Archivi giornalieri: 22 luglio 2015
Ragazza stuprata sul treno da vu cumprà
scambio culturale. Si sono visti servizi su questo ennesimo stupro? No si deve pensare che queste cose sono dicerie. Le donne stuprate da soggetti diversi dai propri compagni non fanno notizia, sono diversamente vittime |
La Monsanto porta in Sicilia i suoi pomodori ogm, spacciandoli con il “porta a porta”
Nino Galloni ricapitolando la situazione europea

La situazione dell’Europa vista con l’occhio attento e preciso del prof. Nino Galloni.
Grecia, Grecia e ancora Grecia? Sembra, ma non è: il Fondo Monetario Internazionale propone una ristrutturazione del debito e la sua direttrice si dice – con una punta di drammaticità – favorevole a qualsiasi ipotesi, vale a dire riduzioni, manipolazione degli interessi, moratorie, dilazioni. La Germania, invece, che ha dato ok ad aiuti è contraria a qualsiasi ristrutturazione. Dunque, BCE e Germania concordano su un solo punto: emergenza o medio termine, si forniranno aiuti che – questo è il punto – produrranno altro debito, in italiano ulteriore dipendenza, in tedesco ulteriore colpa.
Questo infrange la più banale e condivisa regola: se il debitore può pagare, il problema è del debitore; se il debitore non può pagare, il problema è del creditore.
Se ne deduce che l’obiettivo della Germania non è proteggere il suo credito. Perché? Perché i crediti di cui si sta discutendo da mesi e da anni sono una goccia rispetto al mare dei derivati; ma i derivati – decine e decine di volte più elevati dei PIL – non servono ad essere ripagati (ciò sarebbe impossibile), ma vanno gestiti in un contesto di sottomissione e sopraffazione dei popoli.
Ma, forse, c’è dell’altro: hanno vinto gli USA, perché rimane in piedi questa Europa, evanescente per quanto riguarda i temi (mediterraneo, rapporti con la Russia, immigrazioni, sviluppo, ambiente), ma efficace come gabbia e, soprattutto, come impedimento di un asse Parigi, Berlino, Mosca, Roma alternativo agli USA stessi.
Paradossale, quando l’accordo con l’Iran prelude ai nuovi equilibri (che tanto inquietano Israele, i Sauditi, l’Isis, la Turchia) dove persino Putin – pur nel momento del pericolo per l’Ucraina – si trova ad un passo da un dialogo diverso con i democratici americani.
Il problema vero, dunque, non è la Grecia (destinata ad andare peggio nel prossimo futuro se si impegna alle riforme che ne indeboliscono vieppiù la già fragile economia), quanto la mancanza di una vera politica in Europa che, sia chiaro, non può essere europea, ma dovrebbe essere della Francia, dell’Italia, della Germania: le prime due fanno il gioco degli USA grazie alla loro inesistenza, la terza grazie ad un attivismo volutamente nefasto.
La parola sta quindi ai popoli: non basta più denunciare una situazione o minacciare sacrosanti tribunali internazionali; occorre agire, organizzarsi, opporsi, creare nuove maggioranze (o minoranze attive decisive) all’interno di ciascun Paese per arrivare a capovolgere ingiustizia sociale, insostenibilità economica, primato di una finanza ultraspeculativa in evidente bancarotta che solo l’azione delle banche centrali sta tenendo in piedi.
Nino Galloni
Allegri “rifugiati” vanno in vacanza nei loro Paesi dove sarebbero “perseguitati”!
OGGI SUL MATTINO – Ma come, non dovrebbero essere dei perseguitati nel loro paese, da cui sono stati costretti a scappare per non lasciarci le penne? Ed invece, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, salta fuori l’ennesimo ABUSO in materia d’asilo!
Negli ultimi anni oltre 60mila asilanti accolti in Svizzera sono tornati in VACANZA nel loro paese, autorizzati dalla Confederella e naturalmente spesati dal contribuente svizzerotto!
Sì, avete capito bene: i signori, principalmente eritrei, vanno a fare le vacanze proprio in quei paesi d’origine dove, a loro dire, sarebbero perseguitati ed in pericolo di vita! Ed infatti per questo motivo hanno ottenuto di poter rimanere in Svizzera a nostre spese!
Ma per i bambela della Confederazione “l’è tüt a posct”! Uella kompagna Simonetta “Dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga, ma a che gioco giochiamo? Qui ci sono decine di migliaia di finti asilanti, mantenuti con i nostri soldi, che vanno a fare le ferie in patria a spese nostre e se la ridono a bocca larga di quanto sono fessi gli svizzerotti!!
E tu ed i tuoi reggicoda cianciate di accogliere sempre più sedicenti rifugiati?? Ma col piffero!! Dare un giro di vite che è ora! Usciamo subito da Schengen e avanti con il MURO AL CONFINE con la Fallitalia! Ne abbiamo pieni i stantissimi di farci sfruttare da tutti i migranti economici che hanno trovato in Svizzera “ul signur indurmentàa”!!
Ai finti rifugiati che trascorrono le ferie al paese d’origine diamo sì il biglietto, ma di sola andata!!
Prendere per i fondelli gli svizzerotti (che tanto sono fessi e non si accorgono di niente) è uno sport assai diffuso. Anche tra i richiedenti l’asilo. Quelli che si fingono perseguitati politici e/o in pericolo di vita al proprio paese. Ma la realtà è ben diversa. Vale la pena ricordare che nell’ultima farneticante presa di posizione dei kompagni di UNIA (quelli che comandano in casa P$$) la Svizzera dovrebbe farsi carico del 10% dei clandestini che sbarcano sulle coste italiche. Come no!
Il paradosso
I richiedenti l’asilo e quanti sono stati ammessi provvisoriamente sono, per legge, autorizzati a rientrare in patria solo in casi eccezionali. E ci mancherebbe. Infatti, delle due l’una: o sono perseguitati, e allora al proprio paese non ci possono tornare, o non lo sono, e allora non devono poter rimanere in Svizzera. Ma non sta né in cielo né in terra che un richiedente l’asilo possa poi permettersi di tornare a fare le ferie a casa, con tanto di permesso della Confederella. Sembra un paradosso. Infatti lo è. Ma è anche la realtà.
62mila viaggi
Quindi il contribuente svizzerotto paga le vacanze in patria a presunti asilanti; che hanno ottenuto asilo perché perseguitati. Una vera presa per i fondelli.
L’allarme sul numero spropositato di viaggi all’estero dei rifugiati è stato lanciato di recente da una consigliera nazionale Udc, Silvia Flückiger. Lo apprendiamo dal Corrierione di venerdì. La deputata ha anche indicato la cifra: 62mila trasferte di persone ammesse provvisoriamente in Svizzera – ossia di persone il cui rinvio in patria avrebbe dovuto essere impossibile – autorizzate dalla Confederazione tra il 2010 ed il 2014. Particolarmente interessati dal fenomeno, gli eritrei. Parecchi di loro, per non farsi “catar via”, raggiungono il paese d’origine passando prima da altri paesi esteri.
Anche i Cantoni protestano
Balle populiste e razziste? No, perché anche i Cantoni si lamentano per la prassi federale troppo permissiva. E’ poi ovvio che la voce su quanto sia facile fare fessi gli svizzerotti si sparge rapidamente. Così gli abusi si moltiplicano.
E non è ancora finita. Secondo le dichiarazioni di un’attivista di origine eritrea, a lucrare sulle ferie in patria dei finti rifugiati c’è pure il consolato eritreo di Ginevra, in prima linea nell’organizzare viaggi illegali in cambio del 2% del reddito. Poiché il 91% dei richiedenti l’asilo eritrei è in assistenza – benché abbiano la possibilità e l’obbligo di lavorare – anche la mazzetta del 2% esce dalle casse pubbliche: quelle alimentate dagli svizzerotti “chiusi e xenofobi”.
Fessi fino in fondo
La domanda a questo punto nasce spontanea: si può essere più fessi di così? La risposta è, evidentemente, no.
Va da sé che la scoperta dell’ennesimo sfacciato abuso nel campo dell’asilo viene accolta dall’assordante silenzio dei kompagni. Ma guarda un po’. E sì che di solito a $inistra sono assai facondi, per non dire logorroici. Specie quando si tratta di denunciare il presunto “razzismo”. Invece, questa volta, citus mutus. Forse perché i kompagni sull’asilo – tramite le loro associazioni – ci lucrano?
E anche la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga tace.
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E non dimenticate di avvertire i cazzari dell’antibula, ONU, Soros e xenofili vari, che abbiamo pubblicato un articolo sui loro protetti. Altrimenti che cavolo fanno tutto il giorno, oltre che prendersela con noi?
Tgv bloccato in Valsusa, trecento passeggeri a bordo, finestrini rotti per respirare

Il treno ad alta velocità, partito da Parigi, si era fermato per un guasto tra Meana e Chiomonte. Trainato da un altro treno, si sarebbe dovuto fermare a un posto di soccorso ma ha proseguito la corsa per la rottura dei freni
di ERICA DI BLASI





TGV BLOCCATO IN VALSUSA: I 300 PASSEGGERI A BORDO TRASFERITI A PORTA SUSA IN AUTOBUS – LA DIGOS INDAGA SULL’INCIDENTE DEL TGV BLOCCATO A MEANA FOTO

Dopo oltre tre ore di sosta imprevista, poco oltre la stazione di Meana, in direzione di Torino e Milano, la corsa del Tgv bloccato dalle quattro di oggi pomeriggio in Val Susa è ripartita intorno alle 19. Il convoglio privo di corrente per i danni causati dal pantografo d’alimentazione impazzito, che ha danneggiato la linea elettrica, è stato trainato a valle da un locomotore fatto arrivare apposta da Bussoleno.
E proprio a Bussoleno si sarebbe dovuta concludere la corsa al traino. Ma, a causa del peso eccessivo del Tgv, quando è arrivato nei pressi della stazione il locomotore a gasolio non è riuscito a fermare in tempo la propria discesa. Un imprevisto che ha costretto le Ferrovie a modificare i piani per trasbordare i 300 passeggeri intrappolati nel treno senza vita ormai da quasi quattro ore su comodi pullman diretti verso le destinazioni previste.
I tanti inconvenienti, la lunga attesa e il caldo hanno provocato alcuni episodi di panico tra i viaggiatori: qualche vetro è stato mandato in frantumi per cercare di far entrare un po’ d’aria fresca; prima che protezione civile e 118 portassero acqua e viveri non sono mancate le proteste per le scarse riserve del vagone ristorante. Ma, intorno alle otto di stasera, finalmente tutti sono riusciti a scendere dal treno della disperazione. E tra i soccorritori si è tirato un respiro di sollievo: tutto sommato, a parte qualche lieve malore, l’odissea del Tgv non ha causato danni irreparabili.
Dodici ore dopo l’incidente, la polizia è ritornata sui binari dell’alta velocità, tra Meana di Susa e Chiomonte. Qui, ieri pomeriggio, si è arrestata la corsa del Tgv che da Parigi era diretto alla stazione di Porta Susa. In un attimo il treno è rimasto senza elettricità. Immobile, senza luce, aria condizionata, acqua. I passeggeri, in tutto circa 300, esasperati dal caldo e da un’attesa durata più di tre ore, sono arrivati a spaccare i vetri di alcuni finestrini per poter respirare. «Un guasto tecnico» spiegavano ieri i tecnici delle ferrovie. «La rottura del pantografo ha danneggiato i cavi della linea aerea, compromettendo l’alimentazione del Tgv» confermava poco dopo la stessa polizia ferroviaria che per prima ha gestito l’emergenza.
Gli investigatori, però, adesso vogliono capire perché quel pantografo si sia improvvisamente rotto. A Meana sono al lavoro sia gli agenti della Digos che gli uomini della Scientifica. Segno che l’attenzione sull’accaduto è massima. E la vicinanza al cantiere di Chiomonte, a poca distanza da dove (a Venaus) proprio in questi giorni il campeggio No Tav sta creando non pochi grattacapi alle forze dell’ordine che devono garantire la sicurezza attorno all’area del cantiere dell’alta velocità, non fa altro che alimentare dubbi e sospetti. Ipotesi che però, prima di qualsiasi altra considerazione, dovranno essere per prima cosa verificate e, se possibile, provate.
Tgv Parigi Milano bloccato a Chiomonte: si indaga per sabotaggio

Dietro al guasto del Tgv Parigi Milano rimasto fermo in Val di Susa per più di tre ore, tra le stazioni di Chiomonte e Meana di Susa, potrebbe esserci un’azione di sabotaggio.
Infatti, l’ipotesi di reato non è stata esclusa dagli investigatori coordinati dal pubblico ministero Antonio Rinaudo. I sospetti sono nati dopo che i tecnici delle ferrovie hanno verificato che il guasto al treno, che aveva a bordo 300 persone, è stato causato dalla rottura di un pantagrafo il quale ha danneggiato i cavi dell’alimentazione elettrica.
Secondo i tecnici e gli inquirenti difficilmente questo strumento di rompe da solo. Mentre può essere danneggiato se colpito da oggetti scagliati contro, come ad esempio dei sassi.
Sul posto la polizia scientifica sta facendo dei rilevamenti, anche da zone da dove sarebbe potuto partire il sabotaggio.
I passeggeri del treno sono stati costretti, visto che il guasto ha tolto l’aria condizionata, a rompere i vetri per respirare.
Polizia schierata, polizia aggirata! 2° giornata di campeggio
Sin dalle prime ore del mattino numerosi nuovi campeggiatori hanno raggiunto il presidio di Venaus.
Tra una colazione in paese e il pranzo all’ombra degli alberi, ci si scambia racconti di vita e di lotte e si è pronti ad allacciare gli scarponi per la passeggiata pomeridiana.
Arrivati a Giaglione abbiamo accolto i Maquis, che tramandano la memoria dei partigiani catalani, proprio come noi teniamo viva con la pratica quella dei partigiani che hanno abitato queste terre.
Al grido di “I popoli in rivolta, scrivono la storia!” un centinaio abbondante di notav si è incamminato per la strada sterrata determinato, come sempre, a raggiungere il cantiere devastatore di Chiomonte.
Non ci siamo sorpresi nel trovare le forze di occupazione schierate sul ponte della Clarea, ma non ci abitueremo mai a questo triste spettacolo e continueremo a contrastarlo infatti, continua ad essere entusiasmante la vivacità con cui da anni si torna a testa alta in quei luoghi che la controparte ci vorrebbe interdire per sempre.
Anche oggi, quindi, abbiamo dimostrato di sapere come aggirare ogni futile blocco e mentre una parte dei manifestanti è rimasta a presidiare e infastidire la polizia schierata al ponte, un’altra è riuscita a raggiungere attraverso i sentieri la baita No Tav sequestrata, presidio simbolo della nostra lotta che continua a resistere in mezzo ai terreni espropriati e alle colate di cemento.
Intonando “si parte e si torna insieme” siamo tornati al campeggio, dove abbiamo cenato con le prelibatezze preparate dal comitato di Susa.
La giornata di oggi è l’ennesima prova, qualora ce ne fosse ancora il bisogno, che non esistono limiti e divieti che non possiamo superare.
Domani ricordiamo l’appuntamento delle ore 10 per il volantinaggio al mercato di Bussoleno, alle 18.00 all’incontro presso il presidio di Venaus con la Carovana per il Rojava e l’ottima cena benefit Carovana.
E ricordatevi…questo è solo l’inizio!
da notav.info
Susa: la polizia non è benvenuta! 4° giorno di campeggio No Tav
Quarto giorno di campeggio No Tav, quarto giorno di iniziative!
Alle nove un centinaio di notav partiti dal campeggio si è diretto al mercato di Susa per volantinare. Buona la risposta di chi passava, alta la consapevolezza dello spreco di risorse pubbliche e dello scempio in corso nel territorio a causa del cantiere Tav.
Dopo il volantinaggio ci si è diretti verso l’Hotel Fell dove si è colta di sorpresa la polizia che stava serenamente banchettando…pranzo rovinato a chi militarizza questa valle, ci si è spostati in corteo verso il centro di Susa per poi arrivare all’hotel Napoleon, noto da anni per la sua collaborazione con le forze in divisa. Li ad attendere i No Tav la celere schierata in assetto antissomossa che non si è risparmiata palesi provocazioni…
Ricordiamo a tutti e tutte l’appuntamento di stasera alle 18.00 al presidio di Venaus con i No Tav Terzo Valico e i No Tav di Brescia.
Dopo la cena ottima musica col trio MAKSIM CRISTAN CON LA SPADA – PUNKLIRICO!
da notav.info