Archivi giornalieri: 29 luglio 2015
Spagna, mano pesante del governo: vietato manifestare, multe fino a 600mila euro
L’UNICEF comunica che il numero dei bimbi uccisi per opera dell’aggressione saudita allo Yemen è salito a 365
Mattarella: liberare l’Europa da egoismi nazionali e sentimenti populisti
TECNONAZISTI E FRATELLI MUSULMANI; TUTTO FA NATO
http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2015/07/tecnonazisti-e-fratelli-musulmani.html
MARTEDÌ 28 LUGLIO 2015

Eccomi qua. Bentrovati tutti. Si riparte tra flutti di cianuro domestico e gangster Nato in Medioriente, ma anche a fianco delle recenti vittorie di curdi siriani, patrioti di Assad, Hezbollah, esercito di Baghdad e milizie scito-sunnite iracheno-iraniane.Notarella domestica. Matteo Renzi, sbruffone e smargiasso da farci sganasciare, intanto fa. E come se fa! Un pallone bucato, ma rigonfiato e ritemprato dal recordman dei genocidi con bonus di infanticidi, nello Stato-più-canaglia-di-tutti. Un Renzinihau, anche Renzibama, tonificato sotto lo sguardo vigile dei suoi angeli custodi, gli israeliti Gutgeld (“Buondenaro”, nomen omen) e Carrai con imprimatur Sion-Nato. Altro che annuncite. E’ subito ripartito, saltando una decina di ostacoli democratici, verso la meta mafio-tecnonazista. Sta rovesciando il paese costituzionale come un calzino e, a parte l’ostinata resistenza dei 5Stelle che, contro lo tsunami della malavita politico-amministrativa-imprenditoriale coalizzata nelle più larghe intese mai viste,fanno quello che possono. Procede su un velluto appena sfrangiato dai vari microrganismi dissidenti dentro e fuori dal suo partito. Visto come fa il campione turco in patria e in giro, Renzi, che non è dammeno a nessuno e sa far primeggiare l’Italia, ne ha subito copiato le misure più significative. Anzi, le ha anche superate: a Erdogan la riforma tecnonazista della costituzione non è riuscita, con l’Italicum e la riforma costituzionale Renzi l’ha umiliato. Che Erdogan impari: bastava evitare lo scoglio democratico del voto e farsi nominare da un proconsole qualsiasi della Cupola finanziaria nazismogena, tipo Napolitano. Renzi accelera. Due sono al momento le sue ossessioni, dopo essere riuscito a far passare, grazie al regime del non-voto, anche il regime del voto da lui prederminato. Così la forma è salva.





Perché Resistere, vuol dire lottare ancora! Documento di fine campeggio.
Domenica 26 luglio si è conclusa l’ultima edizione del campeggio di lotta contro l’alta velocità, con un bilancio complessivo che non può che essere positivo, sia per quel che riguarda la partecipazione sia sul piano delle iniziative di lotta intraprese.
Centinaia gli attivisti e i compagni accorsi ancora una volta da tutta Italia ed Europa hanno riconosciuto la valsusa come meta centrale della lotta e l’hanno popolata lasciando un segno che non può che essere apprezzato da tanti e tante valligiane/i, portando un prezioso contributo a livello organizzativo e pratico, non solo per la qualità e quantità delle forze messe in campo, ma soprattutto per lo spirito di condivisione della lotta.
Numerose le iniziative messe in campo durante quest’estate, a partire dalla manifestazione popolare del 28 giugno che ha sfidato i divieti e l’apparato a difesa del cantiere, passando al mese di luglio con la carovana No Tav francese che si è conclusa a Chiomonte la notte dell’11 luglio in una nube di lacrimogeni, per poi arrivare ai 10 giorni di campeggio, occasione di confronto politico e non solo di iniziative determinate.
Oltre alla passeggiata notturna di venerdì 24 luglio in cui il movimento preparato e determinato è riuscito a fronteggiare l’arroganza della polizia a difesa del cantiere devastatore, il territorio è stato attraversato da volantinaggi ai mercati, contestazioni ad albergatori e ristoratori che ospitano e guadagnano sulla connivenza con chi devasta e specula in valsusa, blocchi ai cancelli del cantiere, battiture alle reti, sabotaggi nei confronti degli operai che senza alcuna dignità per la nostra terra si prestano alla realizzazione dell’opera, non che cene e pranzi in Clarea, a Chiomonte e negli altri luoghi simbolo del movimento, dibattiti, assemblee, concerti..
Come dicevamo poco sopra, il campeggio è stato luogo di intenso confronto politico.
A partire dalla Carovana del Rojava e i suoi racconti su Kobane e il recente massacro di Suruc, si è discusso della complessa situazione della Grecia, dei lavami tra le lotte in valle e a difesa del territorio con quelle della metropoli, sulle conseguenze dello “Sblocca Italia” e delle altre politiche renziane che vorrebbero mettere a profitto i nostri territori, snaturandoli, soprattutto nel sud del paese. Ci siamo confrontati con altri No Tav, quelli di Brescia e del Terzo Valico, cercando di immaginarci un futuro di lotte da condurre sempre più con obiettivi comuni e con la volontà di legarci maggiormente al territorio, alle sue contraddizioni politico e sociali.
Sicuramente registriamo anche dei limiti in quest’estate di lotta che discuteremo innanzitutto nelle nostre assemblee e coordinamenti, consapevoli di quanto la fase che attraversiamo, per tutti i movimenti e non solo il nostro, sia difficile.
In questi anni abbiamo dovuto maturare e rafforzarci, riuscire a resistere all’offensiva giudiziaria e confrontarci su un piano, se così dobbiamo definirlo, più pratico e strategico durante le iniziative al cantiere, poiché la controparte ci vorrebbe materialmente impedire l’attraversamento dei luoghi storici della nostra lotta e per far questo è disposta praticamente a tutto.
L’avversario contro cui combattiamo oggi è politicamente e militarmente più attento e preparato, ma nonostante questo non è ancora in grado di vincere e, possiamo dirlo, questo è merito nostro.
Ciò che ci attende è un periodo di confronto, per prepararci alla fase che ci attende e trovarci compatti e preparati agli scenari di lotta futura.
Niente deleghe o pessimismi, ma la consapevolezza che la Resistenza si fa un passo alla volta e che il cammino fin qui intrapreso è stato lungo e proficuo.
Avanti No Tav, resisteremo sempre un metro ed un minuto più di loro!
A breve nuove ed interessanti novità…
IL NEMICO DEL MIO NEMICO? È MIO NEMICO! – ERDOGAN BLUFFA
28 LUG 2015 13:59
IL NEMICO DEL MIO NEMICO? È MIO NEMICO! – ERDOGAN BLUFFA CONTRO L’ISIS PER BOMBARDARE I CURDI, GLI UNICI CHE COMBATTONO DAVVERO LO STATO ISLAMICO – I RAID VOGLIONO BLOCCARE LA NASCITA DEL KURDISTAN INDIPENDENTE, CHE COL PETROLIO IRACHENO DIVENTEREBBE UNA VERA POTENZA
Il popolo curdo è l’unico che combatte gli uomini del Califfo città per città, villaggio per villaggio, eppure il governo turco si è messo a bombardarlo con la scusa di ‘colpire i terroristi’ – I vergognosi raid vengono persino autorizzati dagli Stati Uniti. Per una bomba che colpisce l’Isis, tre sono contro i curdi…
Gianandrea Gaiani per “Libero Quotidiano”
PULIRE IL MARMO DAVANTI AL PALAZZO DI ERDOGAN
La guerra allo Stato Islamico era già abbastanza ambigua e raffazzonata prima che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan decidesse di prenderla a pretesto per consolidare il suo traballante potere. Come le monarchie arabe del Golfo, più preoccupate di rafforzare i governi sciiti di Damasco e Baghdad che di sconfiggere il Califfo, anche la guerra turca all’Isis non sembra in grado di portare quei successi che la Coalizione a guida statunitense non ha colto in un anno di incursioni.
ERDOGAN IN VERSIONE IMPERATORE OTTOMANO
Anche perché per ogni raid dei jet F-16 contro l’Isis ve ne sono almeno tre che colpiscono i curdi del Pkk nei loro santuari in Iraq o i curdi siriani del Partito Democratico Curdo. Erdogan sembra quindi puntare a liberarsi dell’ex alleato Isis (ora scomodo) dai suoi confini impedendo però ai curdi e a Bashar Assad di rafforzarsi. Difficile danneggiare il Califfato se al tempo stesso si combattono i suoi più acerrimi nemici curdi e siriani ma la Turchia ha aiutato per anni l’Isis, i qaedisti di al-Nusra e altri gruppi jihadisti fornendo armi e curando nei propri ospedali i miliziani feriti.
ERDOGAN
Oggi però Ankara non può accettare che i successi militari conseguiti dai curdi e il rischio di sfaldamento dell’Iraq creino le basi per un futuro Stato Curdo indipendente. D’altra parte i soldati turchi socializzavano sul confine con i miliziani del Califfo mentre a Kobane curdi di Siria, Iraq e Turchia combattevano casa per casa con i jihadisti. Ieri il governo turco ha negato di aver colpito le forze curdo-siriane ma molte testimonianze dicono il contrario.
RECEP ERDOGAN
La campagna di Erdogan, che sul fronte interno ha portato all’arresto di oltre 1.050 oppositori tra curdi, estremisti di sinistra e jihadisti (inclusi una sessantina di stranieri), rischia di destabilizzare ulteriormente la regione e portare la Turchia alla guerra civile ma gode del supporto statunitense. Washington ha ottenuto il via libera all’utilizzo della base di Incirlik e ha concesso il suo appoggio per creare nella Siria settentrionale una «zona liberata» dalle milizie dello Stato Islamico ma anche da quelle di Damasco.
ERDOGAN E OBAMA IN COREA DEL SUD
Una zona cuscinetto di circa 100 chilometri di lunghezza a est di Aleppo protetta dai miliziani siriani «moderati» (saranno i salafiti, qaedisti e Fratelli Musulmani sostenuti da sauditi e qatarini?) e una no-fly zone che si estenderà su un area di 90 chilometri di confine per 50 km di profondità tra Marea e Jarabulus che potrà essere sorvolata dai jet turchi e della Coalizione ma non da quelli siriani che se si avvicineranno verranno attaccati.
PESHMERGA CURDI COMBATTONO ISIS IN IRAQ
Di fatto, spazio e terre sottratte alla sovranità di Damasco in base a un accordo tra Ankara e Washington ma senza una risoluzione dell’Onu non c’è alcuna legittimità a una simile violazione del diritto internazionale. Qualche perplessità in proposito potrebbe averla espressa Vladimir Putin in un colloquio telefonico con Erdogan di cui il Cremlino ha evidenziato la necessità di combattere l’Isis «sulla base del diritto internazionale».
DIMOSTRAZIONE DI DONNE CURDE A SANLIURFA, VICINO ALLA CITTA? SIRIANA DI KOBANE
Erdogan ha invocato all’Onu il diritto all’autodifesa per giustificare i raid e ha chiesto per oggi la riunione di emergenza degli ambasciatori della Nato ma solo per ottenere un appoggio politico considerato che non sono stati chiesti aiuti militari agli alleati. Selattin Demirtas, leader del partito filo curdo HDP (la cui performance alle elezioni del 7 giugno ha impedito a Erdogan di ottenere la maggioranza assoluta) ha accusato il governo del Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) di aver dato il via all’operazione antiterrorismo col solo scopo di riguadagnare la maggioranza in parlamento.
DONNA CURDA PIANGE
Secondo Demirtas «un governo ad interim sta trascinando il Paese verso la guerra civile». Il PKK, dopo due anni di tregua ufficiale, ha ripreso le operazioni contro Ankara uccidendo ieri 4 militari. L’impressione è che Erdogan punti sullo stato d’emergenza prolungato, utilizzando la minaccia terroristica dopo gli attacchi del Pkk e la strage di Suruc (32 morti attribuiti all’Isis) del 21 luglio, per consolidare il suo potere e liberarsi degli oppositori sovvertendo l’esito delle elezioni del 7 giugno.
DONNE CURDE COMBATTONO IN IRAQ
Il presidente ha detto che le operazioni contro i terroristi dureranno 3 o 4 mesi ma l’ormai totale controllo che l’Akp ha su magistratura, esercito e polizia consente a Erdogan di prendersi il tempo necessario per restare sul trono di Ankara.
La Lande nei guai per camorra. Quando l’interdittiva del Prefetto Tafuri?

Lo avevamo scritto in tempi non sospetti e per questo la Lande Srl aveva annunciato sui giornali di averci querelato per diffamazione. Chissà se il signor Marco Cascella, proprietario della Lande, deciderà di querelare anche la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che lo ha messo sotto inchiesta per l’affidamento sospetto di alcune gare d’appalto in uno degli infiniti scandali che legano appalti, politica e camorra. Non stiamo parlando di bruscolini, ma del secondo filone dell’inchiesta “Medea” riguaradante i legami fra politica, imprenditoria e il clan dei Casalesi.
Alcuni operai della Lande, in perfetto stile camorrista, si erano anche resi responsabili delle minacce di morte ad un attivista del comitato No Tav – Terzo Valico di Pozzolo e questo episodio aveva trovato eco fin dentro l’aula di Palazzo Madama.
Questa notizia non fa che confermare quanto andiamo scrivendo da parecchio tempo: il protocollo antimafia firmato per salvaguardare le infiltrazioni all’interno dei cantieri fa acqua da tutte le parti e non è stato in grado fino ad oggi di tutelare il territorio dalla presenza di organizzazioni criminali. Davanti all’inchiesta della DDA di Napoli il Prefetto di Alessandria Romilda Tafuri dovrebbe immediatamente emanare un’interdittiva antimafia prefettizia, misura che prescinde dall’accertamento di singole responsabilità penali e si fonda su accertamenti compiuti da singoli organi di polizia valutati dal Prefetto competente territorialmente. Aggiungiamo che dopo l’emanazione dell’interdittiva occorrerebbe verificare se all’interno del cantiere di Libarna tutto sia stato fatto a regola d’arte o se, per esempio, vi sia stato l’interramento di rifiuti tossico nocivi.
Caro Prefetto Tafuri è arrivato il momento di entrare in scena e questa volta per farlo non serve neppure una telefonata ad Ercole Incalza.
François Hollande, Israele e la bomba atomica
il fenomeno, il compagno Renzi come il compagno Hollande RENZI, “sterile e stupido” non è il boicottaggio di Israele, ma non far rispettare il diritto internazionale
OBAMA AU KENYA. LUC MICHEL REMET LES PENDULES A L’HEURE SUR AFRIQUE MEDIA (26 JUILLET 2015)
EODE-TV/ 2015 07 26/
Sur le plateau du DEBAT PANAFRICAIN sur AFRIQUE MEDIA TV ce dimanche 26 juillet, Luc MICHEL a eu des mots aussi durs que justifiés face à certains panelistes qui se sont laissés une fois de plus prendre au masque noir d’Obama et célébraient sa visite. La visite indécente du président américain dans une Afrique où les USA déstabilisent 15 pays africains, ont installé via l’AFRICOM 34 bases militaires et détruit la Jamahirya libyenne du guide Kadhafi (Sarkozy n’étant que le porteur de valise de Washington) est une honte pour tous les africains.
“Obama n’est ni noir ni blanc, ni même américain, il est le visage du lobby militaro-industriel américain et a été choisi pour rénover l’image des USA dégradée par Bush II”, rappelle Luc MICHEL aux obamanolâtres ..
* Video sur : https://vimeo.com/134567908
Filmé en Duplex à Bruxelles par EODE-TV (images brutes),
Diffusé en direct sur AFRIQUE MEDIA TV,
Le 26 juillet 2015 dans l’émission ‘LE DEBAT PANAFRICAIN’,
présentée par Alain Michel Yetna.
EODE-TV / EODE Press Office /
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