yaalon da parte sua, ha accolto con grande favore la cooperazione tra la Grecia e il suo paese: “Apprezziamo molto la cooperazione per la sicurezza con la conseguente formazione dei nostri soldati e ufficiali nel territorio greco. I nostri membri condividono interessi comuni, in quanto devono affrontare le conseguenze dell’accordo siglato la scorsa settimana tra le grandi potenze e l’Iran. “
 
INTERNATIONAL – PAR JACQUES MARIE BOURGET – Publié le 24 Jui, 2015
 
Pendant que son premier ministre, Alexis Tsipras, ferraillait avec Angela Merkel, Panos Kammenos le patron de la Défense, signait un accord de coopérations avec Israël.
 
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Crédit photo: Tous droits réservés d.r.
 
Alexis Tsipras que l’on présente comme le damné de la terre, en tout cas de celle d’Europe, n’a pas que des ennemis. Pendant que son premier ministre ferraillait  avec Angela Merkel, Panos Kammenos, le patron de la Défense, signait un accord de coopérations avec Israël. Kammenos, ministre des armées, est au sein de gouvernement le représentant de la minorité d’appoint qui a permis à Tsipras de gouverner le pays. Kammenos est le dirigeant  d’ANEL, le petit parti souverainiste  des « Grecs indépendants ».  Le ministre de la Défense grecque vient de se rendre en Israël où il a signé un document SOFA (Status of Forces Agreement) avec son équivalent Moshé Yaalon.
 
Dans le sillage américain
 
Selon ce « traité », les forces israéliennes pourront s’entrainer en Grèce et vice versa. Cet accord a vraiment un caractère exceptionnel puisque seuls les Etats-Unis ont signé un tel échange avec Israël.  Yaalon a salué chaleureusement la collaboration entre la Grèce et son pays « Nous apprécions grandement la coopération sécuritaire qui se traduit par l’entraînement de nos soldats et officiers sur le territoire grec. Nos États partagent des intérêts communs, car ils doivent faire face aux conséquences de l’accord signé la semaine dernière entre les grandes puissances et l’Iran. ».
 
Absolument pas pris de court  Panos Kammenos a répliqué avec le même enthousiasme : « Le peuple grec est très proche du peuple d’Israël. Concernant notre coopération militaire, nos relations sont excellentes, nous continuerons à les entretenir et poursuivrons les entraînements communs. Le terrorisme et le djihad ne frappent pas que le Proche Orient, mais également les Balkans et l’Europe. C’est la guerre. Nous étions également très proches d’Israël pour tout ce qui est relatif au programme de missiles de l’Iran. Nous nous trouvons à la portée de ces missiles. Si un missile iranien se dirige vers la mer Méditerranée, cela peut signifier la fin de tous les pays de la région. »
 
Et, le souffle court, la France attend la réaction de Mélenchon qui s’affirme un ami de la Palestine.

“Il cibo non ci piace”, presunti profughi gettano i vassoi per terra

lunedì, 27, luglio, 2015
La protesta dei falsi profughi, che evidentemente non fuggono dalla fame e dalla guerra, è scoppiata all’ora di cena al residence Mimose di Eraclea dove gli esagitati hanno iniziato a lanciare i vassoi per terra e a urlare contro la cooperativa Solaris, che gestisce i servizi, perchè il cibo è considerato scadente.
 
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Sono stati avvertiti il sindaco e le forze di polizia.
 
La protesta fa seguito a quella del 13 luglio, quando un centinaio di presunti profughi ospitati ha occupato una strada nel centro della località balneare per protesta. Eraclea Mare ospita circa 270 migranti al residence “Magnolie”. Si sono vissuti momenti di forte tensione, chiamato d’urgenza il prefetto Cuttaia
I migranti si sono seduti sul manto stradale ed hanno anche esposto uno striscione lamentando le condizioni in cui sarebbero trattati. Si lamentano del sovraffollamento (erano poco più di 200 ed ora hanno raggiunto le 400 unità), dei pasti ritenuti insufficienti e delle condizioni igieniche che sarebbero scarse, addirittura per mancanza di sapone. Anche l’assistenza sanitaria, a loro dire, sarebbe carente.
A mantenere sotto controllo la situazione, che non è degenerata, carabinieri e polizia.
 
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Sempre nello stesso residence di clandestini,  c’era stata una  sassaiola improvvisa, poi alcuni tafferugli tra migranti di diversi paesi , tra lo stupore dei residenti e turisti impauriti. Sul posto sono arrivati immediatamente carabinieri e polizia di Stato, poi l’ambulanza per soccorrere un ferito
 
L’episodio di domenica sera testimonia che l’atmosfera a Eraclea mare è sempre più pesante e probabilmente altre proteste si accenderanno al residence prima del definitivo sgombero.
 
Gli operatori turistici di Eraclea che hanno evidenziato il danno di immagine dalla località turistica. Potrebbero  rivolgersi a un legale per tutelarsi e chiedere un risarcimento.
 
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Lite tra minorenni, nigeriano accoltellato al centro per mamme «Il Melo»

martedì, 28, luglio, 2015
 
LIVORNO – Un ragazzo nigeriano di 17 anni, ospite della struttura di accoglienza «Il Melo» di Livorno, è stato accoltellato al torace da un coetaneo, anch’egli nigeriano e ospite della struttura, dopo una lite per futili motivi.
 
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Il diciassettenne è stato trasportato al pronto soccorso con una ferita da taglio abbastanza profonda sulla parte sinistra del torace, ma che da una prima analisi del medico del 118 intervenuto con un’ambulanza della Misericordia, non sembrerebbe aver interessato il polmone.
 
Sul posto sono subito intervenuti i carabinieri che dopo aver ricostruito il fatto, accaduto verso le 11, e in attesa del referto medico del ferito, hanno ritrovato l’aggressore, che nel frattempo era fuggito, a poca distanza dal centro di accoglienza. Sempre per futili motivi nei giorni scorsi c’era già stata una lite tra 5 minori ospitati nel centro ed era dovuta intervenire la polizia.
 
 
18 LUGLIO 2015   –   «La struttura non ha divisori. Siamo tutte donne, perciò non abbiamo nemmeno le chiavi di camera. Il bagno è in comune, così come la cucina e le varie stanze. Come facciamo a dormire tranquille sapendo che si aggirano liberi per la casa degli uomini che non conosciamo?».
 
Avevano ragione . secondo quanto è stato denunciato su Facebook da alcune ragazze madri ospiti di un’ala della struttura, nell’altra ala che ospita cinque profughi, tra due di questi sarebbe nata una violenta lite. Tanto che le educatrici hanno chiamato la polizia e (per precauzione) hanno chiuso le mamme in cucina per evitare un contatto. Poi, grazie al lavoro delle forze dell’ordine, la situazione è tornata normale.